Õóäîæíèê ðèñîâàë ïîðòðåò ñ Íàòóðû – êîêåòëèâîé è âåòðåíîé îñîáû ñ áîãàòîé, êîëîðèòíîþ ôèãóðîé! Åå óâåêîâå÷èòü â êðàñêàõ ÷òîáû, îí ãîâîðèë: «Ïðèñÿäüòå. Ñïèíêó – ïðÿìî! À ðóêè ïîëîæèòå íà êîëåíè!» È âîñêëèöàë: «Áîæåñòâåííî!». È ðüÿíî çà êèñòü õâàòàëñÿ ñíîâà þíûé ãåíèé. Îíà ñî âñåì ëóêàâî ñîãëàøàëàñü - ñèäåëà, îïóñòèâ ïðèòâîðíî äîëó ãëàçà ñâîè, îáäó

Ogni Minuto

Ogni Minuto C. J. Burright Insegnante introversa contro violinista inarrestabile. Lei vuole restare da sola. Lui vuole il suo cuore. Che i giochi abbiano inizio... Dopo la morte inaspettata di suo fratello musicista, l'insegnante di terza elementare Adara soffoca il suo dolore, evita la musica e giura di continuare a vivere senza legami. La solitudine sociale funziona perfettamente... fino a quando non ? costretta a condividere la sua classe con il nuovo insegnante di musica, un uomo che scuote la sua gabbia accuratamente costruita e scatena emozioni che preferisce tenere incatenate. Sempre pronto per una sfida, il violinista Garret ? un maestro di pazienza e persistenza, e non appena incontra Adara, sa cosa vuole. L'umorismo tagliente e gli occhi tormentati di lei lo ispirano in un modo che non ha mai provato prima. La sua missione ? quella di abbattere il muro di lei e di riportarla in vita, non importa quanto duramente lei resista. Table of Contents Libri di C.J. Burright (#u2316dbde-a036-5a48-9005-9f230f0d16d2) Title Page (#ue5cc8497-674d-5ee5-8480-8fbac6f9dfda) Legal Page (#u47c4e2f9-3e3f-5b5f-86f9-b8185de940a1) Book Description (#u9d90210c-c8ec-523e-a43c-9281bf970180) Dedica (#u9fc30d2a-4520-5609-9838-e66d808c7fc5) Riconoscimenti dei marchi (#u1867b2b4-def7-5755-a8e8-12ff0edcab86) Capitolo uno (#u24926814-c2fa-59fc-a0a1-6a3a3afb4b95) Capitolo Secondo (#u82bd8ddd-1023-5502-8a5f-75dc17dec9ee) Capitolo terzo (#ue5483852-0a19-5011-a7ac-5b3ef49f1ed3) Capitolo quarto (#uce763ea7-bb9b-53cd-aa99-6a32f2763f53) Capitolo quinto (#u2caef507-e204-5130-abb7-dab2e9b7a650) Capitolo sesto (#ucf4d0205-b743-5e28-9916-cd5c089de5ae) Capitolo Sette (#u0a6c6f86-1e6b-5be8-ada1-65a5bcddbc4d) Capitolo Otto (#ue3701d88-8f25-516a-91b6-b89e887adca0) Capitolo Nove (#u2df0fd1f-1623-58b8-859f-6bc533ee7ba2) Capitolo Dieci (#u3d3077d2-ad94-5432-9448-6a1f10abb20a) Capitolo Undici (#u44e6e49c-dd4e-5cfc-ace8-bb533547497e) Capitolo Dodici (#u8b8c62f6-73c2-56f3-b11b-c9d77db3f6ab) Capitolo tredici (#u38735e68-3efc-5afd-81e4-afa7be57c552) Capitolo quattordici (#ubb307fd4-a78f-5604-aa64-a683f36209ae) Capitolo quindici (#u7632e36b-41cd-5a24-9d8a-7218a2d7af50) Capitolo sedicesimo (#u688b6249-0713-5805-b5ad-f50a49473e96) Capitolo diciassette (#u624e5658-2396-570c-af35-82d8410207e3) Capitolo Diciotto (#u83ce2901-79b1-5053-81ee-61e5eb85f494) Capitolo diciannove (#u675f353c-77c9-5cb1-ae20-b19f6549a6da) Capitolo Venti (#u9063f97e-d773-5b23-922f-edd24e8e1186) Capitolo ventuno (#uc1cc1daa-c041-578a-aef1-a72defbbcff2) Capitolo Ventidue (#u95b24630-a6a3-5470-b190-e8c95225a56e) Capitolo Ventitr? (#ua2da88ad-7053-5a33-b39a-865b8129cad3) Capitolo ventiquattro (#ufc221990-3a60-5279-8abe-b3ec56f1617b) Capitolo Venticinque (#u24343ae7-30a6-59bc-ab09-2a442ae2ea29) Capitolo ventisei (#u08249de1-e406-55ee-ad92-d1d431a4d1d6) Capitolo Ventisette (#u5a70861c-5f2b-55be-8ea3-4dacf68d69b6) Capitolo Ventotto (#u3867648a-e6c4-51fb-b976-044eb0799129) Capitolo Ventinove (#ufc138fde-e484-5ed8-bc0d-20891f2413f1) Capitolo Trenta (#u72ee15f8-5f4c-5b7d-aa64-fca3eeca3b74) Capitolo trentuno (#ucfef6f78-c961-52fc-bbee-baf04186bbff) Capitolo trentadue (#u5f66c48a-a2c7-513e-aa24-5ec94727bf49) Capitolo trentatr? (#ucdde06f5-15a8-5b24-9621-16230697dc94) Capitolo trentaquattro (#u1a9b0fd2-9a9b-5292-8783-1090716e7c07) Capitolo trentacinque (#u6698d691-a640-5510-9233-4ec0babdd07f) Capitolo trentasei (#u0b4a0be6-9cb6-5528-81e0-dec5e50b3af8) Capitolo trentasette (#ucc006c92-b765-5d70-83f8-22481a36be06) Capitolo trentotto (#uefcdee26-33bb-51b5-bd44-70a778e5c6de) Capitolo trentanove (#ue37f5990-7f06-55e2-b7e1-777f60325b2d) Epilogo (#u7dd6688e-05c3-5122-a5c9-61f6c5f15a59) More exciting books! (#udc05c0b5-25ad-5434-ba26-da642b1e84fe) L’autrice (#u84fb41dd-f943-534f-9b3b-2e0349bdd045) Totally Bound Publishing libri di C.J. Burright Music, Love and Other Miseries Every Kiss (http://www.totallybound.com/every-kiss) Every Minute (http://www.totallybound.com/every-minute) Every Breath (http://www.totallybound.com/every-breath) Every Step (http://www.totallybound.com/every-step) Musica, amore e altre sofferenze OGNI MINUTO C.J. BURRIGHT Ogni Minuto ISBN # 978-1-80250-076-9 ©Copyright C.J. Burright 2019 Copertina di Erin Dameron-Hill ©Copyright Dicembre 2019 Tradotto da Cecilia Metta 2021 Design testo interno di Claire Siemaszkiewicz Totally Bound Publishing Questa ? un’opera di finzione. Tutti i personaggi, i luoghi e gli eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non devono essere confusi con i fatti. Qualsiasi somiglianza con persone, in vita o morte, eventi o luoghi ? puramente casuale. Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione pu? essere riprodotta in qualsiasi forma materiale, sia tramite stampa, fotocopia, scansione o altro senza il permesso scritto dell’editore, Totally Bound Publishing. Le richieste devono essere indirizzate prima di tutto, per iscritto, a Totally Bound Publishing. Atti non autorizzati o limitati relativi a questa pubblicazione possono comportare procedimenti civili e/o penali. L’autore e l’illustratore hanno fatto valere i loro rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come autore di questo libro e illustratore del lavoro artistico. Pubblicato nel 2021 da Totally Bound Publishing, Regno Unito. Nessuna parte di questo libro pu? essere riprodotta, scannerizzata o distribuita in qualsiasi forma stampata o elettronica senza permesso. Si prega di non partecipare o incoraggiare la pirateria di materiale protetto da copyright in violazione dei diritti degli autori. Acquistare solo copie autorizzate. Totally Bound Publishing ? un testo stampato di propriet? di Totally Entwined Group Limited. Se avete acquistato questo libro senza copertina, dovete sapere che questo libro ? propriet? rubata. ? stato segnalato come “invenduto e distrutto” all’editore, n? l’autore n? l’editore hanno ricevuto alcun pagamento per questo “libro spogliato”. Libro due della serie Musica, amore e altre sofferenze Un’insegnante introversa contro un violinista inarrestabile. Lei vuole restare da sola. Lui vuole il cuore di lei. Che i giochi abbiano inizio... Dopo la morte inaspettata del fratello musicista, Adara, un’insegnante di terza elementare, soffoca il suo dolore, evita ogni tipo di musica e giura di continuare a vivere senza avere legami. La solitudine sociale funziona perfettamente… fino a quando non ? costretta a condividere la sua classe con il nuovo insegnante di musica, un uomo che scuote la gabbia costruita con cura da lei e le scatena emozioni che preferirebbe tenere incatenate. Sempre pronto per una sfida, il violinista Garret ? un maestro di pazienza e persistenza e, non appena incontra Adara, sa cosa vuole. L’umorismo tagliente e lo sguardo tormentato di lei lo ispirano come non ha mai provato prima. La sua missione ? abbattere le difese di Adara e di riportarla in vita, non importa quanto duramente lei resista. Anche se Adara si sforza di tenere Garret a distanza, a ogni sorriso che lui le chiede, a ogni bacio che le ruba, la sua resistenza si sgretola. Ma quando il passato li raggiunge entrambi, scopriranno che alcune promesse sono destinate a essere infrante... e che per altre vale la pena rischiare tutto. Dedica A Tatum, per avermi irrimediabilmente rubato un pezzo di cuore quando, alla tenera et? di sei anni, sei entrata e hai gridato: “Esci dalla mia cucina”. Riconoscimenti dei marchi L’autore riconosce lo stato di marchio di fabbrica e i proprietari dei seguenti marchi menzionati in quest’opera di fiction: Darth Vader: Lucasfilm Ltd. Corporation Jeopardy!: Jeopardy Productions Inc. dba Merv Griffin Enterprises Corporation Thunderstruck: Angus Young, Malcolm Young Thor: Marvel Comics Group Kashmir: Jimmy Page, Robert Plant, John Bonham Wherever I May Roam: James Hetfield, Lars Ulrich Toy Story: Buena Vista Pictures Distribution He’s a Pirate: Klaus Badelt, Hans Zimmer Somebody to Love: Freddy Mercury (Let Me Be Your) Teddy Bear: Kal Mann, Bernie Lowe Think of Me: Andrew Lloyd Webber, Charles Hart The Phantom of the Opera: Andrew Lloyd Webber, Richard Stilgoe, Charles Hart Star Wars: Lucasfilm Ltd. Corporation Skype: Skype Technologies SA Group Toy Story: Buena Vista Pictures Distribution The Wizard of Oz: Lowe’s Inc. The A-Team: Frank Lupo, Stephen J. Cannell Velcro: Velcro Industries B.V. LLC Pride and Prejudice: Jane Austen Peter Pan: J.M. Barrie, Disney Enterprises Inc. The Addams Family: Charles Addams Maserati: Maserati S.p.A. Peppermint Pattie: The Hershey Company Name That Tune: Station Syndication Inc., Sandy Frank Film Syndication Inc. Google: Google Inc. With or Without You: U2 Red Is the Rose: Tommy Makem, R. Burns Misguided Angel: Margo Timmins, Michael Timmins The Devil Went Down to Georgia: Charlie Daniels Band World Stand Still: The Tenors I Knew I Loved You: Daniel Jones, Darren Hayes Facebook: Facebook Inc. Twitter: Twitter Inc. YouTube: Google Inc. Frankenstein: Mary Shelly Vaseline: CONOPCO Inc. Wanted Dead or Alive: Jon Bon Jovi, Richie Sambora Enter Sandman: Kirk Hammett, James Hetfield, Lars Ulrich Curtis Institute of Music: Mary Louise Curtis Bok The Julliard School: The Julliard Foundation The Four Seasons: Antonio Vivaldi Converse: Converse Inc. Wookie: Lucasfilm Ltd. Corporation Chewbacca: Lucasfilm Ltd. Corporation Shrek: Dreamworks Animation LLC Girls Just Want to Have Fun: Robert Hazard Salvation Army: The Salvation Army International The Richter Scale: Richter, Jake Individual Game of Thrones: David Benioff, David Weiss, HBO, George R.R. Martin CSI: King World Productions, CBS Television Distribution The Hardy Boys: Edward Stratemeyer, Franklin W. Dixon Doc Martens: Dr. Martens International Trading GmbH Corporation Charlie Brown: Charles M. Schulz Polo: PRL USA Holdings Inc. ESPN: Disney Enterprises Inc. U2: Not Us Limited Corporation A Whole New World: Alan Menken, Tim Rice Back in Black: Angus Young, Malcolm Young Welcome Wagon: SFM Acquisition LLC Popsicle: Unilever United States Clue: Hasbro Inc. iPod: Apple Inc. Bad: Michael Jackson Spiderman: Marvel Characters Inc. Por Una Cabeza: Carlos Gardel, Alfredo Le Pera Capitolo uno Adara non avrebbe mai dovuto fare promesse a suo fratello sul letto di morte. Il brecciolino scricchiolava come ossa sotto i suoi tacchi mentre arrancava tra le siepi di bosso che costeggiavano il parcheggio del country club. Se non avesse fatto il sacro voto di accettare tutti gli inviti sociali di Gia, la fidanzata ancora viva di suo fratello, non si sarebbe trovata ad affrontare la tortura di un’altra Hamilton & Associates Belated Yule Celebration... a febbraio. A quanto pareva con il prestigio e il potere era arrivata la capacit? di riprogrammare il Natale. Si abbass? per respirare tra due auto costose, le luci scintillanti della villa la guidavano. Pur essendo a pochi chilometri dalla citt?, il country club le sembrava un altro universo, soprattutto quella sera. Pi? di un anno era passato in un lampo e le sembrava che non fosse trascorso molto tempo da quando aveva percorso la stessa strada con le stesse scarpe e lo stesso vestito nero. Un’Adara diversa. Si morse il labbro. No, non ci vado. Soprattutto non stasera che doveva affrontare il pubblico. I ciottoli rotolanti lasciarono il posto alle pietre lisce del cortile. Gia la aspettava accanto alla fontana centrale gorgogliante con un’anca alzata, carina avvolta come sempre in numerose paillettes e dello chiffon rosso che accecava gli occhi. “Halloween ? passato da due mesi.” Gia inarc? un sopracciglio biondo perfettamente modellato. “Cos’? successo al classico bianco invernale?” Adara percorse gli ultimi passi che le separavano. Ora non posso pi? scappare. Gia avrebbe mandato la squadra della SWAT per rintracciarla ed era pi? che disposta a tenerla sotto tiro. “Il nero ? appropriato per ogni occasione. Inoltre, comprende tutti i colori.” “Anche un buco nero.” Gia sbatt? le ciglia a punta, con un’espressione affatto innocente. “Hai ragione.” Adara torn? indietro verso la sua macchina. “Vado a casa a cambiarmi.” “Neanche per sogno.” Gia si allung? e le afferr? il braccio, sollevando una brezza di profumo speziato. “Ho previsto la tua solita tragedia del guardaroba e sono venuta preparata.” Con la mano libera, Gia rovist? nella sua pochette e tir? fuori una striscia di materiale lucido. “Stai ferma o ti prendo a schiaffi.” Adara obbed? riluttante mentre Gia le avvolgeva una fascia a quadri verde e rossa intorno alla vita e la annodava, il Natale resuscitato con due mesi di ritardo. Adara cerc? di non rabbrividire quando lo sguardo di Gia si spost? dal nastro al suo viso struccato. Il sopracciglio biondo si alz? di nuovo. Pi? veloce di un tiratore scelto, Gia apr? un tubetto di rossetto color scarlatto e lo punt? come un’arma alla bocca di Adara. “Resistere ? inutile. Clown o alla moda, Dar. A te la scelta.” Resistere era allettante. Un look da circo avrebbe potuto tenere alla larga le persone. D’altra parte, sembrare una squilibrata avrebbe offerto alla gente un motivo in pi? per parlare. Alcuni segreti non avevano bisogno di essere condivisi. Adara si accigli? per una questione di principio. “Sapevo che potevi essere razionale.” La sessione di trucco fin? in tre secondi. Gia sorrise, trionfante. “Ecco. Ora sei perfetta.” “Perfetta per cosa?” Adara non si preoccup? di nascondere il ringhio nella sua voce. “Per stare nel mondo dei vivi.” Le parole erano stuzzicanti, ma il tono di Gia era gentile, comprensivo. Un’unica fitta le trafisse il cuore, tagliente come una freccia, cos? feroce che minacci? di toglierle il respiro. Era un miglioramento, per?. Un anno prima il dolore era stato incessante, debilitante. Riusc? a emettere un sussurro rauco. “Non avrei mai dovuto fargli quella promessa.” “Come se tu avessi potuto avere altra scelta.” Gia sbuff?, ignorando fortunatamente il suo lapsus emotivo. “Joey avrebbe potuto convincere una suora a spogliarsi - e sarebbe stata lei a pagarlo. Sapeva che saresti rimasta per sempre nella tua bolla, sempre che non avesse forzato il tuo giuramento di vivere davvero dopo che lui”- la sua gola funzion? e il suo sorriso vacill? per un secondo “dopo che se ne fosse andato.” Adara si concentr? sull’ingresso della villa adornato da colonne. Voleva pensare alla morte di suo fratello quasi quanto voleva essere a questa festa. Si schiar? la gola e con essa l’ombra del dolore. “Vivere davvero equivale a serate con completi imbottiti che usano l’allegria liquida come scusa per un comportamento lascivo? Passi di danza che la mia mente non pu? non vedere? Schivare il vischio piazzato di nascosto e qualsiasi lingua in attesa?”. “Stasera s?.” Gia pass? il braccio attraverso quello di Adara e la trascin? su per le scale di mattoni. “Fammi vedere che sai ancora sorridere.” La cognata le mostr? i denti. Gia rabbrivid?. “Lascia stare. Fatti bella e concentrati sul tuo obiettivo.” “Ho un obiettivo?” Adara pensava che il solo presentarsi fosse una vittoria. “S?. Sii carina.” “Io sono gentile.” “Con le piante e i bambini, non tanto con gli umani adulti.” Le piante e i bambini erano facili da trattare. Non si aspettavano conversazioni profonde o manifestazioni emotive. Adara trascin? i piedi, la villa era abbastanza vicina da far trapelare accenni della festa all’interno. Luci rosse e verdi lampeggiavano attraverso le finestre sul marciapiede di pietra e chiacchiere ronzanti filtravano libere, lasciando percepire ogni tanto una risata. Ancora niente musica. Una volta che la band avesse iniziato, avrebbe potuto fingere una scusa per andarsene. Nemmeno il generale Gia era cos? senza cuore da farla restare a soffrire se fosse iniziata una musica particolare. “Su con la vita, Dar.” Gia le strinse il braccio aprendo la grande porta di ferro e liberando un’ondata di aria calda. “Ci sar? anche Ian.” Adara quasi ringhi?. Ian, l’avvocato dal sorriso supersonico che aveva approfittato del dolore di Gia alla festa dell’anno precedente... Squalo schifoso succhiasangue. “Perfetto. Posso castrarlo per Natale. Non ? mai troppo tardi per i regali.” Gia si ferm? nell’atrio e la fiss?. “Onestamente, non sorridere. Mi piace il mio lavoro. Se fai venire un infarto al signor Hamilton, dovr? farti da assistente e sai che sono allergica al gesso e ai bambini.” Chiudendo la porta dietro di loro, Adara trasse un lungo respiro misto di pino e cannella. “Che il divertimento abbia inizio.” * * * * Garret aveva appoggiato la giacca di pelle sulla custodia del violino e si era sistemato la camicia bianca con i bottoni. Non si era nemmeno cambiato dopo l’atterraggio dell’aereo, caricando invece i suoi bagagli e gli strumenti in una macchina a noleggio, confermando una seconda volta l’odioso invito via e-mail di Ian e dirigendosi qui, al Milionarie Estate. Ian probabilmente pensava che gli avrebbe dato buca - e forse avrebbe dovuto - ma erano passati anni da quando si erano incontrati, anni da quando era stato a casa e, eseguire qualche pezzo a una festa di lavoro rimandata per le vacanze, era il calcio di ricarica di cui aveva bisogno. Una risata sommessa s’insinu? nel guardaroba, quel suono intimo gli allevi? l’ultima tensione del viaggio dalle spalle, sussurrandogli che aveva fatto la scelta giusta a tornare. Non che dubitasse della sua decisione... Nel momento in cui aveva messo piede sul marciapiede, l’energia aveva ronzato attraverso i suoi stivali come un fulmine. Tre anni nel circuito dei concerti d’oltremare e il grande pubblico distaccato gli avevano rubato un pezzo di s?. Era tornato a casa per riprenderselo - con gli interessi. Infilando il violino e l’archetto sotto un braccio, Garret entr? nel corridoio illuminato dalle candele e drappeggiato da ghirlande di chiodi di garofano e segu? il morbido pulsare della musica degli anni ‘60. Era passato troppo tempo dall’ultima volta che aveva festeggiato il Natale con la famiglia o con gli amici e non gli dispiaceva tornare indietro di un paio di mesi, per recuperare le cose che si era perso durante il tour. Questa festa in particolare stava procedendo da almeno un’ora, abbastanza a lungo perch? gli ospiti piacevolmente cotti non si accorgessero di eventuali ritardatari che entravano per i festeggiamenti, ma non cos? tanto che i vecchietti se ne fossero andati. Attravers? l’ingresso a doppia porta e fu investito dall’atmosfera vacanziera. Gli invitati erano riuniti in gruppi e stavano parlando fra loro, in piedi o seduti, la maggior parte con una bottiglia o un bicchiere in mano. Altri ballavano al ritmo della canzone dei Beach Boys che risuonava da altoparlanti invisibili. Anche con il vantaggio dell’altezza di Garret, Ian sarebbe stato difficile da individuare. Una fusione di glitter e vetro abbagliava da ogni direzione, dominata da un albero gigante con orpelli scintillanti e ornamenti odiosi, il suo profumo di pino un ricordo dei Natali passati. Rivolgendo la sua attenzione sulla folla, alla ricerca di un accenno di Ian, Garret super? le persone che chiacchieravano e intorno ai tavoli decorati con pigne al profumo di cannella. Urt? contro qualcosa e riprese l’equilibrio proprio quando cadde una renna gigante di plastica con la coda in aria, ai piedi di una donna appoggiata al muro, omaggiandola con la punta del suo naso rosso lampeggiante. Per un momento breve e intenso, lo sguardo della giovane incontr? quello di lui. Il festival del caos e dei colori svan? sullo sfondo, lasciando spazio solo a lei. Si confondeva con le ombre, come se sperasse di scomparire con la notte. Il dolore le perseguitava gli occhi, mille note intrappolate. Garret sbatt? le palpebre e il momento pass?. Ben-zonna. La sua maledizione straniera preferita si adattava all’occasione. Mille note intrappolate? Era notevolmente sdolcinato, anche per lui. Nessun sorriso, nessuna parola, raccolse la mostruosit? di Rudolph e pos? saldamente tutti e quattro gli zoccoli scintillanti sul pavimento. Senza guardarlo di nuovo, riprese a fissare le persone come se fossero su una giostra che le girava intorno, muovendosi troppo velocemente per essere toccata. Chiunque potesse far fermare il suo mondo anche solo per un battito del cuore esigeva almeno una presentazione. Tenendo il suo violino protettivamente vicino, oltrepass? la renna decorativa e imit? la posa da tappezzeria della donna, restando a una distanza di pochi centimetri. Lei non lo riconobbe, teneva il suo sguardo fisso su qualcosa o qualcuno nella folla. Garret segu? lo sguardo della giovane e soffoc? un gemito. Ovviamente doveva essere Ian. Il suo amico d’infanzia era con un gruppo di donne che indossavano cappelli da Babbo Natale e minigonne. Tutto sorrisi e mani, Ian stava facendo la sua parte. Era interessante notare che gli sguardi di Ian continuavano a vagare verso la bionda minuta con il vestito rosso, che stava parlando con altri invitati. Garret si chin? leggermente verso la donna. “Allora, ? Ian o la bionda in rosso?” L’increspatura appena accennata delle labbra generose color cremisi prometteva che aveva sentito e il silenzio che segu? dur? abbastanza da segnare una protesta. La donna sospir? dolcemente, senza rivolgergli uno sguardo. “Che cosa?” Non importava l’impazienza che s’insinuava nel tono della giovane, la sua voce roca aveva una canzone tutta sua, bassa e inebriante, che lo colpiva dritto nelle viscere. “Mi stavo chiedendo se stai complottando per uccidere Ian o la bionda.” Garret scroll? le spalle. “Dallo sguardo di fuoco e zolfo che stai rivolgendo in quella direzione, uno dei due sta per crollare.” “Ian ? l’unico che merita una forca nei punti sensibili.” La donna incroci? le braccia e le lasci? cadere sui fianchi, continuando a non stabilire un contatto visivo. “Sto solo guardando Gia alle spalle. E nel caso te lo stessi chiedendo, non ho bisogno di un drink, non sono sola e detesto ballare. Qualsiasi vischio che trover? su di te ti verr? infilato prontamente nel naso.” L’uomo si lasci? scappare una risata stupita. “Ne prendo atto. Per la cronaca, bevo raramente, non mi dispiace la solitudine e tengo i miei passi di danza privati per evitare di creare il panico pubblico. Il vischio mi fa venire l’orticaria, quindi sono relativamente al sicuro dal tuo assalto anti-vegetazione.” La bocca di Adara si contrasse, un semplice tremito e niente che si avvicinasse a un sorriso, ma era un inizio. Prima che lui potesse trasformare quel tic in un vero sorriso o chiederle il suo nome, la musica da spiaggia si soffoc? e un uomo dai capelli color neve con un abito firmato sal? le scale fino a un palco situato dall’altra parte della stanza, presumibilmente era lo stimato signor Hamilton. La donna misteriosa accanto a lui si raddrizz? e si spost? verso il palco. A quanto pareva, l’unico modo per farsi guardare da lei sarebbe stato se lui fosse stato l?, in mostra. Garret strinse la presa sul violino. Diventare il centro dell’attenzione era una delle sue abilit? straordinarie. Il signor Hamilton si lanci? in un discorso sul successo e sul sistema giudiziario e Garret non lo sent?, concentrato sulla donna cos? vicina. I capelli di lei brillavano come ossidiana sotto le luci scintillanti e si fermavano in modo smussato sulla linea sottile del collo. Non indossava glitter, eyeliner o cipria come le altre donne, il che rendeva le sue labbra cremisi ancora pi? peccaminose. Scoppi? un applauso educato, l’unica ragione per cui Garret cap? che il discorso era finito. Il vecchio Hamilton lasci? il palco e Ian si fece da parte, come un principe in attesa di salire una volta che il suo re avesse liberato la strada. A certe opportunit? non si poteva resistere. Garret si sistem? il violino sotto il mento e prepar? l’archetto. Quando la scarpa lucida di Ian tocc? il primo gradino, la sigla di Darth Vader si alz? dallo strumento e sal? sul soffitto a volta, scuotendo la folla in un momentaneo silenzio. Alcune anime coraggiose sghignazzarono e non gli sfugg? come la donna accanto a lui s’irrigidisse. Tutti si voltarono verso di lui che, per?, stava osservando la risposta di Ian. Il capovolgimento delle emozioni sul volto del suo amico era tutto quello che aveva sperato, dal fastidio alla realizzazione e al divertimento. Ian impieg? meno di un millisecondo per puntare Garret nell’ombra. Afferr? il microfono e disse con voce pesante: “Se solo tu conoscessi il potere del lato oscuro.” Le risate si sollevarono dalla folla e Garret sorrise. Ian non aveva perso il suo senso dell’umorismo negli ultimi tre anni, un buon segno. Fare l’avvocato poteva strangolare la felicit? fino far restare solo l’amarezza e le opinioni sbiadite “Sono venuto qua per diffondere l’allegria con regali troppo costosi e frivoli, ma questo dovr? aspettare ancora un po’.” Ignorando i gemiti, Ian raddrizz? il suo cappello da elfo. “Pazienza, gente.” Garret esegu? un pezzo del tema del game show Jeopardy. Aveva perfezionato le molestie musicali decenni prima, come poteva testimoniare sua sorella maggiore London. Era la sua migliore tattica di autodifesa oltre alla prontezza di riflessi. Ian indic? minacciosamente Garret e sfoggi? uno dei suoi sorrisi caratteristici, bianco e brillante. “Se hai intenzione di suonare, sali sul palco e fallo bene.” Quando aveva accettato l’invito di Ian di partecipare alla festa, Garret sapeva che la compagnia e la conversazione non erano tutto ci? che Ian si aspettava. A Ian piaceva fare colpo e con avvocati stoici che apprezzavano la buona musica in mezzo a loro, probabilmente sperava di avere un vantaggio quando si sarebbe trattato di ottenere l’ambito titolo di socio. Essere amico di un musicista affermato poteva essere un buon motivo - Garret tamburell? una volta le dita sui jeans, proprio in corrispondenza del buco sfilacciato vicino alla tasca - oppure no. Non tutti a quella particolare festa avrebbero apprezzato la sua interpretazione di Thunderstruck. Non aveva l’aria del musicista da concerto e i suoi gusti non erano sempre orientati verso Bach e Mozart, come Ian ben sapeva. Non era mai rientrato nello stereotipo del musicista classico, nemmeno nei lunghi anni in cui si era concentrato sui classici. Garret si raddrizz? dal muro. Preferenze classiche o no, poteva rendere tutti felici. La sua intrigante compagna pieg? le braccia e si spost? mettendosi in una prospettiva ancora pi? netta verso il palco. Non l’aveva ancora guardato di nuovo, come se fosse determinata a bruciare vivo Ian con il suo sguardo e a tenere tutti gli intrusi, compreso il violinista, fuori dalla sua bolla. Mettendo il pollice in tasca, Garret si mise sulla linea visiva diretta di Adara, resistendo all’impulso di guardarsi alle spalle e catturare il suo sguardo. Rompere le bolle era un’altra delle sue abilit? straordinarie. Capitolo Secondo Il suo cuore batteva all’impazzata, Adara si concentr? sul palco mentre il suo interlocutore chiacchierone trovava una vittima pi? adatta in Ian. L’uomo si mise di fronte a lei facendo s? che la sua schiena imponente le ostruisse la vista. La conseguenza dell’ignorare le persone era che le sfuggivano dei piccoli dettagli, come i violini che potevano tenere in mano. Un violino. Adara fu scossa da un brivido gelido. Era un violino, vero? La giovane appoggi? le mani umide sulla parete. Quando le corde erano esplose proprio accanto al suo orecchio, il tempo si era fermato e frantumato in mille secondi stridenti. Aveva avuto un flashback di quando Joey era ancora vivo, quando la sua musica fluttuava nella loro casa, ricordandole che non importava lo spazio che li separava, lei non era mai stata sola. Altrettanto velocemente, la realt? si era abbattuta di nuovo su di lei, demolendo il ricordo e sussurrando la verit?. Joey non c’era pi?. Lei era sola. “Ti stai gi? divertendo?” Gia le scivol? accanto, sapendo abbastanza da non chiederle se stesse bene. Gia fece un cenno con il mento verso l’uomo che si stava dirigendo verso il palco. “Ti stai facendo dei nuovi amici?” Adara respir? velocemente e segu? lo sguardo di Gia. Dei lunghi capelli biondi pettinati all’indietro in stile Thor, jeans e camicia sbottonata, stivali da combattimento, violino nero lucido. Joey avrebbe approvato. “Il tipico secchione adulto della band.” Gia si avvicin?, il suo alito odorava di agrumi e tequila. “Sta ancora cercando di uscire dalla scatola della figaggine.” Grata per essere stata distratta, Adara sbuff? dolcemente manifestando il suo accordo. “Probabilmente preferirebbe cavarsi un occhio piuttosto che suonare Beethoven.” Gia fece roteare il suo bicchiere di margarita e fiss? Adara con i suoi occhi blu scintillanti. “Scommetto che domani a pranzo da Antoine propone Kashmir o Wherever I May Roam - sai, qualche melodia da vero uomo.” “Non accetto questa scommessa, perch? probabilmente hai ragione.” La morsa intorno al cuore di Adara allent? la sua presa. Gia aveva fatto centro. In nessun modo qualcuno che sembrava un pirata part-time avrebbe suonato qualcosa che potesse abbattere le sue difese. “Karen della contabilit? mi ha dato uno scoop su di lui,” continu? Gia, mantenendo l’attenzione rivolta sul palco, dove il violinista aveva raggiunto Ian sotto i riflettori. “Immagino che sia molto conosciuto oltreoceano. ? cresciuto con Ian e si sta prendendo una pausa per fare da mentore ai bambini delle scuole elementari.” Le diede una gomitata nelle costole. “A Graywood.” Mentore. Scuola elementare. Merda. Adara chiuse gli occhi per un istante. Qualche settimana prima, il preside Austin aveva avvertito lo staff della possibilit? di un mentore part-time per insegnare musica, ma non aveva dato molti dettagli. Adara aveva pensato che l’idea fosse caduta nel dimenticatoio, perch? era stata l’ultima volta che ne aveva sentito parlare. E, poich? la piccola Graywood, dove tutti conoscevano praticamente tutti, aveva solo una scuola elementare, le probabilit? di incontrarlo in giro salivano alle stelle. All’infinito e oltre. “Perfetto. William Kidd reincarnato in un musicista.” Adara si risistem? nella sua posizione ‘lasciami in pace’. “Il mondo adesso ? completo.” Gia mostr? un sorriso malizioso e rivolse di nuovo la sua attenzione verso il palco. Guardare il signor Gabby da lontano non era una punizione. Aveva un sorriso sempre smagliante, una barba leggermente accennata - presumibilmente per accompagnare l’aspetto da pirata - e ostentava la sicurezza di un uomo che lasciava trapelare chiaramente la sua identit?. Non avrebbe avuto problemi a trovare uno degli aiutanti di Babbo Natale per fargli compagnia. Gli anelli d’argento scintillarono sulle sue dita mentre appoggiava il violino sulla spalla. Adara sgran? gli occhi e si trattenne dal canticchiare He’s a Pirate. Deve aver dimenticato la sua bandana. Per un momento l’uomo guard? verso Adara, come se cercasse di individuarla tra le ombre e la folla. Poi, chiuse gli occhi e appoggi? l’archetto sulle corde. Dal violino si diffusero note lente e lamentose e Adara si rilass? immediatamente ascoltando la melodia familiare. Somebody to Love dei Queen - niente classico, niente che potesse raggiungere la sua anima. Era al sicuro per qualche minuto. Dopo una breve e lenta introduzione, il violinista batt? il piede seguendo il ritmo di una batteria e la folla impieg? meno di due secondi per iniziare a battere le mani, prendendo il ritmo da sola. Al ritornello, tutti cantavano insieme - una folla felice e saltellante per le vacanze. Adara tenne le braccia incrociate e lasci? che Gia applaudisse abbastanza forte per entrambe. Aveva sopportato la festa per quasi due ore, pi? a lungo di quanto avesse pianificato, ma era passata un’eternit? da quando aveva visto Gia divertirsi senza indossare una maschera sorridente per nascondere la sua perdita. Adara sapeva tutto sul bisogno di indossare delle maschere. Continuando a suonare, il musicista fuse le note con quelle di un’altra canzone e, mentre gli applausi e l’ondeggiamento continuavano, il canto si spegneva. Adara si morse il labbro, quasi tentata di sorridere per la seconda volta quella sera. Teddy Bear, una scelta decente di Elvis Presley. Vicino al palco, il signor Hamilton scoteva la testa, manifestando chiaramente che era un fan del Re. Tutti gli altri, non tanto. La tensione residua sulle sue spalle svan?. Non avrebbe dovuto rinforzare le sue difese, non per la selezione musicale di questo tizio, ma doveva ammettere che era bravo. Veramente bravo. Coinvolgeva la folla, mostrando chiaramente di essere a proprio agio con l’attenzione. Prendeva ogni nota con una precisione esperta, la relazione d’amore con il suo strumento era evidente in ogni corda pizzicata e in ogni movimento dell’archetto. Il sorriso sognante che indossava parlava di segreti condivisi solo tra un musicista esperto e la melodia che si diffondeva. Aveva visto la stessa espressione sul volto di Joey. Il vuoto nella sua anima risuonava al ricordo. Quel violinista era tutto ci? che Joey avrebbe potuto essere. Avrebbe dovuto essere. Senza perdere un colpo, il violinista fuse di nuovo una canzone all’altra, cambiando genere, in modo sottile e inaspettato. Dolci note avvolsero Adara, facendo scivolare lentamente un ago affilato nel suo cuore. Il battito delle mani si spense in un silenzio attonito e il violino gemette, riempiendo tutti gli spazi vuoti, di nuovo solo, pi? vivo e terrificante nel suo isolamento. Adara soffoc? un singhiozzo immane che le saliva dal profondo. Think of Me. Invece delle mille altre canzoni che non riuscivano a toccarla, lui ne aveva scelta una che aveva distrutto le sue difese. Il Fantasma dell’Opera era stato il primo musical cui Joey l’aveva trascinata, la prima volta che aveva pianto in pubblico, il primo passo per convincerla a unirsi a lui nel suo amore per la musica. Punto dopo punto, la musica la squarciava. Il vuoto le artigliava la gola come se un demone volesse farsi largo fino in superficie, un vuoto che non poteva affrontare, non in quel posto, non in quel momento. Non importava come fingesse, come cercasse di affrontare la situazione, non stava bene. Prima di crollare completamente sotto gli occhi di tutti, Adara super? Gia e si affrett? a uscire dalla sala poi dalla villa, incamminandosi nella notte fresca. Non rallent? fino a quando il rumore del lastricato sotto i suoi tacchi cambi? in un tintinnio di ghiaia e si ferm? solo quando le luci della villa diventarono un riflesso opaco sulle auto parcheggiate. Le lacrime le bruciavano gli occhi e il suo cuore le trafiggeva il petto a ogni battito, un coltello implacabile che scavava le ceneri della sua anima. Aveva abbandonato Gia e non aveva mantenuto la promessa fatta a Joey. La notte e il silenzio la circondavano, due aiuti familiari che la calmarono lentamente, attirandola nel loro abbraccio. Aspir? un respiro tremolante di aria frizzante e sollev? il viso verso il cielo scuro e infinito. Avrebbe rimesso tutto a posto e si sarebbe ricucita, rinchiudendo questa notte con tutti gli altri ricordi. Domani sarebbe tornata alla sua versione di normalit?. * * * * La mattina dopo il debutto nella sua citt? natale, Garret appoggi? gli stivali sulla scrivania di ciliegio scintillante di Ian e inal? il profumo di cuoio, di scartoffie e di benessere macchiato dal conflitto. “Ieri sera ho incontrato qualcuno alla festa, ma non conosco il suo nome”. Nascose un sorriso osservando il sopracciglio di Ian inarcarsi infastidito. “Tu conosci tutte quelle che indossano una gonna, quindi ho pensato che potresti aiutarmi.” “Vero.” Ian si chin? sulla scrivania, spinse via gli stivali di Garret e si raddrizz? la cravatta rosso sangue. “Le mie capacit? sono all’altezza del compito, nonostante le innumerevoli groupie che, ieri sera, hanno ceduto alla tua seduzione musicale. ? stata la leggiadra assistente legale con i capelli rossi che ti fa pensare se... ”. “No.” Garret si sistem? di nuovo sulla pomposa sedia di pelle e sorseggi? il suo mocaccino alla menta. “La biondina tutta curve con la minigonna nera?” “No.” Ian strinse gli occhi, l’azzurro scintillante di quelli che dovevano essere i suoi tipici pensieri lascivi. Alcune persone non abbandono mai la mentalit? sessuale del liceo. Quando si trattava di relazioni con le donne, il suo pi? vecchio amico si librava felicemente in quell’abisso emotivamente sicuro. Schiocc? le dita. “Quella stagista con la pelle color caff? che continuava a portarti ciliegie ricoperte di cioccolato. Non dirmi che non te la sei fatta!” Garret si pizzic? il naso ed espir? forte. “La ragazza che sto cercando ? il motivo per cui sono saltato gi? dal palco a met? canzone. Se n’? andata mentre stavo ancora suonando. Ho cercato di raggiungerla, ma se n’era gi? andata!” Ian incroci? le braccia sul blazer abbottonato, inclin? la testa, facendo scricchiolare la sedia. “Ho bisogno di altri dettagli. Che aspetto aveva?” “Un po’ pi? alta della media.” Disse Garret portando una mano all’altezza della clavicola. “La sua testa arrivava quasi qui. Bruna. Difficile dire quanto fosse scura con quella luce, ma liscia, non riccia - uno di quei tagli lunghi fino al mento. E la sua bocca, chara”. Il suo polso scalciava al ricordo. “Era fatta per essere baciata.” “Parla inglese.” Ian si gratt? la mascella pulita e rasata, a quanto pareva quel giorno voleva dare l’impressione del ragazzo della porta accanto. Chiunque lo avesse conosciuto non si sarebbe fatto ingannare. “Sei stato troppo tempo in giro con il tuo chitarrista israeliano e stamattina non ho bevuto abbastanza caff? da sopportare la tua poesia su una donna a caso alla quale hai dimenticato di chiedere il nome.” “Non a caso. Magnetica e non l’ho dimenticato. La mia musica di solito non allontana le donne. Mi ha confuso. L’unico trucco che portava era del rossetto rosso su quella bocca deliziosa, quindi perdonami se sono stato rapito. Non credo che lei volesse stare l? e non le piaceva tanto che tu ti avvicinassi alla sua amica.” “Le donne sono sempre gelose l’una dell’altra.” Ian si batt? il mento con una penna. “Quale amica?” “La biondina con il vestito rosso che hai guardato tutta la sera, ma non hai sfiorato e con cui non hai nemmeno parlato.” A Garret non sfugg? la smorfia di Ian, fuori luogo considerando l’argomento in questione: le donne, il suo argomento preferito. “Cosa che trovo interessante, considerando chi sei tu!” Gli occhi di Ian si spalancarono e salt? in piedi cos? velocemente che la sedia gir? dietro di lui in un folle cerchio stridente. “Non la principessa Stark!” “Principessa Stark?” “Titolo appropriato, fidati di me su questo. ? gelida come l’inverno!” Ian si pass? le dita tra i capelli corti e scuri. “Ascoltami, amico mio. Dimenticala. ? cos? fuori dalla portata di chiunque che non riusciresti a passare attraverso la sua armatura neanche con la Morte Nera sotto steroidi. Lascia che ti organizzi un incontro con Karen della contabilit?, invece. ? accessibile, totalmente malleabile dopo due birre e una pizza.” Ogni terminazione nervosa di Garret si accese al quadro dipinto da Ian e non aveva niente a che fare con la pizza e la birra. Gelida, inaccessibile, bisognosa d’ispirazione. Poteva lavorare su questo. Ian lo fiss? in silenzio, seguendo una tattica da avvocato esperto, ma non ebbe alcun effetto sul suo amico. Alla fine, si accasci? e impost? la mascella. “Non hai intenzione di seguire il mio saggio consiglio, vero? Stai cercando quello che non puoi avere. Di nuovo.” “Non ho pi? quattordici anni.” Garret sorrise. “E non mi piace la malleabilit?. Lo sai bene. L’ispirazione ? tutto.” “Sei un idiota. Questo ? un fatto inconfutabile!” “Obiezione. Questa ? l’opinione di un avvocato cinico che non ha alcuna attinenza con la verit?. Hai intenzione di aiutarmi o no?” Garret conosceva gi? la risposta. Ian poteva non approvare la sua scelta, ma non avrebbe mai smesso di cercare di conquistare una donna. La differenza principale tra loro era che Ian era pi? un conquistatore da una notte, un fine settimana al massimo. Garret puntava a un tempo maggiore e, una volta trovata la ragazza giusta, se la teneva stretta per tutta la vita. Ian sprofond? nella sedia di pelle vuota accanto all’amico, offrendo una zaffata della sua colonia. Puntell? una caviglia sul ginocchio e fiss? Garret dritto negli occhi. “Sei sicuro? Idiozia a parte, sei ancora mio amico: sei troppo ottimista e le tue ideologie romantiche sono superate, per non dire poco pratiche. Tu cerchi il meglio nelle persone e posso dirti subito, amico mio, che le persone fanno schifo. Faranno finta di preoccuparsi mentre ti portano via tutto quello che sei e ti lasciano a sanguinare nel fosso senza far cadere una volta il loro dolce e innocente sorriso.” “Lo dice l’avvocato.” Garret aggrott? un sopracciglio. “Il problema del sistema giudiziario ? che si vede il peggio, la realt?, la vera oscurit? che c’? dietro - le cose che sono sotto i riflettori solo perch? sono state catturate o non possono manipolare, costringere o comprare la loro strada per ottenere quello che stanno cercando di ottenere. Questo ? ci? che la maggior parte delle persone ? in realt? dietro i loro travestimenti.” Giocherell? con il laccio delle scarpe, mantenendo la sua attenzione concentrata. “Tu non sei come tutti gli altri, Garret.” Ian affil? la voce facendola diventare simile alla lama di un coltello. “In qualche modo hai mantenuto i tuoi ideali senza lasciare che il mondo ti macchiasse ed io non voglio avere alcun ruolo nel cambiare questa situazione.” “Ah, lui si prende cura di me.” Garret si port? la mano sul cuore e fece un cenno per attenuare il bruciore della sorprendente confessione. “Anch’io ti amo. Vuoi un abbraccio?” “Stai zitto!” Ian arricci? il labbro in un ringhio. “Tieni le tue zampe da finocchio musicista lontano dal mio corpo. Solo donne.” “Ora che il nostro affetto reciproco ? sistemato,” Garret interruppe gli insulti di Ian, “concentriamoci sul mio problema. Come si chiama?” Ian appoggi? la testa sulla sedia e chiuse gli occhi, come se rivelare qualsiasi dettaglio lo addolorasse. “Adara Dumont. Introversa, rabbiosa. Resistente a qualsiasi fascino. Un’insegnante, credo. ? tutto quello che so.” Adara. “Aspetta... Hai detto insegnante? Per caso un insegnante della scuola elementare?”. Un gemito si alz? da Ian e le rughe gli solcarono la fronte, ma tenne gli occhi chiusi. “Non ? troppo tardi per cancellare il tuo ultimo capriccio. Dimenticati di fare da mentore ai bambini. Anche le donne sexy e sole dei pub e delle sale da biliardo hanno bisogno di mentori.” Un tentativo di distrazione equivaleva a una conferma quando veniva da Ian. Quindi, avrebbe lavorato con lei. Adara. Garret non riusc? a contenere il suo sorriso. “Serendipitoso.” “No... sfortunato!” “Cos’altro sai di lei?” incalz? Garret, appoggiando gli avambracci sulle cosce. “Non ? abbastanza?” La voce di Ian rasentava un colpo di frusta, un’ultima resistenza. “E la sua amica, la biondina da cui eri attratto ieri sera?” Ian apr? un occhio. “Lei?” “Lei saprebbe di pi?, qualcosa di utile alla mia causa. Anche lei ? un avvocato?” “No.” La risposta spietata risvegli? la curiosit? di Garret. C’era un mistero che circondava il suo amico e questa donna, e lui voleva sapere di cosa si trattava. Chiaramente, Ian non avrebbe svelato nessun dettaglio volontariamente. Avrebbe dovuto essere sottile, scoprire la risposta pezzo per pezzo senza avvertire Ian. “Ma lei lavora qui, vero?” Garret pos? la tazza di caff? sulla scrivania e si avvicin? alla parete di finestre che si affacciavano su un parco cittadino. Alcuni bambini infagottati correvano e giocavano, le loro risate erano attutite dal vetro. Un peccato. La musica delle risate avrebbe potuto contagiare quello spazio pi? freddo. Una pausa, seguita da un’espirazione. “S?.” “Puoi usare i tuoi famosi poteri di persuasione della scuola di legge per carpire sottilmente qualche dettaglio o no?” Un’altra pausa, pi? lunga questa volta. La pelle della poltrona scricchiol? e i vestiti frusciarono mentre Ian si alzava. “Torno tra un istante.” La porta si chiuse di scatto e Garret rimase al suo posto vicino alla finestra. Nel giardino sottostante, un uomo lanciava una palla da tennis al suo labrador color crema, il cui respiro creava temporanee nuvole bianche nell’aria. Il cielo grigio ardesia prometteva presto la neve, una tela vuota per tracce di slitta, angeli di neve e tracce d’impronte. L’ultima volta che si era fermato a fissare lo spettacolo per godersi il piacere di una battaglia a palle di neve era stato durante le vacanze invernali di tre anni prima con Tatum e Bryan, i suoi nipoti. Quanti anni hanno adesso? Otto e dieci anni? Era stato via troppo tempo. Le e-mail e le chiamate via Skype non bastavano. La porta si apr? di nuovo e Garret si gir?. Entr? la bionda della sera precedente, senza Ian, con una cartellina in mano. Lo sguardo della giovane si pos? su di lui e le sue sopracciglia si sollevarono. “Lei ? il musicista di ieri sera.” L’uomo fece un piccolo inchino. “Garret Ambrose. E lei ??” “Gia Hellman.” Lei guard? la porta e poi di nuovo lui, rosicchiandosi il labbro inferiore. “Scusate l’interruzione. Dovevo consegnare questa documentazione a Ian.” Un lieve rossore trapel? sulle guance di Gia e si sistem? la gonna. “Il signor O’Connor, voglio dire.” Garret mantenne un’espressione impassibile, memorizzando ogni dettaglio. Il nome di battesimo. Un rossore. Interessante. “Non c’? bisogno di scusarsi. Stavo semplicemente aspettando Ian.” Gia fece un passo avanti e pos? il faldone sulla scrivania lucida di Ian, i suoi tacchi a spillo silenziosi sul tappeto persiano. “Tutti parlano ancora della sua esibizione di ieri sera. La sua interpretazione di Think of Me ? stata brillante, tra l’altro. Da quanto tempo suona?” “Da quando ho potuto tenere un archetto tra le mie dita paffute - e grazie.” Garret si appoggi? al davanzale della finestra. “? una fan dei Phantom?” Gia rise un po’ e scosse la testa, facendo cadere un ricciolo biondo dal suo chignon. “Merda, no. Sono una rocker fino in fondo, nonostante i molti tentativi infruttuosi di allargare i miei orizzonti.” Una scintilla di speranza divamp? in Garrett. Questo significava che Adara era pi? intenditrice di musica di quella donna e avrebbe potuto apprezzare la sua dedizione? Non che ci fosse qualcosa di sbagliato nella musica rock in tutte le sue forme, ma se aveva uno spunto su cui lavorare, l’avrebbe colto. “E la sua amica che ha lasciato la festa ieri sera senza salutare? Anche a lei piace il rock?” Il sorriso di Gia vacill? per un istante prima di tornare al suo posto, non pi? reale. “Non la prenda sul personale. Non ? una gran festaiola.” Gia si volt? verso la porta. “Piacere di averla conosciuta, signor Ambrose.” “Chiamami Garret. E prima che tu vada, ho una domanda.” Fece una pausa, con gli occhi lucidi. “Quali sono le probabilit? che la tua amica prenda un caff? con me?” Di fronte a lui, Gia incroci? le braccia sul maglione rosa, del tipo che invitava al contatto. Lo esamin? con un lungo sguardo di valutazione, dalla punta degli stivali da combattimento ai jeans sbiaditi, dalla maglietta del Sean’s Pub alla croce con la collana di platino. Indugi? il doppio del tempo sul viso dell’uomo, abbastanza da farlo contorcere. Garret non si sentiva cos? a disagio da anni ma dieci secondi sotto l’esame di Gia lo fecero tornare indietro nel tempo alle scuole medie, quando aveva zero fiducia in se stesso, un’imbottitura extra in tutti i posti sbagliati e l’essere un secchione di una band non era alla moda in nessun circolo sociale oltre agli altri secchioni della band. “Per prima cosa, di’ a Ian che non mi piace essere manipolata.” Garret trasal? per il tono glaciale nella voce della donna. “Non ha...” “Risparmiatelo”. Gia sollev? un palmo, il segno universale femminile per indicare di stare zitto. “In secondo luogo, il solo fatto che tu sia un musicista ti mette nella zona no-appuntamenti per Adara, non che lei esca con qualcuno, ma comunque…” “Vuoi spiegarmi?” Nonostante una potenziale avversione per i musicisti, non poteva negare un lento calore. Se non usciva con lei, avrebbe avuto la sua completa attenzione, tanto meglio per svelare i suoi segreti. “Non particolarmente.” L’espressione di Gia si ammorbid? un po’, afferrando la maniglia della porta. “Tu puoi scegliere tutte le donne che vuoi. Questo era ovvio ieri sera. Adara non fa la difficile e non ha bisogno di essere inseguita.” Gia apr? la porta, continuando a guardare Garret da sopra la spalla e quindi non avendo idea che Ian fosse sulla soglia. “Soprattutto da un amico di Ian.” Ian fece un ringhio poco professionale e poco da avvocato. Lei sussult? e lo affront?. Ian era ancorato allo stipite della porta con le mani, bloccandole la strada. “Innanzitutto, signora Hellman, non l’ho manipolata. Avevo bisogno del fascicolo Jackson.” Il giovane avanz? verso Gia che indietreggi?, tenendo perfettamente il tempo con i passi lenti di lui. “Secondo, Garret ? l’uomo migliore che io conosca, molto pi? di me, e se lui crede che Adara sia una principessa che ha bisogno di essere aiutata a evadere dal suo castello del nord, allora far? tutto ci? che ? in mio potere per aiutarlo. Se Adara non riterr? degno prendere un caff? con lui, sar? una sua scelta e, francamente, spero che lei lo respinga in modo che lui non perda tempo e non si faccia spezzare il cuore. Ma di nuovo, questa ? la sua scelta, non la mia, non la sua, signora Hellman. Capito?” Il sedere di Gia colp? la scrivania e lei ne afferr? il bordo con entrambe le mani, come se altrimenti potesse cadere. “S?, signore.” Ian mostr? il sorriso di un avvocato che sapeva di aver vinto la causa. Il ballo di coppia era stato stranamente affascinante. Gia era senza fiato, con il volto arrossato, come se avesse appena superato una performance difficile. Ian incombeva su di lei, il naso a pochi centimetri da quello di Gia, ma quella che avrebbe dovuto essere una posa minacciosa emanava qualcos’altro, qualcosa d’ingabbiato, affamato e desideroso di liberazione. Improvvisamente, Garret aveva voglia di trovarsi da qualche altra parte, qualsiasi altra parte, e poich? non poteva semplicemente passargli accanto senza aggiungere altro imbarazzo, si schiar? la voce. Ian si raddrizz? immediatamente e si sistem? la giacca, dando a Gia lo spazio per respirare. “Molto bene.” L’avvocato gir? intorno alla scrivania. “Si sieda, signora Hellman. La sua deposizione sta per iniziare.” Capitolo terzo Gioved? pomeriggio, Adara rivolse un’occhiataccia al preside Austin, cercando di non balzare in piedi e di dare sfogo alla sua pazza interiore. “Che cosa significa che probabilmente il mio lavoro sar? tagliato a giugno? Anche se i votanti non approvano il nuovo prestito, gli studenti non possono permettersi di perdere un altro insegnante. Sicuramente ci sono altre spese che possono essere tagliate o ridotte.” “Nessuna che equivalga a uno stipendio.” Austin fece fare un mezzo giro alla sedia cigolante, prese dalla libreria sovraccarica un enorme raccoglitore a tre anelli e lo gett? sulla scrivania che li divideva. Ton? come un cadavere che colpisce il suolo. “Si fidi di me, signorina Dumont. Ho riorganizzato il budget una dozzina di volte, sempre con lo stesso risultato: una posizione deve sparire. E poich? lei ? l’ultima a essere stata assunta, tocca a lei.” Il preside allarg? le mani con un gesto d’impotenza. Adara si aggrapp? ai bordi della sedia di plastica, ancorandosi al suo posto. Il caso peggiore in assoluto. Una piccola citt? significava opportunit? limitate e perdere il lavoro avrebbe richiesto ore di pendolarismo o il trasferimento e questo solo se fosse stata abbastanza fortunata da trovare un altro lavoro da insegnante, molto raro in quel periodo. E se avesse perso il suo unico sbocco, l’unica attivit? che aveva ancora un significato per lei, avrebbe perso tutto. “Ma questa ? la peggiore delle ipotesi. Il vincolo scolastico...” “Sembra triste.” Austin sollev? gli occhiali con la montatura di ferro. “La gente ha gi? abbastanza problemi a tenere a galla le proprie famiglie in difficolt?, figuriamoci il sistema scolastico. Le cinghie sono state gi? strette. Abbiamo pi? probabilit? di trovare il petrolio sotto i giochi per i bambini che i contribuenti approvino altri fondi, il che mi lascia capire come dare agli studenti l’istruzione di cui hanno bisogno con i soldi che gi? non abbiamo.” “Mi faccia dare un’occhiata al bilancio.” Adara ingoi? il nodo alla gola. “Sono specializzata in contabilit?. Forse vedr? qualcosa che lei non ha notato.” Il preside rise e spinse il raccoglitore pi? vicino a lei. “Ottima lettura per il fine settimana con un cartone di vino. Si accomodi pure, ma non si faccia troppe illusioni. Mi sono laureato in contabilit? e poi ho deciso che l’insegnamento ? la professione dei nobili.” Accarezz? la sua pancetta. “Mi guardi ora.” Adara prese il faldone dalla scrivania, facendolo quasi cadere. Era ancora pi? pesante di quanto sembrasse. “Porti in giro quel coso e potr? saltare la sua corsa quotidiana.” Austin sorrise e prese la ciambella mezza mangiata appoggiata alla spillatrice di dimensioni mostruose. “Entrambe le cose sembrano ugualmente divertenti.” “O posso infilarlo in uno zaino e correre con il peso extra mentre lei si riempie la bocca di veleni che intasano il cuore.” Adara si alz?, caricandosi il fascicolo sul fianco come fosse un bambino. “Quanti alberi sono morti per questo mostro? Che fine ha fatto l’era dell’informazione elettronica?”. Austin ingoi? il boccone e si spazzol? le briciole dai baffi. “Non vada oltre. C’? di pi?... una buona notizia. Siccome sono sicuro che lei memorizzi tutti i miei annunci come le gemme importanti che sono, si ricorder? del programma di mentori musicali di cui ho parlato qualche settimana fa.” No. No, no, no. Austin ignor? il frenetico messaggio mentale di lei e continu?. “La sua classe ? stata selezionata. Inizia la prossima settimana.” “Cosa? Perch?? Perch? la mia classe?” Il preside alz? le sopracciglia. “Ho pensato che sarebbe stata contenta che i suoi studenti avessero quest’opportunit? e qualsiasi pubblicit? generata da ci?, potrebbe influenzare qualche voto a nostro favore. Il signor Ambrose ? un musicista di talento e sta donando generosamente il suo tempo e le sue capacit?. Non si pu? sbagliare con la gratuit?.” Questo dipende dalla prospettiva. Austin aveva ragione nel dire che lei doveva essere felice per i suoi studenti, ma si trattava di musica e di un particolare violinista chiacchierone che aveva gi? invaso troppo il suo spazio. Adara mostr? un’espressione serena. “Volevo dire, come abbiamo fatto a essere cos? fortunati?” Austin le fece un sorriso da donnola, reso pi? viscido dai baffi. Adara non l’aveva affatto ingannato. “Ho pensato che la sua classe ne avrebbe beneficiato maggiormente e, anche se questo ? un insegnamento a scelta, da lei e dal signor Ambrose mi aspetto un rapporto settimanale sui progressi. Ho bisogno di documentare che gli studenti stanno imparando qualcosa.” Il telefono squill? prima che Adara potesse protestare e Austin sospir?. “Non c’? riposo per il malvagio preside del West.” Adara si volt? mentre l’uomo rispondeva alla chiamata. Voleva davvero essere arrabbiata con lui sia per aver suggerito che il suo lavoro sarebbe stato tagliato sia per averle assegnato il contrattempo, ma come tutti i presidi, lui era giusto, pratico e aveva davvero a cuore gli interessi dei ragazzi. Non tutte le scuole erano cos? fortunate. “Aspetti,” disse Austin, tenendo la cornetta in mano. “Un’ultima cosa, signorina Dumont. La signora Johnson mi ha fatto notare che mancano alcuni volontari per la festa di Carnevale di domani sera. Ha anche notato che ha dimenticato di iscriversi.” Adara rabbrivid?. Dimenticato, era un modo carino per dire trascurata mentre era bloccata in uno stato di apatia. La signora Johnson, presidente del comitato di volontariato, teneva una tabella con tutte le attivit? della scuola e la percentuale di volontariato di ogni insegnante, il tabellone perfetto per individuare chiunque si fosse dimenticato della festa di Carnevale, intenzionalmente o meno. Adara mostr? un’espressione tranquilla prima di affrontarlo di nuovo. “Mi faccia indovinare. Sono rimaste solo le pulizie.” Gli occhi di Austin brillarono dietro gli occhiali, un segno evidente che si stesse trattenendo dal sorridere o che le stesse rivolgendo un’occhiata pietosa. “Ancora meglio. Si tenga forte. ? in servizio per l’ultimo turno di pattugliamento.” Cos? tanto da cucinare biscotti da sola e lasciarli, senza bisogno di contatti. Sarebbe stata bloccata l? fino alla chiusura, facendo rispettare i limiti, bloccando le liti tra fratelli e trattenendo i genitori dall’uccidere la loro preziosa carne, tutto mentre cercava di tenere insieme i suoi pezzi. Questa settimana diventa ogni giorno pi? luminosa. Lasciando il signor Austin alla sua telefonata, Adara scivol? nel corridoio vuoto e il suo telefono vibr?. La giovane si destreggi? con il faldone del bilancio ed estrasse il telefono dalla tasca della giacca. Il numero di Gia lampeggi?. Non voleva parlare del suo esaurimento della sera precedente, ma aveva anche infranto la sua promessa. Gia meritava almeno una spiegazione. Appoggiata a una locandina della festa di carnevale, affront? l’inevitabile. “Stai saltando la tua corsa della sera.” Gia non le diede un secondo per salutarla, parlando veloce e forte. “Abbiamo degli impegni.” Adara avvert? una stretta al petto. Per quanto quella sera non volesse andare da nessuna parte, non poteva infrangere di nuovo la promessa che aveva fatto a Joey. Aspetta un attimo. Gia non aveva minimamente accennato al fatto che la sera prima se ne fosse andata. Molto sospetto. “Quali impegni?” “Cena. Da Antoine. Alle sei in punto.” Adara si allontan? dal muro e s’incammin? verso l’uscita, tenendo nell’altro braccio il quadernone come se fosse un peso morto. Il peso in pi? fece risuonare i suoi passi pi? forte del solito. “Non mi ? richiesto di essere presente quando decidi di avere voglia di mangiare italiano. Joey ha specificato gli eventi sociali. La cena da Antoine non ? un evento sociale.” “Dobbiamo parlare.” “Ti prego, dimmi che questo non ha niente a che fare con i guai in cui ti sei cacciata dopo che me ne sono andata ieri sera.” “Pi? o meno. Forse.” Adara gemette. “Quanti margarita hai bevuto?” “Solo due.” Gia sbuff?. “Non ? quel tipo di problema, non come l’anno scorso.” Esit?. “Mi hai abbandonata.” Adara chiuse gli occhi. “Scusa.” “Vediamoci da Antoine.” Disse Gia con tono supplichevole. “Mangeremo pane e pasta e il dolce canceller? il conto di tutti i tradimenti.” “Non posso.” Spostando il quadernone, Adara riprese a camminare verso la porta. “Austin mi ha appena detto che se la proposta di fondi non passa, sono licenziata, quindi stasera studier? i numeri per vedere se posso salvare il mio lavoro.” “Cavolo!” Gia respir? profondamente. “Ok, lo far? senza pane all’aglio per ammorbidirti. Non dare di matto”. Adara si ferm? di scatto. Qualcosa di brutto stava per succedere. Qualsiasi combinazione di Gia e la parola matto equivaleva a una catastrofe. “Devo distruggerti ora o dopo le lasagne?” La risata di Gia era troppo stridula per essere credibile. “Nessuno ha bisogno di essere mutilato, torturato o squartato. Inoltre, questo non riguarda me. Si tratta di te.” “Me?” “Ho capito che la vita senza Joey fa schifo per te e che stai facendo del tuo meglio perch? gli hai promesso di farlo.” La voce di Gia divent? un sussurro e l’insolita gravit? fece avvertire un brivido ad Adara. “Anch’io gli ho fatto delle promesse. ? trascorso pi? di un anno, e invece di uscirne, ogni giorno sprofondi di pi? nell’indifferenza. Dar, tu sei la cosa pi? vicina a lui che ho e non posso - non voglio - veder svanire anche te.” Quel gelo s’intensific?, insinuandosi nelle ossa di Adara che non aveva l’energia per affrontare la simpatia indesiderata e le buone intenzioni. “Come mi comporto non sono affari di nessuno, se non miei.” “Vero.” Gia sembrava malinconica. “Andare avanti ? una decisione che solo tu puoi prendere. Il fatto ? che questa mattina mi sono imbattuta in una teoria interessante. All’inizio ero scettica, non voglio mentire, ma dopo un’indagine approfondita” - esit? - “sono convinta che meriti un’opportunit?. Tutto quello che ti chiedo, ? che tu gli dia una vera possibilit?, non solo le parole di Gia.” Perfetto. Un movimento di Adara e il braccio si stava stancando. Mise gi? il quaderno e ci piant? il sedere sopra. Se avesse ammesso di non essere andata affatto avanti, Gia non avrebbe mai smesso. Sarebbe stata tormentata da frivoli inviti sociali fino a vomitare. D’altronde, accettare umilmente avrebbe sollevato ogni sorta di sospetto. La sua reazione doveva essere una via di mezzo per renderla credibile. “Non ti fidi di me?” Avrebbero potuto utilizzare il tono ferito di Gia come sottofondo di una pubblicit? di un animale maltrattato. “Neanche un po’.“ Adara si pieg? e si sistem? i capelli dietro l’orecchio. “Ho bisogno di qualche dettaglio.” ? un cane da terapia? O forse una sessione di consulenza in cui lei avrebbe fatto finta di avere tutto insieme abbastanza a lungo da placare tutti, qualsiasi cosa servisse per tenere Gia felice e fuori dal suo caso. “Una parola: Garret Ambrose. So che tecnicamente sono due parole, ma un solo nome.” Ambrose. Perch? questo nome mi suona familiare? Ambrose. I campanelli d’allarme suonarono nella testa di Adara. Ambrose... lo stesso nome che aveva sentito dal preside Austin. La voce di Adara, facendo eco al calore che si stava accumulando nelle sue viscere. “Che cosa hai fatto, G.?” “Mi ha chiesto di te e mi ha convinta a rivelare qualche dettaglio.” “Allora ? deciso. Sei morta prima della pasta.” I traditori non meritano il dessert. “Non l’avrei mai fatto se non fossi stata convinta che ? un bravo ragazzo,” si affrett? Gia. “Come minimo, prendi un caff? con lui - o dimentica il caff? e saltagli addosso. Scommetto che potrebbe curare qualsiasi tristezza.” Mantenendo la voce gelidamente disinvolta, Adara si alz?. “Vado a correre. Punto.” Spense il telefono, rifiutando di sentire la risposta di Gia. Con il faldone tra le braccia, sfrecci? oltre gli armadietti e le fontanelle, avendo bisogno di stare all’aria aperta. Le mani le tremavano e il cuore le martellava le costole come se avesse gi? corso. Di tutte le cose con cui si aspettava che Gia la sbattesse, l’ultima era un appuntamento... con lui. La terapia dell’uomo poteva essere la droga di Gia, ma non la sua. Ma per favore. Come se un ragazzo potesse sostituire il legame perduto con il proprio fratello. Nessuno l’aveva mai capita come Joey e non importava quanto le mancasse suo fratello, la solitudine era preferibile all’affrontare di nuovo il dolore. Dopo aver spinto le porte della scuola, si ferm?, inspirando un profondo respiro di aria gelida nei polmoni. Il freddo le colp? il naso e le guance. Sbatt? un fiocco di neve dalle ciglia e sollev? lo sguardo verso un cielo carico di nuvole nere. Neve, prima di quanto il meteorologo avesse previsto. Con un po’ di fortuna, la roba bianca si sarebbe attaccata e sarebbe durata abbastanza a lungo da tenere a casa alcuni dei pi? cauti appassionati di carnevale. Per la prima volta in quella settimana, quasi sorrise. Capitolo quarto La bufera di neve divoratrice di energia, che Adara aveva sperato cancellasse la festa di Carnevale, lasci? solo un’inutile spolverata, niente che potesse rallentare la folla. Si un? alla folla dei bambini che si agitavano e ondeggiavano con le mani macchiate, gli occhi grandi e delle voci ancora pi? grandi e si mise in disparte, dove l’insegnante di quinta elementare e attuale supervisore della sicurezza, Olivia, stava discutendo con un genitore. “Non faccio io le regole, signor Vergara.” Le guance di Olivia vacillavano a ogni parola e sembrava pronta a pugnalare il signor Vergara con i ferri da maglia che teneva sempre a portata di mano. “Billy ha violato la regola dodici.” Il signor Vergara se ne and? come una furia portando con s? un Billy lamentoso e borbottando parole in spagnolo che violavano decisamente la politica linguistica della scuola. “Sei in ritardo di due minuti,” grid? Olivia al di sopra dei suoni circostanti, il ronzio di troppe persone stipate nello stesso posto. “Due minuti eterni e tormentosi.” Si tolse a fatica il giubbotto di sicurezza color verde fosforescente e spinse l’indumento tra le braccia di Adara. “I mostri sono tutti tuoi e non sto parlando dei bambini. Se devo dire ancora una volta al signor o alla signora ‘sono meglio di te’ che devono controllare il loro figlio perfetto, verr? fuori il mio ninja interiore, e nessuno lo vorrebbe.” Immaginare quella donna in carne e ossa facesse la ruota nel suo vestito di percalle e lanciasse i ferri come stelle nel sedere di alcuni padri amanti del football e delle loro mogli trofeo, m’ispir? un piccolo sorriso. “Ottima idea per la nostra prossima raccolta fondi.” Olivia le pos? una mano pesante sulla spalla e si avvicin?, abbastanza da permettere ad Adara di contarle le rughe intorno agli occhi. “Tesoro, certe cose non le faccio gratis e la scuola non potrebbe permetterselo.” Olivia si raddrizz? e i suoi occhi si sgranarono, segno di pettegolezzi da spargere. “Dopo la scuola mi sono imbattuta nel tuo nuovo mentore musicale nell’ufficio di Austin.” Adara digrign? i suoi molari. “Se non fai figli con lui...” “Non succeder?. N? con lui n? con nessun altro.” Adara aggiunse un ringhio al suo tono e lasci? vagare liberamente il suo sguardo. “Mi piace stare da sola e questo non cambier? mai. Mai. Fine della discussione.” Adara non aveva bisogno di spintoni che si aggiungessero alle occhiate complici che gi? riceveva in sala relax. Cos’era questa storia che tutti cercavano di farla incontrare con il signor Musicalit?? “Tanto per dire.” Olivia scroll? le spalle, chiaramente indifferente allo sguardo persistente di Adara da Mister T. “Buona fortuna per stasera. Ho un appuntamento con i miei ferri e un nuovo rocchetto di filato rosso per il maglione che ti sto facendo. Sono stanca di vederti vestita di nero.” Olivia si fece largo tra la folla dirigendosi verso la porta. “Mi piace il nero,” disse Adara alla schiena che si allontanava. “? il mio colore felice.” Olivia agit? le dita in segno di saluto. Adara prese in mano la festa di carnevale. Che incubo. Bambini senza accompagnatori correvano in tutte le direzioni, cinguettando e urlando con manciate di premi di plastica e palloncini. Era un miracolo che non ci fosse stato ancora nessuno spargimento di sangue. I trucchi trasformavano i volti in clown, tigri e fate dementi. La tintura temporanea per capelli aggiungeva arcobaleni fosforescenti sulle piccole teste. Alcuni dei genitori pi? rispettosi seguivano i loro figli o li tenevano per mano, mentre altri si erano raggruppati in piccoli gruppi, ignorando le regole e lasciando che la loro prole corresse indisturbata. I giochi interattivi circondavano la palestra e l’aria era soffocante a causa di una miscela di cibo spazzatura, compresi popcorn imburrati, hot dog e grasso. Era abbastanza da ostruire i suoi pori semplicemente respirando. In un angolo, la sempre popolare casa gonfiabile tremava e sbuffava, come se fosse posseduta. Joey adorava salire sulla casa gonfiabile con i bambini. Si rifiutava di uscire finch? Gia non lo minacciava. Adara tent? di cacciare indietro il ricordo, cercando di concentrarsi di nuovo sul qui e ora. Che modo di trascorrere il venerd? sera. Avrebbe preferito studiare il bilancio e capire come mantenere il suo lavoro. Srotolando il gilet di sicurezza, Adara stacc? un biglietto rosa attaccato storto sulla schiena. Si leggeva in una rozza calligrafia a matita: “Voglio sposare il preside Austin.” Qualunque ragazzino coraggioso lo avesse attaccato sulla schiena di Olivia, era fortunato che lei non l’avesse notato. Si sistem? l’indumento, lasciando libere le cinghie di velcro. Questo avrebbe reso pi? facile toglierlo e controllare se ci fossero state delle note vaganti sulla sua schiena. “Signorina Dumont!” Tatum, la sua migliore allieva nonostante l’amore della ragazza per le bravate rivolte al ragazzo per cui si era presa una cotta, sband? fino a fermarsi. Il viola aveva sostituito i suoi capelli dorati, stridendo con il serpente verde dipinto dalla fronte al mento. La sua lingua rossa guizzava tra le sopracciglia. Niente cuori o fiori tipici delle ragazze per Tatum. “Guardi cosa ho vinto!” Adara accett? il bastoncino di zucchero filato dalle mani rosa e appiccicose di Tatum. “Non dovresti stare vicino ai tuoi genitori?” “Non sono con i miei genitori.” La bambina riprese la caramella, ne strapp? un pezzo e lo infil? in bocca. “Pap? sta facendo volontariato al Lancio della carta igienica. La mamma ? rimasta a casa con il piccolo G, quindi mi ha accompagnata mio zio.” “Fallimento totale dell’accompagnatore.” Adara pizzic? il naso di Tatum. “Di’ a tuo zio di darsi una mossa.” “Non ? proprio colpa sua. Ho aspettato che aiutasse Bryan con un gioco per inseguire Zachary.” Zachary. L’attuale cotta di Tatum. La storia d’amore in terza elementare era cos? semplice: acchiappa e rilascia. “L’hai accalappiato?” “L’ho messo all’angolo sulla passerella ma ? scappato. Corre molto, molto veloce. Lo prender? la prossima volta.” Tatum sorrise mostrando un sorriso un po’ spaventoso con tutti quei denti e un serpente arrotolato intorno a met? del suo volto. Zachary era stato furbo a scappare. “Non si corre in palestra, ricordi?” Tatum strascic? i piedi, sfoderando un appropriato sguardo colpevole. “Rintracciamo tuo zio prima che si metta nei guai per averti perso.” Adara prese la mano piccola e appiccicosa della bambina. “Andiamo?” “Lo faremo, signor Collins,” rispose Tatum con tono altezzoso, tenendo il naso sollevato e la mano sporca di zucchero filato sul fianco. Adara strinse le labbra finch? non le pass? l’impulso di sorridere. “Non l’hai imparato nella mia classe. Chi t’insegna queste cose?” “Mamma, abbiamo le serate di Orgoglio e Pregiudizio,” rispose Tatum con voce cantilenante, “I ragazzi non sono ammessi.” “?... fantastico.” Non era stata abbastanza grande da apprezzare Orgoglio e Pregiudizio con sua madre prima che l’incidente stradale le portasse via entrambi i genitori, ma ricordava vagamente le sessioni di coccole sul divano. Poteva immaginarsi mentre piangeva con sua madre davanti a una ciotola di popcorn, guardando pi? e pi? volte Mr. Darcy conquistare Elizabeth - la versione televisiva, non il film. Scrollandosi di dosso il se, Adara si un? alla fantasia da terza elementare. “Ma io protesto. Non sopporter? di essere chiamato signor Collins. ? uno stolto, signora.” Tatum ridacchi? mentre aspettavano che alcuni ragazzi che scherzavano con i palloncini si togliessero di mezzo. “E Kitty?” “Kitty?” Adara sbuff?. “Per favore. ? una sostenitrice e non consiglia nemmeno la signora Bennet o Lydia.” Tatum storse la bocca di lato. “E Lady de Bourgh?” Adara sussult?, fingendo solo in parte. Tatum pensava davvero che lei fosse vecchia e pomposa come Lady Catherine? “Come ti permetti?” “Va bene.” Tatum aggiunse un saltello al suo passo. “Lei ? Jane. Non pu? essere Lizzy, perch? quella sono io. Ma se lei ? Jane,” disse Tatum, con sguardo indagatore, “ha bisogno di un signor Bingley!” “Infatti, non lo so.” La ragazzina le afferr? la mano in un modo sorprendentemente forte e la trascin? lungo un percorso prefissato. Evit? gli altri bambini e, senza rallentare, pass? attraverso un capannello di genitori. Adara riusc? a malapena a evitare di scontrarsi con un padre che teneva un gigantesco dinosauro rosa fosforescente di peluche sotto l’altro braccio. Adara avrebbe dovuto passare il suo giubbotto di addetto alla sicurezza a Tatum. La ragazza aveva una certa autorit?. “Rallenta, Tatum. Dobbiamo trovare tuo...” “Zio Garret!” Garret. Il nome scatt? prima che gli occhi di Adara potessero inviare un segnale al suo cervello ed eccolo l?, il capitano senza la sua nave, il fratello di Tatum, Bryan, al suo fianco. Aveva abbandonato il suo strumento, ma il suo aspetto non era cambiato molto: capelli biondi tirati all’indietro, la barba di due giorni che gli dava un’aria da ruffiano, jeans con qualche buco in posizione strategica, gli stessi stivali neri da rocker e una camicia casual su una maglietta. Quella sera sembrava meno un pirata e pi? simile a uno zio in preda al panico che aveva perso sua nipote nel caos dei bambini selvaggi. Il sollievo sul volto di Garret le fece quasi provare pena per lui. Quasi. Il musicista pos? lo sguardo su di lei poi su Tatum e di nuovo su di lei. “Quasi non la riconoscevo alla luce diretta senza una renna gigantesca che s’inchina ai suoi piedi.” Adara cerc? di liberarsi abilmente dalla presa di Tatum e di scappare, ma non ebbe successo. Come faceva a non sapere che era lo zio di Tatum? Forse avrebbe dovuto prestare pi? attenzione a ci? che la circondava invece di bloccare il ficcanaso di Graywood ogni volta che poteva. Dopo tre anni che viveva in quella citt?, non si era ancora abituata. “Garret Ambrose, lo zio preferito di Tatum.” L’uomo tese la mano. Se quell’uomo pensava che il suo sorriso l’avrebbe intenerita, si sbagliava di grosso. Adara nascose un sospiro, affrontando l’inevitabile. Da luned? avrebbero lavorato insieme e Austin gli aveva senza dubbio gi? detto il suo nome. Non poteva scappare, ma non doveva fare la gentile. “Adara Dumont.” Lei contraccambi? la presentazione di Garret stringendogli la mano e lasciandola subito, ignorando come la grande mano di lui inghiottisse la sua. “Un‘insegnante straordinaria.” Tatum tir? la camicia di Garret con l’altra mano, spalmando dello zucchero filato rosa sulla manica dello zio. “La signorina Dumont ? Jane ed io sono Lizzy.” “Ehil?, Lizzy.” Il giovane si gratt? la guancia e guard? Adara. “Jane?” “Non sei della famiglia. Non puoi usare il suo nome di battesimo.” Tatum si esib? in un inchino quasi decente. “Chiamatela signorina Bennet, buon signore.” Bryan gemette e sgran? gli occhi. “Stupido Orgoglio e Pregiudizio. Come pu? piacere quella serie? Tranne la versione con gli zombie. Quella ? forte!” Il piccolo sollev? un pugno affinch? Garret lo colpisse. Ignorando completamente il fratello, Tatum guard? lo zio con i suoi occhi blu innocenti e supplicanti. “Zachary ? il mio signor Darcy ma Jane ha bisogno del suo signor Bingley!” No. Adara vide il treno che stava arrivando verso di lei, ma non poteva muoversi abbastanza velocemente da togliersi di mezzo. “Sarai il signor Bingley, zio Garret? Per favore?” “Certo!” Il sorriso di Garret faceva sembrare fioca una torcia. “Questa particolare Jane ? in servizio per la sicurezza della festa di carnevale.” Adara incontr? lo sguardo di Garret. “Non vuole n? ha bisogno di un signor Bingley.” “Oh, suvvia, signorina Bennet. Ogni Jane ha bisogno del suo Charles,” disse Garret. Dannazione. ConoscevaOrgoglio e Pregiudizio. Non era d’aiuto nella sua ricerca di non piacergli. Le tattiche di persuasione di Tatum si rivolsero su di lei, quegli occhi blu enormi, speranzosi e supplichevoli, su un viso da elfo. Adara rimase ferma sotto l’assalto. “Ripensandoci, scelgo Mary. Con il signor Collins sposato con Charlotte, nessun altro potrebbe soddisfare i suoi standard molto particolari.” Adara inarc? un sopracciglio verso Garret, ma non ebbe alcun effetto sul sorriso di lui. “Preferiva stare da sola.” “Con la sua musica,” aggiunse Garret. “Con i suoi libri.” rispose Adara “Chi se ne frega!” Bryan lanci? allo zio un’occhiataccia mostrando quanto fosse infastidito. “Sei cattivo come le ragazze.” “Sono cresciuto con tua madre. Mi ha stravolto.” Garret arruff? i capelli biondo rossicci di Bryan. “Ma la questione deve essere risolta.” L’uomo si tir? su e sollev? il mento, imperioso. “Signorina Bennet, propongo una gara.” “Accetto!” Tatum salt? su e gi? con lo zucchero filato pericolosamente vicino a cadere dal suo bastoncino. “Le mie scuse, signorina Lizzy!” Garret appoggi? il palmo della mano sulla testa di Tatum, tenendola ferma. “Stavo sfidando l’altra signorina Bennet!” Prima che l’espressione affranta di Tatum si trasformasse in lacrime, aggiunse: “Ma, naturalmente, pu? unirsi a noi. Se vinco io, sar? il signor Bingley. Se perdo, la signorina Bennet rimarr? senza legami.” Bryan gemette di nuovo e si afflosci?. “Posso andare a prendere un hot dog?” “Ci vediamo da tuo padre.” Garret gli diede dei soldi e il ragazzo scapp? via. “Non si corre!” Adara lo richiam? diligentemente. “Non credo che abbia sentito.” Garret mantenne il suo tono sereno ma la sua bocca si contorse in un povero tentativo di non sorridere. Tese il braccio. “Andiamo?” Adara fiss? il braccio di lui, sperando di sembrare ostile. “Non ho accettato la sua sfida e sono sicura al novantanove per cento che i giochi siano per i bambini.” Garret si scambi? un’occhiata con Tatum e, come se avessero coreografato la mossa, Tatum si lanci? in una danza del pollo, sbattendo le ali, mentre Garret faceva dei rumori striduli. Chiaramente, l’intera famiglia era mentalmente instabile e desiderava richiamare l’attenzione, non importava come. Bambini e adulti si fermavano a guardarli. Ed io dovrei lavorare con quest’uomo insopportabile? Come addetta alla sicurezza della festa di carnevale, Adara aveva il compito di scortare fuori i partecipanti che disturbavano e, per quanto le sarebbe piaciuto cacciare Garret dalla porta, Tatum e Bryan sarebbero dovuti andare con lui. Non poteva fare questo ai bambini. “Bene,” Adara scatt?. “A quale gioco stai per perdere?” Tatum diede il cinque a Garret. Idioti. “Il lancio della carta igienica.” Garret le lanci? un’occhiata sorniona, cos? simile a quella di Tatum da essere inquietante. “Sempre che tu non preferisca una competizione pi? femminile, come il ring della lotta sumo.” Lottare per entrare in una di quelle tute gonfiabili non era possibile e andare in giro con Garret Ambrose? Sicuramente no. Adara arricci? il labbro. “Il lancio della carta igienica va bene.” L’uomo le offr? di nuovo il braccio, che lei ignor? ancora una volta, e si fecero largo tra la folla verso il gioco. “Hai sentito la buona notizia?” Garret sollev? lo sguardo verso di lei. “Sono il nuovo tutor di musica della terza elementare. Lavoreremo insieme.” “Speravo che se avessi ignorato quel brutto pettegolezzo, sarebbe andato via.” Adara si sforz? di concentrare lo sguardo su Bozo il clown che trasformava i palloncini in animali e sui bambini che gli si stringevano intorno. Preferiva i clown inquietanti ai musicisti che si fingevano pirati. “Non me ne vado cos? facilmente,” le sussurr? Garret vicino all’orecchio. “Nel suo racconto, Gia deve aver dimenticato di menzionare che non provo alcun interesse per le abitudini dei tutor di musica.” Adara gli mostr? i denti. Garret ebbe la grazia di trasalire. “La colpa non ? di Gia. Ian ha un dono particolare per la persuasione... o la coercizione.” Il giovane si schiar? la gola. “Le sue intenzioni erano buone.” “Buone intenzioni? Ian?” Adara sbuff?. “Giusto.” Garret scroll? le spalle. “Succede pi? spesso di quanto si pensi.” Il padre di Tatum, Bob, si occupava del Lancio della carta igienica, un sistema composto di varie tavolette da water appese al soffitto a varie distanze. Lo scopo era lanciare rotoli di carta igienica attraverso i fori - pi? alto era il sedile, pi? alto era il punteggio. Adara non aveva idea di chi avesse pensato a questi giochi contorti. “Fatevi avanti, signore e signori, e mettete alla prova le vostre abilit? con il fantastico Lancio della carta igienica!” Per quanto ne sapeva Adara, il carnevale non aveva un tema particolare o fisso per i costumi ma Bob faceva di tutto per conferire un’atmosfera da fiera medievale. Indossava una tunica multicolore che qualsiasi zingaro avrebbe invidiato, degli stivali alti di pelle e quelli che sembravano pantaloni di camoscio, completando il tutto con un cappello che metteva in risalto una lunga piuma di pavone. “Biglietti per favore, signorina,” disse Garret a Tatum, con la mano tesa. “Signorina Bennet,” lo corresse lei con un tono da signora spocchiosa. “Anche se suppongo che tu possa chiamarmi Lizzy, perch? sei della famiglia.” “Infatti. Anche cos?, Signorina Lizzy, ho bisogno di un biglietto prima di permetterle di giocare al grande Lancio della carta igienica, dove solo l’abilit? e la resistenza le faranno guadagnare un premio.” Senza voltarsi, Tatum schiocc? le dita sopra la spalla. “Signor Bingley, tre biglietti.” Il sorriso di Bob si trasform? in un cipiglio di disapprovazione. “Le buone maniere, signorina Lizzy.” Tatum sospir?. “Signor Bingley, tre biglietti. Per favore.” “Meglio,” disse Bob, mentre Garret pescava tre biglietti dalla tasca, sorridendo sopra la testa di Tatum. “La prossima volta, niente sospiri da contadina oppressa.” “S?, pap?.” Sbuff? la piccola. “Possiamo giocare ora?” “Per prima cosa, dobbiamo stabilire la posta in gioco.” Garret pass? un rotolo di carta igienica a Tatum e poi ad Adara. “Gioca anche lei, signorina Dumont?” Le sopracciglia di Bob salirono verso l’attaccatura dei capelli. La ragazza Interazione non era stata il suo modus operandi dai tempi di Joey. L’anno precedente non aveva partecipato alla festa di Carnevale e nessuno l’aveva spinta a fare volontariato, ma l’anno prima aveva partecipato a migliaia di giochi. Forse anche tutti gli altri avevano dimenticato chi fosse una volta. “Oh s?, sta giocando.” Garret lanci? un rotolo in aria. “Non la signorina Dumont, pap?. Jane Bennet.” Tatum lanci? al padre uno sguardo serio. “Lo zio Garret sta cercando di vincere per essere il suo signor Bingley.” Bob guard? Garret poi Adara e di nuovo Garret, con la fronte corrugata nel suo sguardo da ‘padre preoccupato’. Adara strinse il tessuto molle. Giusto. Nessuno voleva che il proprio cognato fosse interessato all’insegnante emotivamente indisponibile. L’aveva capito, era persino d’accordo, ma comunque... non aveva chiesto niente di tutto questo. “Non si preoccupi, signor Sullivan. Perder?.” “Parole di lotta, signorina Bennet.” Garret le urt? la spalla, facendola quasi inciampare. “Vuole che io inizi per primo, cos? capir? quanto sia veramente troppo sicura di s??” “Continui. Ma non lasci che della carta igienica scadente ferisca quelle fragili dita da violinista.” Sul volto di Adara comparve un ghigno e la sfida sottostante risvegli? una lieve eco della sua rivalit? fraterna con Joey, anche se la loro era stata molto pi? feroce. Era stato il suo gomito a rompere il naso di Joey in una zuffa di spartiti, non che lui si fosse poi lamentato molto. Tutte le ragazze sembravano amare quel bernoccolo permanente. Adara strinse il rotolo cercando di cancellare il ricordo. “Si prepari a essere corteggiata in stile Bingley.” Con la voglia di sfida che gli brillava negli occhi, Garret alz? lo sguardo verso le tavolette del water appese dietro Bob. Saltell? un paio di volte e lanci? il rotolo sull’anello pi? alto. Lo manc?. Adara scosse la testa. Tipico dell’uomo... Non ha nemmeno provato con quello pi? basso. “Ne ho altri due.” Il tono di lui era freddo, sicuro di s?. “Posso provarne uno prima io?” Tatum tenne il suo rotolo sopra la testa e gir?. Bob salv? lo zucchero filato mentre le volava di mano, prendendolo prima che colpisse il pavimento della palestra. Un punto per i pap? esperti di tutto il mondo. “Vai, tesoro!” Garret fece un passo accanto ad Adara e mise le mani dietro la schiena mentre Tatum giocava il suo turno. “Mancare una volta non significa nulla. Era un tiro di prova.” “Come vuole, Ambrose.” Adara si allontan? da lui, dal suo calore e dal leggero odore della sua colonia agli agrumi. Purtroppo, non aveva l’odore di un pirata. “Non tutti hanno pi? di un’abilit?.” Tatum pieg? le ginocchia e lanci? il rotolo in aria, in stile lancio del peso. Il rotolo rimbalz? sulla tavoletta pi? alta e oltrepass? quella pi? bassa. “Dieci punti per me!” Tatum inizi? a saltellare come una molla. “Sto battendo lo zio Garret!” Il musicista guard? Adara. Alcune ciocche troppo lunghe dei capelli biondi di lei erano scivolate via dalla fascia sulla nuca e le incorniciavano la mascella, aggiungendosi al suo aspetto boh?mien. “Quindi ammetti che ti piace la mia musica?” “Non stavo insinuando che il tuo singolare talento abbia qualcosa a che fare con la musica.” Adara afferr? il rotolo di carta e lo fece passare ordinatamente attraverso la tavoletta da trenta punti. Sollev? un fianco e sollev? il mento. Garret prese il secondo rotolo lanciatogli da Bob. “Mi hai appena conosciuto, hai parlato con me solo per necessit?, eppure conosci magicamente i talenti che possiedo?” Si avvicin? di pi?, abbastanza da sfiorarle la guancia con il suo respiro, caldo e intimo. “Racconta.” “Talento. Singolare.” “Se non ? la mia musica - che mi ferisce gravemente, tra l’altro - e non ? fischiare mentre parlo, cosa credi che sia?”. “Molestare gli innocenti, ovviamente.” “Presumo che parli di te,” “Infatti.” Garret si concentr? sul tiro da cinquanta punti, si prepar? e sbagli? di nuovo. Il suo sorriso si spense. “E si aspettano che i bambini segnino con questo?”. “Che sfiga!” Adara strinse le labbra. “Tutto quello che devo fare, ? segnare un’altra volta e il signor Bingley va via da solo.” “Il signor Bingley non si arrende mai. Il suo ultimo lancio ? stato pura fortuna.” Tatum lanci? il suo secondo rotolo che vol? tra due tavolette. La piccola batt? un piede e guard? suo padre. “Hai accorciato le corde mentre non guardavo, vero?” “Tutto ? onorevole, equo e giusto al Lancio della carta igienica di Bob.” Bob fece roteare un rotolo su un dito, con la bocca impostata in modalit? padre severo. “E la scarsa sportivit? metter? fine al tuo turno proprio ora, signorina.” Tatum borbott? delle scuse, che furono sufficienti a farle guadagnare l’ultimo rotolo di carta. Adara si mise di fronte ai bersagli, prese la mira e fece centro. Non riusc? a trattenere un piccolo sorriso. “Addio, signor Bingley.” Tatum piant? i pugni sui fianchi. “Bella mossa, zio Garret. Pensavo che tu fossi un cestista...” Garret smorz? il resto della frase con una grande mano. “Non annoiamo la signorina Dumont con il mio illustre passato.” “Fammi indovinare, panchinaro della fascia B della scuola media?” Adara agganci? un dito nel cinturino del gilet. Non era difficile immaginarlo mentre faceva sport. Avrebbe indovinato la sua altezza a un metro e ottanta e con quei lunghi arti e la forma snella, probabilmente aveva un po’ di atletismo naturale nelle vene oltre alla sua musica. Ma, a quanto pareva, non abbastanza da mantenere la sua abilit? di tiratore. “La mia vita girava intorno alla musica.” Garret le fece l’occhiolino e Adara fece finta di non vederlo. Con un po’ di fortuna, il suo viso non sembrava cos? caldo come si sentiva. “Non avevo tempo per altre attivit?.” Suona familiare. Per strappare Joey dal suo violino ci voleva la forza, l’inganno o una torta al cocco, a volte tutte e tre le cose. Adara avvert? un nodo alla gola e si gir?. “Il doppio o niente!” esclam? Bob, attirando l’attenzione di tutti. “? stato un colpo di fortuna o la fortuna della principiante. Inoltre, nessun altro sta facendo la fila.” Disse l’uomo riempiendosi un braccio di rotoli di carta igienica. “Alziamo la posta. Se Garret vince, detiene il titolo onorifico di signor Bingley, solo per la notte di carnevale, e...?” Guard? con attenzione Garret. Sul volto di Garret torn? il sorriso. “E Adara accetta di cenare con me.” Capitolo quinto Non ci sarebbe stata nessuna cena con Garret Ambrose. Adara infil? le mani nelle tasche dei jeans. “No. Devo andare ad accaparrarmi un palloncino a forma di cane da salsiccia. Roba top-secret per la sicurezza del carnevale.” “Bene.” Garret prese dei rotoli di carta igienica in ogni mano e la guard? con, gli occhi scintillanti. “Mi aspettavo che accettassi e che mettessi i tuoi paletti affinch? non molestassi mai la tua persona innocente al di fuori del lavoro. Graywood ? una piccola citt?. Ci incontreremo” disse Garret con un sorriso smagliante ”spesso.” Il giovane aveva fatto un’osservazione valida. Condividere l’aula con lui sarebbe stato gi? abbastanza brutto. Sarebbe stato ancora peggio avere a che fare con lui nella corsia dei prodotti femminili del supermercato. Adara gli strapp? un rotolo dalla mano. “Va bene, a patto che non mi rivolgerai parola al di fuori del lavoro.” Adara aveva pensato che prima lui avesse mostrato tutti i suoi denti? No, ne aveva di pi? e tutti risplendevano verso di lei, bianchi e dritti. Se non altro, aveva davvero un bel sorriso. Era contagioso. Pericoloso. “La fortuna del principiante, tesoro un...” Tatum la guardava, attenta a ogni sua parola. “Pezzo di torta di mele di zia Mary.” Come insegnante di scuola elementare, aveva fatto molta pratica con le parolacce creative. Di solito non si preoccupava abbastanza da scivolare. Fastidioso musicista aspirante pirata e con un sorriso contagioso. “Bel salvataggio,” mormor? Garret, grattandosi l’orecchio e guardando il soffitto della palestra. “Zitto,” gli rispose lei sottovoce, concentrandosi sulle tavolette. Un tiro da cinquanta, le avrebbe quasi garantito la vittoria, e, dato che cenare con lui non era una possibilit?, puntare su ci? le sembrava la cosa da fare. Se avesse sbagliato, aveva ancora due colpi per batterlo. Un pezzo di torta. Alle mele della zia Mary, per essere precisi. Espirando, Adara lanci? il rotolo verso il bersaglio ma rimbalz? sul bordo e cadde a terra, lasciando dietro di s? una scia bianca. “Quasi.” Bob emise un “tsked”, il suo disappunto non era affatto convincente. “La vittoria ? cos? dolce. Ne sento gi? il sapore.” Garret pieg? le dita e ruot? il collo. Salt? alcune volte, agitando le braccia come un pugile che si prepara per salire sul ring. “Signorina Dumont, non ? educato alzare gli occhi al cielo. Questo le coster? un adesivo.” Tatum allung? una mano, aspettando il prezzo del roteare gli occhi. Mettere in pratica ci? che predicava in classe non era facile con Garret Ambrose. “Hai ragione. Sono stata scortese e mi scuso.” La piccola mano non si mosse, restando in attesa. “Non ho nessun adesivo con me... Oh, aspetta.” Tir? fuori dalla tasca il biglietto rosa che aveva trovato in precedenza attaccato al gilet. “Ecco qua. ? tutto quello che ho.” Tatum lesse il biglietto e il suo volto si corrug?. “Che schifo. Vuole sposare il preside Austin?” Il riscaldamento di Garret si ferm? all’improvviso e anche Bob fece una pausa. “S?, certo.” Adara sospir? con un’aria sognante. “Tutte vogliono sposare il preside Austin. ? come un signor Darcy dei giorni nostri.” Tatum sembr? cos? inorridita che Adara dovette sforzarsi per non ridere. Tenendo il biglietto come se contenesse una malattia, la bambina lo lanci? di nuovo verso la maestra. “Non voglio un adesivo.” “Bene.” Adara lo attacc? sul gilet, mostrando le lettere scarabocchiate a matita da una mano giovanile. “Lo terr? per me.” Garret scorse il biglietto e il sollievo negli occhi scuri di lui suscit? dietro lo sterno di Adara un piccolo, fragile battito, nel posto in cui un tempo risiedeva il suo cuore. Garret voleva veramente vincere quella scommessa, per trascorrere pi? tempo con lei. Non aveva alcun senso. Adara sapeva che alcuni uomini la trovavano attraente, nonostante che non si fosse mai preoccupata di truccarsi, indossasse sempre vestiti neri minacciosi e scoraggiasse senza piet? le avances romantiche. Forse a lui piaceva solo il brivido della caccia. La giovane sollev? il mento. Questa particolare preda non sar? catturata. Sembr? che Garret avesse terminato le sue mosse di preparazione, si gir? e lanci? il rotolo verso la tavoletta dei quaranta punti. Il rotolo la attravers? in pieno, un colpo perfetto. “Quaranta punti per il signore,” annunci? Bob, mentre Tatum saltellava, applaudendo. “Traditrice.” Adara strinse gli occhi verso la sua studentessa preferita. “Pensavo fossi dalla mia parte.” “Lo sono.” Tatum pronunci? la parola con il tono lamentoso che i bambini amano utilizzare quando protestano. “Voglio che tu sia Jane, non Mary, e Jane ha bisogno di un signor Bingley.” La piccola sbatt? le ciglia. “Lo zio Garret sar? un perfetto signor Bingley.” “Grazie, signorina Bennet.” L’uomo esegu? un elegante inchino in modo cos? esperto che doveva essere un movimento che praticava spesso. “La fiducia che dimostra nei miei confronti mi scalda il cuore.” “Per quanto sia fuori luogo in questa circostanza.” Adara strapp? dalle mani di Bob il secondo rotolo. “Inoltre, per quanto mi ricordi, in nessuna versione di Orgoglio e Pregiudizio il signor Bingley aveva una predilezione per i pirati.” Bob ridacchi?. “Grazie, signorina Dumont. Lo dico da anni e nessun altro pretende di vedere il suo malcelato desiderio di essere Barbanera.” “Non ho affatto voglia di essere un pirata.” Il tono di voce di Garret divent? affilato e lanci? al cognato un’occhiata degna di qualsiasi mascalzone. “L’anello con il teschio ? stato un regalo di tua moglie e della tua prole, come ben sai. Che razza d’ingrato sarei se non lo indossassi?”. “Nessun giudizio.” Bob alz? le mani, gli occhi scintillanti. “Scommetto che ti piacer? la benda sull’occhio che ti regaleranno per il tuo compleanno.” Il ghigno bloccato nella gola di Adara esplose. “Ho capito come stanno le cose. Mancanza di rispetto e slealt? da tutte le parti.” Garret incroci? le braccia e i suoi bicipiti si strinsero sotto le maniche della camicia, braccia che avrebbero fatto invidia a molti uomini. Dev’essere perch? tiene il violino. Con fare minaccioso Garret si avvicin? al cognato. “Sar? meglio che ci sia una sciabola con quella benda sull’occhio, cane rognoso.” Adara sorrise, in un modo involontario e genuino. Soffoc? velocemente quell’espressione, il suo cuore scalciava forte. Poteva vedersi all’interno di quella famiglia, connettersi, avvicinarsi, condividere le risate, essere vulnerabile... permettendo che il dolore debilitante non si ripetesse. Adara distolse lo sguardo da Garret, rivolgendolo alle tavolette. Cinquanta punti. Perdere non era una possibilit?. Costringendo le mani a stare ferme, tir?. Il rotolo colp? il bordo, rimbalz? e pass?. Non era stato un bel tiro, ma aveva funzionato. “Dan...” Garret colse appena in tempo lo sguardo spalancato di Tatum. “-nazione.” Il giovane inizi? a passare il secondo rotolo di carta da una mano all’altra, scrutando i bersagli, con un’espressione seria. “O la va o la spacca, giusto?” Lanci? il colpo verso il cinquanta... e lo manc?. “Metticela tutta, zio Garret!” url? Tatum, osservando con cipiglio l’uomo che tre secondi prima aveva guardato con tanta ammirazione. La sensazione di nodo alla gola di Adara si allent? un po’. Erano di nuovo quasi alla pari. Le mancavano solo altri cinquanta punti e sarebbe stata libera da ogni impegno, libera dal fastidioso violinista fuori dal lavoro, libera di stare nel suo bozzolo sicuro. Incontr? lo sguardo di Garret. “Vuoi fare il tuo ultimo tiro adesso? Se non fai centro, mi risparmierai la fatica.” Lui la studi? per un istante molto lungo. Senza sorridere con il solo scopo di concentrarsi soltanto su di lei, Adara riusciva a capire perch? lui eccellesse nella sua musica. Quella determinazione le sugger? che una volta che la mente dell’uomo era impostata, non si arrendeva mai, non importava quale fosse la difficolt? o la sfida. Conquistare o morire. Garret scosse lentamente la testa. Adara scroll? le spalle e aggiust? la presa sull’ultimo rotolo. Cinquanta punti avrebbero assicurato la vittoria, ma quaranta sarebbero stati un colpo pi? facile e un pareggio se Garret avesse avuto fortuna. In nessun modo avrebbe potuto batterla in uno spareggio. Punt? ai quaranta punti. Il tiro ripet? il punteggio precedente di Tatum, rimbalzando sul bordo dei quaranta. Il rotolo si capovolse, cadendo e rimbalzando nei trenta. Merda. Poteva ancora batterla. Non avrebbe mai dovuto permettere a Tatum di trascinarla in quella situazione. Gi?, i bambini di terza elementare sono ottimi capri espiatori. Garret riprese a studiarla, arrotolando distrattamente la carta igienica tra i palmi delle mani - quella stessa, seria concentrazione che le faceva sentire come se lui potesse vedere ogni vulnerabile frammento della sua anima. “Cinquanta punti per vincere, Adara.” Quasi ipnotizzata dallo sguardo di lui, Adara avvert? il tono basso e sensuale di Garret avvolgerla. La giovane toss? per rompere l’incantesimo. Lui aveva sempre mancato i cinquanta punti. Non c’era modo che lo colpisse ora. “Quaranta punti per pareggiare.” Sul viso di Garret torn? il sorriso che non era affatto come l’amichevole scatto di gioia che aveva indossato prima. Era il sorriso a denti stretti di un lupo, sicuro di s? e affamato. “Non mi piace pareggiare.” Fece perno, punt? e affond? la carta igienica nel cinquanta. Adara sbatt? le palpebre. Merda. Sia Tatum sia Bob esultarono. Garret saggiamente estern? i suoi festeggiamenti con un piccolo sorriso, una mossa intelligente. Una danza della vittoria avrebbe scatenato la violenza. “Per la cronaca, il mio unico trofeo di pallacanestro ? il premio di plastica del negozio “tutto a un euro” vinto sul campo del vialetto di famiglia. ? passato tutti i giorni tra le mie mani e quelle di mia sorella London mentre crescevamo. Ho vinto la nostra ultima partita, cos? ho reclamato il suo ultimo posto.” Garret si stiracchi? lentamente, come se stesse scaricando la tensione di una vittoria emozionante. La sua fossetta riapparve. “Non ti ho ingannata, davvero. ? stato un colpo fortunato.” Lo stomaco di Adara si contorse. Avrebbe dovuto cenare con quell’uomo che la impressionava anche senza il suo violino, da sola, senza bambini a distrarla. Sopportarlo senza conseguenze avrebbe potuto richiedere qualche nuovo trucco. Un colpetto sulla spalla la riport? alla realt?. Accanto a lei c’era una bambina con un lecca-lecca appeso tra i lunghi capelli biondi. “Ho un problema.” Grazie a Dio. Qualcosa su cui concentrarsi che non riguardasse scommesse perse, inviti a cena o musicisti. “Andiamo nella mia classe. Ho un barattolo d’emergenza di burro d’arachidi a portata di mano.” Appoggi? una mano sulla spalla della bambina e la spinse in avanti. Se non si fosse voltata indietro e avesse fatto finta che gli ultimi quindici minuti non fossero trascorsi, forse avrebbe potuto pensare di aver avuto un incubo. “Verr? a trovarla, signorina Bennet.” La voce di Garret la segu?, piena di umorismo consapevole, come se sapesse esattamente cosa lei avesse pensato. “Charles Bingley mantiene sempre la parola data.” La bambina guard? Adara di sottecchi, sollevando le sopracciglia. “? meglio che tu non lo sappia. Fidati di me.” Adara scosse la testa. “Vorrei poter dimenticare.” * * * * Garret appoggi? un fianco contro il bancone del Lancio della carta igienica mentre Adara si dirigeva tra la folla con la bambina con il lecca-lecca tra i capelli. Lei non si volt? mai, anche se lui l’aveva aspettato, sperato. La forma snella di lei scomparve dietro un groviglio di adolescenti. Il giubbotto fosforescente dell’addetto alla sicurezza lampeggi? una volta e poi lei spar?, come un corvo inghiottito dal mare colorato del carnevale. Garret non si preoccup? di trattenere un sorriso. Chara, l’umorismo tagliente di lei lo uccideva, una sincerit? spudorata che gli era mancata oltreoceano. Non gli importava che lei volesse allontanarlo, le sue risposte rivelavano quanto fosse veramente attenta, e se non fosse stata un po’ interessata, non avrebbe prestato attenzione. Pi? minuti passava con lei, pi? lui voleva sapere. Stasera aveva scalfito la sua superficie e ci? che si era liberato aveva risvegliato ogni senso. La sua risata era sufficiente a ispirare cori di angeli, ma lei era pi? timida di una creatura dei boschi. Guadagnarsi la sua fiducia avrebbe richiesto pazienza. Per fortuna, la pazienza era un’altra delle abilit? particolari di Garret. Avrebbe usato un martello gioiello per scalfire la sua armatura finch? non fosse rimasto nulla tra di loro. “Qual ? il problema, Bob?” Si volt? verso il cognato e incroci? le braccia. “Il doppio o niente? Non sono sicuro se stessi cercando di aiutarmi o di affondarmi.” “? passato molto tempo da quando ho visto Adara anche solo lontanamente divertirsi.” La piet? offusc? l’aperta cordialit? nell’espressione di Bob. “Continuare a giocare ancora per un po’ sembrava la cosa da fare.” Garret odiava che il dolore la annebbiasse, isolandola. “Quindi non aveva niente a che fare con l’aiutarmi.” Il violinista picchiett? sul bancone, liberando il battito che gli pulsava nella testa. “E se avessi perso? Dubito che persino una doppia sfida l’avrebbe fatta andare avanti.” Bob strizz? gli occhi, cancellando ogni preoccupazione. “London si ? lamentata abbastanza di quel ridicolo trofeo di basket di plastica. Odia che tu l’abbia ancora. Mi fidavo di te.” “Non ci hai mai visto giocare? Facciamo schifo entrambi.” Garret afferr? un altro rotolo e lo lanci?, mancando il centro. “Ma solo un disastro naturale mi avrebbe fermato. Probabilmente mi hai risparmiato mesi di figuracce. E questo solo per rimediare un misero appuntamento.” “Ti fermi cos? a lungo?” La sorpresa nella voce di Bob non era offensiva. Da quando aveva ottenuto la sua libert? di adulto, raramente Garret aveva pianificato la sua mossa seguente, lasciando che il suo cuore lo guidasse. Non aveva pianificato nulla se non il suo lavoro temporaneo di tutor musicale, grazie alle suppliche di Tatum e ai legami che Bob aveva con il preside. Il suo manager gli aveva riferito un paio di offerte, se avesse deciso di tornare. Quelle offerte non sarebbero rimaste disponibili per sempre. “Non c’? niente di definitivo. Forse vedr? come vanno le cose come tutor di musica” – Garret si schiar? lo strano graffio alla gola - “e con la signorina Dumont.” “Basta fare attenzione. Non puoi ispirare tutti.” Garret squadr? le spalle e sollev? il mento. “Guardami.” “Santo cielo, sei testardo come London.” Bob allung? il pugno e aspett? che Garret lo battesse con il suo. “Non c’? di che.” “Andiamo, zio Garret.” Tatum gli tir? la manica, lasciando un’altra serie d’impronte rosa appiccicose, apparentemente stanca di sopportare i discorsi degli adulti e dimenticando tutto sul fingere di essere Elizabeth Bennet. “Hai promesso che potevo andare nella casa gonfiabile e Bryan non ? ancora tornato, quindi scommetto che ? gi? l?. Andiamo.” Mentre Tatum lo trascinava per un braccio, Bob lo chiam?. “Attento, Garret. Quando London sapr? di stasera, chieder? la rivincita. Rivuole quel trofeo.” Garret sollev? la mano per indicare che aveva sentito, poi sorrise a nessuno in particolare. ? bello essere a casa. Capitolo sesto Il sabato mattina arriv? troppo presto e non abbastanza presto. Adara si stiracchi? le braccia mentre il sole si rivelava lentamente, ammiccando grigio attraverso i sempreverdi misti e gli alberi spogli del suo cortile. Da quando Joey si era ammalato, il sonno era stato una bestia imprevedibile e lei aveva imparato a non combatterlo. Le pillole non sempre funzionavano e meglio essere una brontolona naturale che una zombie chimica. Dopo essersi riscaldata e aver fatto stretching, indoss? la giacca e fece scivolare la fascia in pile dal collo alle orecchie. Anche se il nero era il colore dominante del suo guardaroba, faceva delle eccezioni per le corse in penombra e indoss? dei guanti, degli scaldaorecchie e una giacca di colore rosso. Restare da sola non voleva dire aver voglia di morire. L’aria fredda le punse il viso mentre apriva la porta. Adara indoss? i guanti e scese con cautela i gradini, verificando che non ci fossero punti scivolosi. La neve scintillava alla luce appena accennata e i rami degli alberi spogli mostravano un paio di centimetri di lanugine bianca. Non c’era nessun altro sul marciapiede. Solo gli psicopatici, gli idioti e gli squilibrati andavano in giro cos? presto in un sabato mattina invernale. Il tipo di folla che Adara amava. Impiegava solitamente mezz’ora per arrivare da casa al parco, abbastanza da avere il sangue che pompava caldo con un ritmo sincrono. Il silenzio dell’alba, quando la vita era sul punto di risvegliarsi, aveva sempre qualcosa di magico, come se corresse abbastanza velocemente da poter scivolare in un mondo diverso. La neve scricchiolava con un ritmo costante sotto le sue scarpe e l’aria, fresca e frizzante, le frustava i capelli, un richiamo alla libert? temporanea dal suo passato, dal suo dolore, dai suoi pensieri. Aument? il passo, lasciandosi tutto alle spalle tranne il sangue che le ruggiva nelle vene, il battito dei piedi e il bruciore delle gambe. Se solo fosse stato possibile lasciare tutto alle spalle cos? facilmente. Svoltando nel parcheggio che conduceva ai sentieri dedicati al jogging, non rallent?. Il sentiero pi? difficile la chiamava, ma era pi? lungo degli altri e le nuvole color grigio canna di fucile e la temperatura in calo promettevano presto altra neve. O peggio, ghiaccio. Inoltre, aveva bisogno di tempo in pi? per capire il budget di quel fine settimana, per trovare una soluzione e presentarla ad Austin, per dargli il tempo di studiarla da solo. Qualunque fosse stato il piano, doveva renderlo abbastanza buono e convincente da salvare il suo lavoro. Amava il suo lavoro. Prima di Joey, sapeva di essere stata un’insegnante divertente, quella che piaceva ai bambini e che i genitori speravano che avessero i loro figli. Dopo Joey, era passata alla severit?, e non sapeva se poteva tornare come prima, ma non aveva idea di cosa avrebbe fatto se non fosse stata un’insegnante, come avrebbe potuto ricominciare da qualche altra parte. Da sola. Il suo respiro intorbid? l’aria, un fantasma momentaneo scomparso in un batter d’occhio. Doveva mantenere il suo lavoro. Il terreno pass? dall’asfalto alla terra, schiacciandosi sotto le scarpe tanto da farla rallentare. Una macchia colorata balen? tra gli alberi pi? avanti, dietro una curva del sentiero. Accidenti. Un altro mattiniero. Voleva i sentieri tutti per s?. Ogni passo fangoso la portava pi? vicina all’altro corridore. Spalle larghe, fianchi stretti, sicuramente un uomo e stava faticando. Ansimava al ritmo della sua corsa lenta e un berretto rosa e arancione brillante gli rimbalzava sulla testa, scivolando lentamente. Buon per lui, lavorare per mettersi in forma. Il berretto scivol? di un altro centimetro e cadde a terra, esponendo i capelli del corridore, dorati nella luce tenue, tirati indietro in uno chignon disordinato. Il corridore si ferm? e si volt? per prendere il cappello. Garret. Ma stiamo scherzando! Sia che si girasse e corresse nella direzione opposta sia che scattasse in avanti, Adara non poteva evitare di essere notata. L’uomo era a meno di dieci metri di distanza. Garret si ferm? e appoggi? le mani sulle cosce, ansimando. Almeno non stava vomitando. Il giovane ripul? dalla neve il cappello che assomigliava molto al copriteiera trasandato che Tatum le aveva fatto all’uncinetto come regalo di Natale. Adara prov? qualcosa d’inquietante al petto. Garret avrebbe potuto scegliere qualsiasi cappello, ma aveva scelto una mostruosit? colorata fatta all’uncinetto dalle dita inesperte di terza elementare di sua nipote. Adara scosse la testa, scacciando il pensiero dalla sua testa e dal suo cuore. Qualsiasi zio decente avrebbe fatto lo stesso. Continuando ad ansimare, Garret si rimise il berretto in testa e cerc? di sorridere. Sembrava pi? la smorfia di qualcuno che stava per lanciare i suoi biscotti. “Bella mattinata” - inspir? con un respiro veloce - “per una corsa.” Sospirando, Adara si ferm? accanto a lui. “Non sono sicura che quello che stai facendo possa essere chiamato correre. Sembri un po’... flaccido.” “Flaccido?” sussult? l’uomo, sollevando le sopracciglia. “Come quel piccolo fornaio”-huff-”fatto di pasta”-puff-”che ridacchia quando gli dai un pugno nello stomaco? Adara gli tocc? la pancia e una sensazione di calore si diffuse sul suo viso. Che cosa sto facendo? Toccare qualcuno che conosco a malapena, per non parlare di punzecchiarlo come una pasta poco cotta? A suo credito, Garret cerc? di farsene una ragione e di ridacchiare, ma il risultato fu pi? un gorgoglio da Wookie morente. Adara si asciug? la fronte per nascondere un lieve sorriso. Il pallore di lui poteva sembrare pastoso, ma il suo stomaco non si era sentito molliccio. Per niente. Adara si mise a correre prima di fare qualcos’altro di stupido. “Va bene, allora. Buona zoppicata.” “Potrei usare un mentore per la corsa,” disse Garret, “per avere una motivazione.” La sua voce divenne pi? distante mentre lei metteva spazio tra di loro. “O per andare in rianimazione!” Dato che lui non poteva vederla, Adara si arrese a un sorriso. Uno piccolo. Se Garret stava abbastanza bene da scherzare, ce l’avrebbe fatta senza di lei e sperava che se ne fosse andato per quando lei avrebbe fatto il secondo giro. Il freddo mantenne il ritmo del calore che si stava accumulando con la sua corsa e il cielo si oscur? lentamente in un inquietante colore blu-nero. Adara corse pi? velocemente, spingendo le gambe e i polmoni. Il suo respiro lasci? delle nuvole persistenti nell’aria. La neve non la preoccupava, ma se il cielo avesse deciso di spargere ghiaccio, sarebbe stato lento e difficile tornare a casa a piedi. A tre quarti del suo secondo giro, trov? Garret che zoppicava. Adara rallent?. Se ci fosse stata una tempesta di neve e lui fosse morto assiderato perch? non era riuscito a tornare a casa in tempo, la sua morte avrebbe potuto pesarle sulla coscienza. D’altra parte, se lui avesse avuto una barretta di muesli a portata di mano e l’avesse condivisa con lei, avrebbe potuto contare totalmente come adempimento della loro scommessa per la cena. L’idea di cena di lei era aperta a qualsiasi interpretazione. A volte erano popcorn, quando si ricordava di mangiare. Adara rallent? per andare al passo con lui. “Ti sei fatto male alla caviglia?” Sul volto di Garret esplose un sorriso come la luce del sole da dietro una nuvola. “Sapevo che ci tenevi a me.” Adara sbuff? e si aggiust? lo scaldaorecchie, avvertendo il suo sangue che pulsava caldo e veloce. Morire di freddo non sarebbe stata una preoccupazione per almeno qualche altro minuto. “Stai sopravvalutando il tuo fascino.” “Adara, non hai bisogno di fingere, non con me. Ammetti semplicemente che non potevi aspettare il nostro appuntamento a cena per godere della mia presenza.” Gli occhi scuri di lui brillarono. “Non mi offendo... davvero.” Adara riusc? a non sollevare gli occhi al cielo. “Hai una barretta di muesli a portata di mano?” L’improvviso cambio di argomento lo spiazz?. Il suo sorriso si smorz? e si diede una pacca sulla giacca, come se cercasse uno spuntino. “Mi dispiace, no!” Tanti saluti al suo piano di evitare la cena con lui. Adara s’infil? le mani in tasca e calm? il respiro. “Con la tua andatura probabilmente finirai il sentiero in un’ora o gi? di l?. Sono sicura che ce la farai prima che arrivi la tempesta.” Come se anche il tempo tramasse contro di lei, una spolverata di neve scelse quel momento per scendere dal cielo. Lasciarlo diventare un ghiacciolo era troppo insensibile, persino per lei. Poteva almeno assicurarsi che lui uscisse dal parco. Se fosse crollato per strada, alla fine qualcuno l’avrebbe trovato. “Quando luned? vedr? Tatum, le chieder? se sei arrivato a casa. Altrimenti, sapr? dove inviare la squadra di ricerca.” “Mi vedrai prima di luned?. Non si pu? sottrarre alla nostra scommessa, signorina Dumont.” “Non abbiamo fissato un giorno o un’ora particolare. Chi ci dice che non possa accadere tra un anno? O meglio ancora, tra dieci anni? Se tu avessi una barretta di muesli, potrebbe accadere anche adesso.” “Furbacchiona.” L’espressione di Garret lasciava trapelare un misto di accusa e approvazione. “Stavi cercando di evitare il nostro appuntamento?” “Non ? un appuntamento. ? una cena per gongolare per una vittoria molto fortunata.” Garret si mise una mano sul cuore. “Io non gongolo. Io festeggio.” “? una questione di semantica. Perch? corri cos? presto stamattina? E proprio qui, tra tanti posti?” Adara avrebbe ucciso Gia per aver divulgato quali fossero le sue abitudini quando andava a correre. Il rapido cambio di argomento non sembr? averlo turbato. “Questo parco confina con il mio cortile, ero gi? sveglio e ho trascurato l’esercizio fisico. Non sono pronto per essere di nuovo paffuto.” Adara lo fiss? dalla testa ai piedi, camminando, incapace di immaginarlo se non alto, magro e forte. “? vero,” continu? lui, senza che lei lo pungolasse. “Da anatroccolo grassottello a cigno sexy.” Garret ignor? la battuta esagerata di Adara. “La mia vita era violino, scuola e sonno. Esercitazioni di violino prima della scuola, violino a scuola, lezioni private dopo la scuola, violino, violino, violino. In pi?, amavo il cibo.” Le rivolse un sorriso. “Amo ancora il cibo.” Adara non voleva conoscere il passato di Garret, non voleva trascorrere altro tempo con lui, non voleva continuare a camminare accanto a lui come se fossero una coppia uscita per la solita corsa mattutina, perch? sembrava cos?. Le sembrava che sarebbe stato semplice continuare al passo con lui e mantenere quel ritmo per giorni, mesi, anni. Adara aument? il passo. “Cos? hai superato il tuo aspetto paffuto e le tue lezioni di violino hanno dato i loro frutti. Fine della storia.” “S? e no.” Garret abbass? lo sguardo sul sentiero, accigliandosi leggermente. “A volte ho fantasticato di smettere per qualcosa di figo, come il football o il basket, ma il mio momento di chiarezza ? arrivato quando ho chiesto alla ragazza che mi piaceva di andare al ballo della terza media. L’evento pi? importante della scuola media, giusto? Lei mi ha riso in faccia e mi ha detto che non sarebbe mai andata da nessuna parte con un grasso secchione della band.” “Che sfortuna.” Adara mantenne la sua voce senza tono. Non le importava, ma ahi. Fu dura. “Devastante.” Garret non sembrava particolarmente infastidito dal ricordo. “Decisi allora che non avrei mai permesso a nessun altro di emarginarmi. Ho fatto il punto su quello che mi piaceva e non mi piaceva di me stesso, su quello che potevo cambiare e su quello che non volevo. Il violino ? una parte essenziale di ci? che sono, un fatto che ho capito gi? allora. Mi piace il cibo, e questo non sarebbe cambiato. La mia imbottitura extra, invece, era una fonte di dolore.” Adara nascose un altro sorriso. A malapena. “Una fonte di dolore?” Garret annu?, solenne. “Ho iniziato ad alzare presto il mio grosso sedere dal letto e mi sono allenato prima delle prove mattutine di violino. Ho eliminato le ciambelle, le patatine e le caramelle e ho imparato ad apprezzare le verdure, il che ? stato pi? difficile che suonare Bach, tra l’altro. Ma non credo nella resa.” Non le importava quanto lui fosse determinato, nell’inseguirla, lui avrebbe smesso. Lei se ne sarebbe assicurata. “? questo che ti ha fatto desiderare di essere un pirata? Per sfuggire a tutte quelle ragazze meschine navigando per i sette mari e suonando il tuo violino mentre pulisci il ponte? Non posso credere che tu abbia lasciato gli stivali e gli anelli d’argento durante la tua fuga e nessun dente d’oro? Un fallimento totale”. Garret la fiss? un momento poi gett? la testa indietro e rise, un suono che sembr? riempire il parco ed espandersi nel cielo. Per un secondo, il respiro di lei si blocc? e, per quanto lo volesse, non riusc? a voltarsi. Lui era la gioia personificata, pura e disinteressata, assolutamente accattivante. La risata di Garret svan? ma il suo sorriso no. Si sistem? il cappello e sospir?. “Ah, mi ricordi com’? tornare nel mondo reale!” Adara distolse lo sguardo. “Al contrario dell’Isola che non c’??” “L’Isola che non c’? ? la descrizione esatta dei miei ultimi tre anni. Le giornate erano tutte uguali finch? non sono riuscito a ricordare l’ultima volta che avevo visto la mia famiglia. Ho composto la mia ultima canzone prima di andare in tour.” Garret abbass? lo sguardo sulle sue scarpe, i suoi occhi si strinsero mentre il suo sorriso si affievoliva. “Nella sfilza di pubblico anonimo e feste vuote con gente ancora pi? vuota, ho avuto un momento di chiarezza. Se non fossi sceso dalla giostra, almeno per un po’, mi sarei bruciato. Stavo realizzando il mio sogno ma non vivevo veramente.” Garret sollev? la testa e incontr? lo sguardo di Adara. “A volte, devi allontanarti dalla folla e concentrarti sul singolo. Cos? sono tornato a casa ed eccomi qui.” Quella sensazione svolazzante nel suo cuore si agit? di nuovo debolmente e lei la contrast? rivolgendogli uno sguardo freddo. ? questa la sessione di terapia che Gia voleva per me con il dottor Violinista? Non sta succedendo. “Qualunque cosa ti abbia detto Gia, io non sono il progetto di nessuno. Non ho bisogno di essere aggiustata.” “Non ti aggiusterei per niente al mondo,” disse lui dolcemente, senza pi? umorismo. “Sono le nostre rotture che ci rendono ci? che siamo. Senza i pezzi in frantumi, la nostra luce non filtrerebbe mai al resto del mondo.” Il battito nel petto di lei aument?, fuori portata. Serr? i pugni, per ancorarsi alla terra cui apparteneva, dove era al sicuro. “Il che mi ricorda,” disse lui, “a che ora ? il tramonto?” Strano cambio di argomento, ma se si allontanava dalle cose rotte e dalle storie di vita, ci stava. “Immagino alle sei meno un quarto.” Lui annu?. “Va bene le sei meno un quarto?” “Per un’altra corsa?” Adara guard? l’orologio, fingendo che lui non stesse parlando della loro scommessa. Si rifiutava di chiamarlo appuntamento. “Certo.” “Ti piace fare la difficile, vero?” “Fare la difficile mantiene il mio spazio personale libero, come piace a me.” Lei inarc? un sopracciglio vedendo il ghigno di lui. “Di solito.” “Deve richiedere molta energia, tenere la gente lontana.” “Tonnellate.” “Faresti meglio a fare scorta di carboidrati, ragazza.” La urt? con la spalla, facendole fare un passo di lato. “Ne avrai bisogno”. Adara riacquist? l’equilibrio e si concentr? sugli abeti famigliari che costeggiavano il sentiero, segno che il parcheggio era vicino. Grazie a Dio. Per ragioni che andavano oltre la sua comprensione, Garret si rifiutava di essere ignorato. Le piacevano le altre persone, ma i legami pi? che casuali erano rari, e solo Joey l’aveva spinta ad abbandonare la sua solitudine. Con Garret, le sembrava di approdare accidentalmente sulla terraferma dopo aver fluttuato nel vento, e qualunque cosa significasse, non poteva tornare a essere parte di qualcun altro. Faceva troppo male quando il pezzo pi? importante veniva a mancare. Gli alberi si aprivano sul parcheggio vuoto. Il cielo incombeva basso, le nuvole si contorcevano in forme minacciose modellate dalla mano di un vento rastrellante e l’oscurit? ombreggiava la neve, rubandone la luminosit?. Era ora di tornare a casa, il pi? velocemente possibile, il pi? lontano possibile da Garret Ambrose. “Luned? inizieremo a lavorare insieme.” Il tono di lui era ragionevole e logico. “Dovremmo prima conoscerci meglio.” “Ne so abbastanza di te.” Adara scivol? pi? velocemente nella neve. Aveva aspettato con lui pi? del necessario. Poteva tornare a casa da solo. Garret le rivolse uno sguardo da cucciolo indifeso, la sua zoppia sembrava migliorare. Un uomo insopportabile. Ma farla finita era meglio che dargli un altro motivo per tormentarla. “Bene. Cinque e quarantacinque. Cena. Solo questo.” “Per essere chiari, stasera cinque e quarantacinque. La cena. L’inizio...” Garret us? la stessa enfasi di Adara, con l’eccezione delle ultime due parole che profer? con un tono delicato e seducente. Adara sbuff?, il suo respiro si annebbi? nell’aria. “E tu dici che io sono difficile?” “Ostinata,” rispose lui senza problemi, cercando qualcosa nella tasca della sua giacca. “Completamente diverso.” Tir? fuori una penna e un pezzo di carta e scarabocchi? qualcosa. “Porti sempre della carta e una penna quando corri?” Strano. “Certamente. Quando arriva l’ispirazione, bisogna essere preparati.” Con dita agili, Garret pieg? la carta in un origami a forma di barchetta e gliela mise in mano. “Non ho bisogno del tuo numero di telefono.” “Non ? il mio numero di telefono.” Anche se Adara lo conosceva appena, riconosceva un sorriso subdolo quando ne vedeva uno. La giovane spieg? il biglietto. ‘GAA’ era impresso in basso in argento e piccoli numeri ordinati occupavano il centro. Quarantasette. Non aveva alcun senso. “Cos’? questo?” “Qualcosa che devi capire.” Garret continu? a camminare verso il marciapiede, con aria compiaciuta. “Ho sentito che ti piacciono i puzzle.” Adara strinse i denti. Odiava i puzzle, soprattutto perch? non era capace a farli ed era troppo orgogliosa per ammetterlo. In qualche modo, si sarebbe vendicata con Gia per aver rivelato dettagli personali non autorizzati. Le buone intenzioni non significavano nulla. “Non preoccuparti, Adara. Se ti blocchi, ti dar? un suggerimento.” Garret si volt? per affrontarla, indietreggiando all’indietro di qualche passo, abbastanza a lungo da muovere le sopracciglia. “Anche se potrebbe costarti.” Adara stropicci? il numero in mano e lo mise in tasca. Si mise a correre e lasci? lui e le sue risate alle spalle. Se solo lui l’avesse sfidata a una gara. Cos? non sarebbe dovuta uscire con lui quella sera. Sollev? il viso verso le scaglie di ghiaccio che cadevano dal cielo scuro. D’altra parte, convincerlo a puntare altrove durante la cena sarebbe stata una sfida pi? soddisfacente. E quella era una sfida che non avrebbe perso. Capitolo Sette Dopo un’estenuante giornata di calcoli, Adara si guard? allo specchio del bagno, gli occhi iniettati di sangue per aver fissato i conti, un prezzo che avrebbe pagato di nuovo per i progressi che aveva fatto. Non era l’ideale, ma aveva un piano per salvare il suo lavoro se il bilancio fosse fallito. Ora doveva superare la cena con Garret Ambrose -violinista ostinato, gongolante e il corridore pi? lento di sempre. Sorrise davanti al suo riflesso. Aveva in mente un piano anche per quell’ostacolo. I suoi migliori jeans logori e una vecchia felpa universitaria, l’impertinenza e l’ironia. Nessun uomo sarebbe durato a lungo, non sarebbe importato quanto lui avrebbe sorriso e si sarebbe lasciato scivolare le cose addosso. Sarebbe rientrata a casa per le otto e non avrebbe pi? dovuto preoccuparsi di lui, se non in classe. Tre mesi e lui se ne sarebbe andato anche da l?. Nonostante il fastidio persistente per il tentativo d’intervento, Adara si era costretta a mandare un messaggio a Gia, per scoprire quali informazioni aveva fatto trapelare. A quanto sembrava, non abbastanza da serbare rancore. La morte di Joey era di dominio pubblico, cos? come la sua occupazione. Gia giurava che il resto della sua discussione con Garret aveva ruotato intorno a lui che le aveva assicurato che le sue intenzioni erano onorevoli. Puah! Era amico di Ian. Ed era abbastanza. E quando Gia le aveva di nuovo suggerito che saltare addosso a Garret Ambrose avrebbe messo fine alla sua depressione, Adara aveva interrotto la conversazione con alcune frasi su teorie assurde, sulla gioia della solitudine e su come prepararsi al meglio per un trattamento silenzioso di durata indeterminabile. Gli amici erano sopravvalutati. Arricci? il naso, esercitandosi nel suo sguardo disgustato. La perfezione. Aveva ancora pochi minuti per prepararsi all’Operazione Shutdown. Garret, purtroppo, aveva ricevuto un elenco del personale e, cosa molto fastidiosa, aveva trovato il suo numero e il suo indirizzo. Le aveva mandato un messaggio non molto tempo dopo il loro sfortunato incontro sui suoi sacri sentieri di corsa, incontro che Adara stava ancora cercando di dimenticare, e lei aveva accettato di farsi venire a prendere da lui. In questo modo, sarebbe stata costretta a trattare con lui e a metterlo in riga. Aveva la sensazione che quello fosse l’unico modo in cui Garret Ambrose avrebbe capito che non lei era materiale per una relazione e nemmeno per una sola notte. Chinandosi sul lavandino, guard? il suo riflesso pi? da vicino, la prima volta che si studiava davvero da mesi. Non c’era da stupirsi che la gente mormorasse. Le occhiaie aggiungevano cinque anni ai suoi venticinque. La sua pelle pallida poteva rivaleggiare con quella di qualsiasi vampiro e con i suoi lisci capelli neri si sarebbe adattata perfettamente alla famiglia Addams. La sua bocca era contornata da rughe che non c’erano prima della morte di Joey. Contrasse le labbra in un leggero sorriso, ammorbidendo quelle rughe. Joey l’aveva sempre presa in giro per la sua bocca alla Steve Tyler, l’unica cosa che salvava la sua faccia dall’essere severa. Un dolore le trafisse il cuore. Probabilmente adesso non l’avrebbe detto. Si pass? per l’ultima volta un pettine tra i capelli gi? perfetti. Fare un’apparizione pubblica in abiti volutamente trasandati non era un problema. I suoi capelli erano una storia diversa. Il suono della Quinta di Beethoven vibr? attraverso le pareti, impossibile da non notare. Una delle prime implementazioni di Joey dopo l’acquisto della casa era stata di personalizzare il campanello. Garret era arrivato. ? l’ora dello spettacolo. Spense la luce del bagno e cammin? nel corridoio vuoto, i tacchi dei suoi stivali erano un’eco nitida e sicura nel silenzio. Quella sera, avrebbe interrotto questa strana e indesiderata connessione tra loro. Qualsiasi intenzione lui avesse, lei l’avrebbe stroncata sul nascere. Prese il cappotto dall’attaccapanni nell’atrio e lo indoss?. Una rapida occhiata alle tasche conferm? che chiavi e telefono erano ancora l?. Soffocando un sospiro, apr? la porta. Garret stava in piedi sulla veranda, le mani nelle tasche dei jeans, le spalle inarcate. Il suo sorriso era quasi timido. Non era vestito come lei si aspettava, non era la presentazione di un ragazzo deciso ad affascinare un appuntamento riluttante. I jeans di lui erano pi? sporchi dei suoi. Aveva nascosto i suoi capelli troppo lunghi sotto un berretto nero. Indossava una maglietta scura su una camicia a maniche lunghe e, se aveva portato un cappotto, doveva averlo lasciato nella sua - lei sbatt? le palpebre - bestia a motore. Nera. Elegante. Il tipo di automobile che urla troppi soldi. Ecco perch? non sente il bisogno di vestirsi bene. Garret aveva lasciato che le sue quattro ruote facessero tutto il lavoro, un errore da parte sua. I beni materiali non la impressionavano. “Hai delle gomme da neve su quella cosa?” Adara scosse la testa, abbottonandosi il cappotto per ripararsi dal freddo. “Non sono sicura di potermi fidare delle tue capacit? alla guida, sempre che tu non guidi come corri.” “Le gomme sono a posto, burlona.” Garret si raddrizz?. “E non ho mai ricevuto una multa n? fatto un incidente, nemmeno un tamponamento.” “Facile da dire quando per tre anni sei andato in giro in limousine o bus turistici.” “Non cambia i fatti.” Le offr? il braccio. “Pronta?” “Nemmeno un po’.” Adara ignor? il braccio dell’uomo e scese le scale, inspirando a lungo l’aria gelida. “Facciamola finita.” Garret sorrise guardando la schiena magra di Adara dirigersi verso la sua Maserati, due passi avanti a lui, come se fosse determinata a fargli mangiare la polvere. Non importava cosa lei dicesse o facesse, il suo atteggiamento distaccato era un espediente. Qualsiasi idiota che si fosse preso due secondi per guardarla veramente se ne sarebbe accorto. Stava aspettando di essere trovata, non lasciata indietro. Garret avvert? sussultare il suo cuore. Il salto si riferiva a una serata da solo con Adara. La stretta era per tutto ci? che era nascosto sotto la superficie e che si aggrappava per uscire. Spingerla in quell’area non avrebbe portato da nessuna parte, il che andava bene. A volte l’ispirazione richiedeva intervalli improvvisi, scintille spezzate, lunghi minuti per collegare i punti e prendere il volo e, mentre lui intendeva essere l’innesco, lei controllava l’assorbimento e la reazione. Il giovane controll? l’orologio. Il timer scatt?, avviandosi esattamente al tramonto. Garret s’incammin? e la precedette alla portiera della macchina, fortunatamente senza scivolare sulla neve incrostata sul marciapiede. Rendersi ridicolo non era il modo in cui sperava di iniziare il suo appuntamento. E per quanto lei protestasse, scommessa o no, quello era un appuntamento. Il nostro primo appuntamento. “Posso aprire lo sportello da sola.” Lei diede un calcio a un cumulo di neve mentre lui schiacciava il pulsante della serratura e le apriva lo sportello. “Certo che puoi.” Garret fece il suo miglior inchino da standing ovation. “Permettimi di fingere di essere un gentiluomo.” Tenendo la mano sul telaio dello sportello, Adara si ferm? e incontr? lo sguardo di lui. “Questo non ? un appuntamento.” Il lampo di sfida negli occhi di lei riaccese il sorriso sul volto di Garret. “Stare in piedi al freddo non fa parte del tuo obbligo, Adara.” La donna serr? le labbra, si sistem? sul sedile del passeggero e gli strapp? lo sportello dalle mani, sbattendolo. L’intera macchina ondeggi?. Garret strinse le labbra per trattenere una risata. Lei era in una forma speciale stasera, il che significava che lui la stava raggiungendo. Era solo una questione di minuti prima che lei cedesse e lo facesse entrare. Garret scivol? sul sedile del conducente e chiuse fuori il morso dell’inverno. Adara guard? dritto davanti a s? oltre il parabrezza, tenendo le mani strette sulle cosce. “Perch? sei cos? tesa?” domand? lui con un tono da presa in giro. “Pensavo avessi detto che questo non era un appuntamento e Tatum mi ha fatto promettere di essere gentile con la sua insegnante preferita. Non c’? niente di cui preoccuparsi.” “Non sono preoccupata.” Adara rilass? le dita e si accasci? sul sedile. Non era sicuro di volerlo guardare, ma inclin? il viso verso di lui. “Tatum ha detto che sono la sua insegnante preferita?” “Tra le altre cose.” Dopo aver girato la chiave, il motore si avvi? e la macchina si allontan? dal marciapiede. “Tra le altre cose?” Lei lo guard? dritto, con la fronte corrugata. “Che cosa vorresti dire con questo?” Garret scroll? le spalle con un gesto casuale. La serata era appena iniziata e non voleva parlare di argomenti pesanti, ma dubitava che Adara potesse tirare fuori l’argomento. Era meglio approfittare dell’apertura che perderla del tutto. “Mi ha detto che sei stata la sua insegnante anche l’anno scorso, che quando il preside ti ha spostata in terza elementare, le hai chiesto di fare da guida agli studenti.” “A volte mi dispiace.” Le parole di Adara erano addolcite da un senso di affetto nel suo tono. “Tatum dovrebbe essere un esempio per i miei studenti pi? difficili, non la loro capobanda.” “Ha anche detto che l’anno scorso eri molto pi? divertente.” Adara avvert? di nuovo un nodo alla gola e concentr? lo sguardo davanti a s?. Garret allent? la presa sul volante. Adara non aveva dato di matto all’insinuazione che fosse una persona diversa dalla morte del fratello, un segno promettente. Piccoli passi. Garret ammorbid? ci? che aveva detto incolpando Tatum. “Credo che sia stanca di mettersi nei guai.” “Ci sono delle conseguenze quando si diventa la regina del dramma.” “Strano. Non l’ho mai vista fare la regina del dramma.” L’uomo sorrise vedendo lo sguardo incredulo di Adara. “Almeno non pi? di quattro volte il giorno.” “Non mi aspetterei che la mia studentessa modello trascurasse di tormentare la gente anche fuori dall’aula.” Adara appoggi? la testa all’indietro. “? troppo intelligente per il suo stesso bene, e, o ha una capacit? naturale di manipolare le persone o gliel’ha insegnata qualcuno con una competenza straordinaria.” Adara rivolse uno sguardo tagliente verso di lui, come per accusarlo. “Io no.” Garret si mise una mano sul cuore. “La mia influenza non ? altro che buona, pura e gentile. Ha anche menzionato i Peppermint Patties che tieni nell’ultimo cassetto.” La bocca di lei si spalanc? per la sorpresa. “La piccola fetente. Tengo quel cassetto chiuso a chiave.” “Ha il talento naturale degli Ambrose. Le serrature non ci tengono fuori a lungo, non importa il tipo.” Non si preoccup? di dirle che il catenaccio che lei teneva sul cuore non lo avrebbe tenuto fuori. Lo avrebbe scoperto abbastanza presto. “Dove mi stai portando?” Adara guard? fuori dal finestrino nell’oscurit?. I lampioni erano diminuiti fino a che solo i fari rompevano la notte. “Sarei felice di riempirmi la bocca e adempiere quest’obbligo con un corn dog del minimarket che abbiamo superato un chilometro fa”. “Ti pentiresti di quel corn dog durante la tua corsa mattutina.” Garret annu?, felice di condividere la saggezza acquisita attraverso l’esperienza personale. “Fidati di me su questo.” Le labbra di Adara si contrassero in un lieve sorriso. Forse l’espressione era intesa come condiscendente o maliziosa, ma lui la prese come un incoraggiamento. Qualsiasi cosa anche solo vicina a un sorriso da parte di lei, se la sarebbe tenuta stretta al cuore. “Ho vinto la scommessa, quindi sono io che devo scegliere il luogo.” Adara sollev? gli occhi al cielo ma la tensione tra i due non torn?. Dopo qualche minuto arrivarono a destinazione, e Garret parcheggi? nella prima fila del lotto del centro scientifico, vicino alla porta d’ingresso. Quando il motore tacque, Adara si chin? in avanti, quasi premendo il viso contro il vetro. “Sono abbastanza sicura che la caffetteria del centro scientifico sia chiusa per la notte. Bene. Possiamo tornare indietro per il corn dog.” Garret fece tintinnare una chiave, aggrottando le sopracciglia. “? tutto chiuso, tranne che per noi.” Adara sembr? veramente impressionata. “Hai rubato la chiave di propriet? dell’universit?? Hai imparato da Tatum?” “Non rubato... manipolato. C’? una grande differenza.” Garret scese dalla macchina e si affrett? a raggiungere lo sportello dalla parte di lei, troppo lentamente. I muscoli delle gambe gli bruciavano ancora per il suo tentativo di jogging mattutino nell’inferno ghiacciato. Adara aveva gi? chiuso lo sportello e, quando lui la raggiunse, stava con un fianco appoggiato all’auto e teneva lo sguardo rivolto verso il centro scientifico. Senza l’agitazione degli studenti o della facolt?, il posto aveva l’aspetto inquietante e silenzioso di un cimitero. “Se sei un serial killer che si nasconde dietro la maschera da musicista che scommette con le donne ai giochi di carnevale sperando di vincere per poterle trascinare di notte in centri scientifici deserti, luoghi perfetti per uccidere, sii sincero e dillo.” “Un assassino sincero? Sembra legale.” Garret le fece cenno di seguirlo sul sentiero di cemento che conduceva sul retro, spalato per lo pi? senza neve. Dopo un attimo di esitazione, Adara lo segu?. Il pizzicore nelle sue spalle si attenu?. Non gli sarebbe piaciuto doverla trascinare con s? e confermare la teoria di lei. “E se fossi un musicista che commette semplicemente dei piccoli crimini?” “Come le molestie?” Gli occhi di Adara scintillarono, mettendo in ombra la sua espressione seria. “Pi? che altro attraversamento fuori dalle strisce pedonali, eccesso di velocit? e, ogni tanto, aver fatto il bagno nudo.” Anche se aveva oltrepassato alcune linee semplicemente per portarla l?, non si era guadagnato lo status di stalker molesto. Lo stalking sfiorava il limite dell’ossessione egoistica, qualcosa che non avrebbe mai fatto. Ma se Adara avesse deciso di perseguitarlo, sarebbe stato una vittima volontaria. “Il bagno nudo?” Lei lo guard?, abbastanza a lungo da dare l’impressione che lo stesse immaginando in acqua. Nudo. Bene. “Non hai vissuto veramente finch? non ti sei ghiacciato i testicoli nel lago dei Quattro Cantoni in primavera.” Garret rabbrivid?. “Quella era una scommessa che ho perso.” “Oh, accidenti. Immagino che non vivr? mai quest’esperienza.” La bella bocca di Adara, la bocca cui lui non aveva smesso di pensare, si contorse. “Perch? non ho i testicoli.” “Esilarante.” Si fermarono davanti alla solida porta di metallo che conduceva al planetario. Garret premette il codice dell’allarme, aspett? il bip e apr? la porta con la chiave che aveva scambiato per una futura esibizione al violino. C’era voluta pi? una negoziazione amichevole che una manipolazione con il direttore - il legame tra compagni di band della scuola media era eterno - ma Adara non aveva bisogno di saperlo. Inoltre, si sarebbe abbassato alla manipolazione, se necessario. Non gli dispiaceva infrangere qualche piccolo codice morale per una buona causa. Garret le fece cenno di entrare e aspett? che lei oltrepassasse la soglia prima di seguirla. La porta si chiuse di scatto, inghiottendoli nel buio pi? totale. “Avrei dovuto chiedere il tuo modus operandi.” La voce roca di Adara attravers? l’oscurit?. “Usi un coltello, una pistola o un’ascia? Devo aspettarmi una sessione di tortura con parti del corpo tagliate ogni minuto?” Segu? uno schiocco di dita. “? per questo che mi hai dato quel biglietto con un numero sopra, vero? Ecco quante volte mi pugnalerai.” Senza vedere, Garret segu? la voce di lei e il suo braccio percep? il calore di lei. Non si era reso conto che fosse cos? vicina, ma non aveva intenzione di allontanarsi. Si chin?, dove pensava potesse essere l’orecchio di Adara. I suoi capelli lisci gli solleticarono il mento. “Tatum ha ragione,” mormor?. “Hai una mente malata, Adara. Veramente morbosa. Ma se vuoi saperlo, preferisco una lima per unghie. Riduco le mie vittime, lentamente e inesorabilmente, finch? non implorano la resa”. Adara sbuff?, un rumore pericolosamente vicino a una risata. “Tatum ti ha detto che ho una mente malata?” “Quando ti minacciano di morte con una lima per unghie, ? questo che vuoi sapere?” Si arrese all’impulso di sfiorarle i capelli, una breve carezza. Forse lei avrebbe fatto finta di non accorgersene al buio o avrebbe pensato che lui l’avesse urtata. Era seta, morbida e liscia contro i suoi polpastrelli. Dei formicolii gli pulsavano lungo la spina dorsale, una scarica inebriante. Avrebbe voluto sentire anche i suoi capelli sulla bocca. “Ci vuole una mente malata per conoscerne una.” La voce di lei si abbass? vellutata nel vuoto, accelerando l’elettricit? che gli pompava nelle vene. “Comincio a pensare che sia una caratteristica della linea di sangue degli Ambrose.” “Huh. E per tutto questo tempo ho pensato di essere un prodigio, non un genio pazzo.” “Wow. Sei cos? sicuro di te?” “Onesto. C’? una differenza.” Garret accese l’interruttore della luce. Il planetario era stato allestito esattamente secondo le sue istruzioni. Lampade incandescenti circondavano l’intero pavimento della cupola, una luce appena sufficiente per vedere cosa ci fosse davanti. Un piccolo tavolo era stato sistemato al centro dell’auditorium, le candele al profumo di vaniglia donavano una delicata sfumatura nell’aria ma Adara non sembr? nemmeno notare quei dettagli. Il suo sguardo si sollev? immediatamente e il suo sussulto di meraviglia rese ogni secondo di preparazione utile. Se non avesse saputo cosa aspettarsi, avrebbe sussultato anche lui. Il cielo si estendeva sopra di loro, un cielo notturno limpido che mostrava innumerevoli stelle, nuvole vorticose tinte di rosa e viola, accentuate da uno sfondo di mezzanotte. Era lo spazio portato sulla Terra, solo per lei. In quel secondo, tutte le maschere di Adara caddero, lasciando solo una ragazza impressionata dalla natura, le ombre del suo dolore dimenticate. Il petto di Garret si strinse, le meraviglie del planetario sparirono sotto la meraviglia di Adara. Ben-zonna, voleva vederla sempre cos?, felice, estasiata e libera. Peccato che lei non gli permettesse di usare la sua musica per metterle in faccia la stessa espressione. Un giorno. Un giorno, la meraviglia sarebbe stata solo una delle espressioni che lui le avrebbe ispirato. Lo scenario sarebbe stato pura magia con la musica, ma non voleva ancora mettere alla prova Adara in quell’area. Per lei, aveva scartato la colonna sonora di Star Wars che il regista aveva suggerito e si era accontentato del silenzio. Cos? com’era, non troppo male. “Non voglio sapere cosa tu abbia escogitato per fare questo.” Adara era ancora rivolta verso le stelle, le rughe sul suo volto erano sparite. “Ne ? valsa quasi la pena perdere al Lancio della carta igienica.” Garret sorrise. “Quasi?” “Confesso,” sussurr? lei. “Ne vale assolutamente la pena.” Il corpo di Garret s’irrigid? in punti scomodi. Avrebbe scambiato il suo violino per sentirla parlare di lui con quella voce sexy e senza fiato. “C’? anche del cibo.” Il giovane aveva voglia di prenderle la mano, di stabilire un qualche tipo di contatto fisico. Invece, s’infil? le mani in tasca. “Meglio dei corn dog freddi e stantii.” “Con questo scenario, non m’importa se si tratta di haggis e ostriche delle Montagne Rocciose.” La voce di Adara era ancora bassa, stupita. “Questo ? semplicemente sbagliato.” Forse avrebbe dovuto conservare le stelle per dopo, quando lei sembrava ansiosa di andare, qualcosa per convincerla a restare. Cos? com’era, non era sicuro di come avrebbe rivolto la sua attenzione su di lui. “Mangiamo. Puoi guardare le stelle tutta la notte, se ? quello che vuoi.” “Lo voglio.” Adara us? lo stesso tono affannato. Garret si contorse immaginando lei che gli si rivolgeva in quel modo, con quella voce. Lo voleva anche lui e le stelle non ne facevano parte. Anche se avrebbero potuto. Pi? avanti, durante la loro relazione, una notte nel planetario da solo con Adara sarebbe stata astronomica: le stelle sopra la testa, lei tra le sue braccia, pelle contro pelle. Si gratt? la mascella. Dato che Adara doveva ancora guardarlo di nuovo, aveva del lavoro da fare prima che ci? accadesse. Delicatamente, le fece strada tenendole una mano sulla schiena esile. Le sue dita stese la abbracciarono per intero. Aveva bisogno di pi? cibo e meno corse. Le afferr? il gomito mentre lei inciampava in una delle sedie a sdraio per osservare le stelle sparse per il planetario. “Le stelle non vanno da nessuna parte, Adara. Se inciampi e ti fai male, dovr? portarti all’ospedale. Allora non ci saranno pi? stelle e ci sar? solo io per molto pi? tempo della cena.” “Ottima osservazione. Sarebbe terribile.” Il fatto che la sua voce fosse ancora avvolgente e affannata ammorbid? qualsiasi insulto intenzionale. Lei oltrepass? il divano, interrompendo il lieve contatto con la mano di lui. Raggiungendo il tavolo, Adara si gir? improvvisamente e lo affront?. A pochi centimetri di distanza, il profumo di lei scivol? lungo i suoi sensi, qualcosa di dolce e tropicale. Forse cocco. “Perch? stai facendo questo? Non m’interessa avere una relazione e se dovessi uscire con qualcuno, non sceglierei mai un musicista.” Adara sollev? elegantemente un dito in aria, come se le fosse appena venuta in mente un’idea brillante. “Dovresti chiedere a Gia di uscire. Sareste perfetti insieme. Le piacciono i musicisti.” “Gia non ? il mio tipo.” Anche se Gia poteva essere attratta dai musicisti, Garret sospettava che le sue preferenze si fossero spostate verso i vestiti, le cravatte e le aule di tribunale, non che avesse intenzione di tirare fuori quel particolare argomento. Voleva concentrarsi su Adara, non sulla collisione di Ian e Gia che si profilava all’orizzonte. “Non devi avere paura di me e scappare dalle tue paure non le risolver?. Credimi, lo so. La maggior parte delle persone non si rende conto che avevo il terrore del palcoscenico. Le mie mani tremavano cos? tanto che riuscivo a malapena a tenere in mano il violino, figuriamoci a suonare, finch? la mia insegnante, una novantenne ebrea che parlava a malapena l’inglese, mi diede questo consiglio.” Abbassando la voce, le si avvicin? di pi?. “Dai un nome alla tua paura. Possiedila e lei non ti possieder?.” Le fece l’occhiolino. “Yutzi. “ Gli occhi di Adara scintillarono e la sua bocca si contorse. “Idiota. La tua insegnante sapeva di cosa stava parlando. Tu, invece, non ne hai la minima idea. Io ho paura di te?” Sollev? il mento. “Non credo.” “No?” Garret le scivol? pi? vicino, costringendola a inclinare il mento per reggere il suo sguardo. “Allora lasciami suonare il violino per te.” “Non mi piace molto la musica.” Disse la giovane in un modo troppo disinvolto per essere creduta. Garret inarc? un sopracciglio. “A tutti piace la musica di qualche tipo. In un modo o nell’altro riempie tutto il mondo. Gli uccelli, il vento tra gli alberi, il mare contro la riva, gli insetti, la pioggia... ? ovunque, ineluttabile. Cercare di evitarlo ? come cercare di impedire al tuo cuore di battere. Fa parte di te, anche quando lo neghi.” “Hai mai sentito un gallo cantare all’una di notte?” Adara agit? le dita, sprezzante, impaziente. “Non la chiamerei musica.” “Le galline potrebbero non essere d’accordo.” Garret si strofin? il labbro inferiore, il suo battito acceler?. La stava perdendo. Il cibo non l’avrebbe tentata e nemmeno le stelle l’avrebbero trattenuta l? se lui avesse fatto la mossa sbagliata. “E se promettessi di suonare solo canzoni che non hanno un significato personale? E se creassimo nuovi legami emotivi, tu, la musica ed io?” Schiocc? le dita. “Indovina la canzone.” Lei lo guard? come se avesse perso la testa. “Cosa?” “Ti sto sfidando a una partita di Indovina la canzone. Se riesci a nominare le venticinque canzoni che suono con il mio violino, ti porto a casa, scommessa compiuta. Tre strike e sei fuori. Pi? velocemente le nomini, meno dovrai sopportarmi.” “Hai portato il tuo violino?” La voce di Adara trem? sull’ultima parola, quel tanto affinch? qualcuno che prestasse attenzione lo notasse. Lui annu?, pronto a rincorrerla se fosse scappata. “Hai fiducia in te stesso.” L’insieme teso delle sue spalle non si allent?. “Speranzoso.” Garret infil? le mani nelle tasche posteriori. “C’? una grande differenza.” Dopo un momento, gli occhi di lei s’illuminarono in segno di sfida e lui si rilass?. Che contraddizione, Adara. Se la solitudine era il suo obiettivo finale, non avrebbe rischiato accettando la scommessa di carnevale. Non l’avrebbe accompagnato mentre zoppicava lungo il sentiero di corsa. Non avrebbe risposto quando lui aveva suonato il campanello. Sembrava che le sfide avessero eclissato la solitudine nella playlist di Adara Dumont. “Controfferta.” Adara armeggi? con i bottoni del cappotto. “Dieci canzoni ma devono essere state rilasciate al pubblico e suonate alla radio, niente canzoni composte da te o da qualche altro artista obsoleto. Devono contenere parole... niente musica classica.” “Artista obsoleto? Mi hai ferito.” Garret nascose il suo sorriso trionfante dietro una maschera di tranquillit?. Almeno per quella sera, lei era sua. Adara non lo sapeva ancora e lui non voleva rovinare tutto dicendoglielo, ma non era possibile che lei conoscesse pi? canzoni di lui. “Sono famoso in Belgio - cercami su Google se hai il coraggio - e accetto le tue condizioni ma dieci sono troppo poche. Venti.” “Undici.” Garret incroci? le braccia. “Sono sceso di cinque e tu ne aggiungi una? Che razza di negoziatrice sei?”. “Il tipo non disperato.” “Determinata, non ? la stessa cosa di disperata. Diciannove.” Adara sollev? lo sguardo. “Bene. Quindici.” Quindici, venti, il numero non aveva molta importanza. Quella era una scommessa che non poteva perdere. Garret abbass? il mento e sorrise lentamente. “Aggiudicato.” Il sorriso di lei era ampio, bello e un po’ sornione, come se fosse stata lei a fregarlo. Garret avvert? una sensazione di calore irradiarsi nel suo petto, riempiendone ogni angolo. Anche se aveva fatto un errore con questa scommessa, non poteva pentirsene. Lei aveva sorriso e, per il momento, questo era tutto ci? che contava. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=67033236&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.