Îíà ïðèøëà è ñåëà ó ñòîëà,  ãëàçà ñìîòðåëà ìîë÷à è ñóðîâî, Ïóñòü ýòà âñòðå÷à íàì áûëà íå íîâà, ß èçáåæàòü îçíîáà íå ñìîãëà. Ïîòîì îíà ïî êîìíàòàì ïðîøëà, Õîçÿéêîé, îáõîäÿ äóøè ïîêîè, Ÿ ê ñåáå ÿ â ãîñòè íå çâàëà, Ñàìà ïðèøëà, çàïîëíèâ âñ¸ ñîáîþ. ß ñ íåé âåëà áåççâó÷íûé ìîíîëîã, Îíà è ñëîâîì ìíå íå îòâå÷àëà, ß îò áåññèëèÿ â íå¸ ïîðîé êðè÷àëà, Íî

Il Consulente Veggente

Il Consulente Veggente Juan Mois?s De La Serna Nessuno avrebbe potuto dirmelo, e se lo avessero fatto non gli avrei creduto, che sarei diventato uno scrittore, con quello che mi costava leggere da piccolo. Nessuno avrebbe potuto dirmelo, e se lo avessero fatto non gli avrei creduto, che sarei diventato uno scrittore, con quello che mi costava leggere da piccolo. Nonostante ci?, le circostanze mi avevano costretto a questa professione. poich?, con tutto il tempo che avevo adesso, rinchiuso per tutta la vita, non avevo molto altro da fare. E' vero che alcuni detenuti fanno esercizi nel cortile, o studiano anche in biblioteca, i pi? giovani frequentano corsi di formazione, ma tutti hanno qualcosa che io non ho, un ideale per cui lottare ed andare avanti. Con una condanna di pochi mesi o anni ? facile pensare che la preparazione gli servir? per altro, e che sar? pi? facile guadagnarsi da vivere fuori da questo carcere. Ma nel mio caso, con la certezza che non sar? pi? libero di camminare per strada, che senso ha prepararsi? . Il Consulente Veggente Juan Mois?s de la Serna Tradotto da Alessandra Marchese Editorial Tektime 2021 “Il consulente veggente” Scritto da Juan Mois?s de la Serna Tradotto da Alessandra Marchese 1 edizione: febbraio 2021 © Juan Mois?s de la Serna, 2021 © Edizione Tektime, 2021 Tutti i diritti riservati Distributo da Tektime https://www.traduzionelibri.it (https://www.traduzionelibri.it/) E’ vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro , la sua incorporazione in un sistema informatico, la sua trasmissione in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, sia esso elettronico, meccanico, tramite fotocopia, registrazione o altro mezzo, senza previa autorizzazione e per iscritto dall’editore. La violazione dei suddetti diritti pu? costituire reato contro la propriet? intellettuale (art. 270 e seguenti cp). 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Con una condanna di pochi mesi o anni ? facile pensare che la preparazione gli servir? per altro, e che sar? pi? facile guadagnarsi da vivere fuori da questo carcere. Ma nel mio caso, con la certezza che non sar? pi? libero di camminare per strada, che senso ha prepararsi? . Dedicato ai miei genitori Contenuto Capitolo 1. Sogni di libert? (#ulink_7afb60c3-c0c3-5c3d-a1f8-9893630c1f74) Capitolo 2. Niente ha senso (#ulink_d796d9c8-310a-5fa7-a4e9-6ea2c2b44d83) Capitolo 3 . Viaggio a Johannesburg (#ulink_ca785a05-2fef-5234-8615-1ecb27cd8ec2) Capitolo 4. Il valore di una vita (#ulink_0eb48ce8-2588-5aff-ba9f-d6ecb1db22ef) Capitolo 5. L’accordo (#ulink_f6315487-33c2-5bec-82f8-fa58aed136da) Capitolo 6. Il dottor Brain (#ulink_63e52648-303b-5440-8f45-37f6700b318c) Capitolo 7.Viaggio a Johannesburg (#ulink_9446789c-ab4a-5a50-92ed-1dddda5ba94b) Capitolo 8. Il colloquio (#ulink_1d083664-593c-526a-9d3b-d03de05b924d) Capitolo 9. La sentenza (#ulink_7a0ae6e0-809e-5e89-a762-ab34fef071a6) Capitolo 10. Il sequestro (#ulink_1cc072a1-131c-5e2e-85f6-685cd78802c4) Capitolo 11. Il nuovo futuro (#ulink_ac3f5ea1-3b6a-5794-980f-49a58244006a) Capitolo 1. Sogni di libert? La vita inizia sempre ogni mattina all’alba e qualunque siano le tue circostanze puoi sfruttare il suo calore Giorno dopo giorno passa e sembra senza senso per alcuni la mattina viene vista come una punizione Tutto dipende dall’approccio come alcuni chiamano il senso della vita come vuoi vivere questo. Nessuno avrebbe potuto dirmelo, e se lo avessero fatto non gli avrei creduto, che sarei diventato uno scrittore, con quello che mi costava leggere da piccolo. Nonostante ci?, le circostanze mi avevano costretto a questa professione. poich?, con tutto il tempo che avevo adesso, rinchiuso per tutta la vita, non avevo molto altro da fare. E` vero che alcuni detenuti fanno esercizi nel cortile, o studiano anche in biblioteca, i pi? giovani frequentano corsi di formazione per imparare una professione, ma tutti hanno qualcosa che io non ho, un ideale per cui lottare ed andare avanti. Con una condanna di pochi mesi o anni ? facile pensare che la preparazione gli servir? per altro, e che sar? pi? facile guadagnarsi da vivere fuori da questo carcere. Ma nel mio caso, con la certezza che non sar? pi? libero di camminare per strada, che senso ha prepararsi? . E’ stato scritto cos? tanto su di me, riversando ogni tipo di congetture sulla mia ideologia e le motivazioni politiche che mi hanno portato a questo, discutendo e dando opinioni anche sulla mia salute mentale; cosi ho deciso di dare la mia versione, forse non ? la verit? che alcuni si aspettavano, molto lontana dalle teorie cospiratorie che piacciono a tanti, ma ? la mia verit?, ? proprio come l’ho vissuta ed ? stato ci? che mi ha portato alla triste situazione in cui sono ora, condannato a vita, rinchiuso e lontano da tutto e da tutti, nient’altro che un piccolo abitacolo con pochi effetti personali. Menomale che in questo Stato non c’? la pena di morte, quindi sono scampato da morte certa, visto che sarei stato condannato ad una morte dolorosa, magari per iniezione letale, ma a volte vorrei addirittura che finisse anzich? continuare a vivere in prigione per tutta la vita. La giuria popolare mi ha condannato all’ergastolo, come se questo potesse rimediare in qualche modo a quello che ho fatto, forse sperano che col tempo rifletta e rimpianga le mie azioni, ma queste non sono state commesse in un momento di sfogo, n? portate avanti da nessun tipo di ideologia o fanatismo. Sebbene non abbia mai dubitato della mia salute mentale, dopo mesi passati a condurre la stessa vita, qui rinchiuso, e sapendo che il resto della mia vita sar? esattamente lo stesso, con lo stesso programma giorno dopo giorno, non sono pi? cos? sicuro della mia forza mentale, in quanto ci? avrebbe un impatto sulla salute di chiunque. Inoltre, i miei vicini, se cos? si possono chiamare, non sono quello che viene chiamato un esempio di civilt?, quindi non posso instaurare nessun tipo di amicizia con questi detenuti, serial killer, stupratori o terroristi. Sono il peggio del peggio, condannati all’ergastolo in questo carcere di massima sicurezza dove non c’? alcuna privacy. Se solo mi avessero mandato in un carcere normale, almeno l? avrei potuto avere un po di vita e privacy. Qui tutto viene visto, le guardie non smettono mai di controllarci, sembrano decisi a sapere tutto di noi, come se non fossero bastati gli innumerevoli interrogatori a cui mi avevano sottoposto a suo tempo per dirgli tutto quello che sapevo. Ora, con il tempo, ho alcuni dubbi su alcune date o eventi accaduti, per questo ho deciso di raccontare la mia storia dall’inizio. Non che voglia giustificarmi o qualcosa del genere, so che quello che ho fatto ?, quanto meno, imperdonabile, e sono sicuro che la mia condanna ? giusta, solo ci? che mi ? insopportabile ? la routine di ogni giorno. Non so come fanno gli altri, si ? sentito parlare molto di chi cerca di scappare, o di chi finisce per rifugiarsi in una religione, ma nel mio caso non ho alcuna speranza di salvezza per la mia anima. Quando si investe qualcuno mentre si ? in stato di ebbrezza, o si ha un incidente quando si ribalta il veicolo con una ventina di passeggeri sopra, provocando la morte di alcuni di essi, si pu? arrivare a pentirsi e chiedere perdono alle vittime, si pu? persino giustificare s? stessi dicendo che non era stato intenzionale e che, se le circostanze fossero state diverse, niente di tutto ci? sarebbe successo, ma non ? il mio caso, non lo ? mai stato. Non che mi consideri o mi paragoni a uno di quegli psicopatici, serial killer o terroristi, capaci di uccidere a sangue freddo, senza provare alcun tipo di rimorso, o a coloro che sembrano divertirsi a fare del male agli altri. Sono soltanto un uomo normale che ha preso una decisione, non so come definirla, forse la parola giusta ? “drastica”, ma sono sicuro che al mio posto chiunque altro avrebbe fatto lo stesso. Forse alcuni mi vedono come una sorta di giustiziere, come mi hanno descritto in alcuni giornali, o forse come un illuminato, come mi hanno descritto in altri, ma non mi sento n? l’uno, n? l’altro. Se me lo chiedessero, direi che sono un uomo normale che ha fatto ci? che la mia coscienza mi ha dettato, ? vero che non era la cosa migliore, n? la pi? appropriata, ma era l’unica cosa che potevo fare. Ora con il tempo penso che avrei potuto avere altre opportunit?, altri metodi e modi fare, che non avrebbero portato a questa conclusione, ma in quei momenti, forse a causa della pressione, guidato dalle circostanze, non ho visto nessn altra alternativa. Molti media mi hanno giudicato e condannato ancor prima di conoscere la mia versione dei fatti, cos? durante il processo, in varie occasioni il giudice ha dovuto mettere a tacere chi voleva recriminare le mie azioni con insulti e persino minacce. A dire il vero, questa prigione potrebbe non essere cosi male dopotutto, poich? mi protegge da una massa cos? agitata che vuole farsi giustizia da s?, cercando di porre fine alla mia vita, per un atto di pochi secondi.. Non cerco di giustificare quello che ho fatto, e nemmeno le conseguenze delle mie azioni, anche se a volte dubito che la mia condanna sia giusta, dato che ci sono persone peggiori che passano solo pochi mesi in carcere, poi vengono rilasciati, come se si fossero gi? riscattati dai loro peccati. La certezza che quelli sono peggio di me viene dal fatto che in poco tempo tornano in prigione per un nuovo crimine. D’altronde ho commesso un solo crimine nella mia vita, se cos? si pu? chiamare, un fatto che ha cambiato tutti i miei progetti per il futuro. Anche se mi chiamano lupo solitario, una volta avevo una casa, una famiglia e degli amici, mentre ora non ho pi? niente. L’unico ricordo del mio passato sono quei ritagli di giornale che mi definiscono un assassino freddo e calcolatore, uno dei peggiori della storia, comparato agli anarchici, che hanno cercato di cambiare la storia di un paese con pistole e bombe. E, ovviamente, il mio numero, quello che porto sui vestiti, ? quello con cui mi chiamano le guardie, come se non avessi un nome. Per tutta la vita sono stato chiamato con il nome che mi diedero i miei genitori, ma da quando sono qui, non mi hanno mai pi? chiamato cos?. Soltanto il mio avvocato mi ha chiamato per nome, beh dico il mio avvocato per non dire i miei avvocati, dato che ne ho avuti molti che non sono durati. Avvocati d’ufficio, costretti dall’ordine degli avvocati a prestare assistena legale anche alle peggiori prsone, che, nel mio caso, proprio per quello che avevo fatto, nessuno voleva rappresentarmi e hanno trovato scuse per abbandonare il caso. Nessuno voleva vedere la propria carriera professionale macchiata dal mio caso sul proprio curriculum, cosa che all’inizio mi ha molto infastidito, ma che col tempo ho imparato ad accettare. Invece, e con mia sorpresa ci sono stati altri casi, altrettanto ignobili quanto il mio, che per la notoriet? che hanno suscitato sull’opinione pubblica, si sono addirittura battuti per difenderla, siano essi serial killer o stupratori, tutto per un bel titolo. Nel mio caso, non che il mio crimine sia uno dei peggiori, o forse lo ?, ma quello che mi mancava era ci? che si chiama “buona pubblicit?”, al conrario i media si erano accaniti su di me, avevano esaminato le mie intenzioni, la mia vita, le mie relazioni e persino la mia storia, e avevano presentato tutto ci? in maniera contorta, in modo da sembrare che fossi nato per compiere quell’atto. Anche quano avevo rilasciato qualche intervista per spiegare le mie ragioni, avevano pronunciato soltanto quelle frasi o parole che sostenevano la mia colpa, non permettendo al grande pubblico di ascoltare la mia versione. Quindi ho deciso di scrivere le mie memorie, per cos? dire, cio? la mia versione dei fatti, che mi hanno portato ad essere il centro mediatico del paese, nonch? l’uomo pi? odiato del momento, se cosi si pu? dire in qualche modo. Nei miei anni di prigione ho visto molti tipi di prigionieri, ma non credo che ci fosse nessuno come me che avesse la coscienza pulita, sapendo che quello che ho fatto era giusto e necessario, nonostante il sacrificio che implicava. Ricordo giorno dopo giorno quel momento in cui la mia vita e quella di tanti altri sono cambiate. Per un atto qualificato come uno dei pi? orribili che si sia potuto commettere. Sebbene di tanto in tanto venga qui un cappellano con la speranza che io mi penta, io gli dico sempre che ho la coscienza pulita e che sebbene i mezzi possano non essere stati appropriati, lo scopo lo giustificava. In verit? nessuno sa come ci si sente quando tutti ti guardano male, e non intendo quello che pu? provare un senzatetto che vive per strada e che difficilmente riceve qualche attenzione dagli altri, ma agli sguardi e ai sentimenti di disprezzo che non avevo mai provato prima d’ora. Da quando la polizia mi ha arrestato, sono passato dall’essere una persona all’essere, non so come dirlo, ma quegli sguardi, quei gesti e anche il trattamento che ho ricevuto erano tutt’altro che cordiali. Credo che nemmeno gli animali debbano essere trattati in questo modo, come se toccarmi comportasse una sorta di contagio per la polizia che mi aveva in custodia., evitavano di guardarmi, e se lo facevano era con sguardi di disprezzo. E’ vero che il mio atto pu? essere ritenuto spregevole, ma non io, io sono ancora una persona, che ha commesso un atto sbagliato, ma pur sempre una persona. Ma quello che pi? mi fa male ? la questione della famiglia, ? vero che non avevo un rapporto stretto con la mia famiglia, ma sono passati anni e non ho ricevuto una sola visita, nemmeno un biglietto o una lettera, e questo mi ha ferito molto. Ricevo ancora qualche invito a qualche programma televisivo, per raccontare quello che ? successo da un punto di vista della drammatizzazione dei miei atti, cio?, come mezzo per vendere libri o produrre documentari usando il mio nome e le mie azioni, usando attori che mettono in risalto una parte di me che in realt? non ho mai avuto. L’invidia, le idee persecutorie o addirittura la follia sono le caratteristiche che di solito questi attori esibiscono cercando di spiegare attraverso di questi gli eventi che alcuni sostenevano avrebbero potuto cambiare il corso della storia. Ed ? proprio qui che sono d’accordo con i giornalisti, la mia intenzione ultima era proprio quella, n? pi? n? meno, di cambiare la storia, o meglio, la storia che verr? e di cui nessuno vuole sentir parlare. Preferiscono ascoltare i criminali che affermano di sentire voci che gli suggeriscono di commettere atti spregevoli, e quelli che sembrano predisposti al crimine sin dalla giovane et?, perch? hanno subito qualche trauma, ma la mia versione ? quanto meno poco credibile, e per questo preferiscono ignorarla. A volte mi hanno paragonato ad un fanatico religioso, a causa delle mie convinzioni e giustificazioni delle mie azioni, anche se ho sempre detto che non si tratta di una religione, o di seguire qualche precetto scritto, ma di una questione morale di base. Ma quando ho cercato di spiegare come chiunque altro nella mia situazione avrebbe scelto di fare la stessa cosa, i giornalisti si sono addirittura alzati e hanno interrotto l’intervista, come se li avessi offesi con le mie parole. Quindi, se hai un problema mentale, o se hai subito un trauma da piccolo, la societ? arriva a giustificare e persino a “capire” qualsiasi atrocit?, ma se ? una questione morale, nemmeno ti ascolta. Avrei voluto che fosse stato realizzato una sorta di programma radiofonico o televisivo riguardo alla questione, basato sui miei precetti, per cercare di capire o almeno discutere se le mie azioni erano giustificate o meno, ma era stato considerato un fatto cos? grave che nessuno se lo sarebbe mai chiesto. L’unica cosa che avevo ricevuto erano insulti, minacce e disprezzo da parte di tutti. Tanto che quando cercavo i membri della giuria che avrebbero dovuto giudicarmi, la cosa si era complicata poich? la maggior parte della popolazione era incline a condannarmi ancor prima che iniziasse il processo. E per quanto riguarda la difesa, quella era un’altra cosa, nessuno voleva difendermi, anche se la costituzione mi garantiva un avvocato, ma non c’era nessuno che volesse vedere macchiato il proprio nome da questo caso, nemmeno quelli a cui piaceva fare causa contro gli interessi del governo, o che, a quanto si diceva, volevano cambiare le cose. Doveva essere uno straniero, uno di quelli che ha studiato nel proprio paese di origine, e che a suo tempo chiese la convalida del suo titolo, per cui dovette riprendere le pratiche supervisionate, ripetendo il tirocinio, che accett? di difendermi, se cos? si pu? dire, dato che era anche sicuro della mia colpevolezza. A dire il vero, a volte anch’io lo ero, almeno sapevo cosa avevo fatto, come e perch?, e sebbene non fossi preparato per l’ergastolo, sapevo che le mie azioni erano socialmente riprovevoli e che quindi dovevo pagare per questo. Sebbene non mi sia mai considerato una persona religiosa, credo di avere valori morali solidi, adeguati alla societ? in cui ho vissuto, essendo riaspettoso delle norme e delle regole di convivenza. Quindi, nonostante quanto abbiano indagato sul mio passato, non hanno trovato quei sintomi che sono tipici dei criminali, come piccoli furti, crimini minori o trasgressioni morali durante l’infanzia, che aumentano poi gradualmente di frequenza e intensit? durante l’adolescenza, fino a raggiungere la massima espressione nell’et? adulta. Nel mio caso non hanno scoperto nulla di simile, per questo hanno sempre pensato che avessi un complice, cio? che ci fosse una testa pensante, e che io fossi solo il braccio esecutore. Hanno anche sostenuto che mi fosse stato fatto il lavaggio del cervello o qualcosa di simile, ma i test antidroga e psicologici che ho fatto, hanno dato tutti risultato negativo, non avevo subito alcun tipo di influenza esterna che avrebbe sottomesso la mia volont? o qualcosa del genere. So che non mi capivano del tutto, e che probabilmente in altre circostanze non avrei fatto lo stesso, ma quello che ho fatto ? stato cosciente e meditato. Pur riconoscendo la mia colpa, mi resta difficile svegliarmi ogni giorno sapendo che sar? esattamente come ieri e l’altro ieri, e che poi si ripeter? domani e dopodomani, per il resto della mia vita. Alcuni prigionieri, i pi? fortunati, sono ansiosi che passino i giorni per poter ricevere una visita da qualche familiare o persona cara, ma a me nessuno fa visita da molto tempo. Da quando ? stata emessa la condanna, nemmeno il mio avvocato difensore ? venuto a vedere come sto. Solo quando c’? da svolgere una revisione del caso, e poich? ? obbligatoria per legge, si presenta un avvocato penitenziario per informarmi che una commissione deve decidere se mantenere o meno le condizioni della mia pena, una procedura che deve essere eseguita poich? il mio crimine ? imperdonabile e che non dimenticheranno per molti anni a venire. Forse non mi ? andata cosi male alla fine, poich? se fossi stato processato e condannato al settore militare, dicono che sono le peggiori strutture, perch? quelli che vanno l? hanno una formazione specifica nell’arte della guerra, il che li rende pericolosi per la loro stessa gente, ma nonosante alcuni giornalisti avessero tentato di farmi condannare all’ambito militare, il giudice non lo ha ritenuto necessario. Meno male, non riesco nemmeno a immaginarmi di seguire un programma militare per il resto della mia vita, in compagnia di carcerati che sono vere macchine per uccidere, e che qualsiasi sguardo cattivo pu? essere considerato come un attacco. Non che io sia uno di quelli che ? in cerca di r?ssa, o qualcosa del genere, ma in un centro cos? piccolo sono frequenti attriti e incomprensioni. In pi? di un’occasione ? bastato una semplice battuta uscendo nel patio, per iniziare una rissa, che nello stesso giorno o pi? tardi si ? trasformata in un’aggressione e addirittura nell’uccisione di uno dei coinvolti. Una situazione che mi ha portato a pensare che sto meglio da solo che con uno di quei piccoli gruppi di detenuti, dove un leader comanda una parte del cortile e chi passa da quella zona deve obbedire ai suoi ordini e anche ai suoi capricci. Almeno cos? vive la maggioranza dei detenuti, quelli che hanno commesso reati minori, o che ben poco gli importa di uscir di prigione. Nel mio caso, rinchiuso a vita in un carcere di massima sicurezza, non ci sono quasi tumulti, poich? le guardie cercano di garantire che non ci siano pi? di due o tre persone contemporaneamente nel cortile, evitando cosi scontri o, quel che ? peggio, che organizzino qualche piano, dato che questi prigionieri sono davvero pericolosi. All’inizio non sapevo nulla di quel mondo, e mi sentivo al sicuro rispettando le regole stabilite e approfittando del tempo libero per fare qualche attivit? o stare in biblioteca. Ma in un’occasione ho potuto assistere all’esecuzione di uno dei prigionieri, apparentemente senza motivo, e da quel giorno ho preferito la mia cella per trascorrere il tempo libero. Questo mi ha portato a diventare un grande lettore, dato che non avevo molto altro da fare tra quelle tre mura, visto che il cancello sulla porta non conta. E col tempo ho pensato e deciso di iniziare a scrivere, qualcosa che mi ha portato a realizzare questo libro. Capitolo 2. Niente ha senso Sono passati molti anni da quando sono riuscito a potenziare le mie capacit?, quelle che mi avevano portato tanti problemi, e con la pratica e l’allenamento ero riuscito ad addestrare. All’inizio ho avuto come dei flash, che mi hanno persino fatto perdere conoscenza, ? stato veramente imbarazzante e talvolta sono anche caduto, con le conseguenze che quando mi sono svegliato avevo dolore e talvolta anche lividi. Sono passati molti anni da quando sono riuscito a potenziare le mie capacit?, quelle che mi avevano portato tanti problemi, e con la pratica e l’allenamento ero riuscito ad addestrare. All’inizio ho avuto come dei flash, che mi hanno persino fatto perdere conoscenza, ? stato veramente imbarazzante e talvolta sono anche caduto, con le conseguenze che quando mi sono svegliato avevo dolore e talvolta anche lividi. Inizialmente lo avevo attribuito all’impressione di partecipare ad un caso, a causa della quantit? di sangue che avevo visto nelle immagini della vittima, o di quello che era stato trovato sul coltello, ma ? successo qualcosa che non mi aspettavo. Il giorno dopo mi sono recato presto alla stazione di polizia, e l? ho chiesto di parlare con quel poliziotto per raccontargli il mio incubo, il quale all’inizio aveva riso di me, dicendo che lo stavo imbrogliando, e lo stava cercando di dimostrare con quel caso, nel quale speravo fallisse. “Buongiorno, sono venuto qui per raccontare un fatto”, dissi entrando nella stazione di polizia. “Non mi dica che ha risolto il caso!” disse con tono scherzoso mntre si alzava dalla scrivania e con un cenno di mano mi invatava ad entrare nella stanza degli interrogatori. Ebbene, avevo passato gli ultimi tre giorni in quella stanza dove mi avevano mostrato tutti i tipi di immagini, prove e congetture riguardo agli eventi, la vittima, i sospetti…un’infinit? di dati e dettagli che pensavo…non so…mi travolgesse. Il tutto con l’intenzione di darmi maggiori possibilit? in modo da non avere “scuse” in caso di fallimento, o almeno cos? mi aveva detto pi? volte il capo della polizia “Beh, non so se pu? significare qualcosa, ma sono diverse notti che dormo male”. Che novit?! Questo succede a tutti noi che siamo impegnati a risolvere crimini.” ha commentato entrando nella stanza e chiudendo la porta a vetri dietro di lui. “Si, beh, immagino” sono riuscito a dire, “ma stasera ? stato diverso”. “In cosa?”, mi ha chiesto mentre con un gesto invitava a sedermi. “Io non so come dirglielo, ma ? com se tutte le informazioni fossero ordinate nella mia mente e io le avessi viste come un’intera sequenza.” “Congratulazioni, questo ? ci? che accade a tutti noi, in ogni caso facciamo la stessa esperienza, in cui i dati sconnessi vengono ordinati,e…eccoli l?, li vediamo”. “L’ha visto anche lei?”ho chiesto, interrompendolo. “Vedere? Certo, ? la sequenza degli eventi.” “No, intendo il killer” “Il killer?Di cosa sta parlando?” “Quello che le sto dicendo, stavo, non so come chiamarlo, ricordando…i dati in forma di scena…all’inizio era strano, perch? non riuscivo a vedere chiaramente, era come se fosse notte ed era tutto buio.” “E’ normale, stava sognando di notte.” “Non c’entra niente, mi riferisco alla scena, era tutto molto buio e mi sentivo, non so, un po stordito, credo di essermi fermato su una piccola panchina perch? non potevo proseguire, poi ho vomitato, ma quello non mi ha fatto sentire meglio. All’improvviso, seduto l? nel parco, ho sentito un rumore dietro di me. Non so cosa fosse e nemmeno volevo scoprirlo. Ma ho avuto una strana sensazione e sono stato travolto dal panico. Forse era quel rumore, o il forte odore che veniva da dietro, ma appena ho potuto sono corso verso l’ingresso del parco, attraversando molti cespugli, e all’improvviso, non sapendo n? come n? perch?, ho sentito qualcosa afferrarmi i capelli e tirarmi fich? non sono caduto sulla schiena. Non so se sia stato per la caduta o altro, ma non tiuscivo a sollevare la testa da terra, come se qualcosa me la tenesse ferma, e improvvisamente l’ho visto chiaramente, era il postino, quello che era venuto a casa tante volte per portarmi qualche pacco, quello che faceva il turno delle 10 la mattina, e che era stato sempre cos? gentile, ma ora aveva un aspetto diverso, il suo volto era sfigurato, i suoi occhi sembravano uscirgli dalle orbite, e non ha fatto altro che dirmi di stare zitto, e quell’odore stava diventando cos? intenso e nauseabondo, finch?…” “Finch? cosa?”, chiese il capo della polizia che si stava versando una tazza di caff?. “Non ci creder? mai” “Continui, continui, finora non ho creduto a niente, quindi continui.” Quel commento lascivo non mi sorprese affatto, poich? avevo gi? superato l’incredulit? di molti che si prendevano gioco di ci? che mi succedeva, senza cercare di aiutarmi a capirlo. “Ebbene, io sono immobilizzato in quel momento, e non so come ma mi sono visto sopra al mio corpo, a circa un metro mezzo, e ho potuto contemplare la scena da lontano, senza sentire alcun dolore, nonostante quella persona si stesse accanendo sul mio corpo.” “Aspetta, aspetta”disse, mentre il caff? che stava bevendo gli si rovesciava addosso, macchiando anche il tavolo. “Di cosa stai parlando?” “Una volta finito, ha preso il mio cadavere e lo ha messo in una borsa , non so da dove l’avesse presa, ma era abbastanza grande, e mi ha caricato come un sacco di patate. Poi mi ha portato all’uscita del parco, dietro l’angolo sud dove aveva un’auto argentata, o meglio grigia, non ne sono sicuro perch? era notte e c’era solo la luce del lampione. Mi ha messo nel bagagliaio e ha guidato abbastanza lentamente per la citt?, e appena si ? allontanato ha iniziato ad accelerare, ed ? andato a quella velocit? per circa tre ore, fino a raggiungere alcune banchine. Una volta l? ha preso una deviazione che diceva “Pericolo alligatori”, e ha continuato a guidare per mezz’ora, o almeno credo. Tutto questo vicino alle paludi.” Una volta in mezzo al nulla, poich? non si vedevano costruzioni vicine, ha fermato la macchina, ha tirato fuori il mio corpo, e mi ha lasciato li con la borsa e tutto il resto. Sono rimasto li per, per…non so, qualche giorno, poi sono andato via da quel luogo, sono risalito. “Di cosa sta parlando?” “Di quello che ho visto, gliel’ho gi? detto, di quello che ho sognato.” “Ma si ? sentito?” “Certo, perch?? “Ha solo accusato qualcuno con un nome e cognome, mi ha detto dove ? avvenuto il crimine e come si ? sbarazzato del corpo.” “Si”. “E senza una prova?” “Beh, questo non ? compito mio”. Il commissario, senza dire una parola e con il caff? ancora rovesciato sul tavolo, ? uscito dalla sala urlando. . Io sono rimasto l?, immobile, senza sapere cosa fare, credendo di aver fatto la cosa giusta raccontandogli quello che avevo visto, ma non capivo la sua reazione. Dalla sedia l’ho visto iniziare a dar ordini a destra e a sinistra, mentre i poliziotti si muovevano da una parte all’altra del dipartimento, alcuni sono letteralmente corsi fuori, altri erano al telefono, e in tutto ci? io continuavo a restare l? immobile. Non riuscivo a capire cosa fosse successo, e se dovevo andarmene o aspettare li per continuare il colloquio. Feci per alzarmi e andarmene, ma il commissario mi vide e ritornando sulla porta mi disse con voce autoritaria:”Non si muova da l?” Cos? feci, e beh, passarono molte ore guardandomi intorno mentre la polizia andava e veniva, in un clima di agitazione, con le grida del capo, finch? ad un certo punto ho visto due dei poliziotti che erano corsi fuori, rientrare con un terzo uomo. “E’ lui, ? lui” ho urlato, non so perch?. “Portatelo fuori di qui” ha detto il commissario a uno dei suoi subordinati, indicandomi. Cos? in un istante mi sono ritrovato espulso dalla stazione di polizia, se cos? si pu? dire, e senza smettere di sorvegliarmi, sono stato condotto gentilmente alla caffetteria dall’altra parte della strada, dove mi hanno fatto sedere e aspettare. Nonostante l’avessi chiesto pi? volte, il poliziotto non ha voluto dirmi cosa ci facevo l?, ne per quanto tempo ci sarei rimasto, ma solo che dovevo stare seduto e in silenzio. Non so nemmeno per quanto tempo sono rimasto l?, ma ne ho approfittato per pranzare, dato che ero uscito presto per andare al commissariato per raccontare del sogno al capo della polizia, e non avevo mangiato nulla, cos? ho pranzato e ho aspettato. E’ stato tutto cosi strano, ma tanto non avevo nient altro di meglio da fare che aspettare, non so cosa, ma l’aveva ordinato il capo della polizia, ed ? per questo che avevo una scorta, se cos? posso chiamarla. Gli ho chiesto per ben due volte se potevo andarmene da li ma non mi hanno lasciato andare da nessuna parte. Stranamente persino il poliziotto che mi faceva da guardia si ? offerto di pagarmi il pranzo, il che era strano. Ma ho capito che quello era un buon segno, poich? se fossi stato un comune prigioniero, se cos? si pu? dire, non mi avrebbe fatto mai quell’offerta. Nonostante tutto l’ho ringraziato, ma ho capito che dovevo pagarmelo da solo, e cos? ho fatto. Sono passate ore, e nonostante le mie continue domande al poliziotto, questo non sembrava preoccuparsi del tempo, stava semplicemente l? davanti a me, seduto e in silenzio. Personalmente ritengo che avrebbe avuto cose pi? interessanti da fare, ma cos? gli era stato ordinato di fare e cos? aveva fatto. Ad un certo punto ? suonato il walkie-talkie che aveva in tasca, cosa che avevo a malapena notato, e l’ordine fu chiaro: “Riportalo qui!”. “Andiamo”disse, alzandosi e non dandomi nemmeno il tempo di finire il mio caff?. Dopo tre tazze avrebbe potuto aspettare ancora un po, ma aveva ricevuto degli ordini precisi, e doveva eseguirli in fretta. Cos? siamo tornati alla stazione di polizia, e mi hanno riportato nella stanza di vetri adibita per gli interrogatori. “Allora, mi dica”, ha commentato il capo della polizia entrando nella stanza dove ero rimasto in un angolo dove mi aveva accompagnato la guardia, se cos? si pu? definire, e non mi aveva tolto gli occhi di dosso. “Come fa a saperlo?” “A sapere cosa?”ho chiesto senza sapere cosa intendesse. “Non faccia il tonto, come lo ha saputo?”ha chiesto di nuovo. “Se non mi specifica cosa, io non credo di poterle rispondere.” “Abbiamo trovato il corpo” ha detto, mentre metteva delle foto sul tavolo. “Ah, ? lei”. Ho detto mentre le osservavo. Era la prima volta che vedevo quelle tipo di foto, s?, ? vero che in televisione le mostrano sempre, sia al telegiornale che nelle serie poliziesche, ma ? diverso quando le hai proprio davanti. In quel momento mi ? venuto come un nodo allo stomaco, mi sono sentito male…e non ho potuto fare a meno di vomitare. “Tranquillo, tranquillo, capita a tutti la prima volta” ha detto il commissario mentre mi dava una scatola di fazzoletti. “Mi scusi, ? stata l’impressione”. “S?, ricordo ancora la mia prima volta, purtroppo per me non si trattava di foto, ma di uno scherzo, se cos? si pu? chiamare, da parte dei miei compagni di classe. Hanno pensato che sarebbe stato divertente andare al cimitero di notte per dimostrare quanto eravamo coraggiosi, e…ad un certo punto mi hanno buttato in una buca, poco profonda, ma dove c’era una bara scoperta. Di sicuro avevano preparato tutto per l’occasione, ma l’impressione di vedere un corpo da cos? vicino, nel cimitero, in piena notte, e illuminato solo dalle torce che avevamo con noi, vi assicuro che ? proprio una bella esperienza.” “Immagino” sono riuscito a dire mentre mi asciugavo il viso e le mani e buttavo la carta sul pavimento per coprire dove avevo macchiato. “Non si preoccupi, tra poco lo puliranno, e mi dica, come fa a saperlo?” “Cosa?”ho chiesto nuovamente , capendo solo ora che si trattava del caso di cui ore fa aveva raccontato col mio sogno. “Come fa a sapere dove l’ha gettata?” “Non lo so, le ho solo raccontato quello che ho visto.” “Ci sono volute diverse ore per noi e l’aiuto di vari esperti per restringere il campo, in base alla velocit?, al modello e al peso del veicolo.” “Cosa?”ho chiesto, stupito. “Certo, come pensa che facciamo le cose?Qui non lasciamo nulla al caso. Individuare il sospettato ? stato facile, ci ha dato il suo nome e la sua professione, praticamente ci ha condotti a lui. Poi abbiamo perquisito casa sua ma non abbiamo trovato nulla, mentre cercavamo la sua macchina, guarda caso lui l’aveva in officina, per non so quale problema agli ammortizzatori.” “Siamo andati in officina con un’apposita ordinanza del tribunale, e l? ci siamo accorti che il veicolo non era l? per quello che ci aveva detto, ma aveva richiesto la rettifica del contachilometri.” “Non so cosa si aspettasse con questo, ma ci ha facilitato il nostro lavoro, poich? l’officina aveva registrato il numero di chilometri prima di eseguire la manipolazione richiesta.” “Abbiamo guardato attentamente nel baule, ma non c’era la minima traccia, nemmeno un capello, ma dovevamo provarci.” “Quindi ci siamo concentrati sul luogo che ci ha indicato lei, per la velocit?, la direzione, e la distanza, e abbiamo setacciato l’area nelle ultime ore, finch? non abbiamo trovato il corpo.” “Wow, siete proprio bravi.”ho commentato con stupore. “Facciamo solo il nostro lavoro, ma ora abbiamo un problema”. “Un problema?”ho chiesto sorpreso poich? mi avevano detto che avevano gi? catturato il colpevole e che avevano recuperato il corpo. “Si, dobbiamo dimostrare che ? stato lui e non qualcun altro a gettarlo nel lago” “E il DNA, di cui si sente parlare tante volte in televisione?” “Niente DNA, o perlomeno non ne abbiamo trovato. A casa sua non ce n’? traccia, e nemmeno nel veicolo, e le uniche cose che abbiamo sono il corpo e il coltello, che gi? sapevo quando le ho mostrato le prove del caso, ma non ci sono n? impronte n? DNA dell’aggressore.” “E cosa vuole che faccia io?”chiesi perplesso. “Abbiamo bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa che ci aiuti ad incastrarlo, altrimenti, in meno di 24 ore dovremo rilasciarlo, nonostante abbiamo ritrovato il corpo.” “Allora lei mi crede? Crede che sia stato lui?” “Si, le credo. Non so come abbia fatto, ma le credo. La sua testimonianza non regge. Ci ha mentito da quando l’abbiamo arrestato, e nessuno ? in grado di confermare il suo alibi, non ha un alibi, ma non possiamo nemmeno collocarlo li.” “Forse si” dissi dopo aver ricordato brevemente il sogno. “Come?” “Ricorda che le ho raccontato che aveva portato il corpo attraverso il cancello di un parco?” “Gi?, quindi?” “Beh, la macchina era parcheggiata l?, qualcuno deve averla vista, e cos? pu? collocarlo nelle vicinanze.” Il poliziotto, senza dire nulla, ? uscito dalla stanza e ha cominciato a gridare, proprio come aveva fatto poche ore prima. Dopo un’ora o gi? di l? ? tornato e ha detto con un gran sorriso: “Ce l’abbiamo” “Qualcuno ha visto il veicolo parcheggiato?” “Meglio, c’? una gioielleria nelle vicinanze, e hanno una telecamera che riprende dalla vetrina, e la sa una cosa? Lo si pu? vedere rimuovere il corpo, o meglio la borsa, e depositarla nella sua auto.” “Wow, che fortuna ? stata quella videocamera”. “Si, e questo ? sufficiente per incastrarlo, poich? ci sono prove per incriminarlo per il delitto.” Questo ? stato il mio primo contributo per la risoluzione di un caso, il primo di tanti di cui non ricordo pi? il numero. Quello che non ho avuto l’opportunit? di spiegare in questa occasione o in quelle successive in cui ho fatto quel tipo di sogno ? quello che ho visto dopo. No so perch? quella parte non interessasse, ? come se la polizia volesse solo sapere cosa fosse successo al corpo, o dove fosse la persona rapita, ma niente del resto che ho visto. Ma per me quella ? stata la cosa pi? gratificante, se cos? si pu? dire, sapere che qualunque siano le circostanze dell’ultimo momento di vita, si continua a vivere, o almeno ? quello che avevo sperimentato. Una vita fuori dal corpo, ma non come quando sogniamo e pensiamo di volare, bens? qualcosa che alcuni chiamano scissione o fuoriuscita di una parte di noi. Questa era un’altra cosa, ? come se la persona fosse davvero viva, perch? pensava e sentiva, vedeva e ascoltava, ma senza un corpo. Non so perch?, ma quello che ho capito essere la cosa pi? importante, nessuno mi ha prestato attenzione quando ho provato a raccontarla, sostenendo che la mia missione, se cos? si pu? chiamarla, o la mia collaborazione terminava nel momento in cui avevo dato risposta alla loro richiesta, e cio? di scoprire chi era stato, o dove si trovava la persona rapita o il corpo della vittima. A dir la verit?, dopo un po di tempo passato a collaborare con diverse autorit?, non c’era pi? molto che mi sorprendesse, cambiavano solo nomi e cognomi delle persone coinvolte, e forse anche i metodi, ma la motivazione, per cos? dire, non cambiava. Da l? ho imparato che non siamo poi cos? diversi dagli animali, nonostante quello che possiamo pensare, e che i nostri istinti regolano la maggior parte del nostro comportamento, soprattutto ci? che viene considerato deviante. E soprattutto quel male invisibile di cui nessuno parla o di cui nessuno vuole parlare,la salute mentale e le sue malattie. Non conosco i dati, n? le percentuali, ma la maggior parte, se non tutti, di quelli che sono stati coinvolti in questi atti, non saprei come definirli, ma non stanno molto bene. Non so cosa fosse avvenuto per prima, se quegli atti contro natura o il problema della salute mentale, ma quello che mi era chiaro ? che non erano tanto normali, e questo era evidente dal fatto che, ad esempio, quando venivano catturati e cercavano di…non so come dirlo, giustificare le proprie azioni con scuse senza alcun senso. Come giustificheresti un rapimento o un omicidio? Personalmente ritengo che atti come questo non abbiano giustificazioni, per quanto l’altra persona abbia fatto qualcosa o cercato di fare qualcosa prima. Suppongo che non tutti vedano le norme della societ? allo stesso modo, ma esistono proprio per proteggerci gli uni dagli altri, per evitare problemi di convivenza, ed ? qualcosa che tutti impariamo fin dall’infanzia. Sarebbe inutile acquistare un veicolo se quando qualcuno vuole viene a prenderselo perch? gli piace, o ad esempio, chi andrebbe a lavorare se poi il datore di lavoro pu? decidere di non pagare perch? quel giorno ha deciso cos?? Le leggi e i regolamenti servono a qualcosa e la polizia per farle rispettare. A dire il vero, in pi? di un occasione ho avuto problemi con la polizia, non perch? abbia fatto qualcosa di sbagliato, ma perch? sapevo troppo e chiaramente, hanno pensato che potessi essere l’artefice, il complice o almeno la testa pensante di quell’atto di cui era stata avvisata la polizia, affinch?, per quanto possibile, facessero il loro dovere per impedirlo, perch? s?, potrei dire di aver avuto due tipi di esperienze, beh, erano le stesse e con lo stesso contenuto, solo che una accadde prima di quell’ atto e l’altra dopo. Nella prima ? stato difficile farmi ascoltare dalla polizia, non perch? non volessero proteggere i cittadini, ma perch? dicevano che fin quando l’atto non era stato compiuto , non rappresentava un crimine, quindi non era loro responsabilit?. Per me questi erano solo cavilli legali che non facevano altro che mettere in pericolo una persona, la cui sofferenza avrebbe potuto essere evitata. Ma dopo aver insistito tanto e, quanto avevo predetto era accaduto in pi? occasioni, il commissario ha organizzato una piccola trappola, beh se cosi si pu? chiamare, ma era una soluzione intermedia tra il darmi ascolto e il non far nulla. Legalmente, fino a quando il crimine non ? stato commesso non possono intervenire, ma quello che hanno fatto ? stato aprire una specie di file con tutte le informazioni che fornivo, l’hanno studiato a fondo per conoscere le persone coinvolte e i luoghi degli eventi, e, una volta controllato tutto hanno attuato poi una sorta di sorveglianza preventiva sia della vittima che dell’aggressore, o meglio la futura vittima e il futuro aggressore, e ovviamente ha funzionato, in pi? di un’occasione hanno arrestato il… futuro criminale quando stava per commettere il crimine, o anche nel momento stesso in cui l’ha commesso, quando ad esempio si trattava di un rapimento. Bene, poi toccava al capo della polizia giustificare in tribunale quello che stavano facendo in quella zona proprio nel momento in cui c’era bisogno di loro. E in quella situazione se l’? sempre cavata sostenendo di aver ricevuto una chiamata anonima che li avvisava. In realt? non c’era stata nessuna telefonata, tanto meno anonima, ma capisco che questo serviva ad evitare di dover dare maggiori spiegazioni a riguardo. Ebbene, ho detto di aver avuto due tipi di esperienze con la polizia, prima e dopo. La differenza tra le due ? che la prima ? venuta a me senza cercarla, per cos? dire, cio? non so esattamente come funzioni, ma ? come se la vittima avesse gridato e io fossi riuscito a sentirla, ma questo prima che succedesse davvero. Nonostante mi sia rivolto a molti “specialisti”, ognuno mi ha dato una versione differente, sostenendo che in qualche modo avevo una connessione con quelle persone o che il grido mi era arrivato da una parte inconscia connessa con non so quale piano…beh, comunque sia, sembra che questa persona mi stesse cercando per aiutarla dal futuro e con il mio intervento sono riuscito ad evitare quella sofferenza. L’altro tipo ? quando la polizia mi contattava chiedendomi di partecipare ad una determinata indagine. Cos? mi mostravano tutte le prove che avevano, mi raccontavano di tutte le congetture e le linee di indagine che avevano seguito e io, senza sapere come, quella stessa notte o nelle notti successive, sognavo il caso. All’inizio pensavo fossi stato suggestionato da tutti quei dati, ma non so perch? ha funzionato, cio? quello che stavo vivendo allora era correlato al caso, quindi potevo andare il giorno dopo a fornire nuove informazioni che erano cos? preziose che riuscivano a chiuderlo catturando il colpevole. A dire il vero non facevo altro che sognare, a volte ad occhi aperti altre volte a letto. Anche se personalmente preferivo la seconda, poich? la prima ha comportato in alcune occasioni ad espormi a cadute e infortuni. Ovviamente, da quando mi ? stata diagnosticata l’epilessia non ho pi? guidato, perch? non so cosa potrebbe succedere se mi mettessi al volante e avessi una di quelle crisi di assenza, come la chiamano, o peggio, un attacco. Per evitare di danneggiare qualcuno, ho dovuto rassegnarmi a utilizzare i mezzi pubblici per i miei spostamenti, una situazione che non poteva arrecarmi peggior disagio di quello di partire circa mezz’ora prima per poter prendere l’autobus in orario. Ma c’? da dire che la polizia ? stata sempre, non so, sospettosa riguardo alle mie capacit?, se cosi si pu? dire, in effetti, in pi? di un’occasione ho dovuto dare dimostrazioni quando ? arrivata una visita da un’altra stazione di polizia che chiedevano la cooperazione nelle indagini per risolvere un caso che non erano riusciti a chiudere. Comunque sia, ho sempre cercato di collaborare in tutto ci? che mi ? stato richiesto, poich? ritengo che ci? che possiedo non ? qualcosa per me, ma se pu? portare beneficio agli altri ben venga. Lo so perch? all’inizio me ne accusavano quelli che si dedicano a vivere il dolore degli altri, dicendo che erano capaci di connettersi con le vittime per ricevere questo o quel messaggio per i loro parenti, e quasi sempre erano parole di consolazione, dicendo che erano in pace e che la sofferenza era finita. Capisco che fossero parole di grande valore per i membri delle famiglie angosciate, ma erano di scarsa utilit? per la polizia quando si trattava di determinare dove fosse il corpo. Ma non sar? io a giudicare quello che fanno gli altri e perch? lo fanno. So solo che ho cercato di esser molto trasparente con le autorit?, quello che ho ricevuto ho riferito loro, che gli piacesse o no, naturalmente sempre con l’intenzione di aiutare in qualunque modo possibile, anche se non sempre la vedevano cos?. Ricordo una volta quando ho affermato che non c’era nessun crimine, si trattava di un adolescente che aveva chiamato i suoi genitori chiedendo un riscatto e mi hanno chiesto di rintracciarla prima che pagassero, perch? a volte dopo il pagamento cerca di cancellare le tracce del suo crimine, e a volte addirittura di uccidere la persona per la quale aveva appena chiesto il riscatto. Questo era uno di quei sogni richiesti, per cui mi avevano dato quante pi? informazioni possibili sul caso, numeri di telefono nomi e persino le verifiche che avevano fatto negli immediati dintorni per vedere se qualcuno fosse coinvolto. Nonostante ci?, non riuscivo a captare nulla, ed era la prima volta che mi capitava, e cosi pass? una settimana, e ogni giorno mi recavo alla stazione per informarli della mia mancata connessione, e mi chiedevano se c’era qualcosa di nuovo o no, dopodich? ho passato ore a rivedere quella documentazione alla ricerca di una connessione con la vittima, ma niente, i giorni passavano e io non avevo niente, cos? un giorno sono andato al commissariato e con tono deciso ho detto al commissario: “Non c’? nessun rapimento.” “Cosa dice?” “Si, non ho visto niente, non vedo la vittima, ed ? la prima volta che mi succede. Non credo che sia stata rapita. “Ma di cosa sta parlando? Ha perso la testa?” “No, sono sicurissimo di quello che sto dicendo. Se il rapimento fosse avvenuto avrei captato qualcosa, una connessione. “Lei e le sue cose…? sicuro che quello che dice di avere funzioni ancora?” “Ho riflettuto per un momento, chiedendomi se potesse esserci qualcosa di sbagliato in me che mi avrebbe impedito di continuare ad usare i miei poteri, ma non ricordavo di aver fatto qualcosa di diverso da quello che facevo di solito, non un cibo strano o altro, e non avevo avuto alcun sintomo ad indicarmi che potevo essere malato, il quale avrebbe giustificato la mancata connessione. Quindi dopo averci pensato ho affermato: “Non sono io, ? la vittima, non comunica, quindi non credo sia un rapimento.” Quel giorno ? stato uno dei tanti in cui il capo della polizia mi ha buttato fuori con dichiarazioni sconvenienti, sembrava aver dimenticato tutte le volte che avevo collaborato e che le mie informazioni erano state utili, ma ora sembrava turbato perch? non riusciva a risolvere un singolo caso. Beh, con la coscienza a posto sono andato a casa mia e vi sono rimasto qualche giorno, finch? il capo della polizia non ha bussato alla mia porta. Questo mi ha sorpreso, perch? normalmente mi chiamava alla stazione di polizia quando voleva dirmi qualcosa, ma beh, era l?, e non conoscevo il motivo della sua visita. “Buongiorno capo, vuole entrare?” “No, ? una visita veloce, aveva ragione.” “Riguardo a cosa?”ho chiesto, senza sapere a cosa si riferiva. “La ragazza, l’adolescente che avevano rapita, quella che non comunicava con lei, aveva simulato il suo rapimento, beh, non c’? mai stato un rapimento, ? fuggita con il suo ragazzo a Las Vegas e quando i soldi sono finiti hanno pensato di far credere che era stata rapita, in modo che i genitori avessero potuto inviare denaro con cui continuare a giocare. E no, non mi dica che me l’aveva gi? detto.” “Niente affatto, sono contento che il caso sia stato risolto.” “Si, giusto.”disse mentre andava via salutandomi con la mano. Non so quante volte sia stato d’accordo con me e abbia ammesso che le mie capacit? erano buone, ma quella ? stata la prima, ed ? per questo che non lo dimenticher?. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=64263037&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.