Ïðèõîäèò íî÷íàÿ ìãëà,  ß âèæó òåáÿ âî ñíå.  Îáíÿòü ÿ õî÷ó òåáÿ  Ïîêðåï÷å ïðèæàòü ê ñåáå.  Îêóòàëà âñ¸ âîêðóã - çèìà  È êðóæèòñÿ ñíåã.  Ìîðîç - êàê õóäîæíèê,   íî÷ü, ðèñóåò óçîð íà ñòåêëå...  Åäâà îòñòóïàåò òüìà  Â ðàññâåòå õîëîäíîãî äíÿ, Èñ÷åçíåò òâîé ñèëóýò,  Íî, ãðååò ëþáîâü òâîÿ...

Il Morbo Di Parkinson In Tempi Di Pandemia

il-morbo-di-parkinson-in-tempi-di-pandemia
Àâòîð:
Òèï:Êíèãà
Öåíà:409.05 ðóá.
Ïðîñìîòðû: 123
Ñêà÷àòü îçíàêîìèòåëüíûé ôðàãìåíò
ÊÓÏÈÒÜ È ÑÊÀ×ÀÒÜ ÇÀ: 409.05 ðóá. ×ÒÎ ÊÀ×ÀÒÜ è ÊÀÊ ×ÈÒÀÒÜ
Il Morbo Di Parkinson In Tempi Di Pandemia Juan Mois?s De La Serna Il Morbo di Parkinson ? stato ampiamente studiato. Tuttavia, si fanno quotidianamente progressi in termini di diagnosi e trattamento, da qui l'importanza di essere informati, sia per il personale sanitario che per i pazienti e le loro famiglie. Di seguito, viene presentato un testo accessibile in cui gli aspetti pi? rilevanti di questa malattia sono trattati da una prospettiva aggiornata, tanto da affrontare anche l'attuale pandemia e le sue implicazioni in questa malattia. Il testo include la testimonianza eccezionale della dottoressa M? Esther G?mez Rubio, psicologa clinica e neuropsicologa, specialista di area al National Hospital for Paraplegics (SESCAM) che condivide la sua esperienza diretta con il Morbo di Parkinson. Inoltre, comprende anche il prezioso contributo del dottor Marcos Altable P?rez, neurologo e fondatore di Neuroceuta a Ceuta che commenta i sintomi non motori e gli aspetti neuropsichiatrici del Parkinson, nonch? le sue implicazioni in questa pandemia. Il Morbo di Parkinson in tempi di Pandemia Juan Mois?s de la Serna M? Esther G?mez Rubio Marcos Altable P?rez Traduzione italiana Valeria Bragante Tektime Editore 2020 “Il Morbo di Parkinson in tempi di Pandemia” Scritto da Juan Mois?s de la Serna; M? Esther G?mez Rubio e Marcos Altable P?rez 1a edizione: luglio 2020 © Juan Mois?s de la Serna, 2020 © Tektime Edizioni, 2020 Tutti i diritti riservati Distribuito da Tektime https://www.traduzionelibri.it Riferimento: De la Serna, JM; G?mez Rubio, ME e Altable P?rez, M. (2020). “Il Morbo di Parkinson in tempi di Pandemia” Montefranco, Italia.Tektime Editore Dichiarazione: Gli autori concordano con i contenuti inclusi nel manoscritto, affermando che non vi sono conflitti di interesse. Avviso legale Non ? consentita la riproduzione totale o parziale di questo libro, la sua incorporazione in un sistema informatico, n? la sua trasmissione in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, tramite fotocopia, registrazione o altri metodi, senza previa autorizzazione scritta dell’editore. L’infrazione dei suddetti diritti pu? costituire un reato contro la propriet? intellettuale (art. 270 e successivi del Codice penale). Se si ha necessit? di fotocopiare o scansionare qualsiasi parte di questa opera, rivolgersi a CEDRO (Centro Spagnolo per i Diritti di Riproduzione). Contattabile attraverso il web al sito www.conlicencia.com o telefonicamente al 91 702 19 70 / 93 272 04 47. Prologo Il Morbo di Parkinson ? stato ampiamente studiato. Tuttavia, si fanno quotidianamente progressi in termini di diagnosi e cura, da qui l’importanza di essere informati, sia per il personale sanitario che per i pazienti e le loro famiglie. Successivamente, viene presentato un testo accessibile a tutti i lettori, in cui gli aspetti pi? rilevanti di questa malattia sono trattati da una prospettiva aggiornata, tanto da affrontare anche l’attuale pandemia e le sue implicazioni in questa patologia. Il testo include la testimonianza eccezionale della dottoressa M? Esther G?mez Rubio, psicologa clinica e neuropsicologa, specialista di area del National Hospital for Paraplegics (SESCAM) che condivide la sua esperienza diretta con il Morbo di Parkinson. Inoltre, comprende anche il prezioso contributo del dottor Marcos Altable P?rez, neurologo e fondatore di Neuroceuta a Ceuta che commenta i sintomi non motori e gli aspetti neuropsichiatrici del Morbo di Parkinson, nonch? le sue implicazioni in questa pandemia. Riguardo agli Autori: Dra. M? Esther G?mez Rubio, Psicologa Specialista in Psicologia Clinica, Laureata in Filosofia e Scienze dell’Educazione (sezione Filosofia), Laurea Magistrale in Neuropsicologia Cognitiva, Laurea Magistrale in Psicopatologia e Salute, Laurea Magistrale in Modificazione del Comportamento, Specialista Facoltativo nell’area Ospedaliera Nazionale dei Paraplegici (SESCAM). Laureata in Filosofia all’UCM, Psicologa specializzata in Psicologia Clinica UNED, PIR Hospital de la Princesa (Madrid), Master in Psicopatologia e Salute UNED, Master in Modifica del comportamento UNED, Master in Neuropsicologia cognitiva UCM e FEASESCAM staff aggiunto dell’Ospedale Nazionale dei Paraplegici. https://youtu.be/CDDDsNGV0Eg (https://youtu.be/CDDDsNGV0Eg) Dr. Marcos Altable P?rez, laureato in Medicina, specialista in Neurologia, Master in Neurologia e Neurologia Pediatrica e Master in Neuropsicologia. Con molteplici pubblicazioni in varie riviste scientifiche e congressi nazionali e internazionali, giornali, pagine web, capitoli di libri, ecc., integrando la pratica clinica a Ceuta, con lo studio e l’aggiornamento continuo in Neurologia, Neuropediatria e Neuropsicologia. Dr. Juan Mois?s de la Serna, Dottore in Psicologia, Master in Neuroscienze e Biologia Comportamentale e Specialista in Ipnosi Clinica, direttore dei corsi post-laurea presso l’Universit? tecnologica TECH e presso l’Universit? Europea Miguel de Cervantes; insegnante post-laurea e direttore del TFM presso l’Universit? Internazionale di La Rioja e l’Universit? Internazionale di Valencia. Ringraziamenti Ringrazio tutte le persone che hanno condiviso le loro conoscenze specialistiche sul Morbo di Parkinson, in particolare D?. Marian Carvajal Paje e D?. Mar?a Caridad Mar?n Valero della Federazione Spagnola del Parkinson e anche la Dott.ssa Mabel Velandia Ramos Audiologa (Colombia); Dr. Horacio P?rez-S?nchez, ricercatore principale del gruppo di ricerca “Bioinformatics and High Performance Computing” (Spagna), e Dr. Cesar Rengifo, Tossicologo presso il Servizio Medico della Cooperativa de Servicios M?ltiples (Venezuela). Sommario Avviso legale (#ulink_377b268e-ac1b-559d-88b8-028e8e1ffe0b) Prologo (#ulink_787b7b6b-b04b-51d2-91cd-557c47db4c22) Riguardo agli Autori: (#ulink_4936061f-989a-53ac-b6c8-728579250da7) Ringraziamenti (#ulink_1e1b43c5-f4e9-5571-9498-02313b1be346) Capitolo 1. Introduzione al Morbo di Parkinson (#ulink_423a0ac1-2fbe-5561-b939-f8b2be97846b) Sintomi e segni del Morbo di Parkinson (#ulink_3e7ef46e-e52d-54e2-9bb7-27293cff1291) Sintomi non motori del Morbo di Parkinson (#ulink_c204dffd-1280-544b-a3cf-7eb439f12f14) Origine del Morbo di Parkinson (#ulink_739cadb6-9a1d-56bf-bf45-80403788a6c5) Diagnosi del Morbo di Parkinson Intervista sulla Federazione Spagnola di Parkinson Capitolo 2 Contestualizzare la Pandemia (#ulink_0f968260-2bf5-5b31-9ac6-b93e56a37157) La denominazione COVID-19 Sintomatologia del COVID-19 Cambiamenti nella sanit? Morbo di Parkinson e COVID-19 (#ulink_328f559b-ed05-5db4-b761-313070e7bb26) Capitolo 3. Testimonianza di una Psicologa e Neuropsicologa con il Parkinson (#ulink_92431ef3-d88a-5836-8452-2adfab4faed0) Prima del Parkinson: Prima reazione alla diagnosi: Diagnosi di Parkinson a una Neuropsicologa: Dalla negazione all’accettazione Come affrontare il Parkinson? Evoluzione della malattia nel mio caso particolare: Conclusione Capitolo 4 Emozioni di fronte al COVID-19 (#ulink_172a4cf3-a27e-55f4-971c-896bb16187e1) Depressione e Morbo di Parkinson Ansia e Morbo di Parkinson Neuropsichiatria nel Morbo di Parkinson Intervista sul Programma Contigo de la F.E.P Bibliografia (#ulink_caa3b5b4-ae30-5e6d-b57b-0d9ac7cbe952) Capitolo 1. Introduzione al Morbo di Parkinson Se guardiamo i risultati offerti da Google, sui trend di ricerca della tematica del Morbo di Parkinson, nelle sue diverse accezioni in varie parti del mondo dal 2004 al 2020, si nota che i primi Paesi pi? preoccupati al riguardo sono Porto Rico, seguito da Spagna, Paesi Bassi, Francia e Cile; al sesto posto il Portogallo, seguito da Italia, Canada e Finlandia, gli Stati Uniti occupano la tredicesima posizione dei sessantotto Paesi che compongono il risultato di Google, essendo l’ultima posizione occupata dal Vietnam. Va notato che questo non riflette il numero di casi di pazienti con questo tipo di malattia a seconda del Paese, ma piuttosto le volte in cui ? stato cercato questo termine, cio? potrebbe esserci un Paese con poca incidenza del Morbo di Parkinson, ma la popolazione ? altamente sensibilizzata, quindi ci saranno molte ricerche su Google al riguardo. O viceversa, una popolazione dove c’? un’alta incidenza del Morbo di Parkinson e, tuttavia, c’? poca consapevolezza di questo problema, e quasi nessuna ricerca su di esso. Va notato che tra le prime quindici posizioni nei Paesi che cercano questo termine, nove provengono dal continente europeo. Si segnala inoltre che a livello globale si ? registrato negli anni un calo dell’uso di tale termine, attestandosi nel 2009 al di sotto del 25% delle ricerche effettuate nel 2004, situazione che ? rimasta immutata fino al 2014 quando si ? prodotto un cambiamento di tendenza, in crescita fino ad oggi. Una pietra miliare nella ricerca di Google sul Morbo di Parkinson si ? verificata il 15 agosto 2014, quando la moglie di Robin Williams ha confermato che l’attore aveva il Parkinson, notizia che ha scioccato cos? tanto le persone che hanno effettuato delle ricerche per scoprire cosa fosse questa malattia, e da quel momento in poi ? stata osservata una leggera ripresa in questo termine di ricerca. Nonostante quanto sopra, questo non ci informa sul numero di pazienti, ma solo sull’interesse mostrato dagli utenti di Google per il Morbo di Parkinson, quindi sarebbe necessario sapere fino a che punto tale malattia ? progredita. “Sembra che il numero di casi diagnosticati di Parkinson sia aumentato negli ultimi anni. Le ragioni si trovano principalmente nell’invecchiamento della popolazione e in una maggiore precisione nelle diagnosi che vengono fatte sempre pi? precocemente e nelle persone pi? giovani, tanto che il 15% delle 10.000 diagnosi annue si verifica gi? nelle persone sotto i 45 anni di et?. Inoltre, l’aspettativa di vita ? aumentata nelle persone con questa patologia, quindi si pu? davvero essere certi che l’aspettativa di vita di questi pazienti ? simile a quella delle persone senza la malattia.” Marian Carvajal Paje, F.E.P. Prima di addentrarci nella definizione di Morbo di Parkinson, ? necessario ricordare alcune nozioni fondamentali delle basi neuronali, quindi ? importante sapere che il cervello ? suddiviso in tronco encefalico, cervelletto, diencefalo e cervello. - Il tronco encefalico ? costituito a sua volta da tre parti, il midollo allungato (dove vengono regolate funzioni come quella respiratoria, il diametro vascolare ed il battito cardiaco; oltre a singhiozzo, tosse o vomito); rigonfiamento (partecipa alla regolazione della respirazione); e mesencefalo (contiene la substantia nigra e partecipa alla regolazione dell’attivit? muscolare). - Il cervelletto ? responsabile della coordinazione motoria fine e grossolana, oltre a partecipare alla postura, all’equilibrio e al tono muscolare. - Il diencefalo ? diviso in talamo (responsabile dell’integrazione di informazioni, coscienza, apprendimento, controllo emotivo e memoria) e ipotalamo (regola comportamento ed emozioni, temperatura corporea, sete e fame, cicli circadiani e stati di coscienza, secrezione dell’ormone ipofisario e regolazione del sistema nervoso autonomo). - Il cervello, dove si sviluppano le funzioni cognitive, le decisioni consapevoli, l’apprendimento relazionale o il linguaggio, tra le molte altre cose. Occorre chiarire che esistono duetipi di comunicazione che possono verificarsi a livello neuronale: elettrica e chimica. La prima si realizza mediante impulsi elettrici che hanno origine nei dendriti e nel soma e sono condotti attraverso l’assone ai pulsanti terminali depolarizzando la membrana neuronale; mentre la comunicazione chimica ? realizzata da sostanze chiamate neurormoni che agiscono da mediatori nella trasmissione di informazioni ad altri neuroni e cellule del corpo. Il processo inizia all’interno del neurone, che trasmette le informazioni attraverso depolarizzazioni propagate, generatori di potenziali d’azione, con potenziali modificazioni nei canali del calcio e del potassio, fino a raggiungere la fessura sinaptica, dove vengono rilasciate le vescicole contenenti neurormoni (primo messaggero chimico o neurotrasmettitore), che attraverseranno lo spazio interneuronale fino a raggiungere i recettori del neurone bersaglio, che pu? influenzare la superficie della membrana cellulare (ormoni proteici, peptidi e catecolamine) o all’interno della cellula, nel citoplasma o nucleo (ormoni steroidei e tiroidei). I neurotrasmettitori possono essere classificati in gruppi amminici (noradrenalina, epinefrina, dopamina, 5HT); amminoacidi (glutammato, GABA); purine (ATP, adenosina); gas (ossido nitrico); peptidi (endorfine, tachichinine); e acetilcolina. Nello specifico, la dopamina ha una funzione inibitoria, partecipando allo stato di allerta, ? anche solitamente associata al raggiungimento del piacere e del desiderio sessuale, attivando il sistema nervoso simpatico, necessario per un nuovo apprendimento, basato sul desiderio di ottenere rinforzo. Generato nel Locus Niger, nella parte ventrale del tegmento mesencefalo, raggiunge il nucleo accumbens, l’amigdala, l’area settale laterale, il nucleo olfattivo anteriore, il tubercolo olfattivo e la neocorteccia. “Il Morbo di Parkinson ? una malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale, producendo una progressiva degenerazione dei neuroni situati nella substantia nigra e responsabili della produzione di dopamina. La dopamina ? la sostanza fondamentale per il corretto svolgimento del movimento corporeo.” Marian Carvajal Paje, F.E.P. Alti livelli di dopamina migliorano la motivazione, il buon umore e il desiderio sessuale. La sua inibizione, d’altra parte, produce demotivazione, indecisione, scarsa libido e persino depressione. Pertanto, il Morbo di Parkinson produrr? una serie di cambiamenti a livello neuronale, come dimostrato in un’indagine condotta dall’Universit? di Modena in collaborazione con l’Universit? di Reggio Emilia (Italia)[1]. Lo studio ha coinvolto 40 persone, 24 pazienti con Morbo di Parkinson diagnosticato da 5 anni, con un’et? media di 60 anni e 15 persone della stessa et? senza la malattia. Tutti sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica funzionale in cui il cervello ? stato scansionato per cercare differenze morfologiche significative nel cervello dei pazienti con Morbo di Parkinson rispetto ai soggetti di controllo. Gli autori hanno riscontrato differenze in termini di volume della materia grigia del cervello, particolarmente ridotta nei pazienti con Morbo di Parkinson, nella corteccia parietale destra e nella struttura interna del cervello, nel putamen, responsabile della via motoria e responsabile dell’esecuzione dei movimenti appresi. Due anni dopo, lo stesso studio ? stato condotto con gli stessi partecipanti per vedere come era cambiato il loro cervello, portando ora l’et? media a 62 anni, riscontrando anche differenze significative nel nucleo pediluviano e nel nucleo pedunculopontino e nella regione motoria del mesencefalo. Secondo gli autori, ? importante scoprire come l’avanzata del Morbo di Parkinson stia interessando nuove aree poich? ci permette anche di sapere come trattarlo. Va notato, come si vedr? in seguito, che l’incidenza del Morbo di Parkinson sar? associata in un’alta percentuale all’incidenza dei disturbi dell’umore. “I disturbi dell’umore di solito si verificano come conseguenza di disturbi cerebrali che colpiscono i gangli basali, i lobi frontali e alcune sostanze chimiche del cervello come la dopamina, la serotonina e la noradrenalina.” Mar?a Caridad Mar?n, FEP Sintomi e segni del Morbo di Parkinson ? importante sapere che in ambito clinico si fa una distinzione tra sintomi e segni, quando si descrive cosa accade in caso di patologia della persona: - Si parla di segni per riferirsi ad un dato oggettivo che il medico raccoglie direttamente, sullo stato di salute dell’individuo, come, ad esempio, un ridotto numero di leucociti nel sangue, a seguito di un’analisi; alterazione delle onde P secondo l’elettrocardiogramma; oppure la presenza di placche “senili” e neurofibrille evidenziate da una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata). Quindi i segni sono una prova indiretta che deve essere interpretata dal medico sui diversi indici che l’organismo mostra. - I sintomi, invece, sono l’espressione soggettiva di un paziente su un malfunzionamento del suo corpo. Sarebbero equivalenti alle lamentele o ai disturbi manifestati dal paziente a causa della sua malattia; cos? come l’intensit? percepita del disagio o del dolore, e di solito ? la prima cosa che un medico valuta quando entriamo nell’ambulatorio e ci chiede: «Cosa c’? che non va? Cosa la porta qui da me?» Una volta raccolte le impressioni, il medico di solito approfondisce questi sintomi, con domande del tipo «Da quanto tempo ha questi sintomi? Definirebbe questi disturbi come dolorosi o invalidanti?» Nel completare la diagnosi, per stabilire se la persona soffre di un quadro clinico, ? determinante il valore dei segni, rispetto ai sintomi, che vengono presi in considerazione come indizi da esplorare, privi di valore diagnostico di per s?. ? inoltre necessario fare una nuova distinzione tra sintomi positivi e negativi, non si tratta di valutarli come “buoni” o “cattivi”, poich? ognuno di essi ? indicativo del fatto che c’? un problema di salute e quindi sono tutti valutati come “cattivi” in quanto negativi per il normale sviluppo della vita della persona: Il sintomo positivo ? definito come quello che ? presente quando non ci si aspetta che compaia in una persona sana della stessa et?, ad esempio, nel Morbo di Parkinson, un sintomo positivo sarebbe la presenza di tremori, qualcosa che non compare in una persona non affetta dal Parkinson. Il sintomo negativo, invece, ? definito come l’assenza di una capacit? o abilit? che si riscontra in una persona sana della stessa et?, ad esempio, un sintomo negativo pu? essere l’assenza della parola, nel caso di una persona che ha sofferto di un disturbo cranioencefalico a seguito di una caduta e di un forte colpo alla testa, presente in una persona della sua et?. ? importante notare che la distinzione tra positivo e negativo viene sempre fatta rispetto ad altri pazienti della stessa et?, poich? ci sono sintomi che possono essere presenti o assenti in certe fasce di et? e non in altre. “La presenza di sintomi motori come tremore, lentezza dei movimenti (bradicinesia), rigidit? e instabilit? posturale possono significare che una persona soffre di questa malattia. Tuttavia, non tutti i tremori sono dovuti al Parkinson, n? tutti i sintomi possono comparire insieme. ? necessaria una precisa valutazione da parte del neurologo specialista per escludere altre possibili patologie che presentino sintomi simili. Allo stesso modo, esiste un marker emotivo che ? la presenza di un disturbo depressivo dell’umore e che si verifica prima della comparsa dei sintomi motori. In effetti, per molte persone i sintomi non motori del Parkinson (depressione, apatia, mancanza di motivazione, disturbi del sonno…) sono complessivamente pi? invalidanti dei sintomi motori sopra menzionati.” Marian Carvajal Paje, F.E.P. Anche se quando si pensa al Morbo di Parkinson, lo si fa sulla base dei suoi sintomi principali associati al movimento, ma non sono gli unici e nemmeno quelli che influenzano maggiormente la qualit? di vita del paziente. Sapendo che tra il 40 e l‘80% dei pazienti affetti da Parkinson deve affrontare anche un problema in pi?, il dolore, qualcosa che ? direttamente dannoso per la loro qualit? di vita e le relazioni sociali. Il dolore serve come avvertimento al cervello che qualcosa non va, ma quando ? cronico, a causa di traumi o malattie, diventa un grande fastidio, che influisce non solo sulle normali prestazioni ma anche sulle capacit? cognitive. Il dolore pu? cambiare l’umore, e persino “offuscare la ragione”, questo insieme ad un fenomeno denominato sensibilizzazione, in modo che chi soffre di dolore cronico, lo sperimenta molto pi? intensamente ogni giorno, “sopportando” sempre meno la sua presenza. Quindi, oltre all’intervento nel Morbo di Parkinson, questi pazienti dovrebbero ricevere cure tempestive per combattere questo dolore costante; ma pu? essere migliorato il trattamento del dolore nel Parkinson? ? proprio quanto ha annunciato l’azienda Mundipharma International in un [2] comunicato stampa secondo il quale l’azienda farmaceutica ha completato con successo la prima rigorosa ricerca sul trattamento del dolore nei pazienti con morbo di Parkinson analizzando gli effetti del trattamento ossicodone-naloxone. (OXN PR). Tra le caratteristiche dello studio, emerge che ? stato condotto utilizzando un gruppo di controllo a cui ? stato somministrato un placebo, nonch? un disegno in doppio cieco, dove n? il paziente n? gli infermieri che hanno somministrato la sostanza sapevano se si trattasse del farmaco o del placebo. Valutato mediante autovalutazione utilizzando una scala di valutazione del dolore, misurata in momenti diversi, fino a quattro mesi dopo la somministrazione. I risultati mostrano differenze significative tra i due gruppi, quelli che hanno ricevuto farmaci rispetto a quelli che hanno ricevuto il placebo, durante i primi tre mesi, perdendo efficacia sei mesi dopo l’inizio del trattamento. Tra gli effetti collaterali indesiderati del trattamento, nausea e costipazione sono state osservate nel 17% dei pazienti. Il comunicato stampa non riporta il numero di partecipanti, il loro sesso o le fasi della malattia in cui si trovavano. Uno dei limiti dello studio ? proprio il metodo di raccolta dei dati tramite auto-report, poich? ora possono essere utilizzati altri metodi pi? affidabili. Nonostante ci?, ? un’ottima notizia poich? ? il risultato di una ricerca rigorosa che offre un’alternativa ai pazienti con Morbo di Parkinson, aumentando cos? la loro qualit? di vita, riducendo il dolore che provano, oltre a dover soffrire a causa degli altri sintomi della malattia. Nonostante quanto sopra, si deve tenere conto che ? necessario effettuare ulteriori ricerche per verificare che l’efficacia di questo trattamento del dolore non interferisca con quello utilizzato nel Parkinson, come ? gi? successo in altre occasioni, rispetto a quando viene provato trattando due problemi contemporaneamente, a volte gli effetti positivi dei farmaci si annullano a vicenda, rendendo l’intervento meno efficace. Sarebbe quindi conveniente corroborare i dati precedenti con diversi tipi di farmaci e in diverse fasi della malattia per verificare in quali condizioni l’intervento del dolore attraverso questa metodica ? pi? efficace, cercando nuove alternative per quei pazienti che non rispondono adeguatamente a questo trattamento, sia perch? in fase avanzata, sia perch? presentano altre patologie associate al morbo di Parkinson. Ma tornando ai sintomi pi? evidenti del Parkinson, non tutti i problemi motori possono essere attribuiti a questa malattia, poich? sono presenti anche in altre patologie, da qui l’importanza di conoscerli e stabilire la diagnosi tempestiva differenziale. Nonostante quello che si pu? pensare, sia i professionisti che le persone estranee alle scienze della salute hanno una certa conoscenza delle patologie e psicopatologie pi? frequenti, ma c’? anche tutta una serie di malattie, disturbi e sindromi che sono ancora sconosciute a causa del loro basso livello di incidenza o perch? non ricevono abbastanza attenzione dai media. Ecco perch? esistono manuali di riferimento come il Vademecum nel caso dei medici e manuali diagnostici, come l’ICD-10 o il [3] DSM-V [4] nel caso degli psicologi e psichiatri. Questi vengono solitamente utilizzati quando un caso non ? del tutto chiaro, quando si presentano sintomi che non appartengono al quadro clinico che si ha o perch? non ? possibile stabilire una diagnosi conforme a tutti i sintomi osservati. Ma ci sono cos? tante classificazioni in categorie e sottocategorie, su sintomi e sindromi, disturbi e malattie, che ? necessaria una certa specializzazione per poter fornire un’assistenza migliore. Pertanto, i professionisti si specializzano per et?, ad esempio, nei disturbi dello sviluppo nell’infanzia, o per gruppi di malattie che presentano alcuni elementi in comune, come le malattie neurodegenerative. Nonostante quanto sopra, gli operatori sanitari dovrebbero aggiornarsi periodicamente per conoscere “nuove patologie” o quelle che hanno cambiato la loro incidenza nella popolazione e sono ora pi? comuni, o che si verificano in concomitanza con altre malattie o disturbi; ma esiste una relazione tra la Sindrome di Pisa e il Morbo di Parkinson? ? proprio quello che cercano di accertare l’Ospedale “Moriggia-Pelascini”, l’Istituto di Scienze di Pavia, l’Istituto di Scienze di Montescano (Italia) e l’Universit? di Tel-Aviv (Israele) [5]. La Sindrome di Pisa ? definita come una torsione sostenuta del tronco di almeno dieci gradi, che pu? essere osservata sia da seduti che in posizione eretta, ma scompare non appena la persona si corica. Nello studio, a settantaquattro pazienti con diagnosi di Morbo di Parkinson sono state effettuate misurazioni EMG (ElectroMyographic) per verificare il livello di deviazione della persona; per questo sono state eseguite in diverse posture, anche in posizione supina. Sono stati valutati tre momenti diversi, a riposo, contratti verso la posizione naturale dei muscoli e contratti dal lato opposto a quello naturale. ? stato osservato che il 78% dei pazienti mostrava differenze significative in termini di deviazione muscolare, in particolare il muscolo obliquo esterno dell’addome, che era quello che forniva il maggior numero di informazioni tra tutti quelli valutati. Va tenuto presente che, come riportato dagli autori, si tratta di un primo approccio per determinare un metodo valido per rilevare la presenza della Sindrome di Pisa nei pazienti con Morbo di Parkinson, quindi sono necessarie nuove ricerche a questo proposito al fine di stabilire una procedura diagnostica pi? efficace. Lo studio non riporta le caratteristiche sociodemografiche dei malati di Parkinson, n? la loro et?, n? il loro sesso … aspetti fondamentali se i risultati devono essere estrapolati ad altre popolazioni. Nonostante quanto sopra, l’uso dell’elettromiografia, una tecnica molto semplice e diffusa nella pratica medica, rende pi? facile ed efficace la diagnosi della Sindrome di Pisa, soprattutto se la valutazione viene eseguita sul muscolo obliquo esterno dell’addome. Va tenuto presente che, come in ogni altro caso, soffrire di due patologie contemporaneamente, in questo caso il Morbo di Parkinson e la Sindrome di Pisa peggiora la prognosi clinica della persona, rendendo difficile la guarigione. Inoltre, la sotto diagnosi della Sindrome di Pisa serve solo a nascondere i sintomi che saranno presenti, interferendo con la qualit? di vita del paziente affetto da Parkinson, purch? non riceva il trattamento appropriato. A tal proposito ? ancora da capire come si debba trattare la Sindrome di Pisa e se questo trattamento comporter? qualche tipo di controindicazione rispetto a quello ricevuto per il Morbo di Parkinson. Allo stesso modo, e all’interno dei problemi di movimento che inizialmente potrebbero essere attribuiti al Morbo di Parkinson, ma che richiedono una diagnosi differenziale, va fatta una distinzione rispetto alla distonia neurocircolatoria, che pu? essere definita come la modifica del corretto “uso” dei muscoli da parte del corpo. Un esempio di questa modifica ? quando abbiamo eseguito degli esercizi ginnici senza il riscaldamento preliminare appropriato, che possono provocare dei crampi nelle ore successive all’attivit? fisica. Allo stesso modo, l’esercizio eccessivo di un gruppo di muscoli pu? renderli temporaneamente “flosci” e flaccidi, recuperando il loro “tono” muscolare dopo poche ore. Tenendo conto che i muscoli distribuiti in tutto il corpo permettono alla persona di eseguire movimenti grazie alla loro capacit? di contrarre e rilassare i tessuti che li compongono. Tutto questo “guidato” dal sistema nervoso centrale, che impartisce gli ordini che consentono di eseguire i movimenti in modo coordinato. Basti pensare a tutti i gruppi muscolari coinvolti nella deambulazione e che senza un “piano” prestabilito sarebbe difficile, se non addirittura impossibile, riuscire a deambulare “armoniosamente”. Tornando alla distonia, quando ? cronica, si chiama sindrome distonica, dove la tonalit? dei muscoli ? alterata, totalmente o parzialmente, solitamente associata a cause genetiche o a un trauma cranico, che pu? essere espresso con perdita di forza nei muscoli, crampi, spasmi involontari, tremori e incoordinazione dei movimenti, accompagnati in alcuni casi da dolore. Oltre ai segni, tra i sintomi ci sono irrequietezza nei movimenti, tentativo di nascondere mani e piedi, frequenti schiarimenti della gola, dovuti al cambio di tono della voce, tutti fattori che porteranno ad esaurimento fisico e psicologico, difficolt? di concentrazione, disturbi dell’umore dovuti ad una sensazione di mancanza di controllo del proprio corpo, problemi digestivi e disturbi del sonno, che in alcuni casi portano alla depressione. Sintomi simili a quelli manifestati dai pazienti, con sindrome di Tourette denominata anche dei tic cronici, dove sono presenti anche segni motori involontari espressi sotto forma di tic, che ricorrenti cronicamente interferiranno con il normale sviluppo della vita sociale, poich? solitamente sono associati alla coprolalia, che ? l’espressione di parole oscene e socialmente inappropriate, causate dalla mancanza di controllo. Come possiamo vedere, un’alterazione del tono muscolare sar? anche un’indicazione che qualcosa non sta andando bene nel nostro corpo, sia a livello neurologico che midollare, normalmente correlato al sistema nervoso. Cos?, quando questo controllo sui movimenti ? “compromesso” da qualche malattia neurologica, pu? produrre patologia come il Parkinson o la Corea di Huntington, nota anche come Ballo di San Vito. Per quanto riguarda i problemi di controllo muscolare, sebbene possano essere utilizzate molte classificazioni di tremori, in base ai muscoli interessati o alla funzione coinvolta, in questo libro li distingueremo tra tremori a riposo e tremori da azione. I primi si riferiscono ai muscoli in stato di rilassamento, cio? mentre la persona rimane ferma, in piedi o seduta, senza fare nulla, e nonostante questo il paziente soffre di tremori; mentre i tremori di azione, d’altra parte, sono quelli che compaiono solo quando un’azione sta per essere eseguita, sia che si tratti di prendere un oggetto o di camminare. Lo svantaggio di soffrire di quest’ultimo tipo di tremore ? che ostacola l’azione intrapresa, ad esempio, quando si vuole portare il cibo dal piatto alla bocca, avere tremori di azione alla mano o all’avambraccio significa che il cibo viene rovesciato a causa di tali tremori. Va ricordato che quando si esegue un’azione, ad esempio quando si flette il braccio, ci sono muscoli che si contraggono, cio? quando subiscono il tremore durante l’azione, e muscoli che rimangono rilassati, che di solito non soffrono di tremore, ma come sono correlati i tremori nel Morbo di Parkinson? Questo ? esattamente ci? che si ? cercato di scoprire con una ricerca condotta dalla Parkinson’s Clinic di East Toronto e dal Centre for Movement Disorders (Canada) [6]. Lo studio ha incluso 100 pazienti con diagnosi di Morbo di Parkinson, di et? compresa tra 43 e 99 anni, nei quali ? stata osservata la lateralit? dei tremori, sia di riposo che di azione, studiando solo i tremori delle estremit? superiori, valutati utilizzando la Unified P.D. Rating Scale [7]. I risultati indicano una relazione inversa tra l’intensit? del tremore a riposo e il tremore d’azione, una relazione che viene mantenuta solo sullo stesso lato del corpo. Pertanto, la presenza di tremore moderato a riposo in un arto significa che, su quel lato del corpo, c’? una probabilit? significativamente inferiore di subire un tremore d’azione. Tremori dei muscoli che inizialmente appariranno al centro del corpo, ma che possono diffondersi anche all’altra met?, tenendo conto che, sebbene la caratteristica pi? eclatante sia proprio questo tremore, il Morbo di Parkinson presenta anche sintomi come la rigidit? e instabilit? posturale e lentezza nei movimenti. Come ? stato affermato finora, il Morbo di Parkinson ? una patologia neurodegenerativa associata al controllo muscolare, quindi i suoi effetti peggioreranno con l’et?. A questo vanno aggiunti i problemi del passare del tempo, con la progressiva diminuzione dell’autonomia personale. Questo aspetto ? una delle maggiori preoccupazioni per i pazienti affetti dal Parkinson, sapendo che ? una questione di tempo prima che diventino sempre pi? dipendenti dal fare quasi qualsiasi attivit?. Va tenuto presente che i problemi muscolari associati alla malattia sono in aumento, ma esiste una relazione tra Morbo di Parkinson e problemi cognitivi? A questo si ? cercato di dare una risposta con un’indagine condotta dal Dipartimento di Neurologia, Facolt? di Medicina, Universit? Ondokuz Mayis; insieme alla Clinica Neurologica, Formazione e Ricerca Ospedaliera; e il servizio di neurologia, Carsamba State Hospital (Turchia) [8]. Allo studio hanno partecipato trentasette pazienti con diagnosi di Morbo di Parkinson, di et? compresa tra 55 e 77 anni, di cui diciannove donne. I partecipanti hanno compilato una scala per determinare il livello di indipendenza utilizzando le Scales for Outcomes nel Morbo di Parkinson – Automatiche [9]; le Hoehn e Yahr Scale sono state utilizzate per determinare la gravit? della [10]malattia; allo stesso modo, le capacit? cognitive sono state valutate utilizzando il Mini Mental State Examination test [11,12], il Blessed test [13] e il Frontal Evaluation Test [14]. La scala della depressione geriatrica ? stata utilizzata per rilevare i sintomi depressivi; e infine, per valutare l’attenzione e la memoria a breve termine, ? stato utilizzato un test di sequenza numerica. I risultati riportano che non esiste una correlazione significativa tra il livello di autonomia e le capacit? cognitive, funzionando in modo indipendente. D’altra parte, esiste una correlazione negativa tra la gravit? della malattia e le capacit? cognitive, ovvero, maggiore ? la gravit?, minori sono i punteggi ottenuti nelle capacit? cognitive. Tra i limiti dello studio, va notato che, pur avendo quasi lo stesso numero di partecipanti per ogni sesso, non ? stata effettuata un’analisi comparativa, quindi non ? possibile fare alcuna inferenza al riguardo in base al genere. Allo stesso modo, la gamma dei partecipanti ? molto ampia e gli effetti dell’et? possono essere confusi, quindi sarebbe bene se fossero stati separati in due gruppi, ad esempio sotto e sopra i 65 anni, per verificare se ci sono differenze, che potrebbero essere spiegate solo dall’et?. Nonostante i limiti di cui sopra, i risultati mostrano un certo livello di indipendenza tra capacit? cognitive e autonomia personale. Va notato che, essendo il Morbo di Parkinson neurodegenerativo, ci? implica che progredir? fino a quando non finir? per influenzare tutte le funzioni del corpo, sebbene il suo sintomo pi? evidente sia il tremore. Cos?, le aree cerebrali colpite dal Morbo di Parkinson fanno s? che tutti i muscoli a poco a poco “fuori controllo” perdano la loro utilit?, oltre a questa perdita di controllo caratterizzata da tremori, si produce una graduale rigidit? di alcuni gruppi muscolari. Anche se i pi? “evidenti” all’inizio sono in quei movimenti che richiedono la partecipazione di un numero maggiore di fasce muscolari, come il camminare, dove interviene anche l’informazione vestibolare che serve a riequilibrare la postura ad ogni passo. Man mano che la malattia progredisce, si produrr? “interferenza” nel resto dei muscoli, come quelli della mascella e della lingua, che sono essenziali per una corretta prestazione linguistica. Di conseguenza, con il progredire del Parkinson, sar? pi? difficile capire cosa sta dicendo il paziente. Non perch? abbia qualche tipo di patologia neurologica legata alla parola o al pensiero, ma perch? i muscoli intorno alla bocca e anche la lingua non rispondono adeguatamente ai suoi comandi, ma si pu? diagnosticare la presenza del Parkinson dal modo in cui una persona parla? ? quanto si ? tentato di risolvere con un’indagine condotta dal Dipartimento di Informatica e Ingegneria e dal Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione dell’Universit? di Ingegneria RAGHU, insieme al Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione dell’Universit?. GITAM; e il Dipartimento di Microbiologia e Bioinformatica dell’Universit? Bilaspur (India) [15]. In questo studio sono stati utilizzati database su audio con registrazioni vocali e, tramite Big Data, sono state ricercate differenze tra i pazienti con Morbo di Parkinson da fare un confronto con la popolazione generale di et? inferiore ai 40 anni. Questi dati sono stati elaborati utilizzando tre diversi metodi di analisi matematica computerizzata, dove si verificava la chiarezza, la modulazione, la fase o l’impedenza delle frasi sia dei pazienti con Parkinson che delle persone che non ce l’hanno, che rappresentavano il gruppo di controllo. I risultati indicano che l’uso di tecniche come la Support Vector Machine possono essere utilizzate per la diagnosi differenziale tra pazienti con e senza Morbo di Parkinson, a partire dai 40 anni, con una percentuale di successo del 70%. Nonostante la chiarezza di questi risultati, la selezione dell’et? come punto di cut-off tra prima e dopo l’insorgenza del Parkinson pu? essere evidenziata come una limitazione dello studio, a causa delle differenze individuali esistenti non controllate in questo studio. Come sottolineano gli autori, se i risultati di queste analisi saranno corroborati, consentir? a chiunque di pronunciare tutte le vocali dieci volte e, dopo l’obbligatoria analisi matematica, sar? possibile sapere se stanno presentando i primi sintomi “silenti” del Morbo di Parkinson o meno. Un grande passo avanti, poich? prima viene diagnosticata questa malattia, prima ? possibile intervenire, allungando cos? la qualit? della vita del paziente, e tutto questo con pochi minuti davanti a un microfono. Come accennato, i problemi di linguaggio, indipendentemente dall’et? in cui si presentano, renderanno difficile per il paziente avere una relazione sociale adeguata, da qui l’importanza di verificarne gli effetti nel Parkinson. Essendo la capacit? di comunicare una delle problematiche pi? importanti che incidono sulla qualit? della vita dei pazienti con il Parkinson, ? stato osservato che nel 90% dei casi ? ostacolata dalla progressione della malattia, sia da alterazione nella velocit? di parola sia dalla loro capacit? discorsiva, ma i pazienti affetti dal Parkinson presentano problemi di linguaggio in funzione dell’et?? Questo ? esattamente ci? che si ? cercato di risolvere attraverso un’indagine condotta dal Dipartimento di Neurologia della Facolt? di Medicina dell’Universit? di San Paolo (Brasile) [16]. Lo studio ha incluso 50 pazienti con diagnosi di Morbo di Parkinson, tutti di et? superiore ai 40 anni, che sono stati separati in due gruppi in base all’et?, il primo, di 30 pazienti con et? compresa tra 40 e 55 anni; e il secondo, con 20 partecipanti, tutti di et? superiore ai 65 anni. Sono state somministrate tre misure, una neuropsicologica per valutare la progressione del Parkinson attraverso la scala di Hoehn e Yahr e la [10] Unified Parkinson?s Disease Rating Scale[17]; una seconda di tipo percettivo dove ? stata valutata la velocit? discorsiva; e una terza di tipo acustico, dove la capacit? di generare parole ? stata valutata spontaneamente attraverso l’analisi delle vocali utilizzate in base al V.A.I. (Vowel Articulation Index). Lo studio riporta che non ci sono differenze tra i gruppi di et? in termini di nessuna delle tre misure, cio? n? nella gravit? del Morbo di Parkinson, n? nella velocit? n? nella capacit? di parlare. Uno dei limiti dello studio ? non aver separato i pazienti in base ai punteggi ottenuti nelle misure neuropsicologiche, cio? in base alla gravit? della malattia. Nonostante ci?, lo studio si concentra su un aspetto a volte dimenticato rispetto al Parkinson, la capacit? di comunicare, fondamentale in una societ? basata sulla comunicazione orale. I dati mostrano che l’et? non ? una variabile rilevante nei problemi di linguaggio associati al Morbo di Parkinson, il che indica che a qualsiasi et? dovrebbe essere possibile intervenire attraverso una terapia specifica eseguita da un logopedista per aiutare a compensare le perdite dovute alla malattia. “Se guardiamo al morbo di Parkinson da un punto di vista neurologico, c’? un compromesso nel cervelletto che ? anche associato al deterioramento dovuto all’et?, il che conclude che in generale si potrebbe dire che ci sono difficolt? nelle capacit? motorie volontarie, in particolare del gli organi fonoarticolanti che hanno a che fare direttamente con la pronuncia dei diversi fonemi associati alla parola. Questo deterioramento ? anche associato all’espressione genetica. Non si sa quando inizier? questa difficolt?, tutto dipende dall’ambiente, dalla qualit? della vita, dalla diagnosi e dall’intervento precoci e dalla genetica. I sistemi di intelligenza artificiale sono attualmente utilizzati per scoprire quali mutazioni genetiche sono correlate alla comparsa del Parkinson. Questo sar? fondamentale nel trattamento del Parkinson nel prossimo futuro. Pertanto, i modelli predittivi di AI (intelligenza artificiale) basati su reti neurali sono gi? in fase di sviluppo e con la capacit?, oltre a metodi di analisi statistica che utilizzano AI, come il Deep Learning aiuteranno i neurologi a identificare i pazienti candidati a ricevere eventuali cure attraverso la medicina personalizzata e la telemedicina, in base alle loro caratteristiche genetiche e cliniche.” Dra. Mabel Velandia Ramos Audiologa Colombia. Va notato che a volte il pubblico in generale ha maggiori conoscenze sulle malattie a causa delle conseguenze nelle fasi avanzate, come nel caso del Morbo di Parkinson. Essendo il Morbo di Parkinson neurodegenerativo, nel tempo gli effetti peggioreranno gradualmente, progredendo dai primi sintomi dello Stadio I, con lievi movimenti in una sola parte del corpo, trascinando un po’ i piedi, cominciando a mostrare i primi sintomi di rigidit?. Nello Stadio II, la persona inizia a piegarsi in avanti, cominciano i problemi di equilibrio e le difficolt? ad iniziare i movimenti (bradicinesia). Nello Stadio III e IV i sintomi si complicano, rendendo difficile l’equilibrio e la deambulazione. Fino all’ultima fase dello Stadio V, dove la dipendenza ? massima, richiedendo una terza persona per svolgere qualsiasi attivit? della vita quotidiana, il paziente trascorre buona parte del suo tempo seduto o sdraiato a causa dei continui tremori. Va tenuto presente che con il progredire della patologia le opzioni di trattamento per il Parkinson si riducono, a partire da quello farmacologico e riabilitativo fino a quello chirurgico. Tra questi ultimi, ? possibile distinguere tra le cure reversibili come la stimolazione cerebrale profonda, e quelle irreversibili, che includono la chirurgia in cui si interviene in alcune parti del cervello. Per quanto riguarda questi interventi chirurgici, la pallidotomia ? la pi? comune, dove viene praticata un’incisione nel globo pallido del cervello, un intervento che invece ? stato osservato avere conseguenze emotive nei pazienti operati, ma un intervento chirurgico nel cervello del paziente con il Morbo di Parkinson porta cambiamenti emotivi? A questo si ? cercato di rispondere con un’indagine condotta dall’Hospital de Santa Mar?a (Portogallo) [18]. Lo studio ha coinvolto 30 pazienti che hanno subito un intervento chirurgico per curare gli stadi avanzati del Parkinson. Tutti sono stati sottoposti ad uno studio precedente e a un follow-up di un anno dopo l’intervento in cui hanno dovuto rispondere a un questionario standardizzato per il rilevamento delle emozioni chiamato Comprehensive Affect Testing System [19] in cui vengono valutate 7 emozioni di base nelle attivit? di riconoscimento facciale e 4 sul linguaggio (prosodia). I risultati mostrano che non ci sono cambiamenti significativi tra i dati ottenuti prima e dopo l’intervento chirurgico. Nonostante ci?, una sintomatologia di apatia o depressione era stata osservata in 6 dei partecipanti prima dell’intervento, e che successivamente il numero ? aumentato fino a 14 dopo un anno dall’intervento. Quello che senza dubbio dovrebbe essere oggetto di studio ? il motivo per cui il numero di persone con sintomi depressivi ? raddoppiato in un anno, e se questo corrisponde a un’evoluzione “normale” della malattia o ? il prodotto di un intervento chirurgico. Come carenze dello studio, va notato che non ? stato istituito un gruppo di controllo con cui confrontare l’evoluzione della malattia nel tempo, e che non ? stata effettuata una valutazione esaustiva dell’umore del paziente n? prima n? dopo l’intervento chirurgico. A causa dei limiti dello studio, i risultati non possono essere generalizzati fino a quando il numero di partecipanti non verr? ampliato, includendo un gruppo di controllo e verr? analizzata l’evoluzione dell’umore dei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico come misura per affrontare la fase pi? avanzata del Morbo di Parkinson. Sebbene i sintomi pi? evidenti del morbo di Parkinson siano proprio i tremori, ce ne sono altri non legati ai movimenti, come i disturbi del sonno, con una prevalenza che colpisce tra il 40 e il 90% di chi soffre di questa malattia sia con insonnia, sia con eccessiva sonnolenza diurna, apnea notturna o problemi durante il sonno. Quelle persone che non soffrono di questo tipo di disturbi, tendono a non capire quanto sia invalidante non riposare e non poter iniziare una nuova giornata. A questo proposito, va notato che una delle difficolt? che hanno i pazienti con Morbo di Parkinson ? che quando compaiono problemi di sonno, non possono essere trattati adeguatamente, poich? il farmaco utilizzato in questi casi ? solitamente incompatibile con quello adottato nel trattamento del Parkinson stesso. Allo stesso modo, alcuni esercizi indicati per questi pazienti non sono cos? promettenti come ci si aspetterebbe, mantenendo cos? le difficolt? del sonno, ed i problemi che questo comporta per chiunque, ma ora aggravati dal Parkinson, ma i disturbi del sonno causati dal Parkinson possono essere superati? Questo ? proprio quanto si ? cercato di scoprire con un’indagine congiunta svolta dall’Ospedale “S. Isidoro”; la Fondazione IRCCS S. Maugeri, Ospedale “Le Terrazze”; l’Ospedale Moriggia Pelascini, l’Istituto di Perfezionamento Clinico (Italia); e il JFK Johnson Rehabilitation Institute; insieme al Center for Movement Disorders della City University di New York (USA) [20]. Hanno partecipato allo studio 138 pazienti con un’et? media di 69 anni, di cui 77 donne. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, il primo con 89 pazienti, che hanno ricevuto congiuntamente cure farmacologiche e allenamento fisico, e l’altro, con 49 partecipanti, che hanno ricevuto solo cure farmacologiche. Tutti sono stati esaminati per verificare la loro diagnosi, attraverso la scala dei sintomi del Morbo di Parkinson denominata Hoehn and Yahr Scale [10] ed il Mini-Mental State [12]. Dopo 28 giorni, tutti i partecipanti sono stati riesaminati per vedere se c’erano effetti differenziali tra i due gruppi, questa volta utilizzando la scala standardizzata chiamata Unified Parkinson’s Disease Rating Scale [17]. I risultati mostrano miglioramenti significativi nel trattamento congiunto tra il trattamento farmacologico e gli esercizi studiati per questo scopo, producendo una diminuzione dei disturbi del sonno, d’altra parte non sono state riscontrate differenze nel gruppo di controllo che ha ricevuto solo un trattamento farmacologico per trattare i problemi del sonno associati. Tra i limiti dello studio c’? il non avere un terzo gruppo di ricerca, che riceve esclusivamente esercizio fisico, per verificare se si producono o meno gli effetti positivi desiderati. Allo stesso modo, effettuare un’unica valutazione a 28 giorni non garantisce che gli effetti positivi sul miglioramento dei disturbi del sonno si manterranno nel tempo, quindi sarebbero necessarie valutazioni successive per verificarlo. Sintomi non motori del Morbo di Parkinson Il Morbo di Parkinson ? una malattia causata dalla degenerazione delle cellule nervose (neuroni) nel cervello. Questa malattia si presenta generalmente con disturbi del movimento come tremori, rigidit?, bradicinesia e instabilit? nella postura del corpo, ma possono verificarsi anche sintomi non motori, che possono precedere i sintomi classici. Questo potrebbe essere un segno precoce del Parkinson. I sintomi non motori del Morbo di Parkinson sono suddivisi in diverse categorie: disfunzione autonomica, sintomi cognitivi e psichiatrici, disturbi del sonno e altri sintomi[16,21]. Sintomi come disfunzione olfattiva, costipazione e depressione possono essere i primi segni di sintomi motori del Morbo di Parkinson. Allucinazioni e demenza si verificano nel Parkinson in fase avanzata [21,22]. Disfunzione autonomica Le disfunzioni autonomiche che possono verificarsi nel morbo di Parkinson sono pressione arteriosa ortostatica, disfunzione olfattiva, salivazione e sudorazione eccessiva, singhiozzo, difficolt? a deglutire, nausea, vomito, costipazione, incontinenza fecale, disfunzione della vescica, disfunzione sessuale e perdita o aumento di peso. [21,23,24] Sono dovute alla compromissione del sistema nervoso autonomo, che ? incaricato di mantenere le funzioni del corpo in forma inconscia e automatica. Eccessiva salivazione e sudorazione L’eccessiva salivazione o ipersalivazione colpisce circa il 10% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson e si osserva un’eccessiva sudorazione nel 30-50% dei pazienti. I pazienti che soffrono di salivazione eccessiva possono avere complicazioni da singhiozzo e polmonite. I pazienti affetti dal Parkinson possono sperimentare un’eccessiva sudorazione su tutto il corpo, non limitata alle ascelle, ai palmi delle mani o ai piedi e al viso. L’eccessiva salivazione ? principalmente dovuta a disturbi della bocca e dei movimenti di deglutizione piuttosto che ad una produzione eccessiva. Questo ? il risultato dell’acinesia nel Morbo di Parkinson. Ipotensione ortostatica Questi sintomi si verificano in circa il 30-50% di tutti i pazienti con il Parkinson. I sintomi pi? comunemente riscontrati sono mal di testa, stanchezza, vertigini a seguito di cambiamenti posturali e diminuzione della coscienza dopo essersi alzati in piedi o mangiato molto. Riduzione e perdita della vista possono verificarsi improvvisamente nei casi pi? gravi [21,24]. L’ipotensione ortostatica ? definita come una diminuzione sistolica superiore a 20 mmHg o una diminuzione diastolica superiore a 10 mmHg. ? causata da una disfunzione del riflesso barocettore e dalla denervazione cardiaca simpatica (stimolante). Il riflesso barocettore ? responsabile della regolazione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna in base alle informazioni ricevute sulla pressione sanguigna nelle carotidi, dove si trovano questi recettori. La terapia abituale con dopamina pu? anche causare ipotensione ortostatica [21,24]. Disfunzione dell’olfatto e del gusto La diminuzione dell’olfatto (iposmia) e la sua perdita totale (anosmia) si verificano in circa il 90% dei pazienti con Morbo di Parkinson. Una delle disfunzioni olfattive, l’iposmia, ? spesso un segno precoce dei sintomi motori del Parkinson. Anche la percezione del gusto ? influenzata (disgeusia) quando l’olfatto ? alterato. Questi sintomi non sono troppo gravi, ma in alcuni casi questa disfunzione pu? causare una diminuzione dell’appetito. La degenerazione del nucleo olfattivo anteriore e del bulbo olfattivo pu? causare patologie olfattive. Anche il fumo, i traumi cranici e altre patologia neurogenerative possono causare questa disfunzione dell’olfatto [21,25,26]. Singhiozzo e difficolt? a deglutire Il 50% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson accusa singhiozzo e difficolt? a deglutire. Il paziente presenta lievi disturbi della deglutizione nelle fasi iniziali e grave disfagia nelle fasi avanzate. I pazienti hanno problemi a deglutire cibo, acqua o pillole e possono manifestare complicazioni come malnutrizione, polmonite o singhiozzo. Il singhiozzo e la difficolt? a deglutire nei pazienti con Morbo di Parkinson sono principalmente causati da uno scarso trasporto del bolo di cibo attraverso la faringe. La disfagia pu? essere associata ad una debole attivazione dei muscoli della lingua e delle guance, nonch? ad uno scarso rilassamento e coordinazione dello sfintere esofageo superiore [21]. Nausea e vomito Questo sintomo ? sperimentato da circa il 20% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson. I pazienti possono manifestare flatulenza, nausea e vomito quando iniziano il trattamento con un nuovo farmaco antiparkinson. L’accumulo di gas pu? avvenire anche senza assunzione di farmaci, a causa della diminuzione dei movimenti dello stomaco La sensazione di flatulenza nei pazienti affetti dal Parkinson deriva dalla degenerazione dei neuroni autonomi del sistema nervoso periferico (plesso di Meissner) che innervano il tratto gastrointestinale e il tronco encefalico. Nausea e vomito possono essere un sintomo primario nel Parkinson, ma sono generalmente causati dagli effetti collaterali dei farmaci dopaminergici. Stitichezza La prevalenza della stipsi nei pazienti con Morbo di Parkinson ? di circa il 75%. La stitichezza ? spesso il primo segno di sintomi motori. I pazienti con questi sintomi possono manifestare complicazioni sotto forma di megacolon, pseudo-ostruzione, volvolo, perforazione e fastidio addominale. La stitichezza ? un sintomo della disautonomia ed ? principalmente causata dalla ridotta motilit? del colon e dalla disfunzione anorettale. La degenerazione dei nuclei autonomici periferici e del tronco cerebrale causa stitichezza. La denervazione colinergica parasimpatica pu? causare dissinergia dello sfintere, cio? alterata coordinazione del rilassamento dello sfintere anale, con conseguente incapacit? di defecare normalmente [16,21,25]. Incontinenza fecale L’incontinenza fecale si verifica in meno del 10% dei pazienti con Morbo di Parkinson. I pazienti sperimenteranno feci che escono involontariamente o inconsciamente. Questi sintomi sono rari e generalmente si verificano insieme all’incontinenza urinaria. L’incontinenza, che si manifesta come l’impossibilit? di raggiungere il bagno in tempo, ? dovuta a disturbi motori (acinesia o bradicinesia) e di solito si presenta nei pazienti con Morbo di Parkinson in stadio avanzato. Disfunzione della vescica La prevalenza della disfunzione della vescica nei pazienti con Morbo di Parkinson ? superiore al 50%. Le disfunzioni pi? comuni associate all’iperreflessia del muscolo detrusore (contrazione della vescica per l’emissione di urina) sono la nicturia (necessit? di urinare di notte) e l’incontinenza urinaria. Al contrario, l’ipofunzione del detrusore, come la ritenzione urinaria, ? rara [21,26]. La disfunzione della vescica ? causata dalla degenerazione autonomica della vescica e dei nuclei motori. La degenerazione della sostanza nera del tronco cerebrale, che agisce inibendo la minzione, pu? anche causare disfunzioni della vescica. Disfunzione sessuale Questo sintomo ? sperimentato da circa il 20% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson. La disfunzione sessuale in questa malattia include disfunzione erettile, difficolt? a raggiungere l’orgasmo o anorgasmia, diminuzione della libido e diminuzione della sensibilit? genitale. Pu? anche essere associata a ipersessualit? o aumento dell’eccitazione o dell’appetito sessuale (libido), che ? generalmente associata al trattamento con agonisti della dopamina [21,24]. La disfunzione erettile deriva dalla degenerazione autonomica simpatica e parasimpatica. La disfunzione sessuale pu? anche verificarsi a causa di disturbi motori, farmaci o disturbi dell’umore. In alcuni casi ? stata coinvolta la carenza di testosterone [21,24]. Perdita o aumento di peso. La perdita di peso si verifica in molte malattie neurodegenerative, una delle quali ? il Morbo di Parkinson. La perdita di peso nel Parkinson ? associata ad una diminuzione del tessuto adiposo. Fattori come discinesia, disturbi della deglutizione, odore, nausea e vomito o effetti collaterali dei farmaci possono contribuire alla perdita di peso [16,21]. L’aumento di peso ? meno comune della perdita di peso nei pazienti affetti dal Morbo di Parkinson. Questo aumento di peso si verifica a causa del disturbo del controllo degli impulsi primari o degli effetti collaterali dei farmaci agonisti della dopamina. Anche gli antipsicotici atipici, spesso usati nella malattia di Parkinson per trattare i sintomi psichiatrici e l’insonnia, come la quetiapina e la clozapina, sono associati all’aumento di peso. Dolore Il dolore si verifica nel 33-66% dei casi. Viene sperimentato dai pazienti sotto forma di rigidit? muscolare, crampi, spasmi o dolore muscolare che si manifesta al polpaccio, al collo o alla schiena. Il dolore si manifesta spesso durante il periodo di inattivit? e di riposo notturno. Pu? anche essere associato a discinesia e distonie mattutine [21,25,26]. I pazienti con Morbo di Parkinson sperimenteranno una diminuzione della soglia del dolore a causa della degenerazione della funzione dipendente dalla dopamina che regola l’inibizione del dolore. Anche la degenerazione delle cellule produttrici di noradrenalina nel locus ceruleus del tronco encefalico ? associata al dolore nei pazienti con Morbo di Parkinson [21,25,26]. Sintomi cognitivi. I sintomi legati ai disturbi cognitivi e psichiatrici sono comuni nei pazienti con Morbo di Parkinson. Questi sintomi possono manifestarsi sotto forma di deterioramento cognitivo, demenza (demenza di Parkinson, che ? la seconda causa degenerativa primaria di demenza dopo l’Alzheimer), allucinazioni, depressione o ansia, apatia, comportamento sessuale alterato, disturbo del controllo degli impulsi e deliri o [16,21,25]allucinazioni Pi? del 70% dei pazienti colpiti dal Parkinson sperimenter? un lieve deterioramento cognitivo e demenza. La demenza da Morbo di Parkinson si verifica generalmente nei pazienti avanzati di et? superiore ai 65 anni. I sintomi predominanti includono bradypsychia (processo di pensiero lento), memoria alterata, attenzione e visuospaziale e una sindrome disesecutiva [21,23]. La demenza con corpi di Lewy a partire da strutture corticali ? un’importante causa di demenza nel Parkinson. In altri casi, pu? essere prodotta da altre cause, come cambiamenti del Morbo di Alzheimer e lesioni vascolari. I fattori di rischio che possono causare la demenza di Parkinson sono et? superiore a 65 anni, allucinazioni, deliri, storia familiare di demenza, depressione e disturbi della fase di movimento rapido degli occhi durante il sonno o disturbo del sonno REM [21,23]. Le allucinazioni si verificano nel 40% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson. Generalmente si verificano nella malattia in stadio avanzato. Le allucinazioni visive si verificano pi? frequentemente, mentre le allucinazioni uditive, gustative, olfattive e tattili sono rare. Questi sintomi si verificano spesso in condizioni di scarsa illuminazione o coscienza ridotta, come durante il sonno [21,25]. La degenerazione dell’area visiva e la percezione della corteccia sono associate ad allucinazioni e illusioni nel Morbo di Parkinson. Le allucinazioni sono spesso dovute agli effetti collaterali dei farmaci antiparkinson, ma possono verificarsi principalmente nelle fasi avanzate. Altri fattori di rischio sono il declino cognitivo, la vecchiaia, le patologie croniche e la depressione [21,25]. Disturbi del sonno Il Morbo di Parkinson pu? causare vari disturbi del sonno. Questi disturbi del sonno sono eccessiva sonnolenza diurna (ipersonnia), insonnia e disturbo del sonno REM [25,26]. Eccessiva sonnolenza diurna (EDS) La sonnolenza si verifica in circa il 50% di tutti i pazienti con il Parkinson. I malati di Parkinson possono addormentarsi mentre guidano, parlano o si trovano in luoghi pubblici. Episodi improvvisi di sonno possono verificarsi nei casi pi? gravi, chiamati attacchi di sonno. Sebbene dormano raramente durante il giorno, quindi raramente si lamentano a questo proposito. La degenerazione del sistema di attivazione reticolare e dei generatori del ritmo circadiano che regolano il ciclo di veglia giocano un ruolo nello sviluppo dell’EDS nel Morbo di Parkinson. La levodopa, gli anticolinergici, l’amantadina e gli agonisti della dopamina possono causare sonnolenza. Dovrebbe essere considerata anche la presenza di apnea notturna, disturbi psichiatrici pi? comuni come depressione e ansia. Insonnia La prevalenza di pazienti con insonnia nel Parkinson ? dal 60 all‘80%. I pazienti possono avere difficolt? ad addormentarsi o mantenere il sonno [21,25]. L’insonnia pu? essere motivata da varie cause. La degenerazione dei sistemi di regolazione del sonno e i cambiamenti nei ritmi circadiani nel cervello sono le principali cause di insonnia. Inoltre, sintomi motori come bradicinesia, tremore, discinesia e sindrome delle gambe senza riposo possono interferire con il sonno. I farmaci antiparkinson possono causare anche insonnia. E i sintomi psichiatrici, come allucinazioni e delusioni, spesso disturbano il riposo notturno. Disturbo della fase REM Questo disturbo si verifica nel 50% di tutti i pazienti con Morbo di Parkinson. Questo ? caratterizzato dalla perdita della normale atonia muscolare durante la fase REM del sonno. Il paziente agisce fuori dal sonno, facendolo parlare (sonniloquio), muovere le mani o i piedi e urlare durante il sonno. Durante il sonno, il paziente pu? cadere dal letto, ferire se stesso o la persona accanto a lui [21]. Sindrome delle gambe senza riposo Questa sindrome pu? essere un segno precoce di sintomi motori e un indicatore di altri problemi, come il declino cognitivo. La degenerazione del tronco cerebrale inferiore, in particolare l’area del locus ceruleus, pu? essere coinvolta in questo disturbo [21,26]. Alterazioni visive Le anomalie visive nei pazienti con Morbo di Parkinson comprendono diplopia, disturbi della percezione del colore e del contrasto e disturbi visuo-spaziali. Le alterazioni della sensibilit? al contrasto possono interferire con la guida di veicoli, soprattutto di notte. La diplopia ? rara e di solito si verifica durante la lettura. I disturbi del colore e del contrasto possono essere causati da una disfunzione della retina dovuta alla degenerazione dei neuroni dopaminergici nella retina e alla disfunzione della corteccia visiva del cervello. La diplopia si verifica spesso a causa di una convergenza insufficiente dei muscoli oculari. Funzione visuo-spaziale compromessa associata a disfunzione cognitiva e allucinazioni nel Morbo di Parkinson Gonfiore (edema) delle gambe Il gonfiore dei piedi si verifica spesso nei pazienti affetti dal Parkinson. Questo gonfiore si verifica nella parte inferiore della gamba, sebbene questi sintomi di solito non siano gravi. Questo ? generalmente un effetto collaterale dei farmaci antiparkinson, in particolare gli agonisti della dopamina. Tuttavia, il Morbo di Parkinson di per s? pu? anche causare infiammazioni ai piedi, anche senza assunzione di farmaci. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=63533451&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.