×åòûðå âðåìåíè ãîäà.. Òàê äàâíî íàçûâàëèñü èõ âñòðå÷è - Ëåòî - ðîçîâûì áûëî, êëóáíè÷íûì, Äî áåçóìèÿ ÿðêî-áåñïå÷íûì. Îñåíü - ÿáëî÷íîé, êðàñíîðÿáèííîé, Áàáüèì ëåòîì ñïëîøíîãî ñ÷àñòüÿ, À çèìà - ñíåæíî-áåëîé, íåäëèííîé, Ñ âîñõèòèòåëüíîé âüþãîé íåíàñòüÿ.. È âåñíà - íåâîçìîæíî-ìèìîçíîé, ×óäíî ò¸ïëîé è ñàìîé íåæíîé, È íè êàïåëüêè íå ñåðü¸çíîé - Ñóìàñøåä

La Sua Omega Proibita

La Sua Omega Proibita Kristen Strassel P. Jameson Un'omega ribelle metter? in ginocchio questo Re Alfa… Un'omega ribelle metter? in ginocchio questo Re Alfa… Intrufolarsi al ballo reale ? punibile con la morte, ma se qualcosa non cambia, nelle Badlands, moriremo comunque. Speravo solo di corteggiare un lupo beta, qualcuno che sarebbe andato oltre il mio umile rango e avrebbe aiutato me e i miei amici ad avere una vita migliore. Invece, ho attirato l'attenzione di Re Adalai. ? noto per essere spietato con la giustizia omega. Forse non c'? nulla di male in un’unica danza. In un solo bacio passionale… Quando vado in calore, non ? possibile ignorare chi io sia. Soprattutto ci? che non posso avere. Ma non si pu? rifiutare il Re, e lui mi segue nelle Badlands. Se Adalai infrange le sue stesse regole per me, unir? di nuovo il nostro popolo o dar? il via a una rivoluzione? PUBLISHER: TEKTIME Kristen Strassel, P. Jameson La sua Omega Proibita La sua Omega Proibita THE ROYAL OMEGAS Libro Uno di P. Jameson Kristen Strassel Traduzione a cura di Chiara Vitali Questa ? un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autrice o sono usati in modo fittizio e non devono essere considerati come reali. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone, in vita o defunte, ? puramente casuale. “His Forbidden Omega” Copyright © 2019 P. Jameson and Kristen Strassel www.pjamesonbooks.com (http://www.pjamesonbooks.com/) www.kristenstrassel.com (http://www.kristenstrassel.com/) Traduzione italiana © 2020 Chiara Vitali Cover Design e modifiche successive © Sotia Lazu Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro pu? essere utilizzata o riprodotta elettronicamente o stampata senza autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni inserite nelle recensioni. Pubblicato da Tektime  www.traduzionelibri.it (http://www.traduzionelibri.it/) TRAMA Sar? un’omega ribelle a mettere in ginocchio il Re Alfa… Intrufolarsi al ballo reale ? punibile con la morte, ma se nelle Badlands qualcosa non cambia, moriremo comunque. Speravo solo di fare colpo su un lupo beta, qualcuno che sarebbe andato oltre il mio umile rango e avrebbe aiutato me e le mie amiche ad avere una vita migliore. Invece, ho attirato l’attenzione di Re Adalai. ? noto per esercitare in modo spietato la giustizia sugli omega. Forse non c’? nulla di male nel concedergli un’unica danza, un solo bacio pieno di passione… Quando proprio in quel momento entro in calore, non ? possibile ignorare chi io sia. Soprattutto ci? che non posso avere. Ma non si pu? dire di no al Re, e anche se tento la fuga, lui mi segue nelle Badlands. Se Adalai infrange le sue stesse regole pur di stare con me, unir? di nuovo il nostro popolo o dar? il via a una rivoluzione? CAPITOLO PRIMO RE ADALAI Un’altra battaglia era stata vinta. Un altro nemico calpestato sotto i miei occhi. E l’eccitazione generata nel mio sangue era come una droga di cui non volevo mai liberarmi. Con passi pesanti uscii sul balcone, entrando nella notte, e alzai al cielo i pugni serrati in segno di trionfo, mentre guardavo gi? verso il mio popolo che affollava le strade sottostanti. Il rombo di un forte ringhio crebbe nel mio petto finch? non mi esplose dalla gola, feroce e disumano. E l’urlo fragoroso che echeggi? dal basso mi disse che anche gli altri erano ubriachi di vittoria. Stasera tutti avrebbero festeggiato scopando. E poi domani avremmo celebrato con una festa degna di un Re e della sua corte, per mostrare al popolo di Luxoria che il loro leader era abbastanza potente da abbattere i grandi umani che volevano catturarli e studiarli. Per la prima volta da tanto tempo, io, Re Adalai dei Weren, meritavo il mio posto sul trono. Ero un Alfa. Ero potente. Possedevo il fottuto terreno su cui camminava la mia gente. E a differenza di quello che era successo a mio padre, nessuno me lo avrebbe mai portato via. Tornai nella sala riunioni dove i miei pi? stretti consiglieri attendevano il mio comando. “Rapporto,” ringhiai, camminando avanti e indietro sul pavimento. Il mio uccello era duro a causa della battaglia. Solo uccidere lo riduceva in questo stato. Avevo bisogno di una femmina, questa notte. Magari una beta formosa con cui accoppiarmi. Me ne avrebbero portata una al termine dell’incontro. Evander, Solen, Cassian e Dagger erano in piedi, i pugni insanguinati che si serravano e i petti che ringhiavano proprio come il mio. Alfa anche loro a tutti gli effetti, avevano sicuramente bisogno di sfogare la fregola della battaglia tanto quanto me. Lo avremmo fatto presto. “Le truppe sono avanzate verso di noi da tutti i fronti, compreso il sud,” annunci? Evander. “Il sud. Si sono avvicinati alle Badlands?” Il territorio a sud era riservato ai mutaforma omega. Quelli che erano stati banditi dopo la Divisione. Ed era una landa arida e desolata. Dagger, che era responsabile di quel territorio, annu?. “Un errore ovviamente. Gli omega li hanno messi in fuga prima ancora che arrivassero le forze reali.” “Perdite?” chiesi. “Solo otto dalle terre dell’est,” praticamente rugg? Solen. “Dodici da ovest.” Cassien fece un ampio sorriso, i suoi occhi che lampeggiavano per la sete di sangue. “Ma chiedetemi quanti ne abbiamo abbattuti. Perch? quel numero ? molto pi? impressionante.” Evader ringhi? un avvertimento. “Quattro dal nord,” disse. “Due di essi poco pi? che ragazzini che stavano entrando nel loro primo anno da Alfa.” Una vergogna. Ma quelli cos? deboli da morire non erano abbastanza forti per il branco. Guardai Dagger. Conoscevo gi? il suo numero, ma aspettai comunque che fosse lui a rispondere. “Zero dalle Badlands.” Sembrava soddisfatto. “Gli omega sono pi? forti anche mentre si indeboliscono.” Il che non avrebbe dovuto rendere felice quel bastardo malato. Ma Dagger non era normale. Era questo che lo rendeva perfetto per sorvegliare le Badlands. Osservai i miei uomini. Che cos’era normale, in fin dei conti? Eravamo dei reali, ma non eravamo raffinati. Non eravamo persone come si deve, e certamente non civili. Ma eravamo migliori della feccia che abitava oltre i cancelli, nelle Badlands. Avevamo una tecnologia che ci manteneva ben nutriti e ci faceva vivere in una terra verde e lussureggiante. Che faceva scorrere l’acqua attraverso la nostra citt?. Avevamo fabbriche in cui gli omega lavoravano per produrre i migliori abiti, mobili e artiglieria. Avevamo spettacoli, letti morbidi, e tutto ci? che i nostri cuori desideravano con un fottuto schiocco di dita. Ma era tutto un grande inganno. Una maschera che indossavamo. Perch?, all’interno, eravamo tutti bestie. E non poteva essere pi? evidente di quanto non fosse sul campo di battaglia, dove schiacciavamo i nostri nemici umani come argilla secca nei pugni. Bestie. Da qualche parte, nel profondo di ognuno di noi, era rinchiuso un lupo, incapace di trovare la via d’uscita. L’abilit? di mutare aveva iniziato a scomparire lentamente decenni fa, fino a quando l’ex Re, mio padre, era stato l’unico di noi in grado di farlo. Ma, nonostante tutta la nostra tecnologia e i progressi scientifici, nessuno di noi era riuscito a capire il perch?. Alla fine anche lui aveva ceduto all’impedimento. Fino a quando non fossimo stati in grado di mutare ed essere completi, non saremmo mai stati veramente soddisfatti. Ma combattere, scopare e bere il vino della nostra gente contribuiva ad alleviare il dolore. Quindi era cos? che passavamo i nostri giorni e le nostre notti. Era un’esistenza vuota ma era meglio che essere oltre i cancelli. Meglio di quella degli omega. E degli umani sopravvissuti con cui combattevamo. “Andate,” dissi ai miei uomini. “Trovate delle beta che scaldino i vostri letti. Ve le meritate. Domani festeggeremo.” Annuendo, uscirono in silenzio, senza una parola. Spostandomi verso il bar, allentai la protezione inguinale e la lasciai cadere sul pavimento di pietra, dando al mio uccello lo spazio di cui aveva bisogno. Si sporse davanti a me, duro, dolorante e implacabile. La cappella pulsante mi fece capire che era troppo tardi perch? l’erezione se ne andasse da sola. E l’idea di portarmi di nuovo a letto una beta… non mi lasciava senza fiato. Versai un calice di vino e me lo portai alle labbra, assaporandone il ricco sapore prima di attraversare la stanza e sedermi sul costoso divano scelto appositamente per me dal mio scudiero beta. Era abbastanza comodo, ma non mi dava il conforto di cui avevo bisogno. Il regno che mio padre e gli altri avevano costruito era sotto costante minaccia. E la sua sicurezza poggiava esclusivamente sulle mie spalle, adesso. Io ero il Re Alfa. Altri volevano quel titolo, e spesso mi davano battaglia per ottenerlo. Se fossi stato meno uomo, glielo avrei dato e mi sarei messo a ridere mentre mi allontanavo, conoscendo il tipo di pressione che avrebbero dovuto affrontare. Ma io non ero un uomo qualunque. Ero il maschio pi? feroce del branco. Anche se dovevo dimostrarlo costantemente. ? cos? che si mantiene il trono. Le parole di mio padre erano sempre nella mia testa. Sorseggiando il vino, pensai agli omega che vivevano fuori dalla citt? e al significato del rapporto di Dagger. Gli omega sono pi? forti anche mentre si indeboliscono. Un tempo, gli omega vivevano in citt? con noi, come parte fiorente del branco. Erano presi come amanti, trattati come amici. Anche scelti come regine. Mia madre era stata un’omega prima di mettermi al mondo e diventare l’amore di mio padre. Mi chiedevo cosa avrebbe pensato dell’intenzione di lui di farli morire tutti nelle terre selvagge. Mio padre avrebbe comunque bandito quelli del suo genere se lei fosse stata l? a consigliarlo? La mia mente si allontan? dai pensieri su mia madre mentre immaginavo com’era la vita in citt? a quei tempi. Quando eravamo tutti un solo popolo, invece che reali e omega. Luxoria e le Badlands. Immaginai come sarebbe stato avere un’omega sotto di me. Reagire al suo calore, a quel particolare profumo che le femmine beta non avevano mai avuto. In modo che i nostri ormoni si scontrassero e sfrigolassero come voleva la nostra biologia. Quell’idea era sconcia e proibita. Decisamente poco regale. Assolutamente pericolosa. Ma fece supplicare il mio uccello per una stretta della mia mano. E io gliela diedi, mentre i miei pensieri vagavano lontano. Accoppiarmi con un’omega… Quanto sarebbe stato diverso dal sesso con le beta che ero solito fare, dove non c’era l’istintiva richiesta di riprodursi? Dove non c’era alcun bisogno, a parte quello di mitigare la voglia di scopare? Nessuna connessione, nessun desiderio ardente. Nessun profumo a rendermi pazzo. Nessun bisogno di darle piacere ancora e ancora, ora dopo ora, notte dopo notte, fino a quando lei non fosse stata incinta del mio bambino. Fanculo. Inspirai con forza, realizzando che stringevo il mio uccello gonfio come avrebbe fatto una femmina al culmine dell’orgasmo. Spinsi nel pugno, alla furiosa ricerca della liberazione. E questa volta, nella mia mente, un’omega si contorceva sotto di me. Un’omega mi implorava di avere di pi?, mi implorava di andare pi? forte. Un’omega gemeva il mio nome. E quando venni, riversandomi il seme sulla mano, fu ruggendo mia! che reclamai quell’omega immaginaria. Quando mi fui svuotato, senza fiato e fiacco per il piacere, la realizzazione di ci? che avevo appena fatto mi colp? come un martello sul petto. Avevo fantasticato di accoppiarmi con un’omega. Una degli ultimi tra gli ultimi. I traditori banditi del nostro genere. Quelli che alla fine avevano fatto impazzire mio padre. Il motivo per cui combattevamo le nostre guerre con gli umani. Nella mia testa c’era una sporca omega del cazzo. Ed era stato il miglior orgasmo che avessi avuto da un tempo dannatamente immemorabile. Forse da sempre. Nessuno avrebbe mai dovuto saperlo. Nessuno avrebbe mai dovuto scoprire la mia fame proibita. Era una questione di vita o di morte. CAPITOLO DUE ZELENE La donna anziana dietro il tavolo non sembrava per nulla quella che era prima della Divisione. Quando ero una bambina, trascorrevo ore e ore nel suo negozio, annoiata a morte mentre mia madre e mia sorella realizzavano vestiti. Non mi era permesso toccare nessuno dei bellissimi tessuti, dai colori cos? vibranti da attirare ognuno dei miei sensi. Non mi era ancora permesso toccarli. Guardai attentamente la donna. Omega come me, aveva perso il suo negozio ma non si era arresa. Quelle bellissime stoffe giacevano aperte su un tavolo. La polvere del deserto a malapena attenuava il loro splendore. Lei ormai era poco pi? di uno scheletro che camminava, con pelle ingrigita tirata su lineamenti scarni, e occhi come buchi neri che riflettevano la sua anima. O, per meglio dire, il punto in cui avrebbe dovuto essere la sua anima. Gli omega avevano perso molte cose nella Divisione. Ma io non avrei perso quella. Avrei combattuto con le unghie e con i denti per mantenere integra la mia anima. Non importava quanto mi sarebbe costato. Spostai lo sguardo verso la pezza brillante di stoffa su cui avevo messo gli occhi, e fu come se lei avesse percepito il mio movimento. “Non ? per te,” sbott?. Anche nelle Badlands c’era una gerarchia. La sopravvivenza richiedeva rispetto. Quelli che se l’erano guadagnato fuori dalla citt? avevano poca pazienza per quelli di noi che lavoravano per i reali. “A meno che tu non stia facendo acquisti per i regnanti.” Ero morta di fame per comprare quella stoffa. La mia bugia non mi avrebbe fatto sentire pi? a disagio. “? quello che sto facendo. La mia Signora ha bisogno di un vestito per il ballo.” Non era del tutto una bugia. Solo non le avevo detto che la signora ero io. Ci avevo messo un po’ ad abituarmi. Nelle Badlands, non si pensava alle femmine in quei termini. Ma io lo sognavo, proprio come sognavo di trasformare quel tessuto in un bellissimo vestito degno di un ballo a corte. Tutte le dolci comodit? e i giorni tranquilli che derivavano dall’avere un titolo del genere. Non avevo bisogno di essere una Regina o una principessa. Una signora sarebbe stata sufficiente. L’anziana donna voleva il denaro pi? di quanto le importasse della fondatezza della mia storia. Raccolse il brillante tessuto rosa scuro, fissandolo con molto pi? rispetto di quello che aveva riservato a me. “Ce n’? giusto quanto basta per fare un vestito. Il prezzo ? di sei monete d’oro.” Ingoiando la mia sorpresa per quella cifra, che era vicina a quella che guadagnavo in un anno, raggiunsi il borsellino che avevo assicurato all’interno della gonna. Le Badlands dovevano ancora introdurre qualcosa che assomigliasse a una vera legalit?. Il male non veniva punito. Avrei potuto strapparle la pezza di stoffa dalle mani e scappare. E non ci sarebbe stato nulla che lei avrebbe potuto fare per fermarmi. Proprio come non c’era nulla che potesse impedirle di smascherare il mio bluff e ricattarmi per questo bellissimo tessuto. Rapidamente, contai le monete nella mia borsa. Non ne avevo abbastanza. “Ho solo monete d’argento. L’equivalente di quattro monete d’oro.” Erano tutto ci? che avevo. Lei scosse la testa, stringendo la stoffa al petto. “Un reale ti avrebbe mandata qui con l’oro.” “Mi ha dato l’argento.” Il che era in parte vero. Mi veniva pagata una moneta d’argento a settimana. L’equivalente di pochi spiccioli nella citt? reale. “Negherai a un’appartenente alla corte ci? che chiede?” “Torna con l’oro,” rispose lei. “Mi ha dato l’argento,” le ripetei io. Mi aspettavo una trattativa, ma quando non arriv?, me ne andai, delusa. Avrei trovato un altro vestito da indossare al prossimo ballo al castello. Il fatto che un’omega come me potesse essere uccisa per aver messo piede al suddetto ballo era del tutto irrilevante. Ci sarei andata. “Ragazza.” All’inizio non fui sicura che si rivolgesse a me e continuai a camminare. “Ragazza. Accetto l’argento.” La donna mi rivolse un sorriso sdentato mentre tornavo al suo tavolo. Qualcosa era meglio di niente, ogni omega nelle Badlands lo sapeva. Mi tremavano le mani mentre le davo le monete. Per la settimana successiva, avrei mangiato solo quando avrei lavorato al castello. Se qualcuno degli Esattori fosse venuto alla baracca che condividevo con altre cinque omega, avrebbe preso la sua paga come meglio avrebbe ritenuto opportuno. Ma per la possibilit? di entrare nella vita in technicolor di Luxoria, ne valeva la pena. La donna avvolse amorevolmente il tessuto brillante in una pezza di tela. “L’hai ricamato tu stesso?” le chiesi. “La mia Signora lo vorr? sapere.” Pregai che non chiedesse chi fosse la mia Signora. S?, lavoravo come serva, ma se avessi usato il mio accesso ai reali per tornaconto personale, avrei potuto perdere il lavoro. E senza di esso, non mi sarebbe rimasto altro che vendere tutto ci? che avevo al mercato all’aperto delle Badlands. Sarei morta prima di unirmi ai ranghi delle prostitute che vendevano i loro corpi agli Alfa, sperando di ottenere in cambio alcune monete di rame. Pi? spesso, i reali saziavano le loro voglie e non davano nulla in cambio. La vecchia annu?, l’orgoglio che brillava intensamente sul viso. “S?. A mano. Quando avevo ancora un negozio.” “Apprezzer? il tuo lavoro,” le risposi. Mentre la vecchia mi consegnava il pacco, lo tir? indietro. Per un momento, pensai che avesse intenzione di derubarmi. Che intendesse tenere per s? le mie monete e ci? che avevo acquistato. “Non permettere che qualcuno ti veda con questo fino a quando non arrivi al castello,” mi disse. “Penseranno che stai sostenendo di essere qualcosa che non sei, e sarai punita.” “Lo terr? segreto, come se la mia vita dipendesse da esso.” Perch? era cos?. *** “Cosa diavolo pensi di fare?” Mia sorella Tavia era in piedi sulla soglia della nostra baracca, il suo riflesso che riempiva lo spazio vuoto nello specchio polveroso. Le si sarebbe riempita la bocca di polvere del deserto se non avesse chiuso in fretta la mascella. “Se vieni sorpresa a indossare il vestito della Signora, verrai punita.” “Non ? il suo.” Forse ero stata un po’ vaga con i dettagli quando le avevo detto che avevo portato l’abito a casa per lavorarci sopra. Avevo lasciato che mia sorella e le altre tre donne con cui condividevo questa baracca angusta e fatiscente pensassero che mi ero portata a casa il lavoro di cucito per fare qualche soldo in pi?. Certo, non lavoravano tutte al castello, ma avrebbero dovuto essere abbastanza intelligenti da capire che ai miei datori di lavoro non sarebbe importato che io guadagnassi qualche moneta in pi?. “? mio.” “Zelene,” ansim? lei. “Cosa diavolo stai facendo?” “Stasera c’? una festa al castello per celebrare l’ultima vittoria militare.” Non avevo fatto il vestito con questa specifica festa in mente, ma sembrava che nel castello ce ne fosse sempre una. Stanze piene di Alfa, beta e reali, tutti ubriachi e senza una preoccupazione al mondo. In quanto omega, avevo lavorato per molti di loro. Tavia scosse la testa. “Finirai per farti uccidere.” Uccidere. Come se stessi davvero vivendo. “Lo vedi questo?” Alzai le mani e indicai ci? che ci circondava. Il mio vestito – che mi abbracciava le curve con ricche sfumature di rosa e oro – era la cosa pi? elegante delle Badlands. La luce del giorno filtrava attraverso le assi delle pareti storte della nostra casa, e tutto era ricoperto da uno strato di sabbia del deserto bruno rossastra. Rendeva la vita nelle Badlands unidimensionale, triste e senza speranza. “Questo non ? vivere. Questo ? esistere. Ma se ce la faccio…” “Non ce la farai.” Tavia da poco era stata licenziata dal suo lavoro al castello, senza nessuna spiegazione, senza una seconda possibilit?. Ora si stava affannando per trovare qualcosa, un lavoro qualsiasi per non cadere nel giro a cui cos? tante donne omega erano costrette per sopravvivere. Dopo la Divisione, gli omega erano stati privati di tutti i loro diritti di mutaforma. Le leggi che proteggevano i residenti di Luxoria non si applicavano pi? a noi. Girava voce che se Re Adalai avesse mai mutato nella sua vera forma di lupo, avrebbe potuto revocare le dure leggi che regolavano le Badlands. Ma se gli omega erano certi di qualcosa, era che i sogni raramente si avveravano. Lavorare al castello ci aveva offerto una certa protezione, tranne quando affrontavamo coloro che pensavano che il nostro lavoro ci desse dei privilegi. Era triste, ma c’era una gerarchia anche tra gli omega. E Tavia cercava disperatamente di non perdere la posizione che aveva, perch? l’alternativa era inimmaginabile. “Sembro un’omega con questo vestito?” chiesi sfidandola. Una selvaggia tempesta di emozioni turbin? nei suoi occhi. Sapevo cosa fosse. Era disperazione. Ecco perch? dovevo correre questo rischio. Scosse la testa, senza speranza come sempre. “Lo capiranno. Vedranno la polvere sulla tua pelle e sentiranno il brontolio della tua pancia vuota. Sei troppo magra per essere qualcosa di diverso da un’omega. Le tue guance sono abbronzate a causa di tutto questo sole. Nessun vestito pu? nasconderlo.” “Dopo qualche bicchiere di idromele, tutto ci? che gli interesser? ? un posto dove infilare il loro uccello.” La faccia di Tavia impallid?. Aveva nascosto dei segreti anche a me. “Conosci le leggi. Se qualcuno nella citt? reale tenta di accoppiarsi con un’omega, verr? ucciso.” Non avevo bisogno di accoppiarmi con nessuno. Avevo bisogno che un maschio, che non fosse un omega, mi notasse. “Devo provarci.” Non volevo piangere. Mi ero truccata gli occhi, con quel poco che ero riuscita a far uscire di nascosto dal castello, e non volevo rovinarli. Questa sera non ero un’omega. Se il mio piano avesse funzionato, avrei potuto dare un futuro migliore a Tavia e a tutte le nostre amiche. Potevano togliermi tutto, ma avevo nascosto i miei sogni in un posto che nemmeno il Re poteva raggiungere. “Se non cambia nulla, moriremo di fame, e questo se saremo fortunate. Ho paura per te, Tavia. Far? tutto il necessario perch? tu non debba vendere il tuo corpo notte dopo notte.” “? esattamente ci? che stai facendo tu!” Si port? una mano alla bocca. L’emozione alzava il volume della sua voce. Sapeva di non potermi fermare, ma sapeva anche che era meglio non attirare l’attenzione su di s?. “Ti stai vendendo a qualcuno a cui non importa se viviamo o moriamo”. “A nessuno importa di noi.” Per forza di cose, c’era ben poca lealt? tra gli omega. Non potevamo essere un branco senza un Alfa. Le donne che vivevano in questa baracca facevano del loro meglio per prendersi cura le une delle altre. Ma ci avevano portato via le nostre voci e il nostro potere. Tutto ci? che avevamo era consolazione e compassione. Volevamo molto di pi?. “Sono disposta a correre il rischio per migliorare le nostre vite. E se una notte potesse cambiare tutto?” “Sei sempre stata una sognatrice.” Le spalle di Tavia si ammorbidirono una volta che si rese conto che non c’era modo di farmi cambiare idea. Non c’era una valida alternativa. Raggiunse il baule in fondo al nostro letto. Il mogano finemente intagliato era sempre coperto da uno strato di polvere, non importava quanto spesso lo pulissimo, ma era l’unica cosa che ci rimaneva di ci? che era appartenuto a nostra madre. Tutto il resto eravamo state costrette a venderlo per comprare cibo o pagare l’affitto. Tavia recuper? dal baule uno dei nostri abiti da tutti i giorni e me lo porse. Era marrone come il deserto. “Mettilo finch? non arrivi al castello. Non attirare l’attenzione su di te nelle Badlands.” Me lo infilai dalla testa, e in un attimo, la magia del mio bellissimo vestito spar?. Solo fino a quando non fossi arrivata al castello. Nel mio nuovo vestito, avrei potuto essere chiunque volevo. Una beta. Un’Alfa. Un’appartenente alla nobilt?. “Grazie,” le dissi. Tavia non era obbligata ad aiutarmi. Anche se era mia sorella, tutto quello che avevo al mondo, avrebbe potuto denunciarmi. Se lo avesse fatto, non avrei vissuto abbastanza per vedere la mezzanotte. “? bello che tu riesca ancora a sognare.” Mi avvolse le braccia attorno al corpo. “Un giorno, spero di poterlo fare di nuovo anche io.” CAPITOLO TRE ADALAI Il sole stava rapidamente calando dietro l’orizzonte dei confini della citt?, e la festa era in pieno svolgimento. Mi misi seduto, osservando dal mio trono la folla, mentre diverse femmine beta ballavano al ritmo della musica scatenata che riempiva la sala. Spingevano i fianchi e agitavano i corpi in modo che i loro abiti frusciassero di qua e di l?, rivelando sprazzi di carne provocante per catturare l’attenzione dei maschi affamati vicino a loro. La seduzione stava funzionando. I guerrieri Alfa fischiavano e guardavano le beta come se fossero un nuovo trofeo da vincere in battaglia. Ma che tipo di trofeo pu? essere quello ottenuto con la sottomissione? Quando le femmine si lanciavano letteralmente tra le loro braccia, invece che fargli dimostrare che ne erano degni? Era fottutamente noioso. E non ero il solo a pensarlo. Alla mia destra c’era Evander, vestito con lo stesso abbigliamento che indossavamo tutti noi, il suo volto privo di emozioni come un foglio bianco. Alla mia sinistra c’era Solen, che si agitava come se non vedesse l’ora di farla finita con queste formalit? in modo da potersi chiudere da qualche parte e fare la sua cosa preferita… scopare. Perfino Cassian, che di solito aveva un umore migliore del resto di noi, sembrava infastidito da morire. L’unico che era svanito nel nulla era Dagger. Ma il resto dei presenti, a quanto pareva, era incantato da quelle femmine che danzavano. Quindi lasciai che la cosa andasse avanti. Feci dondolare il calice tra le dita mentre lo sorreggevo sopra il bracciolo del trono. Senza dire una parola, una cameriera omega lo rabbocc? con un vino robusto. Gli omega non erano ammessi in citt? dopo il tramonto, se non in occasioni speciali come le celebrazioni delle battaglie, quando i loro servigi erano necessari oltre le ore concesse. Infrangere le regole andava bene se eri un re, e se erano di poca importanza. Curve ampie invece di angoli acuti. E chi se ne fregava se alcuni omega dovevano tornare nelle Badlands a notte fonda. Le difficolt? che subivano a causa della Divisione li rendevano pi? forti, no? Questo ? ci? che insinuava Dagger. E poi non era consono a un reale doversi servire da solo. Osservando attentamente la folla mentre bevevo, notai la gamma di colori che conferiva alla stanza un’atmosfera quasi sgargiante. Abiti di seta brillante nei toni del blu, verde e viola. Rose rosse come sangue, di un rosa intenso oppure gialle come il sole. In mezzo a tutte quelle tonalit? brillanti c’era la lucente pelle nera dei vestiti dei maschi Alfa. La folla si muoveva come un’onda multicolore e il mio sguardo fluttu? sopra di essa fino all’ingresso pi? lontano, contando i minuti che avrei dovuto attendere prima di attraversare quell’arco e tornare ai miei alloggi. I libri antichi allineati sui miei scaffali erano un intrattenimento pi? gradevole di tutto ci?, anche se scritti da uomini vissuti nell’America dei tempi passati. Una femmina apparve sulla soglia come se l’avessi evocata dal nulla. Una che non avevo mai visto. Non che conoscessi tutte quelle del nostro branco. Ma sicuramente non era una che frequentava le feste reali. La valutai osservandola da lontano. Il suo abito sarebbe stato definito squisito dalle donne presenti. I suoi capelli castano scuro erano intrecciati a formare una corona attorno alla testa. Teneva le spalle dritte, come se appartenesse a questo posto. Come se fosse di sangue reale anzich? di quello pi? comune dei beta. Ma furono i suoi occhi che attirarono la mia attenzione quando nient’altro c’era riuscito. Cos? grandi e pieni di meraviglia che potevo vederne il blu anche da lontano. Il suo viso non era pesantemente truccato come quello delle altre femmine nella stanza. Aveva usato tratti e colori lievi, permettendomi di godere di ogni sua espressione. Stupore, sorpresa e un accenno di dubbio furono rapidamente sostituiti dalla gioia mentre i suoi occhi danzavano nella stanza, quasi assaggiando tutto ci? che la circondava. Il suo sguardo sembr? indugiare pi? a lungo sulle rose. Le piacevano? Mi ritrovai a desiderare che ce ne fossero ancora di pi? a riempire la sala, solo per poterla osservare mentre se le godeva pi? a lungo. Non distogliendo mai gli occhi da lei, mi sporsi per chiedere a Evander: “La femmina che ? appena entrata. Chi ??” “Non mi ? familiare.” Il tono della sua risposta attir? la mia attenzione e mi fece voltare la testa di scatto per valutare la sua espressione. La guardava proprio come me, con interesse. Un ringhio rimbomb? dal mio petto, non animalesco come avrei voluto, nemmeno lontanamente. Volevo la mia bestia, ora pi? che mai. Il lupo sarebbe uscito dal mio corpo in un attimo e si sarebbe scagliato alla sua gola… “Stai lontano da lei,” lo avvertii. Vidi la sua fronte aggrottarsi in uno cipiglio mentre si voltava a guardarmi. “? un ordine, mio Re?” “S?. E questo vale per tutti voi,” dissi agli altri nel caso in cui la desiderassero anche loro. Era mia. Mia fino a quando mi fossi stancato di lei. E sarebbe successo. Certo che sarebbe successo. Perch? questa esistenza era troppo vuota per aspettarsi qualcosa di diverso. Vivevo per difendere il nostro popolo dagli umani. Per assicurarmi che la mia gente prosperasse, si moltiplicasse e diventasse pi? forte. Vivevo per guidarli verso il domani, qualunque cosa potesse riservare. E poi verso il giorno dopo, e quello dopo ancora. Avere qualcuno al mio fianco non era mai stato compreso nel pacchetto. Avere qualcuno di dolce da cui tornare a casa era cos? lontano dalla mia portata che non potevo nemmeno lasciare che quell’idea mettesse radice nella mia testa. Deglutii con forza mentre guardavo quella femmina cos? bella fare un passo in mezzo alla folla, i suoi occhi spalancati in costante movimento. Fino a quando non si posarono su di me. E rimase completamente immobile. Come se avesse dimenticato di respirare. O erano i miei di polmoni che avevano smesso di funzionare? Il suo sguardo color zaffiro si scontr? con il mio per molti secondi prima di svolazzare via. Cadde a terra come una cascata di foglie autunnali e il mio cuore prese velocit?. La mia misteriosa beta era una sottomessa. Ma poi il suo sguardo si sollev? di nuovo sul mio, fissando palesemente. Come se stesse decidendo la sua prossima mossa. Misurando il suo prossimo passo usando la mia reazione come metro di giudizio. Mi alzai, sentendomi pi? invincibile di quanto non avessi mai fatto in battaglia. Avevo gi? catturato la sua attenzione, ora l’avrei conquistata. Avrei iniziato con una danza. Le avrei fatto tutte le domande necessarie per conoscerla meglio. E poi l’avrei condotta al mio letto e ce l’avrei tenuta tutto il tempo che volevo. “Desiderate altro vino, mio Re?” chiese la cameriera omega, facendomi distrarre. “No.” Le diedi il mio calice e mi voltai per ritrovare la mia femmina. Ma se n’era andata. Osservai con attenzione la folla in cerca del suo vestito rosa scuro, ma non la vedevo da nessuna parte. Dove sei finita, femmina? Non sai che non puoi nasconderti dal Re? CAPITOLO QUATTRO ZELENE Superai la prima prova tenendo gli occhi bassi mentre attraversavo il checkpoint dirigendomi a Luxoria. I maschi che ogni giorno si alternavano nei turni di guardia erano sempre gli stessi e mi conoscevano. Non avevo bisogno di mostrare l’identificazione che gli omega dovevano sempre portarsi dietro, che impediva venissimo scambiati per qualcuno che non eravamo. Qualcuno che apparteneva alla citt? reale. “Lavori alla festa stasera?” mi chiese la guardia. Mi ero assicurata di mettermi nella fila di quello che sorrideva e diceva battute quasi ogni giorno. Non tutti erano gentili come lui. Se fossi finita nella fila sbagliata, avrei potuto far saltare la mia copertura. “S?.” Pi? o meno. “Stai attenta.” Si fece da parte per farmi passare. Solo allora notai che tutte le guardie imbracciavano armi semiautomatiche. “Il castello non ? sempre il posto pi? sicuro dove stare, in citt?.” Ero una femmina omega. Nessun posto era sicuro. Le altre omega che lavoravano alla festa erano state di turno per ore. Scivolando nell’ingresso di servizio, da cui di solito entravo nel castello, mi assicurai che non ci fosse nessuno mentre mi sfilavo la divisa informe dalla testa e la nascondevo assieme al documento di identificazione su uno scaffale della dispensa, dietro un sacco di zucchero. Pentole e padelle risuonavano in lontananza, e non avevo tempo di indugiare. Lavoravo in cucina, ed essere qui, vestita in questo modo, era pericoloso. Le mie colleghe non erano necessariamente mie amiche. Mi avrebbero denunciata per salvarsi da una punizione. Dopo aver lavorato dodici anni al castello, probabilmente conoscevo il labirinto dei corridoi di servizio meglio di alcune delle persone che vivevano l?. Dovevo muovermi rapidamente. Nessuna donna Alfa o beta avrebbe avuto motivo di trovarsi in cucina, specialmente una considerata un’ospite. Tutti gli invitati al castello vedevano solo il meglio che il Re aveva da offrire, e il personale di servizio vedeva tutto il resto. Emersi dall’ombra prima di riprendere fiato. Il cuore mi batteva forte mentre entravo nel grande ingresso, come se solo ora mi rendessi conto di ci? che avevo effettivamente fatto. L’enormit? delle mie azioni. Le conseguenze. Il mio bellissimo vestito era sembrato cos? lussuoso quando aveva come sfondo polvere e disperazione. Rispetto agli abiti che mi circondavano, era troppo corto, troppo stretto e non abbastanza per far credere che questo fosse il mio posto. Peggio ancora, la gonna al ginocchio mostrava la sporcizia che avevo sui piedi. Non avevo pensato alle scarpe fino a quando non era troppo tardi, e calzavo le stesse pantofoline usate che indossavo ogni altro giorno in cui venivo in questo castello. Tavia mi aveva aiutato a intrecciare i capelli. Ma non avevo i riccioli fluenti, i fiori o i diademi pieni di gioielli delle donne che mi circondavano. Ingoiai il nodo che mi serrava la gola secca. Stasera sarei morta con questo vestito. Ma prima mi sarei goduta un ballo a corte come non avevo mai fatto prima. Un cameriere che non riconoscevo mi offr? da bere in un elegante fl?te. Forse non era un maschio omega. Il castello faceva arrivare persone per aiutare durante le feste sfarzose, quelle importanti, e spesso venivano assunti anche dei beta. Lo avrei tenuto d’occhio. Forse era la risposta ai miei problemi. Mandai gi? un sorso. Champagne. Da quanto tempo non assaggiavo quel liquido frizzante? Una volta nelle cucine avevo rischiato un assaggio quando nessuno stava guardando. Ora avrei potuto berlo liberamente. Mi concessi un altro lungo sorso, assaporando il dolce sapore del coraggio liquido. Non potevo tirarmi indietro, a questo punto, era un modo infallibile per essere scoperta. Dovevo impersonare la mia falsa identit? da beta. Se io per prima non avessi creduto in me stessa, nessuno lo avrebbe fatto. Entrai nella sala da ballo a testa alta, imitando le azioni dei nobili che servivo. Non sarebbero mai stati beccati a guardarsi i piedi sporchi, evitando il contatto visivo. Un complesso musicale suonava nell’angolo, e le coppie volteggiavano per la stanza, danzando. Altri gruppi si erano formati attorno al perimetro della pista da ballo e, ancora una volta, mi distinguevo da loro. Tutti quelli che conoscevo a questa festa venivano pagati una miseria per servire gli invitati – se erano cos? fortunati da essere pagati. Passavano settimane senza nient’altro che scuse per il lavoro prestato, se non veniva giudicato soddisfacente. In quanto omega, non avevamo possibilit? di ricorso, e smettere di lavorare era una condanna a morte. Una cattiva referenza da parte di Re Adalai avrebbe fatto s? che nessun altro ci avrebbe dato una possibilit?. Tavia ne era la prova vivente. Ancora una volta, mi chiesi cosa avesse causato il suo licenziamento. Ma ormai non importava pi?. Era lei il motivo per cui ero disposta a correre questo rischio, a trovare un beta che mi aiutasse a interrompere il circolo vizioso. A quel punto sarei stata in grado di aiutare mia sorella e le nostre amiche a fare lo stesso. In un modo o nell’altro. Il muro vicino alla finestra era ricoperto di rose. Bellissime piante grasse mettevano in risalto la composizione floreale. Prima della Divisione, mia madre aveva decorato il nostro giardino con fioriture proprio come queste. A quel tempo la nostra vita aveva colore ed era piena di speranza. Era stata uccisa nelle battaglie degli omega, mentre stava in prima linea, facendo di tutto per darci una vita migliore. Non potevo deluderla. I miei occhi si velarono di lacrime al ricordo, e dovetti distogliere lo sguardo dai fiori. Nessuno piangeva ai balli di corte, e non di fronte agli ospiti, in ogni caso. Avevo gi? versato la mia bella dose di lacrime nelle profondit? cavernose della cucina. Qualcuno mi stava guardando. I miei sensi di lupo si destarono, in massima allerta. No, per favore non trasformarti, non qui… Gli omega possedevano un’abilit? che nessuno degli invitati al castello aveva: la capacit? di mutare nella propria forma animale. Era il nostro segreto pi? grande e meglio conservato. Nessuno di Luxoria sapeva che potevamo accedere ai nostri animali. Nessuno ci guardava abbastanza vicino da capirlo. Eravamo stati sbattuti fuori dai cancelli e dimenticati fino a quando non eravamo stati necessari come servit? o per i lavori pi? umili. Se mi fossi fatta spuntare la pelliccia qui, nella sala da ballo del Re, sarei morta prima di essermi completamente trasformata. Mi voltai e guardai negli occhi Re Adalai. Mi fissava come se volesse marchiarmi. Pietrificata, non sapevo cosa fare. Non ero mai stata cos? vicino a lui, prima d’ora. Lavoravo nella sua casa, aiutavo a preparare i suoi pasti, ma non eravamo mai stati faccia a faccia. Non potevo distogliere lo sguardo, sarebbe stato poco rispettoso. Oppure secondo il protocollo non si dovevano guardare i reali direttamente negli occhi? Era qualcosa di cui prima non mi ero mai dovuta preoccupare. Gli angoli delle sue labbra si sollevarono in un sorriso che riscald? il mio corpo dalla testa ai piedi, e fece pulsare la carne tra le mie cosce al ritmo del mio cuore martellante. Era un uomo bellissimo, con pelle ambrata e occhi che brillavano, anche da questa distanza. Si alz? per parlare con un altro maschio vestito elegantemente come lui, con pantaloni di pelle nera e una giacca abbinata. Portava una mostrina piena di medaglie sul petto, quindi anche lui era importante, ma non indossava la corona. C’era un solo Re. Alcune ballerine mi vennero addosso, scusandosi quando quel poco dello champagne che era rimasto nel mio bicchiere rischi? di uscire. Adesso entrambi gli uomini mi stavano guardando. Sua Maest? parl? di nuovo all’altro uomo, e Rielle, la mia compagna di stanza, sal? sul palco con un calice fresco pieno di vino per il Re. Gli uomini la ignorarono, continuando a guardare me, ma Rielle era una delle donne pi? intelligenti che avessi mai incontrato. Avevamo combattuto fianco a fianco molte notti per sopravvivere, e non c’era nessuno con cui avrei preferito andare in battaglia. Non celebravamo in modo cos? sfarzoso le nostre vittorie, nelle Badlands, ringraziavamo solo l’universo di essere vive per poter vedere un altro giorno. Lei guard? tra la folla, con la bocca che si spalancava in una O quando mi vide. Merda. Re Adalai si rivolse di nuovo al suo amico, distogliendo lo sguardo da me, spezzando l’incantesimo. Il mio bicchiere di champagne and? in pezzi quando cadde ai miei piedi. Le pantofole sporche su cui avevo cercato cos? duramente di non attirare l’attenzione si sarebbero probabilmente macchiate di sangue quando il vetro rotto mi colp? le caviglie. Le ballerine rimasero a bocca aperta, mentre alcuni omega stavano gi? arrivando per pulire il disastro che avevo combinato. Dovevo uscire di qui. Rielle non avrebbe mai detto a Sua Maest? cosa fossi, ma non potevo rischiare che se lo lasciasse sfuggire con un’altra omega o che fosse interrogata a proposito della sua reazione. Non ci avevo riflettuto abbastanza. Questo bel vestito mi faceva sentire speciale, ma non cambiava il fatto che fossi cos? tristemente impreparata a vivere in un mondo che non mi apparteneva. Gli ospiti stavano ancora arrivando, e andai a sbattere contro alcuni di loro mentre me ne andavo dalla sala da ballo. Non potevo uscire attraverso la cucina. Troppo rischioso. Non avevo la stessa familiarit? con il piano nobile del castello, dove i reali adoravano dare sfoggio delle loro ricchezze e condurre affari. Mi infilai in una stanza laterale, credendo che mi avrebbe fatta avvicinare al portone d’ingresso. Senza la mia semplice tunica da omega, avrei avuto dei problemi non appena avessi lasciato il castello con addosso questo vestito. Nessun omega poteva entrare nel perimetro della citt? dopo il tramonto. Le mie pantofoline, sporche e macchiate di sangue, che mi identificavano come una abitante delle Badlands, mi avrebbero tradita. Come le mie gambe pallide in bella mostra. Anche se le guardie mi avessero lasciata passare, gli abitanti dei territori esterni si sarebbero assicurati che non dimenticassi mai pi? qual era il mio posto. Ma la stanza non portava a un’uscita. Le sue pareti parevano fatte di vetro, e il resto era immerso nel colore. Un tappeto orientale, poltrone di pelle e fiori ovunque. E non c’era nessuno dentro. Sprofondai su una delle poltrone, dandomi la possibilit? di riprendere fiato. Di pensare a una via d’uscita da questo casino. Abbassai lo sguardo sulle mie gambe. Lo champagne versato disegnava rivoletti attraverso la polvere sui miei stinchi. C’era solo un piccolo taglietto causato dal vetro rotto, e il sangue aveva gentilmente deciso di rimanere vicino alla base del graffio. L’ultima cosa che dovevo fare era perdere sangue su questo tappeto. I reali avevano una tecnologia che avrebbe potuto rintracciarmi in pochi secondi con una singola goccia di sangue. Una porta si chiuse in fondo alla stanza. Spinsi il mio corpo contro la poltrona, per non essere vista. La mia lupa si lament? dentro di me, preparandosi a combattere. Sentii il suo odore prima di vederlo. Un misto di whisky, vaniglia e pura potenza. Il Re mi aveva trovata. Cosa avrebbe fatto una beta? Mi lisciai la gonna e mi sedetti dritta sulla sedia. Orgogliosa. Come se il mio posto fosse a una festa reale. Trasal? quando mi vide. Solo allora notai la gigantesca scrivania in mogano e la sedia ancora pi? imponente all’estremit? della stanza. Ero entrata nel suo ufficio? Poteva uccidermi per un’offesa del genere, e nessuno lo avrebbe mai saputo, se Sua Maest? avesse fatto lui il lavoro sporco. Pregai che non lo facesse. Mi tolsi le scarpe, e usai un piede per spingerle sotto la poltrona. “Stai sanguinando.” La sua voce era morbida quanto lo sembrava la sua giacca. Non me l’aspettavo. Tutti conoscevano la brutalit? di Re Adalai. Un’omega come me ci pensava ogni giorno. Ma il modo tenero con cui si rivolse a me non fece che aumentare la strana pulsazione nel mio corpo. Annuii, sperando che mascherasse il mio tremore e l’animale che protestava appena sotto la superficie della mia pelle. E quella pulsazione. Incrociai la gamba su quella con il taglio nel tentativo di calmare i muscoli pi? profondi. Si accigli? guardandomi i piedi. Era impossibile che non vedesse lo sporco, o le pantofole rivelatrici del mio stato di omega che probabilmente non erano nascoste troppo bene… Non ? mai stato cos? vicino a un’omega, disse la mia lupa. Non capisce cosa sei. Hai la possibilit? di uscirne viva. Dovevo sperare che avesse ragione. “Alcuni ballerini mi sono venuti addosso.” Eccomi qui, a dire al Re le stesse mezze verit? che mi avevano messa in questo casino. “Ho lasciato cadere il bicchiere. Le mie scarpe si sono rovinate. Mi dispiace.” “Non c’? bisogno di scusarsi,” rispose lui. “Ma non capisco perch? non stavi ballando anche tu.” Che nobile astuto! Mi aveva appena chiesto con chi fossi al ballo, pensando che quel particolare avrebbe rivelato chi ero. La mia mente lavorava per improvvisare un’altra delle mie mezze verit?, nella speranza che quando le avessi messe assieme in qualche modo sarebbero diventate intere. “Le mie amiche stanno ballando.” Non avevo idea se fosse cos? che una beta avrebbe dovuto parlare con un reale. Tutto quello che sapevo era che gli omega non lo facevano mai. E c’era il problema del contatto visivo. Rischiai tutto e lo guardai in quegli splendidi occhi color onice. “Non ho un compagno.” Lui si mise a ridere. Il mio cuore smise di battere mentre finiva a precipizio nello stomaco. L’unico movimento nella stanza erano i miei muscoli pulsanti. Quest’uomo aveva un tale effetto su di me. Forse era il suo potere, il pericolo di essergli cos? vicina, ma il mio corpo stava andando completamente in tilt. “Neanche io ho una compagna,” disse alla fine. “Ma mi piacerebbe ballare con te.” Oh. Tese la mano. Non era liscia come mi sarei aspettata. Il Re era un guerriero che guidava i suoi eserciti in battaglia contro gli umani. Le sue mani, ruvide per i calli, avrebbero provocato una sensazione deliziosa muovendosi lungo la mia pelle. Le sue unghie erano corte e lisce, senza segni di polvere del deserto. Non indossava alcun anello, ma il suo polsino di cuoio era chiuso con un gemello di diamanti. Le mie mani erano raggomitolate in grembo, umide per la paura e segnate da anni di duro lavoro. Se nient’altro aveva tradito la mia condizione, le mie mani avrebbero segnato il mio destino. Forse non gli importa. La mia lupa mi stava implorando di vivere spericolatamente, questa sera. E nessuno diceva di no al Re. Misi la mano nella sua, e lui se la port? alle labbra per baciarla. Quel morbido contatto mi sconvolse. La corrente elettrica che schizz? lungo il mio corpo poteva essere sufficiente a farmi mutare. Strinsi gli occhi, negoziando silenziosamente con la mia bestia mentre Sua Maest? mi faceva alzare. L’altra mano era dietro la mia schiena, e mi premeva contro il suo corpo. Tutto nel Re era duro e pronto all’azione. Il calore che saliva dai suoi pantaloni fu sufficiente per sciogliermi la pelle. Un’immagine di noi due nudi, inondati dal chiaro di luna, le sue labbra sulla mia pelle, mi balen? in mente. Feci un respiro profondo, concentrandomi sulle rose accanto a noi. “Ti piacciono,” disse lui. “Prima ho visto come le ammiravi.” “Mi ricordano mia madre.” Finalmente potevo dire la verit?. “Anche la mia le adorava. Ora guardami, mia rosa.” Ora che avevo il suo permesso, incontrai sfacciatamente il suo sguardo. Doveva ancora chiedermi il mio nome, e mi domandavo cosa gli avrei detto. Ora che ero cos? vicina a lui, gli avrei mentito di nuovo? La verit? era mortale come le bugie. Un’altra immagine mi balen? davanti, e vidi chiaramente il Re nella sua forma di lupo. Una forma che gli era stata strappata via. Era ancora pi? bello, da animale. Mi feci forza, come se dovessi proteggerlo da quello che stava succedendo nella mia testa. A stento. Si fece avanti, mancando di poco le dita dei miei piedi nudi, mentre il complesso iniziava la sua prossima canzone. Merda. Una beta avrebbe conosciuto quei balli cos? formali. “Ti va di ballare qui?” Ecco un bel salvataggio. “S?.” Il movimento successivo venne dai suoi fianchi, e il puro istinto prese il sopravvento. Iniziai a muovermi a tempo con il suo corpo. “Ora che ti ho trovata, voglio tenerti tutta per me.” Forse avrebbe dovuto sembrare una minaccia, ma per me e il mio corpo pulsante, in qualche modo, sembr?… una promessa. CAPITOLO CINQUE ADALAI Non ero dovuto andare lontano per trovare la mia femmina. Rifugiarmi nel mio ufficio per evitare qualsiasi domanda ingiustificata mi aveva portato proprio a lei. Solo che era ferita e tremava come una foglia, e l’istinto ruggente nel mio petto richiedeva che la confortassi. Non capivo il perch? di quel sentimento. Ma non avevo intenzione di mettere in discussione il mio istinto. Mi aveva condotto troppe volte sulla strada giusta. Soprattutto in guerra. E avvicinarmi a questa donna per calmarla sembrava proprio la cosa giusta da fare. “Non ti ho mai visto qui, prima d’ora,” mormorai, non volendo spaventarla. Sembrava a un passo da scappare di nuovo, anche se la tenevo stretta. Una forza brillava nei suoi occhi. Potevo scorgerla, e forse era la sua caratteristica pi? affascinante. Allora perch? sembrava sabbia pronta a scorrermi tra le dita? “Non frequento spesso festeggiamenti del genere, mio Re,” rispose lei piano. “? un peccato.” Ondeggiai con lei alla debole musica che attraversava le pareti dalla sala da ballo. “Credo che tu sia proprio la gioia che mancava a tutte le mie celebrazioni.” “La gioia?” Rise leggermente, e ancora una volta trem? anche se il suo sguardo rimase fermo. “Nessuno mi ha mai definita cos?, prima.” “Un crimine.” Piegandomi in avanti, respirai il suo profumo. Cannella dolce e qualcosa di terroso che non riconoscevo. Il lupo incapace di uscire si agit? nel mio petto, apprezzando quell’odore. “Devo dichiarare punibile per legge il fatto che una bellezza come te non sia abbastanza apprezzata?” le chiesi. Ricordarle il mio potere non sembrava un’idea poi cos? brutta. Sembrava necessario. “Devo chiedere che qualche testa rotoli sul pavimento, mia rosa?” Divenne rigida tra le mie braccia. “No.” La sua voce venne fuori strozzata prima che si schiarisse rapidamente la gola e riprovasse. “No, non ? necessario. Certo che no. “ Mi tirai indietro, aggrottando le sopracciglia mentre lei abbassava di nuovo gli occhi. Qualsiasi altra femmina avrebbe riso a quella battuta. O almeno sarebbe arrossita e andata in estasi al mio tentativo di flirtare. Cazzo. Non ero bravo a farlo. Non lo ero mai stato. Di solito non mi preoccupavo pi? di tanto. Ma questa volta era differente. Volevo che lei si fidasse di me. “Come ti chiami?” La mia voce era ruvida di desiderio. Era pi? che evidente, ma non mi importava. Incontr? di nuovo il mio sguardo mentre la sua piccola lingua scivolava fuori per inumidire le labbra. “Prima voi, Maest?,” sussurr?, “ditemi qualcosa di voi che nessun altro conosce.” I suoi occhi erano blu come zaffiri. Guardarli cos? profondamente mi fece sentire perso per diversi secondi. Mia, rimbomb? il lupo dentro di me. “Ho paura di rimanere solo,” risposi. “Che nessuna donna sia abbastanza forte per essere mia, per camminare al mio fianco come dovrebbe fare una Regina. Che questo mondo sia troppo stravolto. Troppo incasinato per farmi trovare qualcuno con cui stare, come invece ? riuscito a fare mio padre prima di me.” Merda. Chiusi la bocca. Era l’unico modo per impedire che quella cascata di segreti si riversasse fuori. La musica sfum?. Noi rimanemmo fermi. E la mia femmina mi fiss? con quegli occhi cerulei cos? pieni di emozione. Pieni di domande e paure. E comprensione. Era sola anche lei come me? Circondata da altri, ma completamente isolata? La nostra danza fin?. “Dimmi come ti chiami.” Il respiro mi si blocc? nel petto, ogni inspirazione faceva s? che il suo seno premesse contro di me. Avrei potuto giurare di sentire il calore del suo corpo attraverso l’elegante uniforme di pelle che indossavo. “Voi siete il Re,” mormor? invece, i suoi palmi appiattiti contro il mio petto. “Non c’? motivo per cui dovreste essere solo. Avete dei servitori pronti ad accorrere a ogni vostra richiesta. Persone che vi adorano. Qualsiasi beta in citt? sarebbe onorata di essere vostra.” “Nessuna di loro ? quella giusta. Cosa dovrei fare al riguardo?” Inclin? la testa di lato, e l’angolo della sua bocca invitante si alz? anche se debolmente. “Probabilmente dovreste continuare a cercare.” Inizi? una nuova canzone e lei si mosse, costringendomi a fare lo stesso. Una nuova danza. Ne avrei approfittato. Perch? non la volevo perdere di vista. Non adesso, dopo aver stupidamente permesso ai suoi begli occhi di far uscire i miei pensieri pi? intimi dalle labbra. Forse mai. Io ero il Re. Avrei potuto farlo, tenerla con me per tutto il tempo che desideravo. Ma non era quello che mi faceva battere il cuore. Che aveva reso la mia gola secca e i palmi delle mani sudati come un adolescente che non sapeva nulla di donne o battaglie. Volevo che lei desiderasse ci? che io desideravo. E cio? cosa, esattamente? Cazzo. Un milione di beta mi avrebbero potuto dire di s?, stanotte, e lo avrebbero fatto, come mi aveva ricordato lei. Ma solo il suo s? avrebbe significato qualcosa. “Continuare a cercare, eh?” La feci volteggiare sapientemente per il mio ufficio, fingendo che il tappeto fosse la nostra pista da ballo. “Dovrei esaminare tutte le femmine beta, a una a una, fino a quando non ce ne sono pi?? E poi cosa? Quando finisco le beta e nessuna di loro ? mia, cosa dovrei fare?” La fantasia che avevo fatto prima, di accoppiarmi con una femmina omega, si schiant? sgradita nella mia mente, con la capacit? di far agitare il mio animale ancora di pi?. La feci andar via con uno sforzo di volont?, ma si era trasformata in qualcosa di nuovo. Una visione, questa volta. Quella femmina senza nome ? sotto di me, mi fa impazzire con il suo profumo. I suoi feromoni mi trasformano in una bestia, bramosa di avere il suo corpo. I suoi lamenti sono come musica per le mie orecchie. I suoi artigli mi graffiano la schiena, mi supplica di alleviare il suo desiderio mentre mi spingo con forza dentro di lei, nel disperato tentativo di riempirla, di dare sollievo al suo calore. Tra le mie braccia, la mia rosa si spost? pi? vicino, premendo contro la mia erezione dolorante mentre ondeggiavamo. “Ehm, finire le beta potrebbe essere un problema. Ma scommetto che troverete prima quella che vi piace.” La guardai. Il mio lupo stava cercando di dirmi qualcosa su di lei, ma non riuscivo a capirlo. “Forse una che non avevo mai visto prima. Una che non mi dir? il suo nome. Una come te?” Lei rise piano. Come se non lo facesse spesso. “Come me? Oh, non credo che troverete quello che state cercando nemmeno con me, mio Re.” “No?” Strinse le labbra e scosse leggermente la testa. “Cosa pensi che stia cercando esattamente?” “Beh…” Mi ero immaginato il modo in cui si avvicinava ancora di pi?? Ora eravamo praticamente appiccicati. Poteva sentire il mio desiderio per lei, che premeva contro la sua pancia. “Vediamo… avreste bisogno che la vostra Regina fosse una femmina bellissima. Cos? bella che non vi stanchereste mai di svegliarvi accanto a lei al mattino.” “Mmm…” Lasciai che il mio pollice le sfiorasse la pelle della guancia. “Una che arrossisce come un bocciolo ai primi raggi del sole.” Il rosa delle sue guance si spinse fin lungo il collo assieme al mio tocco. La sua reazione mi diede immensa soddisfazione. “Cos’altro?” Lei strinse gli occhi, studiandomi come se potesse capire cosa volevo solo guardandomi con sufficiente intensit?. “Una femmina degna di voi. Una che appartenga al vostro rango.” Aggrottai le sopracciglia a quelle parole, ma lei sollev? il mento, indicando che lei era una femmina di quel tipo. “A quale famiglia appartieni?” “Nessuna che voi conosciate, mio Signore.” “Le conosco tutte.” “Non la mia.” “Sei nata dentro questi confini?” “S?,” sussurr? lei. Le mie labbra sembravano avvicinarsi alle sue a ogni parola. Volevo assaggiarle. Lo avrei fatto prima che la notte fosse finita. “Dimmi da dove vieni.” Pi? vicino. “Non ancora.” Il suo respiro caldo si mescolava al mio, eppure avevo ancora bisogno di avvicinarmi. “Cos’altro?” le chiesi. “Vorreste una femmina che fa quello che le ordinate.” “Solo a volte,” ribattei. “Come quando facciamo l’amore. Mi piace essere al comando in camera da letto. Chiedo molto, ma restituisco molto in cambio.” I suoi occhi si spalancarono. “In tutte le altre occasioni, voglio che la mia donna sia decisa.” Battei leggermente un dito sulla sua tempia. “Voglio che mi sfidi, facendomi delle domande.” Mossi il dito sulle sue labbra, tracciando il contorno della sua bocca fino a quando lei trem? per l’urgenza di essere baciata. Desiderava che lo facessi tanto quanto lo desideravo io. “Voglio che lei mi dica quando mi comporto come un coglione.” “Ti stai comportando come un coglione,” sbott?, poi serr? la bocca con gli occhi spalancati. L’espressione sul suo viso era cos? fottutamente adorabile che non potevo essere arrabbiato come lei chiaramente si aspettava che fossi. Invece, le mie guance si allargarono con un sorriso che non riuscivo a trattenere. Quando mai qualcuno mi aveva parlato cos? apertamente, a parte i miei uomini? Una risatina mi risuon? nel petto mentre la musica che ballavamo sbiadiva. In risposta, anche il suo sorriso crebbe, fino a quando entrambi iniziammo a ridere di gusto. La sua risata aveva il suono delle campane mattutine che annunciavano l’alba. Dannazione. Se qualcuno mi avesse visto ora, in questo modo, si sarebbe chiesto se fossi impazzito. E forse era cos?. Ma la mia rosa mi faceva sentire… Libero. Libero, quando non sapevo nemmeno di essere in catene. Sbatt? le palpebre, il luccichio stuzzicante che svaniva dai suoi occhi finch? non sembr?… triste. “Mi chiamo…” Ma non volevo che si sentisse triste. Non volevo che quel momento terminasse. Volevo dimenticare il mio dovere e la mia posizione, ed essere libero ancora un po’. Quindi la baciai. La mia bocca si schiant? sulla sua, troppo rude all’inizio, ma lei non si ritrasse. E quando ansim? per la sorpresa, immersi la lingua dentro per ottenere finalmente il gusto per il quale mi stavo struggendo. Era pi? dolce del miele. Calda e sensuale, come l’estate che c’era prima che tutto al di l? delle mura diventasse polvere. Le sue mani si mossero dal mio petto per portarsi dietro il collo, incerte, all’inizio, ma quando le nostre lingue si intrecciarono e danzarono, divenne pi? audace, avvolgendomi le dita tra i capelli per chiedere di pi?. Per pretendere ci? che nessun’altra aveva mai osato chiedere. Risposta semplice: le avrei dato ogni fottuta cosa. Banchettando con la sua bocca calda, l’accompagnai fino alla mia scrivania, i suoi gemiti che mi guidavano per tutto il percorso. Interrompendo il bacio, le premetti le labbra sulla mascella e gi? per la colonna del collo fino a quando non raggiunsi le deliziose curve che erano esposte nella parte superiore del suo vestito. “Io… mio Signore… io…” Le sue parole erano affannose. Stava perdendo la testa tanto quanto me. “Sta… succedendo qualcosa.” “Mmm, s?, mia rosa. Sta decisamente succedendo qualcosa.” Le sue unghie mi pizzicavano il cuoio capelluto mentre baciavo ogni centimetro della sua pelle esposta. “Sarai mia, stanotte.” Un piagnucolio impotente le sfugg? di gola. E, per gli d?i, il suo profumo! Non riuscivo a saziarmi di quell’odore terroso che portava con s? l’aroma della cannella. Cos’era? Perch? non lo avevo mai sentito prima? Le sue mani bisognose cercavano avidamente la mia pelle, la desideravano. Ma, o non aveva familiarit? nello spogliare un maschio o era troppo impaziente per liberarmi dei vestiti. Entrambe le opzioni andavano fottutamente bene. Slacciai la fibbia della mia uniforme e lasciai che si aprisse. La mia rosa mi premette i palmi sul petto, spingendosi in basso verso i miei addominali scolpiti. Quella carezza fu come volare in paradiso, e chiusi gli occhi per assaporarla a pieno. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/kristen-strassel/la-sua-omega-proibita/?lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.