Четыре времени года.. Так давно назывались их встречи - Лето - розовым было, клубничным, До безумия ярко-беспечным. Осень - яблочной, краснорябинной, Бабьим летом сплошного счастья, А зима - снежно-белой, недлинной, С восхитительной вьюгой ненастья.. И весна - невозможно-мимозной, Чудно тёплой и самой нежной, И ни капельки не серьёзной - Сумасшед

Il Cielo Di Nadira

Il Cielo Di Nadira Mongiov? Giovanni Sicilia, XI secolo. Nadira ? un?innocente ragazza di origini berbere che vive con sottomissione le imposizioni del fratello; come quando le viene detto che dovr? divenire una delle mogli dell?emiro della sua citt?. Tuttavia, i suoi occhi sono qualcosa di cos? strano e ammaliante da richiamare l?attenzione di pi? di un pretendente. Ben presto si diffonde la fama di una maledizione: gli uomini che incrociano il suo sguardo non possono fare a meno di desiderarla e tentare di averla.? Proprio gli occhi di Nadira, e quel cielo sconfinato che essi ricordano, saranno la causa dello scoppio dell?ultima guerra che la Sicilia musulmana vivr?. Intanto, i fratelli de Hauteville, temibili guerrieri normanni, aspettano di approfittare di qualsiasi pretesto, cos? da poter passare il mare col fine di cominciare una crociata contro i mori. ?Pu? esistere davvero qualcosa di cos? straordinariamente irresistibile e maledetto da scuotere irrimediabilmente i desideri di chi lo sta a guardare?? Gli atipici occhi azzurri di Nadira sembrano provare che sia proprio cos?. Sicilia, XI secolo. Ci troviamo agli ultimi atti della dominazione araba: gli emiri delle principali citt? dell?Isola sono in guerra tra loro e le forze cristiane aspettano una scusa per intervenire cos? da intraprendere la loro guerra santa contro il nemico musulmano.? Nadira ? un?innocente ragazza di origini berbere che vive con sottomissione le imposizioni del fratello; come quando le viene detto che dovr? divenire una delle mogli dell?emiro della sua citt?. Tuttavia, i suoi occhi sono qualcosa di cos? strano e ammaliante da richiamare l?attenzione di pi? di un pretendente. Ben presto si diffonde la fama di una maledizione: gli uomini che incrociano il suo sguardo non possono fare a meno di desiderarla e tentare di averla.? Proprio gli occhi di Nadira, e quel cielo sconfinato che essi ricordano, saranno la causa dello scoppio dell?ultima guerra che la Sicilia musulmana vivr?. Intanto, i fratelli de Hauteville, temibili guerrieri normanni, aspettano di approfittare di qualsiasi pretesto, cos? da poter passare il mare col fine di cominciare una crociata contro i mori.? In tutto questo muove i suoi passi Conrad, normanno anch?egli, ma cresciuto tra i cristiani siciliani. La sua ambizione ? sconfinata e la sua vendetta nei confronti dei dominatori musulmani pi? forte del buon senso.? Il destino di Conrad finir? per incrociarsi col ?cielo di Nadira? e col mistero che si nasconde dietro la natura di quegli occhi. Ma solo se sapr? svelare ci? che lega il cuore di un uomo al desiderio che l?assoggetta al male potr? vincere il pericolo che la bellezza di Nadira rappresenta.? Infuria ancora la guerra, diventata ormai uno scontro di culture e religioni, quando dal terreno dell?odio comincia a farsi spazio il fragile germoglio della tolleranza? speranza curata proprio da chi ha saputo mettere in ordine le inquietudini della propria anima.? Un?ambientazione multiculturale, una vicenda raccontata da tutte le prospettive, una storia obiettiva e dal sapore attuale, un romanzo che gli amanti della narrativa storica? d?avventura non possono ignorare. Giovanni Mongiov? IL CIELO DI NADIRA Regnum In copertina: gli occhi di Luana (per gentile concessione); scudo normanno, Atene, Museo della Guerra. giovannimongiovi.com (http://giovannimongiovi.com) Copyright ? 2019 - Giovanni Mongiov? Non serve che io scriva dell'indescrivibile, che azzardi la descrizione dell'immensamente perfetto, la consapevolezza a cui risorgo ? gi? poesia, la pi? alta e monda, scritta da mani intangibili, concepita da mente eccelsa, ispirata da un cuore smisurato; amore mio, siamo finiti nell'arte di Dio: "che un essere ne ami un altro con amore sempre pi? indissolubile". Che io ami te ogni giorno di pi?... A Valentina e Tommaso... lustru d? me ?cchii... Premessa (#u414b7bbd-d5e4-5784-bf26-32647354d9eb) PARTE I - LO STRANIERO LEGATO AL PALO (#u28aa8206-92bf-5c0a-b6e0-dcb740bcda31) Capitolo 1 (#u893eddb2-92ea-544d-a250-890c7df7df20) Capitolo 2 (#u65dd762e-353b-5f9a-adf0-533fda2345c4) Capitolo 3 (#u44eea634-f93c-55f9-b423-04cdb0a41a93) Capitolo 4 (#uf0021fb2-fa5b-5395-94b8-2c061f58c315) Capitolo 5 (#u89427ab8-6356-5de8-8245-4f0d406af4cd) Capitolo 6 (#uf478bf1e-aa55-5b84-95cc-12b50eb6064a) Capitolo 7 (#u57c54db9-4f3b-51e1-a250-68b1afc3590e) Capitolo 8 (#u76ca2469-5e83-509b-8a1b-4e052eb6e958) Capitolo 9 (#u66b39dd5-fd25-50f8-9989-ec15a4b4166f) Capitolo 10 (#u5bc73757-fa21-5c17-bc91-e055b161483a) Capitolo 11 (#u19bc2b04-79f0-56d9-90b8-4483d4513c08) Capitolo 12 (#uc222f030-ae1d-52de-a60d-d59f7157814c) Capitolo 13 (#u289139f9-716a-5583-b305-74701ac4d0a3) Capitolo 14 (#u6f5c6157-3afc-5f4a-a1d8-4cfc7ea2ada5) PARTE II - LA GUERRA DEI QA?ID (#litres_trial_promo) Capitolo 15 (#litres_trial_promo) Capitolo 16 (#litres_trial_promo) Capitolo 17 (#litres_trial_promo) Capitolo 18 (#litres_trial_promo) Capitolo 19 (#litres_trial_promo) Capitolo 20 (#litres_trial_promo) Capitolo 21 (#litres_trial_promo) PARTE III - LA TREGUA DEL MU?ARRAM (#litres_trial_promo) Capitolo 22 (#litres_trial_promo) Capitolo 23 (#litres_trial_promo) Capitolo 24 (#litres_trial_promo) Capitolo 25 (#litres_trial_promo) Capitolo 26 (#litres_trial_promo) Capitolo 27 (#litres_trial_promo) Capitolo 28 (#litres_trial_promo) PARTE IV - IL RITORNO DI CONRAD (#litres_trial_promo) Capitolo 29 (#litres_trial_promo) Capitolo 30 (#litres_trial_promo) Capitolo 31 (#litres_trial_promo) Capitolo 32 (#litres_trial_promo) Capitolo 33 (#litres_trial_promo) Capitolo 34 (#litres_trial_promo) Capitolo 35 (#litres_trial_promo) PARTE V - LE TRAME DEL POTERE (#litres_trial_promo) Capitolo 36 (#litres_trial_promo) Capitolo 37 (#litres_trial_promo) Capitolo 38 (#litres_trial_promo) Capitolo 39 (#litres_trial_promo) Capitolo 40 (#litres_trial_promo) Capitolo 41 (#litres_trial_promo) Capitolo 42 (#litres_trial_promo) PARTE VI - LA MALEDIZIONE DI PENTESILEA (#litres_trial_promo) Capitolo 43 (#litres_trial_promo) Capitolo 44 (#litres_trial_promo) Capitolo 45 (#litres_trial_promo) Capitolo 46 (#litres_trial_promo) Capitolo 47 (#litres_trial_promo) Capitolo 48 (#litres_trial_promo) Capitolo 49 (#litres_trial_promo) PARTE VII - LE CONDIZIONI DELLA LIBERT? (#litres_trial_promo) Capitolo 50 (#litres_trial_promo) Capitolo 51 (#litres_trial_promo) Capitolo 52 (#litres_trial_promo) Capitolo 53 (#litres_trial_promo) Regnum - Il cercatore di coralli (#litres_trial_promo) Opere dell?autore (#litres_trial_promo) Biografia (#litres_trial_promo) Premessa Per quanto mille fiumi sfoceranno a mare, essi non avranno mai il nome delle acque in cui si gettano, per il ragionevole motivo che il mare non pu? essere la ragione di un fiume. Allo stesso modo il principio non pu? ricalcare la definizione del fine, n? pu? superare la sua importanza. Si guardi alla sorgente di un fiume, alle alte rupi da cui sgorga, se ne assaggino le acque, e gli si dia un nome in base a questo. Non ? l?azione a fare l?uomo, non ? la mano a compiere l?atto, bens? il cuore, l? dove sorge il motivo, la ragione di tutto. L?essenza del peccato originale non fu cogliere un frutto, ma tutto ci? che mosse quel gesto. E cos? la cupidigia pu? nascondersi in ogni cosa, nella carne succulenta, nel rossore del vino, nelle forme di una fanciulla? o almeno in tale maniera giustifica chi cede. Ma la verit? ? che essa si nasconde esclusivamente negli occhi e nel cuore di chi sente quell?incendio consumante, quella fiamma divoratrice che ? la concupiscenza. Tra gli illustri di questa gente di antica stirpe greca si narrava una storia, una di quelle sopravvissute al battesimo del cristianesimo e alla spada dell?Islam. Pentesilea, potente amazzone, fu chiamata a combattere in difesa dei troiani. Era una donna bellissima e, come spesso accade nei miti greci, le dee la invidiavano. Per tale motivo Afrodite la volle punire con la pi? terribile delle condanne: ogni uomo che l?avesse vista avrebbe provato un cos? inarrestabile desiderio di averla che avrebbe per certo cercato di violentarla. Pentesilea si nascose sotto la sua armatura per tutto il tempo che pot?, sennonch?, durante una battaglia, Achille la uccise e la spogli? delle sue armi. Solo allora fu evidente come la condanna di Pentesilea superasse la stessa morte? Achille non seppe resisterle? Al di l? del mito, pu? esistere davvero qualcosa di cos? straordinariamente irresistibile e maledetto da scuotere irrimediabilmente i desideri di chi lo sta a guardare? Una bellezza di tale potenza da lasciar emergere le malizie dei cuori, ma anche ambivalente, in quanto capace di far affiorare le nobili virt? nell?animo dei meritevoli. La storia che segue ? la prima di tante? la prima di tante storie di uomini e donne, e del sangue che lega ognuno di questi al proprio passato e al veniente futuro. ? la storia di questa terra, dei suoi popoli, delle sue guerre, dei suoi vizi e dei suoi sopiti pregi. Tuttavia quella che segue ? proprio la prima, ed essendo tale ? quindi l?originale? e dunque, in quanto originale, non pu? che parlare del medesimo desiderio che port?, in principio, l?uomo al suo primo peccato. PARTE I - LO STRANIERO LEGATO AL PALO Capitolo 1 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna L? per quella valle in cui le norie (#litres_trial_promo) non fermano mai il loro girare? l? dove il monte di Qasr Yanna poggia le sue radici? l? sul quel pianoro dov?? il Raba? (#litres_trial_promo)? La valle ai piedi dell?antica Enna si perdeva verso oriente; secoli di ingegno arabo l?avevano resa pi? fertile di quello che altrimenti sarebbe stata. Guardando ad ovest, QasrbYanna (#litres_trial_promo), l?ombelico di Sicilia, si stagliava alta sul monte. Guardando a est, gi? dal pianoro, ci si perdeva con lo sguardo in decine di colline, boschi, prati, pascoli e torrenti? ma anche nelle alte ruote idrauliche, in grado di sollevare l?acqua dalla vallata... e nei canali, scavati per trasportarla agli orti. Il villaggio non aveva molte case, forse una trentina, e solo una piccola moschea, come a testimoniare la poca importanza del luogo. Era appena passato mezzogiorno e per un terreno destinato alla coltivazione di zucche da fiaschi due uomini trascinavano per le ascelle un giovane quasi trentenne. Con i piedi questi sembrava volesse fare i solchi che generalmente fa l?aratro, tanto li puntava al suolo nudi e recalcitrava alla cattura. Teneva lo sguardo basso, e a coloro che osservavano la scena mostrava solo la testa e i suoi capelli corti. Era inverno e adesso le caviglie affondavano nel freddo fango formatisi con la pioggia del mattino. Il giovane indossava un calzone e una tunica strappata. Quegli altri vestivano abiti decisamente diversi: a foggia larga e colorati. Uno dei due aveva una sorta di turbante ed entrambi portavano barba e capelli lunghi. Quando giunsero con il disgraziato prigioniero per le vie del Raba?, ognuno si raccolse curioso. Si conoscevano tutti al villaggio e tutti conoscevano gli abitanti dell?ultima casa in fondo alla strada prima degli orti, la casa dei cristiani, gli unici del Raba?. Si lavorava alacremente in tutta la zona per rendere il terreno sempre adatto alla vita; l?intera area era a votazione agricola e le famiglie si costituivano in villaggi tutti disseminati tra le colline. Non vi era nobile e non vi era guerriero, ma solo contadini che lavoravano per conto proprio e per conto dell?esattore del Qa?id (#litres_trial_promo) di Qasr Yanna. Proprio la casa di quest?ultimo si trovava all?esatto opposto della casa dei cristiani, nel punto pi? elevato. Un largo cortile, in parte recintato, si apriva antistante alla grande casa, ed ? qui che giunsero i tre dopo aver percorso le labirintiche stradine e i cortili tipici dei centri ad impianto arabo. Proprio nel punto in cui si montava il mercato, e al centro esatto di tale luogo, legarono il malmenato giovane. Lo legarono alle mani e queste ad un palo. Tirarono quindi la corda all?ins?, bloccandola ad una biforcazione naturale del legno dell?asta situata sulla testa del condannato, cos? che questi non si potesse sedere n? piegare. Adesso entr? in scena un uomo del Qa'id, un tipo fin troppo giovane per il ruolo che ricopriva, un tale Umar. Questi era un uomo di bell?aspetto: di origine berbera, era appena olivastro di carnagione, aveva un bel paio di occhi profondi e neri, e un naso dritto e ben proporzionato. La barba nascondeva la sua et? e lo faceva assomigliare di pi? al padre, Fuad, anche lui esattore del Qa'id e scomparso da quasi due anni. Venendo fuori dall?ufficio delle tasse, ubicato sul lato della casa, Umar tir? per i capelli biondo-ramati la testa del prigioniero e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Per come quest?ultimo era livido in volto, quei due dovevano essersi sbizzarriti a malmenarlo. Dunque furono a tu per tu, e nulla divideva quei fieri occhi neri dal fissare quegli occhi ancor pi? fieri ma verdi del prigioniero. ?E cos? hai creduto di potermi insultare e farla franca?? fece Umar. Ma quell?altro non rispose; non perch? non comprendesse l?arabo, ma perch? qualunque parola sarebbe stata una parola inutile. ?Non vale la pena di starci a perdere tempo.? complet? l?esattore. Poi fece cenno col capo a uno dei due che glielo avevano riportato in legami, e questi, strappatagli del tutto la tunica, lo sferz? con una corda bagnata. Gli abitanti del villaggio se ne stavano tutti l?, eppure nessuno aveva il coraggio di mettere piede oltre la recinzione del cortile. I gemiti abortiti in gola da quell?uomo non fecero pi? impressione dei rossori sanguigni che gli si andavano configurando sulla schiena. Ognuno commentava con quello accanto che una cosa del genere non era mai accaduta al Raba?. I familiari del tale si nascondevano invece tra la folla, avendo il buon senso e il pudore di non parlare. Gli unici assenti erano quelli della casa dell?esattore, madre, moglie e sorella, i quali preferivano non immischiarsi negli affari del capofamiglia. Quando poi l?incaricato di quella tortura fin? il suo servizio e lasciarono a s? stesso il giovane legato al palo, la folla ritorn? alle sue mansioni. Lo lasciarono l?, in balia del freddo della sera e del gelo della notte. Solo verso mezzanotte qualcuno ebbe la piet? e il permesso di portargli una coperta. Gli uomini di Umar lo lasciarono fare, capendo che passare la notte in pieno inverno e all?addiaccio tra i monti di Qasr Yanna sarebbe stato troppo per chiunque. In molti videro quel giovane tremare e saltellare per tenersi in moto per gran parte della notte. Poi, al mattino, quando montarono il mercato tutto intorno al cortile, lo videro addormentarsi appeso per i polsi; sembrava una bisaccia legata ad un tronco d?albero. Qualcuno lo credette perfino morto, e addirittura se ne volle accertare mollandogli un ceffone. Si fece di nuovo pomeriggio; adesso il condannato non mangiava e beveva da un giorno intero. Un gregge di capre calve stazionava nel cortile, belando e addentando fili d?erba. Quella cantilena di animali al pascolo fecero riassopire l?uomo legato a quella gogna, il quale aveva creduto che gli si stessero per rompere le ginocchia e per staccare i polsi... Poi, ad un certo punto, avvertendo una sorta di presenza, questi riapr? gli occhi; in effetti qualcuno se ne stava ad osservarlo gi? da un pezzo. A tre passi di distanza una ragazza lo fissava ad occhi spalancati. Occhi bellissimi, di taglio meraviglioso, mai visti dal pi? delle persone, ma che il condannato e tutti gli altri del Raba? conoscevano. Occhi azzurri di un turchese cos? intenso da perdersi e mai pi? ritrovarsi; uno strano colore che sfumava verso l?esterno dell?iride in un blu scuro come le profondit? del mare. Occhi capaci di causare la confusione delle menti e la dannazione dei cuori. La ragazza vestiva un bell?abito verde a rifiniture gialle e blu di forma tipica delle genti del Nordafrica, e si teneva stretta al volto un lembo del velo al fine di nascondere le sue fattezze. L?aspetto fisico dal carattere esotico, cos? differente da quello degli indigeni dell?Isola, costituiva la base per l?opera incommensurabile dei suoi occhi, i quali risaltavano atipicamente. Un ricciolo ribelle sfuggiva dalla costrizione del velo rosso rivelando la tonalit? bruna dei capelli. Quando il prigioniero la vide, torn? a riabbassare lo sguardo, e quindi, ritornando a guardarla poco dopo, recit? lentamente: ??Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi??? Lei lo guard? smarrita e chiese: ?Come conosci queste parole?? ?Da che il Qa'id ha visitato questi luoghi, i versi di questa poesia si sono diffusi per tutto il villaggio e oltre.? Perci?, fissandola con lo sguardo turbato, la supplic?: ?Slegami, Nadira, mia Signora, te ne prego!? Ma lei sembrava impassibile, persa in quella richiesta che non riusciva ad accogliere. ?Non conosco i confini dei tuoi occhi, Nadira? ma posso spiegartene le origini se lo desideri? Dammi almeno un po? d?acqua per?...? A ci? Nadira rientr? in casa senza voltarsi e senza dare peso a quella richiesta; il tintinnio delle cavigliere echeggi? per tutto il cortile mentre correva verso l?ingresso, tutta infreddolita a causa dell'abbigliamento troppo leggero e inadatto per stare fuori. L?acqua non arriv? mai al condannato, ma appena Nadira mise piede dentro casa e vide Umar, suo fratello, starsene a contare denaro ad un tavolo, domand?: ?Che cosa ha fatto il cristiano perch? tu gli riservi questo trattamento?? Adesso non si copriva pi? il volto ed era chiaro come le sue labbra carnose e il suo naso perfetto contornassero armoniosamente i suoi occhi. ?Chi?? ?L?uomo legato al palo l? fuori.? ?La sua famiglia si ? rifiutata di pagare la jizya (#litres_trial_promo).? Dunque Umar ritorn? a contare il denaro al solito tavolo, credendo di averla liquidata con una sola frase. ?Si congeler?! Sono gi? due giorni che se ne sta legato a quel palo.? ?Da quando in qua ti sta a cuore la sorte degli infedeli?? ?Stamattina ho visto i tuoi figli giocare attorno a quell?uomo. Dovevi vedere come lo guardava la piccola!? ?Lo slegher?, sta? tranquilla? ma un?altra notte al fresco non gli far? male.? ?Suvvia, Umar, stanotte si potrebbe gelare pi? di ieri.? ?Gli porteranno un?altra coperta. Non hai visto come non ho impedito che sua sorella gli prestasse aiuto?? ??Umar il magnanimo?! Che ne pensi di questo nome?? fece sarcastica lei. Al che lui sbuff? e con un gesto di stizza diede un colpo di braccio ad una pila di dirham (#litres_trial_promo) d'argento guadagnati tra tasse e commercio. ?Ma io dovrei farmi insultare da quella gente?? domand? lui, alzando lievemente la voce. ?Hai detto che si sono rifiutati di pagare; che ne sai se non hanno potuto? Quella famiglia ? la pi? povera dell?intero Raba?. Ricordo come nostro padre spesso lasciasse perdere una tassa o un tributo pur di non opprimere la povera gente.? ?I dhimmi (#litres_trial_promo) avevano sempre pagato, anche con nostro padre.? ?Tanto meglio! Se i protetti hanno sempre pagato, che cosa sar? una sola volta?? ?Quel tale Corrado, quel rosso, quando suo padre si ? presentato senza avere con s? la tassa per la protezione degli infedeli credenti in Dio, si ? fatto avanti e, guardandomi con aria di sfida, mi ha detto: ?Lavoriamo per la vostra famiglia da vent?anni? la jizya, quando ci sar?, te la daremo, altrimenti accontentati del semplice fatto che lavoriamo per te.? Poi se n?? andato per i suoi orti come se nulla fosse. Come avrei dovuto trattarlo?? ?Ma questo dopo che hai colpito suo padre sulla guancia!? s?intromise Jala, loro madre, la quale, avendo udito i toni dall?altra stanza, si era preoccupata che la discussione tra fratello e sorella degenerasse. Nadira somigliava molto a Jala, eccezion fatta per gli inconsueti occhi azzurri e per la pelle di una sfumatura pi? chiara. Inoltre Nadira era ben pi? alta di Jala, la quale amava dire con orgoglio che sua figlia fosse una palma di donna, per via della statura e del fisico longilineo. Quindi Umar si mise in piedi e, sentendosi accusare, rispose: ?Tali questioni non puoi capirle, madre! Come si fa a determinare se chicchessia non pu? o non vuole pagare? La punizione serve a far desistere i bugiardi.? ?La nostra ? sempre stata una comunit? unita, lontana dagli intrighi, dalle gelosie tra razze e religioni diverse... e perfino dalle guerre. La casa dei cristiani in fondo alla strada, l?unica del Raba?, ? stata sempre trattata con dignit?. Tuo padre lo sapeva cos?era giusto al riguardo. Forse avrai ragione tu? ma non al Raba? di Qasr Yanna; qui ci siamo sempre aiutati tra noi. La gente ieri guardava esterrefatta per come hai trattato quel ragazzo. Il nostro ? un mestiere di per s? gi? odiato? ed ? giusto che ti rispettino, e non che ti temano.? ?Il Qa'id chieder? conto al suo ?amil (#litres_trial_promo) se le casse sono vuote. E poi, da quando in qua colpire un infedele ? diventato un reato? Abbiamo permesso loro di restare seduti in presenza di un fratello, abbiamo permesso loro di sellare il mulo, abbiamo permesso alle loro donne di usare i bagni al contempo delle nostre? quando altrove tutto questo non succede e potrebbero perfino chiedercene conto.? ?Ma quel cristiano che tu hai schiaffeggiato ha impugnato la spada quando i soldati di Jirjis Maniakis predarono il villaggio, bench? i dhimmi siano esentati dalla guerra e non possano portare armi.? ?Allora sappi che ritengo questa realt? sbagliata e sar? mio dovere ristabilire l?ordine delle cose. Si sottomettano all?Islam pure loro come hanno fatto tanti dei cristiani che abitavano queste terre, se non vogliono essere trattati in maniera diversa.? Perci? adesso fu Nadira a rispondere: ?E queste cose da quando le pensi? Da quando sei diventato il cognato del Qa'id?? ?E tu, bambina, da quando hai imparato a rispondere al tuo wali (#litres_trial_promo), protettore e garante? Da quando il Qa'id ti ha messo gli occhi addosso e gli sei stata promessa in sposa? Pensa se gli raccontassi che ti sei intrattenuta a parlare con un cristiano legato ad un palo.? ?Il mio signore Ali avrebbe avuto compassione per quell?uomo.? ?Bene, venga a rimproverarmi quando glielo racconterai? sempre che prima non ti stacchi la lingua perch? dai tali confidenze agli estranei.? Nadira quindi se ne and? delusa e arrabbiata, correndo a rifugiarsi in camera sua. Al passaggio della ragazza la servit? impicciona si dirad? velocemente. Dunque, gettatasi sul suo letto, abbracciando i numerosi cuscini che lo ricoprivano, prese a piangere. ?Nadira, ragazza mia.? la chiam? Jala. Lei sollev? la testa, adesso con i voluminosi grossi riccioli scoperti, e prese ad ascoltare. ?Nadira, figlia, pu? essere crudele rendersi conto che apparterrai a qualcuno che non conosci abbastanza; e tu hai solo diciannove anni? forse tanti, ma sei inesperta in tutto!? ?Potrebbe staccarmi davvero la lingua?? ?Lascialo perdere tuo fratello. Per? sia chiara una cosa: mai e mai pi? voglio vederti parlare con quell?uomo!? ?Io non gli ho parlato! ? stato lui a chiedermi dell?acqua.? ?E che altro ti ha detto?? ?Niente!? ?Bene, perch? sappi che quello ? un uomo pericoloso, della peggior specie, Nadira. E tuo fratello ha ragione nel volerlo punire.? ?Poco fa hai detto il contrario?? ?Ho detto ad Umar come si sarebbe comportato suo padre? a te dico come la penso io. Adesso va? a vedere se tua cognata ha bisogno di aiuto; ? per questo che non sei ancora la moglie del Qa'id? per assisterla nella sua gravidanza.? Cos? filavano via le ore del secondo giorno di quell?inverno del 1060 - il 452 secondo l?egira (#litres_trial_promo) - in cui Corrado il cristiano era stato legato e umiliato al pari di una bestia testarda. Capitolo 2 Autunno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Era ancora l?inizio d?ottobre, ovvero un paio di mesi prima che Umar si vendicasse dell?insolenza del figlio dei cristiani legandolo al palo del cortile, e che Nadira litigasse col fratello. Sotto il sole del dopopranzo, Khalid, un giovanotto dodicenne tanto vicino ad Umar, un pastorello a cui l?esattore del Qa'id affidava le sue greggi personali, veniva rapido verso il villaggio. Presto giunse davanti la casa di Umar, correndo tanto veloce che parve una folata di vento novembrino. Quindi, ancora col fiatone, tanto che dovette reggersi sulle ginocchia e sul bastone, grid?: ?Umar!? Non ci volle molto che vennero fuori alcuni della servit?, per via dell?orario affaccendati dentro l?abitazione. Una volta avvertito, il padrone di casa usc? sull?ingresso tutto scompigliato, visto che evidentemente dormiva cullato dal tiepido torpore d?inizio autunno. ?Cosa vuoi? Che urli a quest?ora? Dormivo insieme ai miei figli? e ora ci hai svegliati tutti!? ?Umar, perdonami! Le capre?? e s?interruppe per riprendere fiato. ?Cos?? successo alle mie capre? Te le hanno rubate?? domand? l?altro pieno d?apprensione. ?No, le ho messe nella chiusa.? ?Ma le hai lasciate pur sempre incustodite.? ?Avrei voluto mandare una capra fartasa (#litres_trial_promo), tuttavia tu non avresti compreso i suoi belati.? Khalid rise; era chiaro che stesse prendendo in giro il suo padrone. Umar lo prese per l?orecchio e lo spinse al suolo con una pedata assestata sul sedere. ?Vedi di dirmi qualcosa di importante o altrimenti nella chiusa ci metto te!? E quello, rialzatosi: ?Il Qa'id, Signore? il Qa'id viene verso il Raba? e chiede di te.? ?Ali ibn (#litres_trial_promo) al-?awwas viene in casa mia?? chiese stupefatto Umar, aggiustandosi con una mano i capelli come se il signore di Gergent (#litres_trial_promo) e di Qasr Yanna fosse gi? al suo cospetto. ?Viene accompagnato dai suoi fedeli e mi ha detto di informarti che viene con buoni propositi.? Umar aguzz? la vista e si accorse della carovana che scendeva per le curve tortuose del monte di Qasr Yanna. ?Torna alle tue capre!? comand? al giovane prima di filare dentro di corsa. Si scaten? una gran confusione in quella casa, e con molto fervore si cerc? di rendere ogni cosa degna della visita del Qa'id. Pure in tutto il villaggio si scaten? il putiferio: le donne accorsero all?ingresso del Raba? e alcuni degli uomini, essendo stati avvertiti, tornarono dagli orti pi? vicini. Michele e Apollonia, fratello e sorella di Corrado, si accostavano per osservare con curiosit? la scena. Avrebbero reso omaggio al Qa'id al pari di tutti gli altri; non importava chi li comandasse, si trattava comunque del loro signore. D?altronde, se non fosse stato per gli stracci che Michele indossava e per i suoi capelli rasati, segni imposti per il suo essere cristiano, nessuno li avrebbe identificati come miscredenti della parola del Profeta. Tra Apollonia e le donne saracene (#litres_trial_promo) del villaggio poi non passava nessuna differenza, eccezion fatta per i tratti pi? continentali del suo volto. D?altro canto il Raba? era stato colonizzato esclusivamente da berberi gi? dai primi tempi. Tuttavia, altrove, islamici dall'aspetto pi? europeo - perch? di diversa origine o perch? si trattava di indigeni convertiti - pullulavano e la differenza somatica con i cristiani era inesistente. Inoltre, da duecento anni, la stirpe berbera, quella araba e quella indigena si mescolavano con regolarit?, tendendo a conformarsi in un sol popolo con caratteristiche pi? omogenee; dunque in tutto questo il Raba? faceva eccezione. Vi era un solo termine per identificare gli abitanti dell?Isola? non arabi, non berberi, non indigeni, n? nient?altro, ma siciliani. Siciliani saraceni e siciliani greci, ovvero cristiani - cos? come vi erano siciliani giudei - ma pur sempre tutti da definirsi siciliani. Esulavano dal concetto di siciliani i nuovi giunti, coloro che dall?Africa erano passati in Sicilia ai tempi dell?invasione della dinastia degli ziridi e fino a che Abd-Allah non se n?era ritornato dall?altra parte del Mediterraneo. Questi, devoti all?Islam come gli altri, di etnia berbera come molti, venivano definiti africani, proprio perch? provenienti dalla regione che il mondo arabo definiva Ifriqiya (#litres_trial_promo). Gli ultimi africani erano giunti appena un paio di anni prima, fuggiti dalle devastazioni che imperversavano nella terra di loro provenienza. Riuscire a creare un sol popolo tra siciliani e africani, bench? tutti credenti in Allah, era un impresa ben pi? complicata - e in passato la questione era pure sfociata in disordini civili - rispetto a riuscire ad integrare cristiani e giudei (#litres_trial_promo) nei tessuti della societ? islamica. La legislazione della sharia (#litres_trial_promo) su questi ultimi, infatti, era chiara, e poco o nulla poteva essere interpretato; essi erano i dhimmi, i vassalli, costretti a pagare la jizya, il testatico, ma comunque aventi il diritto di esistere nella propria fede. Gli africani invece erano i veri antagonisti, coloro con cui i saraceni siciliani dovevano contendersi il primato di dominatori. Al Raba?, tuttavia, che di africani non se n?erano mai visti, il vero problema della giornata sembrava essere quello di far bella figura davanti al Qa?id ibn al-?awwas, l?emiro di Qasr Yanna, venuto inspiegabilmente a fare visita ad uno dei suoi esattori. ?Se ci fosse stato qui Corrado!? esclam? Apollonia non appena intravide la carovana entrare all?imbocco del borgo. Apollonia era una donna poco pi? che ventenne e di bell?aspetto, dai capelli ondulati e castani e dagli occhi nocciola. Il candido colorito della sua pelle la faceva poi apparire ancor pi? attraente, in quanto tra gli arabi le fanciulle dalle caratteristiche europee erano le pi? ricercate. Se non fosse stato per la sua religione per certo le avrebbero gi? fatto la corte, e se non fosse stato per la piccolezza del Raba? e per la sua atmosfera familiare per certo qualcuno l?avrebbe indotta a convertirsi con la promessa di ottenere un vantaggioso matrimonio. Michele era poco pi? piccolo di Corrado e somigliava molto a suo padre. Il ragazzo sembrava nato per lavorare e, bench? non fosse molto alto, era robusto e instancabile. Gli mancavano anche un paio di denti, essendoseli rotti quando all?et? di dieci anni aveva provato a tirare via un grosso chiodo da una trave. ?A quest?ora Corrado avr? gi? sentito la notizia e star? salendo dall?orto con nostro padre.? rispose Michele. ?Che uomo sar? il Qa?id?? chiese Apollonia, pi? a s? stessa che al fratello. Michele la guard? perplesso, quindi, preso da gelosia, rispose: ?Forse dovresti restare in casa come fanno molte donne maomettane.? ?Non conosco nessuno qui al Raba? che tenga sottochiave la sorella.? ?La sorella di Umar non si vede in giro da un pezzo, e se lo fa ? a volto coperto.? ?Vuol dire che esiste un fratello pi? geloso di te. E poi bastano gli occhi di Nadira per attirare gli uomini.? Le ultime parole di Apollonia erano il perno di molte cose che da l? in avanti sarebbero successe... Il Qa?id avanzava per le stradine tra il tripudio generale della folla. Ali ibn Ni?ma, pi? comunemente conosciuto come ibn al-?awwas, era molto amato dalla gente. Il suo medesimo nome significava ?il Demagogo?, colui che si attira i favori del popolo. E d?altronde la sua stessa ascesa non avrebbe potuto avere luogo se non grazie al sostegno della gente e alle sue doti carismatiche; uno schiavo di stirpe berbera che si era affrancato allo stato di liberto ed infine era divenuto Qa?id dell?intera Sicilia centrale. Ibn al-?awwas veniva avanti cavalcando un bellissimo cavallo baio bardato di finimenti gialli e verdi. I pensieri di Apollonia vennero delusi quando si accorse che il signore di Qasr Yanna non era giovane e prestante come se l?era immaginato, ma di mezz?et?, brizzolato e leggermente in sovrappeso. Tuttavia non si pu? dire che il suo aspetto fosse sgradevole; per certo molte di quelle ragazze che lo osannavano al suo passaggio avrebbero fatto di tutto per ricevere le sue attenzioni. Oltre alla ventina di uomini armati che scortava il Qa?id, attirava l?attenzione una donna in abito nero. Questa cavalcava all?amazzone il destriero immediatamente successivo a quello del suo signore e veniva accompagnata da un paio di ancelle. Inoltre vi era un tizio ben vestito, per lusso secondo solo ad ibn al-?awwas. Umar si fece trovare sull?ingresso, fece gli ossequi e invit? il suo padrone ad entrare nella sua ?indegna dimora?; cos? chiam? casa sua. Ed Ali, il Qa?id, fece presto a presentare la gente al suo seguito appena scesa da cavallo. ?Mia sorella Maimuna e Bashir, il mio Visir (#litres_trial_promo).? Allorch? Umar fece un segnale con la mano per indicare ai suoi congiunti, che osservano dalla porta, di avvicinarsi. ?Mia madre, Jala? mia moglie Ghadda e i miei figli Rashid e Fatima; questa ? mia sorella, Nadira.? Ognuna di quelle donne accenn? un inchino a mani giunte di fronte al Qa?id e quest?ultimo rispose: ?Far? mandare dei doni per premiare la bellezza di questa casa.? soffermando comunque pi? di uno sguardo sugli occhi di Nadira. I tappeti pi? belli e i cuscini pi? pregiati erano stati preparati in quattro e quattr'otto sul pavimento della stanza pi? grande, affinch? vi si sedessero gli uomini per conversare tra loro. Nelle cucine era stato perfino riacceso il tannur (#litres_trial_promo) per cuocere le focacce, mentre i giovani correvano alla sorgente pi? vicina per portare acqua fresca e corrente agli ospiti. Si sedettero tutti attorno al centro della stanza, mentre le donne di casa invitarono Maimuna ad unirsi a loro da un?altra parte, sul retro, sotto una sorta di tettoia delimitata da una siepe formata da rose. Una fila di donne della servit? cominci? a portare il cibo, frutta, ma anche dolciumi al miele, pane, datteri appena raccolti e succo di melograno. A questo punto, il Visir, lisciandosi la barba dalla strana forma a punta, cominci? con le sue riflessioni e domande tecniche sulla gestione del villaggio: ?Il luogo ? piacevole e la gente ? devota al suo Qa?id; va a te il merito?? ?Va ad ogni abitante del Raba? e al giogo piacevole riservato loro dal nostro amato Qa?id.? ?Quali sono i numeri della coscrizione del giund (#litres_trial_promo)?? ?Quarantuno uomini, gi? armati.? ?I dhimmi ti sono sottoposti?? ?Vi ? una sola famiglia di cristiani? contadini tra i pi? mansueti.? ?Una sola? Altrove, nell?iqlim (#litres_trial_promo) di Mazara, i cristiani sono raggruppati in comunit?, seppur spesso modeste.? ?I predoni? avete subito attacchi?? chiese a questo punto Ali ibn al-?awwas. ?Non subiamo attacchi dai tempi di mio padre. L?ultimo si ebbe quando Jirjis Maniakis imperversava sulla costa orientale, vent'anni or sono. Perch? me lo chiedi, mio Signore?? ?I sudditi di Mohammed ibn al-Thumna, mio cognato, non sono cos? mansueti come gli abitanti di questo villaggio? e il Raba? ? un fragile avamposto ai piedi di Qasr Yanna, dove risiedo.? ?Dobbiamo prepararci a qualcosa, mio Qa?id?? ?Ti dico solo di organizzare la guardia e un pronto fuoco di segnalazione per dare l?allarme alle nostre sentinelle.? Sotto la tettoia, all?aperto, Jala intanto intratteneva la sua illustre ospite con lo stesso trattamento riservato al fratello. Sedute su degli sgabelli conversavano di frivolezze e banalit?. ?A quando il parto?? chiese Maimuna a Ghadda, fissandole l?addome. ?Fra tre mesi? Inshallah (#litres_trial_promo)!? ?E tu? Nadira? ? davvero inusuale trovarti ancora in casa di tua madre. ? forse la piccolezza di questo villaggio la causa per cui non annoveri corteggiatori?? ?A dire il vero, mia Signora, vi sono stati molti corteggiatori? ma Umar ha ritenuto che non siano degni.? ?Della tua bellezza? Tuo fratello ha ragione.? ?Non ho nulla che la met? di te non abbia.? Allora Maimuna si scopr? i polsi svoltando le maniche; apparvero delle cicatrici, appena rinsaldate e ancora piene di rossore. ?Non hai queste che invece ho io...? Nadira e le altre la guardarono perplesse, pensarono subito che la sorella del Qa?id si fosse tagliata le vene. Ma Maimuna spieg?: ?Non pensate che io sia una peccatrice; ? stato qualcun altro a farmi segare i polsi.? ?Chi, mia Signora?? domand? con quasi le lacrime agli occhi Nadira, la quale quel giorno portava un piccolo dipinto a forma di palma sul mento, un lavoro minuzioso fatto con l'henn? (#litres_trial_promo). ?Mio marito, Mohammed ibn al-Thumna, Qa?id di Catania e Siracusa.? ?Perch?, mia Signora? Che gli hai fatto?? chiese ancora Nadira, sporgendosi in avanti e afferrandole le mani. ?Esiste qualcosa per cui una moglie vada trattata cos??? Nadira quindi lasci? la presa, sentendo la risposta quasi come un rimprovero. ?Appartenevo ad ibn Meklati, gi? signore di Catania, con cui ero sposata, ma Mohammed gli tolse la vita e gli rub? la citt? e la moglie. E come se non bastasse l?infamia di essere sposata all?assassino del mio primo marito, Mohammed volle farmi questo regalo facendomi tagliare i polsi allo scopo di dissanguarmi. Inoltre, sapete come mio fratello si sia fatto da schiavo a Qa?id con le sue mani? e per questo Mohammed non faceva che ricordarmi il mio stato di plebea.? ?Appartieni ancora al Qa?id di Catania, mia Signora?? domand? Ghadda. ?Mi chiese perdono quando smalt? la sbornia del vino della sera prima? poich? Mohammed fa parte di coloro che bevono e si danno agli eccessi e poi se ne dolgono e pentono il giorno dopo. Io comunque chiesi di potermi recare da mio fratello e lui me lo concesse? ma se non fosse stato per il giovanotto della servit? che mi volle salvare, io oggi non sarei qui a discorrere con voi, sorelle care.? ?Non temi a tornartene da lui?? ?Non torner?, con la certezza di non rivedere pi? i miei figli? ma non torner?!? ?Sei coraggiosa!? esclam? Ghadda. ?Non sono coraggiosa, sono solo la sorella del Qa?id di Qasr Yanna. Se fossi stata una delle donne di questo villaggio per certo sarei tornata da buona moglie.? ?E tuo fratello non ti rimander? indietro?? intervenne perci? Jala, stupita per il fatto che Maimuna sperasse che il fratello potesse appoggiarla in quel comportamento a suo parere indecente. ?Ali me lo ha giurato.? Vi fu un attimo di silenzio, come se l?aria fosse carica di preoccupazione per il gesto della donna. ?Nadira, sorella, tuo fratello fa bene a non concederti a chiunque. Hai visto i miei polsi? Hai visto la fine a cui si va incontro quando si finisce tra le braccia dell?uomo sbagliato? E poi tu meriti molto? molto di pi? di quello che restando al Raba? potrebbe capitarti. Gli uomini comuni non ti meriterebbero, figliola.? ?Chi potrebbe interessarsi ad una ragazza del popolo?? ?Perfino un illustre Qa?id!? fece con rapidit? insolita Maimuna, come se aspettasse di dare quella risposta sin dall?inizio. Nadira rise modestamente, quindi disse: ?Non restano molti qa?id importanti in Sicilia, eccetto tuo marito, tuo fratello e?? Non aveva ancora finito di parlare che venne colta da una strana consapevolezza: Maimuna era l? per lei e per conto di suo fratello. Fu colta da ansia, apprensione e da una tensione tale che non riusc? pi? a parlare. ?Nadira, cara, cosa ti turba?? le chiese Maimuna, accarezzandole una guancia. Jala, al contrario, avendo capito l?antifona ancor prima della figlia, era fuori di s?. ?Nadira, sembra che i complimenti di Maimuna ti diano fastidio.? rimprover? la madre. ?Perch? sei qui?? chiese invece seria la ragazza, deglutendo. ?Per appurare se quanto si dice su Nadira del Raba? sia vero. Ti dispiace?? ?No!? rispose la giovane, lasciando trasparire un sorriso nervoso. Era stato concordato tra Maimuna e il fratello che, se il giudizio sulla ragazza fosse stato positivo, quest?ultima avrebbe dovuto servire da mangiare agli uomini nell?altra stanza, e soprattutto il Qa?id direttamente dalle sue mani. ?Ti pare che il Qa?id di Qasr Yanna venga al Raba? senza motivo? Nadira, Ali sarebbe immensamente felice se tu di persona gli servissi da mangiare.? Non poco riluttante dentro di s?, non perch? dissentisse dalla proposta ma per la seriet? del gesto, Nadira si copr? il volto, prese dalle mani di una serva dei dolci fatti di mostarda mischiata a miele e senape e li port? nella stanza in cui gli uomini discutevano. Il Qa?id interruppe il discorso non appena vide Nadira avanzare verso di lui; era il segnale, la ragazza aveva passato l?esame di Maimuna. Umar rimase perplesso, tuttavia comprese immediatamente la ragione inerente alla visita del suo signore. Quando Nadira s?inginocchi? al cospetto del Qa?id e spinse la mano col cibo verso la sua bocca, l?altro le blocc? delicatamente il polso - tanto che lei temette di aver sbagliato qualcosa - la fiss? intensamente negli occhi spalancati e cominci? a recitare: ?Conosci tu quelle fonti d?acqua viva, pura e dal color zaffiro? Dove ? possibile specchiarsi, scorgere la propria anima. Dove si dissetano gli aironi e le fanciulle si scoprono i capelli. Conosci tu, oh mio Grande, i confini del tuo regno? Conosci tu quel mare di sconvolgente meraviglia? Cos? profondo e ricco di pesci dalle pinne a scaglie. Cos? turchese e ciano e azzurro, dove si radunano le reti. Conosci tu, oh favorito del Supremo, i confini di Sicilia? Conosci tu quel cielo di incomparabile bellezza e innocenza? Da cui stilla pioggia nella stagione dei fichi primaticci e dei meloni. Grazie al quale si rinfrescano gli ibischi, la zagara e le rose. Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi?? Sul viso di Nadira scesero rapide due lacrime, che andarono a nascondersi dietro il velo del niqab (#litres_trial_promo). Non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che la fama dei suoi occhi avesse oltrepassato i confini del Raba? e addirittura fosse arrivata alle orecchie del Qa?id. ?Hai mai sentito queste parole, mia cara?? domand? Ali, nonostante sapesse gi? che la risposta fosse negativa. ?No, mio Signore. Ma dev?essere fortunata la Nadira a cui le hai dedicate.? Il Qa?id sorrise, essendo positivamente colpito dalla modestia della ragazza. ?Quest?estate concessi udienza ad un poeta itinerante che era in cerca di una corte, un tale Mus?ab, e questi mi delizi? per due mesi con le sue doti poetiche. Un giorno mi decant? le lodi di un fiore di tale bellezza che finii per supplicarlo affinch? mi dicesse di chi si trattasse. Quel fiore aveva un nome: Nadira; abitava al Raba? ed era la sorella dell??amil. I versi che ho recitato, mia cara, li ho soltanto imparati a memoria? il premio al genio va solamente al poeta Mus?ab, ma il premio alla bellezza di queste parole va a te. Tuttavia, se avessi visto i tuoi occhi prima di sentire queste parole, forse avrei punito Mus?ab per la sua presunzione nel voler descrivere l?indescrivibile. Allah ha fatto di te l?ineguagliabile e l?inspiegabile, mia cara! Ho aspettato un mese, tutta la durata del Ramadan (#litres_trial_promo), prima di venire a conoscere ?il cielo di Nadira, il confine dei suoi occhi?, anche se ora mi rendo conto che quel confine non esiste.? Adesso Ali guard? Umar e gli disse: ?Fratello, ti chiedo la mano di Nadira, a qualunque prezzo tu mi imponga.? Umar ammutol? e Nadira lasci? la stanza, comprendendo che la questione doveva essere affrontata dagli uomini. Umar in cuor suo acconsent? immediatamente, e gli avrebbe concesso Nadira pure senza un prezzo, visto che sarebbe diventato il cognato del Qa?id, tuttavia nascose le sue emozioni e il suo assenso affinch? l?altro alzasse la posta. Ali assicur? di voler fare di Nadira una delle sue mogli e che non l?avrebbe trattata al pari di una concubina per via della sua provenienza popolare. Inoltre promise doni e benefici per l?intera famiglia. Umar in quel momento guard? Rashid, suo figlio maggiore di soli otto anni, e non pot? fare a meno di pensare a come sarebbe cambiata in meglio la loro vita grazie agli occhi azzurri di sua sorella. Intanto Nadira era corsa a rifugiarsi nel luogo in cui andava da bambina, sotto la fronda di un grosso gelso sito nella propriet? della casa. Non comprendeva perch? proprio a lei dovesse capitare qualcosa di cos? importante. Non si sentiva all?altezza, in quanto credeva di non aver fatto nulla per meritarsi le attenzioni del Qa?id ed una proposta di tale portata. Piangeva e tremava... quindi poggi? la schiena contro il tronco e, ad occhi chiusi, ricord? la causa degli avvenimenti del giorno odierno. Capitolo 3 Estate 1060 (452 dall?egira) Raba? di Qasr Yanna Era un venerd? e sotto il sole di mezzogiorno Nadira si recava al pozzo a sud del Raba? con l?intenzione di attingere un secchio d?acqua; Fatima, la nipotina, l?accompagnava. Questa, vestita di rosso, portava un girocollo decorato a fantasie geometriche variopinte e tanti ornamenti pendenti sulla fronte e attaccati al copricapo, cos? come i berberi usano agghindare le fanciullette. Vi erano anche altre donne che andavano al pozzo, e si rideva e scherzava spensieratamente nonostante l?afa dell?ora pi? calda. Al termine del proprio servizio, le altre afferrarono tutte il loro secchio e intrapresero il tragitto verso casa. Rimasero indietro solo Nadira e Fatima. ?Ho sentito dire che questo pozzo sia miracoloso.? esord? una voce maschile. Nadira, colta di soprassalto, moll? la presa della fune, lasciando cadere il secchio nel fondo del pozzo. Quel tizio, un giovane che portava una strana kefiah (#litres_trial_promo) gialla arrotolata sulla testa, venne avanti agitando le mani e scongiurandola di perdonarlo per averle fatto prendere quello spavento. ?Non ti avevo visto, buonuomo.? rispose Nadira, coprendosi il viso e tirando a s? la piccola Fatima. ?Dicevo che questo pozzo ? miracoloso? ed ora che ti sono pi? vicino me ne convinco ancor di pi?.? E sorridendo continu?: ?Perch? se non sei un angelo, spiegamelo tu quale creatura del Paradiso ho davanti.? ?Solo la sorella del capo del villaggio, un uomo molto vicino al Qa?id.? spieg? le sue referenze Nadira, nel tentativo di dissuaderlo da eventuali cattive intenzioni. ?Non devi temere nulla da me.? Perci?, accennando un inchino con le mani raccolte dietro la schiena, si present?: ?Mus?ab, poeta e medico.? ?Lascia che parli con mio fratello e ti far? dare l?ospitalit? che meriti, Mus?ab.? ?Sei gentile, ma tutto ci? di cui ho bisogno credo di averlo gi? trovato.? ?Hai bisogno d?acqua? Mio fratello non dissentir? dall?accordartene un secchio.? chiese innocentemente Nadira, immaginando che si riferisse al pozzo. Tuttavia quell?altro sorrise e spieg?: ?Ho viaggiato molto nonostante la mia giovane et?: da Bagdad a Grenada. Devo dire di aver visto molte volte occhi turchesi e occhi smeraldo, degni delle settantadue vergini promesse da Allah ai martiri. In Andalus ho trovato fanciulle di stirpe visigota con degli occhi simili ai tuoi? e tra i monti della Cabilia mi imbattei in donne con caratteristiche quasi identiche. Tuttavia, mai? mai? ho trovato un azzurro cos? intenso incastonato in un viso come il tuo. Il tuo aspetto tradisce la stirpe alla quale appartieni, per certo berbera, come evinco dalle vesti della bambina... E anche tra gli indigeni siciliani ho visto qualcuno che vanti occhi chiari, ma mai come i tuoi. Forse tuo padre ? un indigeno? O forse tua madre? Da chi hai ereditato questa fortuna?? ?Ti sbagli? per certo sei stato troppo tempo lontano da questa terra e cadi facilmente in inganno. Non esistono berberi, indigeni o arabi da queste parti, ma soltanto siciliani osservanti la parola del Profeta. ? vero, tra i miei nonni e tra le loro madri vi furono delle donne indigene convertite ai dettami del Corano, come accadde in qualsiasi altra famiglia di credenti su quest?isola. Ma ci? ? normale se si considera che a passare in Sicilia nei primi tempi furono per la stragrande maggioranza uomini, e solo successivamente vi passarono le famiglie che sfuggivano alle persecuzioni dei califfi e degli emiri d?Ifriqiya. Ci? nondimeno, per quanto riguarda i miei occhi, perch? mai qualcuno dovrebbe indagare su un imperscrutabile dono di Allah?? In quel momento il muezzin (#litres_trial_promo) richiam? i fedeli alla preghiera del mezzogiorno. Nadira si volt? verso il Raba? e il suo minareto, quindi si affrett? per rientrare. ?Mia madre aspetta quest?acqua gi? da troppo tempo.? ?Dimmi solo il tuo nome.? ?Nadira.? ?Nadira, scriver? dei tuoi occhi!? esclam? il forestiero. Gi? di rientro verso casa, tirando per la mano Fatima, Nadira matur? la certezza che Mus?ab si sarebbe presentato al cospetto di Umar per chiedere la sua mano. Tuttavia i giorni passarono e la certezza scomparve, finch? i primi di ottobre fu chiaro l?effetto ben pi? importante che quell?incontro aveva provocato nello sviluppo del suo destino. Capitolo 4 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Il viso di Corrado s?illuminava del rosso del tramonto, uniformandosi alle tinte molto vicine dei suoi capelli. Nadira era rientrata in casa gi? da ore, rifiutando l?aiuto che lui le aveva chiesto; da quel momento non si era fatto vivo pi? nessuno. Poi, proprio al tramonto, Corrado prese ad urlare delirante: ?Umar, esci fuori! Esci fuori e veditela con me!? Ma una voce alle sue spalle, proveniente dall?ingresso del cortile, lo supplic?: ?Ti prego, smettila!? E lui: ?Nadira, vigliacca? ? questa la tua piet??? Quella voce alle sue spalle allora si identific? avvicinandosi al palo. Pure un uomo dell?esattore preposto alla guardia si avvicin?, ma questi lo fece minaccioso e intento a fargli pagare l?insulto nei confronti della sua padrona. ?No, ti prego! ? febbricitante? non sa quello che dice. Addirittura crede che io sia la promessa del Qa?id.? Nonostante le implorazioni di Apollonia, la guardia minacci?: ?Un?altra parola e gli stacco la testa!? Apollonia piangeva, mentre a pochi passi lo fissava preoccupata. ?Sono tua sorella. Guardami, Corrado, guardami!? Ma lui ruotava la testa convulsamente e continuava a mugugnare un suono indefinito. Apollonia dunque gli si gett? addosso in un abbraccio compassionevole. Corrado era l?uomo pi? alto del Raba? e lei una delle ragazze pi? minute, perci? la testa della sorella si perdeva nel suo petto, lasciato scoperto dalla tunica strappata e dalla coperta sulle spalle. ?Coraggio? coraggio? non durer? tanto.? ?Sorella?? rispose lui a bassissima voce. ?Finalmente mi riconosci!? ?Da quanto tempo sei qui?? ?Da sempre? da sempre, fratello mio. Sarei rimasta anche dopo averti portato questa coperta la notte scorsa, ma nostra madre mi ha costretto a rientrare.? ?E loro dove sono?? ?Nostro padre e nostra madre hanno paura dell?uomo del Qa?id, ed impediscono pure a Michele di venire fin qui.? ?E tu, sorella?? ?Io sono niente, la consistenza di una goccia di rugiada? a chi importa di me?? Corrado chiuse gli occhi ed ebbe in viso una sorta di spasmo, quindi le disse: ?Vai a casa. Non senti com?? forte il sole a quest?ora?? La guardia intanto si era avvicinata nuovamente per impedire alla ragazza di prestargli aiuto. ?Sta? lontana da lui!? Apollonia si stacc? da quell?abbraccio e rispose: ?Ma non vedi che sta delirando? Non ? stata sufficiente la lezione?? ?Va? a parlare con Umar? fosse per me lo avrei gi? liberato e sarei tornato a casa mia per starmene al caldo.? Apollonia corse allora verso l?ingresso della casa dei padroni. Quando perci? Umar venne avvertito e giunse sulla porta, lei gli si gett? ai piedi e lo supplic?: ?Ti prego, Signore, qualunque cosa? ma lascia libero mio fratello!? ?Gli ho promesso tre giorni, non posso ritirare la parola data.? ?Non sopravvivr? a questa notte; ha la febbre alta! Ti prego, Signore, lega me a quel palo, ma lascialo andare o morir?.? ?Morir? se ? stato scritto che morir? e vivr? se ? stato scritto che vivr?? Gettagli addosso un?altra coperta se vuoi. E non umiliarti in questo modo per chi non lo merita.? Perci? comand? a qualcuno l? accanto di consegnare del cibo alla ragazza prostrata ai suoi piedi e poi di mandarla via. Apollonia a questo si rimise in piedi e rispose arrabbiata, tanto che si fece sentire per l'intera casa: ?Non voglio il tuo cibo, ho gi? chi mi sfama!? Dunque la porta le venne sbattuta in faccia senza che le fosse data la possibilit? di impugnare quella decisione. Ora le gambe le cedettero e scivol? sulla porta, piangendo pi? forte di prima. Quando poi il muezzin richiam? i fedeli per la ?alat (#litres_trial_promo) del tramonto, lei, osservando che la guardia si preparava ad inchinarsi verso La Mecca e di spalle al condannato, ne approfitt? per violare la proibizione secondo cui non avrebbe potuto avvicinarsi. ?Corrado, mio respiro e vita? Corrado!? Ma quello emanava una sorta di muggito, sommessamente e ad occhi chiusi. Apollonia allora prese il suo viso tra le mani e gli disse: ?Ricorda chi sei, Corrado, ricorda chi ? tuo padre.? ?Alfeo? del Raba?.? rispose a stento. ?Corrado, fratello, ricorda chi ? tuo padre.? ripet? disperatamente Apollonia, insoddisfatta della risposta. ?Alfeo? nostro padre.? ribad? lui, tenendo sempre gli occhi chiusi. ?Non ricordare chi ti ha amato come un figlio, ricorda invece chi ti ha generato. Quelle storie che mi raccontavi la sera davanti al fuoco, quelle che ti ha tramandato tuo padre... il tuo vero padre. Ricorda quando mi parlavi delle lande del nord, fatte di ghiaccio e neve, e di come la gente della tua stirpe sia abituata al freddo pi? estremo. Ricordalo, Corrado, e forse il tuo sangue da uomo del nord ti sapr? scaldare per farti sopravvivere.? ?La compagnia normanna?? ?Esatto, Corrado, la compagnia normanna? continua a ricordare!? ?Mio padre, Rabel? Rabel de Rougeville.? ?S?, Corrado, fu durante l?estate di vent'anni fa l?ultima volta che lo vedesti; me lo hai raccontato un sacco di volte.? ?Io vidi le mura di Siracusa?? borbott? infine, prima di perdere i sensi in un profondo sonno febbrile. Capitolo 5 Inizio estate 1040 (431 dall?egira), dinanzi alle mura di Siracusa Della Sicilia essa era la ?porta per l?oriente?, la citt? che era stata la pi? gloriosa di tutto il Mediterraneo centrale prima dell?avvento di Roma, la patria dei tiranni e del grande Archimede, una perla tirata fuori dal fondo del mare da delfini divini; questa era Siracusa! Ed infatti la citt? aretusea era un obiettivo troppo prestigioso per essere ignorata, una tappa che il generale dell'Impero d?Oriente, Giorgio Maniace, non poteva trascurare nella sua missione. La riconquista completa della Sicilia a favore di Costantinopoli non era cosa facile, e quindi, se si voleva riuscire nell?impresa, bisognava prendere Siracusa ai saraceni, cos? che questa diventasse una solida testa di ponte per l?arrivo dei rinforzi da est. La citt? d?altro canto era ben fornita, alimentata da fonti d?acqua interne e difesa da tenaci soldati, i quali si erano ritirati oltre le mura dopo gli scontri iniziali. Il richiamo dei muezzin sui minareti ricordava agli assedianti che conquistarla sarebbe stata un?impresa lunga e logorante. Giorgio Maniace era un uomo rude e dispotico, e specie con le sue truppe e gli ufficiali al suo comando si dimostrava spesso violento? un perfetto guerriero per dirla tutta. Perfino il suo aspetto testimoniava il suo carattere bruto: orbo di un occhio, era alto pi? della media e i suoi lineamenti erano grezzi, spiacevoli. Tutto di lui incuteva timore, tanto tra i suoi quanto tra le disgraziate milizie saracene che ci si erano scontrate. Il suo valore era indiscusso gi? prima che l?Imperatore d?Oriente gli affidasse la missione di strappare la Sicilia agli arabi, ma adesso che da Messina fino alle porte di Siracusa ricomparivano le croci, la sua fama diventava assoluta. D?altronde serviva un carattere forte e un?autorit? indiscutibile se si voleva riuscire in un?impresa pi? grande della stessa guerra contro l?Islam, cio? riuscire a controllare il variegato esercito da lui comandato. Erano molte le stirpi radunate al soldo di Giorgio Maniace: uomini di Costantinopoli e dei suoi possedimenti, pugliesi, calabresi, armeni, macedoni, pauliciani (#litres_trial_promo)? ma anche mercenari, i conterati (#litres_trial_promo) che brandivano la lancia al seguito del longobardo Arduino? la guardia variaga, nordici che avevano attraversato le steppe slave per servire l?Imperatore d?Oriente e guidati da Harald Hardrada? e i normanni del basso corso della Senna, tra i pi? abili guerrieri. Proprio uno di questi ultimi - tuttavia non ancora soldato - se ne stava a guardare il mare intorno alla quinta ora del pomeriggio, spingendosi con lo sguardo oltre le rovine dell?antica citt? poste sulla terraferma. La citt?, infatti, un tempo era stata ben pi? grande, estendendosi anche su una parte considerevole della costa prospiciente l?isola di Ortigia, l? dove sorge il nucleo della famosa Siracusa. Da duecento anni, tuttavia, dopo il devastante assalto saraceno, consisteva della sola parte insulare e di un?esigua parte della penisola, finita gi? sotto il controllo di Maniace. A ci? che restava di Siracusa gli uomini rivolgevano i pensieri e le armi nel tentativo di riuscire in quell?assedio che durava ormai da mesi, oltre quel canale stretto ed esiguo che divideva la citt?. Conrad aveva nove anni e la guerra l?aveva conosciuta presto, affinch? si temprasse al destino che l?avrebbe accompagnato per tutta la sua vita; per natura, infatti, ogni maschio normanno non poteva essere qualcosa di diverso da un guerriero. Ma Conrad era anche un sognatore... Forse perch? suo padre riteneva giusto risparmiarlo ancora al battesimo delle armi, Conrad sapeva sognare, senza dover fare i conti con le atrocit? degli uomini al massacro che offuscano gli occhi e ottenebrano la mente. Negli occhi verdi di Conrad quindi ci si poteva ancora specchiare e vedere il riflesso della speranza e di quell?idea di casa e di famiglia che per met? gli era stata negata con la morte prematura di sua madre, una nobildonna di discendenza franca. Rabel de Rougeville si era portato dietro il figlio, e la balia di questi, nella sua discesa in Italia quando il bambino aveva solo un anno. Attirato a Salerno dai lauti compensi che venivano elargiti ai nobili cadetti normanni e invogliato dalle notizie dei compatrioti che l?avevano preceduto, Rabel aveva allora deciso di unirsi ai suoi compagni d?armi e di darsi al servizio del migliore offerente. In quelle terre non mancavano di certo le guerre? terre insanguinate dagli infiniti conflitti tra Costantinopoli e gli ultimi principati longobardi. Per non parlare delle continue scorrerie dei predoni arabi sulle coste calabresi. E cos?, quando Giorgio Maniace aveva messo su l?esercito per l?invasione della Sicilia, Rabel e i suoi commilitoni avevano risposto all?appello. Messina era caduta subito, ma le battaglie successive erano state cruente, devastanti, tanto per la popolazione quanto per entrambi gli eserciti, con grosse perdite proprio in seno al contingente normanno. In due anni di guerra Maniace era riuscito a spingersi solo a fin sotto le mura di Siracusa, controllando appena la costa ionica. La gente dell?iqlim di Demona, la cuspide nord orientale dell?Isola a maggioranza cristiana, aveva appoggiato l?invasione, tuttavia il resto di Sicilia era a tutti gli effetti un feudo saraceno e conquistarlo sarebbe stata un?opera lunga e difficile. Perdendosi con lo sguardo oltre il porto piccolo e la citt?, Conrad allarg? le braccia intento all?impossibile, abbracciare il mare e l?orizzonte. Suo padre lo guardava alle spalle ormai da minuti, e quando, avvicinatosi, gli stropicci? i lunghi capelli biondo-ramati, Conrad si volt? di soprassalto, quasi spaventato che l?altro potesse rimproverarlo per il gesto banale che stava compiendo. ?Vuoi afferrare il mare, figliolo?? chiese Rabel, vestito di una semplice tunica bianca ma armato. ?? la cosa pi? bella che esista!? ?Temo che le tue tasche siano troppo strette per contenerlo tutto?? ?Dio pu? contenerlo per?!? ?Forse ? proprio questo la Terra? le Sue tasche... e noi ci siamo dentro.? ?Roul dice che Dio ci ha scelti tra tutta la gente perch? il nostro sangue ? il migliore che esista.? Rabel sorrise e guard? anch?egli il mare. ?Ogni nazione, cos? come ogni popolo, crede di essere migliore di un?altra. Guarda questa terra? i maomettani credono di avere il favore di Dio, l'Imperatore di Costantinopoli crede di essere il Suo vicario e lo stesso crede il Papa... e prova a passare per la Giudecca di una di queste citt? e a chiedere da che parte stia Dio. Conrad, figliolo, cerca di divenire tu stesso una persona migliore, indipendentemente dal tuo sangue. Ho visto maomettani battersi con pi? onore dei nostri? sono sicuro che Iddio li stimi in gloria indipendentemente dal padrone che servono. Da quando siamo sbarcati su questa terra ho aperto gli occhi su molte cose.? ?E Roul?? ?Roul ? il mio migliore amico, ma combattiamo per un bene diverso.? ?Dite che voi non combattete per il compenso?? ?Sono nato soldato e mio padre mi ha cresciuto perch? divenissi tale. Da che la nostra stirpe lasci? le fredde lande dello Jylland (#litres_trial_promo) non abbiamo mai impugnato qualcosa di diverso da una spada. Questo ? il nostro mestiere, e il compenso per la battaglia ? il nostro salario. Tuttavia, mio caro Conrad, il compenso pu? riempirti le tasche e pu? riempirti il cuore; sta a te decidere dove metterlo.? ?Dite che il compenso pu? essere pericoloso?? ?Tutto pu? essere pericoloso se ci conduce all?asservimento di un vizio e di un fine egoistico. Potere, denaro e donne? guardati bene da tutto questo!? ?Ma voi avete amato mia madre?? afferm? confuso e dubbioso Conrad. ?Non c'? nulla di male nel potere quando i tuoi sottoposti diventano i tuoi figli; nulla di male nel denaro quando sfama la tua bocca e quelle di coloro che comandi; e per nulla al mondo niente di sbagliato nel calore della donna che ami. Ma io, figlio mio, ho amato una sola donna e nessun?altra ha potuto prendere il suo posto. Tu le somigli molto? i tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo colorito? e il tuo nome, Conrad, ereditato dalla sua stirpe? Mi presentarono una graziosa fanciulla gi? due settimane dopo la sua morte, eppure non volli che nessuno prendesse il suo posto e che tu fossi indotto un giorno a chiamare qualcun altro ?madre?; non l?avrei sopportato. Se serviva una finta madre c'era gi? la balia.? ?Cosa devo temere quindi?? ?Il desiderio che spinge all?efferatezza. Quando la brama di avere qualcosa sorpassa l?onore e ogni regola di umana piet?.? ?E le donne?? chiese perplesso Conrad, per via della curiosit? tipica della sua et? interessato a quell?essere misterioso che ? la donna, finora conosciuto solo nel seno della balia. ?Le donne? nulla ti vieta di amarle, ma guardati dagli occhi di una donna che non ti appartiene!? ?Rabel!? chiam? qualcuno giunto tra le rovine appena fuori dall?accampamento. ?Roul, ? gi? il momento?? Quella domanda presentava il personaggio. Roul Pugno Duro era il compagno d?armi da cui Rabel non si era mai separato. Erano partiti insieme alla volta dell?Italia e si erano sempre protetti in battaglia. Roul era un energumeno di quasi due metri, dalla voce possente e dai modi poco raffinati. Una barba pi? folta del normale marcava il suo viso e i capelli erano pi? scuri della media, con una lunga trecciolina che scendeva sul lato destro della testa. Tradivano il suo anormale colorito quasi mediterraneo gli occhi azzurri, i lineamenti nordici e la statura fuori dal comune. Era un poco di buono, lo sapevano tutti, ma era pure un ottimo soldato, uno dei migliori nell?uso dell?ascia da combattimento. Cosa c?entrasse Roul con il nobile animo di Rabel se lo chiedevano in tanti, e forse era proprio il carattere misericordioso del secondo il collante di quell?amicizia. Rabel tollerava gli eccessi di Roul sia perch? erano cresciuti insieme e sia perch? Roul sapeva coprirgli bene le spalle in battaglia. ?Non ancora; parlano di domattina all?alba. Ma ? arrivato il vino e tutti aspettano frate Rabel per festeggiare.? ?Frate Rabel?, ? cos? che l?intera compagnia normanna, sin da quando in trecento avevano passato il Faro (#litres_trial_promo), chiamava il nobile de Rougeville. Adesso era arrivato il vino e chiedevano la presenza di tutti. Per quanto i viaggiatori arabi pi? dediti alla mondanit? avessero vantato il vino di Sicilia, esso era una cosa rara da trovare. Infatti, dato che gli islamici vietavano la coltivazione della vite sui territori da loro controllati, su queste terre si vedevano solo modeste quantit? di acini. Gi? all?arrivo di Maniace, nel 1038, i cristiani avevano presto ripiantato le viti per riattivare la produzione di massa, ma ancora non erano sorti grappoli a sufficienza e bisognava importare grandi quantit? di bevanda se si voleva brindare alla buona sorte. ?E porta anche Conrad; ? ora che si diverta come sanno fare gli uomini!? Rabel fiss? il figlio e scosse la testa, indicandogli la sua contrariet? per l?invito dell?altro. ?Willaume e Dreu?? ?I fratelli de Hauteville (#litres_trial_promo) siedono allo scanno della taverna gi? da un?ora.? Guglielmo de Hauteville, Willaume nella loro lingua, sarebbe stato soprannominato Braccio di Ferro, in quanto si narra che uccise, con l?ausilio di una sola mano e brandendo la lancia, un campione saraceno che aveva fatto una grande strage di greci e nordici durante una fase precedente dell?assedio di Siracusa. Ma era ovvio, nonostante aleggiasse gi? la leggenda tra le truppe, che la storia fosse improbabile. Tuttavia il nome della sua casata acquisiva sempre pi? lustro tra gli uomini del contingente normanno gi? al suo comando. ?Sarebbe pi? saggio raccogliersi in preghiera e in contemplazione. Servir? soprattutto l?aiuto del buon Dio. Abd-Allah ha raccolto le intere forze di Sicilia, e dall?Africa ne sono giunti altri. Crede che riuscir? a farci levare l?assedio a questa citt?, e far? di tutto per ricacciarci da dove siamo venuti. Dobbiamo respingere il contrattacco prima che l?emiro giunga per schiacciarci contro queste mura, ma questa volta temo che non baster? il coraggio dei pi? prodi a trascinare l?intero esercito.? ?Se bevessi di pi? e pregassi di meno saresti pi? ottimista!? Consapevole di poter poco nel tentativo di convincere l?altro, Rabel si rivolse al figlio, serio che di pi? non avrebbe potuto. ?Hai sentito? La partenza ? per domani all?alba. Sai cosa devi fare.? Quindi segu? Roul lungo il cammino per la taverna. Conrad sapeva bene quello che doveva fare, ed era quello che faceva ormai da due anni: preparare il bagaglio del padre, sistemare la sua armatura, dare l?ultima affilata al taglio della spada e preparare lo stendardo con su lo stemma di famiglia, un?ascia danese sovrastata da una verde foglia di quercia inserite in uno scudo a campo rosso... stendardo che proprio Conrad avrebbe sostenuto per tutto il tragitto fino al luogo della battaglia, in marcia a cavallo accanto al padre. Quei discorsi sulle donne e sul vino fecero una strana ed inedita gola a Conrad - il mistero del proibito fa sempre gola ai ragazzini - cosicch?, appena i due cavalieri lasciarono il luogo dei fabbricati in rovina, si diresse anch?egli verso la taverna, la quale era in realt? un ritrovo accomodato a tale uso da un contadino cristiano che sperava di speculare sui bisogni delle truppe. Era appena la quinta ora, come detto, e il sole picchiava ancora forte sulla testa di Conrad. Passava tra le tende affollate da soldati di ogni sorta, con gruppi a destra e a manca tutti in conversazione nel proprio idioma... e tra i preti predicatori, in piedi e in posizione elevata, che facevano la voce grossa dopo decenni di preghiere dette a bassa voce. Benedicendo ogni soldato che passava sotto i loro sgabelli, santificarono anche il ragazzo quando fu loro vicino. Quindi Conrad entr? nella taverna e fu allora che si trov? a tu per tu col bieco vizio che domina gli adulti. Calici strapieni di vino, giocatori di dadi ad ogni tavolo ed una manciata di prostitute, quelle che ci si improvvisavano per denaro e quelle costrette perch? adesso le fanciulle del popolo dovevano darsi ai conquistatori. Conrad scapp? via, temendo che tra quegli uomini si imbattesse nella vista di suo padre. Capitolo 6 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Umar chiuse la porta spazientito. Le richieste della povera ragazza cristiana, che pure si era umiliata al punto di baciargli i piedi, vennero perci? interrotte definitivamente. ?Non ho tempo per gli scocciatori. Se si ripresenta, cacciatela!? ordin? alla solita donna della servit? che in un primo momento le aveva aperto. I singhiozzi disperati del pianto di Apollonia dall?altro lato della porta vennero ignorati con ancor pi? facilit? delle richieste verbali di poco prima. Nadira se n?era stata in un angolo buio della stanza d?ingresso, intenta ad osservare la scena che si stava consumando sull?uscio di casa, ma ora che la porta era stata chiusa, tagliando la voce e le speranze alla povera ragazza di fuori, si avvicin? al fratello e gli disse arrabbiata: ?Non bastava la vergogna con cui ti stai gi? coprendo?? E lui, estremamente infastidito dal giudizio della sorella, gi? in collera per la discussione del pomeriggio e per il fatto che sua madre fosse intervenuta in difesa della figlia, minacci?: ?Bada, Nadira? bada? bada che non ti mandi dal tuo Qa?id su di una lettiga!? ?Me ne andr? felice dal ?mio Qa?id?, pur di non vederti pi?!? ?Perch? non te ne andasti allora quando venne a chiedere la tua mano? Mi pare che lui volesse portarti al suo palazzo gi? il giorno dopo.? rispose Umar, indicando col dito in alto verso la direzione di Qasr Yanna, sede del palazzo di ibn al-?awwas. ?Perch? richiesi di poter aspettare che tua moglie partorisse, cos? da vedere il tuo terzo figlio.? ?Come se Ghadda avesse bisogno di una ragazzina dalla testa montata per essere aiutata nella sua gravidanza?? ?Non hai preso neppure un capello di nostro padre...? rispose Nadira, che dunque, avvicinandosi un altro po?, gli punt? il dito in faccia e prosegu?: ?Sei un ingrato? con me come con quei poveri contadini che servono questa casa da che sono nati. Se non lo fossi non avresti ignorato quella disgraziata che ancora piange dietro la nostra porta.? Il richiamo del muezzin allora si lev? alto per tutto il Raba?; l?ultimo raggio di sole era scomparso dietro al monte di Qasr Yanna. ?? una disgraziata, hai detto bene, e sempre lo sar?? Spiegami perch? devi prendere tanto a cuore questa cosa.? ?Perch? se tu fossi stato legato a quel palo, io mi sarei gettata ai piedi del tuo aguzzino con ancor meno dignit? della ragazza cristiana.? Detto questo Nadira scoppi? in lacrime, ma pure continu?, mentre Umar si trovava spiazzato da quell?inaspettata dichiarazione di devozione nei suoi confronti. ?E mi chiedi perch? ho chiesto al Qa?id di aspettarmi per tre mesi...? Tuttavia Umar si fece serio e raccolse in s? tutta la forza che aveva per mostrarsi duro. ?Tu e i tuoi pianti, Nadira. Non riuscirai ad impietosirmi!? ?Mi chiedo quanto ti dispiaccia che ci vedremo solo se Allah vorr? d?ora in avanti.? ?Spero allora che Allah accolga la mia richiesta di tenerti lontana.? Nadira prese a piangere pi? forte e, battendogli sul petto, url?: ?Non sei nulla, Umar? nulla? e forse se sarai finalmente qualcosa sar? solo grazie a me!? Umar, che non poteva sopportare quelle parole che come lame ferivano il suo orgoglio, le moll? uno schiaffo e le disse: ?Non senti che ? l?ora della ?alat del tramonto? Va? a purificarti prima che la notte arrivi completamente.? ?E tu va? a lavarti pure l?anima!? Si lasciarono frettolosamente, ognuno per le sue camere, arrabbiati e in collera l?uno con l?altra. Quando Umar fin? la sua preghiera rimase pensieroso e si sedette sul suo letto, rimuginando su quello schiaffo dato in preda all?ira. ?Cos?? successo poco fa sulla porta? Ti ho sentito litigare durante l?adhan (#litres_trial_promo).? domand? Ghadda, venendosi a sedere accanto mentre si teneva il grosso pancione. ?Mia sorella mi manda in bestia! Da quando il Qa?id ha chiesto la sua mano non fa altro che criticare il mio operato.? ?E tu, Umar, non fai altro che provocarla? Da che vivo sotto questo tetto non avevo mai visto nessuno legato al palo del cortile. Non sar? che da quando il Qa?id ha chiesto la mano di Nadira tu ci tieni a ribadire chi comanda in questa casa e sull?intero villaggio? Tutti parlano di tua sorella, molto pi? di quanto lo abbiano mai fatto di te. Ma in fondo, mio amato, voi due siete uguali? testardi e sempre pronti ad imporre la propria parola sull?altro. Per di pi? siete cambiati entrambi da quel giorno? lei si ? montata la testa, ma tu hai smarrito la via di tuo padre. Manca anche a me l?Umar che conoscevo.? ?Vorresti insinuare che io sia geloso di Nadira? Che io tema di perdere il ruolo di persona pi? importante di questa casa?? ?Non solo della casa, ma dell?intero Raba?.? ?Io geloso di Nadira; che sciocchezze!? concluse Umar, ridendo nervosamente nel tentativo di nascondere il suo disagio di fronte a quella verit? che anche una parte di s? sapeva essere esatta. ?Padrone, la sentinella sul terrazzo chiede di parlarvi.? interruppe una serva da dietro la porta della stanza. Umar quindi si alz? e ringrazi? la fortuna, dal momento che lo stava liberando da quel discorso scomodo. Ghadda allora lo trattenne per un braccio e gli disse: ?Ti ho mancato di rispetto?? Ma lui le si avvicin? e, addolcendo l?espressione, la baci? sulla fronte. Copertosi capo e spalle con una larga sciarpa di pelo di cammello, Umar usc? da casa. Stava per recarsi l? dove partivano le scale per il terrazzo quando vide che la guardia preposta al controllo del condannato le stava dando di santa ragione alla ragazza cristiana. Questa era stata atterrata al suolo, ed ora, a capo scoperto, si parava il volto e gridava, mentre quell?altro gliele dava con la stessa corda con cui il giorno prima era stato colpito Corrado. Proprio Corrado, invece, permaneva nel suo stato di incoscienza. Umar si ferm? e, avendo fresche in mente le parole di sua moglie, come se volesse dimostrare a s? stesso che non fosse geloso di nessuno, ordin? alla guardia: ?Idris, lascia perdere quella povera disgraziata!? ?Ma Umar, sono tre volte che le dico di non avvicinarsi al ragazzo... E poco fa ha approfittato della ?alat del tramonto per rifarlo!? ?Va bene? ma non toccarla! Piuttosto mandala a casa.? A questo punto Apollonia si sollev? un po?, restando comunque piegata sulle sue gambe e seduta sui suoi talloni. ?Fammi restare almeno dentro il cortile. Me ne star? buona vicino al muretto.? lo preg? piena di lacrime. ?Fa? come ti pare!? la liquid? Umar, spazientito di averla ancora tra i piedi. Salito sul terrazzo, la sentinella indirizz? subito la sua attenzione sulle ultime curve della strada proveniente da Qasr Yanna, proprio a pochi passi dal Raba?. ?Vengono da questa parte tre uomini a cavallo.? ?A quest?ora? Saranno viandanti che hanno sbagliato strada. Potevano passare la notte a Qasr Yanna per?? Perch? mettersi in viaggio col buio e con questo freddo?? ?Il cielo ? terso stanotte, temo che scender? il gelo.? Umar pens? un attimo al prigioniero, ma poi rivolse nuovamente l?attenzione a quei forestieri in avvicinamento. ?Umar, a giudicare da quelli che mi sembrano drappeggi, almeno uno di quei cavalieri dev?essere qualcuno di importante.? ?Hai fatto bene ad avvertirmi, Mezyan. Se ? qualcuno di importante ? giusto che conosca la mia ospitalit?.? Umar scese gi? sul cortile e quindi, guardando Corrado, fece alla guardia: ?Idris, dopo l?adhan della notte aspetta un paio d?ore e poi lascialo andare.? Quell?altro in risposta chin? il capo, assentendo. Dopo le ultime considerazioni meteorologiche, Umar avrebbe voluto liberare Corrado gi? subito, ma ritenne che dare a vedere una manifestazione di potere di tale portata dinanzi a quei forestieri avrebbe giovato alla sua reputazione. L?esattore del Qa?id li attese quindi sull?ingresso e li vide arrivare mentre gli ultimi bagliori di luce sparivano ad ovest. Come aveva visto bene la sentinella sul terrazzo, uno dei tre vestiva finemente; per certo era un nobile. Umar si rese immediatamente conto che la stirpe dei tre non era berbera, ma forse araba. D?altronde, oltre l?aspetto, poco o niente distingueva un uomo di origine berbera da uno di stirpe araba, se non l?uso della lingua berbera come idioma parlato in famiglia accanto all?arabo e i rimasugli di una cultura antica ed estranea al mondo islamico importato proprio dagli arabi. Quello che pareva essere un nobile portava un mantello con un cappuccio bianco, tutto finemente damascato; Umar non ne aveva mai visto uno simile. Scesero da cavallo e uno dei tre, ma non quello su cui era stata rivolta finora l?attenzione, disse: ?Cerchiamo la casa di Umar ibn Fuad.? ?Sono io Umar. Cosa posso fare per voi?? ?Sapete chi avete davanti, Umar?? chiese sempre quello che parlava, riferendosi al tizio che accompagnavano. ?Me lo direte al caldo del braciere.? Quindi disse al suo uomo nel cortile: ?Idris, sistema queste cavalcature!? Umar li invit? quindi ad accomodarsi dentro. Non aveva idea di chi avesse davanti, ma non voleva dare l?impressione che la sua ospitalit? si basasse sulle generalit? dell?ospite. Comprendendo che comunque era al cospetto di un uomo dal lignaggio riguardevole, credette bene di accoglierlo in casa propria ancor prima che si presentasse. Nella solita stanza ben arredata di tappeti e cuscini, adesso con un braciere accesso al centro, Umar fece gli onori di casa dando il meglio di quello che aveva. Pens? di potersi fidare dei tre, dal momento che insieme ai mantelli e alle borse consegnarono alla servit? anche le spade senza che nessuno gliel'avesse suggerito. Adesso, alla luce del fuoco e dei lumi, Umar poteva osservarli meglio. L?uomo che sembrava essere il capo degli altri due aveva all?incirca quarant?anni, l?aspetto curato, il viso e il naso sottile; aveva inoltre l?aria di chi sa di valere a questo mondo. Parlava anche lentamente, chiudendo spesso gli occhi con fare saccente. Gli altri due erano vestiti tra loro quasi nella stessa maniera, con lunghe tuniche nere e calzoni bianchi, ma uno dei due portava un grosso medaglione d?oro al collo. Ognuno di fronte all?altro passarono lunghi minuti prima che qualcuno iniziasse a parlare. Poi Umar volle rompere il ghiaccio nel tentativo di capire se poteva cogliere un qualche affare: ?Sei ricco! Cosa sei, un mercante di perle?? E quello, sorridendo, rispose: ?I miei agenti quest?anno hanno fatto crescere notevolmente i miei guadagni proprio tramite il commercio delle perle.? ?Avrei detto che tu che fossi un qa?id, se non fosse che un qa?id viaggerebbe con la scorta e con la corte.? ?Salim, fratello? il mio nome ? Salim.? ?Bene, Salim? quale affare ti ha condotto in casa mia?? In realt? Umar avrebbe voluto chiedere come mai non fossero rimasti per la notte a Qasr Yanna invece di rimettersi in marcia al tramonto per fare pochissime miglia. Temette tuttavia che la sua domanda potesse essere mal interpretata, quasi come se stesse chiedendo loro perch? non se n?erano rimasti a casa. ?Quell?uomo che hai fatto legare a quel palo? ? in vendita? Perch? mi ? sembrato di vedere un fisico eccezionale.? ?Sei un mercante di schiavi dunque!? ?Sono un uomo che cerca perle preziose tra il genere umano, fratello.? Immediatamente la mente di Umar venne sfiorata dal pensiero di vendere Corrado a quell?uomo. Poi riflett? che i cristiani del Raba? non erano degli schiavi, pur se servivano la sua casa, e non poteva farsi padrone della loro vita. Quindi rispose: ?Temo che al Raba? non vi sia nessuna di queste perle. Qui ognuno coltiva la sua propria terra e prega tra le sue proprie mura? eccezion fatta per le quattro serve che governano questa casa.? ?Eppure so che nascondi una perla di rara bellezza sotto questo tetto, e che non si tratta di una delle tue quattro serve.? Umar si fece serio e, avendo compreso che si riferisse a Nadira, rispose: ?La perla a cui ti riferisci non ? in vendita, n? lo ? mai stata.? ?Eppure so che il Qa?id di Qasr Yanna si ? affrettato a comprarla, fratello.? ?Perci? comprenderai che genere di uomo la protegge?? ?Non temo nessuno? tanto meno il Qa?id, e questo perch? non ho intenzione di fare del male a nessuno? semmai ne avessi il potere. Ciononostante ho sentito parlare di due gemme di zaffiro incastonate in un meraviglioso contorno; di una fanciulla dalle fattezze paradisiache, di un sogno che spacca il petto. Il Qa?id pu? avere tutto quello che vuole? e ottiene sempre il meglio. Io, per?, sono un mercante di perle - come hai detto - e riconosco che di tali perle altri qa?id e signori pagherebbero una fortuna. La fama degli occhi di Nadira, sempre che questo sia il suo vero nome, si ? sparsa per tutta la Sicilia centrale, ma io non ti chiedo niente? solo di vederli. Adesso che ibn al-?awwas si ? fatto un dono cos? prezioso gli altri certamente vorranno imitarlo e sar? merit? mio trovare tale rarit? tra le fanciulle dell?Isola e oltremare.? ?Cosa vuoi perci??? ?Solo vedere quell?azzurro di cui si fa tanto parlare.? Quindi chiuse gli occhi e recit? con mezzo sorriso beffardo: ??Il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi.?? Umar si rigir? nervosamente le mani. La richiesta generava sospetto, anche se in fondo non era poi cos? difficile da soddisfare, non essendoci nessuna violazione di pudore o morale. Il padrone di casa se ne stava pensieroso, diviso tra la gelosia per la sorella e il timore di deludere un uomo pi? importante di lui. Quell?altro d?altronde aveva compreso sin dall?inizio - o forse gli era stato riportato - quale fosse il punto debole di Umar. Con un altro quell?uomo dalle chiare abilit? mercantili avrebbe offerto denaro, tuttavia Umar non riteneva le ricchezze come le riterrebbe un avaro; era l?orgoglio la vera chiave per renderlo vulnerabile. ?Umar, fratello mio, adesso che sei il cognato del Qa?id avrai per certo gi? pensato a come rendere evidente il tuo stato e a come farti rispettare in quanto tale?? Umar lo guard? perplesso, in fondo ci pensava da che Ali ibn al-?awwas aveva visitato il Raba?. ?Il mio mantello, ne hai mai visto uno simile?? chiese Salim, essendosi accorto che Umar l?aveva fissato meravigliato. ?Immagino provenga da molto lontano.? Quell?altro rise, coinvolgendo anche i suoi uomini in quel gesto. ?Questo la dice lunga su di te, fratello. Hai mai messo piede fuori dal Raba??? ?Frequento con costanza il mercato di Qasr Yanna. L? vi ? una gran quantit? di gente: molti fedeli, ma anche contadini cristiani che lavorano la terra entro le mura della citt? e perfino artigiani giudei provenienti da Qal?at an-Nisa? (#litres_trial_promo). ? possibile trovare di tutto: dallo zolfo delle miniere al sale proveniente dai giacimenti, dallo zucchero estratto dalla canna al riso delle risaie. E i giardini della citt? e le sue fonti? vale la pena recarvisi.? ?Ma Qasr Yanna dista solo mezz?ora da questo villaggio!? riflett? l?uomo col medaglione. ?Forse in salita, fratello!? rispose l?altro nel tentativo di deridere Umar. ?Mio caro Umar, la stoffa del mio mantello proviene dagli opifici di Balarm (#litres_trial_promo). Sei mai stato a Balarm?? Salim sfruttava con successo l?arte del mercanteggiare, tuttavia ad Umar non stava vendendo beni materiali, ma qualcosa che l?esattore del Qa?id gi? possedeva: l?orgoglio. Come un mercante fa nascere nel suo cliente il bisogno di avere l?oggetto che intende vendergli, cos? Salim stava umiliando Umar, facendogli comprendere la necessit? di diventare un?altra persona, una che desse a vedere la sua parentela col Qa?id, che ostentasse con orgoglio il suo nuovo stato. Facendogli pesare il fatto che non fosse mai stato a Balarm lo rendeva piccolo? piccolo come poteva essere qualsiasi abitante di un villaggio rurale, bench? funzionario del Qa?id. Adesso Salim gli avrebbe proposto la soluzione facendo leva su quell?orgoglio che aveva abilmente smontato e che necessitava di nuova vita. ?Il mantello ? tuo, fratello! Ti serve proprio un abito che non ti faccia passare inosservato.? ?? qualcosa di troppo prezioso perch? tu te ne privi.? ?Scherzi, Umar? Ne posseggo a centinaia di stoffe del genere? che le mie sarte sapranno confezionare a dovere. D?altronde cosa ti chiedo se non il semplice sguardo degli occhi di una fanciulla? Pensa, essa ? l?unica cosa che tu possegga e che valga la pena mostrare? e la tieni pure sottochiave?? Quindi Umar fece cenno alla serva che se ne stava sulla porta e che reggeva una grande brocca di terracotta piena d?acqua. ?Fa? venire Nadira.? La serva perci? usc? dalla stanza. I quattro rimasero per lunghi minuti in silenzio, attendendo che si presentasse la ragazza che aveva generato tanta curiosit? nel forestiero. Nervosamente Umar attinse un pezzo di pane dal piatto posto al centro e lo intinse nel miele, portandoselo poi alla bocca. Nadira, la quale se n?era stata per tutto il tempo in camera sua dopo l?ultima sfuriata col fratello, mise quindi piede nella stanza. Vestiva ancora il bell?abito verde con le rifiniture gialle e blu del pomeriggio e come al solito, in presenza di uomini estranei, si copriva il viso. Jala e Ghadda, perplesse e curiose, si accostarono alla porta. ?? lei la fanciulla che ha catturato il cuore di ibn al-?awwas?? chiese Salim, rivolgendosi ad Umar. ?In persona? mia sorella Nadira.? Salim si mise in piedi, mentre gli altri due al suo seguito si guardarono tra loro, persi in quell?atmosfera divenuta di colpo ammaliante. Nadira si ferm? a met? della stanza, perci? fiss? Umar, cercando di capire cosa volesse da lei quell?ospite e che ruolo avesse lui in tutto questo. ?Vieni, ragazza, avvicinati!? le fece Salim, mimando l?invito con la mano. Umar assent? col capo e lei, riconoscendo di potersi fidare, fece due passi avanti. Ora gli occhi di Salim si perdevano in quelli della ragazza, ma la guard? con un?intensit? tale che lei dovette abbassare lo sguardo sentendosi a disagio, come se l?atto di osservare di un uomo potesse costituire una vera minaccia. Dopo alcuni secondi Umar intervenne: ?Non ti baster? tutta la notte per saziare la tua vista.? E rivolgendosi a Nadira: ?Pu? bastare cos?, sorella.? Dunque Salim intervenne: ?No, ragazza, aspetta un momento! E tu, Umar, impazzirei se non ti chiedessi una cosa.? ?Di?.? ?Non vedo schiave negre in questa casa, eppure ogni uomo che si rispetti ne ha almeno una. Verrai con me fino alla mia citt?, porterai con te tutti gli uomini che vorrai, tanti quanti ne ritieni necessari, quindi riempir? le braccia di ognuno, e coprir? la groppa di ogni cavallo o dromedario che avrai con te di tutto ci? che sembrer? bello ai tuoi occhi? e ti dar? pure una schiava negra. Sono un uomo molto facoltoso e nobile di sangue; non rinunciare, fratello! Diranno di te grandi cose, e per certo ti intitoleranno una moschea.? Le orecchie di Umar, all?udire quell?offerta eccessiva, fischiarono e la sua testa divenne leggera, vuota, persa nella confusione di ci? che quello gli proponeva. Tuttavia Umar pens? bene di bloccare ogni trattativa sul nascere, immaginando quale potesse essere la natura della contropartita. ?Non mancher? di rispetto al mio Qa?id facendomi rendere ricco da qualcun altro.? Nadira allora usc? definitivamente dalla stanza, pur se rimase con le altre donne in un punto in cui avrebbe sentito senza essere vista. Salim torn? a sedersi, umiliato da quel rifiuto. Dunque, lisciandosi la barba, disse lentamente: ?Un giorno, quando mio figlio era ancora un bambino, lo vidi giocare con alcuni roba?i (#litres_trial_promo) d?oro; li usava come se fossero piccoli blocchetti di legno, facendone pile e lasciandoli cadere. La serva, contrariata, gli gridava dietro come una forsennata, intenzionata a farglieli deporre. Infine mi ci avvicinai io, tirai dalle tasche alcune monete di vetro colorato e gliele proposi in cambio di quelle d?oro. Il bambino accett? prontamente lo scambio. Ecco, tu, mio caro Umar, sei come quel bambino, disposto a rinunciare ad un offerta d?oro pur di accontentarti di semplice vetro colorato.? ?Col vetro colorato la gente ci compra il pane!? esclam? Umar, infastiditosi per quel giro di parole usato allo scopo di offenderlo. ?Ma tu non vorrai restare per sempre un uomo da vetro colorato? Hai in casa qualcosa che vale pi? dell?oro? e credimi se te lo dico, il tuo Qa?id non ti sta rispettando per niente!? ?Mia sorella appartiene gi? ad Ali ibn al-?awwas!? alz? i toni Umar, mettendosi in piedi e puntando il dito su Salim. ?Il ?Demagogo?, colui che ammalia il suo popolo con semplici parole? Ha una dote, ? certo? e io non saprei fare di meglio. Ma comprendi, fratello, che ibn al-?awwas ? capace di offrire solo parole? Solo monete di vetro colorato!? ?Pagher? il prezzo di Nadira quando potr? averla.? ?Io ti offro di pi? e senza neppure chiederti di averla. Sinceramente l?amor carnale mi appaga meno dell?oro e del piacere di spenderlo.? Umar si trov? spiazzato; possibile che quello non intendesse ci? che pensava sin dall?inizio della seconda proposta? ?Spenderlo come, in questo caso?? chiese. ?Non penserai che creda che la bellezza di Nadira si fermi ai suoi occhi? E questo deve averlo capito anche il tuo Qa?id, altrimenti si sarebbe limitato a guardare. Ci? che tua sorella nasconde sotto il velo dev?essere per certo degno dei suoi occhi, ne sono sicuro. Ti chiedo solo che lei balli per me, stasera, in questa stanza.? Umar sent? un fuoco salirgli nelle orecchie. Quello sfidava la sua gelosia come se il suo ruolo di protettore della ragazza valesse nulla. ?Jamal, fa? dono del medaglione che porti al collo al mio amico!? comand? Salim ad uno dei suoi, credendo ancora di poter comprare Umar. Quello si alz? e infil? al collo del padrone di casa il grosso medaglione. Umar quindi lo avvicin? alla vista per analizzarlo: si trattava di un oggetto molto costoso, ben intagliato, ben inciso e molto pesante. ?Cos? ti noteranno tutti, fratello!? comment? Salim, sorridendo. Tuttavia Umar si tolse il cimelio e lo lasci? cadere sul piatto del pane. ?In questa casa non si ? mai suonato o ballato!? concluse perentorio. ?Jamal nel suo bagaglio ha un mizud (#litres_trial_promo) e sa suonarlo bene.? Nadira, al di l? della porta, restava sbigottita da quelle richieste e immaginava gi?, cos? come immaginavano Jala e Ghadda, che presto Umar sarebbe andato in escandescenza. ?Jamal sar? allora felice di suonare alla presenza delle tue concubine.? rispose proprio quest?ultimo. Salim adesso si fece serio e si mise in piedi. ?Ho viaggiato molto? ho conosciuto molta gente? e perfino i qa?id non mi hanno mai rifiutato nulla!? Umar dunque imit? l?altro, sollevandosi. ?Tu credi di poter comprare tutto, ma l?onore non si pu? comprare n? svendere! Io sono il garante di tutte le donne di questa casa e non permetto che nessuno soltanto pensi di poter trattare al pari di una prostituta mia sorella!? E quell?altro, adesso sogghignando: ?Se il Qa?id non avesse udito di Nadira, prima o poi l?avresti svenduta al primo offerente? forse anche a chi l?avrebbe trattata come tale. Fidati della parola di uno che conosce il mondo.? ?E tu fidati di me che conosco me stesso. Hai profanato la mia ospitalit?, per cui non posso tollerare ancora la tua presenza in questa casa.? E guardando la solita serva che reggeva la brocca, continu?: ?Fa? consegnare a questi uomini le loro cose e i loro cavalli.? Umar li fiss? per tutto il tempo in cui, umiliati oltre ogni dire, quelli raccolsero le proprie cose e lasciarono la casa. Tuttavia il sorriso di Salim non scomparve mai dal suo viso; nervosamente sembrava voler nascondere l?imbarazzo. Poi, giunto sulla porta, questi disse: ?Ascolta il mio avvertimento, Umar: hai promesso Nadira al Qa?id, e proprio davanti al Qa?id e davanti ai suoi ospiti tra non molto ella danzer? senza alcuna vergogna!? e se ne and?, scomparendo nel buio della notte insieme agli altri due. ?Chi era l?uomo che ti sei inimicato?? chiese Jala quasi in preda all?ansia. ?Era colui che non voglio diventare!? tagli? corto Umar, ritirandosi in camera sua e invitando le altre a fare altrettanto. Capitolo 7 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Quando Idris fin? di prostrasi per la ?alat del tramonto pot? rendersi conto che Apollonia, contravvenendo al divieto, abbracciava suo fratello. Senza che la ragazza si avvedesse di nulla la tir? per il velo, scoprendole i capelli, e poi, appigliandosi proprio ai capelli sciolti, la trascin? all?indietro per terra, intanto che lei si dimenava con le gambe. Idris ne aveva abbastanza di quella presenza che rendeva fastidioso un compito gi? sgradevole di suo, e quindi, intenzionato a darle una lezione una volta per tutte risolutiva, decise che l?avrebbe ammansita usando la corda nel modo in cui il giorno prima aveva fatto con Corrado. La prese a colpire dove capitava, mirando soprattutto al volto. Apollonia intanto cercava di coprirsi con le braccia mentre urlava. Pi? in l? Corrado tremava, socchiudeva gli occhi e tornava a serrarli stretti in preda ai dolori febbrili. Vide ad un tratto l?immagine di un uomo? un uomo adulto, denudato da testa a piedi e legato al palo di un pennone. Quell?uomo tuttavia non gridava ai colpi inferti dal suo torturatore, ma fieramente sopportava stringendo i pugni. ?Roul, che fanno a quell?uomo?? domand? Corrado a nessuno. La scena che si stava consumando davanti al suo sguardo aveva ridestato un trauma d?infanzia. Nondimeno, se Corrado fosse stato pienamente cosciente, avrebbe per certo tentato di sradicare il palo a cui era legato nel tentativo di farla pagare a colui che in quel momento si accaniva su sua sorella. Casualmente ci pens? Umar a farlo smettere, proprio nel momento in cui questi si accingeva a salire sul terrazzo. Apollonia, dunque, avendo avuto il permesso di starsene buona buona in un angolo, si rannicchi? con le spalle al muretto e vers? lacrime tra le sue ginocchia. Quando Umar stabil? l?orario della liberazione del prigioniero, Apollonia pianse pi? forte, avvertendo il sollievo per qualcosa che sembrava non avere pi? fine. In seguito Idris prese per le redini i destrieri dei tre ospiti e li condusse nelle stalle attigue alla casa. ?Non farmi pentire di essermi fermato quando poco fa Umar me lo ha chiesto.? avvert? la guardia, fissando Apollonia. La ragazza non poteva rischiare di contravvenire un?altra volta alla proibizione, e questo non per la paura di essere picchiata un?altra volta, ma temendo che fosse costretta a tornarsene a casa. ?Fratello, fratello! Io sono qui, non me ne vado.? Poi si avvicin? un altro po?, trascinandosi sul suolo con gambe e mani; se ne stava comunque ad almeno quattro passi di distanza. ?Corrado, mio respiro e mia vita, devi resistere solo un altro po?. Fratello, rispondimi, fammi capire che vi ? ancora il battito dell?anima nel tuo petto.? Quindi si avvicin? mezzo passo in avanti e disse: ?Io so bene che la tua gelosia per me ? quella di un fratello per una sorella? ma lo stesso non pu? dirsi della mia devozione per te...? Nonostante la mente dell?altro fosse annebbiata e la sua comprensione delle cose quasi inesistente, Apollonia faticava a dire ci? che teneva serbato in cuore da anni, quel sentimento che l?aveva pi? volte fatta vergognare dinanzi all?icona della Vergine. ?Non giudicarmi come sorella fedele, poich? per Michele forse non sarei rimasta qui con tanto sacrificio? Non giudicare affatto queste azioni, Corrado, perch? ci? che scopriresti potrebbe allontanarti da me? e per me questo sarebbe peggio che vederti morire.? Quando Idris torn? sul cortile lei smise di confessare ci? che le avrebbe causato l?ostracismo del villaggio, un?emarginazione maggiore di quella che gi? viveva per il suo essere cristiana. Essendo il buio completo, il muezzin echeggi? l?adhan della notte. Idris allora si sedette sul muretto, abbastanza distante da non sentire la ragazza, ma abbastanza vicino per intervenire se lei si fosse avvicinata come in precedenza. ?Un paio d?ore e ti porto a casa.? disse sorridendo Apollonia. Tuttavia ritorn? seria quando si accorse di non sentire pi? le dita dei piedi e quando immagin? un effetto ancora peggiore che quel freddo poteva causare su suo fratello. Cominci? a tremare per la temperatura e cerc? di riscaldarsi le mani soffiando dentro i pugni. ?Ragazza, va? a casa! Non vedi che tremi?? l?incoraggi? Idris, vedendola in quello stato. ?Non me ne vado? manca poco ormai.? rispose invece a Corrado. I suoi occhi nocciola guardavano all?ins?, al viso di suo fratello, mentre le lacrime si raggelavano appena sotto le palpebre, non avendo la giusta inclinazione per scorrere gi?. ?Quanto ti gioverebbe adesso che tu avessi un po? di fede in Dio?? chiese tra s? e s? Apollonia in relazione a Corrado, conoscendo la sua apatia nei confronti degli argomenti religiosi. ?Lo so, fratello mio, che ti rifiuti di credere che esista un Dio capace di permettere tutto il male che ti ? capitato. Lo so che Cristo e tutti i santi ti delusero gi? una volta, quando le tue preghiere non vennero accolte mentre speravi nel ritorno di tuo padre.? ?Rabel de Rougeville.? borbott? Corrado. Apollonia si zitt? improvvisamente; suo fratello era ancora cosciente. Che avesse sentito la sua dichiarazione d?amore di poco prima? ?Corrado, fratello, ebbene tu sei vivo!? ?Rabel de Rougeville!? ripet? lui con tono pi? elevato e tutto d'un fiato, quasi piangendo e quasi gridando. ?Ricorda il santo che protegge tuo padre, appellati a lui!? lo invit? Apollonia, nel tentativo di tenerlo sveglio e impegnato. ?Sant?Andrea?? ??Ag?ou Andr?as (#litres_trial_promo).? ripet? Apollonia in greco, ovvero nella lingua della liturgia cristiana in Sicilia. In famiglia Apollonia si esprimeva in una sorta di volgare latino, e lo stesso faceva sia con i cristiani di Qasr Yanna che con molti indigeni convertiti all?islamismo. Quando tuttavia si trattava di pregare, rispolverava il vecchio greco... a dire il vero neppure tanto compreso. Diversamente, al Raba?, essendo un luogo ristretto e abitato prevalentemente da circoncisi, Apollonia e famiglia si esprimevano in arabo; quello di Sicilia ormai peculiare rispetto alla lingua del Profeta. Talune volte usavano pure qualche parola berbera che avevano appreso sentendo parlare le donne di tale stirpe al pozzo e gli uomini nei campi. Apollonia chiuse gli occhi e a mani giunte cominci? a recitare le sue preghiere, invocando Maria madre di Dio, la Vergine, in favore di Corrado. Ovviamente pregava a bassa voce, essendo proibito per un non seguace dell?Islam far sentire le proprie orazioni alle orecchie di un credente? ed Idris se ne stava anche fin troppo vicino. ?Mari?m Theot?kos, ?e Parth?nos (#litres_trial_promo)...? cominci?. Corrado avvertiva la voce di Apollonia cos? come avvertiva in quel momento la voce dei suoi ricordi, ridestati da quell?immagine della Madonna e dei santi a cui sua sorella si appellava. Capitolo 8 Inizio estate 1040 (431 dall?egira), vallate ad est di Tragina I vessilli sventolavano indomiti al vento; un vento incerto quel giorno, forse neppure Dio sapeva da che parte stare? cos? come, al giudizio dei posteri increduli, Dio era confuso su chi dovesse sostenere in quella battaglia. Da un lato, al grido di ?Allahu Akbar (#litres_trial_promo)?, i saraceni di Sicilia e d?Africa - arrivati in supporto dei primi - pronti a ricacciare via l?invasore. Dall?altro lato, inneggiando ?Cristo vince?, gli uomini al soldo di Costantinopoli, per i quali gli invasori erano quegli altri. Invitati dal loro comandante, al riparo tra il Jebel (#litres_trial_promo) e le Caronie, gli uomini di Abd-Allah si prostravano verso La Mecca e involontariamente verso l?esercito nemico. Raccolti in preghiera lo erano pure gli altri, tuttavia, non in un unica orazione armoniosa, ma chi in latino e chi in greco. L?accampamento era stato montato a circa venti miglia a levante del monte su cui ? arroccata la cittadina di Tragina (#litres_trial_promo), e qui, tra le tende, Conrad aveva osservato il padre allontanarsi con l?intero esercito appena qualche ora prima. Eccetto per la presenza di un modesto villaggio di mercanti e contadini, si trattava di una zona lontana dai centri abitati, ricca di boschi da un lato, sui versanti dei monti pi? alti, e di colline erbose adatte al pascolo dall?altro. Un fiume scorreva proprio nel punto pi? basso della valle, e di questo un rivolo perdurava nonostante l?estate, assicurando l?approvvigionamento idrico ai soldati. Ora Conrad fissava il punto in fondo alla strada in cui aveva visto suo padre per l?ultima volta. La mattina l?aveva aiutato ad indossare, sulla lunga tunica bianca, la pesante cotta di maglia, la quale aveva sul petto una croce rossa. Faceva gi? caldo nelle prime ore successive all?alba, per cui aveva tenuto l?elmo al riparo dal sole, affinch? risultasse pi? fresco quando suo padre l?avrebbe messo. Come ultimo gesto, prima di salire in groppa al suo cavallo, Rabel aveva stropicciato i capelli del figlio e in cambio Conrad gli aveva passato lo stendardo e l?elmo. Poi uno sguardo e via a confondersi nella marea umana di soldati in avanzamento verso la radura appena fuori dal campo; qui Giorgio Maniace aveva arringato le sue truppe. Conrad era salito perci? sullo sgabello appena lasciato libero da un frate benedicente e aveva cercato di individuare Rabel tra gli uomini radunati l? in fondo. Poi aveva visto Roul, testa e spalle svettare oltre gli altri, ed aveva immaginato che suo padre fosse l? vicino. Sapevano tutti che quella sarebbe stata la battaglia pi? importante dell?intera campagna siciliana, tuttavia Rabel aveva cercato di nascondere la sua tensione per tutte le ore in cui quel giorno era stato insieme al figlio. ?Sono in molti quegli altri?? aveva chiesto Conrad. ?Le vedette parlano perlopi? di fanteria. Noi abbiamo un cavallo!? ?Potrei assistere alla scena questa volta...? ?Conrad, figliolo, te l'avr? ripetuto cento volte: tu resti qui con le donne, la servit? e i monaci?? chios? Rabel, che pure continu?: ?Ma se le cose dovessero mettersi male, alle prime avvisaglie, scappa sulle colline e nasconditi.? ?C'? questa possibilit?? Tancred e Roul dicono che le cose andranno come sono andate finora? Vinceremo e porteremo a casa lauti compensi.? ?E hanno ragione? non c'? nulla di cui preoccuparsi. Il nostro ? un mestiere difficile, ? vero, ma sappiamo il fatto nostro. E poi, guai a portare sconforto tra i soldati!? Cos? Rabel aveva rincuorato il figlio. Era gi? mezzogiorno e per l?accampamento si respirava tutta l?apprensione per quell?attesa snervante. Ogni tanto qualcuno tornava dal campo per venire a dare notizia circa l?andamento della battaglia. Qualcuna tra le ragazze della servit? piangeva, per certo affezionata a qualche soldato con cui era nata una tresca. Poi un prete da campo avvicin? Conrad, il quale se ne stava ancora seduto sullo sgabello sotto il sole, e gli disse: ?Figliolo, tuo padre non torner? anzitempo se te ne resti qui a fissare il fondo della strada.? Cornrad lo guard? dal basso verso l?alto. ?To? un pezzo di pane!? complet? sempre quello. Quindi il ragazzo l?afferr? e l?addent?. ?Se hai bisogno di qualcosa per tenere occupata la mente oltre che lo stomaco, vieni con me.? Lo port? su una collina spoglia di vegetazione e dalle tonalit? dorate poich? arsa dal sole. La cima era scoperta di terra, cosicch? una grande roccia di grigia ardesia affiorava frastagliata. La fronda di un ulivo, l?unico presente, radicato a lato della formazione rocciosa, era occupata da un piccolo gregge di capre e da un vecchio pastore che in viso dimostrava di avere pi? rughe che anni. Il prete gir? dietro e s?infil? per un apertura della roccia. Conrad rest? sbalordito nel vedere che l?interno della spelonca era abbastanza spazioso da permettere la presenza di almeno venti uomini ed era completamente dipinto con colori vivaci, essendo riportate tutto attorno alle pareti immagini di storie bibliche e di vite di santi; lo stile era tipicamente quello delle pitture sacre d?Oriente. Un piccolo inginocchiatoio in fondo ed una croce al muro indicavano il luogo in cui ci si prostrava. ?Padre, voi siete forestiero, partito al seguito dell?esercito; come conoscete questo posto?? ?I frati di rito greco vi si riuniscono per pregare da secoli. Sono stati loro a dirmelo. Ma adesso prega il Signore e la Madonna, affinch? tuo padre ritorni sano e salvo.? concluse il religioso prima di lasciarlo solo. Fu cos? che Conrad si ritrov? da solo, inginocchiato, ad occhi chiusi, stringendo il crocifisso al petto, a pregare perch? Dio riportasse indietro suo padre. Quando torn? all?accampamento era gi? sera. Corse non appena si avvide che alcuni uomini a cavallo erano tornati dalla battaglia. Dunque acceler? quando si accorse che uno di quelli era il grosso Roul; il sangue sulla sua ascia danese e sulla sua cotta di maglia era ancora fresco. ?Ragazzo, dov?eri?? chiese il guerriero non appena Conrad fu su di loro. ?Un prete mi ha condotto sulle rupi?? spieg? l?altro, tuttavia non volle rivelare cosa ci fosse andato a fare per paura che la sua intimit? venisse derisa. Quindi si stran? in viso? se suo padre fosse tornato incolume per certo sarebbe stato in prima fila tra quegli uomini. Tutto d?un tratto il viso di Roul gli apparve triste, come se la sua furia fosse stata mortificata da un evento nefasto. Solo adesso razionalizz? cosa si nascondesse dietro quella coltre umana di soldati del nord di cui Roul era l?apri fila. ?Dov?? mio padre?? chiese, pur immaginando gi? la risposta. ?Abbiamo vinto, figliolo.? si fece avanti Tancred, un altro tra i pi? vicini a Rabel, forse nel tentativo di controbilanciare il dispiacere del ragazzino; questi brandiva ancora la sua lunga picca e vestiva di un mantello rosso. ?S?, quelli che sono rimasti li abbiamo messi in fuga.? s?intromise un altro. ?? stata una grande vittoria!? esclam? qualcuno nel gruppo. ?Pure il vento ci ? stato favorevole oggi? ma il vento pi? micidiale l?abbiamo portato ancora una volta noi della compagnia normanna.? aggiunse Tancred. Tuttavia Conrad, proprio mentre l?ultimo parlava, si apr? un varco tra gli uomini. Rabel se ne stava disteso al suolo. La sua gola era segnata da una grossa macchia di sangue, presumibilmente l? dov?era stato inferto il colpo mortale; un colpo che doveva essere stato eseguito con incredibile potenza visto che aveva trapassato la cotta di maglia. La bionda chioma era scoperta, poich? evidentemente qualcuno l?aveva liberato dell?elmo e dal cappuccio. Conrad rimase a fissarlo immobile, senza avere il coraggio di avvicinarsi. La sua mente non aveva mai concepito che tutto questo potesse succedere veramente. A questo punto Roul gli poggi? una mano sulla spalla e gli disse: ?L?esercito si ? dato all?inseguimento? altri di noi giacciono caduti sul campo e aspettano che andiamo a raccoglierli? ma noi? noi, mio caro Conrad, non potevamo darci al saccheggio o metterci a pensare agli altri morti quando il figlio di uno di noi attende suo padre con ansia.? ?Non me lo avreste portato con questa urgenza se il suo respiro fosse stato gi? assente sul campo di battaglia.? fece Conrad, mentre le prime due lacrime rigavano i suoi zigomi. Roul allora si chin? e cerc? di rincuorarlo. ?No, Conrad, no? tuo padre ? caduto davvero in battaglia!? Mentiva per non colpevolizzarlo, ma Conrad non era cos? stupido da crederci. Rabel aveva esalato il respiro finale l? all?accampamento nella speranza di vedere per l?ultima volta il viso del suo ragazzo; la pezza intrisa di sangue posta sul collo indicava che avevano provato a prolungare la sua agonia in attesa che Conrad tornasse. ?Tocca a te chiudere i suoi occhi.? lo spinse alle spalle Roul. A tu per tu con quegli occhi azzurri, Conrad non seppe trattenere la sua disperazione. Intanto le donne, i frati, la riserva che difendeva l?accampamento e la servit? avevano formato un cerchio intorno alla scena. Conrad colse come una sorta di delusione negli occhi di suo padre, ma ovviamente era solo la voce della sua testa a suggerirglielo, il suo senso di colpa per non esserci stato. ?Padre!? url? prima di gettarcisi al petto. ?Non c'? niente da guardare!? url? pi? forte ancora Roul, rivolgendosi alla folla. ?Maledetti greci!? sentenzi? quindi a bassa voce. Con questa frase Roul evidenziava tutto il suo disprezzo per la gente del luogo, ovviamente i cristiani, ritenuta ?greca? per via della religione di rito orientale. Tuttavia quell?esclamazione di intolleranza includeva pure Giorgio Maniace e le truppe regolari al suo seguito, visti i cattivi rapporti del generale con gli uomini dei contingenti ausiliari. La gente si dirad? impaurita dalla reazione di Roul. Conrad invece scapp?, intento a trovare il prete che l?aveva dissuaso dalla sua fedele attesa. Roul segu? il ragazzo, mentre questi cercava come un dannato il religioso tra le tende. ?Figliolo, fermati! Chi diamine cerchi?? ?Quel prete che mi ha convinto a salire sulle rupi.? ?Chi ??? ?Parlava la nostra lingua.? Poi pens? di cercarlo direttamente nella chiesa rupestre, quindi corse per inerpicarsi sulla collina. Giunto in cima ud? il belato delle capre ma non vide il pastore... poi entro dentro. Essendo che la luce del crepuscolo stava per scomparire, i colori vivi che l?avevano colpito a mezzogiorno erano svaniti e all?interno della grotta era percepibile a stento una sorta di penombra. Roul tuttavia lo seguiva con una torcia e quando mise piede nella grotta tutto riprese luce. Conrad in quel momento se ne stava a gettare pugni di terra contro il dipinto del Cristo e contro quello della Madonna, non avendo altro con cui offendere quelle mura di pietra. Piangeva a dirotto e adesso la rabbia contro il gesto benintenzionato del prete aveva lasciato il posto all?ira verso Dio e verso quelle preghiere inascoltate. Roul era un uomo bruto, per certo profano nei modi, ma quando vide il sacrilegio di Conrad, vuoi per reale timore, vuoi per superstizione, lo blocc? da dietro sollevandolo con un solo braccio. ?No, Conrad, loro non c'entrano niente.? ?Non mi hanno ascoltato!? grid? il ragazzino con tutto il suo fiato, ma l?ambiente chiuso gli ruppe sordamente la voce. ?Ti aspettavi i miracoli?? ?Me lo ha detto quel prete!? A ci? lo moll? gi? e lo costrinse a guardarlo negli occhi. ?Stammi a sentire, figliolo? tuo padre mi ha fatto giurare che mi sarei preso cura di te, e il mio onore mi vieta di mancare alla promessa fatta ad un amico morente. ?Fino a che non ti avr? condotto a Rougeville dai tuoi parenti?? cos? mi ha fatto giurare.? ?Non li conosco i miei parenti.? rispose Conrad, singhiozzando e piangendo, adesso ad occhi chiusi poich? la luce della torcia li bruciava arrossandoli. ?Poco mi importa, non mancher? a questo giuramento in cui ? implicato il mio onore e il sangue di tuo padre soltanto perch? tu hai qualcosa da ridire.? ?Che altro vi ha detto?? ?Che dovevi farti forza, figliolo. Quindi adesso scendi all?accampamento e abbi il coraggio di guardarlo in faccia. Gli uomini della nostra stirpe sono soliti essere indomiti guerrieri sprezzanti della morte. E se sei arrabbiato ? una cosa buona... avrai pi? fervore in battaglia. Ma non prendertela con i santi? prenditela con i vivi!? ?Per questo cercavo quel prete.? ?Lascia perdere anche il prete? ? coloro che hanno ucciso tuo padre che devi odiare, ? verso quelle bestie che devi trovare la tua vendetta.? ?Chi?? ?Siamo in questa terra da due anni e mi domandi ?chi?? Non hai visto gli occhi di quella gente d?Africa? Non hai visto come il loro sguardo mediti nefandezze nei tuoi confronti? Perfino la gente di Ak?al, che ci ? alleata, ci guarda con odio. Quelli hanno ammazzato, hanno violentato le donne della gente che c'era prima di loro, e l'hanno costretta ad inchinarsi al loro Dio. Hanno insozzato il sangue di questa gente rendendolo spregevole quando hanno ingravidato queste fanciulle. Loro, quei barbari maomettani, loro hanno ucciso tuo padre!? ?Voi avete detto di combattere soltanto per il compenso, e che i motivi di questa guerra non vi interessano.? ?Figliolo, se non odii il tuo nemico non puoi sopravvivere in battaglia.? ?Significa che mio padre non abbia odiato abbastanza?? ?Tuo padre aveva l?animo di un re? sarebbe stato giusto che lui comandasse e non che scendesse in battaglia. Per? tu, giovane Conrad, quell?odio che proverai pensando al suo sacrificio ti servir?. Diventerai un ottimo guerriero, ne sono certo. Tuttavia, per questa sera non pensare alla vendetta, pensa soltanto ad onorare tuo padre. Verrai all?accampamento per chiudergli gli occhi?? Conrad si asciug? con una mano il viso e rispose: ?Verr?.? Perci? Roul, guardandosi attorno, comment?: ?Seppelliremo tuo padre qua dentro, sotto gli occhi vigili del Signore e di tutti questi santi. Non vedo posti migliori qui attorno.? ?I frati di rito greco ci vengono a pregare.? ?Significa che saranno felici di vegliare per questo martire della cristianit?.? Scesero fino all?accampamento, e quindi, una volta chiusi gli occhi al povero Rabel e preparata la salma, risalirono in solenne corteo fino a dentro la chiesa rupestre. Adagiarono il corpo sotto la croce dell?inginocchiatoio e vegliarono, i religiosi, le donne e i nobili soldati, stringendosi attorno al ragazzino per tutta la notte. L?indomani all?alba il prete che Conrad aveva odiato, il quale scopr? chiamarsi Jacob, offici? il funerale, quindi seppellirono Rabel in una fossa scavata all?interno della grotta e in mezzo ad un recinto fatto con lastre di ardesia. Coprirono il cadavere con lo scudo che gli era appartenuto, quello lungo terminante con una punta in basso tipico della gente normanna, e gettarono della terra come sigillo finale. Conrad rest? a vegliare quel luogo per un giorno intero anche dopo il funerale. Dorm? rannicchiato presso l?inginocchiatoio, non mangi? nulla e pianse parecchie volte. Fuori da quella grotta l?attendeva la vita, la vita senza suo padre, e lui era sicuro che non ce l?avrebbe fatta mai e poi mai da solo. D?altronde Rabel era l?, sepolto sotto i suoi piedi, e lui l?avrebbe atteso fedelmente; questa volta senza farsi distrarre da nessuno. Moriva dentro tutte le volte che pensava che le ultime parole che suo padre avrebbe voluto rivolgergli gli erano morte in bocca. Poi fissava i santi sulla parete rocciosa e, al contrario di quanto Roul gli aveva detto, non riusciva a non odiare anche loro. Capitolo 9 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna e dintorni Umar invit? tutte le donne della casa a ritirarsi nelle proprie stanze. Spinse delicatamente Ghadda per le spalle, inducendola a recarsi in camera sua, ed elarg? una carezza al viso di Jala. Solo Nadira se ne stava ancora sull?ingresso, desiderosa di spiegazioni. ?Umar, dimmi chi era quell?uomo.? ?Solo un ricco mercante di passaggio che aveva voglia di provocarmi.? ?Non ti sembra strano che si sia messo in viaggio da Qasr Yanna proprio a quest?ora, e che non abbia passato la notte lass??? ?Evidentemente per vedere ?il cielo di Nadira? non si pu? aspettare l?alba.? rispose sarcastico Umar, pieno ancora di malcelata gelosia. ?Faresti bene ad informare il Qa?id? all?alba! Mi ? sembrato di sentire un certo dissenso verso in mio signore Ali.? Umar la guard? con aria di sufficienza e le disse: ?Adesso t?immischi anche nelle questioni di sicurezza del Raba?? L?adhan della notte ? passato gi? da un pezzo? va? in camera tua, sorella!? Nadira a quel punto, mentre l?altro si allontanava infastidito, si ritrov? a fissare l?argilla cotta delle mattonelle. Pian piano ogni braciere, ogni lume e ogni candela della casa venne spenta, dando fine a quel lungo giorno. Corrado, ancora legato al palo, aveva smesso gi? da un pezzo di dare segni di conoscenza, e Apollonia, rannicchiata tra le ginocchia, si era assopita; lei infatti aveva dormito ancor meno del fratello. Idris, pi? in l?, se ne stava perso ad osservare il cielo stellato, aspettando il momento in cui avrebbe potuto liberare il prigioniero e tornarsene a casa. Una sorta di botto romb? per il cortile; lo scoppiettio di quello che pareva un fuoco segu? il primo rumore. Apollonia apr? gli occhi e vide un insolito bagliore provenire da presso le stalle. Idris allora cominci? ad urlare, dimenandosi come un pazzo per richiamare l?attenzione di altri. Mezyan intanto scendeva a rotta di collo per le scale del terrazzo, annunciando al compagno di sotto: ?Le stalle hanno preso fuoco!? ?Chiama Umar!? ?Chiama gli altri!? Mezyan prese a battere come un forsennato sulla porta, mentre Idris corse via per chiamare gli uomini che facevano da sentinelle all?ingresso del villaggio; era stato proprio il Qa?id, infatti, a consigliare ad Umar di far montare la guardia nei punti strategici del Raba?. Apollonia si mise in piedi e, nel silenzio che precede la tempesta, nel frattempo che Mezyan se ne stava a bussare sulla porta, si guard? attorno. Ombre scure come i demoni dell?Averno si muovevano attorno alla casa e per le strade del villaggio. Aguzz? la vista per rendersi conto se si trattasse degli abitanti del Raba? accorsi per l?emergenza, tuttavia concluse che i compaesani non sarebbero stati cos? silenziosi e guardinghi nell?avvicinarsi. Si strinse perci? a Corrado, e questi, sentendo il tocco sulla sua pelle, apr? gli occhi. Umar usciva sul cortile in quel momento, in tempo per assistere al secondo boato, causato dal divampare improvviso di una sostanza infiammabile. Fiamme si elevavano con ancor pi? rapidit? dal tetto del magazzino delle granaglie. Intanto la gente cominciava a venire fuori dalle proprie abitazioni. Mezyan e un?altra decina di uomini facevano gi? la spola tra il pozzo pi? vicino e le stalle. Adesso si cominciarono ad avvertire alcune urla, mentre da altre parti, persino da alcune case, si elevavano altre fiamme; l?intero Raba? prendeva fuoco. Il rumore inequivocabile di ferraglia rese inoltre evidente ci? che stava succedendo: assaltavano il villaggio. Apollonia afferr? per i fianchi Corrado e raccolse tutte le sue forze per issarlo, in modo che la corda ai suoi polsi saltasse oltre la biforcazione a cui era stata incastrata. Grid? per l?intenso sforzo, quindi fin? a terra trascinata dal peso del fratello. Lo sciolse perci? dai legami e l?aiut? a sedersi facendogli appoggiare la schiena al palo. Poi si pass? un braccio attorno alla nuca e prov? a sollevarlo... tuttavia lui, non essendo in grado di camminare, cadde a peso morto. Corrado url?, avvertendo intenso dolore alle braccia e alle ginocchia. Apollonia dunque si sent? impotente; avrebbe voluto caricarlo a peso sulle spalle, ma proprio lei, piccola e fragile, non poteva niente. Gli afferr? infine il viso tra le mani e, guardandolo piena di lacrime, gli promise: ?Non ti lascio qui.? ?Va? a nasconderti!? rispose Corrado, ansimando. ?Vado a chiamare Michele; lui ti porter? a casa!? Apollonia scapp? di corsa, correndo veloce tanto quanto i suoi calzari le permettevano e perdendosi tra le stradine del Raba?. Corrado, rimasto solo e seduto con le spalle al palo, guard? alla sua sinistra, verso la casa di Umar. Una moltitudine di uomini in quel momento attraversava il cortile, e il rumore della ferraglia, proveniente poco prima dagli isolati del villaggio, sembrava scomparire. Corrado pens? a cosa stesse rischiando sua sorella standosene per strada durante quell?assalto... dunque inorrid? al pensiero che non tornasse. Umar, che in quegli istanti se ne stava presso la stalla, confuso, impotente e soprattutto disarmato, ritorn? sul cortile avendo capito la natura della minaccia. Tuttavia un colpo improvviso alla testa lo tramort? facendolo crollare al suolo. Adesso le urla delle donne della casa, forse della servit?, forse delle padrone, si levarono alte, e in poco tempo pure dall?abitazione di Umar cominci? ad innalzarsi del fumo nero. Corrado si guard? attorno terrorizzato, quindi si accorse che per le strade non vi era un solo uomo del Raba?. Quando gli assalitori vennero fuori dalla casa, due di loro tiravano per le braccia Nadira. Corrado, sentendo le urla, comprese la sua identit? ancor prima di vederla. Quindi, nel buio illuminato dai fal?, gli ignoti nemici si avvicinarono proprio al prigioniero, il quale, appoggiata la nuca al palo, ansimava, avendo la febbre alta e molta paura. Corrado allora immagin? che adesso l?avrebbero ucciso, cos? come avevano fatto con Umar e con tanti altri del villaggio. ?Ehi tu, infedele, mettiti in piedi!? comand? uno di quegli uomini, togliendosi dal volto il lembo di turbante che lo nascondeva. Nadira spalanc? gli occhi: quel tizio era il ricco mercante che poco prima aveva visitato casa sua. ?Non riesco, ammazzatemi seduto!? richiese rassegnato Corrado. Quell?uomo invece strinse per la nuca Nadira e la costrinse ad inginocchiarsi al cospetto di Corrado. ?Conosci questa ragazza?? Lui la guard? attentamente; ce l?aveva a nemmeno tre palmi di distanza dal suo viso. Sapeva benissimo chi fosse, gli occhi di Nadira non potevano essere confusi, tuttavia non vedeva il suo viso completo e i suoi capelli scoperti da quando lei, ancora fanciulla, scorrazzava spensierata per il Raba?. Oltretutto Corrado non aveva mai visto la sorella dell?uomo del Qa?id in quello stato: Nadira, vestita dei soli abiti della notte, era una maschera di lacrime. Corrado assent? col capo. Dunque quel tale che si era presentato come Salim gli disse: ?Va? dal tuo Qa?id, e digli che se vuole rivedere il suo ultimo gioiello deve ridarmi mia moglie!? Nadira comprese immediatamente la vera identit? del ricco mercante? si trattava di Mohammed ibn al-Thumna, Qa?id di Catania e Siracusa, asceso ad emiro pi? potente dell?intera Sicilia quando anni prima, senza ormai pi? un potere centrale, i qa?id si erano scontrati tra loro. Previde immediatamente dove fosse capace di arrivare quell?uomo: immagin? i propri polsi segati proprio come li aveva fatti segare a Maimuna. Il Qa?id afferr? ancora per la nuca Nadira, inducendola a sollevarsi, e la consegn? ai suoi uomini. Infine costrinse Corrado ad alzare il capo ponendogli il taglio della sua scimitarra sotto il mento. ?Se vuoi farla pagare a chi ti ha trattato cos?, vieni a cercarmi quando ti sarai rimesso? tu e i tuoi amici incirconcisi.? A ci? Mohammed ibn al-Thumna lasci? il cortile e poi il Raba?, consapevole che gli incendi del villaggio avevano a quel punto gi? allarmato le sentinelle di Qasr Yanna, e che suo cognato avrebbe fatto presto ad intervenire. A Nadira intanto erano state legate le mani con una lunga fune e dell?altro capo di questa la tiravano gi? per la strada che scendeva dall?altopiano, proprio come si farebbe con un mulo. Il Qa?id e i suoi si spostavano illuminando il cammino con poche torce e i piedi nudi di Nadira si ferivano tra i sassi e i rovi. Quando poi giunsero al guado del torrente che scorreva sotto il Raba?, precisamente sotto una delle grandi norie, Mohammed ordin? che la ragazza fosse sciolta e, ponendole un fine vestito femminile, la invit? a coprirsi come si conviene alle donne. Quindi, guardando i numerosi uomini al suo seguito, disse: ?Se qualcuno osa mancare di rispetto alla ragazza se la dovr? vedere con me? si tratta pur sempre della promessa di un qa?id, e come tale va trattata!? A quel punto saltarono tutti a cavallo e si dileguarono verso est. Nadira dovette aggrapparsi ai fianchi di Jamal, l?uomo col grosso medaglione. Cavalli in gran parte neri andavano tutti nella stessa direzione. Erano suppergi? in cinquanta coloro che li montavano, tutti vestiti con un burnus (#litres_trial_promo) nero e con calzoni del medesimo colore. Avevano visi cupi e parlavano la lingua pi? comune tra molti mori d?Africa. Nadira riconobbe quell?idioma, era in questo modo che spesso lei si esprimeva in famiglia, per? non l?aveva mai sentito parlare tanto fluentemente e con quell?accento cos? tipico. I cavalieri spronavano blandamente i propri destrieri e questi, a passo lento, avanzavano sotto la luna formando una lunga processione. ?Signore, chi sono questi uomini? E dove mi portate?? chiese Nadira al braccio destro del Qa?id, non appena ebbe calmato i suoi singhiozzi. ?Sono i tagliagole d?Africa di ibn al-Menkut. Hanno tradito il proprio qa?id per servirne uno pi? conveniente. Ma il loro signore di adesso ? un amico del mio padrone e gli ha fatto dono dei suoi mercenari perch? se ne avvalga in questi giorni.? rispose Jamal. ?E questi stranieri la taglieranno anche a me la gola?? domand? la ragazza con l?innocenza tipica di chi non conosce il mondo e trema di fronte a tutto ci? che ? nuovo. Jamal sorrise e rispose: ?Non temere, al mio signore servi viva.? Non pass? molto che si fermarono nei pressi di un borgo al confine tra le terre controllate da ibn al-?awwas e quelle dominate da ibn al-Thumna. Altri brutti ceffi stazionavano gi? presso il villaggio, un gruppo di case dall?aspetto molto simile al Raba? di Qasr Yanna. Questi altri, tagliagole della stessa sorte di quelli che avevano devastato il Raba?, resero omaggio a Mohammed, prostrandosi quando lui scese da cavallo. ?Consegna la ragazza alle donne del villaggio e, quando l?avranno rimessa in sesto, rimandala da me.? ordin? il Qa?id a Jamal, e questi rispose accennando un inchino. Nadira venne condotta alla luce delle torce in una casa modesta, e qui delle donne dai visi tristi si presero cura di lei lavandole i piedi, pettinandole i capelli e dandole da mangiare. Nadira chiese chi fossero e una di queste rispose che tre giorni prima i tagliagole di ibn al-Menkut avevano catturato il villaggio, uccidendo tutti gli uomini e stuprando ogni donna come rito di iniziazione al loro nuovo stato di schiavit?. Infine Nadira venne condotta dal Qa?id, il quale soggiornava in una sontuosa tenda issata a lato della moschea. L?arrivo della ragazza venne annunciato dal suono dei numerosi bracciali, cavigliere e sonagli che le erano stati posti addosso. Gli occhi inoltre erano stati tinti col kajal (#litres_trial_promo), ma quando comparve di fronte a Mohammed questo gi? si sbiadiva al contatto con le lacrime e rigava di nero gli zigomi fino al mento. ?Vieni Nadira, avvicinati! Nella mia tenda si sta pi? caldi e comodi. Le notti d?inverno possono essere troppo lunghe quando non si riesce a dormire.? la invit? Mohammed, stando seduto a gambe incrociate su dei cuscini. Nadira s?introdusse nella lussuosa tenda e, avvicinandosi al fuoco del braciere, esord?: ?So chi sei.? ?Perci? non mi stupisce che mio cognato si sia invaghito di te... Sarebbe stato strano se avesse scelto in moglie una donna stupida!? ?Non puoi immischiarmi nei tuoi affari di famiglia.? ?Vorrai dire nei ?nostri? affari di famiglia? cognata! Sai quello che il tuo Qa?id mi ha fatto?? ?Tua moglie ti teme? dopo il male che le hai cagionato.? ?Non ? forse nella mia mano la vita e la morte della mia casa e dei miei sudditi?? ?La vita di ognuno ? nella mano di Allah, non nella tua.? ?Ma Allah ha i suoi disegni, e questi non possono essere cambiati. Se con Maimuna ? successo quello che ? successo non ? forse anche Sua volont??? ?Dunque anche il fatto che non voglia tornare da te ? Sua volont?? accettalo e lasciami andare.? Mohammed rise e spieg?: ?Nascono diverse sorti di uomini al mondo: vi ? chi il proprio destino lo subisce e vi ? chi dal destino viene usato per cambiare i tempi, le stagioni e i popoli. Io nobile ci sono nato, e nella mia Siracusa ho saputo farmi grande per poi prendermi mezza Sicilia. Faccio un servizio ad Allah e al Suo imperscrutabile destino, essendo al mondo per cambiare i tempi, le stagioni e i popoli. Non esiste male? non esiste bene, ma solo la volont? di Allah.? Nadira allora cadde sulle sue ginocchia e col viso a terra lo implor?: ?Ti prego, mio Signore, mia madre gridava quando mi hai strappato dalle sue braccia, e la casa era invasa dal fumo? Fammi andare ad assicurarmi della sua salute, e poi ritorner? da te.? ?Se rivedrai tua madre dipender? solo da Ali, il tuo Qa?id.? Nadira perci? alz? lo sguardo, restando comunque inginocchiata. ?Non farmi restare; gli uomini di cui ti circondi sono infidi e criminali? hanno fatto molto male alla gente che vive in questo villaggio.? ?Non ti faranno nessun male, non temere. La sorte di una sposa illustre non pu? essere paragonata a quella delle comuni villane date per il sollazzo dei soldati.? ?Ma tu fai schiave perfino le nostre sorelle, e questi tuoi soldati hanno massacrato tutti gli uomini!? ?Non tutti? ho lasciato rimanere i contadini cristiani. Circondarsi di infedeli paga molto, visto che riempiono lautamente le mie tasche con la tassazione della jizya. Gli iqlim orientali, pieni di incirconcisi e giudei, sono una miniera d'oro per le tasche di chi comanda.? ?E lo paghi col denaro della jizya quest?esercito di mercenari?? chiese Nadira con la stessa irriverenza che mostrava con Umar. Adesso infatti capiva che le suppliche non potevano trovare accoglimento nel cuore roccioso di Mohammed. Lui la fiss? attento e serio, quindi rispose: ?Se non fosse per lo scopo per cui ti ho preservato, se non fosse per i tuoi occhi e la tua bellezza, mia cara Nadira, li farei segare anche a te i polsi? e ancor peggio ti farei tagliare quella lingua intromettente. Sei mia prigioniera, ricordalo! Non esiste persona a questo mondo la cui vita possa essere spezzata quanto la tua? un filo di cotone arso dal fuoco che si sfalda al tocco della mia mano.? disse e mim? Mohammed, sfregando indice e pollice tra loro. ?Ti presenterai al mio cospetto sempre al meglio delle tue fattezze; per il piacere dei miei occhi. Non ti permetto di piangere se cos? rovini il tuo volto. Non ti permetto di digiunare se cos? smagrisci le tue forme. Se indosserai o no il jilbab (#litres_trial_promo) in mia presenza sar? solo per mia volont?. Ma non temere, protegger? il tuo onore, da me e da chiunque altro, affinch? Ali non ti disprezzi e ti rifiuti perch? non sei pi? vergine. Il tuo Qa?id ? un pezzente, uno schiavo che si ? fatto strada con la lusinga e le promesse, ma saprebbe rinunciare alla sua villana se questa non sapesse dargli ci? che spera di prendersi la prima notte. Tu e la tua verginit? valete ancora troppo come contropartita da offrire in cambio di mia moglie. Ma se Ali si mostrer? ottuso, allora gli scatener? contro le forze dell?inferno, devaster? le sue terre, massacrer? i suoi sudditi, porter? via le donne dalle sue citt? per farne delle schiave e soprattutto far? di te quello che mi aggrada. L?attacco al tuo villaggio ? stato indolore per molta gente, poich? rapido e con l?unico scopo di rapire la ragazza dagli occhi zaffiro, ma se Ali non mi ascolter?, allora molti soffriranno e dovranno inchinarsi al loro nuovo Qa?id? se vorranno continuare a vivere.? ?Ibn al-?awwas sapr? riscattarmi dalle tue mani, ne sono sicura. E mio fratello?? ?Tuo fratello ? morto! L'ho visto io stesso cadere. Ha avuto quel che si meritava, quel leccapiedi!? Nadira si gett? sui cuscini e prese a piangere pi? forte. ?Umar? Umar!? chiam? disperata, piena di dolore e di dispiacere per averci litigato per un giorno intero senza mai potergli dire quanto lo amasse. ?Tuo fratello era un brav?uomo. Sono sicuro che in Paradiso avr? il trattamento riservato ai martiri. Per? non piangere, Nadira.? rincuor? cinicamente Mohammed. ?Non piangere!? ripet? poi urlando, rivelando che ci? che gli interessava fosse soltanto che lei la smettesse di piagnucolare. ?Non sopporto questo frignare in mia presenza.? concluse infine. ?Ti prendi cura di me e mi inviti nella tua tenda; ma come pretendi che io stia tranquilla al sentire queste parole? Addirittura mi chiedi di non piangere...? ?Io non desidero la tua serenit?, io pretendo che tu finga al mio cospetto. La prossima volta che ti convocher? sorriderai. ? un ordine! Adesso vai. Rimarrai con le donne, ma Jamal ti terr? d?occhio.? Nadira venne riaccompagnata dalle donne che prima l?avevano truccata, e queste, recluse come lei tra quelle quattro mura, cominciarono ad odiarla in quanto, come credevano, rappresentava la ragione di quella guerra e della loro sventura. Capitolo 10 Autunno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Quando Ali ibn al-?awwas lasci? il Raba? per tornarsene a Qasr Yanna, Nadira non volle nessun dono per s?, nonostante il Qa?id le avesse promesso la luna. Infine, dopo mille insistenze, Nadira richiese che le venisse donata una copia del testo del poeta Mus?ab, visto che a lei apparteneva pi? che agli altri. Bashir, il Visir, fece allora in fretta a scrivere quelle parole su un foglio di pregiata carta proveniente dalle fabbriche di Balarm. Nadira non aveva molta dimestichezza con la scrittura e dovette fare appello all?imam (#litres_trial_promo) del Raba?, il quale, dopo tre giorni di lettura e rilettura della poesia, dovette cacciare la ragazza spazientito. Intanto lei aveva imparato tutti quei versi a memoria, e di conseguenza anche la servit? fece presto a memorizzare molte di quelle parole che adesso la padrona recitava in loro presenza. ?Conosci tu, oh mio Signore, il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi??, questo fu il verso che con pi? ricorrenza veniva ricordato. Come c'era da immaginarsi, la notizia del veniente matrimonio tra Nadira e il Qa?id si sparse con inconsueta velocit? fuori dalla casa di Umar. Tra la gente del Raba? si scaten? perci? un entusiasmo cos? grande che la ragazza fatic? non poco di fronte all?imbarazzo di assistere agli inchini e alla sottomissione di gente con cui era perfino cresciuta insieme. E alla fine, la notizia del ?cielo di Nadira? e del matrimonio della ragazza col Qa?id giunse pure tra le mura in cui vivevano i cristiani del Raba?. Un giorno, Alfeo, il capofamiglia, un poveruomo che dimostrava vent?anni in pi? di quelli che aveva, richiam? attorno al tavolo tutti i suoi figli. Era l?ora di pranzo e quel giorno pure Apollonia e Caterina sua madre avevano seguito gli uomini nell?orto, per dare una mano e per mangiare in famiglia senza dover aspettare la sera. Alfeo e Michele avevano appena finito di irrigare l?orto dei broccoli, e quindi, chiudendo le paratie della saqija (#litres_trial_promo) che passava per il terreno, accantonarono la zappa per andare a mangiare. Michele fischi? a Corrado, il quale se ne stava allo shaduf (#litres_trial_promo) dalla mattina, intento ad issare l?acqua dalla gabiya (#litres_trial_promo) per rifornire i piccoli canali e gli orti. Caterina bolliva latte di capra nel pentolone e Apollonia gettava legna nel fuoco quando Alfeo, richiamando tutti, richiese che si sedessero al tavolo sotto il tetto del ritrovo di campagna. Numerose, e sovente non distanti tra loro, erano infatti le masserie sparse per le contrade dell?Isola, cos? come i semplici accomodi per i contadini, essendo che i saraceni avevano incentivato sin dall?inizio la piccola propriet? e la coltura intensiva. Adesso ce li aveva tutti davanti, Corrado, Michele e Apollonia, mentre sua moglie si affaccendava ancora nella preparazione del cibo. Alfeo aveva appreso appena da un giorno la notizia di Nadira. Aveva sentito i suoi ragazzi parlarne e Apollonia provare ammirazione per la ragazza dagli occhi azzurri, e quindi, essendo padre, ora non poteva fare a meno di pensare quale sarebbe stato il futuro dei suoi tre figli. ?La sorella di Umar ? stata promessa in moglie al Qa?id.? esord?, dando la notizia che gi? tutti conoscevano. ?Padre, se ne parla dovunque!? rispose Corrado. ??Il cielo di Nadira, i confini dei suoi occhi.?? aggiunse Apollonia, intanto che si sfregava le mani per togliere lo sporco del carbone che si era attaccato e senza sapere che in viso risultava ancor pi? annerita. ?Figliola, ci vorrebbe un qa?id anche per te.? ?Padre, cosa dite?? domand? perplessa Apollonia, imbarazzata e confusa. ?Un qa?id cristiano ovviamente.? continu? il concetto Alfeo. ?Non esiste un qa?id cristiano.? ribatt? Caterina, la quale aveva dato tanto del suo aspetto e del suo carattere alla figlia, ma che ora portava malamente i segni dell?et? e della povert?. ?Non un qa?id, ? certo, ma desidero comunque trovare un buon partito per Apollonia.? ?Padre, io sto bene cos?!? spieg? la ragazza, guardando per un attimo Corrado. La paura di doversi separare dalla famiglia, e quindi da suo fratello, la tormentava da anni, per?, adesso che tale paura si palesava nella volont? di suo padre, si sentiva incapace di difendersi. D?altronde la sua unica arma sarebbe stata quella di dichiarare il suo sentimento a Corrado? un?eventualit? che la terrorizzava ancor pi? della prima paura. ?Non dire sciocchezze! Nessuno sta bene ?cos?? alla tua et?. Corrado e Michele ti troveranno un marito? quello che c'? sul mercato, ? ovvio? non un qa?id? ma il meglio di quello che si trova. Ho un?unica figlia femmina e ci tengo a sfruttare al meglio la situazione.? ?Ma padre, come pensate di potervelo permettere? Vi siete accorto degli abiti che indossiamo?? fece notare polemico Michele, alzandosi e mostrando gli strappi e i brandelli presenti sulla sua tunica. ?Apollonia ? una donna di bell?aspetto e non ha nulla da invidiare alla sorella di Umar. Se non fosse per gli stracci che possiamo permetterci avrebbe trovato anche lei un qa?id.? chios? Alfeo, alzando la voce arrabbiato. ?Voi parlate col cuore di un padre, ma tutto ci? che desidero per me ? davvero tra queste quattro mura.? spieg? Apollonia, accarezzando la mano del padre e inducendolo a calmarsi. Quindi si sforz? di non guardare Corrado, nel timore che rivelasse a cosa e a chi si riferisse la sua ultima frase. ?Va bene, padre, diteci se avete in mente qualcuno ed io e Michele sistemeremo la cosa.? Sentire quelle parole dalla bocca di Corrado fu un colpo al cuore per Apollonia. Aveva sperato per anni che suo fratello provasse per lei qualcosa che andasse al di l? dell?affetto familiare acquisito in vent?anni di convivenza. Aveva sperato che lui lo capisse senza che lei glielo dichiarasse. Aveva costruito la favola e adesso crollava tutto il castello. D?ora in poi il suo sguardo si perse nel vuoto, fissando un punto indefinito fuori dalla porta. ?Non ho trovato nessuno tra i cristiani di Qasr Yanna che potrebbe migliorare la nostra condizione sposando Apollonia.? ?Alessandro! L?ho visto personalmente farle la corte.? propose Michele. ?? un donnaiolo.? chiar? Corrado. ?E a noi cosa importa?? ribatt? Michele. ?Importa perch? i vizi costano.? ?Hai detto bene, Corrado. E poi ha cercato di truffarmi gi? tre volte al mercato. No, nessuno di Qasr Yanna. Voglio che dopo il Christo?genna (#litres_trial_promo), quando la terra non si lavora, andiate nell?iqlim di Demona, l? dove la gente conosce ancora il greco e per la maggior parte si ? cristiani. Andate fin l? e trovate un marito per vostra sorella? e poi pensate anche a voi.? Corrado e Michele si guardarono, quindi un attimo dopo risero di gusto al pensiero di dover cercare moglie. ?Corrado, tu sei stato da quelle parti; che sai dirmi delle ragazze?? chiese Michele entusiasta. ?Avevo solo nove anni.? ?Ma te le ricorderai le donne...? ?Ricordo le abitanti di Rametta (#litres_trial_promo)? pelle chiara e occhi nocciola!? ?Basta!? rimprover? Alfeo, che pure disse: ?Quante volte vi ho detto di non parlare di quegli anni? Corrado ? come se ci fosse nato in questa casa!? Quindi i due ragazzi si scambiarono un?occhiata d?intesa sottobanco: al gesto di Michele indicante il proprio torace, Corrado rispose gesticolando a piene mani per lasciare intendere che il seno delle ragazze dell?iqlim di Demona fosse abbondante. Apollonia se ne accorse; era troppo! Corse fuori senza dare spiegazioni e in lacrime. And? perci? a nascondersi oltre gli orti in una piantagione di sommaco. Quel giorno non mangi? e quando Corrado, cercandola, le pass? vicino, lei si accovacci? con attenzione per non farsi scoprire. Capitolo 11 Inverno 1060 (452 dall?egira), Raba? di Qasr Yanna Prima di perdere nuovamente conoscenza, Corrado fece in tempo a vedere l?icona della Madonna, quella inserita in una nicchia sulla facciata di casa, la quale era un segno obbligatorio per i cristiani. Michele l?aveva trasportato a spalla intanto che Apollonia li aveva anticipati facendosi largo tra la gran confusione di gente in preda al panico e intenta a spegnere gli incendi divampati poco prima. La casa di Umar veniva divorata dalle fiamme mentre al magazzino delle granaglie decine di uomini facevano avanti e indietro con l?intenzione di salvare quante pi? sementi possibili; tra di loro vi era anche Alfeo. Caterina piangeva sulla porta mentre i suoi due figli naturali riportavano a casa l?altro, immolatisi e quasi morto per difendere l?onore della famiglia che lo aveva accolto. Michele adagi? Corrado sul letto e corse a dare supporto al padre e ai compaesani contro le fiamme del magazzino. Apollonia portava la lanterna, ma si blocc? sulla porta quando si accorse che sua madre aveva spogliato Corrado dei suoi abiti madidi di sudore e della rugiada della notte, per coprirlo con coperte asciutte. Non ricordava di averlo mai visto nudo, per questo arross? e temette ad avvicinarsi. Poi, nelle ore pi? buie della notte, si ritrov? di nuovo da sola a vegliare su di lui, cos? come aveva fatto nei due giorni precedenti. Ora con una pezza bagnata frizionava la fronte di lui nel tentativo di fargli scendere la febbre. Quando Corrado apr? gli occhi, i primi bagliori che anticipano l?aurora penetravano gi? dalla finestrella e l?adhan dell?alba risuonava per tutto il Raba?, segno che la spiritualit? doveva avere sempre la meglio sulle disgrazie. La febbre era scesa e Corrado cominciava a riprendere il controllo dei suoi muscoli. Le scure ecchimosi ai polsi gli ricordavano la causa della sua infermit? e l?odio per colui che gli aveva causato quell?umiliazione? proprio a lui, nobile di fiera stirpe indomita. Corrado aveva sopito il suo animo guerriero in vent?anni di quotidianit? familiare. Quella realt? fatta di affetto, di una casa, di genitori amorevoli, di un fidato fratello e di un?amata sorella, aveva ripagato il disagio di essere lontano dalla sua gente, perduto in mezzo ad un popolo che da ragazzino gli avevano insegnato a disprezzare. In quegli anni, l?umiliazione di essere sottomesso all?esattore del Qa?id, a Fuad prima e ad Umar dopo, era stata ripagata dall?amore di Caterina, la madre che non aveva mai avuto. Corrado adesso si ritrov? col capo dormiente di Apollonia appoggiato sul suo petto. Bench? fosse stato ad intermittenza incosciente sapeva bene quanto avesse fatto per lui quella ragazza. Le pass? perci? una mano tra i capelli e le accarezz? la guancia e l?orecchio. Apollonia apr? gli occhi, tuttavia lui non poteva vederla. Era questo tutto ci? che lei poteva pretendere da quella vicinanza: fingere di dormire per godere delle carezze dell?altro. Sorrise immaginando che quelle mani fossero motivate da altri sentimenti, ma quelle briciole erano tutto ci? che poteva avere. ?Ho sete.? disse Corrado pensando a voce alta. Apollonia a questo punto non pot? pi? fingere di dormire e si rizz? sullo sgabello al quale stava seduta. ?Vado a prenderti dell?acqua.? rispose fin troppo velocemente, generando nel fratello il sospetto che in realt? non stesse dormendo. ?No, lascia che la prenda nostra madre. Tu resta qui.? Perci? lo sguardo di Corrado si sofferm? sul viso di Apollonia: un grosso livido ancora arrossato partiva dall?angolo della sua bocca e saliva fino a met? della guancia. ?Cosa ti ? successo qui?? chiese, sfiorandole il viso. Apollonia si ritrasse e rispose: ?Non ricordi proprio nulla?? In realt? Apollonia sperava che Corrado non ricordasse affatto quel particolare... che non si fosse reso conto che Idris l?aveva colpita, affinch? non gli andasse il sangue alla testa e ne volesse chiedere conto. ?Chi ? stato a farti questo?? domand? ancora Corrado, appoggiandosi alla spalliera del letto. Apollonia ne usc? combattuta: da un lato avrebbe voluto proteggere Corrado dal suo stesso temperamento, dall?altro non avrebbe mai voluto mentirgli. ?Dopo quello che ? successo stanotte, che importa chi ? stato?? Corrado fu di colpo catapultato nella consapevolezza degli eventi a cui aveva assistito la notte prima; adesso tutto gli ritornava alla mente. ?Hanno rapito Nadira!? fece tutto d?un fiato, come se a quella verit? vi stesse giungendo in quel momento. ?Lo so, Corrado? lo so? Quella povera ragazza! Fratello, la bellezza ? una maledizione di Dio, e l?uomo ? uomo! Jala ha visto tutto, gliel?hanno strappata via dalle braccia. Non si fa che parlarne in tutto il villaggio e Michele mi ha raccontato tutto, anche ci? che non sapevo.? ?Umar? quel cane di Umar! L?ho visto con i miei occhi cadere morto.? ?Umar ? vivo... e anche la sua famiglia. Sono fuggiti in tempo prima che la casa crollasse su s? stessa. Ma dodici paesani, Corrado? dodici paesani? sono morti per difendere il Raba?!? Corrado si crucci? per i dodici abitanti del villaggio, ma poi la rabbia verso Umar ebbe il sopravvento. ?Avrebbe fatto bene a morire quel maledetto di Umar!? ?Allora ? meglio che non ti dica chi ? stato a trascinarlo lontano dalle fiamme mentre se ne stava svenuto e sua madre lo cercava come una disperata nel fumo.? ?Sei stata tu?? chiese furioso, puntandole un dito in faccia. ?No, io non sono stata in grado di trascinare neppure te. ? stato Michele, quando ? venuto per portarti a casa.? ?Michele!? url? Corrado, volendo chiedere conto al fratello. ?Sta? calmo, ti prego! La gente ? tutta molto provata, e anche nella nostra famiglia ? calato il lutto. Ho visto nostro padre rientrare a casa in lacrime. Abbiamo perso il raccolto di un anno e molti di quei dodici erano pure amici suoi.? ?Michele!? chiam? di nuovo Corrado. ?Finir? male se ci litigherai? Non fare quest?altro torto a nostro padre. Ti prego, Corrado!? lo supplic? lei prendendogli le mani. ?Quale torto gli avrei fatto?? A questo punto Alfeo e Michele, avendo udito il richiamo di Corrado, misero piede nella stanza. Apollonia lasci? allora le mani del fratello e si mise subito in piedi, come se quegli altri potessero interpretare con malizia quel gesto d?affetto, come se sapessero dei suoi sentimenti. ?Nessuno si era mai accorto di noi, Corrado, ed ora grazie a te siamo diventati un fetore per tutti i maomettani del Raba?, e soprattutto per la casa di Umar.? spieg? Alfeo con il viso completamente annerito dal fumo. ?? per questo che Michele ha tratto in salvo il nostro nemico ancor prima di trarre in salvo me? Per pareggiare il torto che ho fatto a quello sterco d?uomo?? fece Corrado infuriato. ?? proprio cos?? Preghiamo Iddio che col gesto di Michele tutto ritorner? com'era prima.? ?Prima che prendessi le vostre difese, padre?? ?Non ti avevo chiesto nulla.? ?Ma quell?uomo vi ha umiliato!? ?Comandano loro; che c'? di strano?? ?Per questo non vi siete degnato di venire mentre me ne stavo l??? ?Umar lo deve capire che noi non c?entriamo niente col tuo gesto.? La rabbia di Corrado lasci? spazio alla delusione. Apollonia si accorse quindi del viso basso del fratello e cerc? di rincuorarlo: ?Suvvia? in fondo nostro padre ha ragione. Che pretendevi di fare insultando l?uomo del Qa?id?? Ma Corrado, invece di starla a sentire, puntualizz?: ?Mio padre, il mio vero padre, sarebbe stato fiero di me, e lo sarebbe stato anche se legato a quel palo ci fossi morto. Voi invece mi rimproverate pure!? Adesso i toni si surriscaldarono sul serio. Alfeo si indign? gravemente per quelle parole, mentre Michele se ne stava in silenzio poich? sapeva di aver tradito la fiducia della persona che pi? ammirava. Caterina sopraggiungeva sulla porta quando il marito fece un passo avanti e sbott?: ?Dov?? oggi il tuo vero padre? Ha preferito farsi ammazzare lasciandoti solo! Per cosa, Corrado, per l?onore? Per non essere umiliati? Sono certo che per la gente come tuo padre queste sarebbero state ragioni pi? che sufficienti per farsi ammazzare, abbandonando il proprio figlio al suo destino. Tuttavia non sono queste le ragioni per cui il tuo vero padre non ti ha cresciuto? tuo padre si ? fatto ammazzare per denaro!? Corrado a questo si alz? dal letto, ma, accorgendosi di essere nudo, si copr? alla buona con la coperta che aveva addosso; Apollonia intanto si era prontamente girata. ?Era un soldato!? giustific? Corrado. ?Ed io sono un contadino? con un padrone da servire!? Corrado fece un altro passo verso Alfeo e rispose: ?Per questo da duecento anni leccate i piedi a dei pagani. Comincio a pensare che il gusto della polvere fra i denti vi piaccia. ? per questo che la mia gente ha in mano l?altra parte del Faro mentre voi vi fate schiaffeggiare per una tassa non pagata. Roul lo diceva sempre: ?Maledetti greci!?.? Detto questo pass? oltre ed usc? di casa. Si sentiva un verme, soprattutto per l?ultima frase. Quell?uomo con cui litigava era colui che l?aveva accolto e cresciuto al pari degli altri figli e lui ora si mostrava ingrato, sminuendolo nel paragone col padre che invece l?aveva lasciato all?et? di nove anni. D'altronde, che cosa pretendeva da quella famiglia che della sottomissione al padrone aveva fatto la propria sopravvivenza? Il cuore di Corrado era indomito di nascita, ? vero, ma anche completamente incompatibile con la natura mansueta di Alfeo. Ad un certo punto, mentre se ne stava seduto sotto il fico sul retro della casa, ancora arrotolato nella coperta, arriv? alla conclusione che l?inadatto fosse lui, e che per via del suo carattere avrebbe causato solo problemi a quelle persone che amava pi? di ogni altra cosa. Faceva freddo e lui non era del tutto guarito, ma fu in quel momento che matur? la decisione di partire. Il cuore gli batt? forte dentro il petto e il respiro si fece profondo. Adesso gli ultimi decenni scomparvero; Corrado sent? i suoi ventinove anni come se fossero nove, come se il tempo al Raba? non fosse mai trascorso. Apollonia venne fuori piangendo, intanto che lui se ne stava immerso in quei pensieri. ?Ancora non ti sei ripreso? entra per favore.? lo preg?. Corrado tuttavia sorrise compiaciuto per la decisione maturata di getto pochi minuti prima. ?Sono contento che Michele abbia salvato la vita ad Umar.? rispose lui, lasciandola completamente perplessa. ?E adesso cosa c?entra?? ?C?entra perch? ? arrivato il momento che io mi comporti cos? come ? in uso tra la mia gente. Chieder? conto ad Umar per ci? che mi ha fatto e la far? pagare ad Idris per ci? ha fatto a te. Non credere che io non l?abbia visto stanotte!? ?Cos? ti farai ammazzare!? ?Poco importa, poich? questo non ? vivere? ? strisciare!? ?Ragiona, non ci va cos? tanto male... Prima che Umar colpisse nostro padre non ci avevano mai fatto nulla.? ?Se Umar ? improvvisamente cambiato allora lo sono anch?io.? ?E se se la prenderanno con noi?? ?Nostro padre e Michele sapranno discolparsi disconoscendomi, cos? come hanno fatto in questi giorni.? Apollonia gli si gett? alle gambe, abbracciandolo. ?Non te lo permetto, a costo di raccontare tutto a nostro padre.? ?Tu non lo farai, sorella, non tu che non mi hai mai tradito.? Apollonia alz? lo sguardo e lo fiss?... Al che lui le accarezz? con un dito lo zigomo. ?La vendetta ? una delle rovine dell?uomo. Me lo hai raccontato tu di come la guerra di vent?anni fa non ebbe successo per i cristiani a causa della vendetta di quel tizio.? ?Arduino il longobardo? ma non fu per la sua vendetta che gli eserciti cristiani se ne tornarono al di l? del mare; fu perch? il suo generale volle umiliarlo pubblicamente? proprio come Umar ha fatto con me.? Capitolo 12 Inizio estate 1040 (431 dall?egira), vallate ad est di Tragina Passarono diversi giorni, forse una settimana o pi?, tempo in cui Conrad non smise di frequentare la chiesa rupestre. Vi dorm?, vi mangi?, vi preg? e pian piano cominci? a scambiare qualche parola con chi vi ci si recava, soprattutto con quei pochi frati di rito greco che conoscevano la lingua d?o?l, ma anche con alcuni della servit? e dei soldati di guardia all?accampamento. Conrad vi pass? cos? tante ore che nei pochi momenti in cui mise il naso fuori, i suoi occhi dolsero per l?intensa luce solare. Impar? chi fosse ciascuno dei personaggi dipinti sul muro, il nome di tutti i santi e si affezion? all?immagine di Sant?Andrea, orante a bocca aperta e facente il simbolo trinitario con la mano; proprio quel santo apostolo sovrastava la sepoltura del padre. Roul e gli altri avevano girovagato tra le campagne per giorni, ed ora, di ritorno dall?inseguimento, rincasavano all?accampamento insieme al grosso dell?esercito. Erano le prime ore del pomeriggio quando Conrad sent? la gran gazzarra che proveniva da sotto e giur? che per certo tra le tende si festeggiava. Non pass? molto che il suo affidatario venne su. ?Figliolo, vieni fuori!? Conrad allora usc?, ma rimase davanti l?ingresso. ?L?intero esercito ritorna.? ?Festeggerete voi per la vittoria? io porto il dolore per mio padre.? ?Molti dei soldati hanno perso un parente nella battaglia, un fratello e perfino un padre? Pochi giorni fa hanno sepolto anche loro i propri morti, e non in un bel mausoleo come questo, ma in mezzo al campo. Adesso per? ? giusto godere dei nostri sacrifici? loro sono morti anche per questo.? ?Non voglio lasciare mio padre.? avanz? Conrad. ?E se qualche infedele profanasse questo luogo?? rafforz? la sua tesi. ?Lo punir? il buon Dio, ma a tuo padre non possono ammazzarlo due volte. Oggi festeggeremo insieme, e poi, compenso in tasca, torneremo a Siracusa per dar manforte a quelli di noi che sono rimasti, in modo da completare l?assedio. Si ? fatto un grande bottino in questi giorni? Dio solo sa quanti villaggi sono stati predati nell?inseguimento e sulla strada di ritorno! Ognuno avr? la sua parte e a te spetter? quella di tuo padre.? ?Non me la sono guadagnata.? ?Cosa ti sei guadagnato di tutto ci? che tuo padre ha fatto per te? Ragazzo, comincio a stancarmi dei tuoi capricci! Oggi quasi stentavo a credere che te ne fossi stato quass? per pi? di una settimana. Ma io non sono tuo padre, e se non potr? onorare la promessa che ho fatto a lui allora ? tanto meglio che ti stacchi la testa con due dita piuttosto che averti tra i piedi!? ?Cosa volete da me?? chiese dunque Conrad alzando la voce. ?Che ti convinci che tuo padre ? morto e che la smetti di frignare. E che tu sappia che io ero amico di Rabel, non tuo, per cui non mi far? scrupoli ad appenderti allo stendardo se non farai quello che dico.? ?Prendetevi la parte del bottino di mio padre e lasciatemi in pace.? Quando dopo questa frase Conrad si volt? per andare a rintanarsi dentro la grotta, Roul l?afferr? per la nuca e lo iss? ad oltre due metri d?altezza. La mano del guerriero abbracciava quasi tutto il collo del ragazzino, quindi la strinse a tal punto che gli occhi del pi? giovane parvero schizzare fuori. ?Mi chiamano Pugno Duro e dovrei farmi insultare da te, lurido moccioso? Non ci star? un niente a sfracellarti su queste rocce!? url? che pareva il Diavolo. Dunque lo fece cadere scompostamente lasciando la presa. ?Se qualcuno dovesse vedere come cerchi di calpestarmi, la mia reputazione verrebbe messa a repentaglio. Ho ucciso uomini per molto meno! Ringrazia tuo padre e il mio onore se oggi non ti strozzo. Adesso alzati e vieni all?accampamento!? Conrad era ferito, pi? che nel corpo nell?anima, ed evitava di guardare l?altro negli occhi, standosene ancora rannicchiato sull?erba secca. Neppure suo padre l?aveva mai disciplinato in tale modo. Ad un certo punto vide la gigantesca mano di Roul avvicinarsi al suo volto; strinse perci? gli occhi immaginando il concretizzarsi di quella minaccia. ?Alzati e vieni con me. Ti far? vedere come viveva tuo padre, ti far? conoscere i suoi amici, ti far? bere quello che lui beveva e ti far? andare con le donne che lui preferiva.? lo invit? Roul con un inusuale tono gentile, porgendogli la mano. Conrad l?afferr? e si rimise in piedi, quindi si asciug? le lacrime che bagnavano le sue lentiggini e forz? un?espressione di durezza. ?Cos? mi piaci!? si compliment? l?energumeno prima di voltargli le spalle e cominciare a scendere dall?erta. ?Roul!? chiam? invece Conrad. ?Che altro c'??? rispose spazientito l?adulto tra i due. ?Voglio che mi portiate con voi nella prossima battaglia.? Roul rise, era compiaciuto che i suoi mezzi portassero risultati, ma rise di gusto. ?Moccioso, che cosa vorresti tu?? ?Volete insegnarmi a vivere come viveva mio padre? bene, portatemi anche a combattere. Mio padre mi insegna la spada da che cammino. So farlo!? ?Me ne darai una dimostrazione non appena sar? possibile. Per quanto riguarda la guerra? beh, figliolo, prima devi preparare il tuo cuore? devi imparare ad odiare!? ?Io so gi? odiare! Mettetemi qui davanti un infedele e vedrete come lo riduco a brandelli.? ?Non basta, non sei abbastanza forte.? ?Datemi la vostra ascia e abbatto quest?ulivo in tre colpi.? Roul rise ancor pi? forte e rispose: ?Tu non sapresti neppure sollevarla la mia ascia! Verrai con me in battaglia, ma non adesso. L?esercito regolare di Costantinopoli ? composto da uomini che abbiano compiuto almeno diciotto anni. Noi non siamo certo al loro scarso livello, ma lascia che ti spunti almeno qualche pelo prima di venire.? ?Il prossimo anno?? chiese innocentemente Conrad. ?Il prossimo anno? va bene.? accord? Roul per toglierselo davanti. ?Vendicher? mio padre!? Roul questa volta non rispose, piuttosto mise una mano sulla spalla dell?altro e riprese a scendere. L?accampamento era un brulicare di gente; prima di allora a Conrad non era sembrato cos? grande. L?aria era quella della festa e tutto intorno i soldati ridevano e scherzavano, questa volta senza mostrare quella diffidenza che intercorreva tra stirpi diverse. Un tizio a lato della strada, presso le grandi tende, aveva una cassa piena di strani oggetti metallici con punte su pi? lati. Roul ne prese uno, lo mostr? a Conrad e gli spieg?: ?Vedi questo arnese, ragazzo? ? cos? che Abd-Allah intendeva sconfiggerci, disseminando il terreno con centinaia di questi cosi. Ma i nostri cavalli sono ferrati con piastre larghe e i pungoli non ci hanno fatto un bel niente. Comincia ad imparare qualcosa sulla guerra.? Carri carichi della roba del bottino continuavano ad arrivare scortati dai soldati regolari e confluivano presso il largo spiazzo antistante la tenda del comando, quella di Giorgio Maniace; ovviamente anche i carri e i buoi facevano parte del bottino. Su qualcuno di questi carri vi erano anche uomini e donne presi prigionieri nelle scorrerie: si trattava dei malcapitati civili mori che non erano riusciti a nascondersi. Molte di quelle donne avrebbero fatto parte dei festeggiamenti come iniziale atto di servit?, prima di essere mandate in Terraferma come bottino da recapitare alle famiglie dei nuovi padroni. Le donne avrebbero fatto parte delle corti nei palazzi nobiliari e gli uomini sarebbero diventati servi della gleba, oppure, sia uomini che donne, sarebbero finiti in mano ai mercanti di schiavi giudei, i quali li avrebbero sparsi nei mercati di tutto il Mediterraneo. Ai cristiani era infatti teoricamente proibito commerciare direttamente esseri umani ridotti in schiavit?, ma la verit? era che il traffico dei prigionieri rendeva bene a tutti, cristiani e non. Una delegazione degli abitanti di Rametta arrivava con carichi di provviste da destinare alle truppe. Rametta, arroccata in posizione formidabile sulle Caronie, era caduta in mani saracene solo nel 965, l?ultima tra tutte le citt? di Sicilia, ed era considerata il baluardo della cristianit? siciliana e dell?eroismo mostrato per la difesa della fede. Giorgio Maniace l?aveva ripresa poco dopo il suo passaggio oltre il Faro, ingaggiando una sanguinosa battaglia in cui i guerrieri normanni avevano pagato il maggior contributo di sangue. Adesso i suoi abitanti sostenevano la riconquista cristiana in ogni modo a loro possibile, inviando uomini e vettovaglie. Lo stesso facevano i cittadini di Rinacium (#litres_trial_promo) - nome della citt? negli atti ufficiali - a poche miglia ad ovest da l?, essendo il centro abitato di una certa consistenza pi? vicino all?accampamento. Dopo poco tempo si present? Tancred, il quale portava un otre di vino. ?Alcuni ne hanno gi? prosciugati tre!? disse questi, porgendo al suo commilitone l?oggetto a cui si riferiva. ?To?, fatti un sorso!? invit? Roul, passando il vino a Conrad. Il ragazzino afferr? l?otre e ne ingurgit? un boccone, quindi stran? in viso e lo mand? gi? a fatica. Gli altri due risero di gusto vedendo la difficolt? del figlio di Rabel a comportarsi da adulto. ?Mi sa che per le donne c'? ancora tempo!? esclam? Roul, sottolineando il fatto che se Conrad avesse ancora difficolt? col vino, figuriamoci con le donne. ?Cosa ti aspetti? Ha solo nove anni.? fece notare Tancred. ?Io a nove anni andai con la mia prima baldracca!? rispose Roul, pur se la cosa sembrava assurda. Quella fu l?ultima frase che Conrad ascolt? con lucidit?. Al secondo sorso di vino cominci? a vedere annebbiato e a non discernere pi? le singole voci dall?enorme e nebuloso vociare di migliaia di bocce parlanti in decine di lingue differenti. ?Pugno Duro, mi sa che il tuo figlioccio l?abbiamo perso...? comment? Geuffroi, un nobile normanno loro amico. ?? il figlio di frate Rabel, non il mio? Il figlio di Pugno Duro saprebbe bere il fuoco di questo monte.? si vant? Roul, speculando su un erede mai avuto e indicando il Jebel. ?Donne, dadi e vino? fuori dalla tenda della guardia variaga se la spassano alla grande!? s?intromise un altro, arrivando tutto eccitato e col fiatone. Si diressero al luogo interessato, sennonch?, una volta giunti presso lo spiazzo della tenda del comando, dovettero desistere da ogni proposito. Conrad se ne stava ancora rimbambito e seguiva i vecchi amici di suo padre senza capire alcunch?. Decine e decine di persone, soldati di ogni genere, religiosi e persino alcune donne non ancora del tutto ricomposte l? dove si erano lasciate scoprire, se ne stavano tutte attorno al centro dello spiazzo, intente ad assistere a qualcosa. Regnava il silenzio e l?apprensione era tipica di quando sta per succedere qualcosa di terribile. Pure gli uomini della guardia variaga, coloro che avrebbero dovuto spassarsela, se ne stavano attenti a fissare il centro della scena. Roul perci? si fece largo spostando gli individui davanti a lui; Tancred, Geuffroi e Conrad ne approfittarono per avanzare. Dalla tenda di Giorgio Maniace vennero fuori quattro uomini, quattro stratioti (#litres_trial_promo) di Costantinopoli, riconoscibili dall?armatura e dall?aspetto mediterraneo. Tutt?attorno alla scena che stava per concretizzarsi, altri soldati romei (#litres_trial_promo)? calabresi, macedoni e pugliesi, si schierano a protezione, temendo la reazione di qualcuno tra la folla. A questo punto Tancred rivolse la parola ad un compagno d?armi l? vicino, il quale probabilmente aveva assistito alla scena sin dall?inizio. ?Amico, che diamine succede qui?? E quello, a bassa voce e mettendo una mano sulla bocca: ?Maniakes (#litres_trial_promo) e Arduin? pare che sia nata una discussione tra loro.? ?Per cosa?? ?Parlavano in greco, non ho capito tutto? per??? ?Per? cosa?? ?Pare che l?alterco sia scoppiato per un cavallo.? I carri col bottino erano stati in parte svuotati e degli uomini fidati smistavano la roba secondo la tipologia a cui essa apparteneva. Effettivamente un bellissimo purosangue arabo, nero come la pece e dal pelo lucidissimo, stazionava davanti ai carri. A questo punto i quattro stratioti fecero presto a tirare la bestia verso il luogo da cui erano usciti. Si fecero avanti anche alcuni longobardi (#litres_trial_promo), ma le picche dei soldati a protezione li fecero desistere dall?intervenire. Venne allora fuori Giorgio Maniace, con le mani ai fianchi e tutto furioso. Questi col suo occhio buono cominci? a fissare in cagnesco ogni presente. Poi url? nella sua lingua, ma tutti compresero: ?Qualcun altro ha intenzione di sfidare lo Strategos (#litres_trial_promo)?? Questa domanda introduceva ci? che stava per concretizzarsi. I quattro che avevano portato dentro il cavallo adesso tiravano fuori di forza, peggio di come si farebbe con una bestia, Arduino, capo del contingente longobardo. Afferrarono questi per la barba, affinch? si assoggettasse alla prossima volont? di Maniace, e lo legarono al pennone posto all?angolo della tenda del comando, quello con su issata la bandiera con l?aquila bicefala di Costantinopoli. Infine Giorgio Maniace strapp? una sferza di corde dalle mani di un suo servitore l? accanto e, dopo aver fatto denudare la schiena e il fondoschiena del malcapitato Arduino, lo prese a colpire personalmente. Ovviamente quell?altro non emise suono, duro e testardo com?era. Comandare altra gente non ? mai stato cosa facile, si rischia di far contento uno e scontento un altro, tuttavia Giorgio Maniace non faceva contento nessuno, ed eccetto la gente del popolo che lo vedeva come il liberatore della cristianit?, per il resto lo odiavano tutti. Ci? che era accaduto sotto gli occhi dell?intero esercito era qualcosa di incredibile: un capo? un capo delle truppe ausiliarie, era stato umiliato al pari di uno schiavo. Maniace contava sul pezzo pi? grosso dell?esercito, quello regolare affidato al suo comando diretto, per cui gli era facile far valere le sue pretese. Arduino controllava invece i conterati, uomini armati di scudo e lancia reclutati con la forza in Puglia; ? chiaro che, eccetto per qualche fedele nobile longobardo, nessuno l?avrebbe difeso. Il nocciolo della questione aveva poi dell?assurdo: Per farla breve Arduino si era rifiutato di consegnare quel bellissimo purosangue arabo al suo generale, lo Strategos, ed era nata una discussione in cui nessuno dei due aveva voluto cedere. All?ennesimo rifiuto di Arduino, Maniace aveva deciso che dargli una lezione esemplare avrebbe ammansito la sua indisciplinatezza. Tuttavia non sempre la forza risolve le contese, anzi spesso le conseguenze derivate dal suo uso e abuso risultano pi? spiacevoli della causa per cui si era deciso di attuarla. Ci? che quel gesto scaten? non poteva immaginarlo neppure Maniace, il quale, a dire il vero, spinto da un pessimo carattere, spesso agiva d?impulso e senza badare ai risultati delle sue azioni. Per di pi?, mentre l?esercito dava importanza alla vittoria sul campo e intendeva spassarsela, lui valutava la riuscita fuga di Abd-Allah un insuccesso. Tutta colpa della flotta che aveva permesso all?emiro saraceno di imbarcarsi al di l? dei monti e di raggiungere la capitale Balarm. Chi comandava la marina, il quale avrebbe dovuto fornire supporto alle truppe di Maniace, era Stefano il Calafato, tuttavia l?abilit? militare di quest?ultimo non poteva minimamente paragonarsi alla capacit? del generale. Stefano comandava la flotta soltanto perch? era il cognato dell?Imperatore, e a causa di questa considerazione che non teneva conto del merito, Giorgio Maniace non lo sopportava. ?Cos? finisce chi sfida Ge?rgios Mani?kis!? concluse il generale, guardando gli astanti nella loro interezza e stendendo verso di loro il braccio con la sferza. La folla a quel punto inizi? a diradarsi, ma era chiaro che la festa fosse finita l?, nella visione della schiena sanguinante di Arduino. Il longobardo perci? venne raccolto dai suoi fedelissimi e riportato nella sua tenda. Non sarebbe finita l? e tutti lo sapevano... Roul e i suoi compagni d?armi si ritirarono mestamente verso la sezione di accampamento in cui si erano sistemati; perfino il vino e le donne persero il loro ascendente per quella sera. Una volta ritiratisi in disparte, ed era gi? il tramonto, Roul, appoggiandosi al palo a cui era legato il suo cavallo, esord?: ?Ci? che abbiamo visto oggi ha dell?assurdo!? ?Io dico che saremmo dovuti intervenire.? avanz? Tancred. ?Noi rispondiamo a Guaimar di Salerno, non ad Arduin.? rispose Roul. ?Anche Arduin risponde a Guaimar. Ci ha assoldati lo stesso signore.? ?Allora che gli ristabilisca l?onore il suo signore! Non ? anche Guaimar un longobardo?? fece notare Geuffroi, d?accordo con Roul. ?Non ? questione di sangue o di fratellanza, ? questione che nessun nobile, per giunta di buona stirpe, sia meritevole di subire quel trattamento. Non saremmo intervenuti se al posto di Arduin ci fosse stato Willaume de Hauteville?? ?Willaume gli avrebbe strappato il cuore con un morso!? esclam? Roul. ?Ma Willaume si guarda bene dal contraddire quel maledetto cane rabbioso di un macedone!? afferm? qualcuno? bens? non era chiaro chi avesse parlato. Il fatto che i tre soldati fecero un gesto di riverenza la dice lunga su chi fosse il tizio sopraggiunto. ?Willaume, noi parlavamo solo perch? il fiato fa parte del compenso.? si giustific? Tancred con un filo di ironia, proprio colui che metteva in dubbio il non intervento da parte di tutti. ?Tancred Lunga Chioma, un giorno mi spiegherete perch? vi chiamano cos?.? rispose Willaume, ovvero Guglielmo d?Hauteville. ?Lunga Chioma era mio nonno? io ho solo ereditato il nome.? Poi guard? il pi? grosso fra tutti e subito dopo Conrad l? accanto. ?Roul Pugno Duro, ? onorevole quello che fate per questo fanciullo.? ?Willaume, qualcosa pi? forte del sangue mi lega a mio fratello Rabel.? ?Ci? dimostra che dietro quell?ascia c'? un cuore?? Dunque riprese fiato e disse: ?Ad ogni modo voglio che sappiate che provengo dalle tende della guardia variaga? e la cosa non ? piaciuta neppure ad Harald.? ?Credo che la cosa non sia piaciuta a nessuno. Non si pu? umiliare un capitano a quel modo!? ribad? Tancred. ?Sono sicuro che se fossi stato io al posto di Arduin voi non sareste rimasti a guardare.? ?Puoi dirlo forte, Willaume!? sostenne Geuffroi. ?Ma sarebbe stato un suicidio! Pure Arduin oggi lo sapeva.? ?Per Arduin sar? un suicidio anche se interverr? domani? o dopodomani? o fra un mese.? rafforz? un altro appena giunto. Si trattava di Drogone, per tutti Dreu, fratello minore di Guglielmo. Nella penombra del tramonto, poich? dava le spalle alla luce del crepuscolo, lo riconobbero immediatamente per via del simbolo della casata dei nobili normanni del basso corso della Senna cucito sulla tunica; lo seguivano almeno in cinquanta e la cosa cominciava a sembrare il preludio di una rivolta. ?Gi?, i conterati di Arduin non sono buoni neppure come concime per il campo una volta morti.? rispose Guglielmo. ?Ma per certo Guaimar non se ne star? a guardare quando la notizia arriver? fino a Salerno. Sono sicuro che ci? che decider? per Arduin decider? anche per noi. E allora Maniakes non dovr? vedersela solo con i conterati di Arduin e con i suoi pochi fedelissimi, bens? pure con il temuto contingente normanno? e Dio solo sa quanto siamo temuti!? spieg? Drogone. ?E la guardia variaga? I guardaspalle personali dell?Imperatore Michele da che parte staranno?? chiese Geuffroi. ?Harald Hardrada e i suoi uomini non sono molto diversi da noi e dalle ragioni che ci spingono alla guerra. E non lo dico solo perch? condividiamo gli stessi natali tra le lande del nord, lo dico perch? li ho sentiti parlare. Dio mi punisca se sbaglio! Se Harald sentir? minacciato il suo compenso, Maniakes dovr? vedersela anche con loro.? espose Guglielmo. ?Cosa dobbiamo fare quindi?? chiese confuso Geuffroi. ?Nulla per il momento. Maniakes sar? gi? a conoscenza di questa nostra assemblea improvvisata - i suoi informatori sono dappertutto tra l?esercito, e anche tra i nostri - e per certo star? valutando la peggiore delle ipotesi, ovvero il boicottaggio di questa guerra da parte di tutti i contingenti ausiliari. Attendiamo con cautela quello che succede. Aspettiamo di vedere la reazione di Arduin. Tuttavia non possiamo rischiare di essere presi alla sprovvista da quella volpe greca? perci?, fratelli, non spogliatevi dell?armatura e restate sempre uniti tra voi. Lasciate perdere il vino per questa notte, e all?otre vi si attacchi soltanto chi barcolla pi? da sobrio che da ubriaco. Non scopritevi delle vostre vesti per andare a donne. Dormite a turni e restate sempre aggiornati con le mie disposizioni.? espose le sue direttive Guglielmo, ma per come parlava loro sembrava quasi un consiglio che si d? tra amici. Poi riprese e disse: ?Questa notte sar? una lunga notte, ma non violeremo le regole d?ingaggio fin quando ci verr? assicurato lo stesso rispetto dall?altro lato. Qualcuno di noi i romei li ha gi? combattuti in passato? sa di cosa sto parlando quando dico che non bisogna dare niente per scontato, in pace come in guerra. Ognuno alla sua tenda, fratelli, ma non dormite profondamente!? L?assemblea improvvisata, cos? come era stata definita da Guglielmo, si sciolse dopo le sue parole. Sarebbe stata una notte lunga, una di quelle che porta decisioni, una di quelle insonne per guerrieri sempre pronti a tutti. Ognuno afferr? la sua arma da guerra e la pose accanto al suo cuscino, oltre al consueto pugnale nascosto tra le vesti. In tutto questo Conrad sembrava essere il pi? preoccupato, e non perch? un?arma ancora non la possedeva, e nemmeno perch? alla sua giovane et? tutto sembra pi? grande e pauroso, piuttosto perch? temeva di dover partire di corsa senza poter salutare per l?ultima volta suo padre. Capitolo 13 Inverno 1060 (452 dall?egira), dentro le mura di Qasr Yanna Erano passati appena un giorno e una notte da che Mohammed ibn al-Thumna aveva devastato il Raba? e rapito Nadira. I messi di Ali ibn al-?awwas erano scesi dal monte per verificare la natura di quegli incendi avvistati durante il buio notturno, ma non erano stati di nessuna utilit?; n? lo sarebbero stati i dieci uomini del Qa?id che erano partiti subito dopo alla ricerca di Nadira e dei suoi rapitori. Seppelliti quei poveri dodici uccisi a fil di spada dai tagliagole del Qa?id di Catania, soprattutto uomini di vedetta e di guardia, tutta la popolazione cominci? a fare i bagagli in preda alla psicosi generale. Una lunga processione di uomini, donne e bambini, ma anche di bestie e carretti trainati a mano o con i muli, saliva verso le mura di Qasr Yanna, l? dove avrebbero potuto trovare la protezione che al Raba? era mancata. Giunti oltre le mura cominciarono a sistemarsi dove meglio potevano: chi aveva un parente gli richiedeva asilo in casa, chi non aveva nessuno si sistemava al confine delle abitazioni, costruendo ripari di fortuna. Pure Alfeo segu? la massa e prefer? lasciare la zappa per trovare rifugio a Qasr Yanna. Corrado, debilitato e non del tutto ripreso, affrontava gli strascichi della febbre. Adesso, persuaso da Apollonia, aveva accantonato il suo desiderio di vendetta per dare la priorit? a tutto ci? che c'era da fare per la nuova sistemazione. Alfeo e i suoi figli, al pari di abili beduini, montavano le tende accanto agli orti coltivati dentro le mura e dirimpetto ad uno dei famosi giardini di Qasr Yanna. Fu proprio qui che nel pomeriggio Corrado ricevette una visita. Umar si fece avanti tutto borioso e prepotente, e quando si avvicin? alla tenda dei cristiani del Raba? ne demol? una parte per accedervi senza preoccuparsi di chiedere permesso. ?Corrado, vieni fuori!? url?. L?altro se ne stava intento ad accendere il fuoco, mentre la famiglia lo circondava in attesa di poter scaldare finalmente le mani gelate. Corrado alz? gli occhi, lo guard? e con calma rispose: ?Il tempo che finisco col fuoco.? ?Vieni fuori... subito!? ordin? di nuovo Umar, questa volta tenendosi la testa l? dove due giorni prima era stato colpito. ?Aspettami ai giardini.? Umar perci? se ne and? furioso. ?Cosa vorr? ancora da noi?? chiese Caterina tutta in preda all?ansia. ?Ecco quando ti dicevo che col tuo gesto hai distrutto la nostra serenit?.? ribad? Alfeo. ?Evidentemente il fatto che Michele gli abbia salvato la vita non ? stato sufficiente per una bestia del genere!? rispose Corrado. ?Modera i termini, e mostrati sottomesso!? fece Alfeo. Tuttavia Corrado afferr? il coltello col quale sua madre stava sbucciando un?arancia amara proveniente dalle vallate pi? basse, se lo infil? nella cintura dei calzoni e usc? fuori, divincolandosi da Apollonia, che preoccupata lo tratteneva per un braccio. ?State qui!? intim? a tutta la famiglia prima di uscire. Umar l?aspettava in piedi vicino ad un mandorlo, mentre dietro, ad una decina di passi di distanza, se ne stava tutto il resto della sua famiglia. ?Non ti ? bastato che mio fratello ti abbia salvato la vita? Che altro vuoi da me?? ?Michele ha pagato i tuoi torti passati, ma il suo gesto non pu? ripagare i tuoi odierni.? ?E quei due giorni a lasciarmi morire appeso ad un palo che cosa hanno ripagato?? ?Quello serviva solo a farti capire a che posto devono stare i maiali infedeli come te!? Corrado ebbe l?istinto di portarsi una mano alla cintura, ma appena avvert? l?impugnatura sotto le dita lasci? perdere. ?Dimmi perch? mi hai cercato.? ?Gli uomini di un certo Salim hanno portato via mia sorella.? ?Lo sanno tutti, Umar. Pensa... proprio tu che sei cos? geloso di Nadira, te la sei fatta soffiare da sotto il naso? proprio tu che permettevi che lasciasse vedere solo i suoi occhi... Che ti ? saltato in mente quando hai accolto in casa quel criminale? Credevi di far bella mostra di Nadira con un estraneo senza averne conseguenze? Persino io nasconderei mia sorella allo sguardo di un forestiero. Metti la preda davanti alle fauci del lupo e poi ti lamenti che questo se la porti via? Umar? Umar? grande e stupido Umar!? Umar tir? fuori la scimitarra che teneva appesa alla cintola e fu l? per l? per rispondere alla provocazione. ?Fallo, Umar? fallo! E poi chiederai alle volpi che l?altra notte girovagavano per il Raba? cosa mi ha detto quell?uomo. Perch? sono sicuro che ? per questo che oggi vieni a cercarmi.? Umar rinfoder? la sua arma e rispose: ?Visto che lo sai gi?, perch? non sei venuto a dirmelo ieri?? ?Credevo che il tuo Qa?id ti avesse gi? detto quello che vuoi sapere. O devo credere che neppure ti ha ricevuto?? ?Ho parlato col Qa?id e far? di tutto per riportare a casa Nadira. Pagher? il riscatto e poi dar? la caccia agli uomini che hanno osato fargli quest?affronto!? ?Ti ha detto cos?? Ti ha parlato di riscatto?? chiese perplesso Corrado. ?Quello che ho discusso col Qa?id non sono affari tuoi. Dimmi solo cosa ti ha detto quel Salim maledetto.? ?Non ti dovrei niente? lo sai.? ?Mi devi la vita, dal momento che se respiri ancora ? grazie alla mia piet?.? ?Per dirti quello che so voglio qualcosa in cambio.? Umar, spazientito, rimise la mano alla scimitarra, tuttavia Corrado afferr? l?impugnatura insieme al primo, impedendogli di intervenire. Umar quindi port? l?altra mano alla gola di Corrado e tent? di strozzarlo, salvo lasciare la presa quando si accorse del coltello che premeva sul suo addome. ?Ti sbudellerei, Umar? ma non voglio portare la rovina in casa di mio padre.? Jala, che aveva assistito a tutta la scena, venne avanti correndo. ?No, Umar, non cos?!? Corrado nascose nuovamente il coltello e Umar fece due passi indietro, consapevole che ci fosse mancato davvero poco. ?Lasciami parlare col cristiano, da sola.? richiese Jala. ?Sei impazzita?? ?Per favore, Umar. Corrado non si rifiuter? di ascoltare la parola di una madre.? ?? armato!? Ma Corrado intervenne: ?E credi che possa fare del male a tua madre? Mi fossi chiamato Umar, o col nome di uno dei tuoi scagnozzi, forse avrei potuto pure colpire una donna; Apollonia porta ancora i lividi!? ?Umar, va? per favore vicino a tua moglie.? Quindi l?esattore del Qa?id si allontan? e, pur se con disappunto, lasci? sola sua madre. ?Ragazzo, mi dispiace per tua sorella? so bene che un vigliacco ha pensato bene di malmenarla. Umar in questo non c?entra niente per?? non ? stato lui. E poi, i lividi di tua sorella tu puoi ancora vederli? avessimo avuto noi una ragazza malmenata da curare!? ?Mi dispiace per tua figlia.? ?La gente comincia a dire che i morti del Raba? siano la conseguenza degli occhi di Nadira, e che la stranezza di quegli occhi inconsueti abbia dato il suo frutto l?altra notte; che Sheitan (#litres_trial_promo) abbia legato agli occhi di Nadira la brama che conduce all?inferno! Adesso ci guardano tutti con diffidenza.? ?Di che ti preoccupi? Noi ci viviamo da sempre nella diffidenza della gente.? ?Corrado, ti prego! Ti ho visto con i miei occhi mentre quel forestiero ti parlava prima di scomparire nella notte.? Corrado non avrebbe rifiutato quella verit? ad una madre disperata, tuttavia, consapevole che la sua famiglia fosse stata da sempre socialmente penalizzata, pens? bene di chiedere qualcosa in cambio. ?Dove vi siete sistemati?? ?Il Qa?id ci ha concesso di sistemarci in una piccola casa arredata. Perch? me lo chiedi?? ?Per quello che ti dir? voglio che la mia famiglia trovi alloggio in una casa come la vostra. La notte far? freddo, e non abbiamo abbastanza legna e coperte per scaldarci.? ?Quello che mi chiedi ? impossibile. Cosa ci appartiene tra queste mura perch? concediamo una cosa del genere a qualcuno?? ?Per certo dove il Qa?id vi ha accolto avrete spazio a sufficienza.? ?La legge del Profeta vieta di condividere lo stesso tetto con i dhimmi per pi? di tre giorni.? ?Vada per tre giorni allora? poi chiederai al Qa?id, tuo futuro genero, di trovarvi un altro posto dove stare.? ?Andrebbero bene anche le stalle?? chiese Jala, intendendo comunque se andasse bene per i cristiani una sistemazione del genere. ?Se la vostra legge non dice nulla in merito a condividere lo stesso tetto con i muli, vanno bene anche le stalle.? Jala rimase senza parole e prese consapevolezza che la tracotanza di Corrado non avesse limiti. ?Desideri umiliarci? Perch?? Non ti basta quello che mi hai fatto?? La donna adesso aveva gli occhi lucidi. Corrado fu colpito da una strana vergogna nel vedere quelle lacrime e nell?udire quelle parole. Si volt?, fissando lo sguardo altrove, lontano dal viso di Jala. ?Io non ti ho fatto nulla.? rispose, guardando ancora lontano, verso un gruppo di bambini intenti a giocare a rincorrere una gallina. ?Io so che tu eri l?? e lo sai anche tu che io ti vidi. Incrociammo i nostri occhi; non mentirmi su questo! Da che ti vidi al Raba?, un anno dopo quella prima volta, desiderai ardentemente che tu morissi. Se avessi raccontato cos?era successo sono sicura che i miei desideri sarebbero stati soddisfatti; ma che ne sarebbe stato poi di Nadira e della sua serenit?? E poi avevi l?et? di Umar e pensare del male su un bambino di dieci anni mi faceva vergognare davanti ad Allah pi? della vergogna di incontrare il tuo viso per strada. Ti ho odiato con tutta l?anima, Corrado! E non riesco a non odiarti ancora oggi? Tu rappresenti la mia vergogna!? ?Sono gli occhi di Nadira ci? a cui vi riferite, e sono sicuro che il sospetto su quello strano colore sia venuto a tutti al Raba?.? ?Ma il tuo sangue rappresenta la natura di quella vergogna? dei sospetti non me ne ? mai importato nulla.? Adesso Corrado trov? il coraggio di guardarla in faccia, accorgendosi che lei piangeva e tremava. ?Jala, mia Signora, ascoltami! La tua vergogna ? come se l?avessi portata io in questi lunghi anni. Forse l?essermi separato dalla mia gente, essermi perso tra queste montagne, ? la pena che pago per questo male.? ?Dimmi quello che voglio sapere, figliolo, e non parliamone pi?? Ma non pormi ricatti e richieste assurde, poich? mi resta solo di chiedertelo in ginocchio e sono sicura che Umar non lo gradirebbe. Far? quello che mi ? possibile per aiutare la tua famiglia, ma non chiedermelo come riscatto alle parole che tieni prigioniere.? ?In questo momento vedo davanti ai miei occhi la parte buona di Nadira, quella pura e incolpevole di ogni male. Bene, ti dico ogni cosa, ma ti chiedo di fidarti di me, perch? quello che sto per dirti potrebbe sembrare assurdo.? ?Per certo tu sai che fine ha fatto mia figlia!? esclam? lei, afferrando d?impulso il braccio di Corrado. ?Il Qa?id vi ha mentito: nessuno chieder? il riscatto per Nadira.? ?Perch? l?avrebbero rapita dunque? Sanno che ? la promessa di Ali ibn al-?awwas e pensano bene di guadagnarci.? ?Lui lo sa benissimo chi e perch? l?ha rapita? e sa pure come liberarla.? ?E perch? ci mentirebbe?? ?Perch? non soddisfer? mai la richiesta di quell?altro; non pu? perch? significherebbe tradire il suo stesso sangue.? Jala cominci? a singhiozzare e scosse per le spalle Corrado. ?Ti prego; cosa ti hanno detto?? ?Chi l?ha rapita, colui che vi ostinate a chiamare Salim, non ? altri che Mohammed ibn al-Thumna, Qa?id di Catania e Siracusa, e rilascer? Nadira solo se ibn al-?awwas gli ridar? sua moglie. Io sono stato lasciato in vita per riportare la parola al Qa?id, tuttavia lui sa bene ogni cosa, e lo sa perch? ibn al-Thumna scendeva da Qasr Yanna quella sera, l? dove suo cognato aveva disatteso le sue richieste riguardo al rendergli sua moglie.? Jala conosceva molto bene la questione, era stata Maimuna stessa a parlargliene. Essendo testimone della determinazione della donna a non tornare dal marito, perfino col rischio di non vedere pi? i suoi figli, Jala lev? un alto grido di disperazione. Corrado aveva esaurito lo scopo di quella conversazione, per cui se ne tornava alla sua tenda. Calava intanto la tipica nebbia che sovente avvolge il monte di Qasr Yanna, nascondendo le lacrime del presente e gli indicibili ricordi del passato. Capitolo 14 Fine estate 1040 (431 dall?egira), terre della Sicilia centrale Non si pu? tenere un gregge unito se il pastore bastona le sue pecore? ci? che si colpisce finisce per disperdersi. E cos?, mentre Guglielmo de Hauteville convocava i principali dei suoi uomini per discutere il da farsi, Giorgio Maniace si rendeva partecipe di sfuriate oltre l?accettabile contro i suoi sottoposti. Il suo genio militare era indiscusso, ma il suo lato umano lasciava a desiderare. E d?altro canto, l?uomo viene sempre fuori, anche quando il mito e la fama tendono a coprire la realt? con il loro alone di eroismo e leggenda. Maniace era acclamato dalla gente cristiana perch? lo attendeva come un liberatore e dalla soldataglia perch? lo temeva, ma la verit? ? che era un poco di buono. E cos?, dopo essersi inimicato Arduino il longobardo, Maniace aveva fatto il passo pi? lungo della gamba e aveva aggredito Stefano il Calafato, accusandolo anche di tradimento. Tuttavia contro l?ammiraglio incompetente, cognato dell?Imperatore e a quanto pare appoggiato anche dall?Imperatrice Zoe, colei che davvero comandava l?Impero d?Oriente, Maniace poteva ben poco. Arduino era stato saggio nelle sue scelte, affrancandosi pacificamente dai suoi obblighi nei confronti di Maniace, anche se con lo scopo di fargliela pagare successivamente; normanni e variaghi, come c'era da immaginare, l?avevano seguito. Stefano, invece, forte dei suoi appoggi importanti, aveva denunciato il fatto e accusato Maniace di voler prendere per s? l?intera Sicilia. Lo Strategos era stato arrestato e tradotto a Costantinopoli, ma non prima di aver trafugato le reliquie di Sant?Agata e di averle mandate come bottino alla citt? che serviva, nel tentativo di dimostrare che le accuse di Stefano erano false e che nessuna ricchezza conquistata poteva prendere il posto della sua fedelt? all?Imperatore. Uno scherzo che i catanesi non avrebbero mai perdonato a Costantinopoli. Da quel momento le operazioni terrestri erano passate proprio nelle mani di Stefano e da ci? si pu? comprendere perch? la campagna contro i mori di Sicilia avesse iniziato a fallire irrimediabilmente. Per prima e ultima cosa Stefano aveva deciso di muovere battaglia contro i contingenti traditori delle truppe ausiliarie, poich? presuntuosamente credeva di riuscire in ci? che pure Maniace aveva evitato... e nello scontro vi aveva trovato la morte. Con l?esercito regolare delle provincie romee dell?Italia meridionale ancora in Sicilia, disorientato e sconfitto, longobardi e normanni avevano deciso allora di contrattaccare l?Impero in Calabria e in Puglia, prendendo in controtempo il nuovo nemico. Fu in quei giorni, prima di passare definitivamente il Faro, che gli uomini di Guglielmo, nel tentativo di arraffare quanto pi? fosse possibile per fare personale bottino, vollero predare in lungo e in largo i villaggi di Sicilia. Si divisero in bande da venti e da trenta, quindi ognuno si diresse dove credeva di poter conquistare tesori con relativa facilit?, non facendo distinzione tra islamici e cristiani quando il boccone valeva la pena. Tancred propose di attaccare gli sguarniti villaggi dei saraceni ubicati poco ad est di Qasr Yanna. Con l?esercito di Abd-Allah decimato, forti dell?effetto sorpresa e con l?intento di colpire fulminei per poi fuggire verso est, tanto che erano sprovvisti della pesante armatura, Roul, Tancred, Geuffroi, il giovane Conrad e un?altra trentina di guerrieri, si diressero verso l?ombelico della Sicilia. Conrad non aveva mai smesso di sollecitare Roul all?insegnamento della guerra, ottenendo da questi il duro addestramento che solo un abile guerriero normanno poteva dare. Ci? che per? Roul aveva colpito di pi? era il cuore del ragazzino, infiammandolo di odio verso il nemico. Conrad adesso desiderava pi? che mai vendicare suo padre ed era intenzionato a farlo con chiunque si trovasse davanti. Nelle settimane precedenti aveva richiesto licenza al suo maestro ogni qual volta si era trovato davanti un saraceno, tuttavia Roul aveva continuamente ripetuto che la rabbia andava preservata solo per la battaglia e che era da stupidi non saper mantenere la disciplina in abiti civili. Ora se ne stavano distesi sul crinale di una collina terrosa a sbirciare oltre. Era pomeriggio e il sole basso cominciava a dare fastidio agli occhi. Un villaggio era ubicato proprio alle falde del monte di Qasr Yanna. Un torrente scendeva a lato del pianoro su cui esso era stato costruito e alcune norie issavano l?acqua per portarla ai canali dei terreni superiori. Decine di appezzamenti coltivati ad ortaggi circondavano il villaggio in ogni direzione. Allontanandosi ancora cominciavano le terre riservate al grano, migliaia di ettari che si perdevano all?orizzonte. I soldati della compagnia normanna avevano adesso i campi di cereali alle spalle e gli orti davanti. ?Con il sole dritto in faccia ci staranno un attimo ad accorgersi di noi appena scenderemo dalla collina.? fece notare Tancred. ?Guardate lass?!? invit? Roul, indicando Qasr Yanna in cima al monte. ?Non ci vorr? molto che il sole scomparir? dietro la cresta del monte. Attacchiamo quando la visuale diventa difficoltosa per le loro sentinelle.? complet?. ?Dubito che quel pugno di contadini abbia delle sentinelle.? disse la sua Geuffroi. ?Perch? non hanno cosa difendere...? aggiunse un altro. ?No, amico, perch? si sentono al sicuro. Terranno l?oro nella loro chiesa? in quella moschea l? in fondo.? spieg? Roul. ?Al tramonto torneranno gli uomini dalle campagne? dobbiamo colpirli prima!? propose Tancred. ?Non ti spaventerai dei forconi?? scherz? Roul. ?Io vi coprir? le spalle.? esord? Conrad parlando all?orecchio del pi? grande e grosso. Roul rise e lo stesso fecero tutti gli altri. ?Moccioso, tu resti a guardare le bestie!? Conrad fiss? indietro, ai cavalli ai piedi della collina. ?Sono settimane che vi chiedo il permesso di poter vendicare mio padre.? ?Quando sar? la tua occasione non ci sar? bisogno del mio assenso. Magari qualcuno tenter? di rubare i cavalli e tu dovrai difenderli.? ?Tutto solo?? Roul rise con pi? impeto di prima. ?Te la fai addosso per restare qui a guardare i cavalli e vorresti predare un villaggio?? Conrad ne usc? amareggiato con s? stesso e umiliato dalle risa del suo affidatario. ?Fratelli, il sole eclissa; alle armi!? Cominciarono a scendere per il versante che dava sul villaggio, silenziosamente e velocemente. Conrad si ritrov? in breve da solo, nel silenzio degli attimi che anticipano il tramonto. Imprevedibilmente, passati alcuni minuti, il canto del muezzin si lev? alto per la valle; Roul e i suoi compagni si fermarono all?istante, nascondendosi nei pressi di una formazione rocciosa. Ripartirono subito dopo con l?intento di colpire quella gente durante la preghiera, quando gli abitanti avrebbero chinato il capo e gli uomini di ritorno dalle campagne si sarebbero fermati lungo la strada di ritorno. Ripresero perci? il cammino quando ancora il muezzin non aveva finito. Conrad seguiva con lo sguardo le spalle di Roul, colui che era pi? visibile, e si mangiava convulsamente le unghie, preso dall?impazienza dovuta a quella snervante attesa. Un ululato echeggi? tra le colline ad est; un lupo cantava alla luna che pian pian appariva nel cielo. Conrad non ci pens? due volte, si gett? a rotta di collo per la discesa, verso la vallata ed il pianoro di fronte. Teneva la spada sguainata a mani levate dinanzi a s?, dal momento che se l?avesse tenuta nella guaina la punta avrebbe toccato il terreno. Ancor prima di giungere sull?ingresso del villaggio ud? le prime urla di donne; sapeva che avrebbe trovato gli amici di suo padre seguendone la provenienza. Una volta tra le stradine di quel borgo si immerse nel fuggi fuggi generale di decine di donne terrorizzate che cercavano rifugio dentro casa. Vide Geuffroi sfondare una porta a calci e tirare fuori un vecchio sdentato. Riprese a correre senza meta, sicuro che avrebbe incontrato Roul. Si imbatt? in alcuni cadaveri di uomini, per certo contadini che si erano frapposti fra gli assalitori e le proprie donne. Conrad era l? per sostenere quella battaglia, ma, nonostante incontrasse parecchi saraceni in fuga, non ebbe il coraggio di affrontarli. Si convinse che l?avrebbe fatto solo dopo aver ritrovato Roul. Da una finestra le strida di una ragazza sovrastavano tutto il resto; prov? terrore per quelle urla. Vide vicino alla moschea alcune fanciulle in lacrime, dai capelli scoperti e denudate altrove. Tancred l? accanto si faceva consegnare orecchini, bracciali, cavigliere e collane. Conrad aveva gi? visto donne in quello stato, caricate come bestie sui carri diretti ai mercati, e cos?, quando si accorse che legavano loro i polsi, immagin? che Tancred e i suoi compari le stessero per portare via prigioniere. Fumo intanto cominciava ad elevarsi dal tetto della moschea, mentre un uomo all?interno del cortile veniva sgozzato a freddo e gettato prono nella fonte delle abluzioni. Le strette stradine infine si aprirono in un largo spiazzo, delimitato da un muretto sull?ingresso e da una grande casa che occupava lo scenario in fondo. La casa era stata depredata e un soldato veniva fuori portando in spalla una sorta di fagotto, il quale risuonava di roba metallica ad ogni passo. Un altro portava sulle braccia una gran quantit? di stoffe e abiti di modesto pregio. Ognuno poi gettava il suo contributo all?interno di un carretto che sostava sull?ingresso. Infine Conrad vide Roul girare per il retro della casa. ?Roul!? chiam? ad alta voce. Tuttavia Pugno Duro era gi? scomparso dalla sua visuale. Quando volt? l?angolo, Conrad si accorse che la porta delle stalle era socchiusa, quindi, non vedendo Roul, immagin? che fosse entrato. ?Lo sapevo che ti eri infilata qui dentro!? disse Roul a qualcuno, ma Conrad non lo vedeva ancora. Silenziosamente si accost? ad alcune assi accantonate in un angolo e, rannicchiato tra le zampe di un mulo, si mise ad osservare, curioso di vedere come Roul facesse la guerra. Una giovane donna si stringeva nell?angolo opposto della stanza tutta tremante. ?Dov?? l?oro?? chiese Roul. Ma quella sapeva solo aggrapparsi alle pietre del muro a secco della stalla per com?era terrorizzata, oltre al fatto che non comprendesse la lingua degli assalitori. Intanto gli occhi di Conrad si abituavano all?oscurit? crescente del tramonto, valorizzando la luce che penetrava dal sottotetto. ?Dove tenete il denaro?? ribad? la richiesta Roul, questa volta colpendola con uno schiaffo di tale entit? che la fece volare su una catasta di fieno l? accanto. ?Capisci quello che ti dico?? Arretrando su quel mucchio di fieno la donna balbettava qualcosa di incomprensibile, sicuramente parole nella sua lingua. Quindi Roul non chiese pi? nulla, e non appena lei si volt? per fuggire, lui l?afferr? per un braccio e poi per i fianchi. Conrad chiuse istintivamente gli occhi quando vide Roul far prevalere la propria forza su quella poveretta, la cui statura arrivava appena allo stomaco del suo aggressore. Si port? una mano davanti al viso alla vista delle cosce e dei fianchi nudi della donna. Spalanc? la bocca al sentire quegli urli di cos? strana natura. E fu felice di non sentirla pi? quando Roul le cacci? violentemente in bocca un pugno di fieno per farla tacere, tenendoglielo stretto con la mano per non farglielo sputare. Una volta, Conrad, all?et? di sei anni, su un prato nei pressi di Benevento, aveva visto una povera cavalla storpia subire la monta di uno stallone in calore. Aveva provato turbamento per quella povera giumenta incapace di contrastare le angherie del pi? forte. Adesso provava pena e turbamento per quella donna, dal cui mugugno sembrava proprio una strana bestia durante il supplizio del macello. Dopo alcuni minuti la donna parve rassegnarsi alla prepotenza del suo aggressore, quindi poggi? la testa su di un lato, verso Conrad. Fu allora che il ragazzino la vide in viso. La donna era di bell?aspetto, dai lineamenti arabeschi e con begli occhi. La vide aguzzare la vista da questa parte; tra le zampe del mulo sembrava fissarlo. Ne era sicuro, si era accorta di lui. Quell?occhiata percorse lo spazio che la separava da Conrad? quell?occhiata intersec? due destini tra loro, due vite in modo fatale. Roul intanto finiva la questione e si ricomponeva mettendosi in piedi. Conrad, che prima cercava Roul, adesso temeva a farsi vedere, pieno di vergogna per aver violato con la sua presenza la privatezza di un atto cos? nefando. Inoltre la donna guardava ansimante nella sua direzione, una ragione in pi? per indurlo a nascondersi alla sua vista. E cos?, mentre Roul usciva, Conrad si infilava dietro alcune assi di legno appoggiate al muro. ?I terrazzani di Qasr Yanna ci assalgono!? url? qualcuno l? fuori; sembrava la voce di Tancred. Un gran baccano avvolse l?intero villaggio, voci che si mischiavano in un suono indistinguibile. La donna allora dovette comprendere qualcosa di quelle voci, poich? si alz? e, correndo verso fuori, grid?: ??? ???????? ?????. ??? ?????? ?? ?????. ????? ?? ??? ????, ??? ??? ????? ??? (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=51834442&lfrom=688855901) ? ???. ????? ???? ??? ??? ????? ??? Visa, MasterCard, Maestro, ? ??? ????? ????, ? ????? ?????, ? ??? ?? ?? ????, ??? PayPal, WebMoney, ???.???, QIWI ????, ????? ???? ?? ??? ???? ?? ????.
Наш литературный журнал Лучшее место для размещения своих произведений молодыми авторами, поэтами; для реализации своих творческих идей и для того, чтобы ваши произведения стали популярными и читаемыми. Если вы, неизвестный современный поэт или заинтересованный читатель - Вас ждёт наш литературный журнал.