Êàê ÷àñòî ÿ âèæó êàðòèíêó òàêóþ Âîî÷èþ, èëè îíà òîëüêî ñíèòñÿ: Äâå äåâî÷êè-ãåéøè î ÷¸ì-òî òîëêóþò, Çàáûâ, ÷òî äàâíî èì ïîðà ðàñõîäèòüñÿ. Íà óëèöå ò¸ìíîé âñå äâåðè çàêðûòû. Ëåíèâîå ïëàìÿ â ôîíàðèêå ñîííîì… À äåâî÷êè-ãåéøè êàê áóäòî çàáûòû Äâóìÿ îãîíüêàìè â ïðîñòðàíñòâå áåçäîííîì. Íó ÷òî âàì íå ñïèòñÿ, ïðåêðàñíûå ãåéøè? Âåäü äàæå ñâåð÷êè íåóìîë÷íû

Una Ragione per Temere

Una Ragione per Temere Blake Pierce Un Mistero di Avery Black #4 Una trama dinamica che ti afferra dal primo capitolo e non ti lascia pi? andare. Midwest Book Review, Diane Donovan (su Il killer della rosa) Dall’autore #1 di gialli best seller Blake Pierce arriva un nuovo capolavoro di tensione psicologica: UNA RAGIONE PER TEMERE (Un mistero di Avery Black – Libro 4) Quando un corpo sale a galla dal ghiacciato fiume Charles, la polizia di Boston si rivolge alla sua detective della squadra Omicidi pi? geniale e controversa, Avery Black, per risolvere il caso. Ad Avery per? non serve molto per capire che non ? un omicidio isolato, ma l’opera di un serial killer. Altri corpi iniziano ad affiorare, e tutti hanno qualcosa in comune: sono stati tutti intrappolati nel ghiaccio. ? solo una coincidenza, o la firma di un assassino particolarmente pervero? Mentre la stampa e i capi le fanno pressione, Avery lotta per risolvere questo caso inesplicabile, troppo bizzarro persino per la sua mente brillante. Allo stesso tempo la detective cerca di sconfiggere la sua depressione, e la sua vita personale sprofonda in un nuovo baratro. In queste circostanze estreme prova a immedesimarsi nella mente di un killer psicotico e sfuggente. Ci? che scoprir? turber? persino lei, e le far? capire che niente ? come sembra – che l’oscurit? peggiore spesso pu? essere pi? vicina di quanto non crediamo. Un oscuro thriller psicologico di una suspense mozzafiato, UNA RAGIONE PER TEMERE ? il #4 libro di un’appassionante nuova serie, con un’amata nuova protagonista, che vi costringer? leggere fino a notte inoltrata. Presto sar? disponibile il #5 libro della serie di Avery Black. Un capolavoro del mistero e del giallo. Pierce ha fatto un lavoro magnifico sviluppando personaggi con un lato psicologico, descritti tanto bene che ci sembra di essere nelle loro teste, a provare le loro paure e applaudendo i loro successi. La trama ? intelligente e vi terr? con il fiato sospeso per tutto il libro. Pieno di svolte inaspettate, questo libro vi terr? svegli fino a quando non avrete girato l’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il killer della rosa) UNA RAGIONE PER TEMERE (UN MISTERO DI AVERY BLACK—LIBRO 4) B L A K E P I E R C E Blake Pierce Blake Pierce ? l’autore della serie di gialli best seller di RILEY PAGE, che per ora include sette libri. ? anche l’autore delle serie di gialli di MACKENZIE WHITE, che fino a oggi conta quattro libri, della serie di gialli di AVERY BLACK, che per ora comprende quattro libri, e la nuova serie di KERI LOCKE. Avido lettore e da sempre fan di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti, quindi non esitate a visitare www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com) per saperne di pi? e rimanere in contatto. Copyright © 2017 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potr? essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, n? potr? essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook ? concessa soltanto a uso personale. Questa copia del libro non potr? essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non ? stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani e acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa ? un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, societ?, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, ? frutto di una pura coincidenza. Immagine di copertina di Copyright ozgurdonmaz, usata con l’autorizzazione di iStock.com (http://iStock.com). I LIBRI DI BLAKE PIERCE I MISTERI DI RILEY PAIGE IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1) IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2) OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3) IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4) KILLER PER CASO (Libro #5) CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6) MORTE AL COLLEGE (Libro #7) UN CASO IRRISOLTO (Libro #8) UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9) I MISTERI DI MACKENZIE WHITE PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1) UNA NUOVA CHANCE (Libro #2) PRIMA CHE BRAMI (Libro #3) PRIMA CHE PRENDA (Libro #4) PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5) PRIMA CHE SENTA (Libro #6) SERIE MYSTERY DI AVERY BLACK UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1) UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2) UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3) UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4) I MISTERI DI KERI LOCKE TRACCE DI MORTE (Libro #1) TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2) INDICE PROLOGO (#u9be3b6da-12e1-5127-a1c2-465f74d4e841) CAPITOLO UNO (#u85e77d77-4fe9-5860-abf4-7f0237b93f49) CAPITOLO DUE (#u6e3b1862-f66f-5247-9098-d1c1e2f372d3) CAPITOLO TRE (#u13faf201-2d44-54c3-b073-1896e1eb5e0a) CAPITOLO QUATTRO (#u3fa37b23-121e-5678-be8a-76e536f96c77) CAPITOLO CINQUE (#u9e13da7a-db5c-5547-ab9a-6faaf4cada75) CAPITOLO SEI (#ue8c4ad82-64a3-53f5-b476-4c1e9881a183) CAPITOLO SETTE (#u650abf1f-7fce-501e-bbeb-c420b3dfda4b) CAPITOLO OTTO (#u3e36097f-e8dd-599b-b08a-1af155e4d6c6) CAPITOLO NOVE (#uf058108d-5617-55b0-a9ae-60ac3666c31e) CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo) CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTITRE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTATR? (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo) PROLOGO All’et? di trentanove anni, Denice Napier non riusciva a ricordare un inverno freddo quanto quello. Anche se il gelo non le aveva mai dato particolarmente fastidio, il morso pungente del vento la turbava. Sent? una folata spazzare gli argini del Charles River mentre stava seduta nella sua sedia di tela, intenta a guardare i suoi figli che pattinavano, e trattenne il fiato. Era met? gennaio e la temperatura era salita di pochissimo sopra lo zero nell’ultima settimana e mezzo. I suoi figli, pi? furbi di quanto non le facesse piacere ammettere, sapevano che quelle temperature tanto estreme significavano che la maggior parte del Charles River sarebbe stata completamente ghiacciata. Era per quello che era andata nel garage e aveva tirato fuori i pattini per la prima volta in quell’inverno. Li aveva allacciati, aveva affilato le lame e aveva preparato tre termos di cioccolata calda, uno per lei e uno per ciascuno dei suoi figli. Ora li stava guardando mentre pattinavano da una riva all’altra con la velocit? sconsiderata ma magnifica di cui solo i bambini erano capaci. La parte del fiume dove erano andati, una zona diritta ma stretta in mezzo alla foresta, ad appena due chilometri e mezzo di distanza da casa loro, era un’unica lastra di ghiaccio. L? c’erano circa sei metri da una riva all’altra e pi? distante lungo il fiume si apriva uno spazio pi? ampio ancora, di circa nove metri. Denice aveva attraversato goffamente il ghiaccio e aveva appoggiato dei piccoli coni arancioni—quelli che i suoi figli a volte usavano per gli allenamenti di calcio—per mostrar loro dove fermarsi. Continu? a guardarli—Sam, di nove anni e Stacy, di dodici—che ridevano insieme e si godevano la reciproca compagnia. Quella non era una cosa che succedeva spesso per cui Denice era disposta a sopportare il freddo intenso. C’era anche qualche altro ragazzino. Denice ne conosceva qualcuno ma non abbastanza da intavolare una conversazione con i genitori, anche loro seduti sugli argini. La maggior parte dei ragazzi sul ghiaccio era pi? grande, probabilmente agli ultimi anni delle medie da quello che ne capiva. C’erano tre maschietti impegnati in una partita di hockey estremamente disorganizzata e un’altra ragazza che stava cercando di imparare a fare le piroette. Denice controll? l’orologio. Avrebbe lasciato altri dieci minuti ai figli e poi sarebbero andati a casa. Magari si sarebbero seduti davanti al camino e avrebbero guardato qualcosa su Netflix. Forse persino uno di quei film di supereroi che Sam stava iniziando ad apprezzare. Le sue riflessioni furono interrotte da uno strillo acuto. Guard? verso il fiume e vide che Stacy era caduta. Stava gridando, con il volto rivolto verso il ghiaccio. In quel momento ogni genere di istinto materno attravers? Denice. Una gamba rotta, una storta alla caviglia, una concussione… Aveva ipotizzato ogni possibile scenario quando finalmente ebbe attraversato il ghiaccio. Scivol? e incespic? affrettandosi verso Stacy. Anche Sam aveva pattinato fino alla sorella e stava fissando il ghiaccio. Solo che Sam non stava gridando. Pi? che altro sembrava paralizzato. “Stacy?” chiese Denice, quasi senza nemmeno sentire le proprie parole sopra le grida della figlia. “Stacy, tesoro, che cosa c’??” “Mamma?” domand? Sam. “Cosa… cosa ? quello?” Confusa, Denice raggiunse Stacy e si inginocchi? sul ghiaccio accanto a lei. Non sembrava ferita. Raggiunta finalmente dalla madre, aveva smesso di gridare ma stava tremando. Indicava il ghiaccio e stava cercando di aprire la bocca per dire qualcosa. “Stacy, quale ? il problema?” Poi Denice vide la forma sotto il ghiaccio. Era una donna. Il suo volto era di una pallida sfumatura di blu e i suoi occhi erano spalancati. Erano rivolti verso l’alto, attraverso il ghiaccio, in uno stato di terrore congelato. I capelli biondi si attorcigliavano da una parte all’altra attorno al suo cranio, bloccati in una posizione scompigliata. Il volto che la fissava, tutto occhi sgranati e pelle pallida, sarebbe tornato a visitarla nei suoi incubi per mesi a venire. Ma in quel momento, tutto ci? che Denise pot? fare fu gridare. CAPITOLO UNO Avery non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva fatto uno shopping tanto scatenato. Non era certa di quanti soldi avesse speso perch? aveva smesso di prestarci attenzione alla seconda tappa. A dir il vero quasi non aveva guardato gli scontrini. Rose era con lei e quello, di per s?, non aveva prezzo. Quando le fosse arrivato il conto forse l’avrebbe pensata diversamente, ma fino a quel momento ne valeva la pena. Con le prove di quel lusso dentro piccole buste alla moda vicino ai suoi piedi, Avery guard? Rose dall’altra parte del tavolo. Erano sedute in un locale trendy nel Leather District di Boston, un posto scelto da Rose chiamato Caffe Nero. Il caff? aveva un prezzo scandaloso ma era il migliore che Avery avesse assaggiato da tempo. Rose era a telefono, intenta a mandare un messaggio a qualcuno. Di solito Avery si sarebbe irritata, ma stava imparando a lasciar correre. Se lei e Rose volevano aggiustare il loro rapporto, dovevano fare dei compromessi. Doveva ricordare a se stessa che c’erano ventidue anni tra di loro e che Rose stava diventando una donna in un mondo molto diverso rispetto a quello in cui era cresciuta lei. Quando Rose ebbe finito con il messaggio, appoggi? il telefono sul tavolo e lanci? uno sguardo di scuse ad Avery. “Scusa,” disse. “Non c’? problema,” rispose Avery. “Posso chiederti chi era?” Rose sembr? rifletterci per un momento. Avery era consapevole che anche lei si stava impegnando per trovare una via di mezzo nel loro rapporto. Ancora non aveva deciso quanta parte della sua vita personale voleva lasciar conoscere alla madre. “Marcus,” disse piano. “Oh. Non sapevo che foste ancora insieme.” “Non lo siamo. Non esattamente. Beh… non lo so. Forse s?.” Avery sorrise a quella spiegazione, ricordandosi come era quando gli uomini sembravano complicati ma intriganti allo stesso tempo. “Beh, uscite insieme?” “Credo che potrei dire cos?,” disse Rose. Non le stava concedendo molto a parole ma Avery vedeva il rossore che saliva sulle guance della figlia. “Ti tratta bene?” chiese la detective. “La maggior parte delle volte, s?. ? solo che vogliamo cose diverse. Lui non ? il tipo di uomo che ha degli obiettivi precisi. ? pi? uno che prende la vita come viene.” “Beh, lo sai che non mi dispiace se vuoi parlarmene,” disse Avery. “Sono sempre disposta ad ascoltarti. O a parlare. O a darti una mano a mandare a quel paese chi ti sta dando fastidio. Con il mio lavoro… sei praticamente l’unica amica che ho.” Dentro di s? sussult? per quanto sembrasse patetico ma ormai era troppo tardi per ritirarlo. “Questo lo so, mamma,” rispose Rose. Poi con un sogghigno aggiunse: “E non riesco a dirti quanto sia triste.” Scoppiarono insieme a ridere ma segretamente, Avery era meravigliata da quanto la figlia somigliasse a lei in quel momento. Non appena la conversazione si faceva troppo intima o personale, Rose tendeva a interromperla con il silenzio o una battuta. In altre parole, tale madre tale figlia. Nel mezzo della loro risata, una cameriera minuta e carina si avvicin?, la stessa che aveva preso i loro ordini e aveva portato i caff?. “Un altro giro?” chiese. “Per me no,” rispose Avery. “Neanche per me,” aggiunse Rose. Poi si alz? mentre la cameriera si allontanava. “In realt? devo cominciare ad andare,” spieg?. “Ho quell’incontro con il consigliere scolastico tra un’ora.” Quella era un’altra faccenda su cui Avery aveva paura di dire la cosa sbagliata. Era emozionata che Rose avesse finalmente deciso di andare al college. A diciannove anni, si era preparata e aveva preso appuntamento con i consiglieri del community college di Boston. Da quello che ne capiva Avery, significava che era pronta a fare qualcosa della sua vita ma non era del tutto disposta ad abbandonare certe cose familiari, tra cui, potenzialmente, un rapporto teso ma che poteva essere aggiustato con la madre. “Poi chiamami per farmi sapere come ? andata,” disse Avery. “Lo far?. Grazie ancora, mamma. ? stato incredibilmente divertente. Dovremo rifarlo, una volta o l’altra.” Avery fece un cenno mentre la guardava allontanarsi. Mand? gi? l’ultimo sorso di caff? e si alz?, radunando le quattro borse della spesa vicine alla sedia. Dopo essersele infilate tutte in spalla, usc? dal locale e si diresse verso l’auto. Quando il telefono squill?, fu decisamente complicato riuscire a rispondere con tutte le borse addosso. In realt? si sentiva sciocca con quelle cose. Non era mai stata una di quelle donne a cui piaceva fare shopping. Ma era stato un ottimo modo per legare con Rose, ed era quello che contava. Dopo aver spostato le borse su una spalla, riusc? finalmente a raggiungere il cellulare nella tasca all’interno del cappotto. “Avery Black,” disse. “Black,” rispose la voce secca e sempre burbera del supervisore della squadra Omicidi dell’A1, Dylan Connelly. “Dove sei in questo momento?” “Nel Leather District,” disse. “Che succede?” “Ho bisogno di te al Charles River, appena fuori citt? vicino a Watertown, il pi? rapidamente possibile.” Lei sent? il tono della sua voce, l’urgenza, e il cuore le perse un colpo. “Che cosa ??” chiese, quasi avendo paura a chiederglielo. Ci fu una lunga pausa, seguita da un sospiro. “Abbiamo trovato un corpo sotto il ghiaccio,” spieg? Connelly. “E questo devi vederlo per crederci.” CAPITOLO DUE Avery arriv? sulla scena esattamente trentasette minuti pi? tardi. Watertown, Massachusetts, a circa trenta chilometri dai confini cittadini di Boston, era solo una delle numerose citt? che condividevano il Charles River con la capitale. La Watertown Dam era a monte rispetto al Watertown Bridge. La zona intorno alla diga era per lo pi? rurale, proprio come la scena del crimine davanti a cui stava parcheggiando in quel momento. Secondo le sue stime la diga era a una ventina di chilometri di distanza, dato che ne mancavano ancora sei per la citt? di Watertown. Arrivata lungo il fiume, Avery pass? sotto una lunga striscia di nastro che segnalava la scena del crimine. La zona era piuttosto ampia e il nastro formava un enorme rettangolo a partire da due alberi lungo la riva fino a due pali di metallo che la polizia aveva infilato nel ghiaccio solido del fiume. Connelly era sulla riva e parlava con altri due agenti. Sul fiume, una squadra di tre persone era chinata sulla lastra gelata e vi guardava all’interno. Oltrepass? Connelly e lo salut? con un cenno della mano. Lui lanci? un’occhiata all’orologio, fece uno sguardo colpito e le segnal? di andare avanti con un gesto. “La Scientifica ti aggiorner?,” disse. A lei andava bene. Anche se stava imparando ad apprezzare sempre di pi? Connelly con ogni caso, era comunque meglio preso in piccole dosi. Avery si avvi? sul ghiaccio, chiedendosi se quelle poche volte in pista durante la sua infanzia le sarebbero tornate utili. A quanto pareva per?, le sue abilit? erano ormai svanite. Cammin? lentamente, stando attenta a non scivolare. Odiava sentirsi vulnerabile e non del tutto in controllo, ma quel maledetto ghiaccio era troppo scivoloso. “Va tutto bene,” disse uno dei tre membri della Scientifica, notandola avvicinarsi a loro. “Hatch ? cascato sul culo ben tre volte per arrivare in qui.” “Chiudi il becco,” replic? un altro membro della squadra, probabilmente Hatch. Alla fine Avery arriv? al punto dove gli uomini della Scientifica erano riuniti. Erano chinati in avanti, a guardare dentro un’area del ghiaccio tagliata di netto. Al di sotto, vide il corpo nudo di una donna. Sembrava sulla ventina. Pallore e pelle parzialmente congelata a parte, era decisamente attraente. Bellissima, addirittura. La Scientifica era riuscita ad agganciare il corpo sotto le braccia con dei pali di plastica. L’estremit? di ogni palo era semplicemente incurvata a formare una U, ed era ricoperta di una specie di cotone. Alla destra del ghiaccio spezzato, una coperta isotermica aspettava il corpo. “Ed ? stata trovata cos??” chiese Avery. “Gi?,” disse l’uomo che supponeva si chiamasse Hatch. “Da dei bambini, niente meno. La madre ha chiamato il dipartimento locale di polizia e un’ora e quindici minuti pi? tardi, eccoci qui.” “Tu sei Avery Black, giusto?” domand? il terzo membro. “Esatto.” “Devi dare un’occhiata prima che la tiriamo fuori?” “S?, se non vi dispiace.” I tre fecero un passo indietro. Hatch e l’uomo che lo aveva preso in giro per essere caduto sul sedere tennero stretti i pali di plastica. Avery si avvicin? leggermente; le sue dita dei piedi erano a meno di quindici centimetri dal ghiaccio rotto e dall’acqua. La lastra spezzata le permise di vedere la donna dalla fronte fino alle ginocchia. Sembrava quasi una figura di cera. Avery sapeva che probabilmente era per via della temperatura estrema, ma c’era qualcos’altro nella sua perfezione. Era incredibilmente magra, forse appena sopra i 45 chili. Il suo volto stava assumendo una sfumatura di blu ma a parte quello non aveva alcun difetto— nessun graffio, nessun taglio, nessun livido e nemmeno un brufolo. Avery not? anche che a parte i capelli fradici e parzialmente ghiacciati, non c’era un singolo pelo su tutto il suo corpo. Le gambe erano perfettamente depilate, esattamente come la sua zona pubica. Sembrava una bambola a grandezza naturale. Con un ultimo sguardo al corpo, Avery fece un passo indietro. “Ho finito,” annunci? alla squadra della Scientifica. Loro si fecero avanti e contando fino a tre, estrassero lentamente il corpo dall’acqua. Una volta fuori, la inclinarono in modo che andasse a finire il pi? possibile sulla coperta isotermica. Avery vide che c’era anche una barella sotto la coperta. Con il corpo completamente fuori dall’acqua, not? altre due cose che le sembrano strane. Per prima cosa, la donna non indossava nessun gioiello. Si chin? e vide che le sue orecchie erano forate ma che non c’erano orecchini. Poi spost? l’attenzione sulla seconda stranezza: le unghie delle mani e dei piedi erano state accuratamente tagliate, tanto da sembrare che le fosse stata fatta di recente la manicure. Era bizzarro, ma fu quello che le fece scattare in testa un campanello d’allarme. Con la pelle gelida che virava verso il blu sotto quelle unghie, aveva un che di inquietante. ? quasi come se fosse stata lustrata, pens?. “Qui siamo a posto?” domand? Hatch. Lei annu?. Mentre i tre uomini coprivano il corpo e ritornavano con attenzione verso l’argine con la barella, Avery rimase vicina alla zona di ghiaccio rotto. Abbass? lo sguardo sull’acqua, pensierosa. Mise una mano in tasca, cercando qualche piccola cartaccia, ma tutto ci? che riusc? a trovare fu un elastico per capelli che le si era rotto in precedenza. “Black?” La chiam? Connelly dalla riva. “Che cosa stai facendo?” Lei si volt? indietro e lo vide in piedi vicino al ghiaccio, stando attento a non calpestarlo. “Sto lavorando,” grid? a sua volta lei. “Perch? non pattini fin qui e mi dai una mano?” Il supervisore rote? gli occhi e lei si gir? di nuovo verso il ghiaccio. Lasci? cadere l’elastico rotto in acqua e lo guard? galleggiare e ondeggiare per un momento. Poi fu lentamente catturato dalla pigra corrente dell’acqua sotto il ghiaccio. Fu allontanato e spinto sotto la lastra gelata alla sua sinistra, verso Watertown. Quindi ? stata lasciata in acqua da qualche altra parte, pens? Avery, guardando lungo il fiume in direzione di Boston. Sulla riva, Connelly e l’agente con cui aveva parlato si stavano allontanando seguendo la squadra della Scientifica. Avery rimase sul ghiaccio, dritta in piedi. Stava iniziando a sentire molto freddo mentre guardava il suo respiro che si trasformava in vapore nell’aria. Ma qualcosa nella temperatura sembrava aiutarla a concentrarsi. Le permetteva di pensare, di usare i fievoli scricchiolii del ghiaccio come una specie di metronomo per dare un senso ai suoi pensieri. Nuda e senza una macchia o un livido sul corpo. Quindi niente aggressione. Niente gioielli, quindi potrebbe essere stata una rapina. Ma nella maggior parte dei casi di rapina il corpo mostra dei segni di lotta… e questa donna era in condizioni perfette. E poi c’? la questione delle unghie e dell’assoluta mancanza di peli al di l? dei capelli sulla sua testa. Con calma si incammin? verso la riva, studiando il fiume fino al punto dove curvava e continuava verso Boston. Era strano pensare a quanto apparisse scenografico il Charles River ghiacciato visto dalla Boston University, mentre a meno di venti minuti di distanza un corpo veniva estratto dalle sue acque. Si alz? il colletto del cappotto mentre tornava sull’argine. Arriv? appena in tempo per vedere le portiere posteriori del furgone della Scientifica che si chiudevano. Connelly le si avvicin? ma aveva lo sguardo rivolto dietro di lei, verso l’acqua gelata. “Le hai dato un’occhiata?” chiese Avery. “S?. Sembra una maledetta bambola o qualcosa del genere. Tutta pallida e fredda e…” “E perfetta,” concluse Avery. “Hai notato che non ha neanche un pelo? Nemmeno lividi o ferite.” “N? gioielli,” aggiunse Connelly. Con un lungo sospiro, le chiese: “Posso chiederti la tua valutazione iniziale?” Ormai Avery era molto pi? disposta a parlare liberamente con Connelly. Lo era da quando lui e O’Malley le avevano offerto una promozione a sergente, due mesi prima. In cambio, entrambi sembravano pi? aperti ad accettare le sue teorie sin da subito invece di mettere in dubbio qualsiasi cose le uscisse dalla bocca. “Le unghie erano perfettamente tagliate,” disse. “? come se quando l’hanno gettata nel fiume fosse appena uscita da un salone di bellezza. Poi c’? la mancanza di peli ovunque. Uno solo di questi dettagli sarebbe gi? abbastanza strano ma insieme esprimono chiaramente un’intenzionalit?.” “Credi che qualcuno l’abbia ripulita prima di ucciderla?” “Sembra proprio cos?. ? quasi come i defunti resi presentabili dalle pompe funebri nel caso la bara sia aperta. Chiunque l’abbia fatto l’ha pulita, l’ha rasata e le ha fatto le unghie.” “Hai qualche idea del perch??” Avery scroll? le spalle. “Posso solo fare ipotesi, per ora. Ma posso dirti una cosa che probabilmente non ti piacer? molto.” “Ah, diavolo,” rispose lui, sapendo cosa stava per dire. “Questo tizio si ? preso il suo tempo… non nell’uccisione, ma nel modo in cui il corpo sarebbe apparso una volta che l’avessimo trovato. Lo ha fatto apposta. ? stato paziente. Basandomi su casi simili, posso praticamente garantirti che non sar? l’unica.” Con un altro dei suoi famosi sospiri, Connelly tir? fuori il cellulare dalla tasca. “Convoco una riunione all’A1,” annunci?. “Gli faccio sapere che abbiamo un potenziale serial killer.” CAPITOLO TRE Avery supponeva che se avesse dovuto assumere il ruolo di sergente, avrebbe dovuto superare il suo odio per la sala delle conferenze dell’A1. Di per s? non aveva niente contro la stanza. Ma sapeva che una riunione tenutavi all’interno subito dopo la scoperta di un corpo implicava discussioni e litigi, la maggior parte dei quali sarebbe stata usata per smontare le sue teorie. Forse una volta che sar? sergente, tutto questo finir?, pens? mentre entrava nella sala. Connelly era a capotavola, intento a distribuire fogli in giro. Immagin? che presto sarebbe arrivato anche O’Malley. Sembrava essere molto pi? presente nelle riunioni a cui prendeva parte lei, da quando le avevano offerto il ruolo di sergente. Connelly alz? lo sguardo su di lei attraverso la folla di agenti. “Le cose si stanno muovendo in fretta con le indagini,” disse. “Il corpo tirato fuori dal fiume ? stato identificato esattamente cinque minuti fa. Patty Dearborne, di ventidue anni. Una studentessa alla Boston University e originaria di Boston. Al momento ? tutto quello che sappiamo. I genitori devono essere informati non appena finiamo la riunione.” Fece scivolare verso di lei una cartella contenente solo due fogli. Uno mostrava una foto presa dal profilo Facebook di Patty Dearborne. Sull’altro foglio c’erano tre foto, tutte prese dal Charles River quello stesso giorno. Il volto di Patty Dearborne era presente in tutte e tre, con le palpebre tinte di viola chiuse. In un momento di macabra riflessione, Avery cerc? di vedere il volto della giovane donna nello stesso modo in cui avrebbe potuto guardarlo un assassino. Patty era bellissima, anche nella morte. Aveva un fisico che Avery giudicava troppo magro ma su cui uomini in cerca di relazioni occasionali avrebbero sbavato. Us? quella mentalit?, cercando di capire perch? un assassino avrebbe scelto una simile vittima se non c’erano implicazioni sessuali. Forse gli piacciono le cose belle. La domanda ovviamente ? se le cerca per ammirarle o per distruggerle. Apprezza la bellezza o vuole obliterarla? Non era certa di quanto tempo rimase a riflettere. Tutto ci? di cui si accorse ? che sobbalz? quando Connelly annunci? l’inizio della riunione. In tutto c’erano nove persone nella sala conferenze. Not? che Ramirez era entrato di soppiatto. Era su una sedia vicino a Connelly, studiando lo stesso tipo di cartella che il supervisore aveva dato a lei poco prima. Apparentemente percep? che lo stava fissando; alz? lo sguardo e le fece un sorriso. Lei ricambi? il sorriso mentre Connelly iniziava. Subito abbass? gli occhi, non volendo essere troppo ovvia. Anche se ormai tutti al distretto sapevano della sua relazione con Ramirez, preferiva tenere la faccenda privata. “Ormai dovreste essere stati tutti aggiornati,” inizi? Connelly. “Per quelli che ancora non lo sono, la donna ? stata identificata come Patty Dearborne, una studentessa all’ultimo anno della BU. ? stata trovata nel Charles River proprio fuori Watertown ma ? originaria di Boston. Come la detective Black ha sottolineato nell’informativa che avete ricevuto, la corrente del fiume suggerisce che il corpo sia stato abbandonato da qualche altra parte. La Scientifica pensa che sia stato in acqua per almeno ventiquattro ore. Questi due fattori insieme indicano che il probabile luogo dell’abbandono sia all’interno di Boston.” “Signore,” intervenne l’agente Finley. “Mi scusi se lo chiedo, ma perch? non prendiamo nemmeno in considerazione l’ipotesi del suicidio? L’informativa dice che non ci sono lividi n? segni di lotta.” “L’ho escluso quasi subito quando ho visto che la vittima era nuda,” spieg? Avery. “Anche se il suicidio normalmente sarebbe da considerare, ? molto improbabile che Patty Dearborne si sia spogliata prima di saltare nel Charles River.” Quasi odiava demolire le idee di Finley. Lo stava guardando diventare un poliziotto maledettamente bravo, una settimana dopo l’altra. Nel corso dell’ultimo anno era molto maturato, trasformandosi dal personaggio goliardico che la maggior parte delle persone conosceva in un agente molto impegnato. “Ma non ci sono lividi,” ripet? un altro agente. “Sembra una prova schiacciante.” “O la dimostrazione che non si sia trattato di suicidio,” insistette Avery. “Se avesse saltato da una qualsiasi altezza superiore ai due o i tre metri, ci sarebbero stati dei lividi visibili sul suo corpo anche solo per l’impatto.” “La Scientifica concorda,” disse Connelly. “Presto manderanno un rapporto pi? completo, ma ne sono piuttosto sicuri.” Poi guard? Avery e fece cenno al tavolo con un ampio movimento della mano. “Cosa altro hai, detective Black?” Lei si prese un momento per discutere delle cose che aveva indicato a Connelly, dettagli che erano nell’informativa. Parl? delle unghie tagliate e limate, della mancanza di peli e dell’assenza di gioielli. “Un’altra cosa da sottolineare,” aggiunse, “? che un assassino che arrivi a questo punto per rendere presentabile le sue vittime suggerisce una perversa ammirazione o una specie di pentimento.” “Pentimento?” chiese Ramirez. “S?. L’ha ripulita e l’ha resa pi? bella possibile perch? forse non intendeva ucciderla.” “Fino al punto di rasare le sue… zone intime?” domand? Finley. “S?.” “E di’ loro perch? pensi che abbiamo a che fare con un serial killer qui, Black,” disse Connelly. “Perch? anche se fosse stato uno sbaglio, il fatto che l’assassino le abbia fatto le unghie e l’abbia rasata denota pazienza. E se aggiungiamo che la donna era molto attraente e priva di difetti, viene da pensare che sia attirato dalla bellezza.” “Ha uno strano modo di dimostrarlo,” disse qualcuno. “Il che mi riporta alla teoria che forse non aveva l’intenzione di ucciderla.” “Quindi pensi a un appuntamento finito male?” domand? Finley. “Non possiamo ancora esserne certi,” disse. “Ma la mia prima reazione sarebbe no. Se ? stato cos? deliberato e attento con il modo in cui appariva prima di abbandonare il corpo, credo che abbia messo lo stesso tipo di cura nello sceglierla.” “Sceglierla per cosa, Black?” chiese Connelly. “Penso che sia questo che dobbiamo scoprire. Speriamo che la Scientifica abbia delle risposte che ci portino sulla giusta strada.” “Quindi cosa facciamo fino ad allora?” chiese Finley. “Ci diamo dentro,” disse Avery. “Scaviamo pi? a fondo possibile nella vita di Patty Dearborne, sperando di trovare qualche indizio che ci aiuti a scoprire questo tizio prima che lo faccia di nuovo.” Quando la riunione fin?, Avery attravers? la sala conferenze per scambiare due parole con Ramirez. Qualcuno doveva informare i genitori di Patty Dearborne e lei sentiva il bisogno di farlo. Parlare con i genitori distrutti dal dolore, anche se incredibilmente difficile e stancante emotivamente, era uno dei modi migliori per trovare fin da subito degli indizi. Voleva Ramirez con s?, desiderando continuare a lavorare sull’equilibrio tra le loro vite professionali e personali. Era ancora complicato, ma lentamente stavano riuscendo a capire come fare. Prima di raggiungerlo per?, O’Malley entr? nella stanza. Stava parlando a telefono, chiaramente di fretta. Qualsiasi cosa su cui stesse lavorando, doveva essere stato urgente per fargli perdere la riunione sul caso di Patty Dearborne. Si ferm? vicino alla porta, aspett? fino a quando tutti tranne Avery, Ramirez e Connelly se ne furono andati e poi la richiuse. Concluse la chiamata con un rapido e quasi sgarbato: “S?, dopo,” e poi fece un profondo respiro. “Scusate se mi sono perso la riunione,” disse. “? venuto fuori qualcosa di importante?” “No,” rispose Connelly. “Abbiamo identificato la donna e ora dobbiamo informare la sua famiglia. Ci stiamo muovendo con il presupposto che chiunque sia stato lo far? di nuovo.” “Black, mi puoi mandare un breve rapporto per spiegarmi i dettagli?” chiese O’Malley. “S?, signore,” rispose lei. Non le chiedeva mai minuzie di quel tipo. Si domand? se non fosse un altro dei suoi test non particolarmente discreti. Aveva notato che era molto pi? paziente con lei nelle ultime settimane, pi? disposto a concederle maggiori responsabilit? senza interferenze. Era certa che avesse tutto a che vedere con l’offerta di farla sergente. “Mentre siete entrambi qui,” disse O’Malley, guardando sia Avery che Ramirez, “vorrei scambiare qualche parola. Pi? di qualche parola, a dir la verit?… e non ho molto tempo, quindi far? in fretta. Per prima cosa… non ho alcun problema se vi vedete al di fuori del lavoro. Ho pensato molto alla possibilit? di separarvi qui all’A1 ma maledizione, lavorate troppo bene insieme. Quindi finch? riuscite a tollerare le battute e le congetture, rimarrete partner. Va bene?” “S?, signore,” rispose Ramirez. Avery annu? in segno di assenso. “Il prossimo punto… Black. Tutta la faccenda del sergente… mi servir? presto una decisione. Vale a dire nelle prossime quarantotto ore. Ho cercato di essere paziente, di lasciarti elaborare la cosa. Ma sono passati pi? di due mesi. Credo che sia giusto.” “? giusto,” concord? lei. “Le far? sapere qualcosa per domani.” Ramirez le lanci? uno sguardo sorpreso. A essere sincera, la sua risposta aveva sorpreso anche lei stessa. Nel profondo tuttavia, credeva di sapere che cosa voleva. “Ora, a proposito di questo caso della donna nel fiume,” continu? O’Malley. “? ufficialmente tuo, Black. Prendi Ramirez con te, ma rimaniamo professionali.” Avery fu imbarazzata sentendosi arrossire. Ah, accidenti, pens?. Prima un giro di shopping e ora arrossisco per un uomo. Che diavolo mi sta succedendo? Per tornare sull’argomento e non farsi distrarre, Avery riport? il discorso sul caso. “Vorrei essere io a informare la famiglia.” “Possiamo delegarlo a qualcun altro,” sugger? Connelly. “Lo so. Ma per quanto sembri terribile, i genitori che hanno appena ricevuto una notizia del genere di solito sono la migliore fonte di informazioni. Tutto ? ancora vivido e allo scoperto.” “Mio Dio, ? piuttosto spietato,” comment? Connelly. “Ma efficace,” disse O’Malley. “Buona idea, Black. Adesso sono le quattro e cinquanta. Con un po’ di fortuna li troverai mentre escono dal lavoro. Mi assicurer? che qualcuno ti mandi l’indirizzo nei prossimi dieci minuti. Ora datevi da fare. Potete andare.” Avery e Ramirez uscirono dalla sala. Fuori, nell’atrio, gli uomini del turno dalle cinque alle nove stavano iniziando a concludere la giornata. Ma per Avery il lavoro non era affatto finito. In effetti, con il compito incombente di informare dei genitori della morte della loro giovane figlia, sapeva che sarebbe stata una notte terribilmente lunga. CAPITOLO QUATTRO I Dearborne vivevano in una casetta pittoresca a Somerville. Avery lesse le informazioni che le erano state inviate per messaggio e per email mentre Ramirez guidava. Patty Dearborne era stata un’ottima studentessa, all’ultimo anno della BU con l’intenzione di diventare una terapeuta in una azienda di salute comportamentale. Sua madre, Wendy, era un’infermiera del reparto traumatologico che lavorava a turno in due diversi ospedali locali. Il padre di Patty, Richard, era un manager di sviluppo d’impresa in una grande compagnia di telecomunicazioni. Erano una famiglia facoltosa senza alcuna macchia nelle loro fedine. E Avery stava per annunciar loro che la figlia era morta. Non solo morta, ma che era stata abbandonata in un fiume ghiacciato completamente nuda. “Dunque,” esord? Ramirez mentre girava per le stradine rustiche dei quartieri di Somerville. “Hai intenzione di accettare la promozione a sergente?” “Ancora non lo so,” rispose lei. “Qualche idea?” Lei ci riflett? un momento e poi scosse la testa. “Non voglio parlare di questo, adesso. Mi sembra poco importante rispetto a quello che stiamo per fare.” “Ehi, ti sei offerta tu volontaria,” sottoline? il partner. “Lo so,” disse, ancora incerta del motivo. S?, era vero che sarebbe stato utile per ottenere dei buoni indizi, ma sentiva che c’era dell’altro. Patty Dearborne era stata solo tre anni pi? grande di Rose. Era fin troppo facile vedere il volto della figlia su quel corpo gelato. Per qualche strana ragione la spingeva a voler dare lei la notizia alla famiglia. Forse era un impulso materno, ma sentiva di doverlo ai genitori. “Allora lascia che ti faccia una domanda,” continu? lui. “Perch? sei cos? certa che non si tratti di un caso isolato? Magari un ex ragazzo che ha perso la testa. Forse troveremo solo questo corpo e nessun altro.” Lei fece un breve ghigno perch? sapeva che non stava discutendo con lei. Non esattamente. Aveva notato che gli piaceva esaminare i suoi meccanismi mentali. Il rifiuto delle sue teorie era solo un modo per caricarla. “Perch? in base a ci? che sappiamo del corpo, quest’uomo ? stato accurato e meticoloso. Un ex ragazzo infuriato non sarebbe stato tanto attento a non lasciare lividi. Le unghie delle mani e dei piedi sono l’autentico campanello d’allarme per me. Qualcuno si ? preso il proprio tempo per fargliele. Spero che i genitori riusciranno a spiegarci che genere di donna era Patty. Se sapessimo di pi? su di lei, capiremmo esattamente quanta cura del corpo le ? stata dedicata da chi lo ha abbandonato.” “A questo proposito,” disse Ramirez, indicando davanti a loro. “Eccoci qui. Sei pronta?” Lei fece un lungo sospiro tremante. Normalmente amava il suo lavoro ma quella era l’unica parte che detestava. “S?, andiamo,” disse, Prima che Ramirez avesse il tempo di dire un’altra parola, Avery apr? la porta e usc?. Era pronta. *** Avery sapeva che ogni persona rispondeva al dolore in maniera diversa. Fu per quello che non rimase sorpresa quando, quindici minuti dopo, trov? Wendy Dearborne praticamente in stato di shock mentre Richard Dearborne era in preda alla frenesia e al panico. A un certo punto temette che l’uomo sarebbe diventato violento, dopo che ebbe colpito un vaso sul tavolo della cucina mandandolo in pezzi sul pavimento. Il peso della notizia gravava sulla stanza. Avery e Ramirez erano rimasti quieti, parlando solo per rispondere alle domande. Nel silenzio, Avery vide due foto di Patty nel soggiorno; una era sulla mensola sopra il camino e l’altra era una tela appesa al muro pi? distante del soggiorno. I sospetti di Avery erano stati giusti. La ragazza era stata assolutamente splendida. In quel momento Wendy e Richard erano entrambi seduti sul divano del soggiorno. Wendy aveva ripreso un labile controllo di s? e di tanto in tanto emetteva qualche singhiozzo disperato, appoggiata alla spalla di Richard. Con le lacrime che gli rigavano il volto, Richard guard? Avery. “Possiamo vederla? Quando possiamo vederla?” “Adesso la Scientifica sta cercando di determinare cosa possa esserle accaduto. Come potete immaginare, l’acqua fredda e le temperature rigide rendono pi? difficile trovare indizi o prove. Nel frattempo, avrei alcune domande da farvi che potrebbero aiutarci a trovare delle risposte.” Entrambi avevano sul volto espressioni confuse e che esprimevamo l’orrore pi? assoluto, ma era chiaro che Wendy non sarebbe stata di nessun aiuto. Era ammutolita dallo shock, e ogni tanto alzava lo sguardo sulla stanza come per controllare dove si trovasse. “Ovviamente, qualsiasi domanda abbiate,” dichiar? Richard. Avery pens? che in fondo quell’uomo fosse un duro, e forse stava cercando di trovare lui stesso delle risposte. “So che sembrer? una domanda strana,” esord? Avery. “Ma Patty era il tipo di ragazza a cui piaceva prendersi particolare cura di s?, delle sue unghie, o cose del genere?” Richard emise un gemito e scosse la testa. Riprese a piangere ma almeno fu in grado di formare delle parole mentre singhiozzava per prendere fiato. “Niente affatto. A dir la verit? era un po’ un maschiaccio. Normalmente sarebbe stato pi? facile trovarla con le unghie sporche che con lo smalto. Di tanto in tanto si faceva bella, ma solo per le occasioni speciali. A volte prestava molta attenzione ai suoi capelli, ma non ?—non era—una ragazza molto femminile, capisce?” Correggersi su quell’era sembr? rompere qualcosa dentro Richard Dearborne. Avery nascose il proprio sussulto quando anche il suo cuore si spezz? per lui. Bast? per farle decidere di soprassedere sulla domanda seguente che aveva in agenda, una domanda sulla frequenza con cui Patty si depilava le gambe. Avery pens? che presumibilmente, se era un maschiaccio a cui importava poco delle sue unghie, non doveva essere stata costante nella depilazione delle gambe. Non era necessario domandarlo a un uomo che aveva appena perso la figlia. “Sa se avesse qualche nemico? Qualcuno con cui abbia avuto dei problemi?” Gli serv? un istante per assorbire la domanda. Quando alla fine la comprese, la scintilla di rabbia che aveva notato in precedenza torn? negli occhi di Richard Dearborne. Si alz? dal divano ma rimase bloccato dove era dalla stretta della moglie sul suo polso. “Quel figlio di puttana,” sibil? Richard. “S?. Oh, s?, mi viene in mente qualcuno e ci scommetto qualsiasi cosa che… Oh, Dio…” “Signor Dearborne?” chiese Ramirez. Si era alzato lentamente in piedi, forse anticipando uno scatto d’ira da parte dell’uomo. “Allen Haggerty. Era un fidanzato dei tempi del liceo che non si voleva arrendere dopo che le cose erano finite, due anni dopo l’inizio del college.” “Ha causato dei problemi?” domand? Ramirez. “S?. Tanto che Patty ha dovuto chiedere un’ordinanza restrittiva contro di lui. L’aspettava alla fine delle lezioni. La cosa ? peggiorata al punto che Patty ? venuta a vivere qui nell’ultimo anno perch? non si sentiva sicura al dormitorio.” “? mai diventato violento?” chiese Avery. “Se lo ha fatto, Patty non ha mai detto niente. So che ha cercato di toccarla, baci e abbracci e cose cos?. Ma non ha mai detto che ha cercato di colpirla.” “Il biglietto…” La voce di Wendy Dearborne era cos? lieve da somigliare a un refolo di vento. Ancora non aveva guardato Avery o Ramirez. Il suo sguardo era basso, la bocca socchiusa. “Che biglietto?” chiese Avery. “Un biglietto che Patty non ci ha mai mostrato ma che abbiamo trovato nelle sue tasche facendo la lavatrice mentre viveva qui,” disse Richard. “Quel verme ha lasciato un biglietto attaccato alla sua porta del dormitorio. Lei non l’ha mai detto, ma pensiamo che sia stato quello a farle decidere a trasferirsi di nuovo qui. Non me lo ricordo parola per parola ma descriveva come aveva pensato di uccidersi perch? non poteva averla, ma che a volte era anche arrabbiato. C’erano delle cose violente del tipo che se non poteva averla lui non l’avrebbe avuta nessuno.“ “Avete ancora il biglietto?” domand? Avery. “No. Dopo che ne abbiamo parlato con Patty, lo ha gettato via.” “Per quanto tempo ? rimasta qui?” volle sapere Avery. “Fino all’estate scorsa,” rispose Richard. “Poi ha detto che si era stancata di vivere nella paura. Abbiamo deciso che se fosse successo qualcos’altro con Allen, avremmo coinvolto subito la polizia. E ora… ora questo…” Un pesante silenzio cadde nella stanza, fino a quando l’uomo alz? lo sguardo su di loro. Avery percep? tutta la rabbia e il dolore del padre in quello sguardo. “So che ? stato lui,” afferm?. CAPITOLO CINQUE Mentre Avery e Ramirez sorvegliavano il quartiere in cui si trovava la casa di Allen Haggerty, la detective ricevette per email il rapporto della polizia su di lui. Fu sorpresa di trovarci ben poco. Aveva preso tre multe per eccesso di velocit? dall’et? di diciassette anni e quattro anni prima era stato brevemente in arresto per una protesta per lo pi? non violenta a New York, ma niente di serio. Forse ? solo andato un po’ fuori di testa quando Patty ha cercato di lasciarlo, pens?. Sapeva che a volte succedeva. In effetti era una delle scuse principali date dai mariti violenti che picchiavano le mogli. Era una questione di gelosia, di perdita del controllo e di vulnerabilit?. A casa non c’era nessuno, quindi un’ora e mezza dopo aver informato i Dearborne che la loro figlia era morta, emisero un mandato di cattura nei suoi confronti. Mentre perlustravano la zona, Ramirez dimostr? ancora una volta ad Avery quando fosse in sintonia con lei. “Tutta questa faccenda ti fa pensare a Rose, vero?” chiese. “S?,” ammise lei. “Come l’hai capito?” Lui sorrise. “Perch? conosco molto bene la tua faccia. So quando sei arrabbiata, so quando sei in imbarazzo, a disagio e felice. Ho anche notato con quanta velocit? hai distolto lo sguardo dalle foto di Patty a casa dei Dearborne. Patty non era tanto pi? grande di Rose. ? per questo che hai insistito per informare i suoi genitori?” “S?. Bella intuizione.” “Mi succede, di tanto in tanto,” rispose lui. Dovettero aspettare le 10:08 perch? il cellulare di Avery squillasse. Connelly era in linea, sembrava stanco ma anche emozionato. “Abbiamo trovato Allen Haggerty che usciva da un bar nel Leather District,” disse. “Due agenti lo stanno trattenendo per voi. In quanto tempo potete essere l??” Il Leather District, pens? lei. Un’ora fa io e Rose eravamo l?, a pensare a quanto stanno andando bene le nostre vite e al modo in cui stiamo riparando il nostro rapporto. E ora, in quello stesso posto c’? un potenziale assassino. ?… strano. Come se fossi tornata all’inizio, in un certo modo. “Black?” “Dieci minuti,” rispose. “Dove ? il bar?” Si segn? l’informazione e in men che non si dica, Ramirez part? verso la stessa parte della citt? dove, meno di dodici ore prima, lei si era goduta del tempo insieme alla figlia. La consapevolezza che si trattava di qualcosa che Wendy Dearborne non avrebbe mai pi? potuto fare le stringeva il cuore. E la faceva anche arrabbiare. A dirla tutta, non vedeva l’ora di torchiare quel figlio di puttana. *** I due agenti che avevano trovato Allen Haggerty sembrarono felici di affidarlo ad altri. Uno dei due era un uomo che Avery aveva imparato a conoscere piuttosto bene—un agente anziano che probabilmente sarebbe andato a breve in pensione. Si chiamava Andy Liu e sembrava avere sempre un sorriso sul volto. Ma non in quel momento. In quel momento sembrava irritato. I quattro si incontrarono davanti alla volante della polizia di Andy Liu. Dal sedile posteriore, Allen Haggerty guard? verso di loro, confuso e chiaramente arrabbiato. Qualche passante in strada diretto per locali, essendo venerd? sera, cerc? di capire che cosa stava succedendo senza farsi notare. “Vi ha dato dei problemi?” chiese Ramirez. “No, no,” rispose il partner di Andy. “? solo un po’ ubriaco. Stavamo per portarlo al distretto e metterlo in una stanza per gli interrogatori, ma O’Malley ha detto che voleva che gli parlassi tu, prima di prendere delle decisioni.” “Sa perch? lo avete fermato?” chiese Avery. “Gli abbiamo detto della morte di Patty Dearborne,” rispose Andy. “E a quel punto ? impazzito. Ho cercato di mantenere la situazione civile al bar ma alla fine ho dovuto ammanettarlo.” “Va bene,” disse Avery. Riguard? nel retro della volante e si accigli?. “Vi dispiace se prendiamo in prestito la vostra auto per un momento?” “Fate pure,” disse Andy. Avery prese il lato dell’autista mentre Ramirez saliva nel sedile del passeggero. Si voltarono di lato per poter guardare con facilit? Allen sui sedili posteriori. “Quindi come ? successo?” chiese Allen. “Come ? morta?” “Non ? ancora chiaro,” rispose Avery, non vedendo alcun motivo per rimanere sul vago con lui. Aveva imparato da tempo che l’onest? era il miglior approccio se voleva riuscire a capire un potenziale sospetto. “Il suo corpo ? stato scoperto in un fiume congelato, sotto il ghiaccio. Non abbiamo informazioni sufficienti per sapere se ? stato quello a ucciderla o se ? stata uccisa prima di essere gettata in acqua.” Forse sono stata un po’ dura, pens? Avery guardando lo shock dipingersi sul volto di Allen. Tuttavia, vedere quell’espressione genuina sulla sua faccia le diede la sensazione che Allen Haggerty non fosse coinvolto nella morte di Patty. “Quando ? stata l’ultima volta che l’hai vista?” chiese Avery. Chiaramente per lui era difficile pensarci. Avery era abbastanza certa che prima della fine della serata, Allen avrebbe pianto molte lacrime sul suo amore perduto e ormai deceduto. “Un po’ pi? di un anno fa, credo,” rispose alla fine. “Ed ? stato solo per caso. Mi sono imbattuto in lei mentre usciva dal supermercato. Ci siamo guardati per circa due secondi e poi se n’? andata via in fretta. E non posso fargliene una colpa: sono stato uno stronzo. Ero piuttosto ossessionato.” “E da allora non avete avuto pi? alcun contatto?” chiese Avery. “Nessuno, io ho affrontato la realt? della situazione. E lei non voleva pi? avere niente a che fare con me. Essere ossessionato da qualcuno non ? il modo giusto per conquistarlo, sa?” “Che tu sappia c’? qualcuno nella sua vita che potrebbe essere capace di fare una cosa del genere?” domand? Ramirez. Ancora una volta, dagli occhi di Allen traspar? la sua fatica ad affrontare la situazione. Mentre rifletteva, il telefono di Avery squill?. Lanci? un’occhiata allo schermo e vide che era O’Malley. “S??” chiese, rispondendo rapidamente. “Dove sei?” volle sapere lui. “Sto parlando con l’ex ragazzo.” “? possibile che sia lui quello che cerchiamo?” “Ne dubito fortemente,” disse Avery, continuando a guardare il dolore che emergeva sul volto di Allen, sul sedile posteriore. “Bene, ho subito bisogno di te alla centrale.” “Va tutto bene?” chiese lei. “Dipende da come la vedi,” rispose O’Malley. “Abbiamo appena ricevuto una lettera dal killer.” CAPITOLO SEI Persino prima che Avery e Ramirez riuscissero a entrare nel distretto, la detective cap? che la situazione gli era sfuggita di mano. Dovette guidare con estrema cautela l’auto dentro il parcheggio dell’A1 per evitare di colpire giornalisti o furgoni del notiziario. Il posto era un baraccone e non erano nemmeno entrati. “Andiamo male,” comment? Ramirez. “Gi?,” rispose lei. “Come ha fatto la stampa a sapere della lettera se ? arrivata direttamente in centrale?” Ramirez pot? solo scrollare le spalle mentre uscivano dall’auto e si affrettavano dentro. Qualche giornalista si mise in mezzo, uno praticamente si par? davanti ad Avery. Lei quasi lo colp? ma riusc? a evitarlo appena in tempo. Lo sent? darle della stronza sottovoce ma era l’ultimo dei suoi problemi. Faticosamente arrivarono alla porta, con i giornalisti che reclamavano a gran voce dei commenti e i flash che lampeggiavano. Avery si sent? ribollire il sangue; in quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per poter sferrare un pugno sul naso a uno di quei reporter ficcanaso. Quando finalmente furono dentro la centrale, con le porte saldamente chiuse alle loro spalle, vide che all’interno la situazione non era migliore. Aveva gi? visto l’A1 in uno stato di emergenza e caos, ma quello era qualcosa di nuovo. Forse c’? una talpa all’A1, pens? Avery mentre si dirigeva in fretta verso l’ufficio di Connelly. Prima di raggiungerlo per?, vide il supervisore attraversare a grandi passi il corridoio. O’Malley e Finley stavano marciando dietro di lui. “Sala delle conferenze,” ordin? seccamente Connelly. Avery annu?, girando a destra dopo aver fatto qualche passo nel corridoio. Not? che nessun altro indugiava attorno alla porta della sala conferenze, che significava che la riunione sarebbe stata per pochi. E quel tipo di incontri di solito non era piacevole. Lei e Ramirez seguirono Connelly nella sala. Non appena anche O’Malley e Finley entrarono, Connelly chiuse la porta a chiave. Gett? un foglio di carta sul tavolo della stanza. Era coperto da una busta di plastica trasparente, che lo fece scivolare quasi perfettamente in direzione di Avery. Lei lo sollev? con attenzione e lo guard?. “Leggilo e basta,” ordin? Connelly. Era frustrato e sembrava un po’ pallido. Aveva i capelli in disordine e c’era uno sguardo selvaggio nei suoi occhi. Avery fece come le aveva detto. Senza estrarre il foglio, lesse la lettera. Con ogni parola che leggeva, la stanza sembr? diventare pi? fredda. Il ghiaccio ? magnifico, ma uccide. Pensate allo splendido scintillio di un sottile strato di brina sul parabrezza durante una mattina in autunno inoltrato. Quella stessa brina tanto bella uccide la vegetazione. ? efficiente nella sua bellezza. E il fiore ritorna… ritorna sempre. Rinascita. Il freddo ? erotico, ma mutila. Immaginate di emergere dal freddo intenso di una tempesta invernale per infilarvi nudi sotto le coperte insieme a un amante. Sentite gi? freddo? Riuscite a sentire il gelo dovuto a un’intelligenza superiore alla vostra? Ce ne saranno altri. Altri corpi freddi, che galleggiano nella non vita. Vi sfido a cercare di fermarmi. Soccomberete al freddo prima di trovarmi. E mentre gelate, chiedendovi che cosa ? successo, proprio come i fiori appesantiti dal ghiaccio, io me ne sar? andato da tempo. “Quando ? arrivata?” chiese Avery, riappoggiando la lettera sul tavolo perch? anche Ramirez potesse leggerla. “Oggi, non sappiamo bene quando,” rispose Connelly. “La busta ? stata aperta solo un’ora fa.” “Come diavolo fa la stampa a saperlo gi??” domand? Ramirez. “Perch? anche ogni notiziario televisivo locale ne ha ricevuto una copia.” “Merda,“ replic? Ramirez. “Sappiamo quando sono arrivate le copie alla stampa?” chiese Avery. “? stata spedita per email un po’ pi? di un’ora fa. Crediamolo abbia fatto perch? cos? sarebbe arrivata in tempo per il notiziario delle undici.” “Da dove ? stata spedita?” “Oh, ? questa la parte incasinata…beh, una delle parti incasinate,” disse O’Malley. “L’indirizzo email ? registrato a nome di una donna chiamata Mildred Spencer. ? una vedova di settantadue anni che si ? fatta una mail solo per rimanere in contatto con i nipoti. Abbiamo mandato qualcuno a parlare con lei, ma tutti i segni indicano che l’account ? stato hackerato.” “Possiamo risalire da chi?” chiese Avery. “Nessuno all’A1 ha questa abilit?. Abbiamo chiamato la polizia federale per cercare di capirci qualcosa.” Ramirez aveva finito con la lettera e la fece scivolare di nuovo al centro del tavolo. Avery la prese di nuovo e la studi? una seconda volta. Non la lesse, si limit? a esaminarla: la carta, la calligrafia e lo strano posizionamento delle frasi sul foglio. “Qualche idea iniziale, Black?” domand? Connelly. “Qualcuna. Per prima cosa, dove ? la busta con cui ? arrivata?” “Sulla mia scrivania. Finley, corri a prenderla, vuoi?” Finley fece come gli era stato chiesto mentre Avery continuava a analizzare la lettera. La calligrafia era molto ordinata ma in qualche modo anche infantile. Sembrava che qualcuno si fosse impegnato per perfezionarla. Qualche parola chiave le salt? all’occhio per la sua stranezza. “Che altro?” chiese Connelly. “Beh, ci sono degli altri dettagli, cos? su due piedi. Il fatto che ci abbia mandato una lettera significa che vuole che sappiamo che ? stato lui, senza svelarci la sua identit?. Quindi, anche se per lui non si trattasse di un gioco, ne vuole avere il merito. Inoltre gli piace essere inseguito. Vuole che gli diamo la caccia.” “C’? qualche indizio?” volle sapere O’Malley. “L’ho riguardata almeno una decina di volte e non ho trovato niente.” “Dunque, il modo di esprimersi ? strano in alcuni punti. L’accenno a un parabrezza in una lettera in cui gli unici oggetti concreti di cui parla sono fiori e le coperte di un letto ? strano. Credo che valga anche la pena notare che usa le parole erotico e amante. Se le uniamo al fatto che la vittima che abbiamo trovato oggi fosse una bellissima ragazza ? significativo. Mi disturba anche l’uso delle parole non vita e rinascita. Ma potremmo andare avanti cos? in un miliardo di modi diversi fino a quando non ne sapremo di pi?.” “Qualcos’altro?” chiese Ramirez con il suo solito sorrisetto stampato sul volto. Adorava vederla cos? concentrata. Lei cerc? di allontanare quel pensiero, e di andare avanti. “Il modo in cui interrompe le righe… ? quasi come se fossero le strofe frammentate di una poesia. Quasi tutte le lettere che ho visto in vecchi casi in cui il killer ha contattato la polizia o la stampa erano semplici blocchi di testo.” “E questo sarebbe un indizio?” comment? Connelly. “Potrebbe non esserlo,” rispose Avery. “Sto semplicemente buttando gi? delle idee.” Qualcuno buss? alla porta. Connelly la apr? e Finley rientr?. Chiuse la porta alle sue spalle, girando la serratura. Appoggi? con attenzione la busta sul tavolo. Non aveva niente di particolare. L’indirizzo della centrale era stato scritto con la stessa calligrafia perfezionata con cura che era sulla lettera. Non c’era il mittente e un francobollo valido per sempre era incollato sull’angolo sinistro. Il timbro postale era in alto e sulla sinistra della busta, con i bordi che sfioravano il francobollo. “Viene dal codice postale 02199,” disse O’Malley. “Ma non significa niente. L’assassino potrebbe essersi allontanato di chilometri dal suo territorio per spedirla.” “? vero,” conferm? Avery. “E questo tizio sembra troppo furbo e determinato per portarci a lui con un codice postale. Ci avrebbe pensato. Il codice postale ? un vicolo cieco, posso garantirlo.” “Quindi che cosa abbiamo per andare avanti con le indagini?” chiese Finley. “Beh,” disse Avery, “Questo tizio sembra essere interessato al freddo e al ghiaccio in particolare. E non solo perch? ? l? che abbiamo trovato il corpo. ? in tutta la lettera. Sembra avere una fissazione. Quindi mi chiedo… possiamo ricercare qualsiasi cosa che abbia a che vedere con il ghiaccio o il freddo? Piste da pattinaggio sul ghiaccio, celle frigorifere, laboratori, qualsiasi cosa.” “Sei sicura che il luogo non sia intenzionale?” insistette Connelly. “Se vuole essere riconosciuto, magari il codice postale ? un suo biglietto da visita.” “No, non ne sono sicura. Per niente. Ma se riusciamo a trovare una compagnia o qualche organizzazione che c’entri con il ghiaccio o il freddo all’interno di quel codice, magari iniziamo da l?.” “Okay,” disse Finley. “Quindi dobbiamo controllare anche le telecamere di sicurezza intorno agli uffici postali e ai depositi?” “Dio, no,” disse Connelly. “Ci vorrebbe troppo tempo e non sarebbe possibile risalire a quando la lettera ? stata spedita.” “Ci serve una lista di quelle compagnie e organizzazioni,” ripet? Avery. “? il modo migliore per iniziare. A qualcuno ne vengono in mente, cos? su due piedi?” Dopo qualche istante di silenzio, Connelly emise un sospiro. “Non ne conosco nessuna,” rispose. “Ma posso farti avere una lista entro mezz’ora. Finley, puoi mettere qualcuno a lavoro su questa ricerca?” “Subito,” disse lui. Una volta che fu di nuovo fuori dalla stanza, Avery alz? un sopracciglio in direzione di Connelly. “Adesso Finley ? diventato un fattorino?” “Niente affatto. Non sei l’unica in lizza per una promozione. Sto cercando di coinvolgerlo in ogni aspetto di un caso ad alto profilo. E come sai, lui ti considera la migliore quindi gli sto dando un’occasione con questo.” “E perch? ci siamo chiusi a chiave nella sala conferenze?” chiese lei. “Perch? la stampa ? gi? all’erta. Non voglio correre alcun rischio con delle cimici nelle stanze o delle intercettazioni telefoniche.” “Mi sembra paranoico,” comment? Ramirez. “Mi sembra furbo,” replic? Connelly con una certa cattiveria. Per evitare uno scontro tra i due uomini, Avery attir? la lettera a s?. “Vi dispiace se studio un altro po’ la lettera mentre aspettiamo i risultati?” “Fai pure. Preferirei che riuscissimo a cavare un ragno dal buco qui all’A1, prima che i media la sbattano su tutti i canali e qualche nerd ci risolva il caso dalla sua cameretta.” “Dobbiamo affidarla alla Scientifica. Dovranno fare un’analisi della calligrafia. La busta deve essere controllata alla ricerca di qualsiasi prova: impronte digitali, filamenti di polvere, tutto.” “? stata informata e la lettera andr? in mano loro non appena tu avrai finito qui.” “Devono fare in fretta,” continu? lei. “Lo so che scherzavi sulla possibilit? che qualche nerd risolva il caso, ma ? una preoccupazione legittima. Quando questa cosa finir? sui social media, chiss? che razza di occhi e menti l’analizzeranno.” Mentre iniziava a dare uno sguardo pi? da vicino alla lettera, Finley torn? nella sala. “? stato veloce,” comment? O’Malley. “Beh, a quanto pare una delle agenti alla centrale operativa ha il padre che lavora vicino al Prudential Center. E a proposito, si trova all’interno del codice postale 02199. Forse ? solo una coincidenza, ma non si sa mai. In ogni caso, suo padre lavora in un laboratorio da quelle parti. Dice che fanno degli esperimenti pazzeschi con la meccanica quantistica e cose del genere. ? una specie di dipartimento della facolt? di tecnologia della Boston University.” “Meccanica quantistica?” chiese O’Malley. “Non c'entra con il nostro uomo, giusto?” “Dipende dagli esperimenti,” disse Avery, subito interessata. “Non sono un’esperta in questo campo, ma so per certo che esistono alcune aree della meccanica quantistica che affrontano le temperature estreme. Qualcosa a che fare con la ricerca della durabilit? e dei punti centrali di origine di diversi tipi di materia.” “Come diavolo fai a sapere tutte queste cose?” domand? Connelly. Lei scroll? le spalle. “Al college guardavo spesso Discovery Channel. Immagino che certe cose ti rimangano in testa.” “Beh, vale la pena indagare,” disse il supervisore. “Troviamo qualche informazione sul laboratorio e andiamo l? a parlare con i responsabili.” “Posso occuparmene io,” disse Avery. “Nel frattempo,” continu? Connelly, guardando l’orologio, “il notiziario serale mander? in onda la notizia tra tre minuti. Sintonizziamoci e vediamo che casino ci combina la stampa con questo caso.” Usc? come una furia dalla sala delle conferenze, con O’Malley alle calcagna. Finley lanci? uno sguardo di scuse ad Avery e poi li segu?. Ramirez studi? la lettera da sopra una spalla della partner scuotendo la testa. “Secondo te questo tizio ? pazzo o vuole solo che pensiamo che lo sia?” Le domand?. “Non ne sono ancora sicura,” disse lei, rileggendo la criptica lettera. “Ma so che questo laboratorio ? il posto perfetto per iniziare le indagini.” CAPITOLO SETTE La Esben Technologies era nascosta tra altri palazzi dall’aria comune a circa due chilometri e mezzo dal Prudential Center, l’intero quartiere essenzialmente una fila di edifici grigi senza alcun segno distintivo. La Esben Technologies occupava il palazzo centrale, che sembrava identico a quelli circostanti, e non aveva per niente l’aria del laboratorio. Mentre Avery entrava insieme a Ramirez, not? che l’ingresso era costituito da poco di pi? di un magnifico parquet, illuminato dal sole del mattino che si riversava all’interno da un lucernario posto in alto. Vicino alla parete interna si trovava un’enorme scrivania. A un capo, una donna stava scrivendo a computer. All’altro, un’altra receptionist stava compilando un modulo di qualche tipo. Quando Avery e Ramirez entrarono, la seconda donna alz? lo sguardo e fece loro un sorriso di circostanza. “Io sono la detective Black e questo ? il detective Ramirez,” si present? Avery avvicinandosi alla donna. “Vorremmo parlare con chiunque sia il responsabile qui dentro.” “Beh, il supervisore di tutta la squadra vive in Colorado, ma l’uomo che manda avanti la baracca dovrebbe essere in ufficio.” “Lui andr? benissimo,” rispose Avery. “Un momento,” disse la receptionist, alzandosi in piedi e attraversando una grande porta di quercia all’estremit? della sala. Quando si fu allontanata, Ramirez si avvicin? ad Avery, tenendo la voce bassa per via dell’altra donna che era rimasta al bancone dietro al suo computer. “Ma prima di oggi tu lo sapevi che qui ci fosse un posto del genere?” chiese. “Assolutamente no. Ma immagino che il basso profilo abbia un senso; i centri tecnologici collegati alle universit? ma che si trovano fuori dai campus di solito cercano di non farsi notare.” “Sempre Discovery Channel?” chiese lui. “No. Semplici ricerche.” Pass? poco meno di un minuto perch? la donna ritornasse. Quando lo fece, era insieme a un uomo. Indossava una camicia e pantaloni khaki. Un lungo camice bianco che somigliava a quello che spesso indossavano i dottori copriva parzialmente il tutto. Sul suo volto c’era un’espressione di ansia e preoccupazione che sembrava accresciuta dagli occhiali che portava. “Salve,” disse, avvicinandosi ad Avery e a Ramirez. Tese una mano per una stretta e si present?: “Sono Hal Bryson. Cosa posso fare per aiutarvi?” “Lei qui ? il supervisore?” domand? Avery. “Pi? o meno. Qui dentro lavoriamo solo in quattro. Facciamo a turno ma s?, sono io che controllo gli esperimenti e i dati.” “E che genere di lavoro svolgete qui?” chiese Avery. “Molte cose diverse,” rispose Bryson. “A rischio di sembrare esigente, se poteste dirmi perch? siete venuti qui, potrei essere un po’ pi? preciso.” Avery tenne bassa la voce, non volendo che le donne alla scrivania la sentissero. E dato che era chiaro che Bryson non aveva alcuna intenzione di invitarli a entrare oltre il foyer, cap? che avrebbero dovuto tenere quella conversazione l? dove erano. “Stiamo indagando su un caso in cui il sospetto sembra avere un interesse per il freddo e le temperature basse,” spieg?. “Ieri ha mandato una lettera di sfida alla centrale di polizia. Stiamo cogliendo l’occasione per capire se qui svolgete delle ricerche che possano essere collegate alle nostre indagini. ? un caso molto particolare quindi stiamo partendo dall’unico indizio vero e proprio che abbiamo, il freddo.” “Capisco,” disse Bryson. “Beh, in effetti ci sono diversi esperimenti che hanno luogo qui che coinvolgono le temperature estremamente basse. Potrei accompagnarvi in laboratorio per farvi vedere ma dovrei insistere che siate totalmente igienizzati e che indossiate una protezione appropriata.” “Lo apprezzo,” replic? Avery. “E forse pi? tardi accetteremo. Speriamo di non esserne costretti. Ma potrebbe riassumerci alcuni di questi esperimenti?” “Ma certo,” esclam? Bryson. Sembrava felice di poterli aiutare e assunse l’atteggiamento di un insegnante che iniziava la spiegazione. “La maggior parte dei test e del lavoro che facciamo qui che usa le temperature basse ? teso a superare ci? che ? conosciuto come il limite quantistico. Questo limite ? una temperatura appena sopra lo zero assoluto, circa diecimila volte pi? freddo delle temperature che si incontrano nel vuoto spaziale.” “E quale ? lo scopo di uno studio di questo tipo?” chiese Ramirez. “Aiutare la ricerca e lo sviluppo di sensori ipersensibili per un lavoro ancora pi? avanzato. ? anche un ottimo modo per comprendere la struttura di certi elementi e come rispondono a simili temperature estreme.” “E siete in grado di raggiungere queste temperature qui, in questo edificio?” indag? Ramirez. “No, non nei nostri laboratori. Siamo solo un’estensione del National Institute of Standards and Technology di Boulder. Ma possiamo arrivarci abbastanza vicini.” “E dice che siete solo in quattro,” ripet? Avery. “? sempre stato cos??” “Dunque, circa un anno fa eravamo in cinque. Uno dei miei colleghi si ? dovuto allontanare. Stava iniziando a soffrire di emicranie e di altri problemi di salute. Non si sentiva affatto bene.” “Si ? dimesso per sua scelta?” insistette Avery. “Esatto.” “E potremmo sapere il suo nome, per favore?” Un po’ preoccupato, Bryson disse: “Si chiama James Nguyen. Ma vi prego di perdonarmi se dico che dubito seriamente che sia l’uomo che state cercando. ? sempre stato molto gentile, tranquillo… un uomo pacato. Anche una specie di genio.” “Apprezzo la sua sincerit?,” comment? Avery, “ma dobbiamo controllare ogni pista che ci si presenti. Saprebbe dirci come possiamo contattarlo?” “S?, posso trovarvi questa informazione.” “Quando ? stata l’ultima volta che ha parlato con il signor Nguyen?” “Saranno almeno… oh, non lo so… otto mesi fa, direi. Solo una telefonata per sapere come stava.” “E come stava?” “Bene, da quello che ho capito. Stava lavorando come editore e ricercatore per una rivista scientifica.” “Grazie per il suo tempo, signor Bryson. Se potesse trovare i contatti del signor Nguyen, sarebbe molto utile.” “Certo,” disse lui, sembrando piuttosto triste. “Un momento.” Bryson si diresse verso la receptionist dietro il computer e le disse qualcosa a bassa voce. La donna annu? e inizi? a battere sulla tastiera. Mentre aspettavano, Ramirez si avvicin? ancora una volta ad Avery. Era una strana sensazione, rimanere professionale mentre lui le era tanto vicino le risultava difficile. “Meccanica quantistica?” disse. “Vuoto spaziale? Credo che potrebbe essere fuori dalla mia portata.” Lei gli sorrise, trattenendosi a fatica dal baciarlo. Fece del suo meglio per rimanere concentrata mentre Bryson tornava da loro con in mano un foglio di carta stampato. “? anche fuori dalla mia,” sussurr? a Ramirez, facendogli un altro rapido sorriso. “Ma di certo non mi dispiace cercare di capirci qualcosa.” *** Certi giorni Avery era sorpresa da quanto le cose filassero lisce e senza problemi. Bryson aveva dato loro il numero di telefono, l’indirizzo email e di casa di James Nguyen. Avery aveva chiamato l’uomo e non solo le aveva risposto, ma aveva invitato i due detective a casa sua. Era sembrato persino felice di farlo, in effetti. Quindi quando lei e Ramirez si diressero verso la sua porta d’ingresso, quaranta minuti dopo, non pot? evitare di sospettare che stessero perdendo il loro tempo. Nguyen viveva in una magnifica casa a due piani a Beacon Hill. Apparentemente la carriera nelle scienze aveva dato i suoi frutti. A volte Avery provava ammirazione per le persone con una mente scientifica e matematica. Le piaceva leggere testi scritti da loro o ascoltarli parlare (una delle ragioni per cui era stata tanto attratta da cose come il Discovery Channel e le riviste Scientific American che di tanto in tanto sfogliava nella biblioteca del college). Sotto la veranda, Ramirez buss? alla porta. Nguyen gli rispose praticamente subito. Sembrava essere sulla cinquantina. Indossava una maglietta dei Celtics e un paio di pantaloncini sportivi. Sembrava informale, calmo e quasi allegro. Essendosi gi? presentati a telefono, Nguyen li invit? in casa. Entrarono in un ingresso elaborato che conduceva in una grande zona soggiorno. Sembrava che Nguyen si fosse preparato per il loro arrivo: aveva sistemato bagels e tazze di caff? su quello che a prima vista era un tavolino estremamente costoso. “Prego, accomodatevi,” disse lo scienziato. Avery e Ramirez si sedettero sul divano di fronte al tavolino mentre Nguyen si accomodava sulla poltrona davanti a loro. “Servitevi pure,” disse Nguyen, facendo un cenno verso il caff? e i bagel. “Ora, cosa posso fare per voi?” “Beh, come ho detto a telefono,” esord? Avery, “abbiamo parlato con Hal Bryson e ci ha detto che ha dovuto allontanarsi dal suo lavoro alla Esben Technologies. Potrebbe parlarcene?” “S?. Sfortunatamente stavo dedicando troppo tempo ed energie al lavoro. Ho iniziato a vederci doppio e ad avere delle cefalee a grappolo. Lavoravo ottantasei ore alla settimana per periodi che andavano dai sette agli otto mesi alla volta. Ero ossessionato dal mio lavoro.” “Con quale aspetto del suo lavoro, di preciso?” chiese Avery. “Ripensandoci, davvero non saprei dirglielo,” rispose lui. “Era semplicemente la consapevolezza di essere vicinissimo a creare delle temperature in laboratorio somiglianti a quelle che si sarebbero potute percepire nello spazio. Trovare dei modi per manipolare gli elementi con le temperature… c’? qualcosa di divino in ci?. Pu? diventare assuefacente. Non l’ho capito fino a quando non ? stato troppo tardi.” Di certo la sua ossessione per il lavoro corrisponde alla descrizione di chiunque stiamo cercando, pens? Avery. Tuttavia, dopo aver parlato con Nguyen per un totale di due minuti, era certa che Bryson avesse avuto ragione. Era impossibile che fosse stato lui. “Su cosa stavate lavorando esattamente quando ha smesso?” gli chiese. “? piuttosto complicato,” disse lui. “E da allora sono andato oltre. Ma essenzialmente, stavo cercando di rimuovere il calore residuo causato quando gli atomi perdono la loro velocit? durante il processo di raffreddamento. Mi stavo destreggiando tra unit? quantistiche di vibrazioni e fotoni. Attualmente, da quanto ne so, ? stato tutto perfezionato dai nostri colleghi a Boulder, ma all’epoca stavo letteralmente impazzendo!” “Oltre al lavoro che sta facendo per la rivista e le cose per il college, sta ancora seguendo degli studi?” “Mi diletto qua e l?,” disse lui. “Ma sono solo cose a casa. Ho un mio laboratorio privato in uno spazio in affitto qualche strada pi? in l?, ma non ? niente di serio. Vorreste vederlo?” Avery intu? che non si trattava di un tranello o di falso entusiasmo. Nguyen era ovviamente molto appassionato del lavoro che un tempo aveva svolto. E pi? parlava di ci? che aveva fatto, pi? sprofondavano nel mondo della meccanica quantistica—un argomento a chilometri di distanza da un folle assassino che abbandonava un corpo in un fiume ghiacciato. Avery e Ramirez si scambiarono uno sguardo, che lei concluse con un cenno del capo. “Bene, signor Nguyen,” disse, “apprezziamo molto che ci abbia dedicato il suo tempo. Mi lasci concludere con un’ultima domanda: durante il tempo passato in laboratorio, ha mai incontrato qualcuno, un collega, uno studente, chiunque, che le sia sembrato eccentrico o un po’ strano?” Nguyen si prese qualche momento per riflettere ma poi scosse il capo. “Nessuno che mi venga in mente. Ma d’altra parte noi scienziati siamo tutti un po’ eccentrici. Ma se mi viene qualche idea, le far? sapere.” “Grazie.” “E se voi cambiaste idea e voleste vedere il mio laboratorio, ditemelo pure.” Appassionato del suo lavoro e solo, pens? Avery. Accidenti… come me fino a qualche mese fa. Lo capiva. E fu per quello che accett? con gioia il biglietto da visita di Nguyen quando lui glielo offr? davanti all’ingresso. L’uomo chiuse la porta mentre Avery e Ramirez scendevano le scale della veranda e tornavano all’auto. “Hai capito qualcosa di quello che ha detto?” chiese Ramirez. “Molto poco,” rispose lei. La verit? era che aveva detto una cosa in particolare che le era rimasta in testa. Non le aveva fatto pensare che Nguyen dovesse essere ulteriormente indagato, ma le aveva dato un nuovo indizio su come vedere il loro killer. Trovare modi di manipolare gli elementi con le temperature, aveva detto Nguyen. C’? qualcosa di divino in ci?. Forse il nostro assassino sta mettendo in piedi una specie di fantasia di divinit?, pens?. E se pensa di essere un dio, potrebbe essere pi? pericoloso di quanto pensiamo. CAPITOLO OTTO Il criceto sembrava un blocco di ghiaccio peloso quando lo estrasse dal freezer. Anche al tatto sembrava un blocco di ghiaccio. Non riusc? a trattenere una risatina davanti al suono tintinnante che emise quando lo appoggi? sulla teglia da forno. Le sue zampine erano stese per aria, in netto contrasto con il modo in cui si erano agitate avanti e indietro per il panico quando lo aveva messo dentro al freezer. Era successo tre giorni prima. Da allora, la polizia aveva scoperto il corpo della ragazza nel fiume. Lui era rimasto sorpreso di quanto si fosse mosso il cadavere. Fino a Watertown. E il nome della ragazza era Patty Dearborne. Sembrava pretenzioso. Ma accidenti se era stata bella. Pens? pigramente a Patty Dearborne, la ragazza che aveva catturato ai confini del campus della BU, mentre passava un dito sulla pancia ghiacciata del criceto. Era stato molto nervoso, ma era stato piuttosto facile. Ovviamente non aveva avuto intenzione di ucciderla. Le cose gli erano sfuggite di mano. Ma poi… era come se tutto avesse acquistato un senso. La bellezza poteva essere presa, ma non in una maniera mortale. Anche da morta Patty Dearborne era stata bellissima. Non appena l’aveva spogliata, aveva scoperto che la ragazza era praticamente priva di difetti. Aveva un neo in basso sulla schiena e una piccola cicatrice lungo la caviglia. Ma a parte quelli, era perfetta. Aveva abbandonato Patty nel fiume e quando la ragazza aveva colpito l’acqua gelida, era stata gi? morta. Aveva guardato le notizie con grande anticipazione, chiedendosi se sarebbero stati in grado di portarla indietro… domandandosi se il ghiaccio che l’aveva avvolta in quei due giorni in qualche modo l’avesse conservata. Ovviamente non era stato cos?. Sono stato negligente, pens?, guardando il criceto. Ci vorr? del tempo, ma capir? come fare. Sperava che il criceto facesse parte del processo. Con lo sguardo ancora fisso sul piccolo corpicino ghiacciato, prese due cuscini termici dal bancone della cucina. Erano il genere di attrezzatura usata dagli atleti per riscaldare i muscoli e promuovere il rilassamento in uno stiramento. Ne mise uno sotto il corpo e l’altro sulle sue rigide zampette e sul posteriore gelato. Era sicuro che gli sarebbe servito un po’ di tempo. Ne aveva molto a disposizione… non aveva alcuna fretta. Stava cercando di ingannare la morte e sapeva che non sarebbe andata da nessuna parte. Con quel pensiero in mente, riemp? l’appartamento con una stridula risata da strega. Dopo un’ultima occhiata al criceto, and? in camera da letto. Era piuttosto ordinata, cos? come il bagno adiacente. Vi entr? e si lav? le mani con l’efficienza di un chirurgo. Poi si guard? allo specchio e fiss? il proprio volto—un volto che a volte riteneva quello di un mostro. C’era un danno irreparabile sul lato sinistro della sua faccia. Iniziava appena sotto l’occhio e continuava fino al labbro inferiore. Anche se la maggior parte della pelle e dei tessuti era stata salvata durante la sua giovinezza, su quel lato del volto c’era una cicatrice permanente e uno scolorimento. Oltretutto la sua bocca sembrava permanentemente paralizzata in una smorfia. All’et? di trentanove anni, aveva smesso di preoccuparsi di quanto fosse sgradevole alla vista. Era quello che era. Una pessima madre aveva provocato quell’orrore sfigurato. Ma andava bene lo stesso… si stava impegnando per aggiustarlo. Guard? il riflesso storpio allo specchio e sorrise. Avrebbero potuto volerci anni per capirlo, ma andava bene. “I criceti costano cinque dollari l’uno,” disse al bagno vuoto. “E ci sono moltissime di quelle belle studentesse del college.” Aveva svolto delle ricerche, principalmente in forum per infermieri e studenti di medicina. Supponeva che se voleva che l’esperimento con il criceto avesse successo, i cuscini termici sarebbero dovuti rimanere al loro posto per circa quaranta minuti. Doveva riscaldarsi lentamente, in modo da non turbare o sboccare il cuore congelato. Pass? quei quaranta minuti guardando il notiziario. Vide qualche breve servizio su Patty Dearborne. Impar? che Patty aveva frequentato la BU con l’aspirazione di diventare una psicoterapeuta. Aveva avuto un ragazzo e attualmente i suoi affezionati genitori la stavano piangendo. Li vide in TV, abbracciati e piangenti mentre parlavano alla stampa. Spense la televisione e torn? in cucina. L’odore del criceto che si stava scongelando stava iniziando a riempire la stanza… un odore che non si era aspettato. Corse verso il piccolo corpo e allontan? di colpo i cuscini termici. Il pelo era bruciacchiato e il ventre precedentemente ghiacciato era leggermente ustionato. Colp? il piccolo corpo peloso e grid? quando quello atterr? sul pavimento della cucina, avvolto da una piccola nuvola di fumo che si alzava dalla sua pelliccia. Per un po’ si aggir? per tutto l’appartamento, furibondo. Come al solito, la sua rabbia assoluta era animata dal ricordo del piano cottura di una cucina… che infestava le memorie della sua infanzia con la puzza di pelle bruciata. Le sue grida scemarono, trasformandosi in un broncio e in singhiozzi dopo cinque minuti. Poi, come se non fosse successo niente di fuori dall’ordinario, and? in cucina e sollev? il criceto da terra. Lo gett? nella spazzatura come se fosse immondizia e si lav? le mani nel lavello. Quando ebbe finito stava canticchiando. Prendendo le chiavi dal gancio vicino alla porta, si pass? come al solito la mano libera lungo la cicatrice sul lato sinistro del volto. Chiuse la porta a chiave e scese in strada. L?, nel mezzo di una magnifica mattina invernale, entr? nel suo furgone e imbocc? la strada. Quasi con noncuranza, si guard? nello specchietto retrovisore. La smorfia permanente era ancora l?, ma lui non lasci? che lo scoraggiasse. Aveva del lavoro da fare. *** Sophie Lentz si era stancata delle cazzate delle confraternite. Del resto, si era anche abbastanza stufata di tutte le cazzate del college. Vanit? o meno, sapeva bene che aspetto aveva. C’erano ragazze pi? carine di lei, certo. Ma lei aveva quel classico fascino ispanico, con gli occhi scuri e i capelli nero corvino. Riusciva anche a parlare con l’accento o senza a seconda della necessit?. Era nata in America, cresciuta in Arizona ma secondo sua madre, il suo lato latinoamericano non l’aveva mai abbandonata. Il lato latinoamericano non aveva nemmeno mai lasciato i suoi genitori… persino dopo che si erano trasferiti a New York, la settimana seguente all’ingresso di Sophie alla Emerson. Tuttavia era pi? evidente nel suo aspetto piuttosto che nel suo atteggiamento e nella sua personalit?. E accidenti se l’aveva sfruttato in Arizona. A essere sincera l’aveva sfruttato anche al college. Ma solo durante il primo anno. Aveva sperimentato, ma non quanto sua madre probabilmente pensava. E a quando pareva si era saputo in giro: non serviva molto per portare a letto Sophie Lentz, e quando succedeva era meglio allacciarsi le cinture di sicurezza perch? era scatenata. Supponeva che ci fossero reputazioni peggiori. Ma quella notte le si era ritorto tutto contro. Un tizio, che credeva si chiamasse Kevin, aveva iniziato a baciarla e lei lo aveva lasciato fare. Ma quando erano rimasti da soli e lui si era rifiutato di accettare un no come risposta… La mano destra di Sophie le faceva ancora male. C’era anche del sangue sulle sue nocche. Se lo ripul? sui jeans aderenti, ricordando il suono che aveva fatto il naso di quello stronzo spaccandosi sul suo pugno. Era furiosa ma in fondo si chiedeva anche se un po’ non se lo fosse meritato. Non credeva nel karma ma forse il ruolo della femme fatale che aveva interpretato il semestre precedente le si stava rivoltando contro. Forse stava raccogliendo quello che aveva seminato. Cammin? lungo le strade che attraversavano l’Emerson College, dirigendosi verso il suo appartamento. Quella santarellina della sua compagna di stanza senza dubbio stava studiando per il test del giorno seguente, quindi almeno non sarebbe stata da sola. Era a tre isolati dall’appartamento quando inizi? a provare una strana sensazione. Si guard? alle spalle, certa di essere seguita, ma non c’era nessuno. Riusciva a vedere le silhouette della gente in un piccolo bar a qualche metro di distanza, ma non c’era altro. Fu attraversata da un rapido pensiero malevolo sul tipo di imbecille che beveva caff? alle 11:30 di sera, prima di riprendere a camminare, ancora furiosa per Kevin o come accidenti si chiamava quel tizio. Davanti a lei, fermo a un semaforo, qualcuno ascoltava a volume altissimo dell’orribile hip hop. Il parafango dell’auto vibrava e il basso la infastidiva. Stasera sei una vera stronza, non ? vero, campionessa? disse a se stessa. Guard? la sua mano destra leggermente gonfia e sogghign?. “S?. S?, lo sono.” Quando raggiunse l’incrocio dove era ferma la macchina con la musica, il semaforo cambi? e il veicolo sfrecci? via. Ancora una volta per? prov? quella sensazione inquietante. Si volt? per guardare dietro di s? e di nuovo, non vide niente. In fondo alla strada una coppia camminava mano nella mano. C’erano diverse auto parcheggiate lungo la via e un singolo furgone rosso si stava dirigendo verso il semaforo che aveva appena superato. Forse era solo paranoica perch? un bastardo aveva praticamente provato a stuprarla. Quello, insieme all’adrenalina che le scorreva dentro, creava una combinazione malsana. Doveva solo tornare a casa, lavarsi e andare a letto. Doveva smetterla con tutte quelle stupide feste. Si avvicin? al suo appartamento, desiderando che la sua compagna di stanza non fosse in casa. Le avrebbe fatto un sacco di domande sul perch? fosse tornata cos? presto. Lo faceva perch? era un’impicciona e non aveva una vita sua… non perch? le importasse veramente di lei. Sal? i gradini del suo palazzo. Quando apr? il portone ed entr?, riguard? indietro verso la strada, provando ancora una volta la sensazione di essere osservata. Ma le strade erano vuote; l’unica cosa che vide fu una coppia che pomiciava furiosamente contro un palazzo a tre porte di distanza. Vide anche lo stesso furgone rosso di prima. Era parcheggiato al semaforo, stava semplicemente fermo l?. Sophie si chiese se alla guida ci fosse un qualche pervertito che guardava la sessione di pomiciata contro il palazzo. Sentendo un brivido lungo la schiena, Sophie si avvi? all’interno. Chiuse la porta, lasciandosi l’oscurit? alle spalle. Ma quel senso di inquietudine rimase. *** Si svegli? quando la sua compagna di stanza usc?, la mattina seguente. La stronza impicciona probabilmente era andata a comprare altri mango e papaya per i suoi pretenziosi smoothie alla frutta. Sophie era abbastanza certa che non avesse lezione cos? presto quella mattina. Lanci? un’occhiata all’orologio e scopr? che erano le 10:30. Merda, pens?. Aveva lezione dopo un’ora e non sarebbe mai riuscita ad arrivare in tempo. Doveva fare la doccia, mettere insieme qualcosa per colazione e poi andare al campus. Gemette, chiedendosi come aveva fatto a diventare quel tipo di ragazza. Da quel momento in avanti sarebbe stata solo una civetta? Avrebbe lasciato che i suoi problemi personali le impedissero di studiare e di migliorare la sua vita? Era… Un colpo alla porta d’ingresso interruppe le sue riflessioni. Borbott? e usc? dal letto. Indossava solo un paio di mutandine e una sottile maglietta di cotone, ma non importava. Di certo era la sua coinquilina. L’idiota probabilmente aveva dimenticato il portafoglio. O le chiavi. O qualcos’altro… Un altro colpo, delicato ma insistente. S?… doveva essere la sua coinquilina. Solo lei bussava in quella maniera irritante. “Stai calma,” grid? Sophie. Raggiunse la porta e la apr?, sbloccando la serratura. Si ritrov? faccia a faccia con uno sconosciuto. C’era qualcosa di strano nella sua faccia, quella fu la prima cosa che not?. E l’ultima. Lo sconosciuto irruppe nel suo appartamento, chiudendo in fretta la porta. Prima che Sophie potesse emettere un grido, le mise una mano attorno alla gola e un panno sulla bocca. Inspir? una pesante dose di una qualche sostanza chimica— dall’odore tanto forte che le fece lacrimare gli occhi mentre lottava contro la stretta dello sconosciuto. Rapidamente smise di lottare. Quando l’autentica paura inizi? a farsi strada in lei, il mondo ormai era un vortice buio che attir? Sophie in qualcosa di molto pi? oscuro e definitivo del sonno. CAPITOLO NOVE Avery non era abituata alle notti non passate a sgobbare a lavoro o con la fretta di sbrigare qualcosa. Quindi quando si ritrovava nel bel mezzo di una serata di quel tipo, non era mai certa di come reagire. In quel momento si trovava seduta sul divano, con il cellulare in mano a mandare un messaggio a Rose. Sapeva che se voleva accertarsi che la figlia rimanesse nella sua vita, doveva sforzarsi di renderla una sua priorit?. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=43693031&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.