Русский язык – азы мироздания, Мудрый советчик, целитель и маг Душу согреет, облегчит страдания От мусора в нём остаётся лишь шлак. С азов начинали и ведали буки, Смыслом всегда наполнялись слова, Азбука – это не только звуки, Образы, цели, поступки, дела. Ведай же буквы – письма достояние, Мудрость посланий предков славян, Глагол Божий дар – позна

Il Mostro A Tre Braccia E I Satanassi Di Torino

Il Mostro A Tre Braccia E I Satanassi Di Torino Guido Pagliarino Copyright ?© 2017 Guido Pagliarino All rights reserved Book published by Tektime Guido Pagliarino Il mostro a tre braccia e I satanassi di Torino Due racconti lunghi 3a Edizione Editrice Tektime Racconto "Il mostro a tre braccia" Copyright 1994 Guido Pagliarino Racconto "I satanassi di Torino" Copyright 1995 Guido Pagliarino 1a Edizione cartacea, "Il mostro a tre braccia e I satanassi di Torino, due racconti", Copyright 2009-2011, 0111 Edizioni, ISBN 9788863071955 Dal 2012 di nuovo Copyright di Guido Pagliarino: tutti i diritti sono tornati all'autore 2a Edizione, solo in e-book in tutti i formati, "Il mostro a tre braccia e I satanassi di Torino, due racconti lunghi",Copyright 2015 Guido Pagliarino ISBN 9781310185984 Le copertine di tutte le edizioni e le relative immagini sono state realizzate elettronicamente da Guido Pagliarino Gli avvenimenti, i personaggi, i nomi di persone, enti, ditte e societ?  e di loro prodotti e servizi che appaiono in questi racconti sono immaginari e ogni eventuale riferimento alla realt?  presente o passata ?? casuale e involontario Indice PREFAZIONE DELL???AUTORE ALLA TERZA EDIZIONE (#u68dd46ec-74f4-5aa5-a335-edb5e7e41617) Il mostro a tre braccia (#u9c8e949f-d084-51ec-b886-8643be51b6dc) I (#uba7676b9-c1c2-51b1-8c4d-ffbdbafcbf3e) II (#u0817f187-7093-5efa-86a4-f15191ac91a2) III (#ub380fb3f-6736-5bb1-ab27-cc5baa63bfe4) IV (#u10a81c09-c393-5f33-8f70-8c2f424b220d) V (#u22c1f85d-7e48-5ce0-8e8d-d573be918955) VI (#litres_trial_promo) VII (#litres_trial_promo) I satanassi di Torino (#litres_trial_promo) I (#litres_trial_promo) II (#litres_trial_promo) III (#litres_trial_promo) IV (#litres_trial_promo) V (#litres_trial_promo) VI (#litres_trial_promo) VII (#litres_trial_promo) VIII (#litres_trial_promo) IX (#litres_trial_promo) X (#litres_trial_promo) XI (#litres_trial_promo) XII (#litres_trial_promo) XIII (#litres_trial_promo) Note (#litres_trial_promo) Guido Pagliarino (#litres_trial_promo) PREFAZIONE DELL???AUTORE ALLA TERZA EDIZIONE Avevo scritto questi due racconti lunghi nel 1994 e nel 1995, di poco anteriormente al sorgere della moda del giallo e poliziesco italiani, lavori basati sulle figure di Vittorio D???Aiazzo, commissario e poi vice questore, e di Ranieri Velli, suo aiutante e amico, personaggi che, l'uno o entrambi, ritornano in altre mie opere: ?? uscito da pochissimo, per i tipi dell'Editrice Genesi, l'ultimo romanzo sul personaggio D???Aiazzo, il prequel "L'ira dei vilipesi". Sempre, in questi lavori ho prestato in primo luogo attenzione alle psicologie e agli ambienti, questi tutti del passato pi?? o meno recente con qualche nostalgia per quella Torino della mia adolescenza e giovinezza che pi?? non esiste. Ne erano e sono destinatari i lettori di narrativa in generale che, pur non disdegnando opere che trattino di delitti, non abbiano gusti alla paprika; non ci si aspetti dunque racconti alla Raymond Chandler o James Ellroy o, restando in Europa, alla Manuel Vazquez Montalban; ma neppure, d'altro canto, si attendano indagini arzigogolate, ben poco verosimili, come quelle ideate da Agatha Christie. L???azione del paio di racconti inclusi in questo libro si svolge in un periodo ancora pre-cibernetico, tra la fine degli anni ???50 e l???inizio dei ???60 dello scorso secolo, in una Torino dove, nell???area di Porta Palazzo e dintorni, centrale al primo lavoro, non abitavano ancora, come oggi, quasi soltanto extracomunitari, ma anziani piemontesi in pensione, originari della zona, e giovani famiglie dell???immigrazione meridionale; una citt?  in cui arterie principali quali corso Vittorio Emanuele II e corso Regina Margherita vedevano, quasi, pi?? mezzi di trasporto pubblici che privati. Fra questi ultimi, nelle vie e nei contro viali giravano molte biciclette, alcune a motore, mentre gi?  si vedevano le prime auto 600 e 500, normalmente comperate a rate, con chili di cambiali, da qualche impiegato avanti nella carriera o occupato alla regina FIAT, signora ben pi?? di oggi di Torino e cintura. Qua e l? , poi, rombavano le automobili di maggior prezzo, acquistate da esponenti dell???alta e media borghesia, come la FIAT 1400 e l???ALFA ROMEO 1900 ??? questa usata pure dalla Polizia: la cosiddetta pantera ??? o come la fantasmagorica, per giovani figli di ricchi, LANCIA Aurelia Sport 1200, quella del film ???Il sorpasso???, auto diretta concorrente dell???ALFA Giulietta spider 1300. Con le automobili e le biciclette circolavano vespe e lambrette assieme a qualche motocicletta di piccola cilindrata. Era quella un???epoca in cui non c???erano ancora il personal computer e il telefonino, tutte le famiglie avevano la radio ma pochissime la televisione, in bianco e nero, canale RAI unico: per?? senza pubblicit? , a parte il simpatico e oggid?¬ quasi leggendario ???Carosello???. Una Torino, insomma, in cui un investigatore poteva ancora operare quasi come i suoi colleghi dei gialli e polizieschi classici europei anni ???20-50. Nel primo racconto, "D'Aiazzo e il mostro a tre braccia", viene picchiato a morte da ignoti un antiquario e restauratore torinese, Tarcisio Benvenuto, uomo dal fisico deforme che, alla nascita, era stato abbandonato dall???ignota madre ed esposto alla carit?  delle suore d???un istituto religioso torinese. Dal nulla, lavorando senza posa era divenuto proprietario d???un negozio all???ingrosso e al dettaglio in zona Porta Palazzo. Le suore sue educatrici lo ricordano come persona di bont?  quasi angelica e cos?¬ pure ?? per altri come la giovanissima sua magazziniera Mariangela che, anzi, parrebbe esserne stata innamorata nonostante l???aspetto mostruoso di lui. Proprio l'incontrario affermano Giulia, avvenente e disinibita sua ex dipendente, adesso prostituta, e un altro dei suoi magazzinieri, Alfonso, e cos?¬ pure ?? per alcuni piccoli commercianti clienti del Benvenuto: secondo tutti loro, egli era stato un individuo furioso e vendicativo. Il commissario, dopo aver cercato e sottoposto a interrogatorio pi?? d???un sospettato - siamo solo, insolitamente, a poco pi?? dei due terzi del racconto - scopre l???omicida; il resto della narrazione ?? dedicato al perch?© e al come, che il poliziotto espone al suo aiutante e, con lui, al lettore. Viceversa, nel secondo racconto, "D'Aiazzo e i satanassi", le indagini, relative a un???uccisione e a una violenza carnale proseguono fin quasi al termine: Steso a terra sul proprio sangue ?? ritrovato per strada, da una camionetta della Polizia, il cadavere d???un attempato piccolo industriale, il commendator Paolo Verdi, il cui giovane figlio Carlo, dottore in psicologia, ?? in prigione in attesa di giudizio, accusato di violenza carnale a Giuseppina Corsati, dattilografa del padre poco pi?? che adolescente; ma egli dichiara al commissario D???Aiazzo d???essere privo di colpa. In carcere ?? fatto oggetto di brutalizzazioni da parte di altri detenuti, forse a causa del distorto senso di ???giustizia??? per il quale i violentatori vengono vessati da compagni di detenzione, o forse per mandato esterno di qualcuno affinch?© Carlo s???intimorisca e si lasci condannare senza difendersi. Di certo la deflorazione di Giuseppina c????? stata, ne presenta i segni, per?? non potrebbe, forse, la famiglia di lei aver architettato la violenza per averne un risarcimento finanziario? Sicuro ?? che gli uomini Corsati non sono figure specchiate, anzi sono i bulli del proprio quartiere e in particolare il padre, gi?  sottufficiale delle Brigate Nere a fianco dei nazisti durante il secondo conflitto mondiale, ?? un bruto assoluto: che sia stato proprio lui a violentare Giuseppina, lei consenziente? O forse uno dei suoi figli maschi? Carlo chiede al commissario d???accertarlo. Intervengono nella storia il poco intelligente Carlone, che aveva avuto in passato nascosti legami con pap?  Verdi, e un filosofo libero docente all???Universit?  di Torino ed ex ufficiale nella Repubblica di Sal??, presso il cui fratello, che ben diversamente era stato membro del Comitato di Liberazione Nazionale, lavora quale cameriera Luciana Corsati, madre di Giuseppina. Dal profondo della vicenda affiorano anche parlamentari tutt???altro che adamantini e, a un certo punto, ne emana una sulfurea esalazione infernale che il commissario ventiler?  riuscendo, o quasi, a fare giustizia. Guido Pagliarino Guido Pagliarino IL MOSTRO A TRE BRACCIA Racconto lungo I Vittorio D'Aiazzo se n'era arrivato in Questura radioso. Era il 20 maggio del 1959, nostro ultimo giorno alla Squadra Mobile di Genova. Da tempo non vedevo il commissario cos?¬ raggiante. Da quando sua moglie era fuggita con un altro, sul volto dell'amico non c'era stata che tristezza; ma finalmente avrebbe lasciato la citt?  e l'appartamento che gli rammentavano ogni giorno "la traditrice", della quale era ancora cotto come un pollo arrosto: nessun dubbio che la sua richiesta di trasferimento a Torino avesse avuto il fine di distrarsene. Anch???io stavo per partire, con lui. M'aveva chiesto tempo prima se volessi seguirlo e avevo senz???altro presentato domanda: la citt?  di destinazione era la mia. Per me, Ranieri Velli detto Ran, vice brigadiere e, nel poco tempo libero, poeta, era stata un'offerta da cogliere senz'altro, per la nostra buona amicizia e perch?© erano ancor vivi i miei genitori, ormai non pi?? in piena salute, e avrei potuto aiutarli. Figlio unico, mio padre e mia madre erano i miei soli legami familiari: tutti gli altri parenti erano morti durante la guerra, chi al fronte, chi sotto le bombe, chi durante la lotta di Liberazione. Li avevo delusi, i miei: con molti sacrifici avevano sperato di farmi ingegnere e occuparmi in quella stessa FIAT in cui erano stati operai; ma io odiavo la matematica. Dopo studi incompiuti al liceo scientifico, ero entrato in Polizia, che allora si chiamava ancora ufficialmente Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. Anche parte del pubblico diceva di noi le guardie, non gli agenti: "Badi, sa? che chiamo le guardie!" M???ero trovato quasi immediatamente agli ordini di Vittorio. Credo fosse diventato mio amico anche perch?© gli avevo salvato la pelle durante un servizio di scorta; ma forse, pi?? ancora, per il grande amore che portava come me alla poesia: un???amicizia che avevo ricambiato immediatamente, avendolo sentito uomo di grande cuore; e certo per amicizia aveva voluto che lo seguissi a Torino; anzi, avevo pensato che avesse chiesto proprio quella destinazione perch?© sapeva essere la mia citt?  e conosceva la solitudine dei miei genitori; peraltro sapevo che non gl'importava particolarmente della sede di destinazione, purch?© fosse capoluogo e non si trattasse di Napoli, la sua citt? , anche se l'amava moltissimo: avevo saputo da altri della Questura che, nel 1943, Vittorio era stato uno dei patrioti combattenti durante quelle Quattro Giornate di Napoli in cui la citt?  s'era rivoltata contro l'occupante tedesco riuscendo a liberarsi da sola prima dell'arrivo degli Alleati. Lui aveva per?? sempre evitato di tornarvi, a causa di passati contrasti con un famigliare originati, diceva, "da abbietti motivi d'eredit? "; ma una volta s'era lasciato sfuggire che lo sapeva coinvolto in traffici non chiari. Avevo supposto che non volesse prestar servizio a Napoli per non trovarsi in imbarazzo e forse, un giorno, dover addirittura arrestare quel parente. Vittorio aveva allora quarant???anni. Si presentava come uomo piccolino e muscoloso, con una gran testa di capelli ricci neri. Eravamo assai diversi: io, biondo per chi sa quale antico antenato celtico, ero alto quasi un metro e novanta; insieme facevamo il classico il. Anche le nostre idee erano molto differenti, lui cattolico praticante e io, come mio padre, repubblicano storico ateo. Erano tempi, quelli, che non conoscevano le fotocopiatrici e normalmente ignoravano i computer, ancora rozze enormi macchine di poca memoria a disposizione di assicurazioni, eserciti, alcune grosse imprese; tempi in cui non si sapeva niente del DNA e la nostra Scientifica continuava ad affidarsi alla tradizionale chimica e alle impronte digitali. Gli investigatori scarpinavano, chiedevano notizie alle ancor numerose portinaie e ai vicini di casa, confidavano in un poco di fortuna. Accanto a una criminalit?  gi?  efferata sopravvivevano tanti piccoli delinquenti normalmente disarmati. La maggior parte degli omicidi era di tipo passionale. Tempo della mia giovent??: avevo appena ventisei anni, in quel 1959. Occupavo una scrivania nell'atrio dell???ufficio di Vittorio: quella mattina, non appena m???aveva visto, m???aveva sorriso ampio e, secondo la sua abitudine di ricorrere talvolta al suo napoletano, m???aveva saettato: "T'aggio a dicere 'na bellissima cosa: nun se parte cchi??!" Era felice di restare? Possibile che lo conoscessi cos?¬ male?! M???era scoppiato a ridere in faccia: "T'aggio pulcinellato! Si parte, si parte!" e m???aveva mollato un'affettuosa manata sulla spalla, da lasciarmi il livido. Era questo lo spirito umoristico del mio caro amico, una pasta d'uomo: una pasta dolce. Giunto a Torino, avevo lasciato i bagagli dai miei, nell'alloggio che affittavano in via Giulio, nel centro storico, in una casa non molto distante dalla Questura, vecchia e con bruttissime scale; ma l'appartamento era confortevole perch?© la mamma l'aveva di molto curato; dall'interno, non lo si sarebbe immaginato in un palazzo ormai quasi cadente. Unico lusso per quei tempi, un frigorifero invece della ghiacciaia; naturalmente un FIAT, a prezzo scontato per dipendenti ed ex dipendenti. Non volendo importunare i genitori, avevo deciso che avrei cercato alloggio in una delle stanze per sottufficiali scapoli d'una vicina caserma di corso Valdocco, presso il cui spaccio mia madre, come parente d'un poliziotto, gi?  faceva, a minor costo che nei negozi, la spesa. Lo stesso pomeriggio del mio arrivo avevo chiesto udienza; m'avevano risposto che, al momento, non c'erano posti liberi se non in camerata, pur essendo previsto il trasferimento d'un brigadiere; e m'avevano registrato, per primo, in lista d'attesa. Intanto, i miei s???erano detti felicissimi di ospitarmi, anche per tutta la vita. L'amico D'Aiazzo, che gi?  a quel fine era stato tempo prima a Torino, aveva affittato un appartamentino in via Cernaia, a due passi dalla Questura di corso Vinzaglio. Il 21 era considerato interamente giorno di viaggio; avevamo preso dunque servizio la mattina seguente il nostro arrivo. II Era passata una settimana ed era circa mezzogiorno: "Ran, tu che sei di qui conosci la zona di Porta Palazzo, no?" m'aveva chiesto D'Aiazzo, dopo aver risposto all'interfono del nostro ufficio. "S?¬, commissario": in quel tempo, e ancora per qualche mese, nonostante l'amicizia gli davo del lei, anche se in privato lo chiamavo Vittorio. "Benissimo. Le volanti son tutte occupate. Perci?? ti prendi due uomini in divisa e con la nostra auto di servizio corri in via" ??? aveva scandito ??? "Cot-to-len-go. La conosci via Cottolengo, no? Ditta Mostro le Antichit? . Ha telefonato 'na femmina che stanno, let-te-ral-men-te! ammazzandosi di botte. Il pranzo te lo fai dopo." Avevamo inserito la sirena della nostra Alfa Romeo 1900 senza contrassegni e l???avevamo tenuta fin all'ultimo, sperando che il suo urlo in avvicinamento intimorisse i violenti e li facesse desistere prima d'un possibile epilogo tragico. Il negozio, un ampio oscuro magazzino al dettaglio e all'ingrosso di mobili e soprammobili usati, era prossimo alla piazzetta del Balon1 (#litres_trial_promo), il mercatino delle pulci di Torino. "Polizia!" Prestavo servizio in borghese, ma essendo i due colleghi in divisa non avevo mostrato il tesserino. Un uomo sanguinante, il viso tumefatto, giaceva a terra supino, privo di conoscenza e forse moribondo. Qualcosa si agitava stranamente sotto la sua camicia. Avevo guardato con stupore quel movimento sul suo petto e avevo pensato che gli fosse uscito il cuore e continuasse a battere esposto sotto l'indumento anche se, come presto avrei realizzato, era un'idea assurda. A semicerchio attorno al morente stavano ferme, come indifferenti, quattro persone. "Cosa fate?! Le belle statuine? Chi ?? costui? e voi chi siete?" "Il padrone; e noi siamo i magazzinieri", aveva risposto una ragazza per tutti. "L'avete gi?  chiamata, l'ambulanza?" "N...no", aveva balbettato. "Lei chi ???" "Mariangela." "Potrei denunciarvi per omissione di soccorso, lo sapete?!" Avevo chiesto a uno dei miei di chiamare un'autoambulanza per telefono, quindi avevo identificato i quattro. Si trattava d???un uomo grande e grosso sulla trentina, un certo Alfonso, torinese, dal viso lungo pallidissimo e denti cavallini, che portava la fede nuziale, e di tre signorine sui diciassette, diciott'anni, tutte del sud, della prima immigrazione, e tutte molto belle, Mariangela, Jolanda e Annunziata, bionde ma, come denunciavano le loro sopracciglia e gli occhi neri, certamente tinte. Era giunta l'ambulanza, che aveva condotto il ferito al vicino Ospedale Istituto della Carit?  Cristiana. Avevo mandato un mio uomo assieme alla vittima, nel caso avesse ripreso conoscenza e pronunciato qualcosa a proposito dell???aggressione: inutilmente, come avrei saputo. Avevo ordinato ai magazzinieri di narrarmi i fatti. M???avevano risposto sovrapponendo le voci; perci?? li avevo interrogati singolarmente. Era stata Mariangela a telefonarci; come m'aveva testimoniato per prima, un omone, mai visto prima, aveva fatto irruzione improvvisamente dalla strada, urlando rosso in viso: "Dov'?? il mostro da baraccone? Vieni fuori, porco!" A gran passi era arrivato all'ufficio del titolare, Tarcisio Benvenuto, in quel momento seduto alla scrivania a fare conti. Qui aveva cominciato senz'altre parole a prenderlo a pugni. Il proprietario, riuscendo a schermirsi con le braccia, aveva potuto alzarsi dalla sedia e scappare fin quasi all'uscita del negozio, sotto una tempesta di calci nel sedere, ma prima che potesse fuggire nella via l'altro l'aveva afferrato con la destra per il bavero e, tenendolo schiacciato contro il mobile della cassa, gli aveva mollato col pugno sinistro una grandinata di colpi sul viso e sulla testa fin quando la vittima non era crollata sul pavimento. Poi l'omaccio era senz'altro uscito, esclamando con accento piemontese: "Cos?¬ per l'avvenire impara, 'sta merda!" Gli altri magazzinieri avevano confermato la versione. "Vi risulta che il Benvenuto avesse nemici?" "Credo che ne avesse un mucchio", aveva risposto per tutti Alfonso. Jolanda e Annunziata avevano approvato col capo. Mariangela, invece, m???aveva guardato dritto negli occhi, dischiudendo leggermente la bocca, come per pronunciare qualcosa; ma aveva taciuto. Proprio a lei avevo chiesto: "Avete qualche idea sul perch?© dell???epiteto mostro da baraccone?" "Perch?©... lo ??, poveretto." "Poveretto?!" avevano fatto in coro gli altri tre, guardando Mariangela con disapprovazione. Poi la sola Annunziata aveva detto: "Ha il fisico giusto per il suo carattere." "Cosa intende dire?" m'ero incuriosito. "Intendo dire che ha un braccio in pi??, sul petto, che a intravederlo sotto i vestiti pare attaccato alla spalla destra, anche se non l'ha mai mostrato: al massimo, qualche volta, sono spuntate le sole dita, a far capolino tra i bottoni della camicia, dico in certi momenti in cui era pi?? arrabbiato e non riusciva a frenarsi. "Inoltre", era intervenuta Jolanda, dalla parte destra ha una doppia fila di denti; e una suora che una volta venne qui ci disse che ha pure un pezzo di cervello in pi??. Certo ?? che, a volte, l'abbiamo sorpreso a farsi domande e a rispondersi da solo a bassa voce. Poi... c'?? anche un'altra cosa... che non oso dire." "Un'altra cosa?" "S?¬", aveva precisato Alfonso, "pare che tra le gambe... ne abbia due!" ed era scoppiato a ridere. "Chi ve l'ha detto? Sempre la suora?!" avevo domandato fra il contegnoso e il divertito. "No", aveva risposto Annunziata, "ce l???aveva detto Giulia." "Sarebbe?" "Una collega ch'?? stata licenziata giorni fa: pare che il padrone le avesse fatto proposte... insomma, pare... che la volesse nei due modi assieme, oh!" "Veramente", s???era intromesso Alfonso, "che lui volesse farsela nei due modi assieme lei non l'ha detto, per?? il fatto che sapesse dei due cosi fra le gambe fa pensare che Tarcisio glieli avesse almeno fatti vedere"; e aveva riso pi?? forte di prima. Avevo chiesto di descrivermi l'aggressore. Tutti erano stati concordi: si trattava d'un uomo molto alto sulla cinquantina, occhi cisposi castani, senza sopracciglia e completamente calvo, grandi orecchi a sventola, grasso e grosso, collo corto possente, braccia da scaricatore e spalle larghe, schiena ricurva. Portava una cicatrice violacea orizzontale sulla fronte che l'attraversava quasi completamente e aveva il naso schiacciato dei pugili. La bocca era piccola, quasi senza labbra. "??¦e indossava delle scarpe che saranno state della misura cinquanta", aveva completato Mariangela. "Anche lui, come mostro, non sta male", avevo scherzato con un breve sorriso. Poi m???ero fatto dare cognome e indirizzo della commessa licenziata e m???ero copiato dalle schede contabili le generalit?  di fornitori e clienti: dati incompleti perch?©, come avevo saputo da Alfonso, molte delle vendite al dettaglio, quelle dei soprammobili, erano verso ignoti passanti e la maggior parte degli acquisti veniva da privati, pagata in contanti senza che ne restasse traccia2 (#litres_trial_promo). Era ormai l'una. Annunciando che forse sarei ripassato e che, comunque, loro sarebbero stati convocati per la testimonianza formale, avevo lasciato che i magazzinieri chiudessero il negozio e m???ero avviato verso la casa dei miei. Dopo qualche centinaio di metri, mentre imboccavo via della Consolata, m???aveva raggiunto la voce di Alfonso: "Brigadiere!". M'aveva seguito, aveva soggiunto non appena vicino, per darmi una notizia all'insaputa di Mariangela: "Pare che quella cri?±a3 (#litres_trial_promo) se la faccia col padrone. Si vede, aveva ghignato, "che le piace farsi fare in due modi nello stesso tempo! ?? per quello che sta dalla sua parte. Comunque... non so, sar?  forse un'idea sbagliata, ma... e se fosse stato un parente di Mariangela a fraccare di botte il padrone?" "M???avete detto che l'uomo aveva accento piemontese, mentre Mariangela ?? meridionale. Se fosse un suo parente..." "??¦potrebbero essersi imparentati qui, con uno dei nostri", aveva suggerito, calcando sulla parola nostri come a intendere che di ben migliore stirpe si trattava, ed esprimendo una smorfia disgustata. "Va beh, controlleremo." "??¦ma mi raccomando..." "Non diremo nulla alle sue colleghe, stia tranquilla." C???eravamo stretti la mano: la sua era viscida. III Tornato in ufficio dopo una svelta pastasciutta dai miei, avevo stilato il rapporto per Vittorio. L'amico non c???era. Verso l'una e mezza se n'era andato alla stazione di Porta Nuova per attendervi un treno che doveva condurgli da Napoli un'ancella, com'aveva pronunciato scherzoso. Si trattava, aveva precisato, d'un'orfana diciannovenne appena alfabeta, Carmen, che gli era stata indirizzata da padre e madre, "dopo debita scuola domestica per mesi due da parte di mamm? ", perch?© gli conducesse, su oneri sostenibili, la casa, impedendo cos?¬ che, vivendo solo, continuasse a sciuparsi stomaco e fegato nelle trattorie. L'amico era arrivato in Questura verso le cinque del pomeriggio e con viso del tutto soddisfatto m???aveva detto: "Aggio mangiato bene, antichi sapori di casa mia! T'aggio a invitare, Ran"; ma quando aveva saputo della vicenda del mostro, s???era abbuiato: "Al lavoro! Senti qua: questa sera, verso l'ora di cena, te ne vai a casa di 'sta Mariangela, inaspettato ospite, e mentre tutti sono a tavola vedi se c'?? qualcuno di loro con le caratteristiche dell'aggressore, ascolti, e... insomma, m'hai capito. Ma cerca di non sputtanare 'a guagliona davanti ai suoi, se vedi che ?? tutto regolare. Quando torni, mi riferisci." Mariangela e famiglia, tali Ranfi, vivevano in periferia, in una casa recente con citofono. Erano le 19 appena passate: "Sono il vice brigadiere Velli", avevo gridato spontaneamente, in quanto la voce maschile che aveva risposto m???era giunta appena udibile. L'uomo aveva replicato con insofferenza: "...ma cos'hai da gridare tanto?!" e aveva aggiunto un insulto volgare. "Pubblica Sicurezza!" m'ero adirato. "Cosa?!" La voce, questa volta, era allarmata. Ricordando che non avevo un mandato, m???ero contenuto e avevo replicato con calma: "Sono il vice brigadiere Velli. Mi facciano salire: devo parlare con la signorina Mariangela. ?? per l'aggressione." "Ah... s?¬: primo piano, scala B come Bologna." Stavo per entrare quando un uomo sulla cinquantina se n'era uscito dal palazzo lesto guardando per terra. Era grosso, calvo, alto e aveva un accenno di gobba. Un lampo e l???avevo bloccato, mostrando il tesserino: "Documenti!" Forse avevano tardato ad aprirmi per consentirgli d'uscire? M???aveva chiesto spontaneo, in accento siciliano stretto: "Pe'cch?© mai, che fici?! Niente di niente fici!" "Non discuta: documenti!" Prudenzialmente, posando la destra su di un fianco, sotto la giacca, l???avevo avvicinata alla pistola che tenevo alla cintola mentre con la sinistra avevo preso la carta d'identit?  dell'uomo. Era risultato un commerciante ambulante, domiciliato nel palazzo. Il cognome, Gargiulo, non corrispondeva a quello di Mariangela; ma poteva trattarsi d'un parente d???acquisto. "Mi conduca nel suo appartamento." "...ma commissario..." "Sono vice brigadiere. Non si preoccupi, stiamo conducendo un'indagine??¦ Insomma, interroghiamo tutti nella zona." S???era calmato: ???Guardi che noi siamo brava gente.??? Secondo i dipendenti del Benvenuto, l'aggressore pronunciava con accento piemontese; ma sapevo ormai per esperienza quanto le testimonianze, tante volte, fossero fallaci, sia pur involontariamente. D'altronde, il picchiatore aveva detto pochissime parole. Oltretutto avevo notato una cicatrice sulla fronte dell'uomo, anche se molto corta e verticale, sopra il naso, non lunga e orizzontale. Non avevo alcun diritto di comportarmi cos?¬: avrei potuto solo controllare i documenti dell'uomo e lasciarlo poi andare per la sua strada. Avevamo preso l???ascensore fino al sesto piano. Una volta nell???alloggio, avevo chiesto di radunare tutti i membri della famiglia perch?© avevo qualche domandina da fare. I Gargiulo dovevano passarsela piuttosto bene; infatti un apparecchio televisivo, e addirittura di 21 pollici e non di 17, roba da ricchi nel 1959, faceva bella mostra nel tinello dove c???eravamo riuniti: io, il padrone di casa, la moglie, signora bassa e sfasciata sulla cinquantina, e tre ragazzi dai quindici ai vent'anni, coadiutori del padre nei mercati. "Ci siete tutti?" "S?¬", aveva risposto la madre. "??¦e dei vostri parenti, quei Ranfi del primo piano, cosa mi sapete dire?" "Parenti?!" s???era stupito l'uomo; "ma se non li conosciamo neppure!" "Non mi vorr?  mica dire che abitate nella stessa casa e non li avete mai visti?!" "S?¬, visti s?¬", aveva risposto per lui la moglie, "ma cos?¬, buongiorno e buonanotte; ecch?©, male ficero?" "Prima, dove stava andando?" avevo chiesto al capofamiglia senza rispondere alla domanda. "Eh! e dove avevo da andare?! Dagli amici al bar, come sempre. Cos?¬... per quattro chiacchiere amichevoli e un aperitivo prima di cena." Avevo abusato anche troppo e avevo deciso di congedarmi. Avevo ancor detto, rivolto alla signora: "A proposito della sua domanda, i Ranfi non hanno fatto alcun male." Avevo ringraziato e avevo preso a scendere a piedi verso l'appartamento di Mariangela. "Scassaminchia", avevo sentito giungere dall'alloggio, ormai chiusa la porta: era la voce della donna. Era stato Nicola, il padre di Mariangela, a rispondere al citofono: grasso ma dall'aspetto sofferente, occhi segnati e viso esangue, era senza gambe e si spostava su di una seggiola a rotelle. Non appena sua moglie, Annachiara, m'aveva introdotto in cucina, l'uomo, ch'era ancora accanto alla pulsantiera, m???aveva detto in un fiato, come se non avesse aspettato altro in vita sua: "?? la fabbrica che mi ridusse cos?¬: un incidente sul lavoro che si poteva evitare, se solo avessero..." "??¦son cose che al signore non interessano", l???aveva zittito la moglie, una donna piacente, alzando brevemente gli occhi al soffitto; poi, rivolta a me: "Possiamo offrirle un caff??, brigadiere?" "No, grazie: non ho ancora cenato." "Allora, un aperitivo." Aveva messo un'altra sedia a tavola e guardando per un attimo il marito m???aveva detto: "Se permette, brigadiere, adesso lui va di l?  a sentire la radio. Lei invece, si segga qui tra noi"; e senz'altro aveva preso la bottiglia dalla ghiacciaia, un aperitivo dozzinale, e aveva cominciato a versare mentre il coniuge iniziava ad allontanarsi, farfugliando: "Meno male che m'hanno dato la pensione d'invalidit? ! Se no, chi sa come farebbero qui in casa." "Meno male che mia figlia lavora e che io faccio le ore tutto il giorno", m???aveva sussurrato la padrona di casa, senza curarsi che il consorte, appena oltre la porta, potesse udirla; e porgendomi il bicchiere: "Modestamente, ce la passiamo abbastanza da signori." M'ero accomodato, dopo aver stretto la mano a Mariangela che sedeva a tavola. Dovevano appena aver terminato cena perch?© i piatti coi resti della frutta erano ancora l?¬. "La famiglia ?? tutta qui?" avevo chiesto alla ragazza, mentre la madre si sedeva a propria volta. "S?¬." "Altri parenti, qui a Torino?" "L'unico parente ?? mio marito", era intervenuta Annachiara. "Non capisco." "No, non nel senso ch'?? mio marito, ma in quello che siamo lontani cugini. Venimmo su tanti anni fa." "Avevamo fatto il guaio!" s'era intromessa dall'altra stanza la voce di Nicola che, evidentemente, stava ascoltando tutto: "Io avevo solo tredici anni, modestamente! e lei pure. Era il '41. Eravamo scappati dalla Puglia qui a Torino. Volevano ammazzarci, i suoi e i miei! Lei aveva gi?  Mariangela nella pancia, capisce?" Era seguita una risatina stridula. La moglie era divenuta paonazza: "Non gli dia retta: dopo l'incidente ?? diventato un po'... strano." "Almeno", era di nuovo arrivata la voce del consorte, "non s???era poi dovuto pagare per i festeggiamenti: matrimonio qui a Torino, una volta raggiunta l???et?  di legge. Matrimonio da poveri!" Annachiara aveva voluto precisare: "Tanti sacrifici, brigadiere. Dato che molte braccia erano al fronte, Nicola aveva trovato posto da un artigiano, senza contributi, naturalmente, e per poche lire. Io ero stata presa come cameriera della sua signora, soli vitto e alloggio. Quando s???erano accorti ch'ero incinta, avrebbero voluto mandarmi via; poi avevano avuto compassione e??¦" "??¦no! gli conveniva continuare a sfruttarci": questa volta il tono di voce dell???uomo era adirato. "Insomma, la padrona m???aveva aiutata a partorire, lasciando che tenessi con me la bambina invece di farmela affidare a un orfanotrofio. Nicola dormiva sopra una branda in un angolo del laboratorio, io con Mariangela nella soffitta di casa; ma c???era la guerra, di notte era quasi pi?? il tempo in cantina per gli allarmi che quello a letto. L???abbiamo potuta riconoscere come nostra, la bimba, solo dopo il matrimonio. Per le pratiche ci aiut?? l???avvocato d???un sindacato, perch?© c???erano complicazioni, dato che non avevamo denunciato la nascita: s???era basato su cose come la guerra, i bombardamenti e le famiglie divise." S'era intromessa ancora la voce del marito: "La guerra era finita appena in tempo, se no finivo soldato." "Eravamo stati dall???artigiano ancora per molto, finch?© nel 1949 avevano preso mio marito nell???industria; e l?¬, quattro anni fa, gli ?? successa la disgrazia." Qui Annachiara era venuta al dunque: "Brigadiere, doveva chiedere qualcosa a Mariangela?" e s???era messa senz'altro a sparecchiare: "Mi scusi, lavo subito i piatti e poi me ne vado a dormire, perch?© oggi ?? stata una giornata..." Sapevo ormai quanto m'interessava, ma per giustificare la mia visita avevo rivolto qualche domanda alla ragazza; e ne avevo avuto una sorpresa. "??¦dunque", avevo chiesto, "cosa sa dirmi, pi?? di preciso, del suo datore di lavoro?" "Ch'??... un santo." "Addirittura", m???ero meravigliato: "Pare che i suoi colleghi non siano molto d'accordo con lei." "Stamattina non ho osato dire niente: loro ce l'hanno con lui semplicemente perch?© ?? il padrone, e anche con me perch?© gli tengo un poco le parti." "Lo ha in simpatia?" Era rimasta un attimo interdetta, indirizzandomi gli occhi negli occhi; poi aveva abbassato lo sguardo: "Dipende da cosa intende con simpatia." La madre, che intanto aveva iniziato a lavare i piatti all'acquaio, s???era bloccata e aveva guardato la ragazza con viso indagatore. "Intendo una normale simpatia umana verso le persone ammodo." Annachiara era tornata alle sue faccende. "S?¬, in questo senso s?¬: ?? uomo che quando pu?? fa il bene. Ha dato tante di quelle elemosine, sapesse! ed ?? anche un poeta. Se non avesse addosso quella disgrazia..." "Un poeta?" "S?¬, scrive poesie bellissime: anche su di me. Aspetti, vado a prenderne una." Era tornata con un dattiloscritto. Effettivamente si trattava d'un lirica gradevole, in versi sciolti, dove l'autore, castamente, elogiava Mariangela per la sua bont?  e la sua intelligenza. Avevo pensato che l'uomo potesse esserne innamorato, ma che mai avesse osato dichiararsi a causa della sua mostruosit? . Avevo detto con un buon sorriso: "Insomma, se non fosse per quel suo... difetto, secondo lei sarebbe un buon partito?" "Oh, s?¬!" aveva convenuto, "anche se ha quasi undici anni pi?? di me: ma questo non importerebbe, senza quel??¦ difetto." Possibile che Mariangela gli volesse bene? Uno con una simile mostruosit? ! Forse si vergognava ad ammetterlo, magari anche con s?© stessa? Penso che il mio sentire trasparisse perch?© la ragazza era venuta sui miei pensieri: "Non ci si pu?? innamorare di uno come lui ma... si pu?? volergli un po' bene; non so, come... quasi come a un fratello." "Capisco." Dunque avevo davanti una brava ragazza, non la sensuale perversa di cui m'aveva soffiato quel viscido d'Alfonso. IV Il commissario aveva preso a cuore il caso, anche se era secondario: quanto gli avevo detto su Tarcisio l???aveva commosso. Aveva deciso dunque di occuparsi delle indagini di persona: cose che in quei lontani anni potevano ancora succedere, specie se il commissario si chiamava Vittorio D???Aiazzo. Aveva telefonato all'ospedale: Tarcisio aveva ripreso conoscenza, miracolosamente, aveva precisato la suora; ma era ancora in prognosi riservatissima e giaceva in stato confusionale. Non potendo ascoltarlo, Vittorio aveva deciso d'interrogare la commessa licenziata: "Magari, prima d'andare a casa vado a farle una visitina. A quest???ora la gente ?? stanca e si lascia scappare cose." Poco prima delle 21 il commissario aveva sonato a Giulia. Si trattava, come m???avrebbe poi detto, d'un alloggetto all'ultimo piano d'un vecchissimo palazzo in corso Vercelli. La donna, sulla trentina, bruna, graziosa nonostante un trucco pesante che le sconciava il viso, era venuta ad aprirgli sorridente, in vestaglietta trasparente e slip rosa, senza reggiseno, tutta profumata d'un'essenza volgare dolciastra, pronunciando, ancor prima di vederlo: "Vieni, caro"; ma il sorriso le era morto non appena aveva visto D'Aiazzo: evidentemente aspettava qualcuno, ma di certo non lui. Vittorio, che nei primi tempi, a Roma, ancora vice commissario, era stato destinato alla Buoncostume, aveva fortemente sospettato che si trattasse d'una prostituta: Giulia arrotondava cos?¬ i suoi stipendi? Certo ?? che, non appena il mio amico s???era qualificato, aveva avuto un sussulto. Vittorio l???aveva tranquillizzata, dichiarando ch'era l?¬ soltanto per notizie sul Benvenuto, e la donna un poco s???era confortata, anche se sarebbe rimasta per tutto il tempo in atteggiamento ansioso dando fuggevoli sguardi alla porta, lasciata socchiusa. Non aveva invitato Vittorio ad accomodarsi. S???erano parlati in piedi, nell'ingresso. "Vengo per un pestaggio che ha subito stamattina il suo ex datore di lavoro." "Io non ne so niente." "A proposito di lavoro: ha gi?  trovato un altro posto?" "S?¬, da una panetteria qui vicino, il giorno stesso che mi licenziai." "Un momento: non fu licenziata?" "S?¬ e no: io avevo solo minacciato d'andarmene e lui m'aveva risposto: Faccia come le pare: anzi, visto che lo vuole, se ne vada; tanto, non ?? all'altezza." "Io, questo, lo intendo come un licenziamento." "Io no: me ne sono andata con gran sollievo." Vittorio s???era fatto pi?? attento: ???Perch?©? Di preciso, cos'era successo?" "Un uomo impossibile, commissario! Un rimprovero dietro l'altro. L'ultima volta s'era inventato ch'ero stata distratta durante la vendita d'un tavolo e che per questo il cliente non aveva comperato. Si figuri un po': un mobile orrendo!" "Comunque il principale non era soddisfatto di lei, no?" "Non lo era di nessuno. Colpa della sua... menomazione. Lei sa che..." "??¦ne so qualcosa. Lei, di preciso, cosa ne sa?" "Un giorno, ero appena stata assunta, venne a visitarlo una suora del vicino Istituto della Carit?  Cristiana, suor Marisa mi pare, un'anziana che lo aveva allevato da bambino l?  dentro. Sa che ci tengono anche le persone mostruose, no?" "S?¬, sono sante suore." "Non ne dubito. Anche un po' pettegole, per??; almeno quella: poich?© il padrone era fuori, ma sarebbe rientrato di l?¬ a poco, lei lo attese e, intanto, si lasci?? scappare, tutta sorridente, notizie su di lui." "Cio???" "Pare che la sua mostruosit?  venga dall'unione di due fratelli, due gemelli siamesi. La suora disse che dell'altro erano nati, uniti in modo inscindibile al corpo di lui, solo un braccio e un pezzetto di cervello; ma precis?? che quel pezzo non era un cervello individuale, per cui lui era uno solo, non due." A questo punto, senza remore, considerando nient'affatto timida la persona che aveva davanti, Vittorio le aveva chiesto: "E inoltre ha due peni, non ?? vero?" "Mah! Questo la suora non lo disse." "Lo rifer?¬ proprio lei ai suoi colleghi! Il padrone glieli aveva fatti vedere?" "??¦ma commissario!" era esplosa in riso la donna, irrefrenabilmente, coprendosi gli occhi con falso pudore. "Dico davvero: ripeto che l'affermano i suoi colleghi." S???era rifatta seria: "No, guardi, sono solo dei cretini. Io l'avevo detto come battuta: non mi ha mai mostrato niente: aveva solo da provarci!" "Dunque fu una sua invenzione?" "S...s?¬, ma per scherzo." "Mi dica: le fece proposte oscene?" "No! Gli avrei mollato una di quelle sberle??¦" "Ho capito: allora si trattava solo di contrasti di lavoro, non di altro." "S?¬, ma ripeto che sono stata ben contenta d'andarmene." Qui, mentre Giulia guardava per l'ennesima volta l'uscio, il commissario era venuto alla domanda che considerava davvero importante: "Conosce un uomo sulla cinquantina, calvo, grasso, alto, con una cicatrice sulla fronte, gobbo e aspetto da pugile?" "Perch?©?" s'era allarmata. "Perch?© voglio saperlo e tu mi devi rispondere." Al sentirsi dare del tu aveva abbassato gli occhi e: "No che non lo conosco", aveva risposto, "io nessuna persona frequento. La mia famiglia ?? veneta ed ?? rimasta al paese." Figuriamoci se nessuna persona frequenti! aveva pensato Vittorio; poi, senz'altro, s???era congedato ed era uscito. Proprio in quella, era giunto al pianerottolo l???ascensore. Ne aveva visto uscire un anziano distinto che, nel vederlo a sua volta, s???era bloccato, mentre Vittorio prendeva a scendere a piedi: con la coda dell'occhio aveva scorto il vecchio, di certo il cliente che Giulia aspettava, entrare sveltamente nell'alloggio. V Si trattava adesso di seguire la pista di clienti e fornitori dell'aggredito. I loro soli nominativi non bastavano, era indispensabile conoscere le loro posizioni contabili verso la ditta Benvenuto: punto focale, scoprire se alcuni di essi fossero commercialmente in dissidio con Tarcisio al punto da avere motivi di vendetta. Il mattino dopo il commissario m???aveva spedito al magazzino a sequestrare le schede contabili. Non era procedura perfettamente legale, ci sarebbe voluto un mandato del giudice, ma si sperava che i magazzinieri non lo sapessero. Mariangela, non appena ero entrato, m???aveva chiesto notizie sulla salute del proprietario. Alfonso le aveva coperto la voce con la sua: "S?¬, perch?© noi qua non sappiamo bene cosa fare: non abbiamo istruzioni e nemmeno la delega in banca. Io ho le chiavi di riserva se no, ieri, nemmeno avremmo potuto chiudere, n?© riaprire poi." Il commissario m'aveva imposto di dire a tutti, senza eccezioni, che la prognosi era riservatissima e, inoltre, che il ferito era in coma e che, anche se non fosse morto, mai avrebbe riacquistato conoscenza: pur se la possibilit?  era remota, il commissario voleva evitare che il picchiatore cercasse d???uccidere Tarcisio in ospedale per eliminarne la testimonianza. A ogni buon conto, il mio superiore aveva posto una guardia davanti alla camera del poveretto. Avevo risposto come m'aveva ordinato. Alla notizia Mariangela s???era nascosta il viso tra le mani. Avevo detto ad Alfonso: "Per il vostro lavoro, vi consiglio di continuare, per il momento, come avete sempre fatto. Quanto agli incassi, li potete tranquillamente versare, perch?© in banca li accettano comunque, basta che ci sia uno scarabocchio sulla distinta di versamento4 (#litres_trial_promo); se fossero prelievi, ovviamente no. Annotatevi bene su di un taccuino tutti i movimenti di denaro, per dare poi rendiconto agli eredi del titolare, se morir? , o all'amministratore che il Tribunale nominer? , se rester?  vivo; in questo caso come un vegetale, purtroppo." "??¦e gli stipendi di dopodomani?" aveva quasi sospirato Alfonso. "Chiedete al vostro sindacato che vi faccia autorizzare dal giudice a prelevarli." Quel pomeriggio Vittorio e io avevamo esaminato le schede. Tutte erano risultate con le partite pareggiate o, per le contrattazioni a termine, con crediti e debiti ancora regolarmente da scadere: meno una. Era relativa a un cliente del settore ingrosso, titolare d'un vicino negozio d'antiquariato, che aveva sulla scheda una lunga lista d'insoluti e, al fondo, due annotazioni, scritte in rosso, una sotto l'altra: La prima: Gli ho minacciato fallimento. 30 aprile 1959. La successiva: 20 maggio 1959. Telefonato al delinquente che o paga entro fine mese, o senz'altro presento istanza fallimentare: lo mando in galera per acquisti fraudolenti! Evidentemente, proprio santo Tarcisio non era: un iracondo quanto meno, visto ch'era giunto ad annotare, senza dubbio per sfogo, i suoi propositi sulla scheda. "Forse ci siamo!" aveva esclamato il commissario: "Ran, prendiamo la nostra macchina con due uomini e andiamo da 'sto fallendo." Era un uomo sulla cinquantina, con moglie coetanea e figlia nubile ventenne, socie nella ditta. Erano solo le 6 del pomeriggio, ma avevamo trovato il negozio con le serrande abbassate. Poich?© i titolari abitavano al piano superiore, Vittorio e io eravamo saliti lasciando i nostri uomini l'uno presso la macchina e l'altro innanzi al portone. Era stata la figlia, una ragazza insignificante lentigginosa, capelli trasandati rosso carota, ad aprire l'uscio con una brutta smorfia sulla faccia, dopo che ci eravamo qualificati: "Per cos'???" aveva chiesto non appena aperto. "Per il fallimento", aveva tagliato corto Vittorio. Padre e madre erano seduti in salotto, l'uno accanto all'altra sopra un bel divano pozzetto Luigi XVI: non per nulla erano antiquari. La maggior parte dell'appartamento era per?? vuota di mobili e alle pareti restavano solo i segni dei quadri che v'erano stati appesi. Li avevano nascosti altrove? Come la figlia, entrambi i coniugi mostravano un'espressione tristissima. Dovevamo averli interrotti durante una discussione in famiglia sulla loro disperata situazione. "Quello l?  mi disse che avrebbe aspettato il giorno 31", aveva emesso il padre verso di noi: "L'ha presentata prima, l'istanza? M'ha denunciato? Siamo in trattative per vendere anche questi ultimi mobili e dargli un acconto. Purtroppo siamo solo in affitto, se no avrei venduto l'alloggio." L'uomo non corrispondeva alla descrizione dell'aggressore: era basso, magro, aveva folti capelli grigi e baffi bianchi. Конец ознакомительного фрагмента. Текст предоставлен ООО «ЛитРес». Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=40850901&lfrom=688855901) на ЛитРес. Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.
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