Èäó ñ àâîñüêîþ çà ïèâîì. Âäàëè èñêðèò Ìîñêâà-ðåêà È çàñòèò ãëàçó ïåðñïåêòèâó Ìåòàáîëèçì ãðóçîâèêà. Íî ÿ ïðèâûê, ÿ íå êàïðèçåí, ß ãîðä çàòååþ ñâîåé. Êàê ëóê-ñåâîê "Øòóòãàðòåí ðèçåí" Çëàòûå ìàêîâêè öåðêâåé  áîëøóùåé ëóæå ìàëü÷èê â áîòàõ, Ñòèõèÿ âîä åãî âëå÷¸ò... Ýõ, ¸ëû! Ìíå á åãî çàáîòû! Ëàáàç çàêðûò...Ïåðåó÷¸ò!

Vitaly Markiv

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Vitaly Markiv Daria M. Bura Ñïðàâæíi ãåðî¿ L’anno 2014. La guerra nel Donbas ? diventata la tremenda realt?. A quel punto i migliori ed i pi? fedeli gli d’Ucraina, i volontari del Maidan sono andati a difendere la patria dal nemico. All’epoca nessuno poteva immaginare che la guerra sarebbe arenata per anni. Vitaliy Markiv era tra quelli volontari. Lui ha lasciato la vita serena in Italia ed ? ritornato in patria.Invece, a cominciare dal 2017 ? diventato un ostaggio facente parte di ben altro fronte della guerra. Per pi? di tre anni il militare ucraino ? stato tenuto dietro le sbarre in Italia condannato con l’accusa di essere responsabile dell’omicidio del fotogiornalista italiano. Nel novembre del 2020 dopo aver studiato le ulteriori prove fornite dalla difesa, la giuria l’ha completamente assolto.Il 3 novembre Vitaliy ? tornato in Ucraina. Äàð'ÿ Áóðà Vitaly Markiv © Daria Bura, 2020 © Yuliia Hryhorenko, traduzione, 2020 © Valentyna Pshoniak, traduzione, 2020 © M. Bilousov, immagini di copertina, 2016 © N. Kudryk, fotografie, 2020 © Y. V. Vdovychenko, progetto grafico, 2020 © Folio Publishing House, collana, 2020 “Non mi stanno giudicando – stanno giudicando l’Ucraina! Ma non mi moller?, devo combattere!”, me lo ha detto Vitaliy durante una videoconferenza prima dell’udienza di appello sul suo caso a Milano. Ci sono rimasti 65 giorni di processo d’appello prima che tutte le accuse venissero assolte e che Vitaliy fosse liberato. 65 giorni fino al trionfo della giustizia e alla vittoria dell’Ucraina. Abbiamo discusso la strategia per la sua difesa in appello. Gli ho raccontato dei risultati dell’indagine dalla Polizia Nazionale dell’Ucraina sulla morte del fotoreporter italiano e del traduttore russo il 24 maggio 2014 a Sloviansk. Gli ho parlato delle prove della sua innocenza. La temide italiana ci ha dato 15 minuti… S?, Vitaliy, nel tuo caso c’era cos? tanta politica che in Italia ? andata oltre le indagini sulla tragedia cio? la morte delle persone. Questa ? un’altra manifestazione di una sporca guerra ibrida contro l’Ucraina. La guerra in cui falsi e manipolazioni della coscienza di masse vengono usati non meno di proiettili e mine. Vitaliy Markiv ? un giovane, un romantico, arrivato al gelido Maidan di Kyiv nel 2013 dalla soleggiata e prospera Italia. Vitaliy Markiv ? un uomo, un guerriero, un membro della Guardia nazionale, dietro le cui spalle ci sono la guerra, i bombardamenti, la morte dei compagni. Markiv ? un vero patriota dell’Ucraina, accusato di omicidio assurdo, coinvolto nel processo ingiusto con le prove false, ha ricevuto il verdetto del tribunale della citt? di Pavia – 24 anni di carcere – e tre anni, quattro mesi e due giorni ha passato dietro le sbarre fino a completa assoluzione e ritiro delle tutte le accuse. Abbiamo combattuto ogni giorno di questi 1222, abbiamo creduto nella vittoria e siamo giunti alla giustizia. Il ministero degli Affari Interni non lascer? il suo soldato: questa era la nostra posizione solida e ferma, ogni giorno e ad ogni fase. Infine, abbiamo vinto! Questo libro parla del destino di un ucraino e del destino dell’Ucraina. Del prezzo che abbiamo dovuto pagare per la libert? e la sovranit? del nostro paese. Questo ? un manuale di patriottismo vero, forza di spirito e fede nella propria patria!     Arsen Avakov “Sono un soldato ucraino, sono un patriota d’Ucraina e mi fido della giudizia italiana”. La mattina del 12 aprile 2019 il membro della Guardia nazionale d’Ucraina ha preso la parola finale in tribunale di Pavia aggiugendo poi che difender? la patria fino all’ultimo. Markiv sta alle inferriate dal 30 giugno del 2017 dal momento del suo arresto nell’aeroporto di Bologna. Il soldato ucraino ? accusato di aver informato nel 2014, trovandosi nella postazione di combattimento sul monte Karachun, il comando della Guardia nazionale del movimento dei giornalisti i quali sarebbero morti in seguito per tiri di un mortaio. Nel corso dell’indagine giudiziaria l’imputazione ? stata modificata e cambiata dal’omicidio doloso al coinvolgimento nell’uccisione. La parola di Markiv ? stata contestata dopo la seduta del tribunale durante il quale i giudici l’hanno giudicato colpevole di aver ucciso Andrea Rocchelli, un fotoreporter italiano e il suo traduttore russo Andriy Mironov che sono morti vicino al monte Karachun nelle vicinanze della citt? di Sloviansk in Donbas. Markiv ? stato condannato al 24 anni di galera, cio? sette anni in pi? del ternine chiesto dal Procuratore. Il Giudice ha spiegato la decisione del tribunale con il fatto che l’imputato continua ad affermare la sua innocenza e il non-coinvolgimentonell’uccisione dei giornalisti civili. La difesa nega tutte le accuse e insiste che i giornalisti sono stati nella zona militare senza segni distintivi e mezzi di protezione individuali e perci? sono stati vittime del fuoco incrociato. Gli attivisti civili insieme ai giornalisti indagano per conto suo cercando i testimoni, interrogando gli esperti indipendenti, visitando il Donbas. Il suo scopo ? quello di garantire una indagine imparziale della morte dei giornalisti. All’inizio della seduta del tribunale la corte popolare ha respinto definitivamente la richiesta della difesa di svolgere un’investigazione aggiuntiva nel luogo degli eventi in Ucraina neanch? la proposta da parte del’Ucraina di formare un commissione inquirente avanzata dopo l’arresto di Markiv. Il militare ucraino gi? da pi? di tre anni sta nel carcere di massima sicurezza in Italia. Il sangue ucraino Il maggio del 2014 era un tempo intenso in Ucraina. Nei tutti questi giorni primaverali si svolsero azioni belliche al nord del paese con il punto di scoppio nella citt? di Sloviansk sulla parte settentrionale della regione di Donetsk. A partire dal 12 aprile la citt? ? stata controllata dalle forze filorussi ed i guerriglieri della repubblica autoproclamata di Donetsk affiancati dalle formazioni terroristiche russe. Per ricuperare il controllo sulla citt? e sul territorio settentrionale della regione di Donetsk le autorit? ucraine hanno iniziato l’intervento antiterroristico. Da questo momento in poi in Ucraina si svolge la guerra ibrida condotta dalla Federazione russa che non riconosce la sua partecipazione alla guerra intanto appoggiando formazioni terroristiche filorussi con le armi neanch? risorse umane e personale militari. La citt? di Sloviansk ed i suoi dintorni scuotevano dalle violentissime esplosioni per tre mesi prima che il territorio ? stato liberato dagli occupanti; mentre i volontari ed ufficiali delle Forze armate d’Ucraina imparavano a combattere il nemico che solo di recente consideravano una nazione fraterna. * * * Gia durante quelle notte orribili di febbraio al Maidan quando la revoluzione di dignit? ? sfociata in fucilazione dei partecipanti a Maidan, molti avevano capito che la guerra in Ucraina ? imminente. Anche Vitaliy Markiv ? stato sulla piazza centrale di Kyiv. Un ragazzo ucraino proveniente da Horostkov, citt? nella regione di Ternopil, che a quel punto era residente in Italia gia da pi? di dieci anni. Nel 2004 Oksana Maksymchuk, sua madre, si ? sposata in Italia. Cosi, ha fatto il figlio e la figlia venire a vivere con lei. A quei tempi Vitaliy aveva quindici anni. Essendo minorenne il ragazzo a norma di leggi italiani ha acquisto automaticamente la cittadinanza italina. “Si potrebbe pensare che abbiamo una vita nuova con i figli accanto a noi dopo il trasloco, invece se sei una persona con radici profonde e l’amore per la patria nel cuore, se hai una spina al cuore, quel cuore non guarisce finch? sarebbe tutto finito e sarebbe ottenuta la vittoria difinitiva”, cosi la signora Oksana Maksymchuk spiega la decisione del figlio a venire al Maidan. La signora Oksana dice che il suo Vitaliy – cosi lo chiama senza alcun ipocoristico – fin da bambino cresceva come un fanciullo normale con tratti negativi e positivi ma fin dall’infanzia era una persona di compagna, ragazzo svelto ed allo stesso tempo aveva il carattere da capitano: “altri ragazzi erono affezionati a lui e lui amava essere una specie di menatore”. “Quando sono partita per l’Italia aveva meno di undici anni, un’eta in cui ai ragazzi non piace a confidare i propri interessi alla madre. Comunque sapervo che tra gli suoi amici ci siano moltissimi ragazzi e ragazze perbene e che si stiano sempre insieme. Piu persone hanno detto che sia una persona amichevole. Anche adesso i suoi fratelli in armi confessano che sentono mancanza di Vitaliy perche ? stato capace di organizzare tutto e di risolvere moltissimi problemi. Quella natura che si ? manifestata fin da bambino non ? cambiata mai”, dice la signora Oksana Maksymchuk. Durante l’intervista per una mostra delle fotografie “Se non ci fosse la Guerra” organizzata dai volontari Vitaliy ha caratterizzato se stesso cosi: “Da bambino ero uno classic birbante, facevo innervosire mia mamma. Ricordo che nei tempi di scuola dell’infanzia prendevo un fucile giocatolo, mi mettevo un berretto e dicevo ai vicini che sarei partito per fare il soldato.” Da bambini quasi tutti i ragazzi imitavano i soldati ma Vitaliy prima non voleva fare il militare di professione. In Italia Vitaliy ha ottenuto un diploma dell’istituto tecnico. Poi ha cambiato qualche posto di lavoro, lavorava come falegname facendo edifici di legno per esempio, chiostri di giardino, garagi, terrazzini. Faceva il macchinista. Ed aveva passion per il sport: il pallavolo, il pallacanestra, gli piacevano gli sport di squadra. Ma era sopratutto interessato in bodybuilding. Sua madre dice che questa attivit? sportiva ha rivelato la forza di volont? e la capacit? di riuscire sempre di averla vinta. “Si preparava per partecipare in una gara ma ha sentito nel cuore il richiamo a venire al Maidan”. Uno dei lavori saltuari di Vitaliy era quello del dj. “Due anni prima della partita per l’Ucraina erano pieni di vita. Di giorno lavoravo nel luogo del lavoro principale e poi andavo alla palestra a fare l’istruttore di fitness e bodybuilding. Al fine settimana facevo il dj in un club dopo di che la domenica ritornavo a casa per prendere una attrezzatura sportiva per fare paracadutismo”, riportano le risposte dell’intervistato durante la mostra delle fotografie “Se non ci fosse la Guerra” nel 2016. Di sequito Vitaliy ha deciso che l’arte delle armi gli piacesse. Cosi, come sempre ha complettato il corso di addestramento, ha fatto gli esami ed stave per iscriversi a una delle scuole militari. Invece ? cominciata la riduzione del personale nell’ambito militare in seguito alla crisi finanziaria, scoppiata in Italia circa sette o otto anni fa. Proprio per questo gli ? stata rifiutata l’iscrizione negli studi presso una scuola militare nonostante che l’ucraino abbia avuto tutti i documenti a posto. La madre di Vitaliy dice che per il figlio il rifiuto era una vera delusione perch? si ? preso vaghezza di diventare un militare, il suo sogno ? stato proprio quello. Comunque il destino richiama. Vitaliy ha vissuto in Italia da dieci anni eppure la sua strada nella vita l’ha trovata in Ucraina; lui pensa e sogna di restare nella patria d’origine. Nel suo paese nativo si ? iscritto nell’Academia militare. “Non riesce a liberarsi dalla voglia di diventare un militare. Senta che la cosa fa per lui e cosi vuole di diventare il militare di cariera”, racconta la madre. “Si rivela la natura di Leone, il suo segno zodiacale”, dice la signora Oksana. “Anch’io sono un Leone e cosi la verit? ? sempre dalla nostra parte.” La donna nota che siano nati sotto lo stesso segno zodiacale perci? non ? facile a intendersi comunque lei ? sempre dalla parte del figlio e lo sostiene qualunque decisione lui prendesse. * * * “Vitaliy Markiv non ? di quelli che rivelano i suoi piani, ? molto riservato”, cosi descrive la madre il suo figlio. Pu? darsi che lui non abbia voluto innervosire i genitori perch? quelli sempre pronti a pensare “basta che non gli succeda niente” anch? se non succede mai niente. Il ragazzo sempre si teneva aggiornato degli sviluppi della situazione in Ucraina. Era sbalordito dagli avvenimenti dell’autunno e dell’inverno del 2013. A quei tempi abbiamo assistito alla nascit? del Maidan. Era sconvolto per il massacro di studenti. Il giorno dopo c’erano migliaia di persone in piazza per manifestazione volta a protegere i loro figli ed a salvaguardare i loro diritti. In Italia intanto, il ragazzo non poteva ritirare lo squardo dalle trasmissioni non-stop degli eventi dal vivo in streaming su internet. Quel fatto che in Ucraina comincia la lotta per la libert? gli ha ispirato l’idea che era il momento giusto per ritornare a casa. Sentiva che il giorno era arrivato. Ha spiegato alla famiglia che non pu? tranquilamente guardare sullo schermo restando lontano in Italia mentre in Ucraina massacrano la gente che ci? nonostante difendano i loro diritti. “Ogni due o tre anni venivo qui soltanto d’estate per vacanza o per ferie. D’inverno non venivo mai. Ci abitani i miei nonni. Ci sono restati i familiari ed amici di scuola. Pensavo che sia passato moltissimo tempo da quando celebravo il Natale secondo la tradizione ucraina”, cosi diceva il ragazzo nell’intervista per la mostra fotografica “Se non ci fosse la guerra”. Oksana Maksymchuk nota che per qualche tempo non potevano venire in Ucraina per visitare le sue genitori, cio? i nonni di Vitaliy. Invece quell’anno il figlio ha preso la decisione di andarci. “Ha detto che sarebbe andato solo per Natale. Non facevo caso alle notizie che seguiva o alle cose che aveva sul computer. Poi sono cominciate gli avvenimenti tragici al Maidan.Cosi, quando il figlio ? venuto in Ucraina ho telefonato a mia madre che negava di aver visto il nipote. Secondo lei avrebbe lasciato una nota in cui ha scritto che sarebbe andato al Maidan.” Il 5 decembre Vitaliy Markiv ? venuto in Ukraina e il giorno prossimo era gia in bel mezzo della revoluzione di dignit? al Maidan. Pi? tardi ha confessato di essere profondamente colpito dal sentimento di unit?, dall’entusiasmo patriottico, dal fatto che restano sempre uniti. Il Markiv non ? stato un semplice osservatore contento di vedere che l’Ucraina ? capace di protestare e di unirsi. E’ diventato un attivista. Uno dei membri della quinta centuria dell’Autodifesa di Maidan. “Il mio posto ? qui”, diceva alla madre per telefono trovandosi al Maidan. Per esempio c’? stato un caso in cui i ragazzi sono stati catturati, gli sono stati sottratti tutti gli effetti personali e sono stati presi a calci e pugni. Un’amica da Ucraina mi ha mandato una foto in cui il figlio ha la testa bendata. L’ho chiamato e l’ho chiesto se tutto vada bene. E lui rispose: – Gia, tutto va bene. – E perch? hai la testa bendata? – Cosa ti fa pensare? Cosi gli ho rimandato la foto. E’ stato sconvolto. Qualcuno dei ragazzi ha scattato la foto e mi l’hanno mandata subito lo stesso giorno. Anch? il padre biologico di Vitaliy ? stato al Maidan a Kyiv quando c’erano i bus affolati, pieni di volontari. Ha voluto di venire in aiuto, di sostituire quelli che rispingevano l’assalto ogni note. Ha detto “mi sono riuscito a reggere fino alle 4 del mattino e non capisco come quei ragazzi con tanto freddo riuscivano a resistere? Per essere l?, per affiancarsi uno dovrebbe credere profondamente nella sua verit?.” La madre insieme a suo secondo marito hanno cominciato a seguire gli avvenimenti in Ucraina perch? il figlio si ? unito agli attivisti della revoluzione della dignit?. Dice che durante la fucilazione degli attivisti lei ? rimasta casa. Non potevo distogliere lo sguardo dai video con notizie da Ucraina. Ho chiesto un giorno di permesso. Ho detto “Il mio figlio ? l?. Non sono in grado di lavorare.” Ed il direttore italiano ? stato molto comprensivo. * * * Una revoluzione sempre sembra una cosa romantica. Nei tempi procellosi c’? sempre qualcuno a dare la forza a lottare. Gia prima degli avvenimenti tragici a Kyiv ci ? stato un evento speciale nella vita di Markiv. Era la notte di San Silvestro cio? la notte di Capodanno con grandissimo concerto al Maidan. “Stava in piedi vicino alla Stela perch? la sua baricata si trovava vicino all’albero di Natale. E la mia amica ed io siamo venuti al Maidan per festeggiare. I nostri occhi si incrocciano. Si distingue dalla folla…” cosi ricorda il suo incontro Diana, oramai ? la moglie di Vitaliy. A lei non piace parlare con i giornalisti ed ? una persona molto riservata e tranquilla. Per la prima cosa nota come i sposi sono diversi. “Vitaliy avrebbe chiaccherato con piacere con i giornalisti, avrebbe parlato di quello che gli ? fatto impressione sopratutto con gli sconosciuti.” Potrebbe essere proprio quello che porta equilibrio nella coppia. Diana ricorda con sorriso del suo incontro e del fatto che, come il marito, ha preso passione per il bodybuilding. Ma con gli occhi velati di lacrime parla dell’arresto e del processo. E’ difficile per lei. E’ triste ed ha il cuore gonfio. La ragazza dice che Vitaliy davvero pare un italiano perch? lui parla e gesticola moltissimo. “Come italiani. Io non so fare cosi. In questo siamo diversi.” Le amiche non hanno potuto di passare dinnanzi non quardando quel ragazzo alto e benfatto e Diana ha notato subito il corpo atletico di Vitaliy. Cosi, si sono conosciuti, si sono scambiati i numeri di telefono e fra poco si scambiavano i messaggi. “E’ gia stato al Maidan e questo era il suo vantaggio. C’era qualcosa nel suo sorriso…con gli occhi dolcissimi…” racconta Diana con sorriso. Markiv ha raccontato alla ragazza che abita in Italia. Invece Diana ha visto subito il suo vantaggio. Quel ragazzo ? venuto al Maidan perch? ci tiene cosa succede nel suo paese d’origine, lui non ha scelto una vita serena. Non ? un menefreghista. Pensa che quando ? venuto in Italia era gia un adolescente con le idee gia consolidate ed ? proprio a causa di questo che lui ha deciso di ritornare in Ucraina. Nonostante che quella vivacit? italiana sia tipica di lui ma il sangue ucraino si ? manifestato in momento pi? difficile per la patria. “Pet tutto il tempo che era in Italia aveva nostalgia di casa. Ed a dare lo stimolo ? stata la novit? del massacro di studenti”, ricorda la moglie. Prima la coppia si scambiava i messaggi e si telefonava poi tra un mese si sono incontrati di nuovo ed hanno cominciato di frequentarsi. “Tutto ? successo in fretta. Tra sei mesi lui le ha chiesto di sposarlo e il 18 ottobre ci siamo sposati”, dice Diana. La mamma ha fatto una sorpresa al figlio cio? ? venuta in Ucraina per essere presente alla cerimonia. “Hanno celebrato il matrimonio con un rito civile perch? tra sostituizione delle truppe c’era un periodo breve di ferie e non c’era tempo per celebrare le nozze. E solo dopo mi ha raccontato il vero stato dei fatti al Maidan. Prima mi diceva che tutto vada bene.” Markiv ha partecipato agli avvenimenti al Maidan dall’inizio alla fine e dopo ? andato all’Est. Mai ritornato in Italia. La sua strada ha avuto una direzione soltanto e lui ha scelto ad andarla fino in fondo. La cosa essenziale Un giorno di febbraio dopo che sul Maidan ? caduto il silenzio e non sentivano pi? i colpi di fucile, lamenti e suoni di “Plyve kacha po Tysyni”(Nuota l’anatra lungo la Tysyna, canzone viene riconosciuta non ufficialmente un inno-requiem per i caduti attivisti di Euromaidan), dopo che il fumo dal Palazzo del sindacato bruciato ? disperso, ? stato convocato il Consiglio dell’Autodifesa del Maidan. Gli attivisti si sono incontrati con Olexander Turchinov, Arsen Avakov, Igor Teniukh, Arseniy Jatseniuk e Andriy Parubiy. Il Consiglio ha deciso di formare un battaglione di volontari. Il 13 marzo pi? del cinque cento dei uomini salivano nei bus e andavano al Novi Petrivtsi, una contrada vicino a Kyiv al poligono per educazione e addestramento militare. La fila di 530 uomini si era estesa per tutta la piazza, quelli erano i cosacchi liberi pronti a gettarsi in combattimento per difendere la Crimea. – cosi ricorda quell giorno Andriy Antonyshchak, il comandante del nuovo battaglione. Per qualche settimana Andriy non aveva visto il Markiv perch? l’ultimo si ? unito all’altra centuria trasferitosi dalla centuria nova la cui ? stata sotto il commando di Andriy. La nova centuria si aggirava 700 uomini essendo abbastanza grande. Il pi? importante scopo della formazione ? stato quello di controllare le uscite dalla metropolitana. Quella centuria ? stata unica che non si trovava al Maidan. Dopo aver vegliato la notte gli attivisti di Maidan si tornavano al luogo di ubicazione. Vitaliy era diverso da quelli 700 uomini. Era giovane, entusiastico, ansioso. Dopo aver venuto da Italia era pronto ad agire. Andriy lo ricorda bene: “oppure come si dice da noi a Leopoli “gli ? venuto il pepe al culo” – il ragazzo era sempre pieno di idee, sempre si dava da fare”. Ma a Vitaliy non ? bastato solo prestare il servizio. Lui invece voleva sempre stare al Maidan. Per questo ha chieso il trasfeimento. A Petrivka sono stati uomini dalle cinturie diverse del Maidan. Qualcuno di loro erano assolutamente sconosciuti. Erano dalle parte del paese diversi ma tutti condividevano lo stesso desiderio di impedire la guerra in Ucraina. C’era tra quelli cinque cento uomini anch? Vitaliy Markiv. “E’ stato molto diverso dagli altri”, dice il suo fratello d’armi, ufficiale della Guardia nazionale d’Ucraina, Serhiy che non ha voluto dire n? il suo cognome n? il suo nome in codice. Prima della guerra Serhiy non faceva il militare bench? anni fa ha prestato servizio obbligatorio di leva ed ? stato da sempre interessano nei servizio militare. Si sono conosciuti con Vitaliy alla fine del febbraio mentre si formava il primo battaglione di volontari e si cominciava l’addestrazione militare. Vitaliy spiccava dal suo aspetto fisico: alto di statura, benfatto vestito in abito militare che sembrava come cucito su sua misura. Come si dice: l’abito fa il monaco. Anch? l’altri uomini hanno notato che aveva un’abito militare americano o inglese e anche nuovo e cucito su misura. “A quell tempi ognuno indossava quello che avava a disposizione. All’inizio della guerra si diceva che i mercenari facciano la Guerra perch? nelle nostre schiere c’erano gli abiti inglesi, quegli tedeschi e neanch? gli abiti da caccia cio? non abbiamo avuto un’uniforme militare”, oggi racconta il suo fratello d’armi Serhiy sorridendo. Un ragazzo serio, un po’ impertinente dava nell’occhio a un fratello d’armi future. Comunque, secondo Serhiy era un impertinente in buon senso della parola. Pi? che altro ? stato insistente. “Prima quella sua qualit? era seccante”, racconta il suo fratello d’armi. La storia del ritorno di Markiv da Italia per difendere la patria ed il suo decisione di prestare il giuramento risaltavano e ispiravano gli altri ragazzi per combattere. Gia a quei giorni ? diventato un leader per cosi dire, una persona che attira l’attenzione dei ragazzi. Questi sono i ricordi di Bohdan Matkivskiy che ha conoscito Markiv durante l’addestramento militare e che ? stato il comandante dell’unit? della Guardia nazionale a cui Markiv ? stato sottoposto. Pi? tardi Matkivskiy diventer? un parlamentario contro cui il Tribunale italiano avvia la procedura. “Si sentiva che abbia avuto una grandissima fiducia nella nostra causa con fiamma nel cuore. Cosi come abbiano avuto neanch? l’altri soldati. Era piuttosto motivato e pieno di energia per fare le cosec he abbiamo dovuto fare. Pi? volte avrebbe chiesto “Quando interveniamo in prima linea? Ci gia hanno sottratto la Crimea. Quando partiamo all’Est?”, ricorda il commandante. Vitaliy si prendeva tutto lo spazio: “Vitaliy qua, Vitaliy la, non stava mai a sedere”, raccontava il fratello d’armi. Si potrebbe vederlo in qualunque posto. Vitaliy inciampavo ovunque pensando: “Ma chi ? quello qua?” Risolveva tutti i problemi con sana impertinenza. L’ hanno detto di aspettare invece lui trattavauna questione da lati diverso finch? otteneva quello che voleva – racconta di Markiv il suo amico d’armi. Non era sulla breccia mai. Non ha avuto come l’oviettivo d’attirare l’attenzione su se stesso ma aveva il sangue in ebollizione e voleva risolvere al pi? possibile tutti i problemi suoi e quelli dei suoi uomini dalla sua unit?. Ha voluto decidere come proseguire con l’addestramento. Comunque, lui non era un comandante. Semmai era un guida spirituale. Questi soldati novizi praticamente non li avevano i comandanti. Invece Markiv ha avuto il modo di raccogliere attorno a s? un gruppo di compagni che lo riguardavano come un capo. A Novi Petrivtsi gli attivisti d’Autodifesa di Maidan hanno conosciuto il maggiore generale Serhiy Kulchitskyi, il capo della direzione del’addestramento al combattimento e del’addestramento formale della Direzione generale della Guardia nazionale d’Ucraina. Serhiy Kulchitskyi ha preso di persona una parte attiva alla formazione della prima unit? dei volontari, cio? il primo battaglione di reserva della Guardia nazionale. Insieme ai volontari ? partito per settore dello svolgimento dell’operazione antiterrorismo. Dal ben primo giorno lui ? stato insieme ai suoi soldati abitando nella tenda da soldati, mangiando il cibo da caserma e a volte anch? cucinava per i soldati. ? stato soprannominato “il generale con il cuore di un soldato”. Anch? adesso Kulchitskyi ? una figura simbolica per i militari. Lo chiamano nientedimeno che “il padre”: a tal punto era stimata la sua autorit?, a tal punto era capace di unirli e gettare le basi di addestramento dei soldati. Questi ragazzi, li sono stati diversi. “C’erano pochissimi tra loro chi conosceva l’arte di guerra, quelli ragazzi erano gia “soldati in erba” ma grazie al generale Kulchitskyi loro capivano che strada l’hanno presi; lui davvero ? riuscito a trasformarli in soldati veri”, dice la madre di Markiv. “Gli sono bastati letteralmente tre minuti per far capire a cinque cento uomini che ? un Uomo per eccelenza, – queste esatte parole di Markiv sono state citate durante la mostra fotografica “Se non ci fosse la Guerra”-Siamo stati colpiti dal suo comportamento: al terzo giorno sul poligone ci ? stato un vento fortissimo che travolgeva le tende. Il generale ha preso un maglio e ha fatto chiamare il Capo di Stato maggiore ed il Capo dell’unit? militare. Ha detto il primo di tenere fermo il paletto da tenda, ha fatto il capo dell’unita di tesare la tenda e lui stesso con un maglio nelle mani piantava i paletti delle tende nel terreno. Per noi, i soldati! Quest’uomo stendeva accanto a noi sul terreno del poligone per insegnarci a sparare, quest’uomo si trascinava per terra in fango accanto a noi. Quest’uomo ci sono stato insieme per tutto il periodo del’addestramento. Se avevi bisogno di un consiglio, lui te lo avrebbe dato. E’ una persona speciale per me”. Allora Vitaliy ha detto sua madre che vorebbe stipulare un contratto per fare il militare a contratto temporaneo. Inizialmente, il contratto prevedeva il termine di 5 anni. “la mia unica risposta ? stata solo questa: Sar? la tua scelta. Comunque, non sar? possibile dopo aver stipulato oggi il contratto di tornare indietro se qualcosa venisse male. Quella ? la tua scelta. Cosi devi fare le funzioni assunte fieramente neanch? tutto ci? che ? nel tuo potere”, questi sono stati gli insegnamenti che la madre dava al suo figlio. Lei diceva che avrebbe potuto soltanto essere dalla parte del figlio perch? spettava a lui come uomo di difendere la sua patria. “Lui agiva a difesa d’Ucraina da sempre anche prima della guerra. Spiegava a mio marito che l’Ucraina non sia lo stesso che Unione Sovietica o la Russia. Perch? in Italia sanno pochissimo d’Ucrana. Ogni volta che ci ? stata una discusssione a proposito d’Ucraina e mio marito la paragonava con la Russia, Vitaliy sempre sottolineava che noi avessimo la nostra propria storia, quella ucraina.” La moglie di Vitaliy nota che la decisione fatta da Vitaliy di andare alla Guerra ? stato prevedibile come una implicazione logica dai avvenimenti al Maidan. “Allora non ho avuto una sensazione che sarebbe stata una cosa lunga. Pensavo che in due mesi la Guerra sarebbe finita e noi cominceremmo a vivere una vita serena e tranquilla. Col passare del tempo ho dovuto riconsolarmi con il fatto che mio marito facesse la Guerra e che ci volesse molto tempo. Dopo la prima sostituzione delle truppe, ho capito che la Guerra sia la cosa lunga”, ricorda Diana. I novizi sono stati circa 1, 5 mese a Novi Petrivtsi. Hanno avuto l’ addestramento al tiro, la formazione tattica, prove attitudinali fisiche. “Tutto ci? io lo chiamo “formazione del guerriero novello” perch? ben met? degli uomini che c’erano sul poligono non ha fatto il servizio militare mai. Bench? ci siano i professionisti, uomini dotati di talento nell’ambito del’arte militare”, racconta Serhiy. Per esempio quando scegliavamo i cecchini se succedeva a un ragazzo che non ha sparato mai in vita sua, di colpire con un singolo tiro un’uovo dalla distanza di cento metri, lo nominavamo un cecchino. “A dire la verit? ci sono stata la gente pi?ttosto varia. Direi, una specia dello spaccato della societ?. C’era chi aveva tre diploma universitari, e c’erano quelli sgramaticati che si vedeva dal loro modo di parlare. C’erano grandi e piccini. C’era la gente ricca, gli uomini d’affari. Ma perlopi? erano i quadri intermedi, gli elettricisti, i tecnici, tutti quelli che esistevano nella societ?. Nei tempi di Maidan questa gente o ha lasciato il suo posto di lavoro o le sono state concesse le “ferie di Maidan”. Qualcuno ha letto qualche libro dall’ambito militare altri no, qualcuno si interessava nell’arte militare altri invece tempo fa hanno giocato a paintball e pensavano che sia questo l’arte militare e che la guerra sia la stessa cosa”, aggiunge l’ufficiale della Guardia nazionale. Prima di partire per il Donbass dove fomentavano azioni belliche e le forze ucraine gia hanno subito le perdite di uomini premeva di andare alla zona di confine tra la regione di Dnipropetrovsk ed il Donbass. Quello era la localit? dove i gruppi di novizzi abbiano dovuto essere divisi nelle unit? minori. Per due settimane i soldati della Guardia nazionale prestavano servizio ai posti di blocco a Pavlograd nella regione di Dnipropetrovsk. l? si dovevano abituarsi alla situazione di combattimento, neanch? hanno ricevuto le armi e le munizioni per arma. Li dovavano salvaguardare la regione dal eventuale forzamento da parte dei separatisti. “A dire la verit? all’inizio pernsavo che un’unita militare fatta da non professionisti non potesse partecipare alle azioni belliche. Capivo che non ci fosse un comando ordinato, c’erano i comandanti sconosciuti a noi, ufficiali giovanissimi. Mentre tra di noi c’erano gli uomini pi? maturi, che avessero pi? di 50 anni. Comunque la base della unit? si era formata dagli uomini di 30–40 anni. Non ? cosi facile da comandare gli uomini maturi perci? i tenenti maggiori che sono stati mandati per comandarci rimanevano perplessi. E in pi?, siamo tutti i volontari da Maidan perci? sarebbe inutile far l’abbaiata a noi o applicare una pena disciplinare. Non ricevevamo nessun pagamento per questo non si applicano le sanzioni finanziarie. Cosi, non hanno avuto una pallida idea come comandarci. Invece tra di noi c’?rano uomini pi? anziani, quelli che gia avevano avuto una certa esperienza nell’ambito e cosi abbiamo trovato la soluzione. C’erano quelli che non hanno saputo nulla dell’arte militare invece hanno saputo di riunire la gente”, dice Serhiy. Quel fatto che il suo fratello d’armi ha lasciato dietro le spalle la vita serena in Italia per non soltanto essere al Maidan ma anch? per partecipare con determinazione alle azioni belliche e per riconquistare la sua paese d’origine dalle mani degli intrusi Serhiy ha communicato agli altri soldati solo dopo che l’addestramento militare a Novi Petrivtsi fosse compiuto ed i volontari fossero partiti per Sloviansk. * * * La citt? di Sloviansk era un posto da dove la guerra ? iniziata. Il posto delle azioni belliche le pi? intense e la citt? in cui la popolazione locale ha sputtava oddio verso i soldati. Certo non tutta la popolazione ma quella la pi? incativita era molto attiva appoggiata dai separatisti e dai russi che venivano da altre citt?. Nella citt? i membri del primo battaglione della Guardia nazionale sono stati raggruppati in due gruppi ed erano trasportati all’elicottero a pi? riprese vicino al monte Karachun. Sul ponte presso il villaggio chiamato Andriivka si sono uniti al primo battaglione della 95-ma brigata. Ci ? stata una coincidenza perch? si sono uniti la seconda compagnia del primo battaglione della 95-ma brigata e seconda compagnia del primo battaglione della Guardia nazionale. Il 2 maggio la colonna dei militari ucraini della 95-ma brigata aeromobile ? stata bloccata dai civili e dai guerriglieri sul ponte attraverso il fiume di Suhyi Torets. “Erano bloccati perch? da una parte i separatisti hanno saldato ai binari una locomotiva perci? non ? stato possibile di passare il ponte con i veicoli militari. D’altra parte ? stata riportata la gente locale insiame a quella da Kramatorsk. Controllavamo i loro documenti personali per far melina”, ricorda un fratello d’armi di Markiv. La Guardia nazionale ha ricevuto un compito di aggirare la citt? di Sloviansk. Vitaliy si trovava al cosidetto “settimo posto di blocco”. Le truppe hanno dovuto attraversando la falda e il ponte, passando attraverso l’area rurale, entrare alla citt?. Ma sul ponte sono rimasti bloccati e si sono ritirati combattendo pi? vicino al monte Karachun. Cosi Markiv e gli altri si sono coinvolti nella loro prima battaglia. “Quelle qualit? che ha mostrato durante il primo combattimento marciando davanti al VTT insieme agli uomini sulla linea di fuoco pussono dire molto del soldato che accetta il combattimento per la prima folta nella vita sua essendo assolutamente consapevole di essere circondati dal nemico e non c’? nessuno dietro le spalle tranne i fratelli d’armi. Loro ti coprono e tu a sua volta devi comprire loro”, racconta Matkivsky. Il comandante sottolinea che Vitaliy pur avento un interesse vivido per tutte le azioni belliche il suo comportamento in battaglia conferma il suo carattere di una persona prudente e riservata. “E che nella situazione come quella ci ? stata una immensa possibilit? di commetere un errore”, aggiunge poi. Nel primo combattimento Vitaliy ? stato nella colonna d’avanguardia mentre il suo fratello d’armi ? stato nell’ultima colonna di soccorso insieme all’intelligenza della 95-ma brigata. “Al monte Karachun c’erano 15 soldati della difesa che hanno notato che avicinassero circa 150 uomini sui VVT armati con le mitragliatrici. Abbiamo fatto alle fucillate brevissime in seguito ai quali abbiamo occupato il territorio del centro televisione”, racconta Serhiy parlando in un modo un po’ caotico. Durante il combattimento i civili gettavano olio sulle fiamme bloccando le unit? militari. E poi sono arrivati gli uomini vestiti nelle divise con passamontagne che proponevano darsi per vinti e cedere le armi ai paracadutisti e membri della Guardia nazionale. Alle circa 22:15 ci ? stata una provocazione infame cio? i guerriglieri hanno iniziato il tiro di efficacia sparando ai soldati ucraini da dietro le spalle della popolazione civile. I militari avanzavano combattendo sul monte Karachun. In seguito ci hanno organizzato il loro campo militare di base. La 95-ma brigata ha posizionato tutte le artiglierie e la Guardia nazionale ? stata armata dai fucili mitragliatori e dalle bombe controcarro per fucile. La 95-ma brigata ha ricevuto un ordine di sorvegliare la strada che andava su a partire dal villaggio di Andriivka. Se si guarda verso l’Andriivka si vede un campo aperto e in tal modo prestavano servizio militare. Le posizioni della 95-ma brigata si davano anch? sul insediamento industriale”, ricordava il coordinator del primo battaglione della Guardia nazionale. La buona parte della popolazione locale nutrivano sentimento d’ostilit? per i military ucraini. Non si accorgevano che compiti facevano i soldati ucraini nella zona perci? subito trattavano tutti con ostilit?. C’erano moltissimi infiltrati o quelli vestiti da borghesi andando in avanscoperta. Hanno voluto sapere la quantit? dei militari, il comportamento delle soldati delle Forze armate ucraini e membri della Guardia nazionale nei vari situazioni. I militari ucraini si trovavano nella loro terra ma tra la gente che non aveva ne occhi ne orecchii. I militari hanno provato di far ragionare la gente. Sono riusciti anche far cambiare idea qualche persona spieganto che i militari non siano il “Settore Destro” A quei tempi tutti hanno paura di questo partito paramilitare a tal punto che dicevano che sarebbero venuti purch? il “Settore Destro” non sarebbe entrato nella citt?. – Ci vedete il “Settore Destro” da qualche parte? – chiedevamo. – E no, non lo vediamo da nessuna parte, – rispondevano loro. – Cosi, andatevi a casa sua. Assumiamo noi la funzione di far passare o vietare il passaggio. Il discorso dei militari con la popolazione locale era questo. “Noi siamo venuti per impedire i scontri armati tra soldati delle Forze armate e la popolazione locale. Abbiamo dovuto aiutare di portar fuori i veicoli militari e condurre il personale effettivo delle Forze armate ucraine dall’accerchiamento”, ha spiegato Matkivsky. Molta gente si ? fatta persuasa che tutto fosse in ordine e andassero a casa sua. Invece molti di loro davano il passaggio agli infiltrati, la gente ubriaca che sono stati insegnati a parlare in un certo modo come se recitando le frasi da un manuale; dicendo che i militari ucraini sarebbero nemici e la Russia invece sia un amico, che ci sarebbe stato un colpo di stato e che ora loro farebbero parlare tutta la popolazione locale la lingua ucraina. Nel bataglione abbiamo avuto la met? di quelli che parlavano l’ucraino e met? di quelli che parlavano il russo. Comunque nessuno voleva parlare con i soldati ucrainofoni perci? abbiamo dovuto parlare il russo”, dice Serhiy. Il membro della Guardia nazionale, sorridendo ricorda cosi: “E poi Vitaliy trovandosi sul ponte ha dato l’intervista agli giornalisti italiani in italiano e questo ha mandato in fumo la spiegazione da parte mia che non siamo i mercenari stranieri. La popolazione locale ha notato che il militare con fucile concede un’intervista agli giornalisti italiani parlando l’italiano pulito. E cosi i telecanali russi e canali separatista che hanno subito raccolto “le informazioni” dei mercenari italiani”. Vitaliy appunto spiegava agli giornalisti italiani che non i militari ucraini non fossero i mercenari, che non combattassero per soldi, che fossero gli ucraini che difendessero la loro terra dopo aver sentito che i giornalisti tra se li chiamassero “mercenari”. Vitaliy e uno di loro, Marcello Fauci, si conoscevano dai tempi di Maidan e si rimanevano in contatto. Pi? tardi l’italiano avr? una certa parte nel destino di Markiv. Quando il 2 maggio i militari ucraini sono stati bloccati sul posto si sono stati presenti due giornalisti russi e uno quello italiano.Andriy Antonyshchak spiega la presenza dell’italiano con il fatto che, come sappiamo pi? tardi, il cosidetto sindaco popolare di Sloviansk Viacheslav Ponomariov ha avuto una portavoce Stella Khorosheva che si teneva in contatto con il Rocchelli che sarebbe morto tra poco e il suo traduttore mentre andavano al territorio controllato da guarriglieri di RPD. Dunque, gli italiani sapevano bene cosa sta succedendo nei dintorni della citt?. * * * Insieme ai membri della Guardia nazionale prestava servizio il “Berkut”, le forze speciali. “La prima notte per poco non ci siamo venuti alle mani dopo aver visto le loro divise con galloni”, racconta Serhiy, il membro della Guardia nazionale. Con il tempo abbiamo capito invece che quelli erano gli uomini professionisti nell’ambito dell’arte militare che con i suoi gesti e la sua prodezza si hanno fatto rispettare. “Sei di loro pi? tardi moriranno insieme al generale Kulchitskyi durante il volo in elicottero”, dice ancora Serhiy. Serhiy Kulchitskyi ? stato il primo generale ucraino che fosse caduto vittima durante la guerra nel Donbass. Il fatto ? accaduto il 29 maggio 2014 alle ore 12:30 ca, alle vicinanze della citt’? di Sloviansk dopo la scarica dei viveri presso il 4 posto di blocco e la sostituizione del personale effettivo. L’elicottero Mi-8MT della Guardia nazionale ucraina mentre ritornava dalla zona del monte Karachun ? stato bombardato dalla boscata ed ? stato colpito da missile antiaerei spalleggiabile.Al bordo era il maggiore generale Kulchitskyi. I serbatoi dei carburanti si sono esplosi durante la caduta. Dodici persone sono morti tra le cui sei militari della Guardia nazionale inclusi due membri dell’equipaggio e sei soldati delle forze speciali del Ministero degli Interni d’Ucraina (precedentemente il “Berkut”). Oleksander Makeienko, il tenente maggiore e il navigatore, ? rimasto vivo ma ? stato trasportato nell’ospedale a Kharkiv nelle gravissimi condizioni. Il 31 maggio 2014 Serhiy Kulchitskyi ? stato sepolto nel “Campo delle sepolture d’onore” del cimitero “Lychiakivske” a Lviv. Vitaliy Markiv concedendo l’intervista per una mostra delle foto “Se non ci fosse la guerra” diceva cosi: “? sucesso davanti ai miei occhi. La maggiore parte degli altri l’ha visto insieme a me. Quella era la perdita pesantissima per tutti noi. Un dolore immenso. Abbiamo pianto tutti quanti. Anch’io. Era un’uomo per eccelenza. Un comandante che ci teneva a ognuno di noi. Non era solo un generale, era un padre per noi”. * * * Qualche giorno prima, il 17 aprile, i guerriglieri russofili sono invasi nella Torre della televisione e il Centro della trasmissione radiofonica alla monte Karachun, l’altura dominante su Sloviansk e hanno ordinato di disabilitare la trasmissione dei canali di televisione ucraina. Stavano per impostare il canale di trassmisione del primo multiplex televisivo di Federazione Russa. Grazie alla importanza strategica, l’altura dominante sulla citt? e la presenza della torre di televisione il monte Karachun ? diventato l’ obiettivo del combattimento di lunga durata tra le forze della repubblica autoproclamata di Donbas e le Forze armate ucraine. Un Fratello d’armi racconta che Vitaliy Markiv si comportava peritamente nelle situazioni grave: era all’altezza, riuniva gli soldati attorno a se. “Ci hanno detto che dovessimo scavare le trincee ma non avessimo avuto n? palate n? niente altro del genere. Vitaliy ed io abbiamo deciso di metterci in communicazione con la 95-ma brigata perch? c’erano i militari professionisti e invece noi ci sentivamo come dilettanti. Il comandante ci ha detto: “la prima notte riposate voi e noi stiamo a difesa e poi ci cediamo a voi una parte della difesa e voi fate come vi pare”. Il giorno dopo siamo andati a trovare le palate per cominciare a scavare le trancee. Vitaliy era uno dei primi a trovare tutto che occoreva per allestire la posizione di combattimento neppure un posto ottimo per la sua trancea e la difesa. Sapeva prendere soldati per il suo verso, tra poco c’era gia cinquina d’uomini che gli accompagnava dapertutto”, racconta Serhiy. Al monte di Karachun Vitaliy era anch? pieno di energia, interessato a tutto ci? che riguarda la guerra. Sebbene il comandante sottolinea il suo atteggiamento pacifico alla vita. Quando ha raccontato della sua vita in Italia prima della guerra si sentiva una certa leggerezza di vita alla quale aspirava anch? l’Ucraina. “Non ? persona facile da trattare.Un ragazzo pieno di energia e giovane con una natura ardente. Sempre otteneva quello che occoreva ai soldati”, parla di lui il comandante. Il fratello d’armi racconta che Markiv a volte dava nel naso a qualche comandante ma senza cattiveria. Se pensava che non fosse giusto fare quello che gli dicessero si ostinava con la bava alla bocca di fare quello che ritenesse giusto. “Nella maggioranza dei casi Vitaliy ha avuto raggione”, racconta il membro della Guardia nazionale. “I suoli nel territorio di Donbas sono compatti e al monte Karachun quelli sono anch? pi? compatti. C’erano moltissimi rifiuti solidi urbani: – rovinaccio, frantumi di vetro, il terreno era difficile da scavare e, faceva molto caldo. Una volta abbiamo ricevuto un ordine di scavare ogni 5 metri. Vitaliy ed io ci rendevamo conto che fosse una scavatura molto fitta e nel caso in cui ci saremmo stati bombardati dal cannone semovente di tipo “Nona” (abbiamo saputo che i terroristi ne fosssero armati), quello sparasse come un mortaio. Se scavare ogni cinque metri potremmo perdere cinque o sei soldati in un tiro.” Al Karachun Vitaliy era sempre con il suo gruppo. La cosa tornava comoda ai comandanti perch? i membri di ogni team eventualmente suddividono in gruppi pi? piccoli. Il suo gruppo era sempre molto unito, i soldati sapevano bene pinti di forza di ognuno e perci? sapevano aiutarsi reciprocamente in tempo, dare una mano uno all’altro e in caso di necessit? di tenere la situazione sotto controllo. Serhiy ricorda che il Markiv sapeva conciderare non solo le necessit? militari ma neanch? quelle quatitdiane. “Dapprima c’era l’acqua corrente ma io ho detto a Vitaliy che dovessimo fare una scorta dell’acqua. La maggior parte del ragazzi non erano d’accordo dicendo che ci bastasse l’acqua corrente e sarebbe stata una cosa inutile. Invece Vitaliy ed io abbiamo fatto una scorta. Eventualmente come non di rado accade durante una guerra, ci l’hanno staccata tre giorni dopo e non c’era mai pi?”. “Non direi che Vitaliy ed io siamo amici ma io fosse il comandante tacito di una cinquina e Vitaliy fosse il comandante dell’altra”, dice Serhiy. “Sostituivamo uno l’altro reciprocamente sulla stessa linea di difesa. Non ci incontravamo spesso ma sostituivamo uno l’altro alle posizioni. Ero pratico di stazioni radio portatili ma mancavano tutto incluse stazioni radio portatili e termocamere. Pi? tardi Vitaliy ha ricevuto dai volontari qualche stazione radio portatile e cosi ci abbiamo cominciato a parlare delle questi dispositivi e di altre cose pi? spesso. Vitaliy era una persona molto responsabile e non solo se si trattava della vita quatidiana. Se abbiamo avuto un ordine di subentrare alle certe ore seguendo certi segnali lo faceva subito. Chiedeva spesso il permesso di effettuare le visite in loco. Non gli piaceva a stare fermo. Era molto scrupoloso nell’eseguire i suoi compiti. Parlando di Vitaliy con la madre i suoi fratelli d’armi notano che ? difficile farlo cambiare idea perch? pensa che abbia sempre ragione. Invece le cose di cui ? stato responsabile come per esempio l’addestramento militare, le faceva in un modo giusto”, cosi raccontano i soldati alla madre di Markiv. “I ragazzi dicono che sentono la sua mancanza: sapiamo che se ci siano problemi e Vitaliy ci sia insieme a noi, i problemi sarebbero subito risolti. Io gli riferisco le loro parole e gli fa piacere di sentirle. Stampo gli articolo in cui si tratta della Guardia nazionale per tenerlo informato un po’. Una volta mi ha risposto: Se solo avrei un solo giorno e un cassone di proiettili io entrassi in azione subito”, racconta Oksana Maksymchuk. Il servizio militare manca a Markiv. Ora come tre anni fa non pensa altro che l’arte militare e la difesa d’Ucraina. Sua madre dice cosi: “direi che la sua vita si sono fermata in tempo, precisamente – tre anni fa. Nessuno se la aspettava. Il suo ? stato un bataglione di destinazione speciale. Ognuno era responsabile del proprio settore, ognuno contribuiva nel combattimento, ognuno ? antato avanti nell’ambito d’arte militare affinendo le proprie capacit? o si ? ritirato dall’esercito per vivere la vita civile. Invece Vitaliy sembra fermato. Come se qualcuno gli si toccasse il pulsante per fermarlo”. E poi la donna aggiunge: “gli dico: Vitaliy non sar? facile per te di ritornare nell’esercito, se il Dio ci aiuter? e questa vicenda finir?. Comunque il suo comandante mi dice di non stare in pena: lo facciamo subito entrare in azione, non ci sar? nessun problema. La cosa pi? importante ? che lui esca dal carcere”. * * * La madre e la moglie di Vitaliy raccontano che la Guerra non l’ha cambiato, sebbene Vitaliy nell’intervista per la mostra delle foto chiamata “Se non ci fosse la Guerra” diceva che avesse imparato di non dare per scontato la vita, che avesse capito come fosse facile di perderla, che avesse compreso la nozione di fratelli di sangue e ne avesse stampato in memoria che si deve vivere alla giornata e non rimandare a domani quel che potrebbe fare oggi. La signora Oksana racconta che a volte i ragazzi con i quali Vitaliy ? cresciuto lo domandavano “perch? non fosse restato in Italia per vivere tranquillamente, perch? fosse partito a fare la guerra o forse non avesse avuto nulla da fare?” “Lui non rispondeva a queste” domende perch? riteneva uniliante risponderle. Sapeva perch? lo faceva, sapeva cosa fosse dietro questa decisione. Sapeva che se la patria chiamasse l’aiuto tutti dovessero venirci. Lui dice cosi: ‘stavamo li instieme ai fratelli d’armi e altrettanto tutti insieme abbiamo visto e vissuto cose di ogni genere; ma sapevamo che ci fossero quelli che ci aspettassero a casa nostra neanch? sapevamo cosa ci fosse dietro le nostre spalle da diffendere’”. La madre del ragazzo ? certa che questa sua grandissima amore per la patria non possa essere falsa – se cosi fosse la cosa eventualmente si sarebbe rivelata. “Nessuno pu? far finta per qualche anno perch? un giorno tutto sarebbe chiaro”, dice la donna. Il figlio non diceva mai alla madre come stessero le cose per davvero. Anch? ai tempi di Maidan quando la donna chiamava il figlio lui sempre diceva: tutto vada bene, mamma, tutto tranquillo. Anch? se la donna sentiva gli spari. In tal caso lui riattaccava. Pi? volte il figlio diceva alla madre che addestravano al poligone e invece lei vedeva nella cronaca che fosse cominciata la sostituzione delle truppe e lui fosse l? insieme agli altri ragazzi. “Era impossibile chiederlo perch? faceva cosi…”, raccontava la signora Oksana. Gia essendo nella zona di azioni belliche a volte non poteva rispondere al telefono o diceva solo che tutto sia a posto. E questa era la unica cosa in cui la madre potrebbe trovare conforto. “Perch? quando si sentiva il segnale e nessuno rispondeva mi sentivo molto pi? difficile perch? nel capo mi brulicavano mille idee”. “Sapevo tutto solo grazie alla cronaca, solo in questo trovavo conforto sperando che il Dio lo proteggesse”, aggiunge la madre poi. Nell’intervista concessa per un progetto della mostra fotografica “Se non ci fosse la guerra” raccontava della guerra cosi: “Dal punto di vista psicologico ? molto difficile per una persona ad effettuare il fuoco di risposta. Comunque grazied all’esperienza di Maidan siamo gia stati pronti. Come se fossimo gia stati nell’inferno; ci gia sparavano adosso. Quando ci ? stato ordinato di sparare agli “ometti verdi” non ci pensavamo due volte. L’abbiamo preso sul serio e abbiamo fatto un passo specifico che sarebbe diventato una svolta in seguito. Siamo stati accerchiati. Poi siamo usciti dall’accerchiamento, spezzandolo e poi siamo saliti al monte Karachun al sesto posto di blocco. E ci siamo aggrappati al terreno.” Lui ha ricevuto una lesione traumatica una volta hanno dovuto ingessare la gamba: dureante il bombardamento ? caduto nella trincea e ha lacerato i legamenti. “Diana gia mel’ha detto di essere tranquilla perch? non era niente di grave e che lo avrebbero portato a Kyiv finch? sarebbe guarito”, racconta Oksana Maksymchuk. “Aveva anch? piccole lessioni dalle schegge di granata”, dice la madre. “Gia dopo essere stato portato a Kyiv mi ha spedito una foto con la gamba ingessata. Abbiamo visto tantissime lessioni riportati dai soldati che allora capiamo perfettamente che Vitaliy era protetto dal Dio.” “Mamma, la guerra mi basta in esercito perci? a casa voglio stare con la famiglia”, sempre diceva Vitaliy quando veniva dopo la sostituzione delle truppe o per ferie. Non aveva mai un tempo libero, sempre sbrigava, ma non voleva pensare della guerra restando a casa: “Vorrei stare con la moglie per un po’ senza pensare di guerra perch? quando sono nelle trincee vivo per niente altro che la guerra, non penso della vita civile”, cosi rispondeva alla madre. Diana, la moglie, racconta anch? che Vitaliy sa non mescolare vita di un militare dalla vita civile e la vita nella famiglia. “A casa viveva la vita civile, non condivideva la sua esperienza militare con nessuno e non parlava della guerra. Tutta la nostra vita era staccata in periodi tra una sostituzione delle truppe e una vacanza. Lui viene arrestato proprio mentre ritornava a casa per un mese di licenza. E andato da madre in Italia dopo di che avrebbe dovuto ritornare nella zona di operazione antiterrorismo”, dice la moglie. Piange ricordando il giorno di ritorno del marito durante la prima sostituzione delle truppe. “A Sloviansk dove sono arivati le truppe di rimpiazzo per la prima volta, era un posto delle azioni belliche molto intense. E ritornato a casa molto magro, dimagrito per circa 15 kg con le borse agli occhi e con qualche capello bianco…”, la ragazza sta per piangere. La ragazza presto ha fatto apello a tutte le sue forze spiegando che senta mancanza del marito. “Dopo di questo ho capito che quella sia la guerra vera. Il secondo rimpiazzo delle truppe per me era pi? difficile perch? ora capivo dove vada. Non lo capivo prima”, Diana Markiva aggiunge. * * * Nella parte orientale della citt? ? iniziata una battaglia intensa. Prima la citt? era bombardata dai mortai poi i guerriglieri hanno messo in azione l’arma automatica. “Gia da un’ora e mezzo in citt? si senta lo scroscio della artiglieria. C’? una sparatoria vicino al posto di blocco ‘BZS’ (‘distributore di benzina’), la zona ? coperta dalle nuvole di fumo.” “Secondo i resoconti le forti forze avversari si intraprenderebbero un tentativo di accerchiare i posti di blocco nella zona. C’? una sparatoria continua d’ogni intorno. Accesso al uno dei posti di blocco ? tagliato; lo stesso sar? successo neanch? al secondo posto di blocco. Vicino a uno dei posti di blocco dalle colline impiegano i lanciabombe anticarro a sola distanza di 400 metri. Sembra che da distanza molto ravvicinata i guerreglieri bombardino dalla “Nona” sebbene l’nformazione non sia certa. C’? il bombardamento fitto dai mortai con raggio del tiro effettivo molto ampio. Prima sparavano localmente a qualche posto di blocco e allora bombardano almeno due a volta. I cecchini tengono sotto il fuoco l’impianto chimico. Un tentativo di scalamento ? molto plausibile.” Queste erano notizie divulgate dalle media il 14 maggio 2014. I giornalisti riferivano le parole dei testimoni oculari pubblicate su Twitter neanche i post di Facebook del giornalista ucraino Arkadii Babchenko. I corrispondenti che lavoravano sul loco vicino a Sloviansk riferivano che i cecchini dai gruppi terroristici sparavano intensamente. Trovandosi sull’impianto chimico ai dintorni della citt? sparavano adosso i soldati ucraini. Qualche mina ? precipitata sul posto di blocco ucraino in pieno giorno. La sera del 24 maggio vicino al villaggio di Karpivka, i guarriglieri armati con i mortai ed i lanciabombe hanno attacato il posto di blocco della Guardia nazionale ucraina alla periferia settentrionale della citt?. Il combattimento ? continuato da due ore. Uno membro della Guardia nazionale ? morto, altri due sono stati feriti. Nel villaggio di Semenivka vicino a Sloviansk quel giorno i guarriglieri hanno destrutto fabbricati residenziali e il manicomio che in seguito ha preso fuoco. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=65282622&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.