*** Твоей Луны зеленые цветы… Моей Луны беспечные рулады, Как светлячки горят из темноты, В листах вишневых сумрачного сада. Твоей Луны печальный караван, Бредущий в даль, тропою невезенья. Моей Луны бездонный океан, И Бригантина – вера и спасенье. Твоей Луны – печальное «Прости» Моей Луны - доверчивое «Здравствуй!» И наши параллельные пути… И З

Il Morbo Di Parkinson: Le Fasi Finali

Il Morbo Di Parkinson: Le Fasi Finali Juan Mois?s De La Serna ?ngel Moreno Toledo Il morbo di Parkinson ? una malattia neurodegenerativa che implica la perdita progressiva del controllo sui movimenti e intacca direttamente l’indipendenza e la qualit? di vita del paziente, dei suoi familiari e di chi se ne prende cura. Il morbo di Parkinson ? una malattia neurodegenerativa che implica la perdita progressiva del controllo sui movimenti e intacca direttamente l’indipendenza e la qualit? di vita del paziente, dei suoi familiari e di chi se ne prende cura. Quest’opera complementa il libro “Il Morbo Di Parkinson In Tempi Di Pandemia” pubblicato a luglio 2020 e redattato in collaborazione con la dottoressa M? Esther G?mez Rubio, il dottor Marcos Altable P?rez e il dottor Juan Mois?s de la Serna. Questo volume, a cura del dottor Fabi?n Cremaschi, il dottor ?ngel Moreno Toledo e il dottor Juan Mois?s de la Serna, si focalizza sulle ultime fasi del morbo di parkinson, analizzandone gli effetti e i trattamenti disponibili. Il Morbo di Parkinson: Le Fasi Finali Dr. Juan Mois?s de la Serna Dr. ?ngel Moreno Toledo Dr. Fabi?n Cremaschi Traduttore Samuele D`Anella Tektime Editore 2020 “Il Morbo di Parkinson: Le Fasi Finali” A cura di: Dr. Juan Mois?s de la Serna; Dr. ?ngel Moreno Toledo e Dr. Fabi?n Cremaschi Traduttore Samuele D`Anella 1? edizione: gennaio 2021 © Juan Mois?s de la Serna, 2021 © Edizioni Tektime, 2021 Tutti i diritti riservati Distribuito da Tektime https://www.traduzionelibri.it Riferimenti: De la Serna, J.M: Moreno Toledo. A. e Cremaschi, F. (2021). “Il Morbo di Parkinson: Le Fasi Finali. Montefranco, Italia. Tektime Editore. Avviso Legale Non ? consentita la riproduzione totale o parziale di questo libro, il suo inserimento in qualsiasi piattaforma digitale, n? la sua trasmissione in forma elettronica, meccanica, tramite fotocopia, registrazione o altri metodi, senza previa autorizzazione scritta dell’autore. L’infrazione dei suddetti diritti pu? costituire un reato contro la propriet? intellettuale (art. 270 e successivi del Codice Penale). Prima di fotocopiare o scannerizzare qualsiasi parte di quest’opera, rivolgersi a CEDRO (Centro Spagnolo per i Diritti di Riproduzione). Contatti: sito web www.conlicencia.com Numeri di telefono: 91 702 19 70 / 93 272 04 47. Prologo Il morbo di Parkinson ? una malattia neurodegenerativa che implica la perdita progressiva del controllo sui movimenti e intacca direttamente l’indipendenza e la qualit? di vita del paziente, dei suoi familiari e di chi se ne prende cura. Quest’opera ? il complemento del libro “Il Morbo Di Parkinson In Tempi Di Pandemia” pubblicato nel luglio 2020 e redatto in collaborazione con la dottoressa M? Esther G?mez Rubio, il dottor Marcos Altable P?rez e il dottor Juan Mois?s de la Serna. Questo volume, a cura del Prof. Dr. Fabi?n Cremaschi, il dottor ?ngel Moreno Toledo e il dottor Juan Mois?s de la Serna, si focalizza sulle ultime fasi del morbo di Parkinson, analizzandone gli effetti e i trattamenti disponibili. Gli Autori: Prof. Dr. Fabi?n Cremaschi. Neurochirurgo con Master in Neuroscienze. Specializzato in Istruzione Universitaria. Diplomato in Didattica della Cultura Digitale. Primario di Neurologia Clinica e Chirurgica del Dipartimento di Neuroscienze presso la facolt? di Scienze Mediche dell’Universit? Nazionale di Cuyo (Argentina). Coordinatore dell’Unit? di Neuromodulazione, NeuroFUESMEN, Mendoza, Argentina. Reparto di neurochirurgia, Ospedale Santa Isabel de Hungr?a (Argentina). Presidente della Societ? Argentina di Neuromodulazione (SANe). Contatto: [email protected] Dr. ?ngel Moreno Toledo Psicogerontologo, formatore sociosanitario (corsi, giornate) e scrittore (autore di libri specializzati e di svariati articoli scientifici su riviste indicizzate). Sviluppa la sua carriera professionale cos? come le tecniche d’insegnamento sia in residenze per anziani che in corsi di formazione di assistenza specializzata ai malati di Alzheimer. Esperto in gestione e coordinamento di centri geriatrici. Dal 2014 ? direttore ed editore di Neurama, una Rivista digitale di Psicogerontologia da lui creata (www.neurama.es (http://www.neurama.es)) che si concentra sulla divulgazione professionale di contenuti specifici riguardanti il comportamento e l’approccio alle malattie neurodegenerative (Alzheimer e altre forme di demenza). Autore di manuali quali: “El cuidado del enfermo de Alzheimer: formaci?n y consejos al cuidador” (2014); “Manejo de comportamientos dif?ciles en la enfermedad de Alzheimer” (2018) e del nuovo “Intervenci?n y gesti?n de situaciones cr?ticas en centros gerontol?gicos” (2020) Dal 2013 forma parte del comitato internazionale per la revisione della rivista scientifica “Psicopedia Hoy” (ISSN 2322-8652) ed ? stato membro Stakeholder del progetto SIforAGE finanziato dall’Unione Europea, che ha promosso innovazione sociale, abitudini di vita sana e un invecchiamento attivo. (Gruppo di intervento WP6) (2012-2016). Dr. Juan Mois?s de la Serna Psicologo, con Master in Neuroscienze e Biologia Comportamentale, specialista in Ipnosi Clinica. Direttore dei corsi post-laurea presso l’Universit? Tecnologica TECH e presso l’Universit? Europea Miguel de Cervantes; docente post-laurea e direttore del T.F.M. presso l’Universit? Internazionale di La Rioja e l’Universit? Internazionale di Valencia. Ringraziamenti: Ringrazio tutte le persone che hanno condiviso le loro conoscenze specialistiche sul morbo di Parkinson, in particolare il Dr. Alejandro V?zquez, Medico Neurochirurgo. Ringrazio inoltre il Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale Santa Isabel de Hungr?a, Mendoza, Argentina; ed anche il Dr. Renzo Fausti; Dr. Enzo Duca; Dr. Mart?n Glantz e il Dr. V?ctor N??ez. Per finire ringrazio gli Studenti di Medicina del Dipartimento di Neurologia Clinica e Chirurgica della facolt? di Scienze Mediche dell’Universit? Nazionale di Cuyo (Argentina). Sommario Prologo (#ulink_d2492ef6-281d-50c6-97da-9b7b37a9359c) Definizione di Parkinson avanzato (#ulink_26664ec0-7a70-52df-a0d1-fa6d6866151b) L’assistenza al paziente affetto da Parkinson avanzato: il ruolo del caregiver (#ulink_d75e779a-414a-56a0-80cd-71873b3e2df0) Bibliografia (#ulink_99e905cd-2053-5408-9a54-c6e3d15cf613) Parkinson avanzato: le conseguenze dei sintomi non motori a livello psicologico ed emotivo (#ulink_8f8c7ebc-4be7-5f56-a40c-0f7d23d111ec) Mancanze mnemoniche e peggioramento della memoria: il deterioramento cognitivo (#ulink_533100e6-b74c-5ffd-9ce2-a4ead28f7b31) I caregivers e la gestione della malattia (#ulink_d93f9df5-c9ea-544c-9030-0e3312a2849f) Come affrontare la fase acuta (#ulink_dd6f0327-c861-55cf-9f9f-8632112082d7) Lutto anticipatorio: caratteristiche e gestione (#ulink_b8078bfa-861d-5708-9e61-5885e3eb4527) Bibliografia (#ulink_6a04847f-4384-5eff-9609-4603e8aa11bd) Trattamento del Parkinson Avanzato (#ulink_3a29ffe3-3731-51ee-8ce6-fe7da60c8052) Trattamento Farmacologico (#ulink_791f9e49-9d26-59d1-aaed-da10036e4dcd) Trattamento psicoterapeutico (#ulink_48c1fee3-098b-5f77-be85-53abfd3b7155) Riabilitazione motoria (#ulink_51591b97-98ea-5e09-8f52-a9b85e045f68) Riabilitazione cognitiva (#ulink_ce00897f-9f4d-580b-9e0f-56b88bc4a477) Gli effetti del COVID-19 sul Parkinson Avanzato (#ulink_01a59cf2-10a6-534c-a4ce-fc14c1ac0fd7) Bibliografia (#ulink_bb5a4eb7-1a22-58ed-8392-fcc5ac859221) Trattamento Chirurgico del Morbo di Parkinson: Passato, Presente e Futuro (#ulink_153e5596-efbb-5e5c-a0e4-364f312e12e4) Introduzione al trattamento chirurgico (#ulink_c4386a50-1434-57c0-8ff5-d0e226e035f9) ? adatto a tutti i pazienti? Per chi ? indicato? (#ulink_80539b6c-f8b9-5f62-9016-240a0d687064) - Chi deve coordinarlo? (#ulink_9b981851-2f60-554e-8a2e-4d2bc5f72f77) - Quanto ? risolutivo? ? rischioso? (#ulink_5fb8ad0b-5be7-5809-a828-115570cbabc1) - Rapporto tra costi ed efficacia (#ulink_67cae83c-89e7-55b4-90dd-3115e901185a) - ? nuovo? ? sperimentale? (#ulink_5e88c77d-20b6-53da-8ec8-6ab6993301cd) - Neurochirurgia funzionale e Neuromodulazione: origini e sviluppo (#ulink_0a0cfa46-bb04-54ac-a41d-38a5bdee7539) Quanti tipi di intervento esistono? (#ulink_527dc31c-05b5-5412-a81a-f3117dda5a77) Come avviene l’operazione? (#ulink_1b8f3d7d-d045-56f9-aa53-ecc17a853b8f) La fase post-operatoria (#ulink_76eddf9e-3082-5fed-b9d8-be4b32c6a55e) Qual ? il futuro della Neuromodulazione? (#ulink_65294f47-2586-57f2-b96c-69d4720a8617) Conclusione (#ulink_9851d5e2-f0d4-5e8d-9631-bc0471c69345) Bibliografia (#ulink_c24d6070-fac3-5a0c-b31e-882c2ba20aac) Definizione di Parkinson avanzato Dr. Juan Moses de la Serna Quando si parla di morbo di Parkinson, lo si fa basandosi sulla Classificazione Internazionale delle Malattie versione ICD-11 elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanit? (OMS-WHO) o sul Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali elaborato dall’Associazione Psichiatrica Americana versione DSM-5. Entrambi sono manuali diagnostici, all’interno dei quali ? specificato quali sono i sintomi legati ad ogni disturbo o malattia per facilitarne, appunto, la diagnosi. Le informazioni specifiche sul morbo di Parkinson, si trovano nell’ ICD-11, sezione Parkinsonismo, che appartiene alla sottocategoria Disordini del Movimento, che a sua volta risponde alla categoria Patologie del Sistema Nervoso. Nello stesso ICD-11 si stabilisce una distinzione tra i vari casi di Parkinson: quelli trasmessi per via genetica e non, e in base ai sintomi della malattia stabilisce tre livelli della stessa: lieve, moderata o grave. Per quanto riguarda il DSM-V, la malattia si trova nella categoria dei disturbi neurocognitivi. Nonostante - una volta confermata la diagnosi - la preoccupazione principale del paziente riguardi la progressione graduale dei sintomi legati ai movimenti muscolari quali tremolio e irrigidimento, ? presente un altro genere di sintomo poco conosciuto e tuttavia inabilitante nelle fasi avanzate della malattia: la bradicinesia, che induce il rallentamento dei movimenti motori. Diventa particolarmente evidente quando si cammina ma nelle fasi avanzate della malattia include altres? instabilit?, problemi di deglutizione e stitichezza. Quali sono i fattori che influiscono negativamente sul paziente affetto da Parkinson? L’Universit? di Cambridge, in collaborazione con l’Universit? di Newcastle e l’Universit? di Griffith, ha cercato di rispondere a questa domanda effettuando un’investigazione su 226 pazienti ai quali era stato recentemente diagnosticato il morbo di Parkinson. Altri 99 soggetti non affetti dalla malattia hanno partecipato in qualit? di gruppo di controllo. Tramite alcune scale di valutazione standardizzate sono stati valutati diversi fattori. Per le capacit? cognitive ci si ? basati sul Mini-Mental State Examination e il Montreal Cognitive Assessment; per misurare la qualit? della vita dei partecipanti, il Parkinsons Disease Questionnaire-39; per individuare eventuali sintomi riconducibili alla depressione, il Geriatric Depression Score-15; infine il Cognitive Drug Research e il Cambridge Neuropsychological Test Automated Battery per analizzare sintomi clinici e neuropsichiatrici. Comparando i risultati tra i soggetti del gruppo di controllo e i pazienti alle prese con le fasi iniziali del Parkinson, si ? visto come questi ultimi, oltre ad affrontare le difficolt? tipiche della malattia, debbano convivere con una serie di ulteriori disturbi. Inoltre, i dati inerenti alla qualit? della vita dei pazienti affetti da Parkinson risultano essere sotto la media, mentre si pu? osservare una maggiore predisposizione a disturbi legati alla depressione. Sebbene fino ad ora si siano discussi gli effetti della malattia di Parkinson concentrando l’attenzione sui tipici tremori e difficolt? nel camminare o nel parlare, va notato che questi sintomi si manifestano solitamente nelle prime fasi della malattia; tuttavia, con la graduale progressione di quest’ultima, il paziente ha bisogno di cure sempre pi? mirate e specialistiche fino al punto di dipendere completamente da esse. Quando il morbo di Parkinson entra in uno stadio avanzato, ? rapidamente riconoscibile dai caratteristici tremori, anche se bisogna puntualizzare che non sempre i tremori che una persona pu? sperimentare sono riconducibili al morbo di Parkinson. Quello dei tremori, non ? l’unico sintomo che si avverte durante la malattia. Altri sintomi tangibili sono insonnia, perdita dell’olfatto, difficolt? nei movimenti pi? quotidiani, come camminare, cambiamenti comportamentali nel parlare o scrivere, irrigidimento delle espressioni facciali. Con il progredire della malattia, questi sintomi saranno sempre pi? facilmente rilevabili e il loro peggioramento influir? direttamente sulla qualit? della vita del paziente, giacch? diventer? sempre pi? dipendente dagli altri e richieder? cure quasi costanti. Molti cambiamenti saranno visibili; altri, di natura psicologica, come sbalzi d’umore tendenti alla depressione, non saranno cos? evidenti. Inoltre, nelle fasi finali della malattia, potrebbe verificarsi quella che ? definita “Demenza del morbo di Parkinson”, uno stato in cui peggiora l’affidabilit? della memoria, del ragionamento, del linguaggio e dell’approccio sociale in generale. Va de se che tutto ci? non fa che peggiorare la qualit? della vita del paziente; in ogni caso, prima di diagnosticare la demenza di Parkinson, devono essere escluse le alterazioni cognitive causate da un eventuale trattamento farmacologico anti-Parkinson in corso. Una delle maggiori preoccupazioni degli esperti ? quella di sapere come avverr? la progressione della malattia di Parkinson, che, trattandosi di una malattia neurodegenerativa, sar? aggravata dal semplice passare del tempo. A questo proposito, sono state sviluppate diverse scale di classificazione per sapere in quale fase si trova il paziente. Sebbene il Parkinson presenti sintomi evidenti, come i tremori, se si volesse stabilire in che fase della malattia si trovino i pazienti, occorrerebbe fare un’attenta valutazione. Alcuni professionisti a volte mettono in dubbio la necessit? di valutare gli aspetti emotivi o il livello di autonomia del paziente, considerandoli solamente una conseguenza in pi? della malattia. Perci? la domanda nasce spontanea: quanto sono affidabili le valutazioni sul morbo di Parkinson? Uno studio condotto congiuntamente da vari centri di ricerca in Argentina, Colombia, Cile, Cuba, Ecuador, Spagna, Inghilterra e Messico ha cercato di dare la risposta. Lo studio ha incluso 384 adulti di et? compresa tra i 22 e 91 anni di cui il 44,5% donne, ai quali era stato diagnosticato il morbo di Parkinson senza ulteriori psicopatologie associate. Tutti loro sono stati sottoposti a quattro test per determinare il livello di gravit? della malattia di Parkinson: l’Hoehn e Yahr Scale; il Clinical Impression of Severity Index for Parkinsons Disease; il Clinical Global Impression-Severity e il Patient Global Impression-Severity; per la valutazione del livello di indipendenza sono stati usati il Schwab and England Scale ed il Barthel Index; per valutare lo stato d’animo dominante nel paziente ? stato usato l’Hospital Anxiety and Depression Scale; per la valutazione dei livelli generici di salute clinica ed economica si ? ricorso al E.Q-5D.-3L; e per valutare la presenza di sintomi riconducibili al Parkinson ? stato usato il Parkinsons Disease Questionnaire-39. Le analisi dei dati rilasciati dai test, hanno riportato le seguenti relazioni: 0.60 tra i risultati dei test della Hoehn e Yahr Scale e il Patient Global Impression-Severity; 0.91 tra il Clinical Global Impression-Severity, il Patient Global Impression-Severity ed il Clinical Impression of Severity Index for Parkinsons Disease che sono correlati alla presenza di sintomi di depressione e ansiet?. Tutti i test hanno rilasciato dati attendibili, di conseguenza non si pu? scegliere un unico test su tutti ed escludere gli altri poich? ognuno valuta diversi aspetti dell’evoluzione e della gravit? del morbo di Parkinson. I risultati mostrano chiaramente come le attuali procedure standardizzate siano corrette e la valutazione della gravit? dei sintomi deve essere accompagnata anche dalla valutazione delle esperienze emotive e del grado di indipendenza percepito dal paziente. Tra le varie scale di classificazione e test disponibili precedentemente citati, la pi? utilizzata ? solitamente la Hoehn Stage Scale e la Yahr Scale (scala di Hoehn e Yahr), mediante le quali i pazienti possono essere classificati in cinque fasi in base ai loro sintomi, ognuna pi? grave dell’ anteriore, in modo tale che nel primo stadio siano mostrati sintomi lievi come tremori alle mani o cambiamenti posturali o dell’andatura; mentre nel quinto ed ultimo stadio il paziente subisce con la massima gravit? i sintomi del morbo di Parkinson: totale invalidit?, impossibilit? di stare in piedi o poter camminare, dipendendo completamente da un’altra persona per ogni cosa. Pertanto, utilizzando la scala di Hoehn e Yahr, si pu? classificare la gravit? dei sintomi del morbo di Parkinson nelle seguenti fasi o stadi: - Stadio 0: assenza di sintomi visibili della patologia. - Stadio 1: lieve tremore monolaterale degli arti superiori. - Stadio 2: tremore bilaterale che il paziente “compensa” modificando postura e andamento. - Stadio 3: rallentamento psico-motorio, problemi di deambulazione ed equilibrio. - Stadio 4: inabilit? muscolare, il paziente ha bisogno di aiuto per riuscire a stare in piedi. Infine, nello Stadio 5, il pi? grave, l’inabilit? del paziente ? tale da non essere in grado di stare in piedi. Bisogna tenere presente che il passaggio da una fase all’altra non ? costituito solamente dall’ aggravarsi dei sintomi esistenti, ma anche dalla comparsa di sintomi nuovi che non si erano precedentemente manifestati, i quali condurranno il paziente alla perdita dell’indipendenza e al deterioramento del tenore di vita. Il morbo di Parkinson ? una malattia neurodegenerativa. Ci? significa che i suoi effetti sul paziente peggioreranno progressivamente con il passare del tempo, progredendo dai primi sintomi della fase I, mostrando lievi tremori in una sola parte del corpo, trascinando un po’ i piedi, cominciando a mostrare i primi sintomi di rigidit?. Nella fase II la persona inizia a piegarsi in avanti, con disturbi dell’equilibrio e difficolt? nei movimenti (bradicinesia). Nelle fasi III e IV i sintomi peggiorano e il paziente ha gravi difficolt? di equilibrio e deambulazione. Fino ad arrivare alla fase V, quando il paziente dipende in tutto e per tutto da un’altra persona e costretto a passare la maggior parte del tempo seduto o a letto a causa del tremore costante. L’assistenza al paziente affetto da Parkinson avanzato: il ruolo del caregiver Quando si parla di assistenza al paziente ci si riferisce all’azione che svolge quella persona (in genere un familiare di riferimento) che si fa carico di ogni vicissitudine del paziente. Quando l’assistenza ? svolta in chiave professionale, si parla di assistente familiare o badante; quando avviene a titolo non professionale o gratuito si parla di caregiver o caregiver familiare . Sebbene ogni caregiver abbia le sue ragioni che lo spingono a dedicarsi all’assistenza, queste ragioni sono oggetto di analisi da parte dei ricercatori, i quali cercano di spiegare i motivi per cui una persona dovrebbe decidere di occuparsi dell’assistenza informale di un parente, specie nei casi pi? gravi come quelli dei pazienti affetti da demenza. Si deve considerare il fatto che le malattie neurodegenerative sono generalmente irreversibili; le funzioni cognitive, muscolari e scheletriche andranno progressivamente perse, e tanto pazienti giovani quanto anziani sono esposti a questa possibilit?. A volte gli altri membri della famiglia potrebbero confondere i sintomi della malattia con un processo di invecchiamento “naturale” e quindi associare la perdita delle funzioni corporali e delle capacit? mentali con l’inevitabile processo di degenerazione che ha inizio una volta superata l’et? adulta. Ci sono vari fattori che possono portare alla demenza, ad esempio la presenza di una patologia preesistente come la malattia di Huntington, la sclerosi multipla, il Parkinson, lesioni alla testa, tumori cerebrali o il consumo eccessivo di bevande alcoliche. A prescindere dalle cause, trattandosi di un processo degenerativo e irreversibile, ? naturale che i membri della famiglia comincino a ragionare su come prendersi cura del paziente, che sia con l’aiuto di un badante professionista o mediante l’assistenza a gestione familiare, cio? di una o pi? persone che a turno si prendono cura del paziente, essendo disposti a sacrificare il “proprio io”, rinunciando a gran parte delle loro attivit? sociali e, naturalmente, al lavoro a tempo pieno, per dedicarsi ad un’assistenza “intensiva” del paziente affetto da demenza. Fin qui, sembra di capire che la scelta tra un’assistenza professionale o familiare sia pi? che altro una questione economica, in cui la famiglia dopo aver “fatto bene i conti” decide se pu? permettersi di sostenere le spese che richiede l’assistenza professionale, sia essa svolta in un centro specializzato, o da personale esterno qualificato che si prenda cura del paziente. Tuttavia, uno studio condotto congiuntamente dal Texas A&M Health Science Center e dalla Washington State University (USA), al quale hanno preso parte 270 parenti di un database di 1.770 pazienti di et? pari o superiore a 70 anni affetti da demenza, ha dimostrato che le persone sposate tendono a prendersi cura dei propri partner indipendentemente dalla mera questione economica. Per quanto riguarda le statistiche demografiche, coloro i quali si avvalgono maggiormente di un caregiver professionale risultano essere gli ispanici e i “bianchi”. Un risultato sorprendente ? che le questioni economiche hanno meno peso del previsto; non influiscono infatti in modo risolutivo sulla decisione finale tra cura professionale o familiare, giacch? entrano in gioco altri fattori come l’altruismo del familiare che si occuper? dell’assistenza al paziente affetto da demenza. Tutto quanto sopra non fa che confermare l’aumento dell’assistenza informale da parte dei membri della famiglia, specialmente quando esiste un legame affettivo tra paziente e caregiver, cos? come quando il caregiver dimostra una spiccata predisposizione all’ altruismo. Ci? nonostante, ci si chiede se questa tendenza all’assistenza “fai da te” dei familiari affetti da demenza, cos? tipica della nostra cultura, sia adeguata e soprattutto efficace rispetto all’assistenza professionale. Ora, indipendentemente dai motivi che spingono una persona a prendersi cura di un familiare, ? necessario che questa riceva una formazione di base affinch? possa prendersi cura del proprio familiare in modo efficace, senza nulla da invidiare alle prestazioni garantite da un caregiver professionista. Oltre a questi corsi di addestramento per caregivers familiari, si consiglia di far svolgere una formazione specifica anche ai familiari del caregiver su come prepararsi a sostenere proprio quest’ultimo. ? stato infatti osservato come l’assistenza prolungata comporti una diminuzione della salute mentale ed emotiva del caregiver stesso, nonch? un certo grado di isolamento sociale; tutto ci? finir? col compromettere la qualit? delle cure fornite al paziente. Come ? stato commentato pi? volte, ad occuparsi dell’assistenza ai pazienti affetti da Parkinson avanzato ci sono caregivers familiari, ai quali non manca certo la buona volont?, bens? la preparazione tecnica su come curare il paziente, il che pu? generare in loro un elevato livello di ansia. Allo stesso modo, doversi prendere cura di un paziente affetto da una malattia neurodegenerativa, come il Parkinson, e vedere il peggioramento graduale dei sintomi, non far? che peggiorare questo stato di ansia; senza considerare il fatto che spesso il paziente ? un familiare con il quale esiste un legame affettivo e che dispiace vedere il quelle condizioni. Che impatto ha dunque il Parkinson sul caregiver familiare? A questa domanda ha cercato di rispondere una ricerca condotta dall’Institute of Neuroscience dell’Universit? di Newcastle insieme al Centre for Clinical Brain Sciences dell’Universit? di Edimburgo (Inghilterra) e alla Menzies School of Medicine and Institute of Health Queensland della Griffth University (Australia). Hanno partecipato allo studio sessantasei caregivers familiari, di cui l‘81% donne, di et? superiore ai 32 anni, che si occupavano di pazienti affetti da Parkinson. Dopo la diagnosi di Parkinson sono state effettuate tre misurazioni (ai 18 e 36 mesi), seguendo i criteri della Queens Square Brain Bank. I caregivers sono stati valutati in base all’Hospital Anxiety and Depression Scale per individuare eventuali sintomi depressivi; per valutare altre sintomatologie neuropsichiatriche ? stato usato il Neuropsychiatric Inventory e l’NPI Carer Distress; infine, si ? valutato il livello di qualit? dei caregiver attraverso la Scale of Quality of Life of Care-Givers. Per quanto riguarda i pazienti, sono state effettuati test specifici mediante le seguenti scale di valutazione: la Movement Disorder Society e la United Parkinsons Disease Rating Scale per determinare la gravit? dei sintomi del morbo di Parkinson; la Geriatric Depression Scale per la presenza di sintomi depressivi; il Parkinsons Disease Questionnaire per la qualit? della vita; il Mini-Mental State Examination e il Montreal Cognitive Assessment per le abilit? cognitive e visuo-spaziali; la Cognitive Drug Research Battery per i livelli di attenzione e il Cambridge Neuropsychological Test Automated Battery per valutare memoria ed esecutivo centrale. Si ? inoltre effettuato il profilo socio-demografico dei partecipanti: et?, sesso, livello di istruzione e sia dei, le ore settimanali dedicate alla cura del paziente nel caso dei caregivers. I risultati basati sul Cognitive Drug Research Battery rivelano che la qualit? della vita dei caregivers che assistono malati di Parkinson ? significativamente pi? bassa rispetto a quella dei caregivers che assistono pazienti della stessa et? affetti da un lieve deterioramento cognitivo o senza nessun problema neurologico in particolare. Il deficit di attenzione ? un fattore particolarmente indicativo del peggioramento della qualit? della vita dei caregivers, rispetto ad altre variabili valutate. Tra le limitazioni presentate dallo studio effettuato vi sono il basso numero di partecipanti e la mancata esecuzione di un’analisi per determinare eventuali alterazioni in base al genere e alle variabili valutate. In ogni caso, come affermato dagli autori dello studio, e sulla stessa linea di quanto sottolineato finora, i caregivers dei malati di Parkinson dovrebbero essere tutelati sia mediante corsi di formazione che con terapie specifiche cos? da aiutarli ad affrontare un incarico non certo facile. In questo modo, l’assistenza sar? di beneficio per il paziente e non intaccher? la qualit? della vita del caregiver. Le associazioni di sostegno ai caregivers, inoltre, lavorano anche sull’atteggiamento del resto dei familiari del caregiver affinch? quest’ultimo non si senta pervaso dal senso di colpa, cosa che andrebbe a generare ulteriori tensioni in famiglia. Il senso di colpa “autoimposto”, costantemente alimentato dai parenti, pu? spingere il caregiver a rinunciare al suo tempo libero, e se ad un certo punto ne disporr?, si sentir? male per questo. Per questa ragione, gli studi pi? recenti stanno dando grande importanza alla qualit? piuttosto che alla quantit? delle cure date ad un paziente con una malattia neurodegenerativa, il quale subir? il graduale deterioramento delle proprie capacit? cognitive e fisiche. Si consiglia dunque ai caregivers di mantenere un regolare programma di attivit? fisica che includa camminata ed esercizi all’aperto; in altre parole, non bisogna perdere di vista la salute dei caregivers, bens? permettere loro di avere i propri momenti di relax, di praticare un hobby o di uscire con i loro amici. Tutto ci? non produrr? alcun effetto negativo sul paziente, al contrario, avr? un effetto rigenerante sul caregiver che torner? al lavoro con maggiore forza d’animo. Bibliografia American Psychiatric Association. DSM-5, Manual diagn?stico y estad?stico de los trastornos mentales. Panamericana; 2018. Basu R, Rosenman RE. Altruism and Informal Care for Dementia. 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Lo stadio avanzato del Parkinson, classificato come stadio 4-5 della scala Hoehn e Yahr, costituisce un periodo caratterizzato da diversi problemi di salute, una mobilit? molto limitata che richiede assistenza per qualsiasi spostamento e marcate problematiche a livello motorio e cognitivo. La tolleranza alla Levodopa (L-Dopa) sviluppata dall’organismo nel corso del tempo, ne diminuisce l’efficacia. I sintomi motori e non motori sono particolarmente evidenti nei soggetti colpiti. L’incidenza (progressiva) dei disturbi della memoria - deterioramento cognitivo e handicap mentali - insieme ai comuni disturbi neuropsichiatrici - psicosi, depressione, demenza, insonnia - oltre ad altre condizioni mediche, segna in modo significativo lo stadio finale della malattia. Tra le complicazioni pi? angoscianti del Parkinson avanzato vi sono i disturbi cognitivi e psichiatrici. Nel valutare l’origine dei sintomi avversi ? fondamentale capire se sono dovuti agli effetti collaterali del trattamento farmacologico o alla logica conseguenza della progressione della malattia. Le complicazioni non motorie provocano un sovraccarico lavorativo ed emotivo sul caregiver e la diminuzione della qualit? della vita del paziente stesso. Ecco perch?, dal punto di vista terapeutico, dovrebbe essere data maggiore importanza alle complicazioni non motorie. La loro incidenza ? piuttosto elevata (almeno il 50% dei pazienti li manifesta), cos? come il significativo deterioramento al quale sono esposti e una crescente diminuzione degli effetti farmacologici. Compaiono episodi notevoli di psicosi e rischio di cadute. Tendono ad apparire in ritardo nelle persone colpite, spesso a causa di un processo di demenza sottostante o a causa del consumo di farmaci prescritti per il Parkinson. L’incidenza di psicosi e demenza accresce notevolmente la necessit? di un ricovero in istituto cos? come il rischio di mortalit?. Il peggioramento globale causato dall’avanzamento dei principali sintomi motori e dalla presenza di depressione endogena (quella causata da un’alterazione o da un cambiamento strutturale delle aree cerebrali responsabili del controllo dell’umore e dei movimenti), aggrava la malattia nelle sue ultime fasi di coinvolgimento. I sintomi depressivi riferiti dai pazienti durante tutto il processo cronico della malattia, ai quali solitamente viene attribuita minore rilevanza rispetto all’intera sintomatologia motoria paradigmatica, provocano anche invalidit?, perdita degli abituali meccanismi di gestione delle attivit? quotidiane e sfociano nell’inevitabile peggioramento della qualit? della vita. La perdita di abilit?, gli eventi stressanti della vita, la particolare situazione familiare, le comorbidit? psichiatriche, l’avvento dello stadio avanzato della malattia, nonch? la gravit? sintomatica, sono alla base di un meccanismo complesso che genera disturbi dell’umore comuni nel morbo di Parkinson, documentati e segnalati nella stragrande maggioranza dei casi (35-90%). Per questo motivo l’ansia e la depressione vengono spesso trattate mediante prescrizione di antidepressivi. C’? ancora molta strada da fare a livello terapeutico per trovare un maggior numero di trattamenti qualitativamente validi per trattare i disturbi emotivi. Questa depressione di origine chimica ? pi? resistente e accompagna il paziente durante l’intero percorso della malattia. I disturbi dell’umore influiscono in modo eterogeneo su ciascun individuo e hanno un impatto non indifferente sulla vita quotidiana, tant’? che ormai si considerano una condizione tipica del Parkinson. Si tratta di una depressione di lunga durata che causa un marcato pessimismo verso il futuro, apatia, poca motivazione e perdita della gioia. Questa condizione pu? provocare inoltre alterazioni dell’appetito, perdita o aumento di peso e sentimenti di inutilit?, disperazione e solitudine. Insieme alla depressione si presenta l’apatia che essendo anch’essa un meccanismo chimico legato alla diminuzione dei livelli di dopamina nel cervello, provoca nel paziente affaticamento e disinteresse o indifferenza verso qualsiasi attivit?. Questo deficit di dopamina presente in entrambi i fenomeni mentali, si unisce progressivamente all’impatto causato dalle conseguenze fisiche della malattia. Oltre alla sfera emotiva, ci sono altri sintomi non motori, ma altrettanto preoccupanti, che continuano a degenerare durante le fasi avanzate della malattia. Disturbi del sonno, disfunzioni autonomiche e il dolore causato dalle disfunzioni cognitive conferiscono un progressivo deterioramento che intacca la qualit? della vita e aumenta notevolmente il livello di dipendenza e disabilit?. Questi sintomi sono fondamentali per determinare la gravit? della situazione. Allo stesso modo, a livello psicologico ed emotivo, appaiono come i fattori responsabili di sensi di colpa e conseguenti pensieri suicidi. ? fondamentale curare i sintomi depressivi sin dagli esordi della malattia avvalendosi di psicoterapia e trattamenti farmacologici, in modo che il paziente possa ottenere un miglioramento della qualit? della vita ed una migliore assistenza durante il decorso della malattia. Un altro sintomo non motorio incidente nelle fasi pi? severe della malattia ? il dolore cronico. Tuttavia, ? un sintomo alquanto difficile da chiarire, individuare ed affrontare. ? disabilitante e interferisce in modo significativo con la gestione delle emozioni oltre ad influire in modo decisivo sul benessere psicologico. Tende a svilupparsi e peggiorare nel tempo, esasperato da complicazioni motorie, sintomi di disturbi emotivi ed altre patologie concomitanti. I disturbi muscoloscheletrici sono generalmente frequenti tra le patologie manifestate dai malati di Parkinson. Purtroppo ? un problema molto comune (40-75% dei casi) ed ?, nella maggior parte dei casi, consequenziale alla malattia. Le ripercussioni causate da questo tipo di problemi fisici sono sempre pi? determinanti quanto pi? avanza la malattia (provocando disfunzioni e disturbi muscolari vari). Nelle fasi finali del Parkinson, il dolore (di diverso tipo e natura) si presenta come un sintomo comune ed eterogeneo, che oltre ad essere grave ? anche resistente al trattamento. Stando cos? le cose, costituisce un fattore che facilita lo sviluppo di patologie quali depressione e ansia, provocate dal disagio e dai disturbi impliciti del dolore cronico. ? logico concludere che la gravit? dei sintomi avr? ripercussioni su altri sintomi motori osservati, tra i quali insonnia, affaticamento, depressione e sonnolenza diurna. La presenza di dolore pu? costituire la causa principale o secondaria dello sviluppo di ansia e sintomi depressivi nel paziente che ne soffre. I disturbi del sonno sono patologie generalizzate che colpiscono tutti i pazienti che si trovano negli stadi avanzati della malattia. I pi? comuni sono: sonnambulismo, incubi accompagnati da colpi e grida, sonno frammentato, disturbo comportamentale in sonno REM, disturbi del ritmo sonno-veglia e sonnolenza diurna costante. Конец ознакомительного фрагмента. Текст предоставлен ООО «ЛитРес». 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