×òî æå åñòü ó ìåíÿ? Äûðû â äðàíûõ êàðìàíàõ, Òðè ìîðùèíû íà ëáó, Äà èñò¸ðòûé ïÿòàê... Íî íå æàëêî íè äíÿ- Ìíå ñóäüáîþ ïðèäàííûõ, Õîòü ïîðîé ÿ æèâó Ïîïîäàÿ â ïðîñàê. Âñ¸ ÷òî åñòü ó ìåíÿ: Ñîâåñòü, ÷åñòü è óìåíüå. ß îòäàì íå ñêóïÿñü- Ïðîñòî òàê çà ïóñòÿê. Çà ïîñòåëü ó îãíÿ, Äîáðîòó áåç ñòåñíåíüÿ. È çà òî, ÷òî ïðîñòÿñü, Íå çàáûòü ìíå íè êàê... Âñ¸ ÷

Folgorazione

Folgorazione Blake Pierce Gli Inizi di Riley Paige #6 “Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama ? molto avvincente e vi catturer? per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terr? svegli fino all’ultima pagina.”. –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa). FOLGORAZIONE (Gli Inizi di Riley Paige—Libro Sei) ? il libro #6 in una nuova serie di thriller psicologici dell’autore di bestseller Blake Pierce, il cui bestseller scaricabile gratuitamente Il Killer della Rosa (Libro #1) ha oltre 1,000 recensioni a cinque stelle… Quando delle vittime vengono trovate uccise per folgorazione, spetta alla nuova brillante agente dell’FBI, la ventiduenne Riley Paige entrare nella mente distorta di un serial killer, e fermarlo prima che reclami altre vittime. . Riley, appena uscita dall’accademia e dopo aver risolto il suo ultimo caso, sta costruendo la vita nell’FBI, quando uno scioccante colpo di scena minaccia la sua collaborazione con il proprio mentore, Jake, e tutto ci? che lei pensava di sapere… Riuscir? Riley a tenere sotto controllo la sua vita personale mentre al contempo prover? a dare la caccia ad un diabolico killer?. Un thriller ricco di suspense, FOLGORAZIONE ? il libro #6 in una nuova intrigante serie che vi terr? incollati fino a notte tarda. Porta i lettori indietro di 20 anni, all’inizio della carriera di Riley, e completa perfettamente la serie che inizia con IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige), che comprende 17 libri. Blake Pierce FOLGORAZIONE FOLGORAZIONE (GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 6) B L A K E   P I E R C E TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI IMMACOLATA SCIPLINI Blake Pierce Blake Pierce ? l’autore statunitense oggi campione d’incassi della serie thriller RILEY PAGE, che include diciassette. Blake Pierce ? anche l’autore della serie mistery MACKENZIE WHITE che comprende quattordici libri; della serie mistery AVERY BLACK che comprende sei libri;  della serie mistery KERI LOCKE che comprende cinque libri; della serie mistery GLI INIZI DI RILEY PAIGE che comprende cinque libri; della serie mistery KATE WISE che comprende sette libri; dell’emozionante mistery psicologico CHLOE FINE che comprende sei libri; dell’emozionante serie thriller psicologico JESSE HUNT che comprende sette libri (e altri in arrivo); della seria thriller psicologico RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della serie mistery ZOE PRIME, che comprende tre libri (e altri in arrivo); della nuova seria thriller ADELE SHARP e della nuova serio di gialli VIAGGIO IN EUROPA. Un avido lettore e da sempre amante dei generi mistery e thriller, Blake ama avere vostre notizie, quindi sentitevi liberi di visitare il suo sito www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com/) per saperne di pi? e restare informati. Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione pu? essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook ? concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non pu? essere rivenduto n? ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non ? stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa ? un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, ? del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright JakubD, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com. LIBRI DI BLAKE PIERCE LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1) NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2) NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3) THRILLER DI ZOE PRIME IL VOLTO DELLA MORTE (Volume#1) IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Volume #2) IL VOLTO DELLA PAURA (Volume #3) LA RAGAZZA ALLA PARI QUASI SCOMPARSA (Libro #1) QUASI PERDUTA (Libro #2) QUASI MORTA (Libro #3) THRILLER DI ZOE PRIME IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1) IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2) IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3) I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1) IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2) LA CASA PERFETTA (Libro #3) IL SORRISO PERFETTO (Libro #4) LA BUGIA PERFETTA (Libro #5) IL LOOK PERFETTO (Libro #6) LA TRESCA PERFETTA (Libro #7) I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE LA PORTA ACCANTO (Libro #1) LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2) VICOLO CIECO (Libro #3) UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4) RITORNA A CASA (Libro #5) FINESTRE OSCURATE (Libro #6) I GIALLI DI KATE WISE SE LEI SAPESSE (Libro #1) SE LEI VEDESSE (Libro #2) SE LEI SCAPPASSE (Libro #3) SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4) SE FOSSE FUGGITA (Libro #5) SE LEI TEMESSE (Libro #6) SE LEI UDISSE (Libro #7) GLI INIZI DI RILEY PAIGE LA PRIMA CACCIA (Libro #1) IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2) ADESCAMENTO (Libro #3) CATTURA (Libro #4) PERSECUZIONE (Libro #5) FOLGORAZIONE (Libro #6) I MISTERI DI RILEY PAIGE IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1) IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2) OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3) IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4) KILLER PER CASO (Libro #5) CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6) MORTE AL COLLEGE (Libro #7) UN CASO IRRISOLTO (Libro #8) UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9) IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10) LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11) MORTE SUI BINARI (Libro #12) MARITI NEL MIRINO (Libro #13) IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14) IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15) OMICIDI CASUALI (Libro #16) IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17) UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE UNA LEZIONE TORMENTATA I MISTERI DI MACKENZIE WHITE PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1) UNA NUOVA CHANCE (Libro #2) PRIMA CHE BRAMI (Libro #3) PRIMA CHE PRENDA (Libro #4) PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5) PRIMA CHE SENTA (Libro #6) PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7) PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8) PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9) PRIMA CHE ANELI (Libro #10) PRIMA CHE FUGGA (Libro #11) PRIMA CHE INVIDI (Libro #12) PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13) PRIMA CHE FACCIA DEL MALE (Libro #14) I MISTERI DI AVERY BLACK UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1) UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2) UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3) UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4) UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5) UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6) I MISTERI DI KERI LOCKE TRACCE DI MORTE (Libro #1) TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2) TRACCE DI PECCATO (Libro #3) TRACCE DI CRIMINE (Libro #4) TRACCE DI SPERANZA (Libro #5) PROLOGO Julian Banfield respirava profondamente, fermo nella sua cucina. Semplicemente, amava l’aroma di caff? appena fatto e l’odore del bacon sfrigolante, che si mescolavano, destinati al suo spuntino notturno. Goditelo per l’ultima volta, si disse, mentre girava il bacon con una spatola. Sua moglie Sheila sarebbe rientrata dal tour di promozione del suo libro nell’arco di pochi minuti, probabilmente prima che fosse andato a letto. Julian doveva essere sicuro di non lasciare alcuna prova del fatto che si fosse concesso il bacon e altri alimenti ad alto contenuto di colesterolo durante la sua assenza. Si ripromise di spruzzare interamente la cucina con del deodorante, per sbarazzarsi del persistente e delizioso profumino. Per quanto amasse Sheila, e per quanto fossero sempre stati felici insieme, l’uomo doveva ammettere che si era goduto l’assenza della moglie durante l’ultima settimana. Dopo ben trentacinque anni di matrimonio, non poteva dire di sentire particolarmente la sua mancanza e supponeva che la cosa fosse reciproca. Al contrario, quella separazione si era rivelata un interessante cambiamento, probabilmente per entrambi. Era stato un sollievo non dover ascoltare quotidianamente il suo rimprovero, gentile ma insistente, riguardo ai suoi leggeri vizi ed alle sue debolezze. Era riuscito a mangiare ciambelle e pizza, a saltare le sessioni di allenamento in palestra e a godersi del bourbon extra dopo cena. Tutto questo sarebbe cessato, al ritorno di Sheila. Cogli l’attimo, si disse. Tolse il bacon dalla padella e ruppe un paio di uova all’interno del gorgogliante grasso del bacon. Poi, infil? un paio di fette di pane nel tostapane e si vers? dell’aranciata. Quando le uova sembrarono pronte, le rovesci? per alcuni secondi e poi le rigir? nuovamente. Soddisfatto dell’impeccabile strato bianco e traslucido, vers? le uova in un piatto proprio nell’esatto istante in cui il toast sbuc? fuori dal tostapane. Dispose il piatto con bacon, uova e toast sul tavolo della cucina, poi si sedette e spalm? del peccaminoso burro sul toast, un altro lusso che avrebbe dovuto dimenticare, al ritorno di Sheila. Quando inizi? a mangiare, si ritrov? a pensare alle sessioni di terapia dell’indomani. Il suo primo appuntamento del mattino era con un ragazzo di nome Dennis Jones, che non riusciva a controllare gli impulsi, tanto da essere stato arrestato per taccheggio. Julian aveva fatto del suo meglio per convincere un giudice del fatto che la cleptomania di Dennis fosse una malattia e che non avesse un’origine criminale, una sorta di disordine ossessivo-compulsivo e non un cedimento di carattere morale. Dopotutto, il ragazzo in genere rubava oggetti che non voleva neanche. Ma il giudice era ancora incerto su che cosa fare di Dennis; perci?, per poterlo tirar fuori di prigione, Julian avrebbe dovuto fargli cambiare definitivamente comportamento. L’indomani avrebbe dovuto persuadere il ragazzo ad aggiungere il naltrexone alle sue medicine, che attualmente includevano fluoxetina e bupropione. Dennis era nevrotico e non particolarmente intelligente. Sebbene non fosse afflitto da depressione o paranoia, alcuni articoli di siti online su cospirazioni l’avevano convinto che il governo stesse utilizzando la medicina psichiatrica per controllare la mente. Julian sperava che quel giorno sarebbe riuscito a fargli comprendere come quell’idea fosse ridicola. Julian grugn? infastidito, per la seccatura che questo genere di situazioni stava causando. Di certo internet non mi ha facilitato il lavoro, pens?. A suo parere, i social network e le altre attivit? online stavano danneggiando la salute mentale dell’intera societ?. Sheila si era adattata bene a tutta questa novit? digitale, ma talvolta Julian si sentiva come una reliquia di tempi pi? semplici e assennati. Cosa ancora peggiore, sapeva bene che i suoi colleghi pi? giovani lo consideravano una sorta di vecchio bacucco che non riusciva a stare al passo con i cambiamenti nel mondo. Non vedeva l’ora di andare in pensione, ma mancavano ancora due o tre anni. Mentre si gustava lo spuntino, si ritrov? ad invidiare Sheila, che era riuscita a mettere da parte la sue sessioni di terapia di famiglia, dopo aver scritto un bestseller in merito agli stessi problemi che tormentavano Julian. E ora viaggiava intorno al mondo, parlando e tenendo conferenze e firmando libri, crogiolandosi generalmente nell’ammirazione del pubblico. Dev’essere bello, Julian pens?. Ma era determinato a non cedere alla gelosia. Dopotutto, i diritti editoriali di Sheila avrebbero migliorato di gran lunga la vecchiaia di entrambi. Ed era felice che lei si stesse godendo la sua nuova vita. Julian fin? di mangiare e mise piatto, bicchiere e posate nel lavandino. Aveva appena iniziato a lavarli, quando gli parve di sentire un rumore, oltre al suono prodotto dall’acqua che scorreva. Chiuse il rubinetto e si mise ad ascoltare. Sheila era rincasata prima del previsto? In quel caso, non avrebbe potuto nascondere l’odore del bacon fritto. Beccato, pens?. Avrebbe semplicemente dovuto sfoggiare un grosso sorriso imbarazzato, ammettendo il suo comportamento ribelle. Sheila si sarebbe dimostrata scontrosa, ma non scortese. Avrebbero entrambi riso bonariamente, mentre lui avrebbe fatto promesse per il futuro che sicuramente non avrebbe mantenuto. Rest? ad ascoltare per un istante, ma non sent? alcunch?. Convintosi che i sensi di colpa e la sua immaginazione gli avessero giocato un brutto tiro, fin? di lavare i piatti. Mentre si asciugava le mani, un altro rumore cattur? la sua attenzione. Stavolta era certo che non fosse il frutto della sua immaginazione. “Sheila?” grid?. Non ci fu alcuna risposta. Si diresse in soggiorno e si guard? intorno. Non c’era nessuno. Ma era sicuro di aver sentito qualcosa. Torn? nell’ingresso e vide che la porta che conduceva allo studio di Sheila, al piano di sotto, era chiusa. A quel punto si allarm?. Forse Sheila era entrata e aveva sentito l’odore del bacon, e, invece di reagire con bonaria irritabilit?, si era infuriata con lui, chiudendosi nel suo studio. Quel genere di comportamento non era esattamente da lei, ma, se il suo viaggio non fosse stato piacevole, avrebbe potuto essere pi? irritabile del solito. L’uomo si diresse allora alla porta dello studio e buss?. “Sheila, sei qui dentro?” chiese. Ancora una volta, non ci fu alcuna risposta. Per un momento, Julian rest? immobile e confuso. Qualcuno era davvero entrato in casa? Era certo di non aver immaginato quei rumori. Ma non c’era alcuna valigia l? in corridoio. Era possibile che Sheila avesse portato le valigie nello studio e che si fosse chiusa la porta alle spalle, e ora non volesse neppure parlargli? Sarebbe stato sciocco, naturalmente. E sapeva che il solo averlo immaginato meritava una diagnosi di nevrosi. Scuotendo il capo divertito dalle sue stesse congetture, apr? la porta dello studio ed entr?. Ad un primo sguardo, vide che il luogo di lavoro di Sheila, tipicamente immacolato, tanto diverso dal caos del suo ufficio al piano superiore, era intatto e vuoto. Forse ? andata di sopra, pens?. Ma in quel caso avrebbe sentito con chiarezza i rumori prodotti dai movimenti nella casa. Era molto pi? probabile che la sua immaginazione gli stesse facendo degli scherzi. Improvvisamente, sent? un rumore alle sue spalle, nel corridoio proprio fuori dallo studio. Sembrava un lieve rumore di rapidi passi. Prima di riuscire anche solo a voltarsi, fu afferrato per le spalle e bloccato in una morsa. Una mano forte press? un pezzo di stoffa bagnato sul naso e sulla bocca. Julian riconobbe immediatamente il sapore e l’odore pungenti dalla preparazione medica. Cloroformio! La sua mente reag? prima del corpo, che non era ancor stato assalito dal panico. Sapeva di essere in grave pericolo, ma semplicemente non lo avvertiva. Si agit? solo per breve tempo, senza neppure rendersi conto di aver ribaltato la lampada della scrivania. E nell’arco di pochi istanti, non fu pi? consapevole di nulla. CAPITOLO UNO Riley Sweeney sent? una goccia di sudore scorrere da un sopracciglio. La sua mano trem?, mentre si asciugava il viso con un fazzoletto. Improvvisamente, nell’aula del tribunale, c’era pi? caldo di pochi istanti prima. Il cuore inizi? a batterle pi? in fretta. L’istante che aveva atteso a lungo era finalmente arrivato. In quel momento, il suo partner pi? anziano, l’Agente Speciale Jake Crivaro, era in procinto di testimoniare all’udienza di Larry Mullins. Riley guard? in fondo all’aula, e vide il volto del suo partner, basso e dal largo torace, contrarsi con impaziente aspettativa. L’esito del processo era in dubbio, ma lei era sicura che la testimonianza di Crivaro avrebbe portato una svolta. Riley ricord? che era trascorso esattamente un anno da quando Crivaro era entrato nella sua vita, indirizzandola ad una carriera nel BAU. Una vittoria legale sarebbe stata un bel modo di festeggiare. Ma parve che qualcosa d’inaspettato stesse accadendo. Il procuratore e l’avvocato difensore di Mullins si erano avvicinati e parlavano fitto tra loro, sussurrando. Che cosa succede? Riley si chiese. Qualunque cosa fosse, dubitava che fosse positiva. Infine, il procuratore torn? al banco e si rivolse al giudice. “Vostro Onore, io e l’avvocato della difesa vorremmo conferire con lei in privato.” Il Giudice Tobias Redstone corrucci? tristemente il volto. Con un colpo di martelletto, disse: “La corte far? una breve pausa, mentre conferir? in privato.” Tutti i presenti nell’aula si alzarono, mentre l’usciere e gli avvocati seguirono il Giudice Redstone fuori dall’aula. Poi, un mormorio si sollev? da giurati e spettatori, che si sedevano nuovamente. Fiancheggiato da guardie, Larry Mullins era ancora seduto al tavolo della difesa. Sebbene fosse ammanettato, era ben vestito: indossava una giacca su una camicia e una cravatta, e si presentava come un uomo rispettabile. Riley sapeva che il suo avvocato aveva avuto molte difficolt? per fare in modo che non comparisse a processo con una tuta arancione. Mullins non appariva come un uomo malvagio. Era ben pulito e lucido, e sfoggiava una coscienziosa aria di innocenza. La commedia sembrava funzionare. Riley sentiva che la giuria era ancora incerta in merito alla sua colpevolezza. Ecco perch? la testimonianza di Crivaro sarebbe stata cruciale. Se c’era qualcuno in grado di convincere la giuria che Mullins non era il personaggio incompreso che dichiarava di essere, allora quella persona era proprio Crivaro. Ma, mentre aspettavano il ritorno del giudice e degli avvocati, Riley si chiese se, alla fin fine, il partner non avrebbe testimoniato. Fu scossa da un profondo brivido, mentre Mullins la guard? dritto negli occhi, mostrando un sorriso compiaciuto sul suo volto infantile. Poi, lo osserv? voltarsi verso Crivaro, rivolgendogli la medesima espressione. Le labbra di Crivaro si serrarono bruscamente, e per un istante, Riley temette che il partner balzasse attraversando l’aula su Mullins. Non lo faccia, pens?. Vide Crivaro distogliere il volto, e cap? che stava faticando a tenere sotto controllo la propria rabbia. Riley sperava solo che riuscisse a controllarsi dinnanzi a quell’espressione autocompiaciuta. Alcune persone all’interno dell’aula ritenevano senza dubbio che Larry Mullins fosse un vero mostro. Riley e Crivaro erano due di loro. Tra gli altri che la pensavano allo stesso modo c’erano i genitori delle due vittime, seduti insieme e visibilmente ansiosi. La loro speranza comune era che Mullins ricevesse l’ergastolo senza possibilit? di ottenere libert? o sconti di pena, o che fosse persino condannato a morte. Sicuramente, si disse, il caso era sufficiente a garantire una condanna. Analizz? gli elementi di prova nella sua mente. Larry Mullins faceva il babysitter, come amava definirsi lui stesso, quando era stato arrestato per la morte di Ian Harter, un bambino affidato alle sue cure. Quando Riley e Crivaro erano stati mandati ad indagare sulla morte di Ian, avevano scoperto rapidamente che un altro bambino, Nathan Betts, era morto in circostanze identiche sotto la cura di Mullins in un’altra citt?. Entrambi i bambini erano stati soffocati a morte, ovviamente assassinati. Mullins si era dichiarato innocente per entrambe le accuse di omicidio, ammettendo di aver perso di vista i due bambini al momento delle loro morti, e mettendo in piedi una vuota dimostrazione di rimorso per la sua negligenza. Riley non aveva mai creduto per un solo istante che la loro morte, mentre erano affidati a Mullins, fosse stata una mera coincidenza, men che meno che un altro omicida fosse ancora a piede libero. Ma dimostrare la colpevolezza di Mullins di l? da ogni ombra di dubbio era stata davvero un’altra questione. Sin dall’inizio del processo, il pubblico ministero, Paxton Murawski, aveva avvisato Riley e Crivaro che questo sarebbe stato un caso duro. Nonostante tutti i tentativi, gli agenti e la polizia non avevano trovato alcuna prova che dimostrasse in modo inconfutabile il fatto che Mullins fosse la sola persona che aveva avuto modo di avvicinarsi ai bambini, quando erano stati uccisi. “Dobbiamo stare attenti, altrimenti il bastardo se la caver?” Murawski aveva detto a Riley e Crivaro. N? Riley e n? Crivaro avevano compreso che cosa avesse inteso esattamente Murawski, dicendo di stare “attenti”. Ma sapeva che doveva esserci stato un tentativo di patteggiamento dietro le quinte, tra accusa e difesa. E, ora, sospettava che l’intera aula avrebbe appreso i risultati di tale trattativa. Sar? libero dopotutto? si chiese. Rabbrivid? alla possibilit?, e anche al ricordo del momento in cui lei e Crivaro avevano tratto Mullins in arresto. Proprio quando Riley gli aveva messo le manette e gli aveva letto i suoi diritti, l’uomo aveva girato la testa, rivolgendole un sorrisetto malvagio, con un’espressione d’autocompiacimento che, ai suoi occhi, dimostrava la sua colpevolezza. “Buona fortuna” aveva detto, ovviamente confidando nel fatto che sarebbe stato difficile condannarlo. Riley digrign? i denti, mentre le parole riecheggiavano nella sua mente. Buona fortuna! Non credeva di essere mai stata infuriata tanto quanto lo era stata in quel momento. Aveva davvero desiderato di uccidere Mullins in quello stesso istante. In effetti, aveva portato la mano alla sua Glock. Ma Crivaro l’aveva toccata sulla spalla, ammonendola con lo sguardo, e lei aveva portato a termine l’arresto nella maniera appropriata. Riley si chiese se Larry Mullins sarebbe stato vivo in quel momento, senza l’intervento del suo partner? Naturalmente, sarebbe stata accusata lei stessa di omicidio, e avrebbe potuto passare il resto della sua vita in prigione. Ma ne sarebbe valsa la pena, pur di sbarazzarsi di un ripugnante essere umano di quella fatta? Riley si ritrov? a desiderare di essere stata costretta a ucciderlo, al momento dell’arresto. E ora, a giudicare dall’espressione furiosa di Crivaro, quello stato d’animo era comune anche al suo partner. L’usciere ritorn? e chiese a Mullins di raggiungere l’avvocato difensore nella stanza del giudice. Ancora fiancheggiato dalle guardie, l’imputato si alz? e lo segu? fuori dall’aula. Riley fu presa dallo sconforto. Non ? affatto un buon segno. Trascorsero diversi lunghi minuti, prima che l’usciere tornasse e chiedesse a tutti i presenti in aula di alzarsi di nuovo in piedi. Il Giudice Redstone rientr?, seguito dagli avvocati e da Mullins. Il Giudice Redstone annunci? all’aula: “Gli avvocati della difesa e dell’accusa hanno raggiunto un accordo. Se l’imputato acconsente a dichiararsi colpevole per due accuse di omicidio di secondo grado, non premeditato, questo processo non sar? necessario e l’imputato ricever? una condanna  conforme.” Riley sussult? ad alta voce, come molti alti dei presenti in aula. Omicidio non premeditato? La sola idea non aveva alcun senso per lei. Rivolgendosi accigliato a Mullins, il giudice gli chiese: “Larry Mullins, si dichiara colpevole?” “S?, Vostro Onore” Mullins rispose. “Molto bene” il Giudice Redstone disse. “Larry Mullins, sei condannato a due pene di trent’anni, da scontare simultaneamente e con la possibilit? di liberazione condizionale tra quindici anni.” Simultaneamente? Possibile liberazione condizionale? Riley dovette respingere l’impulso di alzarsi e gridare, No, questo ? sbagliato. Sapeva che sarebbe stato inutile, perci? soffoc? le parole in gola e rest? seduta al proprio posto. Ma non riusc? ad impedire alla propria mente di girare vorticosamente. Quell’uomo ha ucciso due bambini. Perch? non lo capiscono? Il giudice ringrazi? la giuria per il suo tempo e per il servizio prestato, e mise fine al processo con un colpo del suo martelletto. L’intera aula era in rivolta, mentre Mullins veniva portato alla sua cella. Quando infine Riley si alz? dalla sedia, si ritrov? nel bel mezzo di una massa arrabbiata e confusa di persone. La prima cosa che intendeva fare era parlare con l’Agente Crivaro e chiedergli che cosa pensasse fosse accaduto, e se ci fosse qualcosa che potessero fare al riguardo. Ma vide solo da lontano il partner, diretto velocemente verso l’ingresso dell’aula, col volto rosso per la rabbia. Dove sta andando? si domand?. Non riusc? a seguirlo in mezzo alla calca di corpi. Invece, riusc? a farsi largo fino al banco del pubblico ministero, dove Paxton Murawski stava richiudendo la sua valigetta. “Che cosa diavolo ? successo?” esplose con amarezza. Il pubblico ministero scosse la testa. “Era il meglio che potessimo fare” l’uomo rispose. “Ma non ha alcun senso” Riley disse. “Fin dal principio, Mullins si ? dichiarato innocente di entrambi gli omicidi. Ha detto di essere colpevole solo di negligenza. Ma, ora, si dichiara colpevole di omicidio di secondo grado per entrambi i bambini. Come pu? essere stato semplicemente negligente e anche averli uccisi? Come pu? aver agito in entrambi i modi?” Murawski rivolse un brusco sguardo accigliato a Riley. “Agente Sweeney, lei ? nuova in questo genere di lavoro” disse. “Talvolta, ? necessario un compromesso, e talvolta, questi esiti non hanno senso. E davvero, questo ? andato meglio di quanto avremmo potuto aspettarci. Non avremmo mai ottenuto una condanna per omicidio di primo grado, specialmente non in due casi simili. Non sarebbe accaduto. Ma la difesa sapeva che Mullins non se la sarebbe neanche cavata impunemente. Ecco perch? hanno proposto questo accordo. E l’abbiamo accettato. Fine della storia.” “‘Fine della storia?’” Riley ripet?. “Questa non ? la fine, e lei lo sa. In quindici anni, Mullins potrebbe essere fuori con la condizionale. Sar? lo stesso crudele bastardo che ? oggi. Ma non dovr? fare altro che mostrare la sua finta maschera dolce e innocente dinnanzi alla commissione per la libert? condizionale, e loro ci cascheranno, e lui torner? per le strade.” Murawski chiuse la valigetta e rispose: “Allora, non lasci che accada.” Riley non riusciva a credere alle proprie orecchie. “Ma non accadr? che tra quindici anni” ribatt?. Murawski fece spallucce ed aggiunse: “Come ho detto, non lasci che accada. Mi creda, rester? bloccato l? fino ad allora.” Murawski si volt? per andarsene, ma si allarm?, quando vide alcune persone avvicinarsi a lui. Improvvisamente cambi? strada, rinunciando a dirigersi verso l’uscita e correndo via in un’altra direzione. Riley comprese immediatamente la ragione. I quattro genitori delle due vittime, Donald e Melanie Betts e Ross e Darla Harter, si stavano facendo largo fino al banco del pubblico ministero. Senza Crivaro, Murawski o la sua squadra ancora l?, Riley sapeva che si sarebbero sfogati su di lei. Melanie Betts stava piangendo lacrime di profonda rabbia. “Ci fidavamo di voi” si rivolse a Riley. “Lei, il suo partner e l’accusa.” “Come potete averci delusi in questo modo?” Darla Carter aggiunse. Riley apr? la bocca, ma non sapeva che cosa dire. Ironicamente, il suo primo impulso fu di ripetere pi? o meno le stesse identiche parole che Murawski le aveva riferito, ossia che non avrebbero potuto ottenere un verdetto di condanna per due omicidi di primo grado, e che questo patteggiamento era migliore di quanto sembrasse, e, ad ogni modo, Larry Mullins sarebbe rimasto in prigione a lungo. Ma non riusc? a dire nessuna di quelle cose. Invece, disse: “Mi dispiace.” “Le dispiace?” Donald Betts disse incredulo. “Questo ? tutto ci? che ha da dire?” Ross Harter aggiunse. Riley si sent? ammutolita. Devo dire qualcosa. Ma che cosa le restava da dire? Poi, ricord? una frase che Murawski le aveva detto un istante prima, in merito alla possibilit? di Mullins di ricevere la condizionale. “Non lasci che accada.” Riley deglut? ad alta voce. Poi, si espresse con una nota di convinzione che sorprese persino lei. “Non otterr? la liberazione condizionale” disse. “Sconter? l’intera condanna, trent’anni, se vivr? cos? a lungo.” Melanie Betts strizz? gli occhi, guardandola con un’espressione confusa. “Come fa a saperlo?” chiese. “Perch? me ne assicurer?” Riley rispose, avvertendo un nodo formarsi in gola per l’emozione. “Non permetter? mai che ottenga la liberazione condizionale o il rilascio anticipato.” Poi, rest? in silenzio, riflettendo attentamente sulle ultime due parole che stava per pronunciare. Poi disse: “Lo prometto.” I quattro genitori stessero a fissarla per un momento. Riley si chiese se credessero davvero a quello che aveva appena detto, specialmente dopo quello che era appena accaduto nell’aula. Non aveva mai promesso loro nulla fino a quel momento, certamente non che Mullins scontasse l’intera condanna. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo. Ma ora che l’aveva detto, sapeva di essere sincera a riguardo. Non aveva idea di che cosa le sarebbe costato mantenere tale promessa, ma l’avrebbe fatto in ogni modo. Infine, Donald Betts annu? semplicemente. Mentre iniziava ad accompagnare la moglie e l’altra coppia fuori dall’aula, guard? Riley e mim? silenziosamente una parola. “Grazie.” Riley annu? in risposta. L’aula era decisamente meno affollata ora, perci? Riley usc? in corridoio. I giornalisti avevano circondato Murawski e anche il difensore di Mullins, e li stavano assillando con le loro domande. Riley era grata che i giornalisti non sembrassero averla notata. Ma, guardando a destra e a sinistra, si chiese dove fosse andato il suo partner. Non vide Crivaro da nessuna parte all’interno dell’edificio. Neppure quando usc? sugli scalini del tribunale, riusc? a vederlo. Dov’?? si chiese. Si diresse all’area dove avevano parcheggiato il loro veicolo del BAU.  Aveva un mazzo di chiavi, perci? apr? lo sportello e si mise al volante e rest? ad aspettare. Sicuramente, arriver? presto, pens?. Ma mentre passavano lunghi minuti, inizi? a porsi delle domande. Sapeva che questo verdetto aveva particolarmente sconvolto Jake. Forse non riesce semplicemente ad affrontarmi, pens?. Prov? a telefonargli, ma l’uomo non rispose alla chiamata. Non voleva allertare il BAU, dicendo che il suo partner era scomparso. Crivaro sarebbe certamente tornato, una volta che fosse stato pronto. Riley rest? seduta in auto, in attesa, per un’ora intera, prima di decidere che fosse giunta l’ora di andare. Infine, usc? dal parcheggio e torn? da sola a Quantico. CAPITOLO DUE Per Julian Banfield fu come risvegliarsi da un terribile incubo. O forse non svegliarsi affatto, pens?. Si sentiva ancora confuso, e a malapena cosciente. E aveva un tremendo mal di testa. Apr? gli occhi, o almeno era convinto di averlo fatto, ma si ritrov? circondato da una profonda oscurit?. Quando prov? a muoversi, si rese conto di non poterlo fare. Sapeva che questa sorta di immobilizzazione era un sintomo tipico dei suoi rari incubi, presumibilmente causati dalla costrizione delle coperte, sotto cui giaceva. Ma stavolta ? diverso, l’uomo comprese. Sebbene gli arti fossero immobilizzati, non era disteso. Respira, Julian s’impose, cos? come spesso faceva con i propri pazienti. Respiri brevi e profondi, inspira ed espira. Ma la disperazione inizi? ad impadronirsi di lui, quando la realt? della sua situazione inizi? a palesarglisi. Era legato in una posizione da seduto, immerso nella completa oscurit?. Persino dopo diversi respiri profondi, la calma, che stava provando a raggiungere, gli sfugg?. Pensa, si disse. Quale ? l’ultima cosa che ricordi? Poi, gli venne in mente. Stava cercando Sheila nel suo studio, quando qualcuno l’aveva afferrato da dietro, ed era stato costretto a respirare attraverso un pezzo di stoffa, impregnato di un liquido dolce e viscoso. Cloroformio, ricord?, i suoi pensieri si mossero vorticosamente, fino a raggiungere uno stato di panico. Poi, Julian sent? una voce parlare gentilmente nell’oscurit?. “Salve, Dottor Banfield.” “Chi c’??” Julian sussult?. “Non riconosce la mia voce?” fu la risposta. “Beh, immagino che non dovrebbe sorprendermi. ? passato tanto tempo. Ero molto pi? giovane. La mia voce ? cambiata.” Improvvisamente, gli punt? sul viso una luce, e Julian ne fu momentaneamente accecato. “Ecco” la voce disse. “Cos? va meglio?” Julian strizz? gli occhi, faticando ad adeguarsi alla luce. Apparve un volto, un uomo sorridente, con un viso lungo e magro. “Sicuramente adesso mi riconosce” disse. Julian lo guard? attentamente. Trovava la forma del suo mento vagamente familiare, ma non riusciva a stabilire chi fosse. Non lo riconobbe, e la verit? era che non gliene importava molto al momento. Solo in quel momento iniziava a comprendere in quale genere di situazione si trovasse e, da quello che sembrava, non era affatto buona. Lui e l’estraneo erano nella cantina di Julian, circondati da scaffali contenenti centinaia di bottiglie di vino. In qualche modo, Julian era legato o allacciato ad una delle sedie di legno pesanti ed eleganti, che facevano parte della decorazione della cantina. Il suo ignoto aggressore occupava un’altra di quelle sedie, fissandolo e continuando a sorridere. L’uomo aveva in mano un bicchiere e una bottiglia di vino appena aperta. Versando del vino nel bicchiere, disse: “Spero che non le dispiaccia, mi sono preso la libert? di aprire una bottiglia di Le Vieux Donjon Ch?teauneuf-du-Pape, di soli un paio di anni fa. Suppongo che sia stato piuttosto presuntuoso da parte mia. Per quanto ne so, potrebbe averlo conservato per una futura occasione. So che questa annata matura piuttosto bene.” Sollev? il bicchiere fino alla luce, e osserv? attentamente il vino. Disse: “Ero tentato di aprire un Opus One del 1987, ma naturalmente sarebbe stato del tutto inappropriato. Inoltre, sono molto curioso nei confronti di questa annata.” Lo sconosciuto bevve un sorso, degustandolo con attenzione. “Senza dubbio ? all’altezza della sua reputazione” disse. “Accenni di bacche di ginepro, more, uvetta, castagne arrostite. Un gusto piuttosto consistente, corposo, audace. Non che io sia un esperto, ma direi che ne ? valsa la spesa.” Julian si sentiva ancora disorientato e confuso. Non gridare, s’impose. Nessuno avrebbe potuto sentirlo, e la cosa avrebbe soltanto agitato quell’uomo. Invece, forse poteva appellarsi alle sue capacit? di terapeuta. Soprattutto, era importante restare calmo, o almeno apparire tale. “Bene” disse, “visto che ci siamo, forse potresti parlarmi un po’ di te.” Lo sconosciuto sogghign?. “Che cosa vorrebbe sapere, Dottore?” gli chiese. “Ad esempio” Julian rispose, “c’? qualcosa che vorresti dirmi sul perch? … ecco… che cosa ci ha condotti a questa particolare situazione.” Lo sconosciuto emise un suono roco, che non sembrava una risata. “Temo che sia una storia piuttosto lunga e complicata” disse. Con ci?, improvvisamente si alz? in piedi e fece infrangere il delicato bicchiere di vino, scagliandolo contro la parete. Poi, ripose la bottiglia di vino su un tavolino ornamentale. Comprendendo che le sue tattiche professionali non stavano funzionando, Julian inizi? a pensare ad un altro approccio. “Mia moglie sar? a casa presto” disse. Lo sconosciuto rimase imperturbabile. “Davvero? Beh, allora devo portare a termine il mio compito.” “Chi diavolo sei tu?” Julian chiese. Un’espressione ferita si pales? sul volto dell’uomo. “Oh cielo, avevo sperato che mi riconoscesse ormai. In effetti, non c’era da aspettarsi il contrario. Ma sono sicuro che si ricorder? presto di me. Ho un modo sicuro per farglielo tornare in mente.” Ancora una volta, Julian pens? di aver notato qualcosa di leggermente familiare nel mento dell’uomo. Ma non riusciva a riconoscerlo. L’unica realt? su cui riusciva a concentrarsi era il fatto di essere prigioniero nella sua stessa cantina, alla merc? di un uomo, certamente folle. Non sapeva come avesse fatto a finire legato alla sua sedia, ma si sentiva davvero a disagio. Qualcosa di stretto era legato intorno al suo petto e gli rendeva difficile la respirazione. Ora si rese conto di avere i piedi nudi, freddi e bagnati. Scrut? verso il basso. Sebbene avesse le ginocchia legate insieme, vide che uno dei suoi grandi vassoi d’argento era sul pavimento. Quando mosse leggermente i piedi, li sent? sguazzare nell’acqua bassa. “S?” lo sconosciuto comment?. “Ho preso un vassoio d’argento dal suo mobile di graziose porcellane. ? perfetto per lo scopo. Contiene circa mezzo centimetro d’acqua, e acqua e argento sono entrambi eccellenti conduttori.” Eccellenti conduttori? Julian si chiese. I suoi occhi guizzarono intorno, provando a cogliere quanto pi? possibile di quello che stava accadendo intorno a s?. Vide che lo sconosciuto indossava quello che sembrava un paio di stivali con la suola di gomma. Poi, l’uomo inizi? a infilarsi un paio di pesanti guanti di gomma. Che diavolo … ? Ancora una volta, Julian s’impose di non gridare. Lo sconosciuto spar? dal raggio visivo di Julian per un istante. Un rumore sordo giunse dal quadro elettrico della cantina, poi l’uomo riapparve con un robusto e lungo cavo isolato nella mano. Quel cavo era stato tagliato e mostrava i cavi elettrici al suo interno. Julian sent? il corpo iniziare ad elaborare il puro terrore. Lo sconosciuto gli si avvicin? e lo guard? negli occhi. “? sicuro di non riconoscermi, Dottor Banfield?” gli chiese con quel suo sorriso permanente. Julian fiss? attentamente il volto dell’uomo, notando ancora una volta una strana familiarit? riguarda alla forma del mento. Riflett? attentamente, provando a riconoscere quel viso, mentre un flusso di pensieri gli scorreva nella mente. Elettricit? … elettrodi … conduttore … Poi, la verit? lo colp? in un battibaleno. Sebbene non riuscisse a ricordare il nome, quel volto era inconfondibile persino dopo tanti anni. “S?!” mormor? con sorpresa. “S?, so chi sei!” “Oh, bene!” L’uomo disse. “Sapevo di poterle rinfrescare la memoria.” Il cuore di Julian batteva dolorosamente. “Mia moglie torner? presto” ripet?. “S?, sono certo sia cos?” l’estraneo disse. “E ne sar? sorpresa!” L’estraneo gett? accuratamente i fili esposti sul vassoio d’argento, e Julian grid?, mentre la sua mente esplodeva in un infuocato turbinio bianco. CAPITOLO TRE Riley stringeva il telefono cordless nella mano, mentre andava avanti e indietro sul pavimento del piccolo appartamento nel seminterrato che condivideva con il suo fidanzato, Ryan Paige. Stava provando a contattare l’Agente Crivaro. E, ancora una volta, il partner non stava rispondendo alla chiamata. Il suo telefono continuava solo a squillare e squillare. Non riesco nemmeno a raggiungere la segreteria, pens?. Ryan chiese: “Non ha ancora risposto?” Non si era resa conto che il fidanzato non stava prestando attenzione a ci? che lei stava facendo. Era seduto in cucina, intento a studiare alcuni documenti, che aveva portato a casa dalla Parsons & Rittenhouse, lo studio legale con cui stava lavorando; era un avvocato agli inizi della carriera. “No” Riley rispose. “Sento che impazzir?. Forse dovrei tornare a Quantico e …” Ryan la interruppe gentilmente. “Riley, no. A che cosa servirebbe?” Riley sospir?. Naturalmente, Ryan aveva ragione. Dopo il processo e la sparizione di Crivaro, aveva riportato il loro veicolo dell’FBI a Quantico, sperando di ritrovarlo alla sede del BAU, ma non c’era traccia di lui. L’Agente Speciale Capo Erik Lehl aveva ormai lasciato il suo ufficio, il che era stato probabilmente un bene. Se Crivaro non fosse arrivato, Riley non voleva essere quella che doveva riportare a Lehl l’irreperibilit? del partner. Ryan chiese: “Quante volte hai provato a chiamare Crivaro?” “Non lo so” fu la risposta di Riley. Ryan sogghign? compassionevolmente. “Ricorda la definizione di Einstein di follia” disse. Riley fece spallucce. “S?, ? ripetere la stessa cosa in continuazione e aspettarsi risultati diversi.” Si stravacc? sul divano in soggiorno, proprio dove era andata avanti e indietro. “Forse sto perdendo la testa per questo” disse. Ryan si alz? da tavola, e and? alla credenza della cucina e tir? fuori una bottiglia di bourbon e un paio di bicchieri. “Non sopporterei l’idea che ti richiudessero in un manicomio” lui disse. “Forse un po’ di alcol forte ? ci? che ti serve per tornare normale.” Riley rise rassegnata. “Non farebbe male” rispose. Ryan vers? da bere per entrambi, e si sedette sul divano con Riley, mettendole un braccio intorno alla spalla. “Vuoi parlarne?” chiese. Riley sospir?. Avevano parlato tanto del processo da quando era rientrata, ore prima quel giorno, ed avevano continuato a parlarne a cena solo fino a pochi minuti prima. Ryan sapeva quanto fosse stato deludente per lei quel verdetto. E, naturalmente, avevano anche parlato della misteriosa sparizione di Crivaro. “Non so che cos’altro ci sia da aggiungere” rispose, poggiando la testa sulla spalla di Ryan. “Forse posso pensare a qualcosa” Ryan replic?. “Forse potresti rispondere ad alcune mie domande.” Riley si accoccol? ancora di pi? a lui e disse: “S?, facciamo un tentativo.” Ryan bevve un sorso di bourbon e disse: “Esattamente perch? sei preoccupata per l’Agente Crivaro?” “Perch? se n’? andato senza dirmelo” rispose. “Pensi che possa essere in pericolo?” Riley rise a quella domanda. “L’Agente Crivaro? Non penso proprio. ? tosto. Sa badare a se stesso.” “Sei preoccupata che sia arrabbiato con te?” Ryan chiese. Riley strizz? gli occhi, sorpresa. In realt?, era proprio una buona domanda. Sollev? la testa dalla spalla di Ryan, e mand? gi? un sorso di bourbon. Ingoiarlo le diede conforto. “Io … non riesco ad immaginare perch? dovrebbe esserlo” rispose. “Allora che cosa pensi che gli sia preso?” fu la successiva domanda del fidanzato. Ricord? la sua espressione furiosa, mentre usciva frettolosamente dall’aula del tribunale. “? arrabbiato con se stesso” Riley afferm?. “Sente di aver fallito.” “Riley, non sono sicuro del perch? il verdetto non sia piaciuto ad entrambi. Trent’anni ? una condanna lunga. E Mullins dovr? aspettarne quindici per la possibilit? di ottenere la libert? condizionata. Mi sembra piuttosto severo.” Riley ripens? al suo confronto con i genitori delle due vittime e ricord? la loro delusione. Ramment? la promessa che aveva fatto loro. “Non permetter? che ottenga la liberazione condizionale o un rilascio anticipato.” In quel momento non riusciva a fare a mano di chiedersi: sarebbe davvero riuscita a mantenere quella promessa? “Volevamo di pi?” Riley aggiunse. “Le famiglie delle vittime si aspettavano di pi?. Ma …” La sua voce scem?. “Ma che cosa?” Ryan le chiese. Riley gli diede una spinta affettuosa. “Ti stai comportando come una specie di strizzacervelli” rispose. “No, invece” Ryan disse. “Mi sto comportando da avvocato.” “Quindi mi stai controinterrogando?” Riley domand?. “Esattamente.” “Allora, obiezione” lei disse. “Mi stai facendo domande tendenziose.” “Dillo al giudice” Ryan disse. “Quale giudice?” lei disse. Lei e Ryan risero entrambi e si strinsero l’uno all’altra. Poi, il fidanzato chiese con un tono pi? cauto: “E tu, Riley? Sei felice?” Riley percep? un’ondata di calore sollevarsi dentro di s?. “Oh, s?” rispose. “Non solo del tuo lavoro, voglio dire” Ryan precis?. “Lo so” rispose. “Sono davvero felice, di tutto.” Ne era convinta. Lei e Ryan avevano avuto dei momenti difficili da quando si erano messi insieme, e c’erano anche stati dei giorni in cui nessuno dei due aveva pensato che la loro relazione potesse durare. Il nuovo lavoro di Ryan lo aveva messo sotto un’enorme pressione, e Riley aveva dovuto seguire molti casi per un po’. Aveva passato troppo tempo lontana da lui. Ma ora Ryan aveva una confortevole posizione all’interno di uno studio legale, che gli dava l’opportunit? di avere pi? spazi. E la portata dei casi di Riley si era ridotta considerevolmente. Lei e Crivaro non lavoravano ad un caso da pi? di sei settimane ormai, quando ne avevano chiuso uno in Kentucky e Tennessee, riguardante un serial killer che dava la caccia a donne vergini. Da allora, si erano occupati soprattutto del lavoro d’ufficio a Quantico, svolgendo ricerche e raccogliendo informazioni, che Jake passava agli altri agenti sul campo. A volte, Riley trovava quel lavoro noioso. Ma doveva ammettere con se stessa che era un sollievo non essere distante da casa e in pericolo per la maggior parte del tempo. Ed era stato un sollievo anche per Ryan. Finalmente, sembrava essersi abituato all’idea che lei fosse un’agente del BAU. Quanto meno, non stava pi? provando a indurla a smettere, e non litigavano ormai da settimane. Riley sperava che il suo lavoro continuasse a quel ritmo pi? lento, pi? gestibile e meno minaccioso per la sua vita. Era certa che, se fosse stata pi? tempo a casa, le cose sarebbero andate sempre meglio tra lei e Ryan. E, in momenti come quello, apprezzava quanto lui potesse essere amorevole e premuroso. Anche bello, pens?, guardandolo. Poi, lui le chiese: “Vuoi continuare a parlare?” “Huh-uh” Riley rispose. “Che cosa ti va di fare?” Riley gir? il viso verso il suo e lo baci?. “Voglio andare a letto” fu la sua risposta. * Il mattino seguente, quando Riley guid? fino a Quantico, la giornata era luminosa e limpida, proprio come il suo umore. Fare l’amore con Ryan la notte precedente era stato passionale e perfetto. E ora, erano entrambi in procinto di recarsi a lavoro, a cui tenevano molto. La vita potrebbe andare meglio di cos?? si chiese. Ora che ci pensava, forse la risposta era s?. Infatti, lo sarebbe quasi certamente stata. Un giorno, nell’immediato futuro, lei e Ryan si sarebbero sposati e, quando sarebbero stati entrambi pronti, avrebbero creato una famiglia. Per quanto riguardava l’Agente Crivaro, Riley era sicura che si sarebbe sentito rinfrancato. Ieri ? stata sicuramente una cosa passeggera, lei pens?. Mentre entrava nel suo posto nel parcheggio nel BAU, il suo cuore balz? di gioia nel vedere Crivaro accanto alla sua auto, in attesa del suo arrivo, come faceva spesso durante le mattine come quella. Tutto ? tornato alla normalit?! Parcheggi? l’auto e salt? fuori. Non abbracciarlo, si disse. Non gli piacerebbe. Ma lo scoraggiamento prese piede il lei, mentre si avvicinava. Aveva le braccia incrociate, e lo sguardo rivolto verso il basso, come se non si fosse accorto dell’arrivo della partner. Decisamente non ? dell’umore per ricevere un abbraccio, intu?. E, qualunque cosa stesse per dirle, era sicura che non le sarebbe piaciuta. CAPITOLO QUATTRO Riley si avvicin? a Crivaro, che a malapena le rivolse lo sguardo. Appoggiato alla sua auto e gli occhi abbassati, le disse: “Mi spiace per quello che ? successo ieri. Sono stato un coglione.” Riley avrebbe voluto rassicurarlo che non era cos?. Ma, in qualche modo, le parole non le uscirono fuori dalla bocca. Immagino di avercela con lui, pens?. Quella possibilit? non le si era palesata almeno fino a quel momento. Mettendosi accanto a lui, si appoggi? contro l’auto. “Perch? mi ha lasciata in quel modo?” gli chiese. Crivaro alz? stancamente le spalle. “Non ti stavo lasciando” disse. “Almeno penso che non fosse cos?. Piuttosto, ho …” La sua voce si interruppe per un istante. Poi, riprese con una voce strozzata: “? solo che non potevo affrontare quei genitori. Proprio non potevo. Non dopo che li abbiamo delusi in quel modo. Ho sentito di … volermi allontanare.” Riley era sorpresa. Aveva creduto che non avesse voluto parlare con lei. Riflettendoci, trovava la sua supposizione estremamente egocentrica. “Hai parlato con loro?” chiese a Riley. Riley annu?. “Com’? andata?” Riley fece un respiro profondo. “Come ci si poteva aspettare” fu la sua risposta. “Male, vero?” Riley annu? e disse: “Erano arrabbiati per la decisione del giudice. E s?, lo erano anche con noi.” “Non li biasimo” Crivaro comment?. “Che cosa hai detto loro?” “Ho detto che mi dispiaceva, e …” Riley esit? un momento. Improvvisamente, sembr? difficile ripetere quello che aveva riferito alle due coppie. Infine, disse: “Ho promesso … di assicurarmi che Mullins non esca di prigione prima della fine della condanna. Ho detto che non permetter? che ottenga la liberazione condizionata o il rilascio anticipato.” Crivaro annu? leggermente. Soffocando un sospiro, Riley aggiunse: “Spero solo di non aver fatto una promessa che non potr? mantenere.” Riley sperava che il partner le dicesse qualcosa d’incoraggiante in risposta, ma l’uomo rest? in silenzio. “E allora che cosa succede?” chiese un po’ impazientemente. “Volevo dirtelo di persona” Crivaro disse, con la voce rotta dall’emozione. “Non volevo che lo sentissi da qualcun altro.” Riley fu scossa da un’ondata di timore. Si limit? a starsene in silenzio, in attesa che le desse delle spiegazioni. “Vado in pensione” Crivaro le disse. “Non pu? farlo” Riley rispose, senza riflettere. “L’ho gi? fatto”. Lei rimescol? le parole. “Aveva detto che se fossi entrata al BAU, sarebbe rimasto …” “Per un po’ di tempo per aiutarti a cominciare” l’uomo termin? la frase per lei. “Questo ? successo quasi un anno fa, Riley. Te l’ho detto allora, quando ero gi? idoneo alla pensione.” “Non pu? aspettare …?” “No, ? gi? definitivo. Sono appena arrivato qui dall’ufficio di Erik Lehl. Gli ho restituito il mio distintivo e la mia pistola, e ho firmato e consegnato le mie formali dimissioni.” “Perch??” Riley grid? bruscamente. Crivaro abbozz? un lamento. “Lo sai benissimo, Riley. Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente? Non torner? ad essere l’agente di una volta. La mia data di scadenza ? stata superata. In effetti, ho dovuto ottenere delle proroghe speciali per lavorare fino ad ora.” Ci fu silenzio tra loro. Restarono entrambi l? per diversi lunghi minuti, senza neanche guardarsi. Ma poi, Crivaro disse: “L’intera faccenda mi ha davvero sconvolto, dopo il verdetto. ? stato pesante non far ottenere a Mullins una condanna di gran lunga peggiore. Ma non sono riuscito a parlare con quei genitori. Non mi ero mai sentito cos? prima, non ho mai saltato quella parte del lavoro. E, proprio in quel momento, sapevo che era finita. Come posso dare la caccia ai criminali quando non riesco nemmeno a guardare le loro vittime? Ecco perch? sono scappato via cos?.” “Andr? a parlare con Lehl” Riley borbott?. Non appena quelle parole furono pronunciate, si chiese se le intendesse davvero. Avrebbe davvero provato a convincere l’Agente Speciale Responsabile Erik Lehl ad ignorare le dimissioni di Crivaro? Immaginava che ci sarebbe riuscita? “Penso che dovresti farlo” Crivaro le disse. “Infatti, Lehl vuole parlare con te. Mi ha chiesto di dirti di andare nel suo ufficio subito. A quanto sembra, potrebbe avere un caso per te.” Riley rest? con la bocca spalancata, ma non riusc? a pronunciare una sola parola. Come poteva anche solo tradurre i suoi sentimenti in parole? Infine, balbett?: “Agente Crivaro, io … non penso di essere pronta.” “Hai ragione” l’uomo rispose. “Non sei pronta.” Riley guard? il partner con sorpresa. Crivaro disse: “Ascolta, nessuno ? pronto la prima volta che affronta un caso da solo. Devi fare in modo di essere pronta. Sei l’agente pi? dotata con cui abbia mai lavorato. Il tuo istinto ? buono quanto lo era una volta il mio, e questo la dice lunga. Nessuno pu? entrare nella mente di un killer come noi due. E tu stai sviluppando delle capacit? che combaciano con le tue doti grezze. Ma ti sto limitando. Stai dipendendo troppo da me. Devi imparare a fidarti di te stessa. E non avrei mai pensato che avrei mai detto questo a un partner, ma …” L’uomo sogghign? silenziosamente. “Ti stai sentendo fin troppo a tuo agio con me.” Riley non pot? fare a meno di ridere anche lei. “Sta scherzando, vero?” gli disse. “So che sembra folle, ma ? la verit?” Crivaro disse. “Non sono certo di che cosa ti serva ora, ma non sono io. Forse hai bisogno di occuparti di un paio di casi da sola. Solo Dio sa che anch’io ho dovuto farlo molte volte. O forse hai bisogno di lavorare con un partner con cui ? davvero difficile andare d’accordo.” Scuotendo il capo, Riley disse: “Quello era lei.” “Forse all’inizio, ma non pi?. Sei l’unica partner che ho avuto che mi abbia sopportato. Sono uno scontroso vecchio bastardo, e questo lo sai.” Riley abbozz? un sorriso. Non posso essere in disaccordo con lui su questo, pens?. Restarono di nuovo in silenzio. Riley si ritrov? a ripensare ai casi a cui avevano lavorato insieme, specialmente quello in Arizona, dove lei e Crivaro erano andati sotto copertura come padre e figlia. Non era stato affatto come fingere, almeno per quanto riguardava Riley. E ora si chiese se fosse il caso di dirgli che era stato un padre lui pi? del suo padre biologico. No, inizierei a piangere, pens?. E questo lo infastidirebbe molto. Invece, disse: “Che cosa far? adesso?” Crivaro scoppi? di nuovo a ridere. “Si chiama pensione, Riley. Che cosa fanno tutti? Forse andr? a giocare a bridge, se riuscir? a trovare un partner, cosa che immagino sia improbabile. O forse andr? a fare una crociera ai Caraibi. O inizier? a giocare a golf. O a fare volontariato. Oppure collaborer? col teatro comunale. O, forse, mi unir? al circolo del quilting.” Riley rise di nuovo all’immagine di Crivaro che cuciva una trapunta, insieme ad un gruppo di donne della sua et?. “Non ? serio” lei rispose. “No, e forse mi stanno stancando le cose serie. E, forse, mi piace l’idea di non sapere che cosa far? per il resto della mia vita. Qualunque cosa sia, sar? un’avventura.” Riley sent? una nota d’incertezza, quando pronunci? la parola “avventura.” Non ne ? sicuro, pens?. Sta provando a convincersene. Ma che diritto aveva lei di provare a influenzare la sua decisione? Crivaro dette un’occhiata al suo orologio e indic? l’edificio. “Devi entrare” disse. “Non puoi far aspettare Lehl.” Poi, poggi? una mano confortante sulla spalla di Riley. “Non sparir?, figliola.” le disse. “Probabilmente, mi far? vivo pi? spesso di quanto vorrai.” “Ne dubito, Agente Crivaro” Riley disse. Crivaro agit? un dito verso di lei. “Ehi, sono in pensione, ricordi? Non voglio pi? sentirti dire ‘Agente Crivaro’. ? ora che inizi a chiamarmi Jake.” Riley sent? un nodo alla gola. “OK … Jake” disse, quasi sussurrando. Mentre apriva lo sportello della sua auto, l’uomo riprese a parlare. “Adesso, va’ dentro e rimettiti al lavoro.” Quando Riley inizi? ad allontanarsi, si volt? al suono della sua voce. “Ehi, quella promessa che hai fatto ieri in aula … ? stata la cosa giusta da dire, e avrei voluto dirla io. So che ti preoccupa, ma manterrai quella promessa. So che lo farai. E, se vivr? abbastanza a lungo, far? l’impossibile per aiutarti a mantenerla.” Crivaro mise in moto l’auto e usc? dal parcheggio. Riley lo osserv? mentre si allontanava, ancora determinata a non piangere. Poi, entr? nell’edificio del BAU per andare a parlare con Lehl. CAPITOLO CINQUE Sebbene all’interno del edificio del BAU ci fosse la solita animata attivit?, il luogo apparve stranamente vuoto agli occhi di Riley. Fu bruscamente consapevole dell’assenza di Jake Crivaro. Era davvero possibile che il suo mentore non mettesse pi? piede in quell’edificio?  E, se se n’era davvero andato, come potevano gli altri continuare semplicemente con la loro routine quotidiana proprio come se nulla fosse cambiato? Intu? che, naturalmente, quasi nessun altro doveva sapere delle dimissioni di Crivaro. E dovette ammettere che forse a nessun altro sarebbe importato quanto a lei. Sebbene Jake Crivaro fosse una sorta di leggenda vivente al BAU, tutti sapevano che le leggende dovevano tramontare prima o poi. Tutti tranne me, lei pens?. Si ferm? nel corridoio, incerta su dove andare, visto che non poteva raggiungere l’ufficio del partner per ricevere istruzioni. Poi, ricord? che Crivaro aveva detto che Lehl la stava aspettando, forse per assegnarle un altro caso. Mentre si dirigeva all’ascensore, ripens? a come Crivaro fosse entrato da poco nella sua vita. Quando lei era ancora stata una studentessa alla Lanton University, dopo che due delle sue coinquiline al dormitorio erano state uccise, Crivaro era arrivato a lavorare sul caso. Proprio quando Riley non avrebbe potuto sentirsi pi? terrorizzata e inutile, lui aveva riconosciuto il suo insolito istinto e l’aveva indotta a collaborare con lui, per aiutarlo a trovare l’assassino. Infatti lo aveva trovato. Era uno dei suoi professori preferiti. E avrebbe ucciso anche lei, se Crivaro non le avesse salvato la vita. Da allora, il mondo di Riley non era pi? stato lo stesso. Dopo il college, Crivaro l’aveva fatta ammettere al programma estivo dell’FBI, e poi all’Accademia di Quantico. Fino alle ultime settimane senza casi, la vita era stata una costante corsa, piena di eccitazione e pericolo. Entr? dunque in ascensore, e spinse il bottone del piano. L’ascensore era affollata ma questo fece sentire Riley ancora pi? sola. Nessuna di queste persone sa che cosa sia successo, pens? di nuovo. E di sicuro non so che cosa accadr? adesso. Parte di lei serbava una folle idea di restituire il suo distintivo e la sua pistola, per protestare contro le dimissioni di Crivaro. Naturalmente sarebbe un gesto folle, disse a se stessa. Aveva investito troppo in questa carriera per potersi arrendere ora. Eppure, ricord? ci? che Crivaro le aveva risposto, quando gli aveva detto che avrebbe parlato con Lehl della decisione che lui aveva preso. “Penso che dovresti farlo.” Che cosa aveva voluto dire? Crivaro sperava che Riley potesse impedirgli di andare in pensione? Ricord? anche un’altra frase che le aveva detto. “? ora che inizi a chiamarmi Jake.” Questo non lasciava presagire che intendesse porre fine al loro rapporto, professionale o meno. Ed era sicura che in quella decisione ci fosse un mondo di significato. Dopotutto, chi altro al mondo avrebbe potuto chiamarlo “Jake”? Si era allontanato dall’ex-moglie e dal figlio, e non aveva amici, per quanto Riley ne sapesse. Tutto ci? che sapeva era che si trattava di un uomo solo, e la pensione non avrebbe affatto migliorato la sua situazione. Usc? dall’ascensore e and? dritta verso l’ufficio di Lehl. Quando ci arriv?, vide che la porta era aperta. Eppure, esit? l? davanti. Poi, quasi misteriosamente, sent? la voce di Lehl parlare dall’interno della stanza. “Entri, Agente Sweeney.” Entr? e vide lo smilzo Agente Speciale Capo dietro la scrivania. Come al solito, sembrava quasi troppo ingombrante per il suo ufficio, figurarsi per la sua scrivania. Non pot? fare a meno di sorridere, ricordando quello che Crivaro aveva detto, quando lei aveva osservato che sembrava che Lehl fosse sempre sui trampoli. “No, sembra che sia fatto di trampoli.” “Si sieda, Agente Sweeney” Lehl disse nel suo intimorente tono baritonale. Riley sedette, cos? come il capo. Alz? la cornetta e chiese a qualcuno di arrivare immediatamente nel suo ufficio. Poi, un? insieme le sue dita, scrut? Riley e disse: “Forse c’? qualcosa di cui vorrebbe discutere.” Riley deglut? forte. Ora o mai pi?. Ma osava dare voce alla protesta per la partenza del suo partner? Dopotutto, Erik Lehl era probabilmente l’unico uomo al mondo in grado di intimidire  davvero Jake Crivaro. Ci? nonostante, butt? fuori dalla bocca le parole. “Signore, ho appena parlato con l’Agente Crivaro.” Lehl annu? silenziosamente. Riley deglut? di nuovo. “Non penso che dovrebbe andare in pensione, signore” aggiunse. Lehl annu? di nuovo. “Mi ha detto che lo avrebbe detto” Lehl replic?. Riley era stupita. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Apparentemente, Jake e Lehl avevano gi? discusso su come lei avrebbe reagito alla notizia. “Le spiacerebbe spiegarmi perch? lo pensa?” Lehl chiese. Riley entr? in panico e le venne quasi voglia di fuggire dalla stanza. Che tipo di risposta poteva dare a quella domanda? Riprese: “Pensa che le sue capacit? siano in declino, signore.” “E lei ritiene il contrario?” Lehl le domand?. “S?, signore” Riley rispose. “Ed ? piuttosto sicura di sapere ci? che ? meglio per lui?” fu ora la domanda di Lehl. Improvvisamente, Riley non ebbe idea di che cosa dire. Dopotutto, era una buona domanda. Era davvero sicura che Jake fosse l’agente scaltro che era sempre stato? Ricord? le sue parole recenti. “Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente?” Allora, non lo aveva contraddetto. Poteva dire onestamente di aver cambiato idea nel frattempo? Gli occhi di Lehl si ridussero a fessure, guardandola, in quella che parve una maniera analitica. L’uomo aggiunse: “Immagino che voglio chiederle … per conto di chi mi sta chiedendo questo? Per conto suo o per quello dell’Agente Crivaro?” Riley si stravacc? leggermente nella sedia. “Io … io non lo so” ammise. Lehl si protese sulla scrivania, verso di lei. Le disse: “Agente Sweeney, io e lei abbiamo avuto delle divergenze da quando la conosco.” “Lo so” Riley ammise. Certo, quello era detto in parole povere. Il precedente autunno, quando stava ancora frequentando l’Accademia, Crivaro l’aveva portata via dagli studi per aiutarlo in un caso. Senza l’approvazione di nessuno, si era finta giornalista, facendo ad un senatore degli Stati Uniti  domande che l’avevano condotto all’esposizione della sua passata cattiva condotta sessuale.  Come al solito, aveva seguito un presentimento, ma si era dimostrato che la rivelazione non aveva avuto alcunch? a che fare con il caso a cui stava lavorando. Senza neanche averne avuto davvero intenzione, aveva posto fine alla carriera politica del senatore. Cosa ancora peggiore, l’incidente aveva creato un grande fermento al BAU. Il senatore era stato un membro altolocato di alcune commissioni prestigiose, e avrebbe potuto fare molto per mettere sotto controllo le spese del BAU. Ora Lehl chiese: “Dove ci porta questo, a me e all’agenzia, voglio dire?” “Non credo di capire ci? che intende” Riley rispose. Ma temeva di intuire. Sapeva che il suo status al BAU era in qualche modo in prova. Forse adesso Lehl considerava che fosse un buon momento per sbarazzarsi di lei. L’espressione sul suo volto non prometteva bene. “Sar? onesto con lei, Agente Sweeney” Lehl disse. “La sua collaborazione con Crivaro ? sempre stata produttiva, talvolta notevole. Ci? nonostante, ho sempre pensato che voi due aveste una tendenza ad essere … come potrei metterla? Ad esercitare delle cattive influenze reciprocamente. Ho lavorato per anni con Crivaro e, sebbene fosse un tipo brillante, ? sempre stato un cane sciolto per cos? dire, e ha causato a me e all’agenzia molti problemi. Trasgrediva sempre le regole, talvolta infrangendo completamente. Pu? negare che anche lei ha le stesse tendenze?” Riley non os? mentire a riguardo. “No” rispose. Lehl tamburell? con le dita sulla sua scrivania. Disse: “Voglio che risponda alla prossima domanda quanto pi? onestamente possibile. Ha imparato il suo atteggiamento ribelle da Crivaro? E ora che se n’? andato, posso aspettarmi che cambi i suoi metodi? O …?” Lasci? la domanda incompleta. Ma Riley sapeva benissimo che cosa stesse chiedendo. Era un ribelle, un cane sciolto per natura? I suoi metodi sarebbero rimasti gli stessi, con o senza la “cattiva influenza” di Crivaro? Vuole una risposta sincera, Riley si disse. E sapeva che una risposta sincera avrebbe potuto mettere immediatamente fine alla sua carriera al BAU. Ma, a quanto sembrava, non aveva scelta. Fece un respiro lungo e profondo. “Agente Lehl, Io … non posso cambiare chi sono” rispose. “Capisco” Lehl replic?, accigliandosi. “Posso solo promettere di fare del mio meglio, sempre se decide di continuare a tenermi qui. Non voglio complicare le cose. Provo sempre a fare del mio meglio per attenermi alle regole. Ma, talvolta, il mio istinto ha la meglio su di me.” Poi, rest? in silenzio per un istante, e aggiunse: “Ma mi ? stato detto che il mio istinto ? piuttosto buono. Eccezionale, direi. E forse … beh, forse c’? un prezzo da pagare per quell’istinto. Forse un pizzico di ribellione viene con tali capacit?. E …” Fatic? a pensare alle parole giuste da dire. Ma la verit? era che non c’era un modo diplomatico di dirlo. Disse: “E forse, deve solo decidere se pensa che io valga il fastidio. Dipende da lei.” L’espressione di Lehl cambi? leggermente, ma Riley la trov? difficile da decifrare. Era un sorriso quello che vedeva accennarsi sulle sue labbra? E quel grugnito che lui faceva era solo un accenno di risatina? L’uomo disse: “Ricordo una volta in cui l’Agente Crivaro era seduto proprio dov’? seduta lei, dicendomi pi? o meno la stessa cosa. Pensavo che fosse una gran buona risposta allora, e penso che lo sia ancora adesso.” Poi, mosse un dito ed aggiunse severamente: “Ma non dia per scontati i limiti della mia tolleranza. Guido una nave impegnativa. E ogni regola infranta porta delle conseguenze. E intendo tenerla sott’occhio il pi? possibile.” Riley si rilass? leggermente. “S?, signore” lei disse. “Grazie, signore.” Lehl aggrott? il sopracciglio. “Per cosa mi sta ringraziando?” chiese. Riley balbett?: “Beh, ecco … per non avermi licenziata, immagino.” Lehl alz? leggermente le spalle. Certamente, ora non stava sorridendo. “Oh, quello” disse. “Non lo dia per scontato, e non si adagi troppo. Potrei cambiare idea in qualsiasi momento.” “Lo capisco, signore” Riley replic?. Lehl prese un fascicolo dalla scrivania e inizi? a scorrere il contenuto. Disse: “Quando l’Agente Crivaro ? venuto qui stamattina, avrei voluto assegnargli un caso nello Utah. Mi aspettavo che lo accettasse, e le chiedesse di accompagnarlo come partner, ma …” Riley sent? il cuore sprofondare all’idea di prendere un nuovo caso in quel momento. Non poteva lavorare senza il suo partner, il suo mentore. Poi, fu come se potesse sentire di nuovo la voce roca di Jake. “Nessuno ? pronto la prima volta che affronta un caso da solo. Devi fare in modo di essere pronta.” Senza riflettere ulteriormente, Riley disse: “Accetto il caso, signore.” Accennando un ringhio, Lehl disse: “D’accordo. Ma spero che non pensi che la lascer? andare da sola. Ha bisogno della supervisione di un adulto.” Riley non pot? fare a meno di fare una smorfia a tali parole. Nello stesso istante, un uomo giovane con un taglio di capelli a spazzola e una carnagione chiara entr? nell’ufficio. Riley ricord? che Lehl aveva chiesto a qualcuno di unirsi a loro, non appena era arrivata. “La ringrazio di essere venuto, Agente Johnson” Lehl esclam?. Alzandosi in piedi. “Le presento l’Agente Speciale Riley Sweeney.” Poi, si rivolse a Riley: “Questo ? l’Agente Speciale Cliff Johnson. Sebbene sia nuovo qui a Quantico, forse ha sentito parlare di lui. Ha svolto un lavoro eccellente presso l’Ufficio di Boston, e ha chiesto di essere trasferito qui.” Infatti, Riley aveva sentito di Cliff Johnson. Era arrivato qui con un’eccezionale reputazione. Lehl aggiunse a Riley: “Sar? il suo partner anziano.” Partner anziano! Riley pens?. Questo significava che questo ragazzo le avrebbe impartito degli ordini. Sebbene sapesse che lui godeva di una considerevole reputazione, aveva appena iniziato a lavorare l? a Quantico, e non sembrava molto pi? grande di et? di Riley. Ma sapeva di non trovarsi nella posizione per obbiettare la situazione. Lehl si rivolse a Riley Johnson: “Uno sceriffo della contea dello Utah ha chiesto l’aiuto del BAU. Ci sono state un paio di morti per folgorazione laggi?; lui dice che si tratta di probabili omicidi.” Poi, diede il fascicolo a Johnson e disse: “Mi ha inviato queste informazioni via fax. Non ? molto su cui procedere, ma sono certo che vi fornir? molti pi? dettagli quando arriverete sul posto.” Guardando prima Riley e poi Johnson, Lehl aggiunse: “C’? un aereo in attesa sulla pista in questo momento, che vi porter? entrambi nello Utah. Prendete le vostre valigette e partite immediatamente.” Mentre Riley lasciava l’ufficio e, insieme al nuovo partner, si affrettava a prendere la valigetta, qualcosa di quello che Lehl aveva detto riecheggiava nella sua mente. “Ha bisogno della supervisione di un adulto.” Stava iniziando ad avere una brutta sensazione su questo caso. E avrebbe disperatamente desiderato continuare a lavorare con Jake Crivaro. CAPITOLO SEI Quando l’aereo decoll? dalla pista, Riley guard? attentamente il suo nuovo partner anziano. L’Agente Speciale Cliff Johnson era seduto dietro un tavolino pieghevole di fronte a lei, intento a guardare fuori dal finestrino. Da quello che aveva sentito dire su di lui, sapeva che era il caso di sentirsi grata di poter lavorare con lui. Sebbene Johnson sembrasse avere solo due o tre anni di et? di lei, aveva colpito tutti nell’Ufficio di Boston. In effetti, aveva risolto quasi interamente da solo il caso di un killer stupratore di bambini. Riley non conosceva i dettagli di tali indagini, ma sapeva che Johnson era considerato una sorta di prodigio, un po’ come lei quando era appena entrata al BAU. Ma, mentre Riley era arrivata a Quantico, nota per le sue doti intuitive, Johnson era noto per le sue grandi capacit? analitiche. Forse ci completeremo a vicenda, pens?. Allora perch? nutriva dei dubbi a riguardo? Mentre ci rifletteva su, Riley si rese conto che le sue preoccupazioni nascevano dal sospetto che il nuovo agente potesse non essere davvero cos? eccezionale. Sapeva che le capacit? analitiche erano pi? facili da comprendere e apprezzare per gli agenti del BAU, rispetto all’istinto pi? nebuloso che aveva reso Jake Crivaro un agente di grande successo.  Dopotutto, Johnson non aveva in realt? lavorato ad alcun caso da quando era giunto a Quantico. Infatti, era possibile che non si fosse occupato a molti casi importanti, come invece Riley aveva fatto con Jake. Pi? ci pensava, e pi? s’irritava all’idea che lui le avrebbe impartito degli ordini. Quando l’aereo raggiunse l’altitudine di crociera, Johnson apr? il fascicolo che Lehl gli aveva dato, e condivise il contenuto con Riley. “OK, allora” esord?. “Diamo un’occhiata e vediamo con che cosa abbiamo a che fare.” Riley soffoc? una risatina. Un accento locale in genere non la divertiva, ma l’accento di Boston del partner era cos? evidente, che quasi sembrava una sorta di parodia. Insieme al suo aspetto curato e al portamento militare, quell’esagerato suono autoritario indicava che fosse abituato al privilegio, probabilmente per aver frequentato una Ivy League. Quella voce la colpiva ogni volta che parlava, e lei si disse che sarebbe stato meglio abituarvisi in fretta. Indicando il breve rapporto davanti a loro, Johnson disse: “Abbiamo due morti per folgorazione. Un uomo di nome Andy Gish ? stato folgorato solo una settimana fa a Prinneville, Utah. La seconda vittima era uno psichiatra, Julian Banfield, morto la notte scorsa a Beardsley. Beardsley e Prinneville sono entrambe nella Contea di Hannaford. Lo sceriffo della contea, Collin Dawes, ha chiesto l’aiuto del BAU.” “E Dawes pensa che entrambe le morti siano dovute ad omicidio?” Riley chiese. Johnson alz? leggermente le spalle. “Beh, non abbiamo molto con cui procedere qui. Ma sappiamo che entrambe le vittime erano state legate a delle sedie prima di essere uccise.” Il sopracciglio di Riley si aggrott? con curiosit?. “Non ricordo di aver studiato dei casi di omicidio per folgorazione all’Accademia” disse. “Mi chiedo quanto siano comuni.” Johnson si appoggi? allo schienale del sedile e si gratt? il mento. “Non comuni, ma nessuno pu? dire esattamente quanto” disse. “Suppongo che possa indovinare quale sia il metodo di omicidio pi? comune tramite folgorazione.” Riley era stupita, e un po’ infastidita, dal suo modo professionale, come se stesse interrogando uno studente. Nondimeno, una risposta emerse nella mente, per via dei film che aveva visto. Lei disse: “Ecco, probabilmente gettare un apparecchio elettrico in una vasca da bagno mentre la vittima sta facendo il bagno.” Johnson annu?. “Esatto. Non che esista un registro affidabile per stabilire quanto spesso avvenga. Quel tipo di folgorazione non lascia alcuna traccia di ferite, e nemmeno bruciature. Se il killer si prende il fastidio di rimuovere l’apparecchio, dopo, pu? apparire che la vittima sia morta di cause naturali, come ad esempio, infarto. Perci?, come si pu? sapere quanto spesso quel tipo di omicidio pu? verificarsi?” Lui sorrise sarcasticamente ed aggiunse: “Dovresti essere un killer piuttosto stupido per farti cogliere sul fatto. Ma alcuni lo fanno. C’? stato un caso di un uomo che ha ucciso la moglie, gettando un termoventilatore nella vasca da bagno, con lei all’interno. Avrebbe potuto farla franca, se, il giorno prima, non avesse controllato un libro della biblioteca, intitolato L’Elettricista In Casa Fai Da Te. E questo ha insospettito la polizia.” Guardando pensosamente fuori dal finestrino, Johnson continu?: “Altrimenti, l’elettricit? ? piuttosto difficile da usare per commettere un omicidio. Mi vengono in mente vari casi, uno in cui un marito ha avvolto un filo elettrico intorno al collo della moglie. Si trattava di un cavo di trenta ampere senza isolante.” Poi, inclin? il capo e aggiunse: “Ma anche quel genere di crimine ? raro. Non molte persone lasciano che tu avvolga il loro collo o i loro arti con dei cavi elettrici. Ci sono molti modi pi? semplici per uccidere qualcuno.” La bocca di Riley si spalanc? leggermente per questa piccola lezione. Come fa a conoscere queste cose? si chiese. Domand?: “L’omicidio pi? recente non ? accaduto solo la notte scorsa?” “S?.” “E non siamo stati entrambi assegnati al caso solo poco fa?” “S?, perch??” Riley rispose: “Beh, sembra che abbia gi? studiato la storia di casi attinenti.” Johnson sembr? un po’ sorpreso. “Sono solo cose che ho appreso da semplici letture” l’altro rispose. “Non ha letto La Medicina Legale di Simpson?” Riley fece un gesto vago e non compromettente. Conosceva il testo dalle lezioni di medicina legale all’Accademia, ed aveva letto tutte le parti che le erano state assegnate. Ma non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse leggerlo da cima a fondo. Questo ragazzo sembra conoscerlo a memoria, pens?. Apparentemente indifferente alle reazioni di Riley, John prosegu? nella spiegazione. “Talvolta, la folgorazione ? usata post mortem per nascondere un altro metodo di omicidio, Ad esempio, mi viene in mente il caso di un killer che aveva soffocato a morte la vittima, e poi aveva folgorato il cadavere, per farlo sembrare come un incidente provocato da un elettrodomestico. Naturalmente, questo non ? il caso con cui abbiamo a che fare. Sono curioso di scoprire tutto ci? che riguarda il nostro caso.” Aveva sentito dire che Cliff Johnson fosse un po’ un saputello, e non solo profondamente analitico. Ma non si sarebbe aspettata che fosse anche una sorta di enciclopedia vivente. Ma chi si crede di essere, Sherlock Holmes? In quel caso, non era entusiasta di interpretare il ruolo dell’aiutante, Dottor Watson. Guardando i documenti lei stessa, Riley disse: “Legarli in quel modo deve aver richiesto una forza considerevole, probabilmente si tratta di un uomo.” Poi, riflett? per un istante e aggiunse: “La grande domanda ?, perch??” “Huh?” Johnson disse, strizzando gli occhi e guardandola. “Beh, innanzitutto, c’? la questione del movente. A quanto sembra, la polizia non ha trovato alcun collegamento tra le vittime. Questo significa che non ci saranno altri omicidi, o che ha appena cominciato?” Riley si protese in avanti nel sedile e disse: “Ma pi? di questo, perch? qualcuno dovrebbe prendersi la briga di uccidere una persona in questo modo particolare? Lei stesso ha detto che l’elettricit? ? piuttosto difficile da usare per uccidere qualcuno. Questo non ? esattamente utile. Ci sono molti modi pi? facili di uccidere la gente.” Poi, guard? Johnson negli occhi e disse: “Immagino che quello da chiedere sia, quale ? l’ossessione del killer? Che cosa la scatena? Perch? ? ossessionato dall’elettricit??” Johnson sembr? piuttosto perplesso. Infine, disse: “Beh, ovviamente, non abbiamo ancora dati a sufficienza per saperlo.” Poi, mise le mani dietro la testa e si appoggi? allo schienale del sedile, e guard? fuori dal finestrino. Riley tent? di non fissare il suo nuovo partner. Dati? lei pens?. Johnson pensava davvero che potessero entrare nella mentalit? del killer usando dei dati? La stessa Riley si era connessa con molte menti criminali, ma sempre sfruttando il puro istinto intuitivo. La sua capacit? era gi? obsoleta? Johnson aveva ragione a pensare che i semplici numeri e le statistiche potessero rivelare la personalit? di un killer? Forse ? persino pi? intelligente di quanto sembri, pens?. Fu quasi un volo di quattro ore da Quantico all’aeroporto di Provo, Utah. Appena oltrepassarono gli Appalachi, Riley inizi? ad annoiarsi davanti alla monotonia del paesaggio del Midwest e si appisol? di quando in quando. * Riley fu colta da uno strano e glaciale senso di d?j? vu, mentre chiudeva le manette dietro la schiena dell’assassino. Questo ? gi? successo prima, lei pens?. Ho fatto esattamente la stessa cosa prima. Poi, l’uomo che stava arrestando volt? la sua faccia infantile verso di lei, e sorrise con un’espressione di puro male. “Buona fortuna” mormor?. Con un violento sussulto, Riley ricord?. Larry Mullins! Non solo stava arrestando questo ripugnante mostro assassino di bambini per la seconda volta, ma lui la stava deridendo esattamente come aveva fatto la prima volta. E, ancora una volta, allung? una mano sulla sua Glock. Si aspett? che Crivaro la toccasse calorosamente sulla spalla, cos? come aveva fatto l’ultima volta che era successo questo. Invece, gli sent? dire: “Va’ avanti. Abbiamo commesso un errore l’ultima volta. Uccidilo pure. ? l’unico modo per sbarazzarsi di quel bastardo. Se non lo fai tu, lo far? io.” Riley afferr? l’uomo ammanettato per la spalla e lo fece girare, per fare in modo che la guardasse. Poi, estrasse la pistola e gli spar? un singolo colpo proprio in mezzo al petto a bruciapelo. Percep? un’ondata di soddisfazione, mentre quello crollava a terra. Ma quando lo guard?, il suo corpo e il suo viso subirono una nauseante trasformazione. La persona che giaceva ai suoi piedi non era pi? il mostro tracagnotto e con il viso infantile, ma una ragazza innocente. Aveva gli occhi spalancati, e la sua bocca si muoveva silenziosamente, mentre esalava gli ultimi respiri. I suoi occhi puntarono Riley, con un’espressione di terribile tristezza, e poi rest? completamente immobile. Heidi Wright! Riley realizz? con orrore. Riley aveva ucciso Heidi Wright all’inizio dell’anno nello stato di New York. E ora la stava uccidendo di nuovo … Riley si svegli? con un sussulto, per poi ritrovarsi nella cabina dell’aereo. “Qualcosa non va?” l’Agente Johnson le chiese, ancora seduto direttamente di fronte a lei. “No” Riley rispose. Ma c’era qualcosa che proprio non andava. Aveva appena fatto un sogno, rivivendo in parte la prima e unica esperienza in cui era stata costretta a uccidere. A gennaio, durante il corso di una sparatoria, una ragazza di nome Heidi Wright aveva sollevato la sua pistola per sparare a Riley, a pochi metri di distanza. Riley non aveva avuto altra scelta che sparare per prima. Lo sparo era stato legittimo, e nessuno lo aveva messo in dubbio. Nondimeno, Riley era stata perseguitata dal senso di colpa per settimane in seguito all’accaduto. A suo modo di vedere le cose, la povera Heidi Wright era stata una vittima delle circostanze, che non aveva meritato di morire per via di alcune scelte giovanili sbagliate. Riley pensava di aver risolto il trauma tramite un terapeuta del BAU. Ma, apparentemente, la stava ancora tormentando nel profondo. Riley immaginava che la sua agitazione relativa al verdetto del processo di Larry Mullins avesse accresciuto questo recente trauma. Ma non poteva permettere che avesse la meglio su di lei. Non ora che era su un nuovo caso con un nuovo partner, che sicuramente non avrebbe compreso il suo stato d’animo nei confronti della morte di Heidi Wright o del verdetto Mullins. Affrontalo e basta, Riley si disse. Ora Riley era del tutto sveglia, e l’aereo stava sorvolando gli Appalachi nello Utah. Sebbene in quel periodo dell’anno ci fosse solo un accenno di neve, se non sui picchi dei monti, il terreno le riport? alla mente i ricordi dell’ultima volta in cui era stata in quello stato, soltanto il dicembre precedente. Ci era stata insieme a Crivaro, a lavorare al suo primo caso in quanto agente del BAU a pieno titolo. Questo caso si sarebbe rivelato altrettanto orribile quanto quello che avevano risolto allora,  un serial killer che pedinava le persone nei campeggi? Non sembrava impossibile, dato il metodo in cui erano stati eseguiti gli omicidi. Ma forse, stavolta, avrebbero fermato il killer prima che causasse ulteriori vittime. E forse almeno il tempo sar? pi? bello, pens?. Quando l’aereo si ferm? sulla pista, Riley not? che c’era un’ulteriore questione che la stava tormentando. Era abituata a lavorare con un uomo che la chiamava “Riley”, mentre lei lo aveva sempre chiamato “Agente Crivaro”, almeno fino a quella mattina. Era stato perfettamente naturale per entrambi. Che tipo di formalit? doveva aspettarsi dal suo nuovo partner? Appena lei e Johnson si alzarono dai loro sedili, diretti all’uscita, lei gli disse: “Voglio solo chiarire una cosa tra noi, prima che iniziamo a lavorare insieme.” “Di cosa si tratta?” Johnson chiese, indossando il suo soprabito. “Come dovremmo chiamarci?” Johnson fece spallucce e rispose: “Beh, mi piace mantenere le cose professionali. Ecco, preferirei che si rivolgesse a me come Agente Johnson. Come vuole che la chiami?” Riley apprezz? che le stesse dando una scelta. A differenza di Crivaro, dubitava che avrebbe considerato quest’uomo una sorta di mentore. Sicuramente non voleva che la chiamasse semplicemente “Riley”. Lei rispose: “Vorrei che mi chiamasse Agente Sweeney.” “OK, allora. D’accordo.” Appena scesero sulla pista, videro un uomo dalla postura cadente, che fumava una sigaretta, in attesa. Riley pens? che assomigliasse ad un detective dal carattere duro di un vecchio film. Apr? il suo impermeabile sgualcito, e mostr? il suo distintivo. “Sono lo Sceriffo Collin Dawes” disse loro. “? stato lei a chiedere l’aiuto del BAU?” Johnson chiese. Dawes annu?, e Johnson present? se stesso e Riley. I due uomini si voltarono e camminarono insieme verso il veicolo dello sceriffo, in attesa. Johnson disse a Dawes: “Sembra che abbiate una situazione insolita qui.” “Nulla che abbia mai visto prima” Dawes rispose. “Se non avessimo delle foto, sarebbe difficile persino da descrivere.” Stando dietro ai due uomini, Riley si sent? stranamente lasciata fuori. Questa potrebbe diventare la normalit?, si disse. Forse farei meglio ad abituarmici. CAPITOLO SETTE Dopo che Riley e Johnson entrarono nel veicolo in attesa dello Sceriffo Dawes, ancora una volta lei dovette soffocare l’impulso di lamentarsi. Trovava alquanto sgradevole restarsene seduta sul retro ad ascoltare i due uomini parlare, come se lei non fosse nemmeno presente, o peggio, come se fosse una bambina esclusa da una conversazione tra adulti. Sebbene si stesse ancora sforzando di adeguarsi al nuovo partner, si obblig? a restare in silenzio ad ascoltare. Con voce bassa e ringhiante, Dawes comment?: “Pensavo di aver visto gli ultimi casi del genere prima di venire qui nello Utah. Sono qui da cinque anni, e le cose sono rimaste piuttosto ordinarie finora. Mi piacevano cos?.” “Dov’era stato prima?” Johnson chiese. “Los Angeles” Dawes rispose. “Ero un detective della omicidi. Ho visto la mia bella dose di omicidi laggi?, mi creda. Ad ogni modo, la verit? ? che l’omicidio per folgorazione ? una cosa nuova persino per me. Dica che sono all’antica, ma sono abituato a killer che uccidono con coltellate o a colpi di pistola. Immagino che le cose si faranno brutte in questi giorni.” Riley poteva bene immaginare perch? un detective della omicidi volesse allontanarsi da Los Angeles. Dawes si era sicuramente aspettato che lo Utah fosse pi? tranquillo. Si rese anche conto del fatto che le maniere dure di Dawes non erano un’ostentazione. L’uomo aveva assistito a molti brutti episodi e il suo aspetto lo dimostrava. Dawes disse a Johnson: “Sembra che lei venga dall’est.” “Boston” Johnson chiar?. Dawes lo guard? con sorpresa. “Boston? E il suo cognome ? Johnson? Ehi, penso di aver sentito parlare di lei. Non ha risolto il caso di quel killer stupratore di bambini circa un anno fa?” “Cos? pare” Johnson rispose, con un largo sorriso che non appariva esattamente modesto. “Vorrei sapere come ci ? riuscito” Dawes domand?. Non appena l’agente inizi? a rispondergli, Riley sospett? che probabilmente lo sceriffo si sarebbe pentito di tale richiesta. Sulla base del suo stesso racconto, Johnson sembrava aver messo la sua preda all’angolo sulla base di statistiche, dividendo la citt? in zone e analizzandole a seconda della presenza di casi ufficiali di molestatori sessuali, fino a quando non aveva astutamente scoperto il vero colpevole. Lei dovette ammettere che l’utilizzo della matematica per trovare un assassino era una notevole impresa. Ma Riley non poteva fare a meno di chiedersi se Johnson avesse mai dovuto lasciare la propria scrivania per elaborare quell’enorme numero di dati, almeno finch? non avesse guidato una squadra di poliziotti a quello che sembrava come un comune arresto di routine. Non pot? fare a meno di paragonare quello che lui aveva fatto con quello che aveva ottenuto lei sul campo. Al confronto, la sua stessa carriera sembrava una sorta di ininterrotti caos, pericolo e profonda confusione. Non riusciva ad immaginare di ottenere ci? che avevano fatto lei e Jake senza andare sul campo, a dare la caccia a quei killer. Questo tizio sa che cosa significhi sporcarsi le mani? lei si chiese. Come avrebbe fatto lui se il caso si fosse dimostrato brutto quanto la maggior parte di quelli a cui lei aveva lavorato? Questo nuovo caso sembrava gi? orrendo quanto il resto. E, si chiese, come sarebbe riuscita a prendere ordini da un uomo che le sembrava al tempo stesso un sapientone e una recluta inesperta? Nonostante gli sforzi per prestare attenzione, Riley si ritrov? a deconcentrarsi per il racconto incredibilmente tedioso, dettagliato di Johnson, in merito al suo maggior caso. Si chiese se lo Sceriffo Dawes avrebbe voluto avere questa scelta. Restare bloccata nel sedile posteriore in realt? ha i suoi vantaggi, pens? sarcasticamente. Pass? il resto del breve viaggio a sud dall’Aeroporto di Provo, fino alla scena del secondo crimine, guardando fuori dal finestrino. L’ampia vallata che oltrepassarono era fiancheggiata da due vaste catene montuose, le cui cime erano innevate. Lei trov? ancora il paesaggio desolato e modesto, rispetto a quello della Virginia, ma non era cos? cupo quanto era apparso quando era stata l? a dicembre. Non c’era la neve a quell’altitudine, e la temperatura era fresca e piacevole. I boccioli di fiori apparivano ovunque. Presto, entrarono a Beardsley, una cittadina di grandezza modesta ma elegante, che era posizionata in maniera pittoresca tra i monti e situata vicino ad un lago. Infine, lo sceriffo parcheggi? in un ampio vialetto di fronte ad una casa, grande e di aspetto piuttosto nuovo in stile spagnolo, sul cui lato anteriore c’era un garage per tre auto. Quando entrarono all’interno, Riley not? un paio di valige sulla porta. Si chiese che cosa ci facessero l?. Indicando il sistema d’allarme, Johnson chiese: “Come ha fatto l’intruso a superare l’allarme elettronico?” “Non abbiamo avuto il tempo di verificarlo.” Johnson osserv? attentamente lo strumento. “Conosco questo sistema” disse. “? piuttosto all’avanguardia. Se qualcuno l’ha hackerato, deve aver avuto una buona conoscenza tecnologica. Non deve essere stato facile. Per quanto riguarda l’altra casa in cui ? stata uccisa l’altra vittima?” “Non aveva un allarme” Dawes rispose. “E nemmeno alcun segno di intrusione. ? possibile che entrambe le vittime abbiamo semplicemente fatto entrare il killer.” Johnson guard? Riley e disse: “Questo suggerisce due possibilit?. Il killer ? dotato di eccellenti capacit? di intrusione, oppure le vittime lo conoscevano e si fidavano di lui.” Riley trasal? di fronte al tono convinto della sua affermazione, come se fosse giunto ad una conclusione davvero astuta. In quello stadio iniziale di un caso, lei immaginava che ogni cosa avesse numerose spiegazioni possibili, che richiedevano di essere analizzate. Seguirono Dawes in un corridoio aperto con un alto soffitto. C’era una scala che conduceva di sopra, e una porta sembrava essere un armadio. Da un lato del corridoio, una porta aperta rivelava uno studio. C’era del nastro giallo sulla porta, e una squadra della scientifica era all’interno, intenta a raccogliere le prove. “L’ufficio della vittima?” Johnson chiese. “No, quello di sua moglie” lo Sceriffo Dawes rispose. “Ma ci sono segni che sia avvenuta una colluttazione qui dentro, inclusa una lampada da scrivania rotta.” Indicando dall’ufficio al pavimento, Dawes aggiunse: “Vedete, ci sono dei graffi sul pavimento. Sembra che la vittima sia stata aggredita qui e trascinata fino al seminterrato. Se leggete nel rapporto, la prima vittima ? stata apparentemente soggiogata con il cloroformio.” Johnson annu? e disse: “Esiste una buona possibilit? che anche questo sia avvenuto qui.” Riley non poteva discordare, ma il suo tono continuava ad infastidirla. Avrebbe voluto poter oltrepassare il nastro giallo e provare a percepire cos’avesse provato il killer durante l’aggressione. Ma dubitava che Dawes o Johnson avrebbero apprezzato, e forse per un buon motivo. Interrompere il delicato lavoro della scientifica non era probabilmente una buona idea. Mentre procedevano all’interno della casa, Riley la trov? molto pi? raffinata della maggior parte delle case eleganti in cui si era trovata, ma la sembr? anche spaventosamente e scomodamente grande. Dal breve rapporto sul caso che lei e Johnson avevano letto, Riley aveva l’impressione che i Banfield fossero stati una coppia senza figli. Si chiese come mai i due vivessero in tanto spazio. Dawes li accompagn? in una grande zona aperta, con un soggiorno alla loro destra e una grande stanza da pranzo alla loro sinistra. La brillante luce del sole filtrava dalle grandi finestre. Non c’era alcun disordine. Ogni cosa sembrava essere al proprio posto. Riley pot? dire che le persone che vivevano l? conducessero una vita ordinaria e ben ordinata. Nel soggiorno, due donne erano sedute su uno dei due divani di pelle color marrone cioccolato. Una delle due si alz? per accoglierli. Lei disse: “Sono Elaine Bonet, e vivo alla porta accanto. Sono qui per occuparmi un po’ di Sheila. I suoi vicini intendono occuparsi di lei a turno. Non vogliamo che resti da sola.” Elaine Bonet indossava un completo da jogging, come se avesse appena corso o fatto esercizio fisico. La moglie della vittima era ben vestita al confronto, come se fosse andata o fosse tornata da un evento formale. Quando Riley ed i colleghi iniziarono a sedersi, qualcosa sul volto della moglie della vittima sembr? a Riley misteriosamente familiare. Era possibile che l’avesse incontrata quando lei e Crivaro erano stati l? a dicembre? No, non pu? essere. Guardandosi intorno, alla ricerca di qualche indizio che confermasse tale familiarit?, Riley not? un libro poggiato sul tavolino da caff? con il volto della donna sulla copertina. Poi, comprese subito. Ma certo! Quella Sheila Banfield! Era una terapeuta della famiglia, autrice di quel libro, Il Tocco Analogico. Era un bestseller saggistico basato su come allevare figli nell’era digitale. Riley aveva letto alcune brillanti recensioni, ma aveva immaginato di avere molto tempo prima di doversi interessare a testi sulle figure genitoriali. Ora si sent? stranamente imbarazzata, come se dovesse ammettere alla donna che non lo aveva letto. Realisticamente, sapeva che non c’era alcunch? di cui preoccuparsi. Era altamente improbabile che sarebbe stato un argomento di conversazione in tali circostanze. Sheila Banfield aveva altre cose per la testa al momento. Mentre il volto sulla copertina sembrava raggiante e sorridente, la stessa Sheila appariva scioccata e intorpidita. Quando Dawes port? a termine le presentazioni, la donna disse quasi in un sussurro. “Il BAU. Bene. Grazie di essere venuti.” Avvicinandosi, l’Agente Johnson disse: “Siamo terribilmente dispiaciuti per quello che ? successo, Dottoressa Banfield. Faremo tutto il possibile per trovare il responsabile.” Sheila Banfield annu? silenziosamente. Riley not? che aveva gli occhi che continuavano a guizzare, come se ci? che la circondava le fosse sconosciuto e non avesse idea di come avesse fatto ad arrivare l?. Riley aveva visto questo tipo di reazione tra i familiari in lutto in altre occasioni. Accanto a Sheila, c’era una scatola di fazzolettini, ma sembrava quasi piena. Sheila non sembrava aver ancora pianto molto, ma Riley sapeva che quella parte doveva ancora arrivare, non appena lo shock avesse iniziato a svanire. Era un bene che avesse delle amiche che l’aiutassero ad affrontare la sua situazione. Per richiesta di Johnson, Sheila inizi? a fornire la sua versione dei fatti. “Sono stata nel nord-ovest per alcuni giorni, in giro per autografare il mio libro” disse. Annu? verso il testo ed aggiunse curiosamente: “L’ho, ecco, l’ho scritto io. Forse ne avete sentito parlare. Ho viaggiato molto per promuoverlo. Ero andata via per diversi giorni stavolta.” Poi, prese un respiro profondo e prosegu?. “Ieri sera, dopo aver finito il mio tour, ho preso un volo di ritorno da Seattle. La mia auto era parcheggiata per me all’aeroporto a Provo. Quando ho iniziato a viaggiare, Julian …” Rest? in silenzio alla menzione del nome del marito. Poi, continu?: “Julian mi accompagnava e veniva a riprendermi all’aeroporto, ogni volta che viaggiavo per la promozione di un libro. Ma era diventato un gran fastidio, specialmente da quando abbiamo pi? di un’auto, e io … ho pensato di guidare io stessa. A lui sembrava piacere l’idea. Ad ogni modo, ieri sera …” La voce scem? per un momento. “Sono rincasata piuttosto tardi ieri sera, intorno alla mezza, direi. Quando sono entrata dalla porta, ho visto che il sistema d’allarme non era attivato per qualche ragione. Questo mi ha preoccupata. Non era da Julian non impostarlo alla sera. Tutte le luci di sotto erano accese, perci? ho immaginato che Julian fosse ancora sveglio, cos? sono entrata.” E ha lasciato la sua valigia sulla porta, Riley pens?, raccogliendo mentalmente dati. “Ho visto che la porta del mio studio era aperta e la luce era accesa all’interno” Sheila continu?. “Ho pensato che fosse strano, perch? raramente lui ci entrava. Ho guardato all’interno, e mi sono accorta che la lampada era rotta, e sembrava che qualcosa … di brutto fosse accaduto, e cos? ho iniziato a spaventarmi.” Lei trem?, e per un istante, Riley si chiese se stesse per piombare in un tardivo crollo emotivo. Ma Sheila continu? a parlare in una voce misteriosamente distaccata, come se stesse raccontando un evento accaduto a qualcun altro. Riley conosceva questo tipo di distacco emotivo, dato che l’aveva incontrato in alcuni interrogatori simili. Si chiedeva se l’Agente Johnson comprendesse che cosa provasse la donna. Sheila riprese: “L’ho chiamato. Non mi ha risposto. Allora sono scesa di sotto a cercarlo. Non lo ho cercato sopra. Le luci erano spente lass?, ed ero certa che non fosse salito per andare a letto, lasciando le luci accese di sotto, e anche il sistema d’allarme disattivato.” Indicando all’interno della casa, disse: “Sono andata in cucina e ho visto che si era preparato qualcosa da mangiare.” Per un momento, la bocca della donna in lutto si contorse stranamente, come se stesse ricordando qualcosa, poi prosegu?: “Ho notato che la porta della cantina era aperta, e c’era la luce accesa e…” Trem? e si blocc?. Riley sentiva che la donna non riusciva a descrivere che cosa fosse accaduto in seguito. ? ora di cambiare argomento, comprese. Disse: “Dottoressa Banfield, suo marito aveva dei nemici? C’era qualcuno che potrebbe aver voluto fargli del male?” Sheila sospir? e rispose: “S?, mi spiace dirlo, ma ? possibile.” Riley fu colta da un senso di sorpresa. “Potrebbe dirmi chi?” disse. Sheila alz? le spalle e rispose: “Questo ? pi? difficile da dire. Come psichiatra, era specializzato nel lavorare con i criminali, dai giovani delinquenti agli assassini incalliti. Il suo lavoro consisteva nell’aiutarli a elaborare i traumi passati e affrontare diverse problematiche mentali. Lo trovava un lavoro gratificante, e per la maggior parte del tempo, riusciva davvero ad aiutare i suoi pazienti nella fase riabilitativa. Altre volte …” Fece una pausa e prese un respiro lungo e profondo. “Altre volte, non ? andata troppo bene” aggiunse. “Talvolta, i suoi pazienti si abbandonavano a profonda rabbia e ostilit? e, talvolta, le scagliavano contro di lui. Ma. … non credo che avesse menzionato casi del genere recentemente. E la maggioranza di quei pazienti ora si trova in prigione o, in ogni caso, rinchiuso, immagino.” Riley chiese: “Potrebbe farci accedere ai registri medici dei suoi pazienti?” Sheila strizz? gli occhi e rispose: “Far? tutto il possibile, legalmente intendo. Ma potrebbe essere difficile. Lui ha lavorato in numerose strutture negli anni, talvolta pi? di una alla volta. Quelle dovrebbero tenere dei registri.” Riley chiese: “Potrebbe fare una lista di quei registri e spedirli via mail o via fax all’ufficio dello sceriffo?” “S?, potrei farlo” Sheila rispose. Johnson disse a Riley: “Dovrebbe restare e continuare l’interrogatorio, mentre lo sceriffo mi accompagna di sotto sulla scena del crimine.” Riley sussult? bruscamente, infastidita. Due cose la innervosivano. Una era che Johnson aveva usato le parole “scena del crimine” di fronte ad una vedova addolorata. Ma la cosa pi? importante era che il partner sembrava voler escludere Riley dal visitare la scena dove l’omicidio era avvenuto. Che cosa sta pensando? pens?. Stava provando a proteggerla, impedendole di vedere una scena cos? orribile? Non aveva idea della sorta di orrori a cui lei aveva gi? assistito? Naturalmente, sapeva che non era il caso di litigare l? e in quel momento … Ma che io sia dannata se non andr? in quella cantina adesso. Si espresse con una voce esageratamente dolce, che sperava lasciasse intendere la sua disapprovazione. “Dovremmo lasciar fare una pausa alla Dottoressa Banfield. Vengo di sotto con voi.” Johnson alz? leggermente le spalle, apparentemente noncurante del taciuto fastidio di Riley. “OK, allora” disse. “Andiamo.” Lo Sceriffo Dawes li accompagn? attraverso la cucina, dove Riley vide che una padella era ancora sul fornello. Quando giunsero alla porta della cantina, Dawes li accompagn? all’interno. Riley sgran? gli occhi di fronte a ci? che vide. Aveva visto numerose scene scioccanti durante la sua breve carriera, ma non aveva mai visto nulla di simile. CAPITOLO OTTO La scena nella cantina era pi? che semplicemente inquietante, Riley la trov? grottesca. Due pesanti ed eleganti sedie di legno erano disposte l’una di fronte all’altra, a pochi metri di distanza tra loro. Una bottiglia di vino aperta era poggiata su un tavolo ornamentale vicino ad una sedia. L’altra sedia invece, aveva ancora i resti stracciati del nastro adesivo, nel punto in cui la vittima era stata legata. Un elegante vassoio d’argento era sul pavimento di fronte ad essa. L? doveva essere avvenuto qualcosa di pi? di un semplice omicidio rapido. Una sorta di scena si era svolta, ma Riley non riusciva a percepire alcunch? su come fosse accaduto. Non ancora. Non era sorpresa dal fatto che il corpo della vittima fosse stato spostato. Immaginava che il coroner della contea avesse naturalmente voluto portarlo a fare l’autopsia quanto pi? in fretta possibile. Ma lei dubitava che Crivaro avrebbe approvato. Per quanto orribile la vista di un corpo folgorato potesse essere, avrebbe potuto fornire agli agenti un senso pi? chiaro di ci? che era esattamente successo l?. “Avete delle foto?” chiese a Dawes. “Proprio qui” lo sceriffo rispose, aprendo un fascicolo che conteneva delle foto in bianco e nero. “Le abbiamo scattate stamattina.” Riley e Johnson si passarono le foto a vicenda. Mostravano la scena del crimine dopo che la polizia era arrivata. Il corpo era ancora fissato alla sedia, con la testa piegata in avanti, come se la vittima si fosse addormentata. Quando Riley si avvicin? ulteriormente alle sedie, lo Sceriffo Dawes indic? in basso, il vassoio d’argento e spieg?: “Le suole delle scarpe della vittime erano proprio tenute qui nell’acqua.” Riferendosi alle foto, Riley vide che i piedi nudi nell’acqua bassa. Guardando lo stesso vassoio, si accorse che conteneva poca acqua al suo interno. Poi, lo sceriffo indic? un pesante cavo sul pavimento, accanto al vassoio. La punta era stata tagliata, lasciando esposti i cavi interni. Dawes aggiunse: “Il killer ha legato questo cavo al cavo elettrico, poi ha gettato la parte esposta nell’acqua. Questo ha chiuso il circuito, e la vittima ? stata immediatamente folgorata.” La parola “immediatamente” alle orecchie di Riley suon? sbagliata in qualche modo. La vittima poteva o non poteva essere morta rapidamente, ma doveva esserci stato pi? di questo. Doveva esserci stata chiaramente una sorta d’interazione tra il killer la sua vittima, e l’omicidio non era accaduto “immediatamente”. Stabilire la tipologia di scambio che era avvenuta era un’enigma che Riley intendeva risolvere. “Ho capito” Johnson disse, annuendo saggiamente e indossando un paio di guanti. “L’acqua ? un eccellente conduttore di elettricit?, cos? come l’argento. Il killer deve aver indossato delle suole di gomma per proteggersi. Presumo che il circuito sia saltato, quando ? avvenuta la folgorazione.” Lo Sceriffo  Dawes annu?. “Allora, ? sicuro da maneggiare” Johnson disse, raccogliendo delicatamente il cavo e osservandolo attentamente. “? un otto gauge, abbastanza robusto da gestire una tale portata di corrente elettrica.” L’altra estremit? del pesante cavo era ancora collegata ad un grosso quadro elettrico alla parete. Johnson vi si avvicin? e lo esamin?. Disse: “Sul circuito c’? scritto ‘locale lavanderia’, ed ha un circuito di 240 volt e 30 ampere. Il pover’uomo probabilmente non sapeva cosa l’ha colpito.” Riley era colpita e infastidita al contempo. Ovviamente, Johnson sapeva molto sui circuiti elettrici. Ma si sbagliava molto a dire che la vittima era inconsapevole di che cosa l’avesse colpita. Era sicura che Julian Banfield avesse passato dei lunghi istanti strazianti, sapendo di stare per morire. Dall’altra parte della stanza, la parete era macchiata di vino, e frammenti di cristallo giacevano sul pavimento. Senza toccare la bottiglia di vino che restava sul tavolo, lesse l’etichetta, Le Vieux Donjon Ch?teauneuf-du-Pape. Il nome non aveva alcun significato per lei. Disse allo sceriffo: “Presumo che questa bottiglia fosse aperta quando avete trovato il corpo.” Lo sceriffo accenn? un borbottio, e disse: “Nessuno nella mia squadra l’ha aperta, pu? esserne sicura.” Johnson avanz? verso Riley, e dette un’occhiata alla bottiglia. “Non ne so molto sui vini” disse. Riley trattenne un lieve sorrisetto. Almeno c’? qualcosa che non conosce, pens?. “Neanch’io” lei ammise. Johnson dette pensosamente un’occhiata veloce alla bottiglia. Poi, indic? verso il basso e mormor? rivolgendosi a lei: “Pensa …?” La sua voce scem?, e per un istante, Riley non colse ci? che intendesse silenziosamente. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=63590666&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.