Êàêîå, â ñóùíîñòè, íåëåïîå çàíÿòèå ïèñàòü ñòèõè: ......................è "ãëàç ëóíû", è "ñîëíöà äèñê" êàê ìèð ñòàðû. ............................Äóøè øèðîêèå îáúÿòèÿ òîëïå íàâñòðå÷ó ðàñïàõíóòü... - ................................................ïîäîáíûé ðèñê ê ÷åìó òåáå? - ........................Ãëóõîé ñòåíîé - íåïîíèìàíèå; ðàçäàâëåí òÿæåñòüþ

Delitto (e baklava)

Delitto (e baklava) Blake Pierce Un giallo intimo e leggero della serie Viaggio in Europa #1 “Quando pensi che la vita non possa andare meglio di cos?, Blake Pierce salta fuori con un altro capolavoro di thriller e mistero! Questo libro ? pieno di svolte e il finale porta alla luce una sorprendente rivelazione. Fortemente raccomandato per la collezione di tutti i lettori che amano i thriller ben scritti.”. –Books and Movie Reviews (riguardo a Il killer della rosa) . DELITTO (E BAKLAVA) ? il romanzo di debutto di una nuova e affascinante serie di gialli scritta dall’autore bestseller numero #1 Blake Pierce, il cui romanzo IL KILLER DELLA ROSA ha oltre 1.500 recensioni a cinque stelle… Quando London Rose, 33 anni, riceve la proposta di matrimonio dal suo fidanzato di lunga data, si rende conto di trovarsi a dover affrontare una vita stabile, prevedibile, predeterminata (e priva di passione). Si spaventa e scappa, accettando invece un lavoro oltreoceano come guida turistica in una linea di crociere di lusso in Europa. London sta cercando una vita emozionante, improvvisata e pi? romantica che ? sicura di poter trovare da qualche altra parte… London ? felice: le cittadine di fiume europee sono piccole, storiche e affascinanti. Le viene offerta l’occasione di vedere un porto diverso ogni sera, pu? assaggiare un’infinita gamma di piatti diversi e incontrare una fiumana di gente interessante. ? il sogno di ogni viaggiatore, ed ? tutt’altro che prevedibile… Ma quando un ricco passeggero improvvisamente viene trovato morto fuori da Budapest, la crociera si trasforma in qualcosa di un po’ troppo imprevedibile. Ancora peggio: essendo l’ultima persona ad averlo visto vivo, i sospetti ricadono su London e questo non le lascia altra scelta che risolvere il crimine (con il suo nuovo braccio destro, un cane orfano) salvando la sua linea di crociere e se stessa… Tanto divertente da sbellicarsi dalle risate, romantico, tenero, pieno zeppo di luoghi da visitare, cultura e cibo, DELITTO (E BAKLAVA) offre un viaggio divertente e pieno di suspense nel cuore dell’Europa, tenendo il lettore ancorato a un intrigante giallo che vi far? restare in tensione e nel dubbio fino all’ultima pagina… Il libro #2 (MORTE CON STRUDEL DI MELE) e il libro #3 (UN CRIMINE E UNA LAGER) nella stessa serie sono ora disponibili.. Blake Pierce DELITTO (E BAKLAVA) D E L I T T O (E   B A K L A V A) Un Giallo Intimo e Leggero della serie Viaggio in Europa – Libro Uno B L A K E   P I E R C E TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI IMMACOLATA SCIPLINI Blake Pierce Blake Pierce ? l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAIGE, che comprende diciassette libri. Blake Pierce ? anche l’autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, che comprende quattordici libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, che comprende cinque libri; degli INIZI DI RILEY PAIGE, che comprende sei libri; della serie dei misteri di KATE WISE, che comprende sette libri; della serie dei thriller psicologici di CHLOE FINE, che comprende sei libri; della serie di emozionanti thriller psicologici di JESSIE HUNT, che comprende finora quattordici libri;  della serie di thriller psicologici de LA RAGAZZA ALLA PARI, che comprende tre libri; della serie dei misteri di ZOE PRIME, che comprende sei libri; della nuova serie dei misteri di ADELE SHARP; e della nuova serie di gialli intimi e leggeri dei VIAGGI IN EUROPA. Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com/) per saperne di pi? e restare in contatto. Copyright © 2020 di Blake Pierce. Tutti i diritti riservati. A eccezione di quanto consentito dall’U.S. Copyright Act del 1976, nessuna parte di questa pubblicazione pu? essere riprodotta, distribuitao trasmessa in alcuna forma o in alcun modo, o archiviata in un database o in un sistema di raccolta, senza previa autorizzazione dell’autore. Questo ebook ? concesso in licenza esclusivamente ad uso ludico personale. Questo ebook non pu? essere rivenduto n? ceduto ad altre persone. Se desidera condividere questo libro con un'altra persona, la preghiamo di acquistare una copia aggiuntiva per ogni beneficiario. Se sta leggendo questo libro e non l’ha acquistato, o non ? stato acquistato esclusivamente per il suo personale uso, la preghiamo di restituirlo e di acquistare la sua copia personale. La ringraziamo per il suo rispetto verso il duro lavoro svolto da questo autore. Questa ? un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, imprese, organizzazioni, luoghi, eventi e incidenti sono il prodotto della fantasia dell’autore o sono usati romanzescamente. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, ? del tutto casuale. Immagine di copertina Copyright INTERPIXELS, utilizzata sotto licenza da Shutterstock.com. LIBRI DI BLAKE PIERCE UN GIALLO INTIMO E LEGGERO DELLA SERIE VIAGGIO IN EUROPA DELITTO (E BAKLAVA) (Libro #1) LA SERIE THRILLER DI ADELE SHARP NON RESTA CHE MORIRE (Libro #1) NON RESTA CHE SCAPPARE (Libro #2) NON RESTA CHE NASCONDERSI (Libro #3) NON RESTA CHE UCCIDERE (Libro #4) THRILLER DI ZOE PRIME IL VOLTO DELLA MORTE (Libro #1) IL VOLTO DELL’OMICIDIO (Libro #2) IL VOLTO DELLA PAURA (Libro #3) IL VOLTO DELLA FOLLIA (Libro #4) LA RAGAZZA ALLA PARI QUASI SCOMPARSA (Libro #1) QUASI PERDUTA (Libro #2) QUASI MORTA (Libro #3) I THRILLER PSICOLOGICI DI JESSIE HUNT LA MOGLIE PERFETTA (Libro #1) IL QUARTIERE PERFETTO (Libro #2) LA CASA PERFETTA (Libro #3) IL SORRISO PERFETTO (Libro #4) LA BUGIA PERFETTA (Libro #5) IL LOOK PERFETTO (Libro #6) LA TRESCA PERFETTA (Libro #7) L’ALIBI PERFETTO (Libro #8) LA VICINA PERFETTA (Libro #9) I GIALLI PSICOLOGICI DI CHLOE FINE LA PORTA ACCANTO (Libro #1) LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2) VICOLO CIECO (Libro #3) UN VICINO SILENZIOSO (Libro #4) RITORNA A CASA (Libro #5) FINESTRE OSCURATE (Libro #6) I GIALLI DI KATE WISE SE LEI SAPESSE (Libro #1) SE LEI VEDESSE (Libro #2) SE LEI SCAPPASSE (Libro #3) SE LEI SI NASCONDESSE (Libro #4) SE FOSSE FUGGITA (Libro #5) SE LEI TEMESSE (Libro #6) SE LEI UDISSE (Libro #7) GLI INIZI DI RILEY PAIGE LA PRIMA CACCIA (Libro #1) IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2) ADESCAMENTO (Libro #3) CATTURA (Libro #4) PERSECUZIONE (Libro #5) FOLGORAZIONE (Libro #6) I MISTERI DI RILEY PAIGE IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1) IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2) OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3) IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4) KILLER PER CASO (Libro #5) CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6) MORTE AL COLLEGE (Libro #7) UN CASO IRRISOLTO (Libro #8) UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9) IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10) LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11) MORTE SUI BINARI (Libro #12) MARITI NEL MIRINO (Libro #13) IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14) IL TESTIMONE SILENZIOSO (Libro #15) OMICIDI CASUALI (Libro #16) IL KILLER DI HALLOWEEN (Libro #17) UN RACCONTO BREVE DI RILEY PAIGE UNA LEZIONE TORMENTATA I MISTERI DI MACKENZIE WHITE PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1) UNA NUOVA CHANCE (Libro #2) PRIMA CHE BRAMI (Libro #3) PRIMA CHE PRENDA (Libro #4) PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5) PRIMA CHE SENTA (Libro #6) PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7) PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8) PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9) PRIMA CHE ANELI (Libro #10) PRIMA CHE FUGGA (Libro #11) PRIMA CHE INVIDI (Libro #12) PRIMA CHE INSEGUA (Libro #13) PRIMA CHE FACCIA DEL MALE (Libro #14) I MISTERI DI AVERY BLACK UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1) UNA RAGIONE PER SCAPPARE (Libro #2) UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3) UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4) UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5) UNA RAGIONE PER MORIRE (Libro #6) I MISTERI DI KERI LOCKE TRACCE DI MORTE (Libro #1) TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2) TRACCE DI PECCATO (Libro #3) TRACCE DI CRIMINE (Libro #4) TRACCE DI SPERANZA (Libro #5) CAPITOLO UNO London Rose sent? l’aria premere per uscire dai polmoni. Non sbadigliare, si disse severamente. Non sbadigliare, a qualunque costo. Non voleva sembrare annoiata pi? di quanto – riteneva – gi? si potesse intuire.  Ma il suo ragazzo, Ian Mitchell, non sembrava essersi accorto di nulla e continuava semplicemente a parlare, senza sosta, e nervosamente, della propria attivit? di contabile. “Sto parlando del futuro, London” Ian disse. “E penso che il futuro si prospetti molto buono.” A quel punto l’impulso di sbadigliare aveva iniziato a scomparire, come se il flusso d’aria nei polmoni fosse collassato per effetto del proprio peso. Il futuro, London pens?. Avrebbe tanto voluto avere la stessa fiducia nel futuro di Ian. Non gli aveva ancora confessato che, con ogni probabilit?, stava per diventare disoccupata. Desiderava non doverglielo dire. Questo potrebbe andare a fagiolo con i suoi piani, pens?, mentre il ragazzo continuava a parlare. “Sai, mi hanno chiesto di preparare tutti i libri contabili per l’acquisizione e fusione della mia societ? per azioni …” Frequentava Ian ormai da un anno, stando con lui ogni volta che era a New Haven, e il ragazzo non era solito parlare tanto. Aveva lo sgradevole sospetto del motivo per cui quella sera si stesse comportando in quel modo. “Detto questo” Ian prosegu?, “il nostro business sembra essere sicuro e promettente nel prossimo futuro …” London era certa che quella pantomima fosse il goffo tentativo del povero Ian di giungere ad una determinata conclusione. Aveva immaginato le sue intenzioni, quando il ragazzo le aveva detto di aver effettuato una prenotazione al Les Chambres, uno dei migliori e pi? cari ristoranti di New Haven. Ci era stata un paio di anni prima ma non era mai stata accompagnata, attraverso un labirinto di stanze, per giungere ad un tavolo privato come quello cui sedevano. Lei e Ian avevano persino il loro caminetto. A maggio, le serate in Connecticut potevano essere fredde tanto da far apprezzare il fuoco di un camino, se si desiderava un po’ d’atmosfera. L’ambiente era perfetto, illuminato dal fuoco del camino e delle candele, un tenue bagliore proveniente dai candelieri da muro; le pareti erano dipinte di un caldo color marrone e crema; comode sedie imbottite erano disposte intorno ad un tavolo elegantemente apparecchiato. La cena era stata spettacolare, un classico piatto inglese come la zuppa fredda di piselli, con formaggio di capra  marinato alla menta, seguito da meravigliosi tortellini con aragosta. Al contrario, la conversazione lasciava qualcosa a desiderare. Ian era ancora intento a parlare del suo lavoro. “… vedi, sto facendo delle proiezioni annuali per la societ? …” Sforzandosi di ascoltare, London infilz? la sua porzione di choux profiterole con la forchetta. L’impasto del dessert si sbriciol? golosamente, rivelando una morbida crema all’interno. La donna ne prese un piccolo boccone, che le si sciolse dolcemente in bocca. ? perfetto, pens?. Aveva viaggiato per il mondo e provato i cibi migliori in molti posti; sapeva di essere un’ottima giudice della buona cucina. Infatti, i choux profiterole erano cos? leggeri e delicati, che sembrava quasi incredibile che non fluttuassero nell’aria. Sicuramente, poteva goderne nonostante le strane circostanze, proprio come aveva fatto per il resto della cena. Avrebbe soltanto voluto che quella serata non fosse destinata a finire nel modo in cui si aspettava. “… e stiamo stilando un piano decennale ed uno ventennale” Ian prosegu?. Improvvisamente, rest? in silenzio. Sta proprio per chiedermelo? Sarebbe senz’altro sembrata una conclusione illogica, dopo quello che aveva detto fino ad allora. Lui la guard? intensamente, sfoggiando il pi? caloroso dei suoi sorrisi. “Vedi, il nostro business si basa completamente sulla stabilit?. Prevedibilit?.” Si protese verso di lei, e mormor?: “E penso che stabilit? e prevedibilit? siano importanti, non solo negli affari, ma anche nella vita.” Fece un’altra pausa, poi aggiunse con tono significativo: “Tu, no?” London deglut?, forte e dolorosamente. Che cosa dovrei dire? Per fortuna, prima che potesse pronunciare anche solo una parola, il loro altezzoso cameriere francese si avvicin? al tavolo. “Gradite ancora qualcosa, monsieur, madame?” chiese con un forte accento. Prima che London potesse aprire la bocca per dire che tutto era stato perfetto, Ian parl?. “Io e madame vorremmo un bicchiere del vostro miglior cognac.” “Molto bene, monsieur.” Quando il cameriere si allontan?, Ian rise nervosamente. “Il cameriere ti ha chiamata madame” disse. Anche tu l’hai fatto, London fu sul punto di replicare. “S?, beh, non ringiovanir? mica” rispose. “Immagino che i giorni in cui gli uomini francesi mi chiamavano mademoiselle siano finiti.” Anche se avere trentaquattro anni non vuol dire essere una donna anziana, fu sul punto di aggiungere. “Oh, non penso che sia questione di et?” Ian la prevenne. “Sei ancora giovane e bella. Sono sicuro che anche il cameriere lo pensi.” Il complimento non miglior? affatto l’umore della donna. Sfortunatamente, sapeva che il cameriere aveva fornito a Ian un’opportunit? quasi perfetta per continuare. Se fosse stato per lui, gli uomini francesi avrebbero potuto chiamarla madame per il resto della sua vita. E molte altre persone avrebbero potuto riferirsi a lei con l’appellativo di signora, a prescindere da quanto fosse ormai fuori moda. Ian le rivolse un sorriso consapevole, e disse: “Se me lo chiedessi, ti direi che Marcel ti ha chiamata madame, perch? sembriamo molto una coppia.” “Lo pensi?” London chiese. “Oh, lo so.” Probabilmente, era vero, London dovette ammettere. Ed era davvero una brutta cosa? Perch? non poteva semplicemente accettare una buona cosa quando la trovava? Che cosa avrebbe potuto andare male, se avesse sposato un uomo solido come Ian Mitchell? Sapeva di dover apprezzare il fatto che lui stesse facendo del suo meglio, per quanto potesse essere sgraziato, per rendere quella serata davvero speciale. E il cibo si era davvero rivelato grandioso. Ma tutto questo parlare di prevedibilit? le stava dando alla testa. La prevedibilit? non era mai stato un argomento a cui aspirava nella vita. Era sempre stata pi? incline alla spontaneit? e all’avventura. Ma, quella sera, London si ritrov? a chiedersi se forse sua sorella avesse ragione. Forse stava raggiungendo un’et? in cui avrebbe dovuto calmare il suo spirito avventuroso. Sarebbe cos? brutto? Avr? sempre ricordi … e storie. Lei ed Ian restarono in silenzio per un istante. London stava iniziando ad augurarsi che le facesse la domanda, facendola cos? finita una volta per tutte. Immaginava che avrebbe dovuto in qualche modo fare un grido appropriatamente estatico, se non sinceramente sorpreso, per poi dire, senza fiato, s?, due o tre, o persino quattro volte. Sembrava un peccato che non ci fossero altri clienti intorno, pronti ad applaudire. Sarebbe stato il perfetto completamento della scena. Perch? non dovrei dire s?? Un anno prima, non aveva trovato Ian noioso, quando sua sorella Tia le aveva organizzato un incontro con lui. Era stato subito dopo la fine della relazione, durata un lungo e terribile anno, con Albert, un affascinante, sofisticato, buono a nulla e un narcisista davvero egoista. Dopo quella terribile rottura, lei si era sentita pi? che pronta a frequentare un uomo onesto e stabile. E, forse, questo non era un momento inopportuno per sposarsi. Era da poco tornata dal suo recentissimo lavoro da hostess per una crociera ai Caraibi. Era piuttosto sicura che il viaggio nello Yucat?n, della durata di undici giorni, sarebbe stato l’ultimo con la Epoch World Cruise Lines. Stando alle voci, la societ?, una volta fiorente, stava per colare a picco, soccombendo infine alla crescente competizione nell’industria delle crociere. Infatti, aveva ricevuto un sms solo un paio di ore prima da Jeremy Lapham, il CEO della societ?, che le chiedeva di partecipare ad una videoconferenza con lui l’indomani mattina. Probabilmente per licenziarmi, pens?. Sarebbe stato un triste passo in quella che fino ad allora era stata una vita piuttosto movimentata, la fine di un’ “epoca”, per cos? dire. E, a quel punto, London non era affatto sicura del futuro che l’attendeva. Improvvisamente, gli choux profiterole le sembrarono meno dolci. Ma, forse, era giunto il momento di far entrare un po’ di tranquillit? nella sua vita. Sicuramente, ci doveva essere spazio per l’onest? e la stabilit?. Inoltre, era ancora colpita dal bell’aspetto di Ian. Con il suo affascinante viso rasato, rappresentava una qualit? concreta, essenziale, non come Albert, che aveva inizialmente attratto London tramite la sua profonda morbidezza. E Ian era davvero bello quella sera; sfoggiava il suo miglior completo a tre pezzi. E, al momento, immaginava che stessero davvero bene insieme. Lei aveva indossato uno dei suoi pi? graziosi outfit, un maxi dress in chiffon, con un modesto top nero che sprizzava in un  colorato tumulto di fiori stampati vicino all’orlo della gonna. Aveva persino acconciato i suoi corti capelli castani ramati in uno stile, che tendeva intenzionalmente a delle onde scompigliate, piuttosto che farli semplicemente apparire arruffati. Nel frattempo, London percep? un cambiamento nell’atteggiamento di Ian. Il pover’uomo ora stava sudando; infil? un dito sotto il colletto, come se improvvisamente sentisse il vestito troppo stretto e stesse perdendo concentrazione. Ti prego, facciamola finita, pens?. “London, quello che sto cercando di dire ? …” Poi, s’interruppe. “Penso di capire” London disse, con quanta pi? gentilezza possibile. “Vita e affari sono davvero simili, non ? cos??” Gli sfugg? una risatina auto-ironica. “Se solo potessi metterla in modo conciso” lui disse. Conciso andrebbe bene, London pens?. Ma divenne rapidamente palese che questo non sarebbe successo. “London, quando i miei genitori avevano circa la nostra et?, hanno fatto una … fusione, non quello che sto negoziando al momento nel mio lavoro.” Una fusione? London pens?, sforzandosi di non mostrarsi sconvolta da quelle parole. “E sai qual ? sempre stato il loro segreto?” Ian continu?. “Pianificare. Dal principio, hanno pianificato tutto quello che ne avrebbero fatto della loro vita fino all’ultimo dettaglio. Ed ? esattamente quello che vorrei anche per noi, iniziando stasera a … pianificare.” London divenne sempre pi? pallida. Pianificare? Stava andando peggio di quanto si sarebbe aspettata. Di rado aveva pianificato qualcosa d’importante, nel corso della sua intera vita. Ian aggiunse: “E sai quanto il matrimonio dei miei genitori sia stato una fusione produttiva, riuscita e felice.” London non sapeva nulla del genere. Nelle poche occasioni in cui aveva incontrato i genitori di Ian, li aveva trovati freddi quasi come robot, non solo con lei, ma con tutti, e persino tra loro due. A London la casa di famiglia di Ian era sembrata una scena della versione originale de L’Invasione degli Ultracorpi, in cui tutti venivano trasformati in baccelli umani. Ian sollev? lo sguardo pensierosamente. “Penso che adesso che il secondo trimestre ? terminato, e i tassi dei mutui sono ai minimi storici, ? un buon momento per pensare di comprare una casa …” London trem? profondamente. “Saremo parsimoniosi, specialmente all’inizio” disse. “Vivremo al di sotto delle nostre possibilit?, nello stesso quartiere con Tia e Bernard. ? vicino ad una buona scuola. Compreremo una casa stile ranch. Niente scale, cos? non dovremo traslocare per almeno cinquant’anni. Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …” Tre figli? London pens?. Aveva raramente pensato ad avere figli. Erano sempre stati una possibilit? distante, mai una priorit? programmata. “Dovremmo cogliere il momento” continu?. “Questo ? un periodo perfetto per aprire dei conti al college e impostare dei pagamenti rateali. Possiamo anche decidere quali scuole dovranno frequentare i nostri figli, a iniziare dall’asilo fino al college.” Si gratt? pensierosamente il mento. “Godiamo entrambi di una salute eccellente, sono sicuro che potremo goderci una bella vita quando avremo novant’anni.” London rabbrivid?, provando ad immaginare tutti quei decenni di felicit? meticolosamente soppesata e misurata. Sperava che lui non avesse gi? preso un lotto al cimitero e una tomba. Per fortuna, il suo monologo scem?, prima che iniziasse a parlare di ci? che avrebbero potuto dire sui loro letti di morte. L’uomo stava sudando pi? di prima, e sembrava che avesse appena corso per circa due chilometri. Si espresse ora con voce roca. “London … quello che sto cercando di dire ? … sarei profondamente onorato se tu accettassi questa …” “Fusione?” London chiese. Lui sorrise, fece spallucce e annu?, apparentemente ammutolito. “Um, Ian … che cos’? appena successo? Hai appena …. sputato fuori la proposta?” Ian strizz? gli occhi pensierosamente. “Beh, s?. ‘Sputato fuori la proposta’ potrebbe essere il modo esatto di metterla.” Si infil? la mano in tasca, ne estrasse una scatolina nera e la apr?. Naturalmente, conteneva un anello con diamante. “London Rose, vorresti … fondere la tua vita con la mia?” Mentre London sentiva il mondo scivolarle intorno, il cameriere torn? al loro tavolo con due bicchierini di cristallo di cognac. Ian inizi? a sollevare il suo per brindare. Ma. incapace di impedirselo, London bevve sgraziatamente un grosso sorso. Immaginava che avrebbe avuto bisogno di berne un altro bicchiere, prima della fine della serata. Intanto … Che cosa devo dire? CAPITOLO DUE Le esplosioni sovrastavano quasi la voce di Tia. “Gli hai detto che cosa?” domand? la sorella di London, quasi urlando per farsi sentire al di sopra del fracasso che i suoi figli stavano facendo. “Gli ho detto che ci avrei pensato.” London alz? la voce, rispondendole. “Che cosa c’? da pensare? Ian ? perfetto per te!” Discutere con la sorella maggiore le faceva sembrare di stare litigando con uno specchio, vedendo un riflesso non di se stessa, ma di come sarebbe potuta diventare un giorno. Tia le somigliava, avendo in pi? il broncio, una figura pi? piena, e i capelli pi? scuri e lisci. London non si preoccup? di nascondere un chiaro sospiro di disperazione. Non sarebbe mai stato udibile nella confusione rumorosa che regnava nel vicino soggiorno. Le due figlie di Tia, la decenne Stella e la dodicenne Margie, stavano facendo esplodere delle cose nel gioco di guerra che usavano sulla tv. Almeno non cadono negli stereotipi di genere, London pens?. Ci? nonostante, dovette ammettere che i costumi da principessa, le Barbie e i tea party avrebbero contribuito a mantenere la situazione molto pi? tranquilla in casa. Era il mattino successivo a quella strana cena con Ian. Come faceva spesso, London stava con sua sorella durante la pausa tra i viaggi oceanici. Stavolta, si stava preoccupando di dove avrebbe vissuto se non ci fosse stato un nuovo lavoro imminente. Avrebbe dovuto rinunciare agli alberghi e alla camera degli ospiti della sorella e trovarsi un posto tutto suo? O dovrei … ? Dopotutto,  l’opzione di Ian era ancora disponibile. Nel bel mezzo del caos domestico, Tia era riuscita a preparare un’enorme montagna di pancake non proprio di bell’aspetto. Le ragazze avevano consumato una caotica colazione ed erano poi scappate in soggiorno. Era la prima vera occasione, per le due sorelle, di parlare quella mattina; Tia non aveva preso bene la notizia dell’indecisione di London. Mentre London radunava residui di cibo, impregnati di sciroppo, nel suo piatto, Tia si alz? dalla sedia e inizi? a rimettere tutto a posto. “Ci penso io” si offr? London. “Dammi solo un minuto.” Come per una sorta di magia nera domestica, il lavandino e il piano della cucina sembravano essere occupati da pi? piatti sporchi di quanti la lavastoviglie potesse contenere. “Oh, sono abituata ad occuparmene” Tia cinguett?. “Finisci la colazione. Questo diventa tutto automatico dopo qualche anno.” Stavano entrambe provando ad evitare di notare il figlio biondo di sette anni di Tia, Bret, che era in piedi accanto al tavolo, intento a fissare silenziosamente London. “Che cos’altro gli hai detto?” Tia chiese mentre le passava davanti, raccogliendo dei piatti sporchi che, in qualche modo, erano finiti su una sedia della cucina. Che cosa gli ho detto? London si chiese. Si guard? intorno nella stanza, continuando a ignorare il bambino silenzioso. Era difficile ricordare le parole esatte. La memoria della sera precedente sembrava alquanto confusa. London si chiese se fosse entrata in uno stato di shock, dopo la proposta di Ian. “Penso … di avergli detto … che ero molto …” Tia sgran? gli occhi, mentre la sorella cercava il termine esatto che aveva utilizzato. “Oh, no, London. Non dirmi che eri ‘lusingata.’ Sarebbe sbagliato sotto vari punti di vista. ‘Lusingata’ indicherebbe che hai dubitato della sincerit? di Ian. E, oltre alle sue molte altre virt?, Ian ? la sincerit? fatta persona.” London pensava che la sincerit? sembrasse un termine strano per descriverlo, ma … Lui era sincero, a modo suo. Ad ogni modo, London concordava con Tia in merito alla parola “lusingata.” A prescindere da quanto sbalordita fosse stata al momento, sicuramente non avrebbe detto di essere  “lusingata.” “Penso … di aver detto … che ero toccata.” “‘Toccata’?” Tia ripet?, raccogliendo delle forchette che sembravano essere magicamente apparse sul pavimento. “Hai detto che eri ‘toccata’? Ma che cosa dovrebbe significare? ‘Toccata nella testa,’ forse?” London alz? le spalle. “Non lo so” disse. “Solo ‘toccata,’ ecco tutto.” “Che ne dici di emozionata? Felice? Onorata?” Dal modo in cui London lo ricordava, “emozionata” e “felice” non erano gli aggettivi adeguati a descrivere come si era sentita in realt?. Per quanto riguardava “onorata”, non era completamente inappropriato. Aveva davvero preso come un complimento il fatto che un uomo cos? solido come Ian volesse includerla nei suoi piani precisi ed elaborati. Ma “onorata” sarebbe sembrato cos? … come, esattamente? Vittoriano, forse. La stessa idea di proposta era troppo all’antica per i gusti di London. Ma, almeno, Ian non si era inginocchiato per tirare fuori il costoso anello. Dopo tutte le chiacchiere sugli affari, i suoi nervi non sarebbero stati in grado di sopportarlo. Tia apr? la bocca per rimproverare ancora London, poi trasal? al suono di un colpo particolarmente forte. Grid?: “Ragazze, fatela finita, a qualunque guerra stiate giocando.” Stella e Margie si lamentarono ad alta voce quasi all’unisono. “Awww, Ma—mmaa …” “Io e zia London stiamo cercando di parlare” Tia aggiunse. “E non riusciamo nemmeno a sentirci pensare.” Obbedienti, le ragazze smisero di giocare, ma London sapeva che avrebbe fatto meglio a non sperare che la pace e la quiete durassero. Sent? un brivido lungo la schiena, e si rese conto che il piccolo Brent la stava guardando con gli occhi spalancati. Lei non riusciva a fare a meno di pensare che sembrasse un bambino protagonista di un vecchio film di fantascienza, Il Villaggio dei Dannati. In realt?, tutti i figli di Tia la guardavano, come la progenie aliena del film, come se fossero in grado di far sciogliere le pareti con le loro menti, se ci avessero davvero provato. Avevano tutti ereditato gli stessi capelli biondi insipidi del padre. Abbandonando l’accumulo di stoviglie che restava in cucina, Tia vers? del caff? appena fatto in due tazze, e sedette di fronte a London. “Gli adulti stanno parlando, tesoro” Tia disse a Bret. “OK” il bambino rispose. Ma non si spost?. “Questo significa che dovresti andare, tesoro” Tia gli disse. Il bambino la guard?, come se gli avesse portato via il suo giocattolo preferito. “Ma non riesco mai a vedere la zia London” disse. “Lei ? sempre via, sempre in un posto molto lontano.” London sent? il senso di colpa montare in lei. Gli manco davvero, pens?. Il fatto che il sentimento non fosse esattamente reciproco peggior? i suoi rimorsi di coscienza. “La zia London passa a trovarci ogni volta che pu?, tesoro” Tia disse, lanciando a London uno sguardo di disapprovazione. “Ci fa visita diverse volte all’anno.” Bret continu? a non spostarsi. Fissando London con grande ammirazione, lui disse: “I miei amici pensano che sia fico che mia zia sia il capitano di una nave.” Tia dette un colpetto sulla testa di Bret. “Uh, Bret, la zia London non ? esattamente un capitano” disse. “E allora, che cos’?? Un marinaio?” London intu? dall’espressione di Tia che aveva momentaneamente dimenticato la sua esatta qualifica. “Sono quella che si chiama ‘hostess,’ tesoro” London si rivolse a Bret. “Come quando mamma da’ una festa?” London alz? le spalle e disse: “Beh, diciamo, una specie.” “Con i regali e tutto?” London non sapeva che cosa dire. Come poteva spiegare a un bambino di sette anni le complessit? del lavoro da hostess di una gigantesca nave da crociera? Ogni giorno comportava sfide logistiche e un contatto umano faccia a faccia quasi non-stop. Spettava a lei organizzare e supervisionare le partite di bocce, curling e bridge, cos? come le feste di compleanno, le attivit? di ristorazione, i concerti e molto, molto altro. Il suo lavoro consisteva nell’assicurarsi che tutto filasse alla perfezione, ed era brava a svolgerlo. E poi, c’? l’aria fresca, pens? con una fitta di malinconia. La maggior parte delle mattine, quando andava sul ponte, London si godeva l’aria oceanica. Sebbene il Connecticut potesse essere piacevole in quel periodo dell’anno, non era neanche riuscita ad uscire. Si chiese brevemente il motivo per cui i bambini fossero ancora in casa durante quella che sembrava essere una bella giornata. Sua sorella non aveva detto una volta che aveva scelto di vivere in periferia, perch? avrebbero avuto grandi giardini e parchi? Tia diede un altro colpetto sulla testa del figlio, che, per?, continu? a non spostarsi da dov’era. “Gli adulti stanno parlando, tesoro” la donna ripet?. “OK.” A quel punto, Bret si gir? e si allontan?. In quello stesso momento, le due ragazze quasi  investirono il bambino, irrompendo in cucina, munite di spade laser a led, in stile Guerre Stellari, con cui cercavano di farsi a pezzi l’una con l’altra. Bret emise un grido, e tent? inutilmente di afferrare una delle armi. A quel punto, Tia si limit? a ignorarli tutti. Era una causa persa, dopotutto, London comprese. Non appena Tia ebbe sedato la confusione in casa, un rumore pi? forte sorse proprio sotto i loro nasi. “E l’anello?” Tia chiese al di sopra del nuovo rumore. “Che cosa vuoi sapere?” London disse, non comprendendo esattamente la domanda. “? bello?” “Suppongo di s?. Grazioso. Costoso. Con i diamanti e il resto.” “Beh, allora, mostramelo” Tia disse. “Non ce l’ho.” Il corpo di Tia fu interamente scosso da un fremito. Emise un gridolino di puro orrore. “Oh, no! L’hai buttato via?” Entrambe le bambine cessarono di agitare le loro spade laser abbastanza a lungo da chiedere, quasi all’unisono: “Hai buttato via l’anello?” “Non si origlia” Tia scatt?. “Tornate in soggiorno. Io e vostra zia abbiamo bisogno di parlare.” Poich? le ragazze non si muovevano, aggiunse: “Ne parliamo pi? tardi.” Ridacchiando, le bambine trotterellarono fuori dalla cucina con il fratellino al seguito. Quando se ne furono andate, London spieg?: “Non l’ho accettato. Non ho deciso se intendo sposarlo.” Tia dette un colpo sul tavolo con il palmo della mano. “Lascia che lo decida io per te. Adesso gli telefoniamo.” “Tia, no” London disse. Ma Tia continu? a parlare, come se lei non avesse detto nulla. “Gli dirai che sei stata una stupida ieri sera, e ti scuserai abbondantemente, e spiegherai che ? stato solo un momento di follia temporanea, e gli dirai s?, s?, s? ancora e ancora, e poi, gli chiederai quando ? un buon momento per rivederlo e gli darai un grande bacio e, presumibilmente, finirai a letto con lui. Chiamiamolo.” “No.” Il labbro inferiore di Tia cominci? a protendersi, con un effetto sinistro. Oh, no. Sta per mettere il broncio. “La prendo come una questione personale, London” disse. Naturalmente lo fai, London pens?. Tia continu?: “E sono sicura che Bernard reagir? allo stesso modo. Hai dimenticato che noi ti abbiamo presentata a Ian?” No, non l’ho dimenticato. Tia prosegu?: “Non ricordi che eri uno straccio dopo la rottura con quell’idiota di Albert?” Certo che ricordo. E, all’epoca, London era stata profondamente grata a Tia e suo marito, Bernard, per aver sistemato le cose con un uomo cos? normale, solido e piacevole. Era sembrato esattamente quello di cui aveva avuto bisogno dopo la relazione avuta con un imprevedibile sociopatico. Bernard era socio nell’attivit? di gestione della contabilit? di Ian. In realt? Bernard e Ian erano migliori amici. Bernard era andato a golf quella mattina, e London suppose che lui e Ian fossero andati insieme. Avrebbero discusso i piani che Ian aveva in progetto per London? No, lei pens?. Pi? probabile che discutano di tassi d’interesse a lungo termine. Il labbro inferiore di Tia ora stava tremando. “Fa male, London” aggiunse. London avrebbe voluto ridursi ad una palla auto-protettiva, come un armadillo. La capacit? della sorella maggiore di farla sentire in colpa si era sempre rivelata inspiegabile. Tia continu?: “Io e Bernard volevamo solo che tu avessi il nostro stesso tipo di felicit?. Sento che entrambe lo meritiamo, tu ed io, dopo l’infanzia che abbiamo vissuto.” Oh, per favore, non dirlo, London pens?. “I nostri genitori ci hanno cresciute bene” London replic?. “Beh, non abbiamo avuto un’infanzia esattamente stabile.” London fu sollevata, quando il campanello suon?. “Vado io” Tia grid?, balzando in piedi e precipitandosi ad aprire la porta. London rest? a fissare il suo caff? in un momento di temporanea calma, nonostante la confusione intorno. Not? che un insieme di giocattoli si era materializzato dal nulla sul tavolo, ma decise di ignorare la cosa. Pensando alle parole di Tia, London dovette ammettere che la loro infanzia non era stata stabile. Farsi crescere da due assistenti di volo significava vivere con molti disagi e spostamenti. Ma London aveva sempre avuto una maggiore tolleranza nei confronti dell’instabilit? rispetto alla sorella, e un maggiore senso dell’avventura. Persino il fatto che, quando lei e Tia erano piccole, il padre si fosse dichiarato gay, era stato vissuto da London come un eccitante cambiamento nelle loro vite. I genitori non avevano divorziato, e l’intera famiglia aveva continuato a vivere sotto lo stesso tetto, felicemente come sempre. E i genitori avevano continuato a fungere da buoni modelli. Ma la loro famiglia felice non era durata per sempre. Durante i primi dell’adolescenza delle due sorelle, la madre aveva deciso di fare un giro dell’Europa da sola. Non era pi? tornata. Nessuno aveva idea di che cosa le fosse accaduto. Non c’erano state segnalazioni di crimini di alcun genere. Apparentemente, era partita e si era allontanata per conto proprio. London aveva creduto che qualcosa di terribile dovesse esserle successo, ma Tia diceva sempre … “Immagino che non fosse cos? felice come voleva far sembrare.” London non amava arrivare a quella conclusione. Da adulta, aveva evitato l’intera questione, limitando il suo lavoro sulle crociere alle rotte caraibiche. Tia torn? e sedette nuovamente di fronte a lei. “Era solo il giardiniere con un problema” Tia la inform?. “Ora, dov’eravamo?” Stava fissando London con un’espressione ferita sul volto, quasi come se stesse per scoppiare in lacrime. “Ho sempre provato ad essere una brava sorella, London” Tia disse. “Non ci sono riuscita?” “Certo che s?” London rispose. “Allora perch? non puoi seguire il mio esempio? Guardati intorno. Questa ? una bella vita, London. Quello che io e Bernard abbiamo qui con i bambini e i vicini ? bello. ? reale. Non puoi fuggire per il mondo per il resto della tua vita. Vivere equivale a responsabilit? e impegno. E quelle sono cose meravigliose. Sono cose gratificanti. Certamente, te ne rendi conto.” London sobbalz? al rumore di un tosaerba, proveniente da fuori dalla finestra della cucina. Tia bevve un sorso di caff?, poi prosegu? tranquillamente il discorso. “La cosa migliore” Tia disse, “? che tu e Ian vi sistemiate proprio in questo quartiere, forse proprio in fondo all’isolato.” London ebbe come una sorta di d?j? vu a quelle parole. Poi, ricord? una frase che Ian le aveva detto proprio la sera precedente. “Vivremo al di sotto delle nostre possibilit?, nello stesso quartiere con Tia e Bernard.” Ebbe quasi sussult?. Tia ed Ian stanno cospirando alle mie spalle? E anche Bernard ? coinvolto? S’impose di non diventare paranoica. Ci? nonostante, una cosa appariva perfettamente chiara. Ian, Tia e probabilmente Bernard erano sulla stessa lunghezza d’onda, e avevano le stesse intenzioni nei suoi riguardi. Se lei sposava Ian, sarebbe finita proprio qui in ogni senso. Qui, come in una versione della vita della sorella. E la verit? era che c’erano cose che attraevano London. Era una bella casa. Qui la vita era stabile, e sicura. Per la maggior parte del tempo a London piacevano persino i suoi nipoti. E, naturalmente, avrebbe senz’altro finito con godersi i suoi stessi figli. Non ? cos? per tutti? Allora forse Tia aveva ragione. Forse London stava solo provando a fuggire dalla realt?, dalle responsabilit? e dall’impegno. Forse era ora di portare a termine ci? che i loro genitori non erano riusciti a fare. Forse ? ora di crescere davvero. “London” Tia chiese un po’ insistentemente, “mi stai ascoltando, almeno?” “Certo …” Un forte nitrito artificiale fu seguito da un cigolio e da uno schianto del cavalluccio a dondolo di Bret. Il bambino aveva spinto il suo destriero in cucina e ci era montato sopra, facendolo dondolare, con tutta la sua forza. Non appena Tia inizi? a rimproverarlo, London sent? squillarle il cellulare. Era una notifica di un evento. Intanto, le bambine avevano iniziato a giocare di nuovo al video game, riempiendo l’aria con i suoni di esplosioni e spari. London sapeva che non sarebbe mai riuscita a portare avanti una conversazione, men che meno con l’ostacolo che stava aspettando. Disse a Tia: “Ho una videoconferenza in questo preciso momento.” “Con chi?” “Jeremy Lapham. Il CEO della Epoch World Cruise Lines.” “Wow, sembra importante.” S?, sembra che sto per essere licenziata, London pens?. Tia inizi? a spostare alcuni oggetti sul tavolo della cucina. “Ti faccio un po’ di spazio qui” disse. “Uh, Tia …” London fece cenno verso Bret e le bambine, e la confusione che stavano ancora facendo. Recependo il messaggio, Tia disse: “Vai pure nella stanza degli ospiti.” London prese il computer portatile sotto il braccio e pass? attraverso il fracasso. Si sentiva tremendamente agitata, ma si disse che non aveva importanza se Jeremy Latham volesse licenziarla. Sarebbe stato persino un sollievo farla finita. Forse, pens?, la sua improvvisa disoccupazione avrebbe messo a tacere la discussione con la sorella. Forse avrebbe fatto sembrare la proposta di matrimonio di Ian molto pi? appetibile. CAPITOLO TRE London era agitata, mentre apriva il computer nella stanza degli ospiti. Non era affatto entusiasta di fare quella videoconferenza. Se stava per essere licenziata dalla Epoch World Cruise Lines, non sapeva perch? il CEO dell’azienda sentisse la necessit? di darle personalmente la notizia. Dopotutto, era solo una tra i tanti dipendenti medi, inclusi cuochi, estetisti, dirigenti dei centri fitness, baristi e cos? via. Sicuramente, non avrebbe telefonato a ciascuno di loro. Ma Jeremy Lapham era noto per i suoi modi singolari. London non l’aveva mai incontrato, ma l’eccentrico, solitario ed enigmatico CEO della Epoch World Cruise Lines era, per certi versi, una leggenda a modo suo. Immagino che sto per scoprire il perch?, London pens?. Sospirando, la donna apr? il programma di videoconferenza e aspett?. Fu colpita da un suono improvviso, ma non era affatto il segnale dell’arrivo di una chiamata. Era il videogame bellico nel soggiorno, che faceva risuonare di nuovo violente esplosioni. Prima che potesse decidere cosa fare del rumore, sent? la voce della sorella, gridare bruscamente. “Ragazze! Abbassate il volume!” Ancora una volta, ci fu il familiare coro: “Awww, Ma-mma …” “Ragazze, subito.” Poi, London si ritrov? di nuovo in un relativo silenzio, tornando anche in uno snervante stato di suspense. Voglio solo farla finita con questa storia, ramment? fermamente a se stessa. Una volta fatta chiarezza, poteva decidere che cosa fare del resto della sua vita. Non che ci fosse necessariamente molto da decidere, visto che, a quanto sembrava, Ian e Tia avevano pianificato tutta la sua vita, in ogni minimo dettaglio. Probabilmente, non doveva fare altro che accettare la proposta della “fusione” di Ian. Il cuore le balz? in gola , quando il suo computer fece un bip. Accett? la chiamata e si ritrov? faccia a faccia con Jeremy Lapham. Beh, non esattamente faccia a faccia con lui. La webcam del CEO era stranamente inclinata. Poteva vedere chiaramente solo il suo addome. Indossava quella che sembrava una giacca da camera in velluto con un motivo elegante. In grembo, c’era un gatto nero e bianco, enorme ed estremamente peloso, che stava accarezzando con dita lunghe e sottili. Le fusa del gatto creavano un rimbombo lento e ripetitivo, quasi sinistro, negli altoparlanti. Riusc? a vedere il collo dell’uomo e la fossetta, nel suo mento, e un paio di labbra sottili. La parte superiore dello schermo tagliava l’immagine proprio al di sopra delle sue narici, impedendole di vedere anche i suoi occhi. Ma comprese immediatamente che, forse, questo non era esattamente il modo in cui intendeva vederlo. Certamente gli conferiva un’aura misteriosa. Ora quelle labbra si mossero e Lapham parl? tranquillamente. “Salve, Signorina Rose. Come sta oggi?” Per un attimo, London sent? l’impulso di essere semplicemente onesta, e dirgli esattamente come si sentiva. Da schifo. Voglio davvero farla finita con questa storia. Ma non intendeva sabotare le sue chance di lasciare la Epoch World Cruise Lines con le ottime referenze che sapeva di meritare. “Sto bene, Signor Lapham” rispose invece. “Lei come sta?” “Sto bene, la ringrazio.” In quel momento, la porta della camera si apr?. London si volt? e vide il piccolo Bret entrare. Si avvicin? alla sua sedia e rest? l? in silenzio, a fissarla di nuovo. Sebbene Bret non fosse nel raggio della sua webcam, e quindi Jeremy Latham non potesse vederlo, London era consapevole del fatto che le sarebbe stato impossibile ignorare i grandi occhi del nipote che la fissavano. Lo scacci? silenziosamente con la mano, ma lui non sembr? recepire il messaggio e non si mosse di un centimetro. Poi, Stella e Margie entrarono di corsa nella stanza, lamentandosi ad alta voce. “Non dovresti stare qui!” “La mamma ha detto che non potevi entrare qui dentro!” Il loro rimprovero non sembr? impressionare granch? il fratellino, che non le guard? neppure. Ci? che segu? fu una serie di frasi mezze sussurrate e lamentele piagnucolose, mentre le ragazze presero il bambino per mano e lo portarono fuori dalla stanza. Quando la porta si richiuse, London vide che il gatto di Lapham stava inclinando il capo voluttuosamente all’indietro, cos? che il padrone potesse grattarlo sotto il mento. “Non sapevo che lei avesse dei figli” Lapham disse. “Non ne ho” London disse. “No? Potrei giurare di aver appena sentito …” “Quelli erano i figli di mia sorella maggiore” London specific?. “Sono da lei per pochi giorni.” “Allora non ha dei figli suoi?” “No.” “E non ? mai stata sposata?” “No.” London sent? una goccia di sudore scenderle dalla fronte; si accorse di avere anche le mani sudate. Probabilmente, senza accorgersene, Lapham aveva toccato un argomento che era il suo punto debole, specialmente quel giorno. “Uno di questi giorni il tuo orologio biologico si spegner?” Tia spesso le diceva. “Allora ti dispiacer? davvero.” A London non piaceva che le venisse rammentato. “Stavo dando un’occhiata al suo curriculum” Lapham continu?. “Lei ? una giovane donna interessante, London Rose.” London strizz? gli occhi con sorpresa. “Uh, la ringrazio” rispose. Il gatto rotol? sulla schiena, e Lapham inizi? a grattargli la pancia. “Ho letto le sue referenze” disse. “I suoi supervisori hanno soltanto da dire cose meravigliose su di lei. Il che ? davvero notevole, considerando i suoi modesti inizi. Non ha nemmeno conseguito una laurea.” London si sent? sulla difensiva. Il non essersi mai laureata era sempre stato, in qualche modo, un punto dolente. Ma Lapham continu?: “Eppure, sembra avere mille qualit?, con una ricca conoscenza di cultura, storia, arte e musica. Ha anche uno spiccato senso degli affari. Infatti, i suoi supervisori dicono che ? esperta quanto molti di coloro che hanno conseguito un dottorato di ricerca in arti liberali, lingue ed economia. Parla persino diverse lingue. Com’? riuscita in tanto?” London si sent? un po’ frastornata da quell’ultima domanda. Fino a pochi istanti prima, sua sorella l’aveva criticata per il suo rifiuto di voler crescere. Ma quest’uomo la lodava per cose che Tia non poteva comprendere n? apprezzare. Fu bello, ma stupefacente. Che cosa sta succedendo? si chiese. “Beh” rispose cautamente, “ho conseguito un diploma in Scienze del Settore Alberghiero e Gestione della Ristorazione presso il Ketchum Community College, proprio qui a New Haven.” “Com’erano i suoi voti?” Lapham chiese. “Buoni” London rispose. “Oh, non faccia la falsa modesta. Si ? diplomata con una perfetta media.” London prov? a impedire alla sua bocca di spalancarsi. Apparentemente, Lapham aveva dato pi? di un’ “occhiata” al suo curriculum. L’aveva studiato dettagliatamente. Ma se sapeva cos? tanto di lei, perch? le stava ponendo tutte queste domande? “E dopo che cos’ha fatto?” le domand?. “Beh, dopo il diploma, ho iniziato a svolgere diversi lavori nell’industria alberghiera. Infine, mi sono candidata per la Epoch World, e ho ottenuto il posto. Mi sono innamorata del lavoro da hostess e ho lavorato davvero sodo. Ho imparato come sostituire una persona o un’altra, acquisendo molte competenze, facendo di tutto, dalla bartender fino ad occuparmi della contabilit?.” “Una vera tuttofare, giusto?” “Immagino che mi si possa dire cos?” London disse, gettando infine la modestia al vento. Potrei guidare le escursioni, abbinare i migliori vini con ogni pasto. Una volta, sono riuscita a dare indicazioni in una citt? in cui non ero mai stata.” London non riusciva ancora a scorgere gli occhi di Lapham, ma il suo gatto sembr? fissarla con approvazione. “Eccellente” Lapham comment?. “Ma dove ha appreso le sue doti linguistiche?” London non riusc? a fare a meno di abbozzare una risatina. “Quando sei una bambina e i tuoi genitori sono assistenti di volo, vieni portata in giro per il mondo, da un paese all’altro, devi imparare un po’ della lingua locale, per fare il gioco della campana con gli altri bambini. Potrebbe lasciarmi in un qualsiasi paese europeo, e io riuscirei a cavarmela.” Lapham si lasci? andare ad un grosso sospiro. “Non mi ha detto nulla di nuovo, che io non sappia gi?” disse. “Ma mi fa molto piacere sentirlo direttamente da lei. Non deve sottovalutarsi, London Rose.” London ebbe un brivido che la scosse dalla testa ai piedi. Soltanto adesso si rendeva conto di quanto avesse faticato a combattere l’insicurezza sorta in lei dopo la cena della sera precedente con Ian. Aveva davvero, davvero bisogno di fare questa conversazione. Ma dove intende arrivare con questo? “Potrebbe esserle giunta voce che la Epoch World Cruise Lines sta avendo alcune difficolt? finanziarie” Lapham disse. “? un settore competitivo, e noi siamo rimasti indietro in qualche modo. Temo che dovremo vendere tutte le nostre navi che percorrono le linee oceaniche.” L’umore di London s’incup?. A quanto sembrava, le parole gentili del CEO erano solo un cuscino per attutire la delusione dopotutto. Poi, Lapham aggiunse: “Ma non dichiareremo fallimento, mi creda. C’? ancora tanta vita nella Epoch World.” Inclin? lo schermo, cos? che il gatto sparisse, e i suoi occhi calorosi e sorridenti apparissero. “Mi dica, Signorina Rose” le disse. “Questa melodia le dice qualcosa?” Spinse un bottone, e si sent? una piccola orchestra iniziare a suonare. Era una piacevolissima melodia, leggera, spensierata e perfetta, come gli choux profiterole della sera prima. London prov? una profonda fitta di nostalgia. La musica significava qualcosa per lei, assolutamente, pi? di quanto il Signor Lapham potesse sapere, dopo aver letto il suo curriculum. Non piangere, si disse. Ma era difficile non scoppiare in lacrime. Ricord? l’espressione raggiante di sua madre, mentre suonava quella stessa melodia al piano. E, ora, quelle note le suscitarono alcuni dei ricordi pi? belli della sua infanzia. “Allora?” Lapham chiese. London deglut? un nodo di emozione. “? Mozart” rispose, “e si chiama Eine Kleine Nachtmusik.” “Che vuol dire?” “Si pu? tradurre sia come ‘una musichetta notturna’ oppure come ‘una piccola serenata.’” “Molto bene” Lapham disse. “Si d? il caso che Nachtmusik ? anche il nome di una nuova nave da crociera che ho appena acquistato, non un’enorme nave che naviga l’oceano, come quelle a cui lei era abituata, ma un battello pi? modesto che navigher? i fiumi in Europa.” “Un battello da tour?” chiese London.. “Piuttosto un grande yacht di lusso” Lapham disse, “con circa cento passeggeri soltanto. Credo che ci sia un grande futuro nei tour fluviali. Spero davvero di lanciare una nuova era per la Epoch World Cruise Lines. Ma c’? molto in ballo in questa nuova impresa. Voglio predisporre tutto per il miglior inizio possibile. E, per farlo, devo assumere il miglior personale possibile.” London sent? il cuore balzarle fuori dal petto. Si rese conto improvvisamente che Jeremy Latham stava per farle una proposta, ma si trattava di un tipo diverso rispetto a quella che aveva ricevuto da Ian la sera precedente. “Voglio che lei sia la direttrice della Nachtmusik” Lapham disse. “Richieder? responsabilit? e doveri di l? da quello che ha fatto prima per noi. Ma, prima che accetti o rifiuti, dovrei dirle che, se vuole il lavoro, dovr? essere in Ungheria entro domattina. ? l? che la Nachtmusik inizier? il suo viaggio sul Danubio. Le porgo le mie scuse per un cos? breve preavviso, ma la posizione si ? aperta in maniera piuttosto inaspettata.” London sgran? gli occhi. Finalmente ebbe un senso il fatto che Lapham l’avesse voluta chiamare personalmente. Aveva un’emergenza tra le mani, un posto essenziale da riempire, e questa chiamata era un colloquio per la posizione in questione. “Come …?” fu la sola parola che lei riusc? a pronunciare in quel momento. L’uomo continu? a parlare. “Le ho gi? prenotato un volo per stasera. Ho controllato, e c’? una coincidenza da New Haven a New York, e, poi, ci sar? un volo notturno per Budapest. Ma dovrebbe dirmi subito se ? intenzionata ad accettare. Le invier? via email il contratto e i dettagli sul pagamento, che spero trover? soddisfacenti.” A quel punto, Lapham rimase in silenzio, in attesa della sua risposta. La mente di London era in piena attivit?. Era domenica mattina ora. Se avesse accettato, sarebbe stata in un altro paese per colazione, l’indomani stesso. Un paese meraviglioso, ricco di storia ma anche altamente sviluppato e comodamente moderno. Ci? nonostante, sembrava una decisione impegnativa, specialmente dopo tutti i dubbi che l’avevano colta dal giorno prima. In quel momento, come se fosse un segnale, Bret arriv? di corsa nella stanza, seguito dalle due sorelle, che lo stavano attaccando con le spade laser. Urlando, s’infil? sotto le coperte del letto e le sorelle si avventarono e iniziarono a colpire la protuberanza vivente sotto le coperte, con le spade di plastica. Tia entr? di corsa nella stanza, rimproverando i bambini e prendendo Bret sotto un braccio. Rivolse a London un’occhiata dispiaciuta. I loro occhi s’incontrarono per un istante, e London ebbe, ancora una volta, la sensazione di guardarsi allo specchio o, piuttosto, di vedere un futuro, nel quale lei stessa viveva la vita della sorella fino al pi? piccolo dettaglio. Ricord? quello che Ian le aveva detto la sera precedente. “Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …” Le venne in mente una cosa. Quello era esattamente il piano che Tia e Bernard avevano formulato all’inizio del loro matrimonio: tre figli entro i primi sei anni. In quella futura realt?, London avrebbe non solo avuto una famiglia a immagine e somiglianza, ma avrebbe avuto gli stessi giocattoli per i bambini, lo stesso lavandino pieno di piatti, lo stesso … Tutto! London avvert? la monotonia della sua vita futura nel tempo in cui Tia radunava i figli fuori dalla stanza degli ospiti e richiudeva la porta. Alcune delle parole della sorella riecheggiarono nella mente di London. “Non puoi fuggire in tutto il mondo per il resto della tua vita.” Ma, per la prima volta, London si rese conto che viaggiare non equivaleva a fuggire, almeno non per lei. Per me, ? la vita stessa. “S?” disse a Lapham. “Oh, s?. La ringrazio. Accetto il lavoro.” CAPITOLO QUATTRO London camminava frettolosamente per l’aeroporto JFK, quando le squill? il cellulare. Oh, ti prego, fa’ che sia Ian, pens?, prendendolo dalla borsa. Aveva provato a mettersi in contatto con lui immediatamente dopo la fine della conversazione con Jeremy Latham, quella mattina. Ma sapeva che, fin dalle prime ore del giorno,  era andato a giocare a golf con un cliente e non avrebbe mai risposto. Sebbene non fosse entusiasta all’idea di parlargli, non voleva lasciare il paese senza aver risolto la questione con lui. Rispose ed era proprio Ian. “Ian, ciao” esord?, con il fiato corto. “Ciao, London.” “Um … stavo pensando alla nostra ‘fusione’ e …” “E?” London stava riprendendo i suoi bagagli a mano, dopo averli passati nel metal detector. “Come ho detto ieri sera, sono toccata” riprese. “Ma …” Ci fu silenzio tra loro. “Ho ricevuto un’offerta stamattina” disse. “Il CEO della Epoch World Cruise Lines mi ha chiamata e mi ha offerto … beh, un lavoro che non ho potuto rifiutare.” Sent? un grugnito di impazienza nella voce di Ian. “Altri viaggi?” le chiese severamente. La domanda la colse di sorpresa. Naturalmente, la risposta era s?, ma era anche molto di pi? di questo. Questo lavoro era importante per lei, in un modo che non sapeva come iniziare a spiegargli. “? diverso da quello che ho fatto finora” rispose. “Si tratta di una crociera fluviale sul Danubio. Il viaggio inizia domani da Budapest. E non sar? pi? una semplice hostess. Sar? la direttrice dell’intero tour.” Ci fu di nuovo silenzio. Non ? colpito, pens?. Nello stesso istante, si chiese: perch? dovrebbe esserlo? Quelle qualifiche, hostess e direttrice, non significavano alcunch? per lui. “Questo dove ci porta?” chiese Ian. London ebbe un sussulto, mentre attraversava frettolosamente l’atrio verso il suo gate di partenza. “Ian, io … io ho paura di non essere ancora pronta per la tua … “fusione.” Non sto dicendo che sar? cos? per sempre. Forse tra altri due anni di …” “L’offerta ? scaduta” la interruppe Ian. Huh? London quasi disse ad alta voce. “Ti ho fatto la mia migliore offerta” Ian aggiunse. “Ora l’ho ritirata. Temo che la questione non lasci pi? spazio ad alcuna negoziazione.” London era perplessa. Non ? negoziabile? Certamente lei non aveva fatto quella supposizione … Oppure l’ho fatto? Forse era stata troppo vaga. Forse lui aveva pensato che lei si fosse solo bloccata. Oppure volesse trattare. Le parole di Ian, tutte nel gergo economico, apparivano da un lato quasi spaventose ma, in qualche modo, molto educate al contempo. “Spero che tu capisca, London. ? solo che sono un uomo molto impegnato e non resto con le mani in mano. Il treno ha lasciato la stazione, per cos? dire, e tu l’hai perso. In ogni caso, ti auguro il meglio, e non serber? alcun rancore nei tuoi riguardi.” “Io … io sono contenta di sentirlo” London rispose. “Spero che non ti pentirai di questa decisione” Ian aggiunse. “Perdonami se lo dico, ma non mi pare una scelta molto saggia. Ma, del resto, ? una tua scelta, non mia. E ti auguro di fare dei bei viaggi, sebbene l’Ungheria mi sembri un posto molto deprimente.” “Grazie per … la comprensione” London rispose. Si salutarono e misero fine alla chiamata. London improvvisamente respir? meglio, come se un grande peso le fosse stato appena sollevato dal petto. Si sent? inaspettatamente sollevata. Sebbene avesse detto a Ian che la sua scelta non sarebbe stata permanente, ora si rendeva conto che non poteva vivere la vita di sua sorella, men che meno con qualcuno come. … le ci volle un momento per trovare la parola giusta da usare. Qualcuno cos? manageriale come Ian. Era difficile immaginare che, proprio quella mattina, era stata in dubbio se accettare la “fusione” di Ian. In realt?, forse, se Jeremy Lapham l’avesse davvero licenziata anzich? offrirle un lavoro tanto allettante, lei e Tia si sarebbero trovate a progettare il suo matrimonio in quello stesso momento. Me la sono cavata per un pelo, pens?, mentre mostrava la sua carta d’imbarco all’assistente di volo al gate; poi, si un? alla fila di passeggeri, per imbarcarsi sull’aereo. * London spalanc? gli occhi, al suono della voce del pilota. “Siamo appena arrivati all’Aeroporto Internazionale di Budapest Ferenc Liszt, dal nome del grande pianista, direttore d’orchestra, organista e compositore, Franz Liszt …” Sorrise, mentre lo stesso annuncio veniva ripetuto in francese, tedesco, italiano e naturalmente, ungherese. Fu meraviglioso svegliarsi al suono di tutte quelle lingue. Sono davvero in Europa, di nuovo, si disse. Erano ormai le otto del mattino passate, l? a Budapest, sebbene London sapesse che il suo corpo avrebbe continuato a provare a convincerla di essere ancora ore indietro. Ma da viaggiatrice esperta, aveva dei trucchi per diminuire il jet lag del viaggio transatlantico. Da un lato, aveva dormito quanto pi? possibile nel corso del volo della durata di otto ore mezza. Al momento, si sentiva piuttosto rinvigorita. Si alz? dal sedile ed apr? la cappelliera, per tirare fuori i suoi bagagli; poi, s’immise nella fila di passeggeri, per scendere dall’aereo. Si sentiva euforica persino per lo schiacciamento dei corpi, mentre proseguiva verso il controllo immigrazione e presentava il form che aveva compilato durante il volo. “Buona permanenza a Budapest” il sorridente ufficiale addetto all’immigrazione le disse con un accento inglese. London fece appello al suo coraggio per provare una parola in ungherese. “K?sz?n?m” rispose, sorridendogli a sua volta. Il cenno divertito dell’uomo le suggeriva che poteva non avere pronunciato perfettamente la parola “grazie”, ma che apprezzava lo sforzo. Poi, si rec? a ritirare i bagagli, che arrivarono rapidamente sul nastro trasportatore. Visto che non aveva nulla da dichiarare, non fu necessario fermarsi alla dogana. Un facchino le sistem? i bagagli su un carrello, e lei lo segu? fino al terminal principale. La vista dell’ampia e moderna “Sky Court” le strapp? un’esclamazione di sorpresa: si estendeva tutta intorno a lei, con un soffitto altissimo e una galleria sopraelevata, stracolma di negozietti che vendevano riviste e souvenir. London si sent? improvvisamente pi? libera di quanto lo fosse stata da lungo tempo. Si divert? particolarmente a osservare la massa di persone che si riversava in ogni direzione; not? che alcune parlavano lingue delle quali non riusc? a cogliere una sola parola. Era caotico, certamente, ma si trattava del tipo di caos che le si addiceva, certo non di quello che c’era a casa della sorella. Segu? il facchino all’esterno, dove ferm? rapidamente un taxi e caric? le valigie nel portabagagli. Il tassista la port? nel cuore della parte della citt? nota come Pest, dove luccicanti edifici in vetro cedevano gradualmente il posto ad altri pi? vecchi in mattoni, e la citt? rivelava sempre di pi? il suo carattere antico. Infine, London sussult? di meraviglia, mentre la piccola auto gialla svoltava in Soroks?ri Road. Una melodia familiare riecheggiava nella sua mente: “Sul Bel Danubio Blu.” Il magnifico fiume era appena apparso davanti a loro, e la scena mozzafiato dimostrava che il famoso valzer aveva il titolo appropriato. Il Danubio era una seducente sfumatura di blu, baciato dalla luce del mattino, e fiancheggiato su ciascun lato da una delle pi? belle citt? al mondo. Budapest si estendeva intorno a lei come una sorta di sogno per met? dimenticato. I grandi monumenti di questa antica citt? risplendevano nei suoi bellissimi ricordi di ampi edifici in mattoni, cupole e torri, parchi, negozi e artisti di strada. London sorrise rammentando ci? che Ian le aveva detto prima della partenza. “L’Ungheria mi sembra un posto molto deprimente.” Si chiese come diamine si fosse fatto tale idea. Non c’era nulla di deprimente in quella splendida citt?. Abbass? il finestrino del taxi e respir? l’aria fresca e pulita. Prometteva di essere una giornata fresca e piacevole, e Budapest risplendeva tutta intorno a lei, davvero all’altezza del suo soprannome, la “Perla del Danubio.” Stava percorrendo il lungofiume, intenta ad osservare, fuori dal finestrino del taxi, lo splendido Danubio con i suoi bei ponti. Ogni sorta di barca era ormeggiata lungo la riva: si passava da yacht privati a lunghi battelli da tour fluviali, alcuni dei quali potevano ospitare quasi duecento persone. Lungo il fiume, si affacciava l’altra parte della citt?, nota come Buda, collinare e boscosa, con vecchi edifici dai tetti rossi. Questo sembrava un buon momento per esercitarsi un po’ con il suo piccolo vocabolario di ungherese. “Non vengo a Budapest da un po’ di tempo” disse all’autista in ungherese. “A quando risale la sua ultima visita?” l’autista chiese, sembrando apprezzare che una straniera si stesse prendendo la briga di comunicare con lui nella sua lingua. “? difficile da dire” London rispose, come se gli anni dietro di s? sembrassero guardarla a bocca spalancata. “Non dal secolo scorso, direi.” L’autista fece una risatina. “Questo restringe il campo a circa cento anni” rispose. Anche London sorrise. “Beh, allora, immagino che sia stato durante gli anni ’90” concluse. “Non ? tanto tempo fa come sembra. E Budapest non cambia molto, almeno non nel cuore.” L’autista indic? un grande edificio moderno vicino alla sponda del fiume. Aveva enormi finestre, e sulla parte anteriore c’erano colonne dritte e semplici e forme angolari sul tetto. “Non pu? aver visto questo edificio prima” le disse. “? il M?pa Budapest, un centro culturale che ha aperto nel 2005.” Mentre passavano davanti al M?pa, l’uomo indic? un altro grande edificio, dalla forma particolarmente eccentrica e con un’entrata tondeggiante. “E quello ? l’Hungarian National Theatre. Ha aperto nel 2002. Ha un aspetto strano, vero? Almeno, molte persone che vivono qui lo pensano.” Le date fecero sentire London leggermente nauseata. ? passato davvero cos? tanto tempo dall’ultima volta che sono stata qui? pens?. Si sent? improvvisamente pi? vecchia di quanto in genere pensasse di essere. Ma, almeno, era ancora in grado di porre delle domande in ungherese, e, ancora meglio, riusciva a capire la maggioranza delle risposte. E vide che la maggior parte della citt? non era affatto cambiata. Per lo pi?, era ancora troppo tradizionale e monumentale per cedere al tempo. Dall’altra parte del fiume, vide la Cittadella, un’enorme fortezza di pietra che era stata costruita sulla cima di quella collina nel diciannovesimo secolo. Pi? distante, lungo la riva opposta, c’era il Castello di Buda, a pi? di due chilometri di distanza, un edificio mozzafiato con una magnifica cupola che sorgeva al centro. Sembrava persino pi? grande, mentre proseguivano lungo la sponda. Vedere il castello fu come un pugno nello stomaco; ricordava di averlo visitato con i suoi genitori quando era stata ancora una bambina. L’avevano portata l? per diversi giorni, ad esplorare le infinite meraviglie dell’edificio: le sue gallerie, i gioielli della corona, le sculture, le fontane e le stanze storiche. Sembra proprio come se fosse ieri, pens?. Ma erano trascorsi molti anni, e, per un momento, London sent? bruscamente quanto sua madre le mancasse. Ma rifiut? di lasciarsi scivolare in uno stato di malinconia. C’erano semplicemente troppe meraviglie da vedere. Appena di l? dal castello, il maestoso Sz?cheny Chain Bridge si estendeva sopra il Danubio. London sapeva che il ponte storico era stato costruito nel 1849, per collegare tre citt?, Buda, Pest e Obuda, riunendole nella singola citt? di Budapest. L’autista rallent?, mentre si avvicinavano al ponte. London si sent? eccitata, quando scorse il nome Nachtmusik sullo scafo di una nave ormeggiata l?. Eccola l?! Si disse. La barca era slanciata ed aveva dimensioni inferiori rispetto alle altre barche da crociera fluviale ormeggiate lungo il molo, ma era costruita nello stesso stile basso e allungato. Come le altre, misurava diciotto metri, e una lunga passerella a baldacchino la collegava al molo in pietra. L’autista parcheggi? il taxi, tir? fuori i bagagli di London dal portabagagli, e li appoggi? alla base della passerella. London lo pag? e lo ringrazi?, poi rest? ferma accanto alle valigie, fissando la barca, mentre il taxi si allontanava. Una piccola e accogliente imbarcazione era una vista sorprendente dopo anni passati a lavorare su enormi navi da crociera oceanica, che potevano ospitare letteralmente migliaia di passeggeri. Per quanto amasse il proprio lavoro, si era stufata della profonda vastit? di quelle enormi navi. Prov? immediatamente affetto per questa imbarcazione slanciata e dall’aspetto amichevole. Sarebbe stata la sua nuova casa per il prossimo futuro, e questo le piaceva. Non appena London si avvicin? alla passerella, sent? una voce chiamarla da sopra l’imbarcazione. “London Rose! Non ci posso credere!” London rise di cuore, riconoscendo l’accento del Bronx che l’aveva raggiunta dall’altra parte dell’acqua. L’alta donna bionda, che correva sulla passerella verso di lei, era la sua vecchia amica Elsie Sloan. “Elsie!” London grid?. “Che cosa ci fai qui?” “Potrei farti la stessa domanda! L’ultima volta che ho sentito parlare di te, ho saputo che eri sulla crociera ai Caraibi.” “E io, di te, che stavi navigando intorno all’Est asiatico.” “Beh, i tempi cambiano.” “Lo fanno” London rispose, colpita da quanto vere sembrassero quelle parole in quel momento. Mentre si abbracciavano e salutavano, London si rese conto che Elsie non era affatto cambiata da quando avevano lavorato un anno e mezzo insieme su una nave, lungo la costa dell’Australia. Erano state colleghe inseparabili per diversi anni, finch? erano state geograficamente separate dai compiti loro assegnati. La carnagione rossastra di Elsie quasi ancora rivaleggiava con la grande luminosit? dei suoi capelli, ed entrambe erano in netto contrasto con la familiare uniforme della Epoch World Cruise Lines, caratterizzata da pantaloni blu scuro con camicetta e gilet. Un marinaio si fiond? dietro Elsie, in fondo alla passerella, e quest’ultima gli disse di portare le valigie di London nella cabina 110. L’uomo le impil? su un carrello e sal? sulla nave con esse. Elsie disse: “Non ci ho creduto quando il concierge mi ha detto che saresti arrivata stamattina per lavorare su questa crociera. Ma ho tenuto gli occhi aperti, ed eccoti qua! Ho insistito nel voler essere la prima persona ad accoglierti, e a mostrarti tutto della bella Nachtmusik, allora eccoci, andiamo! La amerai, ne sono sicura.” “Abbiamo tanto da raccontarci” London rispose, mentre camminavano insieme lungo la passerella. “Ti racconter?” Elsie disse. Poi aggiunse con un occhiolino: “Ma posso intuire dalla tua espressione radiosa che hai avuto una vita amorosa folle ed eccitante ultimamente.” “Non esattamente” London chiar?. “Ma un uomo mi ha chiesto di sposarlo l’altro ieri sera.” “Un uomo ricco?” “Beh, stabile, almeno.” “Presumo che tu gli abbia detto di no. Altrimenti non saresti qui.” “Esatto.” Elsie sospir?, quasi ansiosa. “Beh, mi conosci, la stabilit? non fa per me. Come te, mi piace una vita di libert? ed avventura. Ci? nonostante, spero che tu non abbia commesso un errore.” “Che cosa intendi?” London chiese. “Sono sicura che tu abbia saputo che la Epoch World Cruise Lines si trova in grossi problemi finanziari. Da ci? che ho sentito dire, le crociere fluviali europee sono l’ultima risorsa della societ?. E questa crociera sul Danubio sar? la prima. Se non andr? bene …” La voce di Elsie scem?, ma London sentiva di sapere ci? che non aveva espresso ad alta voce. Ricord? come Jeremy Latham l’avesse assicurata durante la loro video conferenza, che la Epoch World non avrebbe dichiarato “fallimento”, e che c’era “molta vita” nella societ?. Ma che cos’altro mi aspettavo di sentirgli dire? Aveva provato a proporle un nuovo lavoro, dopotutto. Inoltre, aveva anche detto: “C’? molto in ballo in questa nuova impresa.” Era indubbio che l’intero futuro della Epoch World dipendesse dal primo tour in Europa, quindi da London, Elsie e dal resto del personale, con la speranza che tutti avrebbero fatto del loro meglio nelle loro mansioni. “Che cosa farai qui sulla Nachtmusik?” London chiese. “Bartender. Nella lounge principale. E tu? Nessuno me l’ha ancora detto.” “Direttrice” London rispose. Elsie sgran? gli occhi. “Direttrice! Oh mio Dio. Allora, sei tu …” La sua voce scem?. “Sar? un problema?” London chiese. “Spero di no” Elsie rispose, facendo spallucce. “Te lo dir? quando ci saremo sistemate.” London si sent? per la prima volta leggermente a disagio da quando era giunta a Budapest. Per quanto emozionata fosse per questo nuovo lavoro, sentiva di essersi cacciata in qualche guaio. Potrebbero esserci problemi in paradiso, pens?. CAPITOLO CINQUE London ed Elsie attraversarono la passerella, giungendo all’area reception, che assomigliava alla lobby di un albergo piccolo ma lussuoso. “Siamo sul ponte Minuetto” Elsie disse, mentre London firmava nel registro. “I ponti traggono i loro nomi da Eine Kleine Nachtmusik.” London sussult? alla menzione del pezzo che sua madre aveva suonato cos? spesso, quando lei era stata piccola. Meglio abituarsi a sentirne parlare, pens?. La nave aveva il nome di quella composizione, dopotutto. “Inizieremo dalla cima e, poi, scenderemo” Elsie riprese, mentre entravano in ascensore, che le port? al piano superiore. Qui trovarono il ponte superiore della nave, che Elsie disse chiamarsi il ponte Rond?. Era un enorme ponte soleggiato, con sedie a sdraio, disposte tutte intorno ad una piccola vasca ad immersione. La vista tolse di nuovo il fiato a London, che si gir? a godersela tutta. Era la vista migliore sulla citt? che avesse avuto fino ad allora. Elsie accompagn? London fino alla parte anteriore della nave, dove la vetrata del ponte torreggiava su tutto. Elsie indic? il ponte e grid?. “Yoo-hoo! Oh, Capitano Hays!” Un corpulento uomo di mezz’et?, con baffi da tricheco, infil? la testa fuori dalla porta. Sembrava che stesse conferendo con alcuni membri del suo staff. “S??” chiese. “Le ho portato l’ultimo acquisto del nostro personale” Elsie grid?. “Questa ? la nostra direttrice, London Rose. London, questo ? il nostro intrepido capitano, Spencer Hays.” Le sopracciglia del capitano ammiccarono in modo un po’ provocante. “‘London Rose,’ giusto?” disse con uno spiccato accento inglese. “Mi fa piacere che ce l’abbia fatta. Un nome grazioso per una donna graziosa. Incantato, ne sono sicuro.” London rispose: “Sono onorata di essere a bordo, Capitano Hays.” “Brava!” il capitano esclam?. “Avremo pi? tempo per conoscerci durante il viaggio. Far? tutto ci? che ? in mio potere per rendere piacevole la sua presenza qui.” Torn? dentro il ponte, per continuare a conferire con lo staff. “Vieni, prendiamo le scale” Elsie la invit?. London segu? l’amica lungo le scale a spirale, che le condussero al ponte Minuetto. Dettero una rapida occhiata alla lounge sulla prua della nave, che aveva sedute dall’imbottitura morbida ed enormi finestre con una vista spettacolare sul fiume. Una melodia familiare inizi? a riecheggiare attraverso gli altoparlanti della lounge. Elsie non conosceva il nome della composizione, ma era certa che si trattasse dell’opera di Mozart. “Questa ? l’Amadeus Lounge” Elsie le disse. “Io sono il capo bartender qui” aggiunse con orgoglio. “Ho uno staff composto da quattro membri, o cinque? Ad ogni modo, sar? sufficiente a farmi ubriacare di potere. Mi piacer? davvero comandare le persone.” “Sono sicura di s?” London replic? con un ghigno. Passarono di nuovo per l’area reception, attraversando un corridoio caratterizzato dalle cabine. Indicando le insegne sulle porte delle cabine, Elsie disse: “Puoi vedere che abbiamo un tema per le cabine e le suite pi? lussuose: la musica del Danubio.” London si accorse dei nomi che erano stati assegnati alle camere: Liszt, Haydn, Schubert e altri compositori della regione del Danubio. Elsie us? una chiave elettronica per aprire la grand suite “Beethoven”. London sent? immediatamente una piacevole musica al piano, che le sembr? di riconoscere dai ricordi dell’infanzia: “Per Elisa”. La suite era grande e lussuosa, con una zona salotto separata e un balcone. Era decorata da elementi riconducibili alla Vienna del diciannovesimo secolo, incluse pagine di spartiti musicali. “Non avevo mai visto una suite cos? grande su una nave” London comment?. “S?, ma non sono sicura che verrei qui in luna di miele” Elsie disse, indicando un grande ritratto di Beethoven sopra il letto. London osserv? il compositore, e vide che aveva le braccia conserte e un cipiglio di apparente disapprovazione. Non sembrava che lui fosse dell’umore adatto all’amore. “Immagino che fosse noto per essere arrabbiato ed irascibile” disse. “S?, beh, non ci sono immagini che ritraggono Beethoven sorridente e allegro, come se stesse canticchiando ‘ooh-la-la.’” Appena tornarono in corridoio, Elsie disse: “Ci sono solo due di queste grand suite. Trovi anche alcune suite pi? piccole e cabine molto eleganti su questo ponte.” London segu? Elsie per delle scale ancora pi? a spirale, fino al livello successivo, il ponte Romanza. Conteneva cabine di grandezza media, che avevano i nomi di altre leggende musicali:  Brahms, Bartok, Johann Strauss II e persino i cantanti della Famiglia Trapp. Entrarono nello sfarzoso Habsburg Restaurant, dove i tavoli erano perfettamente apparecchiati, in vista del prossimo pasto; poi tornarono alle scale, e scesero per un’altra scalinata fino al piano inferiore, il livello Allegro. Le camere qui non avevano alcun nome speciale, ed Elsie accompagn? London ad una porta con sopra il numero 110. Ma quando Elsie apr? la porta, London si stup? vedendo che i suoi stessi bagagli erano stati lasciati all’interno. “Oh, cielo!” London sussult?. “Il facchino deve aver portato i miei bagagli nella camera sbagliata!” Era una camera singola, piccola ma solo leggermente meno lussuosa della suite che aveva visto due ponti pi? in alto. Era in realt? pi? bella di alcuni degli alloggi passeggeri pi? economici che aveva visto sulle sue crociere sull’oceano. Elsie prese London sottobraccio con finta preoccupazione. “London, siediti. Ho qualcosa da dirti che potrebbe procurarti un po’ d’agitazione.” Dette una spintarella a London sul letto, e l’aiut? a sedersi. “So che sar? uno shock per te” disse, “ma il facchino non ha commesso alcun errore, e non devi affatto perdere i sensi o svenire. Questa ? la tua camera. La tua e di nessun altro.” Sul cuscino accanto a s?, London vide una documentazione informativa con il suo nome scritto sopra, una chiave elettronica della camera, e un tesserino identificativo che diceva: LONDON ROSE DIRETTRICE “Oh, cielo!” London esclam? di nuovo. “Non proprio come ai vecchi tempi, vero?” “No, certo che no” London rispose, riprendendo fiato. Quando lei ed Elsie avevano lavorato insieme sulle navi da crociera, spesso avevano alloggiato in cabine prive di finestre con letti a castello e due o tre altre hostess. Questa camera conteneva un letto matrimoniale grande ed era decorata da sfumature di grigio e blu. La piccola e alta finestra si affacciava su una bella vista. “Hai persino un bagno privato” Elsie l’inform?. “Con una doccia.” Poi, si diresse verso un armadio e l’apr?. Vi erano appese diverse uniformi da personale, con spazio sufficiente per tutti gli altri vestiti che London aveva messo in valigia e che avrebbe potuto comprare nei negozi europei. “Faresti meglio a metterti questa” Elsie disse, indicando un’uniforme. “I passeggeri saranno a bordo tra mezz’ora, e dovresti essere tu ad accoglierli.” London and? in bagno, si lav? rapidamente, e indoss? l’uniforme: pantaloni blu scuro con una camicetta e gilet. Si trucc? e si acconci? i capelli. Elsie applaud? quando London emerse. “Eccellente!” esclam?. “Rendi giustizia a quell’uniforme!” Prima che London potesse rispondere, qualcuno buss? bruscamente alla porta. Elsie l’apr?, e una donna bruna entr?. Elsie disse rapidamente: “London, questa ? Amy Blassingame, la nostra concierge e …” La donna la interruppe, guardando il proprio orologio. “Vorrei poter dire che ? stato un piacere incontrarla, Signorina Rose. Ma temo che sia gi? in ritardo. I nostri passeggeri sono pronti ad imbarcarsi proprio adesso. Farebbe meglio ad andare ad accoglierli, se vuole conservare il lavoro.” Amy Blassingame le diede una cartellina. “Le servir? questa” scatt?. “Trascriva ogni necessit? e richiesta di ognuno accanto a ciascun nome, poi lasci la lista nella mia cassetta al banco reception. Me ne occuper? io da l?.” London prese la cartellina, e prov? a pronunciare un grazie, ma la donna si volt? e si precipit? fuori senza aggiungere un’altra parola. Per un momento, London si limit? a vederla andarsene, sbalordita dall’ostilit? che sentiva emanare da una completa estranea. Una rapida occhiata alla cartellina rivelava che si trattava di una lista con i nomi dei passeggeri. “Andiamo” London disse a Elsie. Quando si precipitarono nel corridoio, Amy Blassingame non era da nessuna parte. “Pensavo avessi detto che avevo mezz’ora” London disse, mentre entrarono in ascensore. “? quello che Amy ha detto di dirti” Elsie disse affannosamente. “Oh, London, avrei dovuto avvisarti di Amy il Troll del Fiume. Come hai ottenuto questo lavoro?” “Jeremy Lapham mi ha chiamato personalmente. Solo ieri.” “E che cos’ha detto?” “Che la posizione si ? aperta inaspettatamente.” “Esatto” Elsie disse. “La donna che si era candidata si ? ritirata. Penso che abbia deciso di  fuggire con il suo amante italiano. Ad ogni modo, Amy si aspettava di ottenere lei il lavoro. Sta fumando dalla rabbia per questo, e per te, da tutta la mattina. Creare confusione con gli orari di imbarco ? solo il suo modo …” “Ma io non avevo …” “Lo so, non avevi intenzione di sollevare un polverone. Ma temo che Amy il Troll del Fiume ce l’abbia comunque con te. Ma ricorda che tu sei il suo capo, non il contrario. Potresti dover faticare a farglielo accettare, comunque.” Il cuore di London sprofond? leggermente. Esercitare una vera autorit? su membri dello staff risentiti non era qualcosa che aveva imparato a fare, quando era stata una semplice hostess di crociera. Ci sono sicuramente cose nuove a cui devo abituarmi, comprese. Ad ogni modo, era determinata a non lasciare che il piccolo problema del troll del fiume smorzasse il suo buonumore. Quando giunsero all’area d’imbarco, London vide una fila di passeggeri disposti dietro una catena, all’estremit? della passerella coperta, collegata alla barca. Apr? dunque le porte di vetro e fece un cenno al facchino responsabile della catena. Scorgendo il suo segnale, l’uomo sollev? la barriera, cos? che i passeggeri potessero imbarcarsi. “Buona fortuna” Elsie sussurr?, mentre si allontanava. London fece un respiro profondo, mentre i primi passeggeri si muovevano verso di lei. La prima del gruppo era una donna anziana minuta e dallo sguardo severo. Indossava un’inutile pelliccia e abbastanza gioielli da coprire una persona cos? piccola. Portava con s? un unico grande bagaglio a mano in pelle, ma, alle sue spalle, c’era un’incredibile pila di valigie, trasportate da un facchino. Nonostante l’arcigna espressione della donna, London le rivolse un sorriso radioso e apr? la bocca per accogliere la primissima ospite, diretta nell’allegra area reception della Nachtmusik. Poi, l’attenzione di London fu catturata da qualcosa di strano in merito alla borsa. Ne fuoriuscivano quelli che sembravano lunghi capelli marroni  come se la donna avesse infilato in modo errato una parrucca al suo interno. Mentre London fissava la parrucca, vide improvvisamente aprirsi un paio di occhi marrone scuro. La parrucca la stava guardando. CAPITOLO SEI Gli occhi marroni guardarono London, aprendosi e chiudendosi un paio di volte. Poi, il ciuffo di capelli si sollev? leggermente, rivelando un lucido naso nero. Apparve, al di sotto di esso, una fila di denti, accompagnati da un basso ringhio. Una sorta di giocattolo meccanico? London si domand?. Poi, il mucchio di peli emise un vivace e acuto abbaio, confermando una volta per tutte che il mucchio di peli non era una parrucca e neppure un giocattolo. La minuta donna anziana aveva con s? un cagnolino nella borsa. Questo sar? un problema? London si domand?. Nel rapido evolversi degli eventi che l’avevano condotta l? da un giorno all’altro, nessuno le aveva parlato della politica in merito agli animali domestici su questa nave. Aveva visto passeggeri con animali di servizio mentre lavorava sulle crociere sull’oceano, ma non era mai stato compito suo determinare se fosse concesso averli a bordo. London riusc? a sorridere nella sua migliore maniera professionale. “Benvenuta alla prima crociera sullo splendido Danubio della Epoch World Cruise Lines” disse. “Potrei avere il suo nome?” La donna le rivolse uno sguardo arcigno. Il suo viso era estremamente sottile e pallido, ma le iridi degli occhi che si vedevano attraverso gli occhiali sembravano nerissime, molto pi? nere di quelle del cane. “Sicuramente lo conosce gi?” scatt?, indicando la cartellina tra le mani di London. “Ha proprio una lista passeggeri in mano.” London era sbalordita dalla logica piuttosto insensata della donna. “Mi occorre sempre che me lo dica” esord?. “E io le sto dicendo, che ce l’ha proprio davanti a lei. Ho una prenotazione proprio qui sul ponte Minuetto in una delle vostre cabine pi? eleganti, la Grand Suite Beethoven.” Ho appena visto quella suite, London ricord?. Le sfugg? quasi una risatina al ricordo del ritratto di Beethoven appeso al di sopra del letto. Il grande compositore e questa donna arrabbiata avevano proprio lo stesso cipiglio. London pensava che i due sarebbero andati decisamente d’accordo. Forse passeranno l’intero viaggio felicemente a guardarsi storto. Ad ogni modo, questa informazione rese pi? semplice trovare il nome della donna, che era Lillis Klimowski. “Siamo felici di averla sulla nave, Signorina …” “? Signora. Sono tragicamente vedova, se vuole saperlo.” “Signora Klimowski” London complet? con un cenno del capo. Prima che potesse decidere come porre la domanda in merito al cane della donna, una voce arrabbiata apr? la questione. “Non pu? portare un cane a bordo” un uomo alle spalle della Signora Klimowski si lament? ad alta voce. L’uomo di mezz’et? era molto pi? robusto della Signora Klimowski. Indossava un paio di pantaloni a quadri e stava accanto ad una donna paffuta, dai capelli tinti di un rosso acceso, che masticava un chewing-gum. “Chiedo scusa”  la Signora Klimowski replic? bruscamente. “Ha sentito quello che ho detto” l’uomo disse. La Signora Klimowski lo guard?, storcendo il naso. “La informo che il campione Sir Reginald Taft non ? un animale comune. ? stato campione nelle mostre quando era giovane, o cos? mi ? stato detto, quando l’ho comprato. ? ufficialmente il mio cane da sostegno emotivo. Siamo piuttosto inseparabili. Talvolta penso che, se non fosse per Sir Reginald, impazzirei, specialmente quando ho a che fare con dei rozzi zoticoni come lei, Signor … qual ? il suo nome, impertinente signore?” L’uomo prese la donna che masticava il chewing-gum sotto braccio. “Siamo i coniugi Jarrett, e siamo in luna di miele.” London dette un’occhiata alla lista e vide che Gus e Honey Jarrett avevano una prenotazione per la camera dei Cantanti della Famiglia Trapp sul ponte Romanze, un livello pi? in basso. A London sembrava che questa non fosse affatto la prima luna di miele che avessero fatto. Immagin? che avessero entrambi avuto molti matrimoni fino ad allora. Poi, un’altra coppia usc? dalla fila per dare un’occhiata al cane. Si trattava di due anziani cicciottelli dall’aria gentile. La donna permise al cane di annusarle la mano. “Oh, ma che creatura adorabile, Walter!” lei disse. “? davvero carino, Agnes” il marito replic?. London dette un’occhiata alla lista e trov? i nomi di Walter e Agnes Shick, che avrebbero alloggiato nella suite Johann Strauss II sul ponte Minuetto. L’ammirazione della coppia sembr? migliorare un po’ l’umore del cane. Ancora tenuto nella borsa di pelle, Sir Reginald Taft permise infine ad Agnes Stick di grattarlo sotto il mento, senza tranciarle il dito. Ma Gus Jarrett stava ora fremendo di rabbia. “Devo informarvi che la mia graziosa sposa ? allergica ai cani!” disse. La moglie, che stava ancora masticando il chewing-gum, gli rivolse uno sguardo strano, come se la cosa le suonasse nuova. London era certa che Gus stesse inventando la storia dell’allergia di Honey, per creare problemi. Ad ogni modo, avrebbero alloggiato un ponte sotto la suite della Signora Klimowski, perci? le allergie non sarebbero senz’altro state un problema. Tutto ci? che dovevano fare era mantenere una ragionevole distanza dal cane. Continuando ad accarezzare Sir Reginald, Agnes Shick rivolse un sorriso a Gus ed Honey. “Non dovrete preoccuparvi delle allergie” la donna disse. “Certo che no” Walter Shick aggiunse. “Questo ? uno Yorkshire Terrier. La razza ? ipoallergenica.” “Ipo cosa?” Gus Jarrett chiese. “Ipoallergenica” Agnes ripet?. “Questa grazioso pelo assomiglia pi? a capelli umani piuttosto che di origine animale. Non causer? problemi allergici a sua moglie pi? di quanto – beh, di quanto io, o Walter o chiunque altro qui.” Agnes aveva smesso di accarezzare il cane, che riprese a ringhiare in direzione di London, sembrando irritabile come prima. Perch? quel cane continua a ringhiare contro di me? si chiese. Almeno, London non si doveva preoccupare del fatto che Sir Reginald potesse rappresentare minaccia alla salute dei passeggeri che soffrivano di allergie. Intanto, la fila all’imbarco si allungava sempre di pi?, ed i passeggeri stavano iniziando a spazientirsi per la lentezza del processo. E London ancora non sapeva come gestire l’animale inaspettato. Prov? a ricordare quello che le era stato detto sugli animali da sostegno da persone che aveva conosciuto in altri settori dell’industria del turismo. “Ha della documentazione su Sir Reginald?” chiese alla Signora Klimowski. “Documentazione? Perch? mai avrebbe bisogno di documentazione?” “Mi sembra di capire che i passeggeri hanno in genere bisogno di presentare una lettera di un terapeuta o un medico professionista, qualcosa che certifichi la necessit? di avere un animale da sostegno. Ha una lettera del genere?” “Ce l’ho? Ma certo che ce l’ho! L’ho gi? inoltrata alla vostra societ?!” London dette un’altra occhiata alla lista passeggeri per assicurarsi che non ci fosse alcuna menzione di un animale da sostegno accanto al nome della Signora Klimowski. “Forse potrebbe mostrarla anche a me” London disse con un sorriso educato. “Mostrarla anche a lei! Penso di no! Ne ho abbastanza di avere a che fare con una subalterna come lei. Chiedo di vedere la direttrice di questa crociera.” “Sono io” London rispose fermamente. La Signora Klimowski sgran? gli occhi. “Trovo che sia molto difficile da credere!” la donna replic?. London realizz? che il suo stesso sorriso stava diventando un po’ rigido, mentre mostrava la targhetta sulla sua uniforme, quella che la identificava come “London Rose, Direttrice.” “Mi dispiace se non sono proprio la persona che si aspettava” rispose con esagerata cortesia. “Ma prometto di risolvere subito il problema, e di fare del mio meglio per assicurarmi che il resto del suo viaggio proceda in modo felice.” La Signora Klimowski sembrava profondamente insoddisfatta. “Me ne vado prima di perdere la calma” disse. “Parler? con me quando avr? risolto questa questione. Mi trover? nella mia grand suite.” Si volt? e si allontan?, con il facchino che trascinava le sue valigie dietro di lei. Mentre la donna spariva nel corridoio che portava alle cabine, il cane guard? London e ringhi? di nuovo. Ancora una volta, si chiese perch? il cane sembrasse detestarla in quel modo. Ma Sir Reginald era probabilmente l? per restare. London non riusciva davvero ad immaginare che qualcuno potesse buttar la Signora Klimowski e Sir Reginald Taft fuori dalla suite Beethoven. Nel frattempo, la fila di passeggeri in attesa di imbarco era diventata lunga in modo scoraggiante. La maggior parte delle cento o pi? persone che aveva prenotato il viaggio sembrava essere arrivata proprio in quel momento. Ma Agnes Shick era ancora accanto a London, mostrando un’espressione preoccupata. “Sicuramente non c’? alcuna ragione per impedire a quel cane adorabile di restare a bordo” disse. “Spero di no” London ammise. Walter Shick indic? la lista passeggeri di London. “La lista dice di dov’? la Signora Klimowski?” chiese. London non aveva pensato di verificare. “Lei ? di Port Mather, Long Island” London rispose. “Beh, questo semplifica senz’altro di molto le cose, non ? vero?” Agnes disse. “Deve essere venuta qui in aereo col cane” Walter aggiunse. “Se ? cos?, deve davvero aver portato un certificato, oppure non avrebbero potuto farlo imbarcare. Importa davvero se non riesce a mostrarlo proprio in questo momento?” London sorrise sollevata alla domanda. Non avrebbe dovuto sfidare la Signora Klimowski dopotutto. Poteva semplicemente chiederle di mostrare il certificato pi? tardi. “Benvenuti a bordo” si rivolse a Walter ed Agnes Shick. “E grazie mille per il vostro aiuto.” “Mi fa piacere se siamo riusciti a sistemare la questione del cane” Walter rispose. “Che peccato avere quella donna a bordo comunque …” Agnes dette un colpetto alle costole del marito. “Ma Walter, ti pare carino da dire? Senza la Signora Klimowski, chi si occuperebbe di Sir Reginald?” London ringrazi? la coppia ancora una volta, e salirono sulla passerella. Il passeggero successivo della fila era un uomo alto e vestito di nero, con folti capelli neri e un’espressione glaciale. London ebbe un brivido, semplicemente guardandolo. Fu facile immaginarlo come un giovane becchino. “Benvenuto alla prima crociera sullo splendido Danubio della Epoch World Cruise Lines” disse. “Potrei avere il suo nome?” “Cyrus Bannister” rispose. “Credo che trover? la mia prenotazione nella Suite Schoenberg.” Poi, con un sorrisetto, aggiunse: “Sono sicuro di essere l’unico che la volesse.” A London occorse un secondo per capire la battuta. Non aveva mai ascoltato molto Schoenberg, ma non le era piaciuto ci? che aveva ascoltato. Era troppo strano e dissonante per i suoi gusti. Immagin? che molte altre persone fossero dello stesso parere. Ma, forse, a Cyrus Bannister piacevano le cose strane e dissonanti. Disse pertanto a London: “Non sono riuscito a fare a meno di notare la sua discussione con quella donna. Temo che sar?, diciamo, una questione delicata. Spero che non le dia troppi problemi.” “Oh, nessun problema” London si espresse diplomaticamente. Poi, guardando verso la barca, aggiunse: “Non so cosa pensare del suo cane, comunque.” “Come mai?” “Beh, sembra che non gli piaccia. Continua a ringhiarmi contro.” Le labbra di Cyrus Bannister si curvarono in un ampio e singolare sorriso. “Si dia caso che io sappia alcune cose sui cani” disse. “E posso dirle con certezza che lui non stava ringhiando contro di lei.” Osservando attentamente London, l’uomo aggiunse: “Stava ringhiando alla padrona. Ogni volta che viene urtato, in quella borsa, ringhia. Non gli piace starci dentro.” London non seppe cosa rispondere. Termin? la pratica e Cyrus Bannister sal? sulla passerella, seguito dalla sua valigia. Mentre London si preparava ad accogliere il passeggero successivo, pens? alla donna e al suo cane, e al modo in cui il Signor Bannister l’avesse appena descritta come “una questione delicata.” Mi sembra giusto, London pens?. Sperava che la questione fosse ormai risolta. Ma, da qualche parte dentro di s?, sentiva che quella non era la fine delle complicazioni relative a Lillis Klimowski e a Sir Reginald Taft. * Presto London si sent? decisamente assillata. Continuava a sorridere e a ripetere continuamente la sua frase d’esordio: “Benvenuto alla prima crociera sullo splendido Danubio della Epoch World Cruise Lines.” Ma riusciva a malapena a parlare, prima che il passeggero che stava per imbarcarsi facesse ogni genere di richiesta, lamentela o domanda. “Il vostro facchino ha fatto confusione con le nostre valigie …” “Voglio un quotidiano internazionale fuori dalla porta della mia cabina ogni mattina immediatamente prima …” “Voglio che mi portino il caff? a …” “Voglio del brandy a …” “Voglio …” Le richieste sopraggiunsero in una litania apparentemente infinita. Non era affatto di aiuto che la maggior parte dei cento passeggeri che avevano prenotato quella crociera si fosse presentata all’apertura dell’imbarco. Le cose sarebbero potute andare pi? facilmente, per London, se si fossero presentati in vari orari nel corso del pomeriggio. Stava iniziando a sentirsi un po’ frastornata. Che cosa aveva chiesto l’ultimo passeggero? London non era completamente sicura di ci? che aveva appena promesso ad un ragazzo nella sua cabina singola. Cuscini extra, o si trattava di quello che voleva …? Beh, avrebbe controllato le annotazioni pi? tardi. La maggioranza delle richieste dei passeggeri era ragionevole e non era neanche insolita. Non riusciva a biasimarli per voler le cose a modo loro. Dopotutto, il suo lavoro consisteva nel farli felici. Ma ce ne sono cos? tanti, continu? a pensare. Non aveva mai affrontato questo tipo di situazione come hostess di crociera. In quei giorni, aveva dovuto solo organizzare le attivit? per gruppi specifici dopo che tutti si erano sistemati. Ma si disse che Amy Blassingame le aveva detto di dover essere lei a occuparsi di tutte le richieste specifiche. Almeno, London non avrebbe dovuto preoccuparsi di ogni singolo dettaglio. Eppure, non si era sentita cos? terrorizzata da molti anni prima, quando aveva lavorato come cameriera mentre frequentava un centro di formazione professionale. Sperava solo di non sembrare agitata, come durante il pienone a pranzo e a cena. Il pomeriggio trascorse come una serie di convulse scene di un film, con grandi tagli da una scena all’altra. Tir? un sospiro di sollievo, quando vide l’ultimo passeggero in fila imbarcarsi; ma c’era ancora molto lavoro da sbrigare. Si precipit? sulla nave, avvertendo i vari membri dello staff dei loro nuovi incarichi relativi a bagagli, giornali, caff? e ad una serie di altre richieste espresse dai passeggeri. Infine, dette un’occhiata alla sua lista dei compiti e vide che tutto era stato eseguito, almeno per il momento. Port? la lista al front desk e disse al receptionist di metterla nella cassetta di Amy Blassingame. Ce l’ho fatta! pens?. Almeno, sper? che fosse cos?. Tutto si era svolto tanto velocemente, da sembrare sfocato. London scacci? le preoccupazioni, e si diresse al ponte Rond? per una gradita boccata d’aria fresca nel tardo pomeriggio. Alcuni passeggeri stavano chiacchierando allegramente, mentre vagavano per il terrazzo, e altri due si erano infilati nella piscina. Con suo grande sollievo, nessuno di loro le si avvicin? con nuovi problemi di cui occuparsi. Si ferm? alla ringhiera, e guard? il fiume. La Nachtmusik non sarebbe partita per la prossima destinazione fino a notte tarda. Persino mentre erano ancora fermi al molo, gli ospiti sembravano essere a loro agio e intenti a divertirsi. Forse la pressione si attenuer? per un po’, pens? speranzosa. Mentre era affacciata alla ringhiera, guardando pacificamente il Danubio dalla nave, ricord? di quando i genitori la portavano a fare i giri in barca su quello splendido fiume. E l?, dalla cima dell’ormeggio della nave, era visibile lo Sz?cheny Chain Bridge. Avevano attraversato quel ponte, portandola sulle spalle, e avevano passeggiato per la grandiosa Cittadella e ammirato il Castello di Buda. Stava provando a non pensare a sua madre, da quando era arrivata a Budapest. Ma non sembrava che ci stesse riuscendo. Che cosa le ? successo? si chiese, come spesso aveva fatto nel corso degli anni trascorsi. Ramment? le parole di Tia: “Immagino che non fosse cos? felice come voleva far sembrare.” Mentre London guardava quella perla di citt?, si chiese se la sorella potesse avere ragione. Forse matrimonio e famiglia non erano bastati alla mamma. Forse la loro madre non aveva incontrato un terribile fato. Forse aveva semplicemente lasciato la sua vita nel Nuovo Mondo per una vita molto pi? eccitante nel Vecchio Mondo. Forse mi assomigliava pi? di quanto pensassi, London pens?. Dopotutto, London stessa non riusciva a immaginarsi di vivere la vita della sorella. Ma almeno, non aveva passato anni, provando a vivere in quel modo. La madre era stata sposata con due figlie, quando era scomparsa. London ebbe un improvviso dolore alla gola. Non le importava di noi? si domand?. I suoi pensieri furono interrotti da una vicina voce maschile. “Si sta godendo la vista, vedo.” Si volt? e vide un uomo alto e piuttosto bello, camminare verso di lei. Indossava il completo blu scuro da ufficiale della nave, ma era sicura di non averlo mai visto prima. Eppure, in qualche modo, ne fu immediatamente affascinata. CAPITOLO SETTE London prov? a non fissare come un’ebete il bello straniero. Sebbene gli occhiali dalla montatura nera gli conferissero un’aria intellettuale, era elegante e raffinato in una maniera tipica del Vecchio Mondo. London non aveva ancora letto le parole sulla piccola targhetta identificativa, quando raggiunse la ringhiera, fermandosi accanto a lei. Chi ?? si chiese, un po’ sorpresa dalla sua stessa reazione. Dovette anche domandarsi per quale motivo stesse arrossendo. Nel corso dell’anno in cui Ian era stato il suo ragazzo, London non aveva mai dato importanza ad altri uomini. Faceva ovviamente parte dello staff, ma di che cosa si occupava? “? una bella citt?” disse al suo commento, felice di iniziare una conversazione casuale. “Non mi viene in mente una citt? pi? bella” l’uomo replic?. Poi, voltandosi verso di lei, le tese la mano, aggiungendo: “Sono Emil Waldm?ller, storico della Nachtmusik.” London gli strinse la mano e fu colpita dalla sua stretta ferma eppure gentile. Suppose che avesse circa quarant’anni, e riconobbe un evidente accento tedesco. “Piacere di conoscerla, Herr Waldm?ller. Io sono London Rose.” “Ti prego, chiamami pure Emil” l’uomo disse. “Posso chiamarti London?” “Ma certamente.” “Ti ho vista all’accoglienza passeggeri. Te la sei cavata bene. Devi essere la nostra nuova direttrice.” “? cos?” London disse. Era sollevata per il fatto che qualcuno pensasse che avesse gestito bene la situazione all’imbarco, nonostante la fretta imposta dalle circostanze. Dall’accennato sorriso di Emil, London intu? che avesse avuto una soffiata riguardo ad Amy Blassingame, furiosa perch? qualcun altro le aveva soffiato quel posto di lavoro.  Forse, aveva persino assistito ad una delle sue sfuriate. “Hai un compito faticoso” continu?. “Non sempre i passeggeri sono facili da accontentare.” “No, ma ho fatto del mio meglio per servire le persone per anni. Ho imparato un motto durante i miei anni da hostess di crociere sull’oceano. ‘Il cliente non ha sempre ragione, ma il cliente ? pur sempre il cliente.’” “Un detto saggio” Emil osserv? con un cenno del capo. “Giusto o sbagliato, bisogna sempre accontentare i desideri del cliente.” Emil si appoggi? alla ringhiera e guard? London. “Mi spiace di ampliare la tua mole di lavoro” aggiunse. “Ma ho appena incontrato un gruppo di passeggeri con una richiesta.” “Ossia?” chiese. “Beh, i nostri passeggeri hanno il resto della giornata libera, e, naturalmente, molti gireranno per conto proprio per la citt?. Ma questo piccolo gruppo ha meno familiarit? con il luogo, e vorrebbe almeno andare in un buon ristorante prima della partenza; ed anch’io”. London non era certa se Emil le stesse chiedendo il permesso di portare gli ospiti da qualche parte o se volesse che lei andasse con loro. “C’? molto tempo a disposizione per una cena a Budapest” la donna disse. “Spetta ai passeggeri decidere se mangiare sul ristorante della nave o scendere a terra.” Emil continu?: “Io sono stato qui svariate volte e potrei accompagnarli, ma loro hanno espressamente richiesto che tu venga con noi.” Poi, l’uomo alz? leggermente le spalle. “Capisco” London rispose con un sorriso. “A dire il vero, un’uscita fare bene anche a me. Invidio un po’ i passeggeri.  Almeno hanno avuto del tempo per esplorare. Io sono arrivata qui giusto in tempo per iniziare a lavorare, e non ho avuto un istante per andare da nessuna parte. Temevo che di Budapest avrei visto solo quello che si scorge dalla mia finestra in cabina e proprio da qui sul ponte.” “Allora guiderai il nostro gruppo?” Emil chiese. “Lo far? con piacere” rispose timidamente. “Ma vorresti venire a darmi una mano? Sono sicura che la tua conoscenza di Budapest ? molto pi? aggiornata della mia, specialmente per quanto riguarda un posto per la cena.” Emil sorrise, sembrando anche lui un po’ timido. “Speravo che me lo chiedessi” rispose. London si sent? colpita da quella manifestazione di interesse. La trovava attraente? Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=63590516&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.