А я просто хотела тепла, Не того, что ты выдавить сможешь, А того, что давала тогда, Но с тобой это всё невозможно. Невозможно, я знаю сама, И слеза по щеке побежала, Я так долго искала тебя, И так быстро тебя потеряла. Я не рву фотографий твоих, Не кричу, что тебя ненавижу, Я зашла одиноко в тупик, И я выхода больше не вижу. Да, мне легче сейча

Saudade

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Saudade Ursula Sila-Gasser Saudade. Romanzo, Ed. Carnets Nord, agosto 2018. Un segreto di famiglia. Un romanzo come un sussurro. Una donna scrive al fratello, senza mai ricevere risposta, per chiedergli perch? ? cos? freddo nei suoi confronti. Cosa ? successo tra loro fin dall'infanzia? Perch? si trasmette tra persone della stessa famiglia? Le trib? adepte al diniego sono senza dubbio le pi? pericolose: in questa famiglia una madre castratrice sempre critica nei confronti della figlia e un padre che va in collera per un nonnulla. Questa radiografia dei legami familiari sullo sfondo dell'esilio, tra Germania, Brasile e Svizzera, si legge tutta d'un fiato. Isabelle Potel. Madame Figaro del 16.11.2018 Essere o non essere nella norma. Attraverso una serie di lettere senza risposta a suo fratello, Mathilde si racconta. Nipote di tedeschi emigrati in Brasile durante l'inflazione degli anni Venti, non smette mai di cercare un posto nella sua famiglia e nel mondo. La violenza del padre e i silenzi della madre l'hanno incoraggiata a ritirarsi, a vivere il meno possibile. In uno stile semplice ma ricco di emozioni, questo primo romanzo esplora il malessere esistenziale, dai dolori dell'infanzia alle disillusioni dell'et? adulta. ? attraverso la scrittura che la sua eroina riesce a reinventarsi. Claire Julliard L'OBS du 20.12.18 . Nominata per il Premio Alain Fournier 2019 https://www.prixalainfournier.fr/actualites/prix-alain-fournier-2019/ . Presentazione dell'editore Carnets Nord (che ha pubblicato il libro nel 2018 ma ? fallito nel 2019): Con l'aiuto di lettere indirizzate a un fratello che non risponde mai, Mathilde ripercorre i suoi passi: dalla Svizzera, dove ora vive, parte per ritrovare il fascino di San Paolo, il calore del Brasile, il rumore assordante della citt? troppo grande ? come un canto felice per le sue orecchie. ? il paese dove sono arrivati i suoi nonni tedeschi, in fuga dalla crisi degli anni Venti, e dove ha trascorso la sua infanzia. Quando inizia la Saudade (parola portoghese che esprime una malinconia tinta di nostalgia), questo sentimento che trasforma i ricordi di Mathilde in rimpianti? ? un miraggio dell'infanzia? Una delusione dell'et? adulta? Ursula Sila-Gasser ci consegna un sottile resoconto sulle illusioni e sugli eterni ritorni della vita. La Saudade diventa una musica che porta alla felicit? interiore. Presentazione dell'autore: Il mio libro parla dell'esilio. L'esilio geografico attraverso i continenti, che spesso separa dolorosamente le persone che si amano, ma anche l'esilio interiore che a volte, anche pi? dolorosamente, pu? portarci via da noi stessi. Una storia tra Brasile e Svizzera che affronta i temi dell'esilio e dell'abuso psicologico. Ursula Sila-Gasser Saudade Storia di una donna che si libera dall’invadenza della sua famiglia per trovare infine la felicit? Tradotto da Maria Flora Caronni Pubblicato da Tektime Copyright © 2020 - Ursula Sila-Gasser A Daniel Ai miei figli Questa ? un'opera di finzione. Qualsiasi somiglianza dei luoghi descritti a luoghi esistenti non ? dovuta al caso, ma alla mia sola pigrizia. Inoltre, qualsiasi somiglianza dei personaggi con persone viventi o defunte ? puro frutto della mia immaginazione. “Credo che la pi? toccante di tutte le parole sia la parola in portoghese “saudade “(pronuncia saudagi). Esprime il rimpianto dell’assenza, il dolore della separazione, l’intera gamma della privazione dei propri cari e degli oggetti amati. Questa ? la parola incisa sulle tombe, il messaggio che inviamo ai genitori, agli amici. L’esiliato ha saudade della propria patria, il marinaio della famiglia, gli amanti l’uno dell’altro non appena si separano; noi abbiamo saudade della nostra casa, dei libri, degli amici, della nostra infanzia, dei giorni che abbiamo vissuto”. Joaquim Nabuco “Car ce qui a ?t? v?cu Sera r?v? Et ce qui a ?t? r?v? Rev?cu” Fran?ois Cheng 1 In cucina, 17 giugno. Avanti, fai un lungo sospiro. Potrebbe farti bene. Poi siediti sulla tua bella sedia verde pistacchio, sotto la lampada Artemide, e scuoti la testa. Andr? bene cos?, non aver paura di aggrottare le sopracciglia. Non hai innaffiato il basilico stamattina? Allora alzati, riempi l'annaffiatoio Alessi con acqua fresca e torna sederti quando avrai finito. Ho gi? capito che il tuo basilico ? pi? importante di me, e ti far? bene potermelo dimostrare di nuovo. Il mio basilico, invece, si ? di nuovo completamente seccato. Dovrei innaffiarlo, ma me ne occuper? pi? tardi, quando avr? finito quello che ho da dirti oggi… E ora stendi le gambe sotto il tuo tavolo B&B Italia. Almeno, credo che sia un tavolo di B&B Italia, sai che non ne so molto di design. Non importa di che marca sia, adotta l'aria disinvolta del big boss molto occupato, ma non troppo. Non il manager stressato, o peggio sovraccarico di lavoro, no. Quello che ha il controllo di tutto, che sa gestire le situazioni. Questa ? l'immagine di te che vuoi trasmettere. Quindi, fai pure. Sentiti libero di prendere tutta questa carta in mano e di portarla al trita-documenti. Hai intenzione di andare fino in fondo? Di farne coriandoli? Sarebbe senza dubbio pi? facile. Un'altra idea sarebbe di prendere una matita ed elencare le mie contraddizioni su un pezzo di carta qualunque. Potrebbe essere divertente, no? Io, per esempio, adoro scarabocchiare su un foglio bianco e mi piace giocare con le parole. Le parole a doppio senso, per esempio, sono una miniera d'oro. Una parola a caso: la parola fratello. Un fratello non ? sempre un vero fratello. Chiunque, infatti, il primo o l'ultimo arrivato, pu? essere un vero fratello. Ma io non sono al tuo posto, tutt’altro, e non credo che tu abbia tempo per questo tipo di gioco, cos? stupido. Sono sicura che altri saranno ben felici di giocarlo al tuo posto. Tua moglie, ad esempio. Non solo avr? il tempo di elencare le mie contraddizioni, ricordandomi, magari, che ho detto pi? volte che non sei pi? mio fratello, che non ti avrei scritto mai pi?, mai pi?, e che ho persino proclamato che non esister? pi? per te, ma sar? anche felice di ripetermi alcune cose che avrei dovuto capire molto tempo fa, poich? me le ha gi? chiarite. Ad esempio, dovrei rendermi conto che sei un uomo ammirevole, anche se spesso molto freddo, ? vero. Porr? l’accento ancora una volta sul fatto che, ovviamente, anche se sei spesso molto freddo, lo sei in particolare con me e che, tuttavia, non dovrei farne una questione personale. A quanto pare ti prendi meravigliosamente cura della tua famiglia. S?, a volte sei troppo severo con i bambini, ma lei si assicura che non ne soffrano troppo. Poi, parler? del tuo sfolgorante successo professionale. Ovviamente, per non passare per una vanesia, lo far? in modo non evidente, quasi con tono confidenziale,un tono leggermente lamentoso, appena un po'. Dir? semplicemente che non ? per niente facile vivere con una persona che ha tanto successo nella vita . La conversazione, poi, torner? inevitabilmente all’ultimo Natale che abbiamo passato insieme. Perch? anche su quest’argomento ? giunto il momento che io veda il lato positivo delle cose. Certo, sei venuto a casa mia evitando il mio sguardo e non mi hai parlato per tutta la sera, ma hai fatto lo sforzo di venire. Naturalmente lei capisce bene che, dato il tuo atteggiamento, avrei preferito che tu non fossi venuto,ma dovrei comunque essere positiva e pensare che, dopo sedici anni d’indifferenza quasi totale, tu abbia finalmente mostrato un po‘ d’interesse per mio figlio Philippe, cui hai spiegato dettagliatamente il funzionamento della mia macchina fotografica. Probabilmente sapevi che poteva infastidirmi, perch? l’hai fatto in modo molto evidente di fronte a me, sempre senza rivolgermi la parola, neppure una volta. Tuttavia, non dovrei fermarmi a queste piccolezze, ma mostrarti un po’ pi? di riconoscenza. Soprattutto perch?, a causa mia, nostra madre ? cos? infelice. Le causo tanto dolore, con le mie storie… Per quanto riguarda nostra madre, tua moglie probabilmente ammetter? che la situazione non ? semplice. Nostra madre ha una chiara preferenza per te. Inoltre, ha una chiara preferenza per gli uomini, che mette sistematicamente su un piedistallo. Tua moglie pensa che sia ingiusto e capisce quanto io debba averne sofferto. A lei, ? ovvio, non importa ed io dovrei fare lo stesso, sai, fregarmene completamente. Intanto, devo confessarti che considerare una situazione ingiusta e affermare allo stesso tempo che non m’interessi, mi sembra contraddittorio. Se per? continuerai a leggere le mie lettere, ti renderai conto che non ? l’unica cosa, per quanto riguarda la nostra famiglia, la cui logica mi sfugge. Qui si tratta probabilmente delle mie capacit? intellettive. Alla fine, tua moglie ritorner?, senza dubbio, alla lista infinita delle mie contraddizioni, perch? sicuramente trover? ancora qualcosa per allungarla. Poi, probabilmente, anche nostra madre avr? voce in capitolo. Ci vorr? del tempo per spiegarmi che dovrei evitare di ritornarci sopra, e limitarmi ad accettare. Mi dir? forse che voi due avete parlato di me e che in realt? tu non hai nulla contro di me. No. Tu pensi solo che io abbia dei problemi. Quando le chieder? se ha protestato sentendoti dire che ho dei problemi, mi assicurer? ancora una volta, con un po’ in imbarazzo, ma non pi? di tanto, che ? felice di sapere che alla fine sono riuscita a uscirne. In altre parole, che finalmente sono diventata una persona normale. Poi, forse, come ha fatto davanti a tutta la famiglia riunita, torner? a spiegare che ? normale avere cos? tanta ammirazione e amore per te, giacch? sei riuscito cos? bene nella tua vita professionale. Mentre io, a quanto pare, sono pi? nella norma. Non capir? mai il legame tra successo professionale e amore materno. La questione ? complessa, ovviamente, quindi accantoniamola insieme a tutto il resto. Potremmo invece chiederci come mai nostra madre mi abbia allegramente passato dallo status di persona fuori del normale a quello di persona nella norma. Oppure, perch? mai il fatto che io abbia dei problemi giustificherebbe il tuo atteggiamento freddo nei miei confronti. In ogni caso, sicuramente non le ricorderai mai che essere una donna non ? un vantaggio quando si tratta di successo nella propria vita professionale, soprattutto nel mio ambiente, quello scientifico. Non le spiegherai nemmeno come il fatto di crescere da sola due bambini piccoli non crei le condizioni pi? favorevoli per un avanzamento di carriera, o come lei stessa non mi abbia mai incoraggiato, ma al contrario mi abbia spinta a cercare di guadagnare soldi da casa per potermi prendermi cura dei miei figli. Probabilmente non tornerai indietro nel tempo e non ti sorprenderai del fatto che lei mi consideri nella norma, mentre i miei risultati sono sempre stati molto superiori ai tuoi durante gli studi, che sono stata spesso tra i migliori studenti e che ho scritto una tesi di dottorato a soli venticinque anni, mentre si ? dovuto pagare per una scuola privata perch? tu riuscissi ad ottenere il diploma di maturit?. Che tu mi creda oppure no, non lo dico per vantarmi. ? solo per fare delle precisazioni. Nostro padre si affretter? a sfogliare queste pagine per vedere se non ho detto nulla su di te che potrebbe dispiacergli. Non sono sicura di cosa farebbe se, a un certo punto, dovesse imbattersi in qualcosa del genere. Forse mi chiederebbe di nuovo di restituirgli i soldi che mi aveva dato nei momenti finanziariamente pi? difficili della mia vita, all’epoca del divorzio. Quando non solo ho dovuto pagare un avvocato a peso d’oro per ottenere, alla fine, un mantenimento cos? basso da sembrare pi? una paghetta che un vero assegno, ma ho anche dovuto crescere i due figli del mio primo matrimonio cavandomela da sola, come potevo. Ad ogni modo, forse mi ripeter? che vuole restare neutrale e non schierarsi. Arriviamo, quindi, a una domanda alla quale non sono in grado di rispondere: come pu? proclamare la sua neutralit? mentre mi proibisce di dire apertamente cosa penso del tuo atteggiamento, ma accettare che tu ti permetta dei comportamenti in contrasto con l’educazione che ci ha dato?Oppure, come pu? lasciare che nostra madre dichiari a chiunque voglia ascoltarla che io sono gelosa di te, che ho dei problemi e, naturalmente, che sono troppo sensibile, troppo complicata, fuori del normale? E quelli che contano di pi? per me? Mi sosterranno? Mio marito Frederic ha buone ragioni per preoccuparsi. “Eh no! Non ricominciamo con queste storie!” Esclamer? senza dubbio. Non vuole vedermi piangere di nuovo. Lui, poi, preferisce segretamente lo status quo, vero? Vuole avere la certezza di poter trascorrere ogni Natale a casa della sua famiglia, nella piccola isola al largo delle coste bretoni, spazzata giorno e notte dai venti. I miei due figli grandi mi chiederanno perch? voglio tanto cambiare le cose. Mi diranno che dovrei semplicemente accettarle: «La famiglia, non si sceglie». Solo mio figlio pi? giovane, Bastien, sentendo aria di tempesta, mi abbraccer? forte…ma non conta: ? in pieno complesso di Edipo, a quanto pare. Detto tra noi, non credo pi? a queste storie di Edipo, Freud e tutto il resto. Le cose sono pi? semplici. Bastien sa che se ti scrivo potr? di nuovo trascorrere il Natale con i suoi cugini. Crede anche fermamente che ce la far?, come crede ancora, del resto, a Babbo Natale. Ecco. Mi fermer? qui per oggi. Spero che tutte queste storie di contraddizioni non ti abbiano stancato troppo. Se cos? fosse, invece, sappi che ti capirei benissimo, perch? personalmente le trovo estenuanti. Mathilde In cucina, 18 giugno Ieri ti ho parlato del desiderio di Bastien di rivedere i suoi cugini, ma so bene che tu pensi che non dovrei ascoltarlo. Dopotutto ? solo un bambino, quindi perch? prestargli attenzione e non dirgli piuttosto in tono deciso e senza accettare repliche che per Natale la risposta ? no? Che anche se lo chiedesse di nuovo, non cambierebbe nulla? Che sarebbe meglio accettare, che ? cos? e non altrimenti? So anche che ? meglio che mi prenda cura di mio marito, dei miei figli, della mia famiglia e del mio basilico. A quanto pare Bastien ha un’alleata. Un’alleata testarda. Non importa, dovrei farmi valere, dirle di stare zitta e andarsene via se ci sono io? Facile a dirsi, ma non sar? possibile. Perch? non riesco a cacciarla via. Lei ? in me, ? anche parte di me. ? la mia Parte Sdolcinata, e la mia Parte Sdolcinata crede anche a Babbo Natale. Come crede nell’amore con l’A maiuscola e ovviamente anche alla Fraternit? con la F maiuscola. E' notte fonda…Vado a letto. Mathilde (con la M maiuscola) In cucina, 19 giugno E' stata una nottataccia. Mi sono dovuta alzare per buttare queste prime pagine nella spazzatura (non ho un distruggi-documenti high-tech, come te). Non sono davvero cos? ingenua come potresti pensare e mi rendo conto dei problemi che la mia impresa solleva. Compresi l’entit? del compito e i rischi che corro. Tutto ci? potrebbe non portare a nulla. Al contrario, non pu? che peggiorare la situazione e aumentare i malintesi. I nostri genitori, ai quali ho anche provato a scrivere, mi rifiuterebbero, forse, definitivamente. Nostra madre insinua che io mi inventi le cose. Quando ? stato chiesto loro perch? inventerei le cose, nostro padre ha risposto che ci? mi permetterebbe di “giustificare i miei problemi” e “sollevarmi dalle mie responsabilit?”. Devo dire che con questa frase, a prima vista degna di una rivista di psicologia, pap? mi ha stupita. Lui che non ha mai amato i film in cui i personaggi si scambiano pi? di tre battute sui loro sentimenti ? diventato, a un’et? relativamente venerabile, esperto di psicologia. Ha scoperto la sua vocazione in ritardo? Il problema, per?, non ? questo ma il fatto che nostro padre non ha mai davvero revocato il suo divieto che m’impedisce di dire cosa penso del tuo atteggiamento. Non so ancora, per?, cosa farebbe se infrangessi questa regola. Il suo sguardo tetro, quello sguardo che cos? spesso ha offuscato gli anni della mia infanzia, ancora mi perseguita al punto che a volte mi toglie il sonno. ? stato cos? la notte scorsa. Mi sono gi? detta che avrei potuto evitare qualsiasi rischio e rinunciare. La mia Parte Sdolcinata vuole scrivere? Bene, lasciala scrivere, ma qualcos’altro, una cosa qualsiasi, una storia poliziesca per esempio, un omicidio sotto la luce pallida di un lampione, seguito da un grido nella notte. Niente che possa turbare il mio sonno. Beh, ci ho provato. Alle prime luci dell’alba mi ? venuta l’idea di usare le iniziali. Se questi scritti finissero in mani diverse dalle tue, il tuo anonimato sarebbe preservato e sarei al sicuro da ogni seccatura! Fratello mio, scusa, FM dunque, prima di continuare vorrei chiarire ancora qualcosa. Contrariamente a quanto temeva nostro padre, e nonostante le nostre differenze, mi ? facile riconoscere che tu sia diventato un uomo pieno di qualit?. Sei un uomo serio, un padre responsabile. Nella citt? di V., dove pratichi la professione di P., sei molto rispettato tra i P. Tua moglie, TM, sempre molto elegante, porta con disinvoltura la sua acconciatura maschile e i suoi occhiali ricercati. Hai tre figli meravigliosi, con dei nomi molto originali: A, B, C. So anche che domenica mattina prepari ai tuoi figli panini con marmellata fatta in casa: albicocche, fragole e mirtilli. Inutile dire che questi frutti provengono tutti dal tuo giardino. Nonostante la seriet? con cui eserciti i tuoi obblighi professionali e familiari, riesci a trovare il tempo di annaffiare il basilico che coltivi sul davanzale della finestra. S?, oltre a tutte le tue qualit?, sei un cuoco raffinato FM, e la cucina italiana, senza basilico fresco, ? impensabile. Me l’hai spiegato molte volte e dovrei saperlo. Lo so, certo, ma non riesco proprio a prendermi cura di una pianta fresca di basilico. Le mie appassiscono sempre dopo due o tre settimane. ? normale, poich? dimentico di annaffiarle, ma questo lo capirai, penso. Almeno questo. Sempre in cucina, sempre il 19 giugno Dopo aver riletto ci? che ho appena scritto, volevo annaffiare il mio basilico. Mi sono persino alzata per farlo, ma non sono riuscita ad andare fino al lavandino per riempire l’annaffiatoio. ? scoppiata in me una protesta violenta. Veniva da dove inizialmente non me la sarei aspettata. Anche se… Avrei dovuto immaginare cosa sarebbe successo: la prima ondata di protesta ? una ribellione interna, e chi l’ha causata, ? molto facile da identificare. Ovviamente ? di nuovo la mia Parte Sdolcinata (che abbrevier? d’ora in poi, per ovvie ragioni pratiche, in PS). La mia PS, quindi, rileggendo quello che ho appena scritto, ha emesso un lungo sospiro. Non le piacciono le iniziali. Preferirebbe parlare dei miei nipoti usando i loro nomi di battesimo, soprattutto perch? sono nomi molto carini. Ha comunque un solo desiderio: credere che sar? capita e che, una volta capita, tutto andr? bene. Ha difficolt? ad emergere dai suoi sogni di riconciliazione, di riunificazione, di una grande festa, di risate tra cugini, ricordi evocati con piacere. S?, ? cos?, la mia PS crede troppo in fretta al lieto fine. Ma le cose non sono sempre cos? semplici, e spesso, la mia PS mi ha coinvolta in attivit? rischiose, alcune delle quali sono finite male, facendole trarre alcune lezioni, rendendola pi? ragionevole e facendole capire che ? meglio prendere delle precauzioni. Oggi, tuttavia, pensa che io stia esagerando. Non riesce a mandar gi? il tono sarcastico e beffardo delle mie prime lettere. Mi rimprovera anche un po’: possibile che io non c’entri niente con questa faccenda? Che ne ? del mio lato a volte intransigente? La mia impazienza, la mia rabbia, che montano all’improvviso e dettano e-mail secche e indigeste come le tasse? Le mie arie severe da maestrina, le mie paure, la mia codardia, che fanno impantanare tutto nella melassa? La mia PS ha ragione e far? meglio ad ascoltarla pi? spesso, ma oggi sono l’unica accusata in questa storia e non ? giusto! Il tribunale di famiglia si sbaglia di grosso! ? giunto il momento di dare la parola all’imputata, di esaminare i fatti. Che sia fatta giustizia. La mia PS mi d? una pacca sulla spalla, aggiungendo: “Senza giudizio o condanna”. Benissimo. Voglio provarci, ma anche senza sottomissioni! Ho fretta, FM. Ho voglia di scrivere da tanto tempo. Intendo, davvero molto tempo. Almeno dall’et? di 7 anni, dall’epoca del mio primo romanzo. Ti ricordi? Era scritto su quattro pagine A4 ripiegate, tenute insieme al centro da graffette. Riccamente illustrato con disegni di giraffe, elefanti, pinguini, raccontava la storia di una bambina che visitava uno zoo tenendo il suo fratellino per mano. Ti avevo regalato il mio quadernino e, nonostante la trama piuttosto scarsa, senza colpi di scena, lo avevi apprezzato. Oggi sarai meno indulgente e non lascerai spazio a errori. Dovremo andare indietro nel tempo, ben prima del giorno in cui visitammo lo zoo di San Paolo mano nella mano. Bisogner? viaggiare, attraversare pi? volte l’Atlantico. Con i saluti della mia PS, Mathilde 2 Oma3 e Opa4 Germania del nord, anni venti. La Grande Depressione. Un’inflazione che moltiplica i prezzi non per due, non per cento, per mille o per milione, che gi? sarebbe stata un’enormit?, ma per dieci milioni, un miliardo, mille miliardi. Serve una carriola per far compere: non per portare a casa la merce, ma per trasportare le banconote al supermercato. Capita che i prezzi aumentino pi? volte al giorno. Le code fuori dai negozi sono infinite. Molti tedeschi trascorrono le loro giornate in coda, cercando di sbarazzarsi rapidamente dei loro soldi prima che perdano valore. I contadini non portano pi? nemmeno i loro beni in citt?, perch? non vale la pena scambiarli con il denaro. Gli abitanti delle citt? non sempre riescono a saziarsi. La super inflazione cessa nell’ottobre 1923 e sembra che una relativa prosperit? abbia inizio. ? qui che inizia la storia di Oma e Opa, i nostri nonni materni. Gli anni ‘20 corrispondono ai loro 20 anni. Ma la fine della super iperinflazione non risolve tutti i problemi di Opa. Dopo il suo apprendistato come sarto, deve tentare la fortuna altrove perch? il laboratorio di famiglia ? rilevato da suo fratello maggiore. Il Brasile fa sognare molti tedeschi e Opa ha un fratello che abita a San Paolo. Cos?, ? su un mercantile pidocchioso che i nostri nonni materni attraversano l’Atlantico per sbarcare a Santos. In cucina, il 27 giugno Buongiorno FM, “Cosa? Vuoi tornare indietro di due generazioni? Ma ? follia pura!”, esclamerai senza dubbio leggendomi. “Non ho solo questo da fare”, aggiungerai, ovviamente. Ma non mi lascer? scoraggiare, per ora. Se colloco l’origine di questo caso in un’epoca cos? remota non ? a causa di un capriccio romantico della mia PS, come forse potresti pensare. No, ho le mie ragioni, e spero con tutto il cuore di essere in grado di fartele capire mentre leggi la mia storia. Considerati fortunato, perch? sono tentata di andare anche pi? oltre. Ai nostri bisnonni, per esempio…ma per tua fortuna non ho molte informazioni su di loro. Quindi, torner? ai nostri nonni materni. Anche il fratello che ho tenuto orgogliosamente per mano dall’alto dei miei 7 anni, mentre visitavamo lo zoo di San Paolo, avrebbe voluto saperne di pi?. La voce di mio fratello s’inteneriva quando parlava di Opa e del suo eterno sigaro in bocca. Vorrei davvero poter chiamare Oma e farle delle domande. “A che numero?”, mi chiederesti, probabilmente. Sono passati pi? di trent’anni dall’ultima volta che le ho parlato, ma il numero di telefono non ? un problema. Lo ricordo ancora a memoria, anche se mi viene in mente solo in portoghese: meia - um - sete - zero - meia- sete. 617. 067. Vedi? Ho buona memoria. Detto tra noi, non pensi che questo dovrebbe convincere i nostri genitori della mia buona capacit? di memorizzare? Se Oma avesse potuto rispondere al telefono sarebbe stata senza fiato. Il suono del telefono doveva essere per forza una cattiva notizia, allora lei correva. Oma, per natura, non era ottimista, per usare un eufemismo. Se in questo caso potessi farle delle domande, sarebbe felice di parlarmi del suo passato. A Oma piaceva farlo. Penso che le sia mancata la sua terra natale. A volte mi raccontava della sua infanzia nella piccola citt? nel nord della Germania, della sua scuola, alla quale si recava in bicicletta attraversando la pianura, dello stagno ghiacciato, su cui pattinava con le sue amiche in inverno. Anche della primavera, la sua stagione preferita, quando le piaceva spiare la comparsa dei primi fiori sugli alberi spogli. Ascoltavo Oma piena di meraviglia. A quel tempo, non conoscevamo n? i cambi di stagione, n? gli alberi spogli, n? i laghetti ghiacciati. Telefonare a Oma, per?, rimarr? ovviamente solo un’idea stravagante: nel luogo in cui si trova oggi con Opa, non esiste una linea telefonica. La linea telefonica stessa, probabilmente, ? scomparsa insieme alla casa, demolita dai bulldozer con l’indifferenza che caratterizza questo tipo di macchine, insensibili alle mie vaghe proteste interiori quando ho immaginato il saccheggio del giardino, luogo di molti ricordi, di giochi con i nostri cugini. ? vero che la distanza tra me e i bulldozer (vivevamo gi? a qualche decina di migliaia di chilometri, in un altro continente) e la discrezione con cui ho espresso le mie proteste, rimaste sia silenziose sia interiori, non ha aiutato. Comunque non c’era altro futuro possibile per questa casa circondata da grattacieli su tutti i lati. Il terreno ? stato venduto a un prezzo elevato e un edificio di circa venti piani ha sostituito la casa su un unico livello. E tu ne sai di pi?? Potremmo mettere insieme i nostri ricordi e chi lo sa, raccontare questa storia insieme? Mathilde, pensierosa In cucina, 28 giugno So che non mi risponderai. Mio fratello l’avrebbe fatto. E tu, FM? Quello che ho visto l’ultima volta pi? di due anni fa, quello con le linee dure, scolpite sul viso emaciato, quello che non sono nemmeno sicura di riconoscere per strada, ha ancora tempo per ricordare o commuoversi? Cos?, ho deciso di attenermi ai fatti. Solo ai fatti, cifre e date. Grazie a Google, “of course” Ho dovuto solo digitare il nome di Opa. In cinque minuti, molto meno tempo di quanto ci sarebbe voluto allora per avere Oma al telefono, poich? la linea non funziona sempre bene, Google mi ha indirizzato all’archivio della citt? di Brema e alle liste dei passeggeri delle navi. Tre minuti dopo, ho trovato i nostri nonni: Maria-Elisabeth Jakobens, ventidue anni, di sesso femminile, di Wardenburg, residente a Visbek, si imbarc? a Brema il 26 ottobre 1929, a bordo del Sierra Cordoba. Franz Sennheiser, ventisei anni, di Ostbevern e residente a Lengerich, si imbarc? il 17 agosto 1928 sul Sierra Ventana. Oma e Opa, quindi, non avevano viaggiato insieme. Opa ? partito quasi un anno e mezzo prima di Oma. Invece, sembra che Oma abbia fatto la traversata da sola per unirsi al suo fidanzato che la stava aspettando in Brasile. Poich? non siamo in vena di confidenze, non ti parler? della mia emozione e delle lacrime che sparsi quando pensai a Oma, cos? giovane, probabilmente con poco pi? di un baule in ogni mano, che si imbarcava da sola per una destinazione sconosciuta e lontana. La lista dei passeggeri menziona le nazionalit?. Dei trentadue passeggeri del Sierra Cordoba, c’erano solo sei persone di lingua tedesca (quattro tedeschi, un austriaco e uno svizzero). Il resto dei passeggeri proveniva dalla Lituania. Lei, che amava parlare, forse non poteva farlo liberamente. Sai forse come si dice in lituano “Ho lasciato tutta la mia famiglia. Non sono sicuro se la rivedr? mai, e ho un po’ paura”? Con i piedi nella piscina dei bambini, 2 luglio Ciao FM, Spero che perdonerai la mia posizione. Ci sono 39°C, la canicola imperversa. Provo a rinfrescarmi un po’ con i piedi nella piscina di plastica per bambini di Bastien. Certo, quest’acqua calda riesce a malapena a essere di una qualche utilit? in questo senso, ma non ho trovato nulla di meglio. Per distoglierti un po’ dagli archivi polverosi di Brema e dalle loro liste di passeggeri, oggi ho nuove notizie per te. Data la temperatura, ? un peccato che questa notizia sia fresca solo in modo figurato. Ho pubblicato le foto delle navi su Facebook. Nostra cugina Fernanda ? stata la prima a condividere la mia emozione. Poi Amelia e i nostri cugini: Oscar, Fabian, Lukas, Linus. Juliana, la figlia di Linus e infine, Tante Felizia e Tante Marlene. Tante Felizia ha promesso di inviarmi altri vecchi documenti sulla nostra famiglia. Ti terr? aggiornato non appena li ricever?! In cucina, il 3 luglio Non ti ho fatto aspettare molto, perch? Tante Felizia ha gi? mantenuto la sua promessa. Ho appena ricevuto una foto di famiglia di Oma. Ci sono molte persone nella foto! Oma aveva nove tra fratelli e sorelle. Cerco di trovare qualcosa di familiare, di comune, nei volti che ho davanti agli occhi. La nostra bisnonna ha lo stesso sorriso di Oma e di tre delle sue altre sorelle. Devo ammettere che questa foto mi ha appena confuso le idee. Mi aspettavo di trovare indizi che testimoniassero un’epoca patriarcale, ma ? piuttosto il contrario che percepisco: ? la nostra bisnonna che regna su tutta la trib?. Lo fa quasi in modo maestoso, con un lungo vestito nero, una spilla sul collo e qualcosa che sembra un diadema tra i capelli. Il nostro bisnonno, che certamente sfoggia con fierezza i suoi baffi e un abito elegante, rigido come il suo sorriso, non ? al centro, ma a lato, e anche se la sua posa ? dritta, l’aspetto ? dimesso. Oma ? seduta accanto a sua madre. Il suo viso rotondo mi ? familiare. Il sorriso giocoso, d’altro canto, ? sostenuto da uno sguardo sereno e calmo che mi ha sorpresa, tant’? vero che l’ho scritto a Tante Felizia: “Guarda che viso forte ha Oma! Incredibile!” Tante Felizia mi ha risposto che aveva avuto esattamente il mio stesso pensiero. Che cosa ? successo tra lo scatto della foto e il momento in cui l’abbiamo conosciuta? Dove si ? persa la sicurezza nello sguardo, nella linea di donne tra Oma e me? Ti lascio con questa domanda e alcune nuove previsioni meteorologiche: oggi a San Paolo la temperatura ? di soli 10°C! Ricordi gli inverni di San Paolo? Duravano solo due o tre giorni l’anno e, tuttavia, non succedeva tutti gli anni. Quei giorni erano una vera tortura. Ovviamente non c’era il riscaldamento nelle case, e anche quando indossavamo tutti i nostri maglioni a maniche lunghe uno sopra l’altro rabbrividivamo, perch? il freddo umido non perdona. Spero che evocare l’inverno in questo periodo torrido abbia rinfrescato un po’ il tuo spirito! 3 Mai un samba Appena arrivato a San Paolo, Opa apre i suoi bauli e tira fuori i gessi, il suo metro a nastro e le sue grandi forbici, appoggia gli accessori sul banco da lavoro e accende un sigaro prima di andare a scegliere tessuti da un fornitore di qualit?. Un anno e mezzo dopo, quando accoglie Oma a Santos, il suo laboratorio sta gi? andando molto bene. Forse invita la sua fidanzata a bere un bicchiere di Caipirinha in un bar del porto per celebrare l’inizio della loro nuova vita? Accennano qualche passo di samba sulla banchina? Si siedono sulla sabbia calda per un attimo e Opa mette un braccio sulla spalla di Oma? Ammirano forse le onde che s’inseguono sulla spiaggia sussurrandosi all’orecchio i sogni che sperano di realizzare in questo immenso paese pieno di promesse? No. Prendono il primo autobus per San Paolo. Non c’? tempo per sognare. Opa deve tornare al lavoro. ? un lavoratore instancabile. Dal mattino alla sera, in piedi nel suo laboratorio, con le sue grandi forbici da sarto in mano, taglia instancabilmente chilometri di tessuto. Le forbici, i gessi e il metro a nastro, non vengono riposti fino al calar della notte, quando dichiara: “Feierabend”, l’ora in cui si smette di lavorare la sera. Poi va in cucina, dove Oma gli ha preparato l’Abendbrot, il pasto serale, con il Leberwurst, la salsiccia di fegato, e il Pumpernickel, un pane fatto con semi di segale macinati. Il pane tipico degli Alemaos patatas, come vengono chiamati i brasiliani di origine tedesca. Il Pumpernickel ? probabilmente il pane pi? scuro e pi? amaro al mondo. No, Opa e Oma non mangiano pane bianco tutti i giorni e non lo faranno mai, n? letteralmente n? figurativamente, e non ? per mancanza di mezzi, perch? il denaro sta iniziando ad accumularsi. Molto rapidamente, Opa si ? ritrovato a capo di un atelier con una dozzina di dipendenti. Persino il pi? semplice gilet ? realizzato in modo impeccabile e il portafoglio degli ordini trabocca. Oma e Opa continuano a vivere modestamente, senza permettersi vacanze, n? Caipirinha sulla spiaggia o lezioni di samba. I sospiri di Oma Nonostante i progressi dell’atelier, Oma sospira spesso e “Ach… wenn die Inflation nicht w?re …” diventa uno dei suoi sospiri pi? frequenti. Le sue paure sono giustificate, perch? il Brasile ? un paese specializzato in inflazione. Certamente non si vedono carriole piene di cruzados per le strade e siamo ancora lontani dalle montagne di marchi circolanti in Germania negli anni ’20, ma dall’avvento dei supermercati si vedranno spesso dipendenti vagare tra i vari reparti con l’etichettatrice in mano, che attaccano freneticamente i nuovi prezzi sulle etichette divenute obsolete. Nei periodi peggiori, i prezzi cambiano pi? volte al giorno. Allora che fare? Spendere i soldi prima che perdano il loro valore? No. Per Opa e Oma, il denaro non ? stato inventato per essere speso, ma per essere risparmiato. A che serve accumulare banconote il cui valore si riduce di giorno in giorno? Occorre trasformarlo in qualcos’altro. Ed ? quello che fanno: alla fine della loro vita, Oma e Opa avranno costruito quattro case, belle e grandi, con magnifici giardini popolati da palme, azalee e ibisco. Ma una volta che la carta senza valore ? stata trasformata in solidi edifici, Oma ha molte ragioni in pi? per sospirare. Die Zinsen … Oma si chiede anche cosa potrebbe succedere se Opa si ammalasse, se il lavoro finisse, se i comunisti, o peggio, i maoisti assumessero il potere. Non si dice anche che navi da guerra cinesi siano gi? apparse di fronte al pi? grande porto del paese, aspettando solo un cenno da parte dei loro accoliti brasiliani, per sbarcare? Oltre all’inflazione, al mutuo e ai maoisti, Dio stesso ? una grande fonte di paura e di sospiri per Oma. Oma ha molta paura dell’inferno. Per mettere tutte le opportunit? dalla sua parte ed evitare l’inferno come destinazione finale, cerca di andare a messa ogni domenica e quando perde il suo incontro domenicale per un motivo o per l’altro, trascorre la giornata sospirando. Fortunatamente tutte queste paure sono in qualche modo scongiurate dall’esistenza di un Schutzengel, il suo angelo custode. Molto pi? avanti nel tempo, mi consiglier? caldamente di pregare il mio ogni sera, mettendo nelle mie preghiere anche un piccolo pensiero per lei. Dalla fine degli anni ‘30, avr? ragioni terribili per sospirare. Le notizie che arrivano dalla famiglia che ? rimasta in Germania sono pessime. Una delle sorelle di Oma ? arrestata dai nazisti. Anche la causa del suo arresto ? un sospiro. Ha sospirato in una cantina, dove aveva trovato rifugio dalle bombe. Un sospiro contro la guerra, uno contro il governo, e una vicina l’ha denunciata. Alcuni fratelli e cognati stanno combattendo sul fronte russo. Ci sono prigionieri, morti, dispersi. Un’altra sorella si ritrova vedova poche settimane dopo il matrimonio e la partenza di suo marito per la Russia. Anche se in Brasile Opa e Oma sono al riparo dal nazismo e dalla guerra, la situazione per gli immigrati tedeschi non ? molto bella. Il Brasile combatte dalla parte degli Alleati e l’insegnamento del tedesco ? proibito nella scuola dei primi due figli di Oma e Opa: Flora, la loro figlia maggiore, e Hermann, il figlio. Fedelmente Anna, nostra madre, nasce nel 1944 apparentemente per una distrazione dello Schutzengel di Oma, poich? si ritrova di nuovo incinta senza volerlo. Anna ? la pi? giovane. Ha sei anni in meno di suo fratello e dodici in meno di sua sorella maggiore. ? una ragazza vivace, intelligente, piena di energia che fa facilmente amicizia e ama ballare e divertirsi. Ha una cagnolina, Suzy, che adora e che la segue in ogni suo viaggio. Non ? l’unico animale che la segue fedelmente. Anche una delle galline di Oma (s?, Oma alleva galline nel loro giardino, proprio in centro a San Paolo) si ? attaccata alla piccola Anna e la segue ovunque. Quando Oma, tra i sospiri, ricorda ad Anna che non ? una bambina voluta, Anna risponde cocciutamente che non le importa, che lei ? l?, e basta! E se ne va, con la sua piccola Suzy tra le braccia, a trovare i suoi amici e le sue amiche per le strade del quartiere. Con i piedi nella piscina dei bambini, 4 luglio Ciao FM, Oggi ? il tuo compleanno. Stamattina mi sono svegliata con il piccolo desiderio di odiarti un po’, e pu? essere divertente. Gi?. Chi ha detto che per essere felici, in pace, devi amare, perdonare, e blablabla? No. Per essere in pace, a volte ? necessario sapere come odiare. Tutti i miei migliori auguri per il tuo compleanno, FM. Ridammi mio fratello! Ne ho avuto solo uno. Avrei finalmente il coraggio di darti un bacio? Forse no. Non siamo mai stati molto espansivi nella nostra famiglia. Ma io e mio fratello, insieme, ci saremmo potuti arrivare, forse. Mi chiedo se stai spegnendo le candeline sulla torta con pap?, mamma, TF, i tuoi tre figli A, B, C… Forse la mamma ti ha preparato un Kouglof marmorizzato. Oppure al cioccolato? Quale preferisci? Io preferisco quello marmorizzato. Soprattutto la parte al cioccolato. A mio fratello piacevano entrambi. No, non tu. MF, Mio Fratello. Quello che avrebbe potuto aiutarmi con abbracci fraterni. Ma non siamo a questo punto… State parlando di me? Chiss?. La mamma, seduta su una sedia da giardino, con un fl?te di champagne in mano e le gambe accavallate, si lancerebbe probabilmente in un: “Oh! Perch? Mathilde ? cos? complicata?... Perch? non accetta semplicemente le cose…”. Poi berrebbe un sorso di champagne e, con un lungo sospiro, esclamerebbe: “Non c’? niente da fare, ? cos?!”. A volte sogno uno scenario diverso: la mamma parla della mia tristezza, del mio desiderio di avere una famiglia unita, di Bastien che vorrebbe giocare con i suoi cugini. Ma la mamma, vedendo che non cambiate idea (voi non cambiate mai idea), si arrenderebbe rapidamente, con un “Allora pazienza…”. Pap? insisterebbe un po’, menzionerebbe forse uno o due dei miei tratti positivi. Quali? Oh, non saprei. Ma non ci credo veramente. Non hai nemmeno risposto alle mie scuse per il torto che penso di aver avuto nella nostra discussione. Con il tuo silenzio mi hai mostrato molto chiaramente che non vuoi pi? saperne di me. A te non piacciono i cambiamenti di opinione. Me lo hai detto abbastanza spesso, citandomi come esempio. Come un cattivo esempio, ovviamente. E tu sei il leader indiscusso di una squadra unita. Ti auguro un compleanno felice come meriti. Con i piedi nella piscina per bambini, 5 luglio Ciao FM, Mi sono interrotta molto bruscamente nel mio racconto della storia della piccola Anna. S?, la piccola Anna, cos? carina quando andava a incontrare i suoi amici nelle strade di San Paolo, con il suo cane Suzy tra le braccia. Posso confidarmi con te? S?, certo, mi dirai tu senza dubbio. Me lo hai detto spesso che io dovrei fidarmi di te. Bene. Allora mi fider? ancora di te, ma sono un po’ preoccupata. Preoccupata? Di cosa ho paura? Dovrei iniziare senza tante storie, cosa sto aspettando, ancora? No, FM. Questa volta non ti ascolter?. Mi prender? il tempo necessario e andr? avanti con cautela. Cercher? le parole giuste, cercher? di essere giusta, senza indulgenza ma anche senza giudizio. Mi accontenter? di raccontare, perch? anche per raccontare un episodio banale non ? facile trovare le parole giuste. Ci sono situazioni in cui anche questa pu? essere una missione impossibile. Beh, quasi. Ci prover? ancora, ma per favore, non interrompermi e lasciami arrivare alla fine. L’episodio inizia con la malattia di Opa. Non so esattamente cosa avesse. So solo che aveva subito un intervento chirurgico qualche tempo prima e che era ancora in ospedale. Puoi forse immaginare che in Brasile, a quel tempo - i miei calcoli fanno risalire l’episodio alla fine degli anni ‘40, inizio degli anni ‘50 - non esisteva un’assicurazione sanitaria o un’assicurazione per la perdita di guadagno. L’intervento chirurgico di Opa, pertanto, non solo ha generato costi dovuti alla sua malattia e all’operazione, ma ha anche rappresentato una notevole perdita di guadagni. Tanto pi? notevole poich? Opa era un lavoratore instancabile. Oma aveva quindi paura, molta paura. Che cosa avrebbe fatto da sola, con i suoi tre figli, se la malattia di Opa fosse continuata, se Opa fosse rimasto in ospedale a lungo, se non fosse tornato al lavoro presto, se il laboratorio avesse dovuto chiudere, se non avessero avuto pi? entrate, se l’inflazione avesse portato via tutto il valore del denaro che conservavano in banca, se non avessero pi? potuto rimborsare il Zinsen, e se Opa non si fosse ripreso affatto? Oma quindi perse ogni fiducia nel suo Schutzengel. Che cosa era successo? Non lo so. Ci fu un evento particolarmente difficile quel giorno, una ragione che potrebbe spiegare la disperazione di Oma? ? tutto quello che so. E tu? Non credo che la mamma ci abbia dato molti dettagli. Quello che so ? che Oma attravers? la strada con la piccola Anna per mano. Anna, nostra madre, ancora molto piccola. Oma non correva come la mamma avrebbe fatto con noi pi? avanti, per evitare le macchine. No. Se Oma si era messa a correre quel giorno era per la ragione opposta. Stava correndo per essere investita da un’auto. S?. Voleva farla finita. "Morire". E voleva portare con s? la piccola Anna. Lo sapevi? A quanto pare lo Schutzengel ? intervenuto in extremis, perch? non si verific? alcun incidente. Oma e la piccola Anna furono salvate perch? l’auto riusc? a frenare in tempo? Oppure Oma si era ritirata all’ultimo momento, tirando la piccola Anna verso di s? con un gesto improvviso ma salvifico? Non lo so. E tu sai cosa successe esattamente? Preferisco fermarmi qui per oggi, FM. I miei pensieri rimangono su nostra madre, la piccola Anna, che aveva dato la sua manina con fiducia a sua madre... Non posso pi? scriverti con il tono fiducioso che pensavo di aver finalmente ritrovato in questi ultimi tempi. All’improvviso mi sento pi? fragile. Tuttavia ho imparato recentemente che, quando ti senti fragile, ? meglio cercare la compagnia di coloro di cui ti fidi, FM. Ti lascio, quindi. Piedi nella piscina per bambini, 6 luglio Eccomi di nuovo. Un po’ pi? coraggiosa e valorosa forse, ma non molto. Avr? comunque bisogno di coraggio, perch? quando sento intorno a me l’ingiustizia o una mancanza di amore che catturano la mia attenzione e mi allontanano dal mio cammino tendo a lasciarmi distogliere troppo rapidamente dal mio progetto. Nonostante le difficolt?, cercher? di mantenere la rotta. Sar? quindi necessario essere fermi, forse stringere un po’ i denti. Ma non oggi. ? troppo presto. Sto solo per dirti che la piccola Anna, quella che ballava senza preoccuparsi degli sguardi degli altri, a un certo punto ? cambiata. Riusciva ancora a prendere in giro le suore cattoliche della sua scuola e i suoi compagni troppo per bene, quelli che obbedivano troppo docilmente alle regole delle suore. Suore malvagie che selezionavano con cura le ragazze meglio vestite per lo spettacolo di fine anno. Ma era intervenuto in lei un nervosismo che prima non c’era. Era sempre stata una brava studentessa, ma d’ora in avanti avrebbe voluto essere sempre perfetta. Non si permetteva pi? di fare errori: un voto basso le toglieva il sonno. Aveva ancora molti amici, ma aveva smesso di raccontare loro tutto. Le ragazze mai Anna, ora una ragazza, adora i tessuti preziosi. Nell’atelier di suo padre, un alveare in cui le macchine da cucire ronzano costantemente, non mancano tessuti di qualit?. Per il suo compleanno, la giovane Anna vorrebbe che suo padre le confezionasse dei pantaloni aderenti, alla moda. Nonostante le sue ripetute richieste, per?, non riceve altro che una tavoletta di cioccolata. Ha diritto a un solo paio di pantaloni l’anno e non si tratta mai di pantaloni aderenti. Di domenica, la giovane Anna ? obbligata a partecipare alla messa. Dopo la messa, l’intera famiglia va al Kolpinghaus , dove gli uomini si rimboccano le maniche attorno al Kegelbahn , mentre le donne si riuniscono intorno a Kaffee und Kuchen . La maggior parte delle volte, Anna gioca a pallavolo con le sue amiche. Sul terreno, in pieno sole, fa caldo, ma il vento soffia tra i suoi capelli fradici e lei si sente bene. Anna ? un’eccellente giocatrice, lancia la palla con uno slancio che potrebbe sembrare di rabbia, soprattutto perch? accompagna sempre il lancio con un grido, ma che non ? rabbia, no, si difende quando le viene fatto notare. ? un grido di felicit?. Il suo tiro colpisce forte nel campo avversario e guadagna punti per la sua squadra. La domenica finisce con il ballo. ? l’epoca del Rock’n’Roll. Anna, con il viso ancora rosso dopo la doccia, ancora travolta dallo slancio della pallavolo, dalle urla e dai punti conquistati per la sua squadra, ha un solo desiderio: quello di lanciarsi in pista e lasciarsi trasportare dalla musica. Adora ballare. Prima di ballare, per?, deve aspettare. Aspetta facendo finta di non aspettare. Fingendo di non preoccuparsene. Non guarda la pista, ma tiene in mano il bicchiere di Coca-Cola con l’aria di chi ? felice di tenere il bicchiere e dondolare solo un po‘ al suono del Rock’n’Roll, non troppo forte, fino a quando finalmente un ragazzo si decide a invitarla. Spetta sempre ai ragazzi scegliere la partner. Mai il contrario. Dopo la scuola, Anna sogna di diventare una dottoressa, ma Opa e Oma non sono d’accordo. Unm?glich . “A che serve studiare?” le dice Oma, “Comunque, ti sposerai e avrai dei figli.” Potr? studiare se promette che rinuncer? a sposarsi, che non si sposer? mai! La giovane Anna, per?, che in vista dei suoi studi medici ha gi? memorizzato i nomi delle duecentosei ossa dello scheletro umano, non pu? imbrogliare e promette, ma dicendo tra s? e s?: “vedremo”. Suo fratello Hermann non ha le stesse ambizioni. Scuola, studi, universit?, non fanno per lui. Tuttavia, se volesse, potrebbe. Incondizionatamente. Oma e Opa lo sosterrebbero, lo aiuterebbero finanziariamente, lo incoraggerebbero. Grazie ai suoi buoni risultati scolastici, alla sua padronanza del tedesco e dei corsi da segretaria, la giovane Anna viene assunta dalla Volkswagen come assistente. Ma a lei questo non basta. Anna ? ambiziosa e ama imparare. Con il suo primo stipendio, non si compra ancora gli ambiti pantaloni aderenti, ma si iscrive a un corso serale, che frequenta assiduamente. Non appena ottiene un nuovo diploma, lo mostra al suo capo, che le d? un lavoro pi? interessante. Riesce cos? a occupare posizioni sempre pi? importanti nelle filiali brasiliane di Volkswagen e Mercedes-Benz. Nonostante il successo, Anna ? spesso ansiosa. Nonostante le congratulazioni dei suoi capi, nonostante il suo lavoro impeccabile, lei deve essere perfetta. Il minimo errore le impedisce di dormire per una notte intera. A quel tempo, Anna vive ancora con i suoi genitori. Durante il fine settimana fa visita a sua sorella Flora, pi? grande di dodici anni. Flora ? sposata con Markus, un imbianchino molto gioviale. Hanno due figli, Linus e Amelia, che Anna adora. Ogni volta che viene a trovarli, li copre di regali. Le piace portare loro dei vestiti. Pantaloncini blu navy per Linus, abitini in velluto bord? per Amelia. Li sceglie sempre con cura, nei migliori tessuti. Un giorno, un dramma terribile colpisce la famiglia. Flora aspetta il suo terzo figlio, ma poco prima della data prevista per il parto, si ferisce. Un lieve infortunio le cui conseguenze sono per? drammatiche: Flora muore di tetano pochi giorni dopo la nascita di suo figlio Oscar. Ormai Oma trascorre interi pomeriggi seduta a piangere sul divano, con il piccolo Oscar tra le braccia. Anna continua spesso a prendersi cura dei suoi nipoti, li porta in giardino a giocare a pallone o in spiaggia nei fine settimana. Deve ancora lavorare per alcuni anni prima di realizzare il suo sogno: visitare la sua famiglia in Germania e conoscere il paese di origine dei suoi genitori. Ma un giorno riesce non solo a trovare un lavoro interessante presso il consolato brasiliano a Monaco, ma anche a risparmiare l’equivalente dello stipendio di un mese per pagarsi un biglietto aereo. Конец ознакомительного фрагмента. Текст предоставлен ООО «ЛитРес». Прочитайте эту книгу целиком, купив полную легальную версию (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=63533031&lfrom=688855901) на ЛитРес. Безопасно оплатить книгу можно банковской картой Visa, MasterCard, Maestro, со счета мобильного телефона, с платежного терминала, в салоне МТС или Связной, через PayPal, WebMoney, Яндекс.Деньги, QIWI Кошелек, бонусными картами или другим удобным Вам способом.
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