Êàêîå, â ñóùíîñòè, íåëåïîå çàíÿòèå ïèñàòü ñòèõè: ......................è "ãëàç ëóíû", è "ñîëíöà äèñê" êàê ìèð ñòàðû. ............................Äóøè øèðîêèå îáúÿòèÿ òîëïå íàâñòðå÷ó ðàñïàõíóòü... - ................................................ïîäîáíûé ðèñê ê ÷åìó òåáå? - ........................Ãëóõîé ñòåíîé - íåïîíèìàíèå; ðàçäàâëåí òÿæåñòüþ

Il Killer Pagliaccio

Il Killer Pagliaccio Blake Pierce “Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama ? molto avvincente e vi catturer? per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terr? svegli fino all’ultima pagina.”--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa) IL KILLER PAGLIACCIO (Gli Inizi di Riley Paige—Libro Due) ? il libro #2 in una nuova serie di thriller psicologici, di Blake Pierce, autore di serie di successo, il cui bestseller gratuito Il Killer della Rosa (Libro #1) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle.La brillante tirocinante dell’FBI Riley Paige, a soli 22 anni, si sforza di interpretare gli enigmi del sadico serial killer, definito dai media come “killer pagliaccio”; ma diventa una questione personale, quando si ritrova anche lei nel mirino, ed ? costretta a battersi per la propria vita.La neolaureata Riley Paige ? accettata nel prestigioso programma estivo di tirocinio dell’FBI, ed ? determinata a farsi valere. Impegnata nei vari dipartimenti dell’FBI, pensa che sar? un’estate tranquilla, finch? un serial killer tiene Washington col fiato sospeso. Denominato il “killer pagliaccio”, veste e trucca le sue vittime da pagliacci, e si prende gioco dell’FBI con  allettanti enigmi, che lancia tramite i media. Pertanto tutti si chiedono: ? lui stesso un pagliaccio?Sembra che soltanto Riley abbia la mente abbastanza brillante per decodificare le soluzioni. Eppure, il suo viaggio nella mente del killer ? troppo cupo, e la battaglia si rivela troppo personale, perch? la giovane ne esca fuori incolume. Riuscir? a vincere questo mortale gioco del gatto col topo?Un thriller ricco di suspense mozzafiato, IL KILLER PAGLIACCIO ? il libro #2 in una nuova affascinante serie, che vi terr? incollati alle pagine fino a notte tarda. Condurr? i lettori a 20 anni prima, all’inizio della carriera di Riley, e si completa perfettamente con la serie che comincia con  IL KILLER DELLA ROSA (Un Mistero di Riley Paige), che include ben 13 libri e a seguire. Il libro #3 nella serie de GLI INIZI DI RILEY PAIGE sar? presto disponibile. IL KILLER PAGLIACCIO (GLI INIZI DI RILEY PAIGE—LIBRO 2) B L A K E P I E R C E TRADUZIONE ITALIANA A CURA DI IMMACOLATA SCIPLINI Blake Pierce Blake Pierce ? l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che comprende tredici libri (e altri in fase di pubblicazione). Blake Pierce ? anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta da nove libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, che include sei libri; e della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE, composta finora da cinque libri; e della nuova serie dei misteri de GLI INIZI DI RILEY PAIGE, che comincia con LA PRIMA CACCIA. Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com/) per saperne di pi? e restare in contatto. Copyright © 2018 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potr? essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, n? potr? essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook ? concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potr? essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non ? stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa ? un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, societ?, luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, ? frutto di una pura coincidenza. L’immagine di copertina ? di propriet? di Artem Oleshko, usata su licenza di Shutterstock.com. LIBRI DI BLAKE PIERCE I THRILLER PSICOLOGICI DI CHLOE FINE LA PORTA ACCANTO (Libro #1) LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2) I GIALLI DI KATE WISE SE LEI SAPESSE (Libro #1) GLI INIZI DI RILEY PAIGE LA PRIMA CACCIA (Libro #1) IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2) ADESCAMENTO (Libro #3) I MISTERI DI RILEY PAIGE IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1) IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2) OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3) IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4) KILLER PER CASO (Libro #5) CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6) MORTE AL COLLEGE (Libro #7) UN CASO IRRISOLTO (Libro #8) UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9) IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10) LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11) VITTIME SUI BINARI (Libro #12) MARITI NEL MIRINO (Libro #13) IL RISVEGLIO DEL KILLER (Libro #14) I MISTERI DI MACKENZIE WHITE PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1) UNA NUOVA CHANCE (Libro #2) PRIMA CHE BRAMI (Libro #3) PRIMA CHE PRENDA (Libro #4) PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5) PRIMA CHE SENTA (Libro #6) PREMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7) PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8) PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9) BEFORE HE LONGS (Libro #10) I MISTERI DI AVERY BLACK UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1) UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2) UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3) UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4) UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5) CAUSE TO DREAD (Libro #6) I MISTERI DI KERI LOCKE TRACCE DI MORTE (Libro #1) TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2) TRACCE DI PECCATO (Libro #3) TRACCE DI CRIMINE (Libro #4) TRACCE DI SPERANZA (Libro #5) INDICE PROLOGO (#u2c5ba9b8-fca0-5eb4-9849-972f078010cf) CAPITOLO UNO (#u088aebad-ac24-5ff9-b66d-d76202621410) CAPITOLO DUE (#ucc0ca87a-d92a-5a0f-b37c-c37de703f942) CAPITOLO TRE (#u4dd85720-645a-50cf-a57a-824467af2db9) CAPITOLO QUATTRO (#ucad9d437-61b7-50eb-b75a-aa46ecfc9cab) CAPITOLO CINQUE (#udaae3768-8bcf-50eb-85f8-65ce18f2b6c8) CAPITOLO SEI (#u8487e5e8-5f59-59bb-ae32-ac32814620e6) CAPITOLO SETTE (#ufbaeb586-8bc0-517f-9280-1d9b05fa300b) CAPITOLO OTTO (#ud31d3d85-6a05-5cb5-b330-f911a1f74558) CAPITOLO NOVE (#ua91fb9f5-257d-5cf8-9339-29cc12f479aa) CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo) CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTITR? 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(#litres_trial_promo) CAPITOLO QUARANTAQUATTRO (#litres_trial_promo) PROLOGO Inizialmente, Janet Davis non riusc? a pensare ad altro se non al terribile dolore che le trapanava il cranio, come mille castagnette che suonavano fuori tempo. Aveva gli occhi chiusi. Quando prov? ad aprirli, rimase accecata da una forte luce bianca, e dovette chiuderli di nuovo. Quella luce era calda sul suo viso. Dove sono? si chiese. Dov’ero poco fa … prima che questo accadesse? Poi, cominci? a ricordare … Era andata fuori a scattare delle foto nelle paludi vicino al Lady Bird Johnson Park. L’estate era ormai troppo avanzata per poter ammirare la fioritura dei milioni di narcisi, ma le foglie di sanguinella erano di bel verde scuro, specie nelle ore vicine al tramonto. Si trovava al porto, impegnata a fotografare le figure indistinte delle barche ed il bel gioco del tramonto sull’acqua, quando aveva sentito dei passi avvicinarsi lentamente alle sue spalle. Prima di riuscire anche solo a voltarsi a guardare, aveva avvertito un forte colpo alla nuca, la macchina fotografica era volata via dalle sue mani, e … Immagino di aver perso conoscenza. Ma dov’era ora? Era troppo confusa per sentirsi davvero spaventata. Ma sapeva che presto la paura si sarebbe impadronita di lei. Lentamente, si rese conto di essere sdraiata supina sulla schiena, riversa su una superficie dura. Non riusciva a muovere le braccia e le gambe. Aveva le mani ed i piedi addormentati, per via delle catene strette intorno a polsi e caviglie. Ma la sensazione pi? strana era data dal movimento di dita sopra la sua faccia, che spalmavano qualcosa di morbido e umido sulla sua pelle bollente. Riusc? a pronunciare alcune parole. “Dove mi trovo? Che cosa stai facendo?” Non ricevendo alcuna risposta, gir? la testa, provando a sfuggire al fastidioso movimento delle dita appiccicose. Sent? il sussurro di una voce maschile … “Sta’ ferma.” Ma non aveva alcuna intenzione di restare immobile. Continu? ad agitarsi, finch? le dita si allontanarono. Sent? allora un rumoroso sospiro di disapprovazione. Poi, la luce si spost?, visto che non era puntata pi? direttamente sul suo viso. “Apri gli occhi” la voce ordin?. Obbed?. Luccicante di fronte a lei apparve la lama acuminata di un coltello da macellaio. La punta dell’oggetto si avvicin? sempre di pi? al suo viso, facendole incrociare gli occhi, tanto che vide la lama raddoppiare. Janet sussult?, e la voce sussurr? di nuovo … “Sta’ ferma.” S’immobilizz?, guardando direttamente in alto, ma uno spasmo di terrore fece contorcere tutto il suo corpo. La voce sibil? di nuovo un comando. “Ferma, ho detto.” Voleva che il suo corpo restasse fermo. Aveva gli occhi aperti, ma la luce era dolorosamente forte e calda e le impediva di vedere con chiarezza. Il coltello si allontan?, e le dita ripresero a spalmare, stavolta intorno alle labbra. Lei digrign? i denti, e riusc? proprio a sentirli digrignare insieme con terribile pressione. “E’ quasi fatta” la voce disse. Nonostante il calore, Janet stava cominciando a tremare completamente per la paura. Le dita cominciarono a premere intorno ai suoi occhi, tanto che la donna fu costretta a richiuderli per impedire che vi finisse dentro la sostanza, qualunque essa fosse, che quell’uomo stava spalmando. Poi, le dita si spostarono dal suo viso e pot? riaprire di nuovo gli occhi. Ora, pot? visualizzare la sagoma di una testa dalla forma grottesca, muoversi sotto la luce accecante. Sent? un singhiozzo terrorizzato venire fuori dalla sua gola. “Lasciami andare” disse. “Ti prego, lasciami andare.” L’uomo non rispose. La donna si rese conto che armeggiava intorno al suo braccio sinistro: fiss? qualcosa di elastico intorno al bicipite per poi stringere fino a farle male. Il panico di Janet aument?, e prov? a non pensare a che cosa stava per accadere. “No” implor?. “Non farlo.” Poi, avvert? un dito sondare intorno alla piega del suo braccio, infine il dolore acuto di un ago che penetrava un’arteria. Janet emise un urlo di orrore e disperazione. Poi, quando sent? l’ago uscire, una strana trasformazione avvenne in lei. Le sue urla improvvisamente divennero … Risate! Rideva sfrenatamente, in maniera incontrollata, colma di una folle euforia che non aveva mai conosciuto prima. Ora si sentiva incredibilmente invincibile, e davvero forte e potente. Ma, quando prov? di nuovo a liberarsi dalle catene intorno ai polsi e caviglie, non ci riusc?. La sua risata mut? in una travolgente e selvaggia rabbia. “Lasciami andare” sibil?. “Lasciami andare, o giuro su Dio che ti uccido!” L’uomo esplose in una risatina sussurrata. Poi, inclin? la forma metallica della lampada, cos? che la luce finisse per puntare sul suo viso. Era il viso di un pagliaccio, dipinto di bianco con occhi enormi e bizzarri, e labbra disegnate di nero e rosso. Il respiro di Janet si blocc? nei polmoni. L’uomo sorrise, i denti di un lieve giallo, in contrasto col resto del viso dai colori cos? vivaci. Le disse … “Ti dimenticheranno.” Janet voleva chiedere … Chi? Di chi stai parlando? E tu chi sei? Perch? mi stai facendo questo? Ma, in quel momento, non riusciva neanche a respirare. Il coltello luccicava di nuovo di fronte al suo viso. Poi, l’uomo mosse la punta delicatamente lungo la guancia, fino al lato del suo viso, e poi sulla gola. Janet sapeva che sarebbe bastata la minima pressione e il coltello l’avrebbe dissanguata. Riprese a respirare, prima con brevi rantoli, poi aspirando grosse quantit? d’aria. Sapeva di rischiare l’iperventilazione, ma non riusciva a tenere il respiro sotto controllo. Sentiva il cuore batterle nel petto, e percepiva e sentiva il suo violento battito tra le orecchie aumentare sempre di pi?. Si chiese … Cosa c’era in quell’ago? Qualunque cosa fosse, i suoi effetti si sentivano sempre di pi?. Non poteva sfuggire a qualunque cosa stesse accadendo nel proprio corpo. Mentre il pagliaccio continuava ad accarezzarle il viso con la punta del coltello, mormor? … “Ti dimenticheranno.” Lei riusc? a dire con fatica … “Chi? Chi mi dimenticher??” “E chi lo sa” l’altro rispose. Janet realizz? che stava perdendo il controllo dei suoi pensieri. Fu inondata da ansia e panico irrazionali, folli sensazioni di persecuzione e vittimismo. Che cosa intende dire? Immagini di amici, familiari e colleghi di lavoro le passarono per la mente. Ma i loro sorrisi familiari e amichevoli mutarono in sogghigni di spregio ed odio. Tutti, lei pens?. Tutti mi stanno facendo questo. Ogni persona che abbia mai conosciuto. Ancora una volta, si sent? presa dalla rabbia. Non avrei mai dovuto fidarmi. Quel che era peggio, sentiva come se la sua pelle stesse letteralmente cominciando a muoversi. No, qualcosa stava strisciando sulla sua pelle. Insetti! comprese. Migliaia di insetti! Lott? contro le sue catene. “Toglimeli di dosso!” preg? l’uomo. “Uccidili!” L’uomo sogghign?, mentre continuava a guardarla, attraverso il suo trucco grottesco. Non offr? alcun aiuto. Sa qualcosa, Janet pens?. Sa qualcosa che io non so. Poi, mentre lo strisciare continuava, le venne in mente qualcosa … Gli insetti … Non stanno strisciando sulla mia pelle. Stanno strisciando sotto di essa! Prese a respirare a fatica e pi? in fretta, e i polmoni bruciavano, come se avesse corso a lungo. Il cuore le batteva ancora pi? dolorosamente. La testa stava per esploderle con un misto di emozioni violente: rabbia, paura, disgusto, panico e profonda perplessit?. L’uomo aveva iniettato migliaia, forse milioni di insetti nel suo sangue? Era anche solo possibile? Con una voce colma di rabbia ed autocommiserazione, chiese … “Perch? mi odi?” L’uomo sogghign? forte stavolta. Replic?: “Tutti ti odiano.” Janet stava ormai avendo problemi di vista; non le si stava offuscando ma la scena di fronte a lei sembrava contrarsi, rimbalzare e saltare. Le sembr? di sentire i suoi bulbi oculari roteare nelle orbite. Perci?, quando vide il volto di un altro pagliaccio, pens? di vederci doppio. Ma in pochi istanti not? … Questo volto ? diverso. Era dipinto con gli stessi colori, ma aveva forme alquanto differenti. Non ? lui. Sotto il trucco c’erano dei tratti familiari. Poi, comprese … Io. Sono io. L’uomo stava tenendo uno specchio contro la sua faccia. La faccia orribilmente vistosa che vedeva era la sua. Vedere quel volto contorto, triste eppure beffardo la riemp? di una ripugnanza che non aveva mai conosciuto prima. Ha ragione, pens?. Tutti mi odiano. Ed io sono la mia peggiore nemica. Come per condividere il suo disgusto, le creature sotto la sua pelle si muovevano velocemente come scarafaggi esposti alla luce del sole, ma senza un posto in cui correre e nascondersi. L’uomo mise via lo specchio e cominci? a passarle di nuovo la punta del coltello sul viso. Disse di nuovo … “Ti dimenticheranno.” Quando il coltello pass? sulla gola, lei comprese … Se mi taglia, gli insetti possono scappare. Naturalmente, la lama avrebbe anche ucciso lei. Ma questo le sembrava un piccolo prezzo da pagare, per liberarsi dagli insetti e da quel terrore. Sibil?… “Fallo. Fallo ora.” Improvvisamente, l’aria si colm? di una brutta e distorta risata, come se mille pagliacci stessero godendo della sua disperazione. La risata le fece battere il cuore ancora pi? dolorosamente e pi? forte. Janet sapeva che non avrebbe resistito ancora molto. E non voleva che lo facesse. Voleva che si fermasse al pi? presto possibile. Si ritrov? a contare i battiti … Uno, due … tre, quattro, cinque … sei … Ma i battiti divennero pi? rapidi e meno regolari al contempo. Per un momento si domand? che cosa sarebbe esploso per primo, il cuore o il cervello? Infine, avvert? l’ultimo battito del suo cuore, e il mondo si dissolse. CAPITOLO UNO Riley rise, quando Ryan le agguant? la scatola di libri che aveva in mano. Protest?: “Fammi portare qualcosa, OK?” “Pesa troppo” Ryan rispose, mettendo la scatola sullo scaffale vuoto. “Non dovresti sollevarla.” “Dai, Ryan. Sono incinta, non malata.” Ryan mise la scatola di fronte alla libreria e si pul? le mani. “Puoi portare fuori i libri e metterli sullo scaffale” le sugger?. Riley rise di nuovo, aggiungendo: “Vuoi dire che mi stai dando il permesso di aiutare a traslocare nel nostro appartamento?” Ryan ora sembrava imbarazzato. “Non ? quello che volevo dire” replic?. “E’ solo che, beh, mi preoccupo.” “E continuo a ripetertelo, non c’? nulla di cui preoccuparsi” lo rassicur? Riley. “Sono incinta solo da sei settimane, e mi sento benissimo.” Non voleva far cenno ad alcuni sporadici episodi di nausea mattutina. Finora, non erano stati molto gravi. Ryan scosse la testa. “Prova solo a non affaticarti, OK?” “Non lo far?” Riley disse. “Lo prometto.” Ryan annu? e torn? alla pila di scatole che dovevano ancora essere svuotate. Riley apr? lo scatolone di fronte a lei e cominci? a riporre i libri sugli scaffali. Era davvero felice di starsene semplicemente seduta a svolgere un compito semplice. Si rese conto che la sua mente aveva pi? bisogno di riposo rispetto al corpo. Gli ultimi giorni erano stati faticosi. Per l’esattezza le ultime due settimane. Il giorno della sua laurea in psicologia alla Lanton University aveva segnato un folle cambiamento. Proprio dopo la cerimonia, un agente dell’FBI l’aveva reclutata per il Programma Estivo di Tirocinio, della durata di dieci settimane. Subito dopo, Ryan le aveva chiesto di trasferirsi da lui, quando aveva cominciato il suo nuovo lavoro. La cosa fantastica era che il suo tirocinio e il nuovo lavoro di Ryan erano a Washington, DC. Perci?, non aveva dovuto fare una scelta. Almeno, non ? andato fuori di testa, quando gli ho detto che ero gi? incinta, pens?. In realt?, era sembrato felice quando lo aveva saputo. Si era dimostrato un po’ pi? nervoso all’idea di un bambino nei giorni fino alla laurea, ma, dopo tutto, Riley stessa era stata molto agitata per la questione. Quel pensiero sconvolgeva la sua mente. Stavano appena iniziando la loro vita insieme, e presto avrebbero condiviso la pi? grande responsabilit? che Riley potesse immaginare: crescere loro figlio. Dovremmo prepararci, Riley pens?. In quei momenti, si sentiva strana a riporre i vecchi testi di psicologia sulle mensole. Ryan aveva provato a indurla a venderli, e lei sapeva che, probabilmente, avrebbe dovuto farlo … Dio sa che abbiamo bisogno di ogni singolo centesimo che riusciamo ad ottenere. Eppure, sentiva che ne avrebbe avuto bisogno in futuro. Sebbene non sapesse ancora il perch? o per che cosa. Ad ogni modo, la scatola conteneva anche molti libri di legge di Ryan, e lui non aveva nemmeno considerato di venderli. Naturalmente, li avrebbe forse utilizzati per il lavoro: avvocato, alla prima esperienza, nello studio legale di Washington DC di Parsons e Rittenhouse. Quando la scatola fu vuota ed i libri tutti riposti nella libreria, Riley sedette sul pavimento ad osservare Ryan, che continuava senza sosta a spingere e riposizionare mobili, come se provasse a trovare il posto perfetto per ogni elemento. Riley soffoc? un sospiro … Povero Ryan. Sapeva che l’uomo non era molto felice di questo appartamento nel sottoscala. Aveva un appartamento pi? carino a Lanton, con gli stessi mobili che avevano portato qui: una bella collezione bohemian di oggetti di seconda mano. Per quanto la riguardava, gli oggetti di Ryan sembravano sposarsi piuttosto bene col nuovo appartamento. E, sebbene fosse di dimensioni ridotte, la cosa non la infastidiva affatto. Si era abituata alla sua stanza nel dormitorio di Lanton, perci? questo posto sembrava decisamente lussuoso, nonostante i tubi rivestiti, che attraversavano la camera da letto e la cucina. Era vero che gli appartamenti ai piani superiori erano molto pi? carini, ma questo era l’unico disponibile. La prima volta che Ryan l’aveva visto, aveva quasi rifiutato di prenderlo. Ma la verit? era che quello era il meglio che potessero permettersi. Avevano gi? tirato troppo la corda dal punto di vista economico. Ryan aveva esaurito la sua carta di credito, a causa delle spese del trasloco, della cauzione per l’appartamento e di tutto il resto, necessario per questo importantissimo cambiamento nelle loro vite. Ryan infine rivolse lo sguardo a Riley, e propose: “Che ne dici di fare una pausa?” “Certo” Riley rispose. Riley si alz? dal pavimento e si sedette al tavolo della cucina. Ryan prese un paio di bibite dal frigorifero e si sedette con lei. I due restarono in silenzio, e Riley si accorse subito che Ryan aveva qualcosa in mente. Poi, Ryan tamburell? con le dita sul tavolo e disse … “Uh, Riley, c’? una cosa di cui vorrei parlarti.” Sembra davvero una cosa seria, pens?. Ryan divenne di nuovo silenzioso, e aveva uno sguardo distante negli occhi. “Stai rompendo con me, non ? vero?” chiese. Stava scherzando, naturalmente. Ma Ryan non rise. Sembr? essersi a malapena accorto della domanda. “Huh? No, niente del genere, ? …” La sua voce si blocc?, e Riley si sent? davvero a disagio in quel momento. Che cosa succede? si chiese. Il lavoro di Ryan ? saltato per caso? Ryan guard? Riley negli occhi e disse … “Non ridere di me, OK?” “Perch? dovrei ridere?” Riley chiese. Un po’ tremante, Ryan si alz? dalla sedia e s’inginocchi? accanto a lei. E poi, Riley realizz? … Oh, mio Dio! Sta per farmi la proposta! E, come previsto, rise. Fu una risata nervosa, naturalmente. Ryan arross? profondamente. “Ti ho detto di non ridere” protest?. “Non sto ridendo di te” Riley disse. “Va’ avanti, di’ quel che vuoi dire. Sono piuttosto certa … beh, va’ pure avanti.” Ryan frug? nella tasca dei pantaloni e tir? fuori una scatolina nera. La apr? per rivelare un modesto ma grazioso anello di diamante. Riley non riusc? a trattenere un sussulto. Ryan balbett? … “Uh, Riley Sweeney, vorresti, vuoi sposarmi?” Provando invano a trattenere le risatine nervose, Riley riusc? a rispondere … “Oh, s?. Assolutamente.” Ryan estrasse l’anello dalla scatolina, e Riley protese la mano sinistra e lasci? che lo infilasse all’anulare. “E’ bellissimo” Riley disse. “Adesso alzati e siediti con me.” Ryan sorrise timidamente e si sedette al tavolo accanto a lei. “Inginocchiarmi ? stato eccessivo?” le chiese. “E’ stato perfetto” Riley replic?. “Tutto ? davvero … perfetto.” Guard? il piccolo diamante che portava all’anulare solo per un istante. L’effetto della risata nervosa inizi? a svanire, e la ragazza sent? un nodo formarsi in gola. Proprio non se lo era aspettato. Non aveva neppure osato sperarlo, almeno non cos? presto. Ma lei e Ryan erano insieme, in procinto di fare un altro enorme passo nelle loro vite. Mentre guardava la luce giocare sul diamante, ud? Ryan dire … “Un giorno ti comprer? un anello pi? bello.” Riley ebbe un moto di ribellione. “Non osare!” esclam?. “Questo rester? sempre il mio unico anello di fidanzamento!” Ma mentre continuava a fissare l’anello, inizi? a preoccuparsi … Quanto sar? costato? Come se le avesse letto la mente, Ryan interruppe i suoi pensieri … “Non preoccuparti per l’anello.” Il sorriso rassicurante di Ryan fece svanire la sua preoccupazione in un istante. Sapeva che non era uno sprovveduto, quando si trattava di denaro. Probabilmente aveva fatto un buon affare con quell’anello, ma non gli avrebbe mai chiesto maggiori dettagli. Riley vide Ryan rattristarsi, mentre il suo sguardo vagava intorno nell’appartamento. “Qualcosa non va?” gli chiese. Ryan emise un sospiro e rispose: “Costruir? una vita migliore per te. Lo prometto.” Riley si sent? stranamente scossa. Cos? gli chiese: “Che cosa c’? che non va, nella vita che abbiamo adesso? Siamo giovani e innamorati, e avremo un bambino e …” “Sai che cosa intendo” Ryan la interruppe. “No, credo di no” Riley replic?. Il silenzio cal? tra loro. Ryan sospir? di nuovo e disse: “Ascolta, domani comincio a lavorare con uno stipendio minimo. Non lo ritengo certo il pi? grande successo al mondo. Ma ? uno studio legale buono, e, se resto, salir? di livello e potrei anche diventare socio un giorno.” Riley lo fiss?. “Un giorno, certo” osserv?. “Ma ? gi? un grande inizio per te. E mi piace quello che abbiamo adesso.” Ryan alz? le spalle. “Non abbiamo molto. Abbiamo una sola auto, e mi servir? per andare a lavorare, il che significa …” Riley lo interruppe: “Il che significa che prender? la metro per andare al tirocinio ogni mattina. Che cosa c’? di male in questo?” Ryan si protese dall’altra parte del tavolo e le prese la mano. “Devi camminare per due isolati fino alla stazione della metro pi? vicina” le disse. “E questo non ? il quartiere pi? sicuro del mondo. L’auto si ? gi? rotta una volta. Non mi piace che tu debba andare laggi? da sola. Sono preoccupato.” Una strana e sgradevole sensazione cominci? ad impossessarsi di Riley. Ma non sapeva ancora identificarla. Riprese: “Non ti ? mai venuto in mente che questo quartiere mi piaccia davvero? Ho passato tutta la mia vita nella campagna della Virginia. Questo ? un cambiamento emozionante, un’avventura. Inoltre, sai che sono una tipa tosta. Mio padre era un capitano dei Marine. Mi ha insegnato come prendermi cura di me stessa.” Stava quasi per aggiungere … E sono sopravvissuta ad un attacco di un serial killer un paio di mesi fa, ricordi? Non solo era sopravvissuta a quell’attacco, ma aveva aiutato l’FBI a rintracciare il killer e a consegnarlo alla giustizia. Ecco perch? le era stata offerta l’occasione di partecipare al programma di addestramento. Ma sapeva che Ryan non voleva sentirne parlare. Il suo orgoglio maschile ne era incrinato. E Riley si rese conto di una cosa … Mi infastidisce davvero. Riley scelse con cura le parole, provando a non dire la cosa sbagliata … “Ryan, a dire il vero costruire una vita migliore per noi non spetta solo a te. Spetta ad entrambi. Dovr? impegnarmi anch’io. Avr? una mia carriera.” Ryan distolse lo sguardo, accigliato. Riley soffoc? un sospiro e comprese… Alla fine, ho detto la cosa sbagliata. Aveva quasi dimenticato che Ryan non approvava realmente il suo tirocinio estivo. Gli aveva ricordato che sarebbe durato soltanto dieci settimane, e che non si basava su un addestramento fisico. Avrebbe osservato gli agenti al lavoro, soprattutto al chiuso. Inoltre, forse avrebbe potuto ottenere un lavoro d’ufficio l? nella sede centrale dell’FBI. Di fronte a quelle prospettive, l’uomo si era mostrato pi? favorevole all’idea, ma non ne era certamente entusiasta. In realt? Riley non sapeva davvero che cosa il fidanzato preferisse per lei. Forse voleva che fosse una madre casalinga? In quel caso, prima o poi sarebbe rimasto deluso. Ma questo non era il momento per affrontare la questione. Non rovinare questo momento, Riley si disse. Guard? di nuovo il suo anello, e poi spost? lo sguardo su Ryan. “E’ bellissimo” disse. “Sono davvero felice. Grazie.” Ryan sorrise e le strinse la mano. Poi, Riley disse: “Allora, a chi daremo la notizia?” Ryan alz? le spalle. “Non lo so. Non abbiamo amici qui in citt?. Credo che dovremmo metterci in contatto con alcuni dei miei vecchi amici della scuola di legge. Forse tu potresti chiamare tuo padre.” Riley si accigli? alla sola idea. L’ultima volta che era andata a trovare il genitore non era finita bene. Il loro rapporto era sempre stato davvero complicato. E inoltre … “Non ha il telefono, ricordi?” Riley gli ramment?. “Vive da solo sulle montagne.” “Oh, s?” Ryan esclam?. “E i tuoi genitori?” gli chiese a questo punto. Il sorriso svan? leggermente dal volto di Ryan. “Scriver? loro al riguardo” rispose. Riley si sforz? per non chiedere … Perch? non chiamarli al telefono? Forse potrei parlare con loro. Non aveva mai incontrato i genitori di Ryan, che vivevano nella piccola cittadina di Munny, in Virginia. Sapeva che Ryan era cresciuto nella classe operaia, ed era molto ansioso di mettersi quella vita alle spalle. Si chiese se fosse imbarazzato da loro o … Sono io che lo metto in imbarazzo? Sanno che viviamo insieme? Approverebbero? Ma, prima che Riley potesse pensare al modo di introdurre l’argomento, il telefono squill?. “Forse potremmo lasciar fare alla segreteria” Ryan propose. Riley ci riflett? per un momento, mentre il telefono continuava a squillare. “Potrebbe essere importante” replic?. Raggiunse il telefono e sollev? la cornetta. Una voce maschile allegra e professionale disse: “Potrei parlare con Riley Sweeney?” “Sono io” rispose. “Sono Hoke Gilmer, il tuo supervisore del programma di addestramento dell’FBI. Volevo soltanto ricordarti …” Riley interruppe con entusiasmo: “S?, lo so! Sar? l? di primo mattino, alle sette in punto!” “Perfetto!” Hope rispose. “Non vedo l’ora di incontrarti allora.” Riley chiuse la telefonata e guard? Ryan, che aveva uno sguardo pensieroso. “Wow” esclam?. “Sta diventando tutto reale, non ? vero?” Riley comprese come si sentiva. Da quanto si erano trasferiti a Lanton, erano stati quasi sempre insieme. Invece, l’indomani, avrebbero cominciato entrambi un nuovo lavoro. Riley propose: “Forse abbiamo bisogno di fare insieme qualcosa di speciale.” “Grande idea” Ryan propose. “Forse potremmo andare al cinema, trovare un bel ristorante e …” Riley rise, prendendolo per la mano e facendolo alzare in piedi. “Ho un’idea migliore” replic?. Lo spinse in camera, dove caddero entrambi ridendo sul letto. CAPITOLO DUE Riley sentiva il respiro e il battito cardiaco accelerare, mentre camminava dalla fermata della metro fino all’enorme e bianco J. Egar Hoover Building. Perch? sono cos? nervosa? si chiese. Dopotutto, era riuscita a viaggiare per la prima volta da sola in una metropolitana, attraversando la citt? pi? grande che avesse mai visitato prima di trasferirsi l?. Prov? a convincersi che non era un grande cambiamento, che stava soltanto andando di nuovo a scuola, cos? come aveva fatto a Lanton. Ma non riusciva a fare a meno di sentirsi timorosa e intimidita. Innanzitutto, l’edificio si trovava sulla Pennsylvania Avenue, proprio tra la Casa Bianca e il Campidoglio. Lei e Ryan erano passati in auto davanti all’edificio all’inizio della settimana, ma in quel momento si rendeva semplicemente conto che stava andando l? ad imparare e a lavorare per le prossime dieci settimane. Sembrava quasi un sogno. Si diresse all’entrata principale, pass? attraverso l’atrio e l’accesso di sicurezza. La guardia all’ingresso trov? il suo nome su una lista di visitatori e le diede una targhetta identificativa da indossare. Poi, la invit? a prendere l’ascensore per scendere di tre piani fino ad una piccola aula. Quando Riley trov? l’aula e vi entr?, le furono consegnati dei fogli, che contenevano regole, norme ed informazioni che doveva leggere in seguito. Si sedette in mezzo a una ventina circa di altri tirocinanti, che sembravano avere all’incirca la sua et?. Sapeva che alcuni, come lei, si erano appena laureati al college; altri invece ancora no e sarebbero tornati al college in autunno. Molti tirocinanti erano uomini, e la maggior parte ben vestita. Si sent? un po’ insicura nel suo tailleur con pantaloni, che aveva acquistato in un negozio al risparmio di Lanton. Era il miglior completo da lavoro che possedesse, e sperava di apparire sufficientemente rispettabile. Poco dopo, un uomo di mezza et?, dall’aspetto curato, si posizion? di fronte ai tirocinanti seduti. Esord?: “Sono l’Assistente Direttore Marion Connor, e sono responsabile per il Programma Estivo di Tirocinio dell’FBI. Dovreste essere tutti molto orgogliosi di essere qui oggi. Siete un gruppo molto selezionato ed eccezionale, scelto tra migliaia di candidati …” Riley deglut? rumorosamente, mentre l’uomo continuava a congratularsi col gruppo. Migliaia di candidati! Quanto sembrava strano. La verit? era che non aveva nemmeno fatto domanda. Era semplicemente stata scelta per il programma non appena uscita dal college. Merito davvero di stare qui? si chiese. L’Assistente Direttore Connor present? al gruppo un agente pi? giovane, Hoke Gilmer, il supervisore all’addestramento, che aveva chiamato Riley il giorno prima. Gilmer chiese ai tirocinanti di mettersi in piedi, alzare la mano destra e pronunciare il giuramento dell’FBI. A Riley venne un nodo in gola, mentre pronunciava le parole … “Io, Riley Sweeney, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i nemici, stranieri e interni …” Dovette sbattere le palpebre per non piangere e prosegu?. Questo ? reale, si disse. Sta accadendo davvero. Non aveva idea di che cosa l’aspettasse da quel momento in poi. Ma era sicura che la sua vita non sarebbe pi? stata la stessa. Dopo la cerimonia, Hoke Gilmer port? gli studenti a fare un lungo giro del J. Edgar Hoover Building. Riley rimase sempre pi? stupita per via delle grandezza e complessit? dell’edificio, e per tutte le diverse attivit? che si svolgevano al suo interno. C’erano stanze destinate agli usi pi? svariati, un campo da pallacanestro, una clinica medica, una tipografia, molti tipi di laboratori e stanze adibite ad uso informatico, un poligono di tiro, e persino un obitorio e un’officina. Tutto la sconvolse. Alla fine del giro, il gruppo fu condotto alla mensa, all’ottavo piano. Riley si sent? esausta, quando mise il cibo sul proprio vassoio, non tanto per i chilometri che aveva percorso a piedi, ma per tutto quello che aveva visto e stava provando ad assorbire. Quanto di questa meravigliosa struttura poteva sperare di conoscere nelle settimane che avrebbe trascorso al suo interno? Voleva apprendere tutto ci? che poteva, quanto velocemente avrebbe potuto. E voleva iniziare subito. Mentre reggeva il vassoio, guardandosi intorno in cerca di un posto in cui sedersi, si sent? stranamente fuori posto. Gli altri tirocinanti sembravano gi? impegnati a fare amicizia e, seduti in gruppi, chiacchieravano entusiasti della giornata che stavano trascorrendo. Si disse che forse avrebbe dovuto sedersi tra alcuni dei colleghi giovani, presentarsi e conoscerli. Ma sapeva che non sarebbe stato facile. Spesso Riley si era sentita fuori posto, e fare amicizia e unirsi agli altri non era mai stata una cosa naturale per lei. E, al momento, si sentiva pi? timida di quanto ricordasse di essersi mai sentita. Ed era solo la sua immaginazione, o alcuni tirocinanti la stavano guardando e facendo commenti sotto voce su di lei? Aveva appena deciso di sedersi da sola, quando sent? una voce accanto a lei. “Sei Riley Sweeney, non ? vero?” Si volt? e vide un giovane che aveva catturato la sua attenzione nell’aula e durante il giro. Non era riuscita a fare a meno di notare il suo fascino: un po’ pi? alto di lei, robusto ed atletico, con corti capelli ricci e un sorriso piacevole. Il completo che indossava sembrava costoso. “Um, s?” Riley rispose, sentendosi improvvisamente sempre pi? timida di prima. “E tu … ?” “John Welch. Piacere di conoscerti. Ti direi di stringerci le mani, ma …” Lui accenn? ai vassoi che entrambi stavano trasportando, e accenn? una risata. “Vorresti sederti con me?” le chiese. Riley si augur? di non arrossire. “Certo” gli rispose. Si sedettero ad un tavolo l’uno di fronte all’altra e cominciarono a mangiare. Riley chiese: “Come conosci il mio nome?” John sorrise maliziosamente e disse: “Scherzi, vero?” Riley rimase stupita. Si sforz? di non rispondere… No, non scherzo. John alz? le spalle e disse: “Qui tutti sanno chi sei. Immagino che si possa dire che la tua reputazione ti procede.” Riley pos? lo sguardo su alcuni degli altri studenti. Come previsto, erano ancora intenti a guardarla e a scambiarsi commenti sottovoce. Riley cominci? a capire … Devono sapere che cos’? successo a Lanton. Ma quanto sapevano? Ed era un bene o un male? Certamente non aveva preso in considerazione la possibilit? di avere una “reputazione” tra i tirocinanti. L’idea la imbarazzava profondamente. “Di dove sei?” gli chiese. “Proprio di qui, Washington DC” fu la risposta. “Mi sono laureato in criminologia questa primavera.” “Che universit??” fu ora la domanda di Riley. John arross? leggermente. “Um … George Washington University” rispose. Riley spalanc? gli occhi al nome di un college cos? costoso. Dev’essere ricco, pens?. Sentiva anche che lui si sentiva un po’ a disagio per questo. “Wow, una laurea in criminologia” esclam?. “Io sono laureata in psicologia. Sei in vantaggio rispetto a me.” John rise. “Rispetto a te? Penso di no. Voglio dire, probabilmente sei l’unica tirocinante nel programma con una vera esperienza sul campo.” Ora Riley si sent? davvero sbalordita. Esperienza sul campo? Non aveva pensato a quanto accaduto a Lanton come un’“esperienza sul campo”. John continu?: “Beh, hai gi? aiutato a trovare e catturare un vero serial killer. Non riesco ad immaginare a come debba essere stato. Ti invidio, sul serio.” Riley si accigli? e divenne silenziosa. Non voleva dirlo, ma l’invidia sembrava un’emozione molto inappropriata da provare per quanto aveva vissuto. Che cosa pensava John fosse successo durante quelle terribili settimane a Lanton? Aveva idea di che cosa avesse provato a trovare i cadaveri delle sue migliori amiche, con le gole brutalmente squarciate? Sapeva quanto si fosse sentita terrorizzata e distrutta dal dolore e anche quanto si sentisse in colpa? Era ancora perseguitata dal pensiero che la sua coinquilina, Trudy, sarebbe stata ancora viva, se Riley avesse semplicemente fatto un lavoro migliore prestandole attenzione. E aveva idea di quanto fosse stato terribile per lei cadere nelle grinfie del killer? Riley bevve un sorso della sua bibita e infilz? il cibo con una forchetta. Poi, disse: “E’ stato … beh, non ? stato come potresti pensare. E’ soltanto qualcosa che ? successa.” Ora John le rivolse uno sguardo colmo di vera preoccupazione. “Scusa” disse. “Immagino che tu non voglia parlarne.” “Forse un’altra volta” Riley replic?. Cadde uno strano silenzio. Non volendo essere scortese, Riley cominci? a fare delle domande a John sulla sua vita. Quest’ultimo sembr? riluttante a parlarne, ma riusc? a tirargli fuori delle risposte. I genitori di John erano entrambi noti avvocati, pesantemente coinvolti nella politica di Washington DC. Riley rimase colpita, non tanto dall’ambiente benestante in cui era cresciuto John, ma dal modo in cui aveva scelto un percorso diverso da tutto il resto della famiglia. Invece di perseguire una carriera prestigiosa in legge e politica, John si era dedicato ad una vita pi? umile di servizio nelle Forze dell’Ordine. Un vero idealista, Riley pens?. Si ritrov? a confrontare lui e Ryan, che stava provando a mettersi alle spalle le sue umili origini, diventando un avvocato di successo. Naturalmente, ammirava l’ambizione di Ryan. Era una delle cose che amava di lui. Ma non pot? fare a meno di ammirare anche John, per le scelte che stava facendo. Mentre continuavano a parlare, Riley sent? che John stava cercando di sedurla. Sta flirtando con me, intu?. Fu un po’ colpita da questo atteggiamento. La sua mano sinistra era pienamente visibile sul tavolo ed il ragazzo poteva senz’altro vedere il suo nuovo anello di fidanzamento. Doveva dire di essere fidanzata? In qualche modo, sentiva che forse sarebbe stato strano, specialmente se si fosse sbagliata. Forse non sta affatto flirtando con me. Poco dopo, John cominci? a farle delle domande, assicurandosi di non toccare l’argomento degli omicidi di Lanton. Come sempre, Riley evit? determinate questioni: il suo travagliato rapporto col padre, i suoi ribelli anni adolescenziali, e in particolare come avesse assistito all’omicidio di sua madre quando era ancora una bambina. Riley si accorse del fatto che, a differenza di Ryan o John, non aveva davvero molto da dire sulle proprie speranze per il futuro. Che cosa dice questo di me? si chiese. Infine, parl? del suo rapporto d’amicizia con Ryan, che era culminato nel loro fidanzamento solo il giorno prima, sebbene non avesse fatto cenno alla gravidanza. Non not? alcun particolare cambiamento nel comportamento di John. Immagino che sia proprio affascinante per natura, pens?. Fu sollevata al pensiero di essere saltata alle conclusioni e che non stesse affatto flirtando con lei dopotutto. Era un brav’uomo, e lei non vedeva l’ora di conoscerlo meglio. Infatti, era piuttosto sicura che John e Ryan sarebbero andati d’accordo. Forse, qualche volta, sarebbero potuti uscire tutti insieme. Quando i tirocinanti terminarono il loro pasto, Hoke Gilmer li radun? e li condusse in una grande spogliatoio, pochi piani pi? in basso, in quello che sarebbe stato il loro quartier generale per la durata delle dieci settimane. Un agente pi? giovane, che assisteva Gilmer, assegn? a ciascuno dei tirocinanti un armadietto. Poi, tutti si sedettero ai tavoli al centro della stanza, e l’agente pi? giovane cominci? a distribuire dei cellulari. Gilmer spieg?: “Presto entreremo nei ventunesimo secolo, e all’FBI non piace restare indietro con le nuove tecnologie. Non distribuiremo dei cercapersone quest’anno. Alcuni di voi hanno gi? un cellulare, ma vogliamo che ne abbiate uno separato specifico per l’FBI. Troverete le istruzioni nel vostro pacchetto d’orientamento.” Poi, Gilmer rise aggiungendo: “Spero che sar? pi? facile per voi imparare ad usarli di quanto lo sia stato per me.” Anche alcuni tirocinanti risero, mentre presero i loro nuovi giocattoli. Il telefono di Riley sembrava stranamente piccolo nella sua mano. Era abituata ad avere dei telefoni fissi pi? grandi a casa, e non aveva mai utilizzato un cellulare in vita sua. Sebbene avesse usato i computer a Lanton, e alcuni amici avessero dei cellulari, lei continuava a non possederne uno. Ryan aveva gi? un computer e un cellulare, e qualche volta prendeva in giro la fidanzata per essere cos? fuori moda. A lei non piaceva molto. La verit? era che l’unica ragione per cui non possedesse ancora un computer o un cellulare era che non poteva permettersene uno. Questo sembrava quasi identico a quello di Ryan, molto semplice, dotato di un piccolo schermo per i messaggi, una tastiera numerica e solo tre o quattro altri pulsanti. Eppure, fu strano accorgersi del fatto che non sapesse ancora come effettuare una comune telefonata con esso. Sapeva che sarebbe anche stato strano essere raggiungibile al telefono in qualsiasi momento, a prescindere da dove si trovasse. Ramment? a se stessa … Sto iniziando una nuova vita. Riley not? che un gruppo di persone, degli agenti probabilmente, la maggior parte dei quali uomini, era entrato nello spogliatoio. Gilmer disse: “Ad ognuno di voi sar? assegnato un agente speciale esperto durante le settimane che passerete qui. Cominceranno a insegnarvi le loro specialit?: analisi dei dati del crimine, lavoro forense, lavoro svolto nel laboratorio di informatica, e tutto il resto. Ora ve li presenteremo, e si occuperanno loro di voi.” Quando l’agente pi? giovane accoppi? agenti e tirocinanti, Riley not? un particolare … C’? un agente in meno rispetto ai tirocinanti. Di fatto, dopo che i tirocinanti se ne andarono con i loro mentori, Riley si ritrov? sola. Guard? Gilmer con perplessit?. Gilmer le rivolse un sorriso appena abbozzato e disse: “Troverai il tuo agente in fondo al corridoio nella stanza diciannove.” Sentendosi un po’ turbata, Riley lasci? lo spogliatoio e percorse il corridoio, finch? trov? la stanza giusta. Apr? la porta e vide un uomo basso, dal largo torace, di mezza et? seduto ad un tavolo. Riley ebbe un sussulto, quando lo riconobbe. Si trattava dell’Agente Speciale Agent Jake Crivaro, lo stesso che aveva incontrato a Lanton e che le aveva salvato la vita. CAPITOLO TRE Riley sorrise, riconoscendo l’Agente Speciale Jake Crivaro. Aveva trascorso la mattinata tra estranei, ed era piuttosto contenta di vedere quel volto familiare. Immagino che non dovrebbe sorprendermi, pens?. Dopotutto, ricord? ci? che lui le aveva detto a Lanton, quando le aveva dato i documenti per iscriversi al Programma di Tirocinio … “Ho diritto alla pensione, ma potrei restare per un po’ per aiutare qualcuno come te ad iniziare.” Doveva aver richiesto di essere specificatamente il mentore di Riley per il tirocinio. Ma il sorriso di Riley svan? rapidamente, quando comprese … Non sta sorridendo. Infatti, l’Agente Crivaro non sembrava neanche un po’ felice di vederla. Ancora seduto al tavolo, l’uomo incroci? le braccia ed annu? verso un uomo ordinario ma apparentemente affabile sui vent’anni, che era in piedi vicino a lui. Crivaro disse … “Riley Sweeney, voglio presentarti l’Agente Speciale Mark McCune, proprio di qui, Washington DC. E’ il mio partner su un caso a cui sto lavorando oggi.” “Piacere di conoscerti” l’Agente McCune disse con un sorriso. “Il piacere ? mio” Riley rispose. McCune sembrava decisamente pi? amichevole di Crivaro. Crivaro si alz? dal tavolo. “Considerati fortunata, Sweeney. Mentre gli altri tirocinanti sono bloccati dentro ad imparare a riempire armadietti ed usare le graffette, tu starai proprio sul campo. Sono appena arrivato qui da Quantico per lavorare ad un caso di droga. Ti unirai all’Agente McCune e me, adesso andremo sulla scena del crimine.” L’Agente Crivaro usc? dalla stanza. Mentre Riley e l’Agente McCune lo seguivano, pens? … Mi ha chiamata “Sweeney.” A Lanton, era abituata a farsi chiamare “Riley” da lui. Riley sussurr? a McCune: “L’Agente Crivaro ? infuriato per qualcosa?” McCune alz? le spalle e le rispose, sussurrando anche lui: “Speravo che potessi dirmelo tu. Questo ? primo giorno che lavoro con lui, ma ho sentito dire che hai gi? lavorato ad un caso con lui. Dicono che sia rimasto particolarmente colpito da te. Gode di una reputazione da uomo brusco. Il suo ultimo partner ? stato licenziato, sai.” Riley quasi disse … In realt?, non lo sapevo. Non aveva mai sentito Crivaro menzionare un partner quando erano a Lanton. Sebbene Crivaro fosse stato duro, non lo aveva considerato “brusco”. Infatti, era giunta a considerarlo come una gentile figura paterna, anche se diversa dal suo vero padre. Riley e McCune seguirono Crivaro fino ad un’auto al livello del parcheggio dell’edificio dell’FBI. Nessuno fiat?, mentre Crivaro, alla guida, li port? fuori dall’edificio e continu? in direzione nord, tra le strade della citt?. Riley cominci? a chiedersi se Crivaro le avrebbe spiegato che cosa avrebbero fatto, ovunque fossero diretti. Alla fine, raggiunsero un quartiere di aspetto squallido. Sui lati della strada c’erano file di case, che, un tempo, pens? Riley, dovevano essere state graziose ma ora apparivano pericolanti. Mentre continuava a guidare, l’Agente Crivaro finalmente le rivolse la parola. “Due fratelli, Jaden e Malik Madison gestiscono un giro di droga in questo quartiere da ormai un paio d’anni. Appoggiati dalla loro gang, hanno passato il segno, vendendo persino sulla strada, come se fosse una sorta di mercato all’aperto. La polizia del posto non ? riuscita a fermarli.” “Perch? no?” Riley chiese. Crivaro rispose: “La gang ? riuscita ad isolare la polizia. In effetti, hanno spaventato a morte l’intero quartiere: colpi di pistola da auto in corsa, quel genere di cose. Un paio di ragazzi sono stati colpiti a morte, perch? si sono ritrovati nel posto sbagliato. Nessuno ha osato parlare con la polizia di quanto sta accadendo.” Spostando lo sguardo lungo le file di case, Crivaro prosegu?. “E’ stata chiamata l’FBI ad occuparsene alcuni giorni fa. Proprio stamattina, uno dei nostri uomini sotto copertura ? riuscito ad arrestare Jaden. Suo fratello, Malik, ? ancora a piede libero, e la gang si ? dispersa. Ma, grazie all’arresto, siamo riusciti ad ottenere un mandato per perquisire la casa in cui lavoravano.” Riley chiese: “Se la gang ? ancora l? fuori, non ricomincer? di nuovo tutto da capo?” McCune intervenne: “E’ di questo che dovrebbe occuparsi davvero la polizia del posto. Creeranno una ‘mini stazione’ proprio sul marciapiede: un tavolo da picnic e delle sedie, custodite da un paio di agenti in uniforme. Lavoreranno con i locali per assicurarsi che la cosa non si ripeta di nuovo.” Riley quasi chiese … Ma non ricominceranno in un altro quartiere? Ma sapeva che era una domanda stupida. Naturalmente, avrebbero cominciato altrove, a meno che non venissero catturati. E, a quel punto, polizia ed FBI avrebbe dovuto ricominciare da capo, ovunque si trovassero. Era normale in questo tipo di lavoro. Crivaro ferm? l’auto e indic? la casa pi? vicina. “La perquisizione ? gi? in corso in quella l?” indic?. “E siamo qui per aiutare.” Quando uscirono dall’auto, Crivaro agit? severamente il dito verso Riley. “Con ‘noi’, intendo l’Agente McCune e me. Tu sei qui per osservare ed apprendere. Perci?, stai fuori dai piedi. E non toccare niente.” Riley prov? un brivido alle sue parole. Ma annu? obbediente. Un poliziotto in uniforme, che si trovava sulla porta d’accesso, li guid? all’interno. Riley cap? subito che una grande operazione era in corso. Lo stretto corridoio brulicava di poliziotti locali ed agenti che indossavano le giacche dell’FBI. Avevano raccolto armi e sacchi di droga nel bel mezzo del pavimento. Crivaro sembr? contento. Si rivolse ad uno degli uomini dell’FBI: “Sembra che abbiate scoperto una vera miniera d’oro qui.” L’uomo dell’FBI rise e disse: “Siamo certi che questa sia solo la punta dell’iceberg. Dev’esserci ancora un mucchio di denaro qui da qualche parte, ma non l’abbiamo ancora trovato. Ci sono decine di posti in cui nascondere la roba in una casa come questa. I nostri uomini setacceranno ogni centimetro.” Riley segu? Crivaro e McCune lungo una rampa di scale fino al secondo piano. Si accorse che la casa, come le altre che la circondavano, era pi? grande di quanto apparisse dall’esterno. Sebbene fosse stretta, era tuttavia profonda, con molte stanze lungo i corridoi. Oltre ai due piani a vista, Riley suppose che l’abitazione avesse anche un attico e un sottoscala. In cima alle scale, quattro agenti quasi si scontrarono con Crivaro, mentre uscivano da una delle stanze. “Non c’? niente l?” uno degli agenti disse. “Sicuri?” Crivaro domand?. “Abbiamo perquisito da cima a fondo” l’altro agente intervenne. Poi, una voce proveniente dall’interno di una stanza si sent? direttamente dal fondo del corridoio … “Ehi, credo che abbiamo trovato qualcosa qui!” Riley segu? Crivaro e McCune in fondo al corridoio. Prima che potesse entrare con loro nella stanza, Crivaro allung? una mano e la ferm?. “Huh-uh” le disse. “Puoi guardare stando qui nel corridoio.” Riley rimase fuori dalla porta e vide cinque uomini perquisire la stanza. Quello che aveva chiamato Jake era fermo vicino ad una forma rettangolare sulla parete. Disse: “A quanto pare deve essere stato un montacarichi. Scommettiamo che ci troveremo qualcosa dentro?” “Aprilo” Crivaro disse. Riley fece un passo in avanti, per vedere che cosa stessero facendo. Jake la guard? e grid? … “Ehi, Sweeney. Che cosa ti ho appena detto?” Riley stava per spiegare che non intendeva davvero entrare, quando Jake ordin? ad un poliziotto … “Chiudi quella maledetta porta.” La porta fu sbattuta sulla faccia di Riley, che rimase nel corridoio sentendosi sciocca ed imbarazzata. Perch? l’Agente Crivaro ? arrabbiato con me? si chiese. Molti rumori provenivano dall’interno della stanza adesso. Sembrava che qualcuno stesse prendendo un piede di porco, usandolo nella parete dove una volta si trovava il montacarichi. Riley avrebbe voluto vedere che cosa stava succedendo, ma riaprire la porta era fuori questione. And? in fondo al corridoio e nella stanza sull’altro lato, quella che gli agenti avevano dichiarato di aver gi? perquisito. Sedie e mobili erano rovesciati, e un tappeto era sgualcito per essere stato sollevato e gettato di nuovo a terra. Sola nella stanza, Riley si diresse alla finestra che dava sulla strada. All’esterno vide numerose persone che si muovevano rapidamente, come se andassero di fretta, qualunque fosse la destinazione. Non si sentono al sicuro fuori, intu?, e questo le parve incredibilmente triste. Si chiese da quanto tempo quel quartiere non era pi? un bel posto in cui vivere. Si chiese anche … Facciamo davvero la differenza? Riley prov? ad immaginare come sarebbe stata la vita l?, dopo che la “mini stazione” menzionata dall’Agente McCune fosse stata creata. I vicini si sarebbero sentiti pi? sicuri solo vedendo alcuni poliziotti seduti ad un tavolo da picnic? Riley sospir?, mentre le persone per strada continuavano a muoversi con evidente fretta per strada. Cap? che si stava ponendo la domanda sbagliata. Non c’? un “noi”, almeno non ancora. Non era per nulla coinvolta in questa operazione. E, certamente, l’Agente Crivaro non riponeva alcuna fiducia in lei. Si allontan? dalla finestra e torn? verso la porta. Mentre passava sopra il tappeto spiegazzato, avvert? uno strano suono sotto i suoi piedi. Si ferm? e rimase immobile per un momento. Poi, batt? il tacco contro il pavimento. Iil punto in cui si trovava sembrava stranamente vuoto. Si spost? ai lati del tappeto e sollev? il bordo dal pavimento. Non vide alcunch? di insolito, soltanto un normale pavimento in legno massiccio. Direi che mi stavo immaginando qualcosa, pens?. Ricord? la frase che uno degli agenti aveva detto uscendo fuori da questa stanza. “Abbiamo setacciato da cima a fondo.” Senz’altro, non avrebbe trovato qualcosa che era sfuggito agli agenti dell’FBI. Eppure, era certa di aver sentito qualcosa di strano. Non lo avrebbe notato se qualcun altro si fosse mosso per la stanza. Se n’era accorta soltanto perch? c’era silenzio. Fece un paio di passi sul lato, e sbatt? di nuovo il tacco contro il pavimento, che sembrava solido, anche in questo caso. Poi, si chin? e batt? sul punto che aveva notato prima con le nocche. Di fatto, sembrava vuoto. Non riusciva a vedere alcuna traccia di apertura, ma … Mi chiedo. Si rese conto che un’asse era pi? corta delle altre. Aveva un punto nero su un lato, che sembrava un ordinario nodo del legno. Riley premette il nodo con il dito. Fu molto sorpresa, quando l’asse si sollev? un po’ alla fine. Ho trovato qualcosa! pens?. Ho davvero trovato qualcosa! CAPITOLO QUATTRO Riley sollev? l’asse all’estremit?, che si era alzata leggermente. L’intera asse si allent?, per poi girarsi su un lato. E, come previsto, c’era un’apertura nello spazio sotto il pavimento. Riley guard? pi? attentamente. Stipati sotto le assi del pavimento, proprio nascosti, c’erano mazzi di banconote. Grid? forte: “Agente Crivaro! Ho trovato qualcosa!” Mentre aspettava una risposta, Riley scorse dell’altro accanto a quelle banconote. Era il bordo di un oggetto di plastica. Riley si protese e raccolse l’oggetto. Era un cellulare, un modello pi? semplice di quello che le era stato dato poco prima. Si rese conto che doveva essere uno di quelli prepagati, che non consentiva di rintracciare il proprietario. Un telefono usa e getta, pens?. Dev’essere molto utile per un’operazione di droga. Improvvisamente, sent? una voce gridare dalla porta … “Sweeney! Che cosa diavolo pensi di fare?” Riley si volt? e vide l’Agente Crivaro, col volto rosso per la rabbia. L’Agente McCune era entrato proprio dietro di lui. Gli porse il cellulare e disse: “Ho trovato qualcosa, Agente Crivaro.” “Lo vedo” Crivaro disse. “E ci sono sopra tutte le tue dita. Dammi quel coso.” Riley diede il cellulare a Crivaro, che lo prese con cautela con pollice ed indice e lo mise in un sacchetto per le prove. Vide che sia lui sia l’Agente McCune indossavano i guanti. Si sent? arrossire per la vergogna e l’imbarazzo. Che figuraccia. McCune s’inginocchi? e guard? nello spazio sotto il pavimento. Disse: “Ehi, Agente Crivaro! Dia un’occhiata qui!” Crivaro s’inginocchi? accanto al giovane, che disse: “Sono i soldi che abbiamo cercato in tutta la casa.” “Vedo” Crivaro disse. Rivolgendosi di nuovo a Riley, Crivaro scatt? … “Hai toccato questi soldi?” Riley scosse la testa. “Sei sicura?” Crivaro chiese. “Sono sicura” Riley rispose timidamente. “Come l’hai trovata?” Crivaro chiese, indicando l’apertura. Riley alz? le spalle e disse: “Stavo soltanto passando di qui, e ho percepito come un vuoto sotto il pavimento, allora ho sollevato il tappeto e …,” Crivaro interruppe: “E hai strappato via quest’asse.” “Beh, non ho esattamente strappato via nulla. Si ? sollevata quando l’ho toccata in un certo punto.” Crivaro ringhi?: “L’hai toccato. E anche il telefono. Non posso crederci. Hai sparso le tue impronte ovunque.” Riley balbett?: “Mi, mi dispiace, signore.” “Fai bene a dispiacerti, dannazione” disse Crivaro. “Ti porto fuori di qui, prima che incasini qualcos’altro.” Poi, si alz? dal pavimento e si pul? le mani. Disse: “McCune, assicurati che la squadra continui a cercare. Quando terminate con le stanze su questo piano, continuate a cercare nel sottotetto. Credo che sia improbabile che riusciremo a trovare altro, ma dobbiamo cercare ovunque.” “Sar? fatto, signore” McCune obbed?. Crivaro riaccompagn? Riley di sotto e poi fino alla sua auto. Mentre si allontanavano, Riley chiese: “Torniamo alla sede centrale?” “Non oggi” fu la risposta dell’agente. “Forse mai. Dove abiti? Ti accompagno a casa.” Con voce rotta per l’emozione, Riley gli diede il suo indirizzo. Mentre l’uomo guidava in silenzio, Riley si ritrov? a ricordare quanto Crivaro fosse stato impressionato da lei a Lanton, e come le avesse detto … “L’FBI ha bisogno di giovani come te, specialmente donne. Saresti un’ottima agente del BAU.” Le cose erano cambiate! E sapeva che non era soltanto per via dell’errore che aveva commesso. Crivaro era stato freddo con lei dall’inizio oggi. Al momento, Riley avrebbe soltanto voluto che lui dicesse qualcosa, qualunque cosa. Gli chiese timidamente: “Ha trovato qualcosa nell’altra stanza in fondo al corridoio? Voglio dire, dove si trovava il montacarichi?” “Niente” fu la risposta di Crivaro. Scese di nuovo il silenzio. Adesso Riley stava cominciando a sentirsi confusa. Sapeva di aver commesso un terribile errore, ma … Che cosa dovrei fare? Aveva avuto il presentimento che in quella stanza ci fosse qualcosa sotto il pavimento. Avrebbe dovuto semplicemente ignorare quella sensazione? Raccolse il coraggio e disse … “Signore, so di aver fallito, ma non ho trovato qualcosa d’importante laggi?? Quattro agenti hanno perquisito quella stanza e non hanno notato quello spazio. Stavate cercando il denaro e io l’ho trovato. Qualcun altro lo avrebbe trovato, se non lo avessi fatto io?” “Questo non ? il punto” Crivaro replic?. Riley soffoc? l’urgenza di chiedere … Allora qual ? il punto? Crivaro continu? a guidare in silenzio, imbronciato, per diversi minuti. Poi, disse con voce tranquilla e rancorosa: “Mi sono fatto in quattro per farti entrare in questo programma.” Di nuovo silenzio. Ma Riley comprese che quelle parole avevano un enorme significato. Cap? che Crivaro si era davvero esposto per lei, non solo per farla entrare nel programma, ma anche per farle da mentore. E, probabilmente, aveva fatto arrabbiare alcuni colleghi, forse escludendo dei candidati che potevano essere pi? promettenti di Riley. Ora che vedeva le cose in quel modo, la freddezza di Crivaro cominci? ad avere senso: non aveva ancora voluto mostrare il bench? minimo trattamento preferenziale nei suoi confronti. In effetti, si era comportato all’opposto. Aveva contato su di lei, affinch? si dimostrasse degna senza ricevere alcun incoraggiamento da parte sua e nonostante i dubbi e risentimenti dei colleghi. A giudicare dagli sguardi e sussurri che lei aveva notato tra gli altri tirocinanti durante la giornata, i colleghi di Crivaro non erano gli unici che avevano risentimenti. Aveva affrontato una strada in salita gi? in partenza … E aveva mandato tutto a monte in un solo pomeriggio, commettendo uno stupido errore. Crivaro aveva un buon motivo per provare delusione e rabbia. Fece un lungo e lento respiro e disse… “Mi dispiace. Non si ripeter?.” Crivaro non rispose per alcuni istanti. Infine parl?: “Immagino che tu voglia una seconda chance. Beh, lascia che ti dica una cosa: dare seconde chance non ? il forte dell’FBI. Il mio ultimo partner ? stato licenziato per aver commesso lo stesso errore e sicuramente l’ha meritato. Un errore simile ha delle conseguenze. Talvolta significa rovinare un caso, magari al punto che un delinquente ne viene fuori libero. In altri casi, costa la vita di qualcuno. Pu? costare persino la tua stessa vita.” Crivaro le lanci? uno sguardo accigliato. “Allora che cosa pensi che dovrei fare?” le chiese. “Non lo so” Riley rispose. Crivaro scosse la testa. “Neanch’io lo so, di certo. Immagino che forse dovremmo entrambi dormirci sopra. Io devo decidere se ho giudicato male le tue abilit?. Tu devi decidere se hai davvero ci? che serve per restare in questo programma.” Riley sent? un nodo in gola; gli occhi le bruciavano, mentre sbatteva forte le palpebre. Non piangere, si disse. Piangere era la sola cosa che avrebbe ulteriormente peggiorato le cose. CAPITOLO CINQUE Ancora dispiaciuta per il rimprovero di Crivaro, Riley arriv? a casa due ore prima di Ryan. Al suo rientro, il ragazzo sembr? sorpreso di vedere che lei fosse tornata cos? presto, ma era troppo eccitato per la sua giornata e non not? quanto la fidanzata fosse gi? di morale. Si sedette al tavolo della cucina con una birra, mentre Riley scaldava una pasta al formaggio per cena. Si accorse immediatamente che era davvero eccitato per quello che stava facendo presso lo studio legale, ed ansioso di parlargliene. Ma Riley dovette sforzarsi per prestargli attenzione. Gli erano state affidate pi? mansioni di quanto si era aspettato, molte ricerche ed analisi complesse, trascrizione di istruzioni, preparazione per le udienze, e altri compiti che Riley a malapena comprendeva. Sarebbe persino apparso in tribunale l’indomani per la prima volta. Avrebbe assistito gli avvocati gi? incaricati, naturalmente, ma era una tappa fondamentale per lui. Ryan appariva nervoso, intimorito, forse un po’ spaventato, ma soprattutto esaltato. Riley prov? a continuare a sorridere, mentre sedevano e consumavano la cena. Voleva essere felice per lui. Infine, Ryan chiese … “Wow, sto parlando soltanto io. E a te? Com’? andata la giornata?” Riley deglut?. “Poteva andar meglio” rispose. “In realt?, ? andata piuttosto male.” Ryan si allung? dall’altra parte del tavolo e le prese la mano, con un’espressione di sincera preoccupazione. “Mi dispiace” disse. “Ti va di parlarne?” Riley si chiese se parlarne l’avrebbe fatta sentire meglio. No, inizier? soltanto a piangere. Inoltre, Ryan avrebbe potuto non prendere bene il fatto che lei fosse in realt? andata sul campo oggi. Entrambi avevano dato per scontato che lei avrebbe fatto il suo addestramento al sicuro in ambiente interno e che non potesse trovarsi in una situazione di vero pericolo … “Non ho voglia di entrare nei dettagli” Riley disse. “Ma ricordi l’Agente Speciale Crivaro, l’uomo dell’FBI che mi ha salvato la vita a Lanton?” Ryan annu?. Riley continu?: “Beh, dovrebbe farmi da mentore. Ma ora ha dei dubbi sulla mia permanenza nel programma. E … immagino, di avere anch’io dei dubbi a riguardo. Forse tutto questo ? stato un errore.” Ryan si limit? a stringerle la mano, senza parlare. Riley sperava che lui dicesse qualcosa. Ma che cosa avrebbe potuto dirle? Che cosa si aspettava che dicesse? Dopotutto, fin dal primo momento, Ryan non si era dimostrato entusiasta del fatto che Riley seguisse il programma. Probabilmente, in realt?, sarebbe stato felice se lei si fosse tirata indietro, o, forse, anche se fosse stata cacciata via. Dopo un po’, Ryan esord?: “Ascolta, forse non ? il momento giusto per te di farlo. Voglio dire, aspetti un bambino, ci siamo appena trasferiti in questa nuova casa, e io ho appena iniziato alla Parsons e Rittenhouse. Forse dovresti solo aspettare fino …” “Aspettare fino a che cosa?” Riley replic?. “Finch? sar? una mamma che cresce un bambino? Come potrebbe funzionare?” Ryan sgran? gli occhi, avvertendo il tono amareggiato di Riley, che rimase essa stessa stupita del suono della sua stessa voce. “Mi dispiace” aggiunse. “Non intendevo dirlo.” Ryan rispose con tranquillit?: “Riley, tu diventerai una mamma con un figlio. Noi diventeremo genitori. E’ una realt? con cui entrambi dobbiamo confrontarci, che tu segua questo addestramento o o meno quest’estate.” In quel momento Riley dovette realmente sforzarsi per non piangere. Il futuro sembrava cos? confuso e misterioso. Poi gli domand?: “Che cosa far?, se sar? fuori dal programma? Non posso starmene semplicemente seduta tutto il giorno in quest’appartamento.” Ryan alz? lievemente le spalle. “Beh, puoi sempre trovare un lavoro, contribuire con le spese. Magari un lavoro temporaneo, qualcosa che potresti abbandonare nel momento in cui ti stuferai. Hai l’intera vita davanti. C’? molto tempo per scoprire che cosa vuoi davvero fare. Ma, a breve, potrei fare carriera tanto da permetterti di non dover pi? lavorare se non vorrai.” Rimasero entrambi silenziosi per un momento. Poi Riley riprese: “Quindi pensi che dovrei lasciar perdere?” “Quello che penso io non importa” Ryan replic?. “Spetta a te decidere. E, qualunque cosa deciderai, far? del mio meglio per sostenerti.” Non parlarono molto per il resto del pasto. Finita la cena, si misero davanti alla TV ma Riley non riusciva davvero a concentrarsi su ci? che stavano guardando. Continuava a pensare alle parole dell’Agente Crivaro … “Devi decidere se hai davvero ci? che serve per restare in questo programma.” Pi? Riley ci pensava, pi? i dubbi e le incertezze aumentavano. In fin dei conti era normale, non doveva pensare solo a se stessa. C’erano Ryan, il bambino e persino l’Agente Crivaro. Improvvisamente, ricord? un’altra frase che il suo presunto mentore aveva pronunciato … “Mi sono fatto in quattro per farti entrare in questo programma.” E tenerla nel programma non avrebbe semplificato la vita di Crivaro. Probabilmente, avrebbe continuato ad essere criticato dai colleghi che non pensavano che Riley appartenesse davvero a quel mondo, specie se non avesse dimostrato subito di corrispondere alle sue aspettative. E, di certo, non lo aveva fatto quel giorno. Ryan infine si fece una doccia e and? a letto. Riley rimase seduta sul divano, continuando a rimuginare sulle proprie scelte. Infine, prese un taccuino giallo a righe e cominci? a scrivere una lettera di dimissioni ad Hoke Gilmer, il supervisore dell’addestramento. Fu sorpresa dal fatto di sentirsi molto meglio, gi? mentre scriveva la lettera. Quando la ebbe terminata, fu come se la sua mente fosse stata liberata da un fardello. Questa ? la scelta giusta, pens?. Immagin? di doversi alzare presto l’indomani mattina, comunicare a Ryan la sua decisione, scrivere la lettera al computer del fidanzato, stamparla e spedirla con la posta del mattino. Avrebbe anche chiamato l’Agente Crivaro, che senz’altro ne sarebbe stato sollevato. A quel punto, and? a letto, sentendosi molto meglio dopo aver fatto quella scelta, e riusc? ad addormentarsi facilmente. Riley si ritrov? a camminare nel J. Edgar Hoover Building. Che cosa ci faccio qui? si domand?. Poi, not? il taccuino giallo a righe nella sua mano, con la sua lettera scritta sopra. Oh, s?, comprese. Sono venuta a consegnarla personalmente all’Agente Gilmer. Scese tre piani con l’ascensore, poi entr? nell’aula dove i tirocinanti si erano radunati il giorno prima. Quello che vide la preoccup? molto: tutti i tirocinanti erano seduti nell’aula, intenti ad osservare ogni suo movimento. L’Agente Gilmer era di fronte a loro e la guardava a braccia conserte. “Che cosa vuoi, Sweeney?” Gilmer chiese, mostrandosi molto pi? severo di quanto fosse stato il giorno prima, quando si era rivolto al gruppo. Riley guard? i tirocinanti, che la osservarono in silenzio, con espressioni accusatorie. Poi si rivolse a Gilmer: “Non le ruber? molto tempo. Devo soltanto consegnarle questa.” Gli porse il taccuino giallo a righe. Gilmer sollev? gli occhiali da lettura e guard? il taccuino. “Questo che cos’??” chiese. Riley apr? la bocca per dire … “E’ la mia lettera di dimissioni dal programma.” Ma, inspiegabilmente, dalla sua bocca uscirono parole diverse … “Io, Riley Sweeney, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti …” Preoccupata, comprese … Sto pronunciando il giuramento dell’FBI. E non sembrava riuscire a fermarsi. “…a cui rester? fedele …” Gilmer indic? il taccuino giallo con le righe e chiese di nuovo … “Questo che cos’??” Riley voleva ancora spiegare che cosa fosse davvero, ma le parole del giuramento continuavano ad uscire dalla sua bocca … “… Prendo liberamente questo impegno, senza alcuna riserva mentale …” Il volto di Gilmer mut? in un altro volto. Era Jake Crivaro, e sembrava arrabbiato. Le agit? il taccuino di fronte al viso. “Questo che cos’??” l’uomo ringhi?. Riley rimase sorpresa, accorgendosi del fatto che sopra non c’era scritto proprio nulla. Sent? tutti gli altri tirocinanti mormorare ad alta voce, pronunciando lo stesso giuramento ma in un confuso insieme. Nel frattempo, si stava avvicinando alla fine del giuramento … “… Adempir? con diligenza e al meglio i doveri dell’ufficio in cui sto per entrare. Perci?, che Dio mi aiuti.” Ora Crivaro sembrava ribollire dalla rabbia. “Che cosa diavolo ? questo?” sbott?, indicando il foglio giallo vuoto. Riley prov? a rispondergli, ma non le vennero fuori le parole. Riley spalanc? gli occhi, risvegliata da una vibrazione, un suono che non le era per nulla familiare. Era stesa a letto accanto a Ryan. E’ stato un sogno, comprese. Ma, senz’altro, quel sogno aveva un significato. In realt?, significava tutto. Aveva fatto un giuramento, e non poteva rimangiarselo e quindi non poteva dimettersi dal programma. Non era un problema legale. Era di natura personale. Era una questione di principio. Ma se venissi fatta fuori? Che cosa far? allora? Nel frattempo, si chiese che cosa fosse la vibrazione che continuava a udire. Ancora mezzo addormentato, Ryan si lament?, balbettando … “Rispondi al tuo dannato telefono, Riley.” Solo in quel momento, Riley ricord? il cellulare che le era stato dato il giorno prima nell’edificio dell’FBI. Rovist? sul comodino, lo prese, usc? dal letto e and? fuori dalla stanza, chiudendo la porta dietro di s?. Le ci volle un momento per capire quale pulsante premere per rispondere alla chiamata. Quando finalmente ci riusc?, sent? una voce familiare. “Sweeney? Ti ho svegliato?” Era l’Agente Crivaro e non sembrava affatto amichevole. “No, certo che no” Riley rispose. “Bugiarda. Sono le cinque del mattino.” Riley fece un sospiro profondo. Si rese conto di avere la nausea. Crivaro chiese: “Quanto tempo ti occorre per svegliarti e vestirti?” Riley riflett? per un momento, poi rispose: “Um, quindici minuti direi.” “Sar? l? tra dieci minuti. Ci vediamo fuori dal tuo palazzo.” Crivaro termin? la telefonata senza aggiungere altro. Che cosa vuole? Riley si chiese. Sta venendo qui a licenziarmi personalmente? Improvvisamente, fu presa da un’altra ondata di nausea. Sapeva che era la nausea mattutina, la peggiore esperienza finora durante la sua gravidanza. Sbuffando, pens? … Proprio quello che mi serve adesso. Poi, corse in bagno. CAPITOLO SEI Quando Jake Crivaro parcheggi? davanti al condominio, Riley Sweeney lo stava gi? aspettando fuori. Quando entr? in auto, Jake not? immediatamente che sembrava molto pallida. “Non ti senti bene?” le chiese. “Sto bene” Riley replic?. Non sembra star bene, Jake pens?. Per niente. Jake si chiese se forse avesse festeggiato un po’ troppo la sera precedente. I giovani tirocinanti lo facevano qualche volta. O, forse, aveva soltanto bevuto un po’ troppo a casa. Certamente, era parsa molto scoraggiata, quando l’aveva accompagnata a casa il giorno prima: e c’era poco da meravigliarsi, dopo il modo in cui la aveva rimproverata. Poteva darsi che avesse provato ad annegare i propri dispiaceri nell’alcol. Jake sper? che la sua protetta non stesse smaltendo i postumi della sbornia e fosse in grado di lavorare. Mentre l’auto si allontanava dall’edificio, Riley chiese … “Dove stiamo andando?” Jake esit? per un istante. Poi, rispose: “Beh, ripartiremo da zero oggi.” Riley lo guard? con un’espressione vagamente sorpresa. L’uomo prosegu?: “La verit? ? che quello che hai fatto ieri, beh, non ? stato un totale fallimento. Hai trovato i soldi della droga dei fratelli Madison. E quel telefono usa e getta si ? rivelato piuttosto utile. Conteneva dei numeri di telefono importanti, il che ha aiutato la polizia a rintracciare alcuni membri della gang, incluso Malik Madison, il fratello che era ancora a piede libero. Hanno commesso una stupidaggine a comprare un telefono usa e getta e a non gettarlo dopo l’utilizzo. Ma immagino che non credessero che qualcuno riuscisse a trovarlo.” Poi guard? dritto davanti a s? ed aggiunse: “Si sbagliavano.” Riley continu? semplicemente a guardarlo, come se avesse difficolt? a comprendere le sue parole. Jake si fece forza per non dire … “Sono davvero dispiaciuto per come ti ho trattata.” Invece, scand? con decisione: “Ma devi seguire le istruzioni. E devi rispettare la procedura.” “Capisco” Riley disse stancamente. “Grazie per avermi dato un’altra chance.” Jake grugn? sotto i baffi. Ricord? a se stesso che non doveva dare alla ragazza un eccessivo incoraggiamento. Ma era dispiaciuto per come l’aveva trattata il giorno prima. Sto esagerando, l’uomo pens?. Aveva disturbato dei colleghi a Quantico, per avere Riley nel programma. Un agente in particolare, Toby Wolsky, voleva che suo nipote Jordan fosse tirocinante in quell'estate, ma Jake aveva ottenuto Riley al suo posto. Aveva messo in gioco le sue considerevoli credenziali, chiedendo un paio di favori che qualcuno gli doveva. Jake non considerava Wolsky un buon agente, e non aveva alcuna ragione per pensare che il nipote avesse un potenziale maggiore, tanto per cominciare. Ma Wolsky aveva amici a Quantico, che erano scontenti di Jake. E, in un certo senso, ne comprendeva il motivo. Era un dato di fatto noto a tutti: Riley era soltanto una comune laureata in psicologia, che non aveva mai preso in considerazione l’idea di entrare nelle forze dell’ordine. E la verit? era che neanche Jake sapeva molto di pi? di lei, ad eccezione del fatto che aveva visto il suo istinto all’opera, proprio da vicino. Ricordava perfettamente quanto lei fosse riuscita prontamente a comprendere la mente del killer a Lanton: era stato sufficiente insegnarle solo poche cose. Fatta eccezione per se stesso, Jake aveva incontrato poche volte qualcuno con quella sorta di istinto, una capacit? intuitiva che ben pochi agenti potevano anche solo comprendere. Naturalmente, non poteva escludere la possibilit? che quanto la ragazza aveva fatto a Lanton fosse stato poco pi? che un colpo di fortuna. Forse in quella giornata poteva farsi un’idea migliore di quanto fosse in grado di fare. Riley chiese di nuovo … “Dove stiamo andando?” “Sulla scena di un crimine” fu la risposta del mentore. Non voleva dirle altro, finch? non fossero giunti a destinazione. Aveva bisogno di osservare come avrebbe reagito di fronte ad una situazione davvero bizzarra. E, da quello che aveva sentito, questa scena del crimine era bizzarra quanto una scena simile poteva essere. Era stato chiamato poco prima, e ancora stentava a credere a quanto gli era stato detto. Vedremo quello che troveremo, immagino. * A Riley parve di sentirsi un po’ meglio, mentre viaggiava insieme all’Agente Crivaro. Eppure, avrebbe voluto saperne di pi? su dove fossero diretti. Ha detto che ? la scena di un crimine. Era gi? pi? di quanto avesse messo in conto per l’intero programma estivo, men che meno il suo secondo giorno. E il primo era stato abbastanza sorprendente. Non sapeva come comportarsi. Ma era piuttosto certa che a Ryan l’idea non sarebbe piaciuta affatto. Comprese di non aver ancora detto al fidanzato di essere affiancata a Jake Crivaro. Ryan non avrebbe approvato neanche questo. A ben vedere, Ryan aveva diffidato di Crivaro sin dall’inizio, specialmente per il modo in cui aveva aiutato Riley ad entrare nella mente di un killer. Ricord? quello che Ryan aveva detto in merito ad uno di quegli episodi … “Mi stai dicendo che quell’uomo dell’FBI, Crivaro, sta giocando con la tua mente? Perch?? Solo per divertirsi?” Naturalmente, Riley era consapevole che Crivaro non l’avesse sottoposta a tutto questo “solo per divertimento.” Era stato pi? che serio al riguardo. Quelle esperienze erano state assolutamente necessarie. Avevano contribuito a rendere possibile la cattura del killer. Ma qual ? il mio compito adesso? Riley si chiese. Crivaro sembrava essere deliberatamente criptico. Mentre parcheggiava l’auto lungo la strada, Riley si guard? intorno: da un lato della via si estendeva una fila di case, dall’altro un campo aperto; un paio di auto e un furgone della polizia erano parcheggiati nei pressi. Prima di lasciare l’auto, Crivaro mosse il dito e le disse … “Ora ricorda le dannate regole. Non toccare niente. E non parlare, a meno che non ti rivolgano la parola. Sei qui solo per osservarci al lavoro.” Riley annu?. Ma qualcosa nella voce di Crivaro le fece sospettare che il mentore non si aspettava che se ne stesse ad osservare in silenzio. Avrebbe voluto avere le idee pi? chiare. Riley e Crivaro uscirono dall’auto e raggiunsero la scena del delitto. C’erano rifiuti ovunque, come se un grande evento pubblico avesse avuto luogo l? di recente. Altre persone, alcune con indosso l’uniforme della polizia, erano radunate intorno ad una macchia di alberi e cespugli. Una vasta area intorno a loro era recintata dal nastro giallo della polizia. Quando Riley e Crivaro si avvicinarono al gruppo, la ragazza si rese conto che i cespugli avevano celato qualcosa a terra. Riley ebbe un sussulto, quando cap? di che cosa si trattava. Fu di nuovo assalita dalla nausea. A terra, giaceva un pagliaccio da circo deceduto. CAPITOLO SETTE Riley si sent? cos? stordita, che temette di svenire. Riusc? a rimanere in piedi, ma ebbe paura di vomitare, com’era accaduto nel suo appartamento. Questo non pu? essere vero, pens?. Dev’essere un incubo. I poliziotti e gli altri presenti circondavano un corpo che indossava un completo da pagliaccio. Il vestito era a palloncino, aveva colori vivaci con grandi pon-pon che fungevano da bottoni. Un paio di scarpe enormi completava il tutto. Il volto bianchissimo mostrava ancora un bizzarro sorriso disegnato, un naso di un rosso acceso ed occhi e sopracciglia esageratamente marcati. Una grossa parrucca rossa incorniciava il viso. Una tela di canapa era ammassata accanto al corpo. Riley cap? che il corpo apparteneva in realt? ad una donna. Non appena riusc? a riprendere il controllo di s?, avvert? un odore distinto e sgradevole nell’aria. Guardandosi intorno, fu propensa a non attribuirlo al cadavere, se non marginalmente. Infatti, l? intorno erano sparsi ovunque rifiuti. Il sole del mattino stava riportando fuori il fetore di vari tipi di resti organici umani. Un uomo, che indossava una giacca bianca, era inginocchiato accanto al corpo, intento a studiarlo attentamente. Crivaro lo present? come Victor Dahl, il coroner di Washington DC. Crivaro scosse la testa e disse a Dahl: “E’ persino pi? strano di quanto mi aspettassi.” Alzandosi in piedi, il coroner disse: “S?, strano. Ed ? proprio come l’ultima vittima.” Riley pens? … L’ultima vittima? Un altro pagliaccio era stato ucciso prima di questo? “Ne sono stato informato poco fa” Crivaro disse a Dahl e ai poliziotti. “Forse voi potete aggiornare la mia tirocinante su tutto questo. In realt? forse io stesso non sono molto preparato su questo caso.” Dahl guard? Riley ed esit? per un momento. La ragazza temette di apparire nauseata quanto in realt? si sentiva. Ma il coroner cominci? la sua spiegazione. “Sabato mattina, un corpo ? stato trovato nel vicolo dietro ad un cinema. La vittima era una ragazza di nome Margo Birch, ed era vestita e truccata in un modo piuttosto simile a questa. La polizia ha immaginato che fosse un omicidio strano, ma unico nel suo genere. Poi, ? stato scoperto questo corpo ieri sera. Un’altra giovane donna tutta truccata e vestita in questo modo.” Riley comprese un particolare in quell’istante. Questo non era un vero pagliaccio. Era una giovane donna, qualunque, vestita da pagliaccio. Due donne erano state vestite e truccate in modo bizzarro per poi essere uccise. Crivaro aggiunse: “Ed ? cos? che ? diventato un caso di competenza dell’FBI, e siamo stati chiamati noi.” “Esatto” Dahl disse, guardandosi intorno nel campo pieno di rifiuti. “C’? stato un luna park qui per alcuni giorni. E’ terminato sabato. Ecco da dove vengono tutti questi rifiuti, il campo non ? stato ancora ripulito. La scorsa notte, ad ora tarda, un tizio del quartiere ? venuto qui fuori con un metal detector, in cerca di monete che possano essere cadute durante la permanenza del luna park. Ha trovato il corpo, che era coperto da quella tela.” Riley si volt? e vide che Crivaro la stava osservando attentamente. Stava verificando la sua attenzione al caso? O sorvegliava le sue reazioni? Domand?: “Questa donna ? stata identificata?” Un poliziotto rispose: “Non ancora.” Crivaro aggiunse: “Abbiamo il sospetto di aver individuato la persona. Ieri mattina, una fotografa professionista, Janet Davis, ? stata dichiarata scomparsa. Stava scattando delle foto al Lady Bird Johnson Park la notte precedente. La polizia si chiede se possa essere lei. L’Agente McCune sta andando a far visita al marito in questo momento. Forse pu? aiutarci ad identificare il corpo.” Riley sent? arrivare dei veicoli, che si fermarono nelle vicinanze lungo la strada. Guard? e vide che un paio di furgoni della televisione si erano parcheggiati. “Accidenti” un poliziotto esclam?. “Ci siamo dati da fare per evitare che il particolare del pagliaccio dell’altro omicidio venisse fuori. Dovremmo coprirla?” Crivaro emise un grugnito infastidito, mentre un gruppo di giornalisti usciva da uno dei furgoni con una telecamera ed un microfono e si affrettava nel campo. “E’ troppo tardi” osserv?. “Hanno gi? visto la vittima.” Mentre gli altri veicoli dei media si avvicinavano, Crivaro e il coroner provarono a tenere i giornalisti quanto pi? lontano possibile dal nastro della polizia. Nel frattempo, Riley guard? la vittima e si chiese … Com’? morta? Non c’era nessuno a cui chiederlo al momento. Tutti erano impegnati ad affrontare i giornalisti, che stavano facendo domande su domande non certo silenziosamente. Riley si chin? attentamente sopra il corpo, dicendosi … Non toccare niente. Vide che gli occhi e la bocca della vittima erano aperti. Aveva gi? visto quell’espressione terrorizzata. Ricordava fin troppo bene come erano apparse le sue amiche, dopo che le loro gole erano state taglia a Lanton. Soprattutto, ricordava l’incredibile quantit? di sangue riversato sui pavimenti del dormitorio, quando aveva trovato i loro corpi. Ma qui, non c’era traccia di sangue. Vide che sembravano esserci dei piccoli tagli sul volto e sul collo della donna, nascosti sotto il trucco bianco. Che cosa significavano quei tagli? Senz’altro, non erano abbastanza profondi da aver causato la morte. Not? anche che il trucco era realizzato in modo goffo e strano. Non si ? truccata da sola, pens?. No, doveva essere stato qualcun altro a farlo, forse contro la volont? della vittima. Poi, Riley sent? uno strano cambiamento nella sua mente, qualcosa che non aveva percepito dopo quei giorni terribili a Lanton. Le venne la pelle d’oca, quando cap? che cos’era quella sensazione. Stava osservando un frammento della mente del killer. E’ stato lui a vestirla cos?, pens?. Le aveva probabilmente messo il costume dopo la morte, ma era stata ancora cosciente, quando lui le aveva dipinto la faccia col trucco. A giudicare dagli occhi privi di vita ed aperti, doveva essere stata fin troppo consapevole di cosa le stesse accadendo. E gli ? piaciuto, pens?. Ha goduto del suo terrore mentre la truccava. Riley comprese anche i piccoli tagli ora. L’ha tormentata con un coltello. L’ha schernita, facendo in modo che si chiedesse come l’avrebbe uccisa. Riley sussult? e si alz? in piedi. Fu di nuovo colpita da nausea e stordimento, e quasi cadde a terra, ma qualcuno le prese il braccio. Si volt? e vide che Jake Crivaro le aveva impedito di cadere. La stava fissando dritta negli occhi. Riley sapeva che lui comprendeva esattamente che cosa stava vivendo. Con voce roca e terrorizzata, gli disse … “L’ha spaventata a morte. E’ morta di paura.” Riley sent? Dahl emettere un grido di sorpresa. “Chi te l’ha detto?” Dahl chiese, camminando verso Riley. Crivaro gli disse: “Nessuno gliel’ha detto. E’ vero?” Il coroner alz? leggermente le spalle. “Forse. O qualcosa del genere, comunque, se ? come l’altra vittima. Nel sangue di Margo Birch sono state trovate molte anfetamine, una dose fatale che ha fatto smettere il cuore di battere. Quella povera donna deve aver avuto una paura tremenda fino al momento della morte. Dovremo fare l’esame tossicologico su questa nuova vittima, ma …” La voce gli si ferm? in gola, e chiese a Riley: “Come lo sapevi?” Riley non aveva idea di che cosa rispondere. Crivaro intervenne: “E’ quello che fa. Per questo si trova qui.” Riley trem? profondamente a quelle parole. Questo ? davvero ci? in cui voglio essere brava? si chiese. Si domand? se forse avrebbe dovuto spedire quella lettera di dimissioni dopotutto. Forse non doveva essere l?. Forse non doveva avere alcun ruolo in questo. Ma era sicura di una cosa: Ryan sarebbe stato terrorizzato se avesse saputo dove si trovava e che cosa stava facendo. Crivaro chiese a Dahl: “Quanto pu? essere stato difficile per il killer reperire questa particolare anfetamina?” “Purtroppo” il coroner rispose, “? facile acquistarla in strada.” Il cellulare di Crivaro vibr?. “E’ l’Agente McCune. Devo rispondere.” Crivaro si allontan? per parlare. Dahl continu? a fissare Riley, come se fosse una sorta di fenomeno da baraccone. Forse ha ragione, pens?. Nel frattempo, sent? alcune domande che i giornalisti stavano facendo. “E’ vero che l’omicidio di Margo Birch ? uguale a questo?” “Margo Birch era vestita e truccata allo stesso modo?” “Perch? questo killer veste le sue vittime come pagliacci?” “Questa ? opera di un serial killer?” “Ci saranno altri omicidi di pagliacci?” Riley ricord? quello che uno dei poliziotti aveva appena detto … “Ci siamo dati da fare per evitare che il particolare del pagliaccio dell’altro omicidio venisse fuori.” Ovviamente, nonostante tutto, le voci si erano gi? sparse e non si poteva pi? tenere nascosta la verit?. La polizia stava provando a svelare il meno possibile, rispondendo alle domande. Ma Riley , ripensando alla sua esperienza a Lanton, ricord? quanto i giornalisti fossero aggressivi. Comprendeva bene il motivo per cui Jake e i poliziotti non erano felici della presenza di quei giornalisti. La pubblicit? non avrebbe affatto semplificato il loro lavoro. Crivaro raggiunse Riley e Dahl, infilandosi il cellulare in tasca. “McCune ha appena parlato col marito della donna scomparsa. Quel pover’uomo ? preoccupato da morire, ma ha detto qualcosa a McCune, che potrebbe essere utile. Dice che lei ha un neo proprio dietro l’orecchio destro.” Dahl si chin? e guard? dietro l’orecchio della vittima. “E’ lei” disse. “Come hai detto che si chiama?” “Janet Davis” Crivaro rispose. Dahl scosse la testa. “Beh, almeno abbiamo identificato la vittima. Potremmo anche portarla via di qui. Preferirei non dover lavorare col rigor mortis.” Riley osserv? la squadra di Dahl caricare il cadavere su una barella. L’operazione richiedeva un notevole sforzo. Il corpo era rigido come una statua, e gli arti, chiusi nel vestito a palloncino, erano estesi in tutte le direzioni, fuoriuscendo dal lenzuolo bianco che li copriva. Finalmente ammutoliti, i giornalisti fissarono inebetiti la barella che veniva trasportata in mezzo al campo, fino al furgone del coroner, con il suo grottesco fardello. Appena il corpo svan? nel furgone, Riley e Crivaro superarono i giornalisti e tornarono al proprio veicolo. Crivaro mise in moto e part?; Riley gli chiese dove ora fossero diretti. “Alla sede centrale” fu la risposta di Crivaro. “McCune mi ha detto che dei poliziotti hanno cercato intorno al Lady Bird Johnson Park, dove Janet Davis era scomparsa. Hanno trovato la sua macchina fotografica. Deve esserle caduta, quando ? stata rapita. Ora la macchina fotografica si trova alla sede centrale dell’FBI. Andiamo a vedere che cos’hanno scoperto i tecnici del laboratorio. Forse, avremo fortuna e ci fornir? delle prove.” Quella parola scosse Riley … “Fortuna.” Sembrava una parola strana da usare in riferimento all’omicidio di una donna e cos? particolare poi. Ma Crivaro intendeva ovviamente ci? che aveva detto. Si chiese quanto dovesse essere duro fare questo lavoro per molti anni, come lui aveva fatto. Era completamente immune all’orrore? Non riusciva a capirlo dal suo tono di voce, mentre l’uomo continuava a parlare … “Inoltre, il marito di Janet David ha lasciato McCune guardare le foto che lei aveva scattato in questi ultimi mesi. McCune ha scovato delle foto scattate in un negozio di costumi.” Quelle parole destarono l’interesse di Riley, che domand?: “Intende il tipo di negozio che vende costumi da pagliaccio?” Crivaro annu?. “Sembra interessante, non ? vero?” “Ma che cosa significa?” Riley replic?. Crivaro disse: “E’ difficile dirlo, tranne per il mero fatto che Janet Davis era abbastanza interessata ai costumi da volerne scattare delle foto. Il marito ricorda che ne aveva parlato, ma non gli ha detto di che posto si trattasse. Ora McCune sta provando a risalire al negozio in cui le foto sono state scattate. Mi chiamer?. Non dovrebbe volerci molto.” Crivaro rimase silenzioso per un istante. Poi, rivolse lo sguardo a Riley e chiese: “Come va?” “Bene” fu la risposta di Riley. “Sicura?” Crivaro insist?. “Sembri pallida, come se non ti sentissi bene.” Naturalmente, era vero. Una combinazione della nausea mattutina e dello shock per quello che aveva visto aveva senz’altro influito su di lei. Ma l’ultima cosa che voleva al mondo era dire a Crivaro che era incinta. “Sto bene” Riley ripet?. Crivaro disse: “Presumo che tu abbia avuto delle sensazioni istintive sul killer laggi?.” Riley annu? silenziosamente. “C’? altro che dovrei sapere, oltre alla possibilit? che abbia spaventato a morte la vittima?” “Non molto” Riley rispose. “Tranne che ? …” Lei esit?, poi trov? la parola che stava cercando. “Sadico.” Mentre proseguirono il viaggio in silenzio, Riley si trov? a ricordare lo spettacolo del corpo deposto sulla barella. Si sent? sopraffare di nuovo dall’orrore che la vittima avesse dovuto patire una tale umiliazione e un simile oltraggio persino nella morte. Si chiese che tipo di mostro avrebbe augurato una cosa simile a una persona. Per quanto vicina si fosse sentita momentaneamente al killer, sapeva che non poteva comprendere le orrende elucubrazioni della sua mente. Ed era certa di non volerlo fare. Ma c’era questo in serbo per lei prima che il caso fosse risolto? E poi dopo che cosa avrebbe fatto? E’ cos? che sar? la mia vita? CAPITOLO OTTO Quando Riley e Crivaro entrarono nel J. Edgar Hoover Building, trovandosi in un ambiente pulito e rinfrescato dall’aria condizionata, la ragazza avvert? tutto il senso di orrore generato dalla scena del crimine. Era come se l’orrore fosse penetrato dentro di lei. Come se lo sarebbe scrollato di dosso, specialmente l’odore? Durante il tragitto fin l?, Crivaro aveva assicurato Riley che l’odore che aveva notato sul campo non proveniva dal corpo. Come Riley aveva immaginato, proveniva dai rifiuti rimasti sparsi per via del luna park. Il corpo di Janet Davis non era diventato cadavere da molto e non avrebbe potuto produrre un tale tanfo, come era stato per i corpi delle amiche uccise di Riley, quando le aveva trovate a Lanton. Riley non aveva ancora conosciuto il tanfo di un cadavere in composizione. Crivaro aveva detto, mentre guidava … “Lo saprai quando sentirai il suo odore.” Non era qualcosa che Riley aspettasse con impazienza. Ancora una volta, si chiese … Che cosa penso di fare qui? Lei e Crivaro presero un ascensore fino ad un piano occupato da dozzine di laboratori forensi. Riley segu? il mentore in fondo ad un corridoio, finch? giunsero ad una stanza con un cartello che diceva “CAMERA OSCURA.” Un giovane uomo smilzo, con i capelli lunghi era appoggiato alla porta. Crivaro present? se stesso e Riley all’uomo, che annu? e disse: “Sono Charlie Barrett, tecnico forense. Siete arrivati in tempo. Sto facendo una pausa dopo aver elaborato i negativi della macchina fotografica che hanno trovato al Lady Bird Johnson Park. Stavo giusto tornando a stamparne alcuni. Entrate.” Charlie accompagn? Riley e Crivaro in un corto corridoio immerso in una luce color ambra. Poi, superarono una seconda porta, che li condusse in un’altra stanza illuminata dalla stessa strana luce. La prima cosa a colpire davvero Riley fu l’odore pungente e acre degli agenti chimici. Curiosamente, non trov? l’odore per niente sgradevole. Invece, sembr? quasi … Detergente, Riley intu?. Per la prima volta da quando aveva lasciato il campo dove avevano trovato il corpo, quel tanfo appiccicoso e acido di rifiuti era sparito. Persino l’orrore, in qualche modo, era svanito, e la nausea di Riley non c’era pi?. Fu un vero sollievo. Riley si guard? intorno sfruttando la luce fioca dell’ambiente, affascinata da tutti gli elaborati strumenti. Charlie sollev? un foglio di carta con file di immagini e l’esamin? nella luce fioca. “Ecco le prove” disse. “Sembra che fosse un’eccezionale fotografa. E’ un peccato quello che le ? successo.” Charlie mise una serie di negativi su un tavolo. Riley non aveva mai visto una camera oscura prima d’ora. Aveva sempre portato le sue pellicole in un negozio per farle stampare. Ryan e alcuni amici avevano recentemente acquistato delle fotocamere digitali, che non usavano affatto la pellicola. Il marito di Janet Davis aveva detto a McCune che la moglie del suo fotografo aveva utilizzato entrambi i tipi di macchina fotografica. Aveva la tendenza ad usare una macchina digitale per il suo lavoro professionale. Ma considerava gli scatti che aveva fatto al parco opere d’arte, e pertanto aveva preferito una classica macchina con pellicola. Riley pens? che anche Charlie sembrava un artista, un vero maestro del proprio lavoro. Il che le fece sorgere una domanda … Questa ? arte al tramonto? Tutto questo lavoro abile con pellicola, carta, strumenti, termometri, timer, valvole e agenti chimici un giorno sarebbe finito nel dimenticatoio? Se cos? era, sembrava piuttosto triste. Charlie cominci? a stampare i fotogrammi, ad uno ad uno, prima allargando i negativi su un pezzo di carta fotografica, poi immergendo lentamente la carta in una vaschetta di liquido per lo sviluppo, seguito da ulteriore immersione in quello che Charlie chiamava “bagno di pausa” per poi passare a un “bagno per fissaggio”. Infine, risciacqu? a lungo su un piano in acciaio sotto il rubinetto. Per ultimo, Charlie appese le foto con delle pinze ad un supporto rotante. Era un processo lento. Il silenzio veniva solo interrotto dal gocciolio del liquido, dallo strascicare dei piedi e da alcune parole dette di tanto in tanto, in quelle che sembravano quasi dei sussurri reverenziali. Proprio sembrava fuori luogo parlare ad alta voce in quella stanza. Riley trov? la staticit? e la lentezza quasi inspiegabilmente calmanti dopo il rumoroso disordine sulla scena del crimine, quando la polizia aveva dovuto sforzarsi per tenere a bada i giornalisti. Riley osserv? rapita le immagini che si rivelarono dopo lunghi minuti: spettrali ed indistinte all’inizio, ma poi finalmente con grande chiarezza e contrasto, quando erano appese sul supporto. Le fotografie in bianco e nero catturavano una serata tranquilla e serena al parco. Una mostrava un ponte pedonale di legno che si estendeva su uno stretto passaggio d’acqua. Un’altra sembrava inizialmente rappresentare uno stormo di gabbiani che spiccavano il volo, ma quando l’immagine da sbiadita divenne pi? chiara, Riley si rese conto che quegli uccelli erano parte di una grande statua. Un’altra foto mostrava un rozzo obelisco in pietra con il Monumento di Washington, che troneggiava a distanza. Altre immagini rappresentavano piste ciclabili e pedonali, che passavano attraverso zone boscose. Le foto erano state chiaramente scattate con l’avvicinarsi del tramonto, creando morbide ombre grigie, aloni e sagome splendenti. Riley si trov? d’accordo con Charlie, secondo cui Janet David era “un’ottima fotografa.” Riley dedusse anche che Janet conoscesse bene il parco e avesse scelto i luoghi molto in anticipo, e anche l’ora del giorno, quando c’erano pochi visitatori. Riley non vide una singola persona in nessuna di quelle foto. Era come se Janet avesse avuto il parco tutto per s?. Poi, ci furono alcuni scatti di un porticciolo, con banchine e barche, e l’acqua luccicava, mentre il sole tramontava infine. La gentile calma della scena era davvero tangibile. Riley pot? quasi sentire il gentile infrangersi delle onde e i versi degli uccelli, pot? quasi percepire la carezza dell’aria fresca sulla guancia. Infine, giunse un’immagine molto pi? scombussolante. Anch’essa rappresentava il porticciolo, o almeno Riley credette che lo fosse dalle forme delle barche e delle banchine. Ma tutto era confuso, caotico e disordinato. Riley intu? quello che doveva essere accaduto in quel preciso momento in cui la donna aveva scattato quella foto … La macchina fotografica le ? caduta dalle mani. Il cuore le batt? cos? forte, che Riley temette potesse saltarle fuori dal petto. Sapeva che l’immagine aveva catturato il preciso istante in cui il mondo di Janet Davis era cambiato per sempre. In una frazione di secondo, tranquillit? e bellezza erano mutate in bruttezza e terrore. CAPITOLO NOVE Mentre Riley fissava l’immagine confusa, si chiese … Cos’? successo dopo? Dopo che la macchina fotografica era caduta dalle mani della donna, che cosa le era successo? Che cosa aveva vissuto? Aveva lottato contro l’aggressore, finch? in qualche modo quello non era riuscito a sopraffarla e legarla? Era rimasta cosciente in tutta la sua disavventura? O era stata colpita fino a perdere i sensi proprio in quel momento, quando la foto era stata scattata? Poi si era svegliata solo nell’orrore dei suoi ultimi momenti? Forse non importa, Riley pens?. Ricord? ci? che il coroner aveva detto sulla possibilit? che Janet fosse morta per un’overdose di anfetamine. Se era vero, allora era stata spaventata a morte. E adesso Riley stava guardando il momento, congelato nel tempo, in cui quel fatale orrore era veramente iniziato. Rabbrivid? al pensiero. Crivaro indic? la foto e disse a Charlie: “Ingrandisci tutto. Non solo questa, tutte le foto, ogni singolo centimetro.” Charlie si gratt? la testa e chiese: “Che stai cercando?” “Persone” Crivaro rispose. “Chiunque tu riesca a trovare. Sembra che Janet Davis pensasse di essere sola, ma si sbagliava. Qualcuno la stava aspettando di nascosto. Forse, e dico forse, ? riuscita a coglierlo su pellicola senza nemmeno accorgersene. Se trovi qualcuno, ingrandisci quanto pi? possibile.” Sebbene non lo disse ad alta voce, Riley era scettica. Charlie trover? qualcuno? Ebbe una sensazione sul killer: l’uomo era fin troppo scaltro per farsi accidentalmente fotografare. Dubitava che persino una ricerca al microscopio sulle foto avrebbero rivelato delle tracce di lui. In quel momento, il cellulare di Crivaro vibr? nella sua tasca. Disse: “Dev’essere McCune.” Riley e Crivaro lasciarono la camera oscura, e Crivaro si allontan? per rispondere al cellulare. Sembrava eccitato ogni volta che McCune si faceva sentire. Quando termin? la chiamata si rivolse a Riley … “McCune ha trovato il negozio di costumi dove Janet Davis ha scattato le foto. Ci sta andando proprio ora e dice che ci vedremo l?. Andiamo.” * Quando Crivaro parcheggi? l’auto vicino al negozio chiamato Costume Romp, l’Agente McCune era gi? l? ad attendere nel proprio veicolo. Usc? e si un? a Riley e Crivaro, mentre si avvicinavano al negozio. Inizialmente, a Riley apparve come un locale dalla modesta vetrina. Le vetrine anteriori erano piene di costumi, naturalmente: c’era una vasta gamma, che andava da vampiri e mummie a vivaci e suggestivi outfit dei secoli scorsi. C’era anche il costume dello Zio Sam per l’imminente Quattro Luglio. Mentre seguiva Crivaro e McCune all’interno, Riley fu stupita dalla vastit? dei grandi interni di mattoni, pieni di scaffali carichi di quelli che apparivano come centinaia di costumi, maschere e parrucche. Vedere un tale numero di cose finte tolse il respiro a Riley. I costumi spaziavano da quelli da pirata, a mostri, soldati, principi e principesse, animali selvatici e domestici, alieni dello spazio fino ad ogni altro tipo di personaggio che riuscisse ad immaginare. Questo fatto la sconvolse. Dopotutto, Halloween veniva soltanto una volta l’anno. C’era davvero un mercato che durava un anno intero per tutti questi costumi? In quel caso, che cosa ne facevano le persone? Molte feste in costume, immagino. Riflettendo, si disse che non doveva esserne sorpresa, considerando gli orrori che stava cominciando a conoscere. In un mondo in cui accadevano cose orribili, c’era ben poco da meravigliarsi se le persone volevano fuggire in mondi fantastici. Non era neppure sorprendente che una fotografa talentuosa come Janet Davis si divertisse a scattare delle foto l?, nel bel mezzo di una tale vastit? di soggetti. Sicuramente, in quel contesto, avr? usato vera pellicola, e non una macchina digitale. Maschere e costumi di mostri ricordarono a Riley un programma televisivo che le piaceva guardare: era la storia di un’adolescente che combatteva e uccideva i vampiri e altri tipi di demoni. Ultimamente, ad ogni modo, Riley aveva trovato quel programma meno interessante. Dopo aver appreso della sua capacit? di entrare nella mente di un killer, la saga di una ragazza dotata di superpoteri e correlativi doveri le sembrava un po’ troppo vicina alla sua realt? … Riley, Crivaro e McCune si guardarono intorno ma non videro nessuno. McCune grid?: “Salve, c’? qualcuno qui?” Un uomo avanz? da dietro uno scaffale di costumi, domandando. “Posso aiutarvi?”. Era un soggetto impressionante: era alto ed estremamente magro, indossava una maglietta a maniche lunghe, con sopra stampato uno smoking. Indossava anche familiari occhiali “Groucho”, il tipo con un enorme naso bianco, occhiali dalla montatura nera e sopracciglia spesse e baffi. Ovviamente colti alla sprovvista, Crivaro e McCune tirarono fuori i propri distintivi e presentarono se stessi e Riley. Non apparendo affatto sorpreso dalla visita dell’FBI, l’uomo si present? come Danny Casal, il proprietario del negozio. “Chiamatemi Danny” li invit?. Riley si aspettava che si togliesse quegli occhiali col naso. Ma, guardandolo pi? attentamente, comprese … Quelli sono occhiali da vista. Avevano anche delle lenti davvero spesse. Apparentemente, Danny Casal li indossava sempre, e senz’altro sarebbe stato piuttosto miope senza. McCune apr? una busta. “Abbiamo le foto di due donne” disse. “Abbiamo bisogno di sapere se le hai viste.” Le sopracciglia, il naso e i baffi finti si alzarono ed abbassarono, mentre Danny annuiva. Agli occhi di Riley, apparve come un uomo troppo serio e rigido per indossare quell’oggetto. McCune tir? fuori una foto e la diede al proprietario, cos? che la vedesse. Danny osserv? la foto attraverso gli occhiali. Disse: “Non ? una delle nostri clienti regolari. Non posso garantire che non sia mai venuta in negozio, ma non la riconosco.” “Sicuro?” McCune chiese. “Piuttosto sicuro.” “Il nome Margo Birch significa qualcosa per te?” “Uh, forse qualcosa al telegiornale. Ma non ne sono sicuro.” McCune tir? fuori un’altra foto. “Che cosa dici di questa donna? Crediamo che sia venuta nel tuo negozio a scattare delle foto.” Anche Riley guard? attentamente la fotografia. Doveva essere Janet Davis. Era la prima volta che la vedeva da viva, col volto non truccato, sorridente, felice e inconsapevole del terribile fato che l’attendeva. “Oh, s?” Casal disse. “E’ sta qui poco tempo fa. Janet qualcosa.” “Davis” Crivaro aggiunse. “Esatto” Casal afferm? annuendo. “Una donna simpatica. Aveva anche una bella macchina fotografica, anch’io sono esperto di fotografia. Mi ha offerto del denaro per permetterle di farle scattare delle foto nel negozio, ma non l’ho accettato. Ero lusingato per il fatto che avesse trovato il mio negozio degno di una cosa simile.” Casal inclin? la testa e guard? i visitatori. “Ma non credo che siate qui con buone notizie su di lei” disse. “E’ nei guai per caso?” Crivaro rispose: “Temo che sia stata uccisa. Entrambe le donne lo sono state.” “Davvero?” disse Casal. “Quando?” “Margo Birch ? stata trovata morta cinque giorni fa. Janet Davis ? stata assassinata l’altro ieri.” “Oh” Casal esclam?. “Mi dispiace saperlo.” Riley fece fatica ad individuare dei cambiamenti nel suo tono di voce o nell’espressione del viso. McCune cambi? tattica, chiedendo: “Vendete costumi da pagliaccio qui?” “Naturalmente” Casal rispose. “Perch? me lo chiede?” McCune estrasse bruscamente un’altra foto dal suo fascicolo. Riley ebbe quasi un sussulto, guardandola. Mostrava un’altra donna morta che indossava un costume da pagliaccio. Era distesa a terra accanto ad un cassonetto dei rifiuti in un vicolo. Il costume assomigliava molto a quello di Janet Davis, la vittima trovata nel parco quel mattino: a palloncino con grandi bottoni a pon-pon. Ma i colori ed i motivi erano in qualche modo differenti, e cos? era il trucco. Margo Birch, Riley intu?. Il modo in cui ? stata trovata. McCune chiese a Casal: “Vendete costumi come questo?” Riley not? che Crivaro stava osservando McCune con aria irritata. McCune stava ovviamente testando la risposta del negoziante alla foto, ma Crivaro sembrava disapprovare il suo brusco approccio. Ma, come McCune, Riley era curiosa di scoprire come l’uomo avrebbe reagito. Casal si volt? a guardare Riley, che non riusc? a interpretare la sua espressione. Spostando la sua attenzione da baffi e sopracciglia finti, not? quanto fossero spesse le lenti che indossava. Bench? sicuramente fosse entrato in contatto visivo con lei, non sembrava essere cos?. Riflessi negli occhiali, gli occhi apparivano essere diretti altrove. E’ come se indossasse una maschera, Riley pens?. “Questa ? la Signora Davis?” le chiese Casal. Riley scosse la testa e disse: “No. Ma il corpo di Janet Davis ? stato trovato in una condizione simile stamattina.” Sempre con il medesimo tono di voce, Casal disse a McCune … “Per rispondere alla sua domanda, s?, vendiamo questo genere di costume.” Accompagn? i visitatori verso un lungo scaffale colmo di costumi da pagliacci. Riley rimase stupita da quanto fossero variegati. Mentre indicava alcune giacche stracciate e pantaloni larghi e assemblati con vari pezzi di stoffa, Casal disse: “Come potete vedere, ci sono diversi tipi di pagliacci. Per esempio, c’? il ‘barbone’ qui, spesso personificato come un senzatetto o un vagabondo, con capello e scarpe logori, trucco annerito e bruciato dal sole, un triste cipiglio, e una barba corta disegnata. L’equivalente femminile ? spesso una donna senzatetto.” Poi, condusse il gruppo verso dei costumi pi? variegati. “Connesso in qualche modo al barbone ? l’ ‘Auguste’, un tipo tradizionale europeo, pi? un imbroglione che un vagabondo, un tirapiedi e un lacch?. Indossa un naso rosso e vestiti spaiati e si alterna tra inetta goffaggine e grande scaltrezza.” Poi, maneggi? attraverso altri costumi, in larga parte di colore bianco, mentre altri erano caratterizzati da motivi colorati. Continu? a spiegare: “E qui c’? il tradizionale ‘Pierrot’ europeo con la faccia bianca, composto, posato e aggraziato, intelligente, sempre controllato. Il suo trucco ? semplice, completamente bianco con tratti regolari dipinti di rosso o bianco, come un mimo, e spesso indossa un capello conico. E’ una figura determinante, spesso il capo di Auguste, e non un capo molto simpatico. C’? poco da meravigliarsi, in ogni caso, visto che molti degli scherzi di Auguste sono a sue spese.” Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=51922242&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
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