*** Òâîåé Ëóíû çåëåíûå öâåòû… Ìîåé Ëóíû áåñïå÷íûå ðóëàäû, Êàê ñâåòëÿ÷êè ãîðÿò èç òåìíîòû,  ëèñòàõ âèøíåâûõ ñóìðà÷íîãî ñàäà. Òâîåé Ëóíû ïå÷àëüíûé êàðàâàí, Áðåäóùèé â äàëü, òðîïîþ íåâåçåíüÿ. Ìîåé Ëóíû áåçäîííûé îêåàí, È Áðèãàíòèíà – âåðà è ñïàñåíüå. Òâîåé Ëóíû – ïå÷àëüíîå «Ïðîñòè» Ìîåé Ëóíû - äîâåð÷èâîå «Çäðàâñòâóé!» È íàøè ïàðàëëåëüíûå ïóòè… È Ç

Prima dell’Alba

Prima dell’Alba Morgan Rice La Caduta dei Vampiri #1 In PRIMA DELL’ALBA (Libro #1 di La Caduta dei Vampiri), Kate, 17 anni, odia la sua vita. Un’emarginata nella sua stessa famiglia, che non la comprende, ? odiata alla sua sorella pi? popolare e bella, e disprezza che sua madre la controlli, favorendo sempre la figlia maggiore. L’unico conforto di Kate sono le sue amiche e la sua intelligenza. Ma anche con questo, la sua vita sembra senza uscita – specialmente quando la madre le annuncia che dovr? rinunciare al college, per pagare l’istruzione della sorella. Ma un giorno, tutto cambia. Il suo diciassettesimo compleanno, uno dei ragazzi popolari prende una cotta per lei. Allo stesso tempo, un nuovo ragazzo misterioso, Elijah, arriva nella sua scuola, e la loro connessione ? innegabile. Tutto sembra tornare a proprio vantaggio – quando un terribile incidente capovolge la sua vita. Kate ? destinata a morire. Ma ad un passo dalla morte, accade qualcosa, qualcosa che la tiene in vita, che la trasforma in qualcosa che non sarebbe mai dovuta essere. Nel crepuscolo tra la vita e la morte, Kate diventa qualcosa che non era mai stata prima d’ora. Il debutto di una nuova serie spettacolare intrisa di amore, perdita, strazio e redenzione, PRIMA DELL’ALBA offre una ventata di freschezza al genere dei vampiri. Con la sua suspense incalzante e i personaggi di cui vi innamorerete, vi terranno incollati alle pagine fino a notte fonda, e vi faranno innamorare di nuovo del genere fantasy. Fresco e unico, contiene gli elementi classici che si trovano in molte storie sul paranormale per Giovani Adulti… Ben scritto ed estremamente veloce da leggere… Raccomandato per chiunque ama leggere romanzi leggeri sul paranormale. Merita PG. The Romance Reviews (su Tramutata) Ha catturato la mia attenzione fin dall’inizio e non l’ha pi? lasciata andare… La storia ? una grandiosa avventura, dal ritmo incalzante, ed ? ricca di azione sin dall’inizio. Paranormal Romance Guild (su Tramutata) Fresco e unico, TRAMUTATA contiene gli elementi classici che si trovano in molte storie sul paranormale per Giovani Adulti. Libro #1 della Saga Appunti di un Vampiro ruota intorno ad una ragazza…una straordinaria ragazza! …TRAMUTATA ? ben scritto, ed estremamente veloce da leggere… Raccomandato per chiunque ami leggere romanzi leggeri sul paranormale. Merita PG. Morgan Rice Prima dell’Alba La Caduta dei Vampiri—Libro 1 Traduzione italiana a cura di Immacolata Sciplini Chi ? Morgan Rice Morgan Rice ? l’autrice de L’ANELLO DELLO STREGONE, una saga epica fantasy pubblicata con successo su USA Today, composta da diciassette libri, e della serie di successo APPUNTI DI UN VAMPIRO, composta da dodici libri. Ha scritto anche la serie L’ANTOLOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA, un thriller post-apocalittico, per ora composto da due libri (a cui se ne aggiungeranno altri), e la saga epica fantasy RE E STREGONI, composta da sei libri. I libri di Morgan sono disponibili anche in formato audio e cartaceo; le traduzioni sono disponibili in pi? di 25 lingue. Morgan ? ansiosa di leggere i vostri commenti. Andate dunque a visitare il sito web www.morganricebooks.com (http://www.morganricebooks.com/), iscrivetevi alla mailing list. Potete anche chiedere di ricevere una copia gratuita di un suo libro ed altri omaggi, oppure scaricare le applicazioni gratuite. Qui potrete trovare le ultime news e restare in contatto via Facebook e Twitter! Che cosa hanno detto di Morgan Rice “E’ un libro che pu? competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES, uno di quei libri che vi catturer? e vi far? leggere tutto in un fiato fino all’ultima pagina! Se siete poi tipi d’avventura, amore e vampiri, questo ? il libro che fa per voi!” –-Vampirebooksite.com (su Tramutata) “La Rice eccelle nel farvi entrare nella storia sin dall’inizio, grazie alla sua grande capacit? descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi….Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere.” –-Black Lagoon Reviews (su Tramutata) “Una storia ideale per i giovani lettori. Morgan Rice ha svolto un ottimo lavoro nel dar vita a continui colpi di scena…Fresco e unico. La serie ruota intorno ad una ragazza…una straordinaria ragazza!…Facile da leggere ma estremamente incalzante… Merita PG.” –-The Romance Reviews (su Tramutata) “Ha catturato la mia attenzione fin dall’inizio e non l’ha pi? lasciata andare….La storia ? una grandiosa avventura, dal ritmo incalzante, ed ? ricca di azione sin dall’inizio. Non troverete una sola pagina noiosa.” –-Paranormal Romance Guild (su Tramutata) “Ricco di azione, amore, avventura e suspense. Mettete le mani su questo libro e ve ne innamorerete perdutamente.” –-vampirebooksite.com (su Tramutata) “Una grande trama: questo ? proprio il libro che avrete difficolt? a mettere via la notte. Il finale mozzafiato ? cos? spettacolare che vi far? venire immediatamente voglia di acquistare il libro successivo, per vedere che cosa accade.” –-The Dallas Examiner (su Amata) “Morgan Rice si dimostra ancora una volta una narratrice di enorme talento….Attrarr? un pubblico molto vasto, inclusi i fan pi? giovani del genere dei vampiri e del fantasy. La storia culmina in un finale mozzafiato che vi sbalordir?.” –-The Romance Reviews (su Amata) Libri di Morgan Rice DI CORONE E GLORIA SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1) RE E STREGONI L’ASCESA DEI DRAGHI (Libro #1) L’ASCESA DEL PRODE (Libro #2) IL PESO DELL’ONORE (Libro #3) LA FORGIA DEL VALORE (Libro #4) IL REGNO DELLE OMBRE (Libro #5) LA NOTTE DEI PRODI (Libro #6) L’ANELLO DELLO STREGONE UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1) LA MARCIA DEI RE (Libro #2) DESTINO DI DRAGHI (Libro #3) GRIDO D’ONORE (Libro #4) VOTO DI GLORIA (Libro #5) UN COMPITO DI VALORE (Libro #6) RITO DI SPADE (Libro #7) CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8) UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9) UN MARE DI SCUDI (Libro #10) UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11) LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12) LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13) UN GIURAMENTO DI FRATELLI (Libro #14) UN SOGNO DI MORTALI (Libro #15) UN TORNEO DI CAVALIERI (Libro #16) IL DONO DELLA BATTAGLIA (Libro #17) LA TRILOGIA DELLA SOPRAVVIVENZA ARENA UNO: MERCANTI DI SCHIAVI (Libro #1) ARENA DUE (Libro #2) APPUNTI DI UN VAMPIRO TRAMUTATA (Libro #1) AMATA (Libro #2) TRADITA (Libro #3) DESTINATA (Libro #4) DESIDERATA (Libro #5) PROMESSA (Libro #6) SPOSA (Libro #7) TROVATA (Libro #8) RISORTA (Libro #9) BRAMATA (Libro #10) PRESCELTA (Libro #11) OSSESSIONATA (Libro #12) Ascolta la serie APPUNTI DI UN VAMPIRO  in formato audiolibro! Copyright © 2016 di Morgan Rice La licenza di questo ebook ? concessa soltanto per uso personale. Questo ebook non potr? essere rivenduto o trasferito ad altre persone. Se desiderate condividere questo libro con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non ? stato acquistato solo a vostro uso personale,  allora restituite la copia ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questa autrice. Questa ? un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, organizzazioni, luoghi, eventi e fatti sono il frutto  dell'immaginazione dell'autrice o sono utilizzati a puro scopo d'intrattenimento. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, ? pura coincidenza. Copyright dell'immagine di copertina iStock.com/nsilcock “Vieni, gentile notte; vieni, amabile e scura notte; Dammi il mio Romeo; e quando morir?, Prendilo e dividilo in piccole stelle, E render? cos? bello il paradiso Cos? che tutto il mondo potr? innamorarsi della notte…”     ? William Shakespeare     Romeo e Giulietta CAPITOLO UNO Kate si svegli? il mattino del suo diciassettesimo compleanno con un buco allo stomaco. Avrebbe  voluto tanto sentirsi eccitata; ma sapeva,  e al tempo stesso temeva, che non ci sarebbero stati regali per lei, nessuna colazione speciale per il compleanno, nessuna torta. Non ci sarebbero stati biglietti d’auguri. Sarebbe stata fortunata se qualcuno della sua famiglia se lo fosse ricordato! Sent? il calore del sole di Santa Monica colpirle le palpebre, apr? e richiuse gli occhi. La sua camera era piena di scatoloni, dopo il trasloco: intorno a lei c'era una grande confusione, cui non aveva ancora posto rimedio. Forse, pens? la ragazza, era dovuto al fatto che non voleva essere l?. Non voleva stare con la sua famiglia—in nessun posto. Perch? avrebbe dovuto? Loro la odiavano. Kate si tir? la coperta fin sopra la testa, impedendo alla luce di filtrare; desiderava ardentemente  di poter restare nel letto, in modo da non affrontare la giornata. Decise infine che la cosa migliore sarebbe stata uscire di casa, quanto pi? in fretta possibile, e andare dritta a scuola. Almeno, aveva le sue amiche, che conoscevano fin troppo bene la sua vita familiare e l’avrebbero colmata di attenzioni. Kate si tir? finalmente fuori dal letto, e indoss? i suoi jeans comodi e la sua maglietta nera preferiti. Poi, s’infil? le Converse rosse e si pettin? i capelli castano scuro, abbastanza da sistemarli, ma non tanto da acconciarli in un modo particolare. Visto che si trattava di un’occasione speciale, si pass? il mascara sulle ciglia, e  copr? le palpebre con dell’ombretto. Fece un passo indietro e si guard? allo specchio. Sua madre avrebbe odiato il suo outfit. Quel pensiero la fece sorridere. Fuori, nel corridoio, l’odore dei pancake, della pancetta e dello sciroppo d’acero impregn? l’aria. Sua mamma amava fingere di essere la Miglior Madre d’America, con la sua acconciatura da casalinga indaffarata. Era tutto tranne questo. Un’ipocrita. Era tutto finto. Le Migliori Madri d’America dovevano amare i loro figli – non scegliere una figlia da adorare, e far sentire le altre piccole e insignificanti. Kate gi? sapeva che i pancake non erano destinati a lei. Ma al padre e alla sorella, Madison, e al fratello, Max, ma non erano per lei. Gli insulti della madre riecheggiavano nella sua mente. Se solo facessi dello sport, potresti avere anche tu una colazione abbondante. Ma, visto che trascorri tutto il giorno a leggere in casa, dovrai badare alla linea. Kate si prepar? prima di andare in cucina. La cucina nella nuova casa era decorata con gusto, dotata di tutti gli accessori di grido. Sembrava quasi che qualcuno l’avesse tirata fuori da una rivista. Era tutto ci? di cui sua madre aveva bisogno per mantenere la farsa della famiglia perfetta. Suo padre era seduto a tavola, con gli occhi ancora rossi per la serata di bevute appena trascorsa. Guardava tristemente nel suo caff? scuro. I pancake erano intatti accanto a lui. Kate intu? che i postumi della sbornia gli impedivano di mangiarli. Madison, anche lei seduta a tavola, era intenta a truccarsi col suo specchietto alla mano. I capelli neri erano acconciati in leggere onde sulle spalle, e risplendevano alla luce del sole. Stava completando il suo look applicando un luccicante rossetto rosso, che la faceva sembrare una studentessa del college piuttosto che una liceale all’ultimo anno. Chi non le conosceva non avrebbe mai detto che soltanto diciotto mesi separavano le due ragazze. Madison era pi? donna, mentre Kate si sentiva piuttosto una ragazzina ossuta. Kate si trascin? in cucina, e afferr? la borsa dal pavimento. Max se ne accorse e le sorrise. Aveva quattordici anni, e finora era la persona pi? simpatica della famiglia di Kate. Almeno, lui provava a considerarla. “Ne vuoi uno?” disse, indicando la sua pila di pancake. Kate sorrise. Sapeva che Max amava i pancake e, probabilmente, aveva dovuto fare appello ad ogni briciola di forza di volont? per non divorarli. La ragazza fu toccata dal gesto. “Sto bene cos?, grazie” gli disse. Proprio in quel momento, sua madre, che stava sorseggiando un succo in piedi accanto alla finestra della cucina, si volt? “Niente pancake per Kate” lei disse. “Sembra che tu abbia messo su un paio di chili di recente.” Scrut? Kate dall’alto in basso, senza nemmeno degnarsi di nascondere la repulsione che traspariva dal volto. Kate ricambi? freddamente il suo sguardo. Max abbass? lo sguardo nel suo piatto. Probabilmente si sentiva in colpa per aver provocato la critica materna nei confronti di Kate. “Non preoccuparti, mamma” rispose, senza mostrare alcuna emozione. “Conosco le regole.” Di solito, Kate era attenta a non rispondere alla mamma. Serviva soltanto a peggiorare le cose. Ma qualcosa sembrava diverso quella mattina. Forse, era perch? compiva diciassette anni. Si sentiva leggermente pi? forte. Nel profondo della sua mente, sentiva che stava per accaderle qualcosa di eccitante. Kate apr? il frigorifero e prese uno yogurt intero. Era l’unica cosa che la madre le lasciava mangiare a colazione al momento. Afferr? un cucchiaio e cominci? a mangiare lo yogurt, appoggiata all’isola della cucina, non volendo unirsi al resto della famiglia al tavolo della colazione. Sua madre si avvicin? al tavolo con il bricco di succo d’arancia, e vers? un bicchiere per tutti gli altri. Madison chiuse lo specchietto e guard? sua sorella. “Vuoi venire a scuola con me e Max?” le chiese, mentre il suo sguardo passava dalle scarpe malconce di Kate, ai jeans stracciati ed alla maglietta che non le donava. Kate dette un’occhiata a Max. Il fratello si sentiva pi? in colpa che mai. Max era sempre andato a scuola in bici con lei, ma, ora che si erano trasferiti nella nuova casa e il viaggio si era allungato, aveva iniziato a prendere passaggi da Madison in auto. A lei non sarebbe dovuto importare – del resto in bici ci voleva un’ora per arrivare alla San Marcos Senior School dalla nuova casa, mentre in auto si impiegavano quindici minuti scarsi – ma le mancava quel senso di solidariet? con il fratello. Andando in bici insieme in qualche modo avevano manifestato silenziosamente la loro disapprovazione per quella sorta di ordine, che regnava nella casa, e in cui Madison era chiaramente al top. Ma ora anche quella tranquilla protesta era stata spezzata. Nei suoi momenti pi? paranoici, Kate si chiedeva se sua madre avesse insistito per quella casa vicino a Butterfly Beach solo per separare lei e Max. “Nessun passaggio” la madre avvert?, sebbene il suo tono con Madison fosse pi? dolce. “Kate ha bisogno di fare esercizio.” Kate guard? i quattro al tavolo della colazione, e prov? un pizzico d’invidia. La sua famiglia era completamente disfunzionale, ma era ancora tutto ci? che aveva, ed essere separata da tutti loro era doloroso. “Prender? la mia bici” Kate rispose con un sospiro. Madison alz? le spalle. Non era cattiva con Kate, ma non si sarebbe mai esposta per difendere la sorella. Madison era la figlia preferita in casa e viveva comodamente nel posto d’onore. Associarsi troppo a Kate avrebbe potuto danneggiarla. Aveva visto con i suoi occhi che cosa comportava perdere le grazie della madre e, chiaramente, non avrebbe fatto nulla per mettere la sua posizione a rischio. Dall’altra parte della stanza, Max guard? Kate negli occhi e mim? scusa con le labbra. La sorella scosse la testa e mim? con le labbra va bene. Non era colpa di Max il fatto che fosse sempre colto nel bel mezzo di ogni cosa. Non doveva sentirsi in colpa per l’ingiustizia di sua mamma. Max indic? la borsa a Kate e sollev? le sopracciglia. Kate si accigli? e sbrici? dentro lo zaino. All’interno c’era una busta celeste. La ragazza sussult?. Era chiaramente un biglietto. Ne fu commossa. Il fratello aveva messo furtivamente un biglietto d’auguri per lei. Kate sollev? la testa e lo guard?, mentre le sorrideva impacciato. Grazie, lei mim? con le labbra. Il ragazzo annu? e il suo sorriso si allarg?. “Non hai l’allenamento oggi, tesoro?” la mamma chiese a Madison; gli occhi brillavano di orgoglio mentre guardava la sua bella e talentuosa primogenita. Le due cominciarono a chiacchierare a lungo dell'allenamento da cheerleader, facendo commenti maligni sulle ragazze che stavano facendo precipitare il rendimento della squadra, o su chi era ingrassata di diversi chili recentemente. Erano come due piselli in una pentola, sua madre e Madison. La mamma era stata una brava cheerleader al liceo, ed era stata una grande delusione per lei, quando Kate aveva rinunciato all’attivit? per dedicarsi alla lettura e alla scrittura. Proprio in quel momento, il padre si alz? da tavola. Tutti restarono immobili. Era un uomo molto alto e incombeva su tutti loro, formando un’ombra scura nell’altrimenti luminosa e splendente cucina. “Sono in ritardo per il lavoro” borbott?. Kate s’irrigid?. Il solo posto dove suo padre avrebbe dovuto andare era il letto, per riprendersi dalla sbornia. Era in uno stato pietoso, con la camicia in disordine e la barba incolta. Forse il suo problema col bere era una delle ragioni per cui la madre era cos? critica riguardo all’aspetto di Kate; forse, non essendo in grado di rendere presentabile il marito, se la prendeva con la figlia. Un silenzio pesante cal? nella stanza, mentre tutti trattenevano il fiato. Il padre si mosse pesantemente, pescando le chiavi dell’auto dalla ciotola sul banco dell’isola ed urtando maldestramente la valigetta sul pavimento. I suoi movimenti erano scoordinati, e Kate si preoccup? del fatto che guidasse fino al lavoro in quello stato. Si chiese che cosa pensassero di lui i colleghi. Sapevano quanto bevesse la sera? O era bravo a recitare cos? come lo era sua madre? Quando andava al lavoro, assumeva un’altra personalit?, fingendosi un uomo migliore, un padre di famiglia, che meritava rispetto? Aveva ottenuto  diverse promozioni per loro, in modo che potessero permettersi quella bella casa in un quartiere invidiabile. Doveva aver fatto qualcosa di giusto! Quando la porta si chiuse e si ud? il motore dell'auto avviarsi, tutti si rilassarono un poco. Ma non pi? di tanto. Spesso, era solo l’umore imprevedibile del padre che teneva la mamma sotto controllo. Senza di lui l?, era il capo di tutti e di tutto, particolarmente di Kate. “Allora” lei disse, rivolgendo gli occhi freddi verso la sua figlia minore. “Ho dato un’occhiata  alle nostre bollette da quando ci siamo trasferiti nella nuova casa, e sembra che il college sia fuori discussione per te, Kate.” Kate s’immobilizz?. Tutto il corpo le si tramut? in ghiaccio. “Che cosa?” “Mi hai sentito” la madre le disse. “Questo quartiere ? costoso, e non possiamo permetterci di mandarvi entrambe. Madison avr? la priorit?. Tu puoi lavorare gi? all’ultimo anno di liceo, poi l’anno successivo non ci andrai, per aiutare a pagare l’istruzione di Madison.” Kate sent? lo yogurt agitarsi nello stomaco. Era cos? devastata per la notizia, che pensava che avrebbe potuto vomitare in qualunque momento. “Tu…non puoi farlo” lei balbett?. Max si accovacci? sulla sedia. Anche Madison parve sentirsi a disagio, sebbene Kate sapesse che lei non avrebbe preso in alcun modo le sue difese. “Sono tua madre, e finch? vivrai sotto il mio tetto, farai quello che ti dir?. Madison entrer? in un grande college e non ti lascer? ostacolare la sua possibilit? di eccellere.” L’espressione della donna divenne aggressiva. Aveva le braccia saldamente incrociate sul petto. “Anche congratularti sarebbe una buona idea” lei sogghign?. “Non mi pare di averti sentito dire nulla da quando Madison ha ricevuto la lettera. Non sei nemmeno rimasta per la torta.” Sua madre aveva dato una festa di congratulazioni per Madison luned?, quando la lettera era arrivata. Aveva preparato una torta – sebbene a Kate non sarebbe stata concessa una sola fetta— ed aveva persino appeso uno striscione. La festa celebrativa di Madison era stata esattamente la festa di compleanno che Kate non avrebbe avuto. Il cuore di Kate batteva forte. Una foschia rossa cominci? a formarsi nella sua mente. Improvvisamente, la bocca cominci? a parlare da sola. “E io?” grid?. “E che mi dici di buon compleanno? Non sai nemmeno che compio diciassette anni! Perch? tutto deve sempre riguardare Madison? Che ne dici di preoccuparti di me, tanto per cambiare?” Gli occhi di Max e Madison esprimevano paura. Kate non aveva mai lottato per le sue idee prima di allora, ed entrambi furono preoccupati da quello che sarebbe potuto succedere. Dall’espressione sul volto della mamma, fu chiaro a tutti che aveva completamente dimenticato il compleanno di Kate. Ma non avrebbe ammesso il suo errore – non lo faceva mai. “Non sono disposta a discutere di questo con te, signorina. Pulirai le case con me per aiutare a pagare l’istruzione di Madison, ed ? la fine della storia.” Il tono era privo di emozione e freddo. “Se sentir? ancora una parola da te, ti toglier? da scuola e non prenderai nemmeno il tuo diploma di liceo. Chiaro?” Poi, rivolgendo a Kate uno sguardo di pura repulsione negli occhi, aggiunse: “Ora, non farai tardi per la scuola?”. Kate rest? l?, fumante dalla rabbia. Lacrime le luccicarono negli occhi. Gli altri ragazzi cercavano i regali e davano feste per i loro compleanni. Tutto quello che lei aveva ottenuto era la cancellazione del suo futuro. Gett? a terra il vasetto dello yogurt e corse via dalla casa. Era maggio e il sole era davvero forte, scottava la sua pelle candida. Afferr? la bicicletta, rimasta dove l’aveva lasciata il giorno prima dopo la scuola, e cominci? a percorrere la strada, pedalando quanto pi? in fretta possibile, provando a trovare un modo per alleviare la rabbia che le pulsava dentro. Odiava sua madre. Odiava la sua stupida nuova casa. Odiava la sua famiglia. Era tutto una bugia. La sola cosa che l’aveva fatta andare avanti tutti quegli anni, era sapere che un giorno sarebbe scappata via da quel posto, dalla sua terribile, soffocante madre e dal suo inutile padre ubriacone. Che un giorno sarebbe andata al college. Voleva andare sulla Costa Est, per allontanarsi da tutti loro quanto pi? possibile. Ora quel sogno era finito. CAPITOLO DUE Kate riusc? ad arrivare a scuola in bici in un tempo brevissimo. In genere, ad un certo punto veniva sorpassata da Madison, ma era cos? infuriata che era riuscita a completare il percorso in meno di quarantacinque minuti. Aveva la schiena imperlata di sudore, mentre parcheggiava e assicurava la bicicletta accanto al parcheggio. Sapeva bene che il suo viso doveva essere paonazzo e chiazzato. Proprio allora, un’auto parcheggi? nello spazio dietro di lei, e ne salt? fuori Tony. “Oh Dio” Kate borbott? ad alta voce. Aveva una cotta per Tony. Giocava nella squadra di football, usciva con tutti i ragazzi pi? carini, anche se, in qualche modo, nonostante tutto, era davvero un ragazzo adorabile. Era il tipo di ragazzo che aveva tempo per chiunque. Non giudicava i liceali attraverso le lenti della sua combriccola. Per lui, Kate non era un’emarginata – era solo Kate Roswell. A volte, Kate pensava che  lui fosse l’unica persona che non la paragonava alla sorella pi? carina, pi? popolare e pi? divertente. “Kate” disse, chiudendo lo sportello della sua auto. “Come va?” Kate non riusc? a fare a meno di sentirsi goffa. Avrebbe voluto non essere l?, sudata ed esausta. “Bene” gli rispose, con la sola parola che le venne in mente. “Ehi” lui disse con un’espressione leggermente interrogativa. “Oggi sembri diversa. Hai fatto qualcosa agli occhi.” “Mascara” la ragazza rispose, sentendosi ancora pi? impacciata. “Ti sta bene” il ragazzo disse come dato di fatto. “Non mi ero reso conto di quanto fossero blu i tuoi occhi.” Lo stomaco di Kate and? sottosopra. Se non intendeva flirtare con lei, stava facendo davvero un pessimo lavoro. “Ehi, sbaglio oppure oggi ? il tuo compleanno?” Tony aggiunse. La ragazza si sent? quasi svenire. Come aveva fatto a saperlo? Non ricordava di averglielo detto. “Ecco, s? ? cos?” rispose. Tony sorrise, mostrando i suoi splendidi denti bianchissimi. “Buon compleanno.” Poi si avvicin? e l’abbracci?. Kate rest? l? rigida. Tutto il suo corpo sembr? attraversato da una scossa elettrica. Voleva abbracciarlo anche lei, ma era preoccupata che se avesse sollevato le braccia avrebbe esposto macchie di sudore della grandezza della Cina. Tony si stacc? e indietreggi?. “Grazie” brontol?, sentendosi la pi? grande imbranata  del mondo. Avrebbe voluto giocarsela meglio. Sapeva che Madison non sarebbe mai andata fuori di testa, se il ragazzo che le piaceva l’avesse  abbracciata. “Guarda” Tony disse, notando i compagni della squadra di football avvicinarsi dal parcheggio. “Devo sbrigarmi. Passa un buon compleanno, d’accordo?” Mentre gi? si allontanava, aggiunse: “Se ti vedo a pranzo, ti porto un cupcake.” Poi, se ne and?, correndo verso i suoi amici. Kate strinse forte lo zaino, ben consapevole di aver fatto un gran pasticcio. Il commento sui suoi occhi l’aveva sconvolta e si chiese se Tony avesse flirtato con lei. Forse, a una piccola parte di lui lei piaceva. “Kate!” qualcuno grid? e, voltandosi,  vide le sue tre migliori amiche correre verso di lei. Dinah Higgins, Nicole Young e Amy Tan erano le migliori amiche di Kate sin dalla prima superiore. Dinah era africana e veniva da una grande e calorosa famiglia che sembrava avere pi? tempo per Kate, di quanto la sua stessa famiglia ne avesse. Aveva i capelli raccolti in curate treccine, con intrecci rossi e bianchi. Nicole viveva con suo padre; la madre era morta di cancro quando era molto piccola. Era californiana nel profondo, ma provava a nasconderlo sotto strati di vestiti neri e stivali da motociclista.  Visto che aveva i capelli di un biondo naturale, spesso andava in citt? a tingerli di vari colori. Al momento, aveva le punte di un forte arancione. Amy era la ragazza che Kate sentiva pi? vicina di tutte. I genitori erano entrambi cinesi, e si erano trasferiti in America per dare a lei e a suo fratello delle migliori prospettive. Di conseguenza, c’era un’enorme differenza culturale tra Amy e i genitori. Loro la consideravano un po’ strana, con il suo amore per la cultura pop, l’ossessione per i reality show e la personalit? eccentrica. Era per quelle ragioni che Kate e Amy erano cos? vicine. Anche Amy si sentiva un’emarginata dalla sua famiglia. Le tre ragazze afferrarono Kate e le diedero un abbraccio affettuoso. “Buon compleanno!” gridarono tutte. Molti dei ragazzi pi? popolari nel parcheggio stavano osservando con espressioni disgustate quella fragorosa manifestazione d'affetto. Ma Kate voleva bene alle sue amiche e adorava come la facevano sempre sentire, sebbene fosse insignificante e noiosa paragonata a Madison. “Abbiamo dei regali!” Dinah s’illumin?, estraendo un pacco dalla borsa e poggiandolo sulle braccia di Kate. “Apri prima il mio” aggiunse Nicole, porgendo uno scatolino alla festeggiata. “Non immagini che cosa sia” Amy disse, dandole un pacchetto dalla forma di un libro. Kate fu felice di tutti i regali. “Grazie ragazze” rispose allegramente. “Non so che cosa dire.” “Avanti, aprili!” Nicole grid?. Cos? si spostarono, sedendosi sul prato accanto al campo da tennis. Kate apr? tutti i pacchetti—una scatola di cioccolatini da parte di Dinah, un paio di orecchini a forma di teschio e ossa incrociate da parte di Nicole, e una copia usata di Romeo e Giulietta. Kate amava Shakespeare, amava le tragedie romantiche, e avrebbe trascorso tutta la sera a leggerle se avesse potuto. “Ragazze, siete le migliori” disse, abbracciandole. Amy dette un colpetto all’amica. “Allora… che cos’ha detto Mamma Mostro stamattina? Ti ha fatto gli auguri?” Kate scosse la testa. “No.” Fu allora che si ricord? del biglietto di Max. “Max ? stato l’unico che a ricordarsi di me.” Estrasse il biglietto. Si era un po’ spiegazzato nel suo zaino. Apr? la busta e vide il biglietto rosa scintillante, con un fiore sul davanti. Era il tipo di biglietto che si riceve ad un quarto compleanno, eppure ne era contenta. Max doveva aver speso tutta la sua paghetta per comprarlo; la mamma non glieli aveva dati certamente. All’interno del biglietto, c’era scritto: “A mia sorella per il suo compleanno.” Non aveva scritto un messaggio, bens? soltanto “Kate” in cima, e “Max” sotto. Leggere quel semplice biglietto le fece di nuovo stringere il cuore, rammentandole di quell'inizio mattinata doloroso e deludente. Prima che potesse riprendere il controllo, il labbro superiore cominci? a tremarle. “Kate!” Dinah grid?, gettandole le braccia intono. “Che cosa c’? che non va?” Kate prov? a parlare tra le lacrime, ma queste scendevano tanto copiosamente che la stavano soffocando. Tutte le tre ragazze sapevano quanto fosse difficile la sua vita domestica – l’avevano ascoltata e aiutata gi? per tre anni di angoscia —ed erano tutte preoccupate per l’amica. “Mamma ha detto” Kate esord?, parlando tra le lacrime, “ha detto che non potr? andare al college. Che dovr? lavorare per aiutare a pagare gli studi a Madison.” La bocca di Amy si spalanc?. Dinah rivolse a Kate un’espressione addolorata. Nicole le strinse il braccio. “Non pu? farlo!” Amy grid?. “E’ cos? ingiusto” Nicole disse, molto corrucciata. “Puoi sempre stare con la mia famiglia, se hai bisogno di allontanarti da loro.” “O con la mia” Dinah aggiunse. “Mia mamma ti vuole bene. Questo lo sai.” “Grazie” Kate brontol?. “Ma non so che cosa far?, se non potr? andare al college. E’ come il mio piano di fuga, sapete?” Le ragazze annuirono. Avevano avuto pi? di una conversazione sul college, spingendosi persino oltre,  ipotizzando di frequentare lo stesso cos? da non doversi separare. “Non so proprio che cosa fare” aggiunse Kate, riprendendo a piangere. “Suppongo che Madison non abbia preso le tue difese” disse Amy. Lei odiava Madison, perch? non sosteneva Kate, e suggeriva spesso all’amica di non essere cos? tollerante nei confronti della sorella. Secondo Amy, Madison avrebbe dovuto protestare con la loro madre perch? trattava Kate cos? male  e non  provare a ottenerne complimenti e attenzione, mostrandosi indifferente alla sorte della sorella. “No” Kate rispose, tristemente. “Ehi” Nicole disse, mettendo un braccio intorno all’amica. “Andr? tutto bene. Hai noi, ti guarderemo le spalle. Se dovesse succedere qualcosa, ci penseremo noi. Te lo prometto.” Kate non si sentiva pi? sicura di nulla. Nicole non faceva altro che ipotizzare come cambiare le cose, ma il solo modo in cui le cose sembravano cambiare per Kate era in peggio. Il problema dell’alcolismo di suo padre si era aggravato, il potere di sua madre sulla sua vita era sempre pi? forte e Madison stava diventando sempre pi? distante, visto che il suo status di figlia d’oro diventava sempre pi? evidente. La vita di Kate sembrava stesse seguendo una traiettoria verso il basso, e perdere la possibilit? di andare al college era l’ultima goccia. Nicole stava ancora balbettando. “Tra poco ci sar? il ballo della scuola” diceva. “Chiss? che cosa potrebbe accadere.” “Oh, ti prego” Kate rispose. “I ragazzi sono proprio l’ultima cosa che ho in mente in questo momento.” “Oh davvero?” Amy disse, sollevando un sopracciglio. “Perch? pensavo di aver visto un certo Tony Martin abbracciare una certa Kate Roswell nel parcheggio.” Nonostante la tristezza, quel pensiero sollev? lievemente il morale di Kate. Sent? formarsi un sorriso sulle labbra. “S?. Lui, ecco, ha detto che sto bene col mascara.” “Oh mio Dio!” Dinah grid?. “Gli piaci molto!” Kate scoppi? a ridere e scosse la testa. “Questo non lo so. Lui ? carino con tutti.” “Certo, carino” Amy disse, “non provocante!” Nicole aveva uno sguardo trionfante. “Non ti ho detto che delle cose succederanno di nuovo presto?” Kate agit? le mani, provando a tamponare l’eccitazione delle amiche. “Non penso sia proprio cos?” disse. “Forse ti inviter? al ballo” Dinah grid?. Quel pensiero fece contorcere lo stomaco di Kate per l’eccitazione. C’era una possibilit? che accadesse? Proprio in quel momento, ricord? il mascara e come avesse pianto. “Accidenti, ho un aspetto tremendo, vero?” chiese la ragazza, colta dal panico. “No, dai” Dinah rispose. “Stai bene. Ma ti dar? una sistemata a pranzo, come regalo di compleanno!” Dinah amava il trucco. Visto che era parte di una famiglia numerosa, non riusciva a comprare tutti vestiti e le scarpe che voleva per restare al passo con la moda, perci? modificava sempre da sola i suoi vestiti e creava i giusti abbinamenti col trucco. Era diventata incredibilmente creativa. Incoraggiava sempre le altre a sperimentare di pi? con il loro look. Anche Nicole era molto attenta al suo aspetto. Amy provava a restare neutra, cos? da non mandare fuori di testa la propria famiglia, sebbene avesse un debole per le minigonne e per gli stivali che arrivavano al ginocchio: li indossava ogni volta che ne aveva la possibilit?. Kate era l’unica che non aveva mai davvero esplorato totalmente la sua identit? attraverso la moda. Le piaceva soprattutto scegliere degli outfit che irritavano sua madre. Cos? aveva rinunciato a indossare i vestiti di seta, frivoli e dai colori pastello, che la madre avrebbe approvato e aveva rifiutato di andare agli spettacoli di paese, diventando un maschiaccio. Ma non sapeva se fosse davvero un maschiaccio o se le piacesse semplicemente far innervosire la madre, quando si vestiva in quel modo. Kate sorrise. Se c'era anche sola una possibilit? che Tony la invitasse al ballo, allora avrebbe fatto tutto il possibile. Si sentiva gi? molto meglio, rispetto al furioso viaggio in bicicletta di quella mattina. Sapeva che le amiche ci sarebbero state per lei. “E ascoltate, se Tony non mi invita, non sar? un grosso problema” Kate aggiunse. “Possiamo sempre andarci noi insieme.” “Sono cos? contenta che tu l’abbia detto” Amy disse. “Non credo che i miei genitori mi lascerebbero andare in macchina con un ragazzo!” Tutte scoppiarono a ridere. Era bello sapere che si sostenevano tutte, tanto da non aver bisogno di rivolgersi ai ragazzi per divertirsi al ballo. La campanella suon?, e le ragazze si alzarono e si recarono nelle rispettive aule. Amy e Kate avevano entrambe lezione di matematica, perci? si incamminarono prendendosi sotto braccio, lungo i corridoi. Improvvisamente, Kate sent? Amy stringerle la mano. La ragazza sollev? lo sguardo e vide che Madison era vicina agli armadietti con le amiche cheerleader. Dava la schiena a Kate ed Amy, inconsapevole che fossero dietro di lei, e stava raccontando una storia che stava facendo morir dal ridere le ragazze. “E poi, mamma ha detto: ‘Signorina, tu farai le pulizie come me, cos? che Madison possa andare al college.’ Riuscite a crederci? Io invece ho detto: ‘Oh mio Dio, lei sta per trasformare mia sorella in una schiava!’ E questo avviene il giorno del suo compleanno! Io, invece, ho ricevuto un’auto per i diciassette anni. Lei invece, niente.” Esplose in una sonora risata, cos? come le ragazze che erano con lei. A Kate parve di aver ricevuto un pugno nello stomaco. Come poteva Madison ridere di lei in quel modo? Sapeva che la sorella non le copriva esattamente le spalle a casa, ma non si era mai resa conto di quanto spettegolasse della sua sfortuna con le amiche. Amy strinse il braccio di Kate, provando a sostenerla, a trattenerla. Aiut? l'amica a passare davanti a Madison e al gruppo di ragazze antipatiche. Kate sapeva che la sorella l’avrebbe riconosciuta, che si sarebbe resa conto che l’aveva sentita. I loro sguardi si incrociarono e Madison assunse un’espressione leggermente scioccata. Ma, oltre a ci?, non sembrava assolutamente sentirsi in colpa per aver ferito i sentimenti di Kate. Poi, distolse lo sguardo, rivolgendo di nuovo la piena attenzione alle amiche. Kate arranc? in classe, sentendosi peggio di prima. CAPITOLO TRE Kate segu? le prime due lezioni, sebbene l’umore non fosse migliorato. Si sent? meglio, solo quando la campanella suon?, annunciando l'ora di pranzo, perch? avrebbe potuto riunirsi alle amiche. Kate era in fila con le ragazze nella mensa, affollata come sempre, e guardava distrattamente l'offerta di cibo. Era piuttosto scadente. Nicole, vegetariana, ebbe molta difficolt? nello scegliersi il pranzo. Quel giorno, avrebbe mangiato cialde di patate e fagioli, mentre Dinah ed Amy gustavano un piatto leggermente migliore, deliziandosi con pollo “tikka masala" e riso. Kate pens? che il curry fosse un po’ troppo grasso, ma a Dinah, lievemente pi? robusta della media, non importava, perch? era alta e ben proporzionata. Amy era molto magra e sembrava poter mangiare qualsiasi cosa volesse, senza metter su peso. Nicole sembrava restare tagliata fuori, per la sua pignoleria. Alla fine, Kate opt? per un’insalata. Nonostante le continue derisioni di sua madre in relazione al peso, sperava che, se avesse perso quei pochi chili che aveva in pi?, la madre non sarebbe stata cos? severa con lei. “Accidenti” Dinah esclam?, quando vide il piatto dell’amica, “non dirmi che mangerai soltanto questo. Dai, ? il tuo compleanno! Mangia almeno un dessert!” Kate si abbass? nella sedia. “A dire il vero, Tony ha detto che, se mi avesse incontrata a pranzo, mi avrebbe portato un cupcake” lei disse. Tutte le altre tre ragazze fecero un grosso sorriso e si scambiarono degli sguardi. Kate si sent? un po’ sciocca ad averlo menzionato. “Oh mio Dio” improvvisamente Nicole disse. Tutte smisero di ridacchiare e si guardarono intorno per individuare quello che aveva colpito l'amica. Un ragazzo bellissimo era appena entrato in mensa. “Oh” Kate disse, voltandosi. “Quello ? Elijah. E’ un nuovo studente dell’ultimo anno, ha iniziato un mese fa. Ho sentito Madison parlarne.” “Quell’uomo meraviglioso sta camminando nella scuola da un intero mese e questa ? la prima volta che l’ho visto?” Nicole chiese. Sembrava ipnotizzata da lui, come se non riuscisse a distogliere lo sguardo. Anche Dinah sembrava guardarlo incantata. “Accidenti, s?. Ha come una sorta di fascino alla Leonardo DiCaprio in Titanic.” “Ma pensieroso” Nicole mormor?. “Misterioso e pensieroso.” Kate gli diede un altro sguardo. Elijah era incredibilmente bello. Ma, da quello che aveva sentito dire a Madison alla loro madre, Elijah era davvero un solitario. Non sembrava aver mai nessuno intorno a s?. Madison aveva provato a convincerlo a farlo entrare nel suo giro, quando aveva iniziato un mese prima, ma il giovane si era dimostrato riluttante, e la ragazza lo aveva considerato uno sgarbo. Allora, aveva deciso che lui era una sorta di scherzo della natura, indegno di attenzione. Sembrava piuttosto sfuggente. Infatti, questa era probabilmente la prima volta che Kate lo vedeva in mensa. La San Marcos era una grande scuola, ma uno come Elijah non era il tipo da perdersi in una folla. Si chiese come mai non lo avesse visto spesso. “Ricordi quello che stavamo dicendo sul ballo?” Nicole intervenne. “Lo rimangio. Vi scarico in un battibaleno, voglio andarci con lui!” Tutte cominciarono a ridere. Tranne Kate. Stava guardando Elijah, studiando il modo in cui si muoveva tra la folla di persone. Era cos? leggero, sembrava che stesse fluttuando! Aveva un modo aggraziato di muoversi, quasi come se ogni passo che faceva fosse parte di una danza imparata da lungo tempo. Proprio allora, il nuovo venuto volt? la testa, come se si fosse accorto di qualcuno che lo guardava. I loro sguardi s’incrociarono nella mensa affollata. In quel momento, Kate sent? una sensazione invaderla, come mai prima d’allora. Era come una scossa elettrica, e ogni nervo nel suo corpo era quasi in fiamme. Un gruppo di ragazzi pi? giovane pass? davanti al tavolo di Kate, bloccandole la vista. Quando si spostarono, Elijah se n’era andato. La ragazza allung? la testa, pensando di vederlo uscire dalla porta verso cui era diretto, ma  non vi riusc?. Era sparito. “Ragazze” Kate si rivolse alle amiche, “l’avete visto?” Tutte la guardarono, confuse. “Visto che cosa?” “Elijah. Un minuto prima era l?, e quello dopo ? completamente sparito.” Lei continu? a guardare il punto in cui lui si trovava fino ad un momento prima. Non era possibile che avesse lasciato la mensa cos? in fretta. “Elijah” Nicole rise, stringendosi forte il cuore in modo teatrale. Poi, guard? Kate canzonandola. “Ti picchier? per lui, lo sai. Pugni, tirate di capelli, graffi con le unghie, tutto quanto.” Le ragazze scoppiarono di nuovo a ridere, ma Kate non si un? a loro. Era rimasta ipnotizzata dal punto in cui si trovava prima Elijah. La sua mente era sbigottita. Che cosa aveva appena visto? CAPITOLO QUATTRO Kate torn? nei corridoi affollati con le altre ragazze, persa nel suo mondo. La mente era ancora confusa. Le amiche non sembravano comprendere il motivo per cui fosse tanto scossa, e, ogniqualvolta  volta insisteva che Elijah era letteralmente sparito di fronte a lei, trovavano un modo per dare al fatto una spiegazione. Si era stufata di provare a farglielo capire e, imbronciata, ci aveva rinunciato. Al termine della giornata di scuola, lo stomaco di Kate brontolava. Non aveva mangiato altro che yogurt e insalata, e un paio di cioccolatini dalla scatola che Dinah le aveva regalato. Le emozioni dell'inizio della mattina, la pedalata furiosa fino a scuola e la stranezza della sparizione di Elijah nell’aria, tutto aveva contribuito a farla sentire debole e stordita. Liber? la bici e torn? a casa, assicurandosi di andare piano; non voleva cadere. Lo zaino, pieno di libri scolastici e regali delle amiche era pesante e rendeva il percorso ancora pi? stancante. Il sole non era fortissimo, anche se erano le tre del pomeriggio, e c’era una fresca brezza proveniente dall’oceano. A distanza, Kate vide i monti del Rattlesnake Canyon Park. Era uno dei suoi luoghi preferiti. Amava la natura, la sua quiete, la sua bellezza. Le piaceva andarci i fine settimana. La faceva riflettere sulla vita. Le ricordava sempre che il mondo era vasto e che la sua vita familiare era solo una delle minuscole esperienze che la terra aveva da offrire. Avrebbe mai visto il mondo? Senza andare al college, avrebbe mai vissuto come desiderava? Non riusciva a sopportare l’idea di restare bloccata in California per un altro anno, a pulire le case dei ricchi, come faceva sua madre, vivendo nella sua ombra. Non era giusto! Perch? doveva guadagnare per mantenere Madison agli studi? Madison non era affatto studiosa quanto Kate; infatti, probabilmente intendeva andare al college soltanto per incontrare i ragazzi. Kate poi decise di voler trovare un modo per tenere per s? parte delle sue entrate, cos? da risparmiare per un biglietto per la Costa Est, e poi sparire in un giorno. Sembrava una soluzione drammatica, ma che altra scelta aveva? Kate era cos? persa nei suoi pensieri da non accorgersi di un gruppo di persone davanti a s?, se non nel momento in cui le di pararono davanti. Erano studenti dell’ultimo anno della sua scuola, occupavano il marciapiede e la strada, urlando e spingendosi tutti tra loro. Kate stava per passare alla larga, quando si accorse di qualcuno nel mezzo. Alcuni stavano malmenando un ragazzo, trattandolo come un pallone da spiaggia, spintonandolo avanti e indietro tra loro. Lei not? i capelli scuri del ragazzo e i tratti delicati. Si trattava di Elijah. “Ehi!” Kate grid?, frenando bruscamente accanto al gruppo. “Lasciatelo in pace!” Uno dei ragazzi si volt? verso di lei, rivolgendole uno sguardo infuriato. “Vattene, ragazzina” le disse, crudelmente. “Non penso che il tuo ragazzo voglia essere salvato da una femmina.” Nello stesso istante, Kate incroci? lo sguardo di Elijah. Era triste. Una lacrima bagnava la sua maglietta sulla spalla. Ma, quando i ragazzi ignorarono Kate, riprendendo a spintonandolo avanti e indietro, lui non si difese. “Elijah!” lei grid?. “Difenditi!” Lui la guard? e poi, come se la vedesse per la prima volta, continu? a camminare. La ragazza non riusciva a comprendere. Ma Kate non avrebbe lasciato che Elijah continuasse a farsi picchiare, solo per la stupida idea che le ragazze non potessero prendere le difese dei ragazzi. Aveva una bicicletta, il che significava che era pi? veloce, e che poteva usarla come un’arma. Si tolse lo zaino dalle spalle, pesante e carico di libri. Lo fece roteare e caric? verso il gruppo di ragazzi, colpendone uno dietro la schiena con lo zaino. “Ehi!” lui grid?, inciampando in avanti. “Vattene, pazza.” Non sembrava essersi scomposto pi? di tanto per l'intervento di Kate, sebbene la ragazza confidasse  che stesse soltanto provando a salvarsi la faccia di fronte agli amici. Forse era sciocco sfidare un gruppo di maturandi, con nient’altro che uno zaino e la bicicletta come armi, ma Kate sembrava posseduta da una sorta di forza, come una mamma oca protettiva con il suo nido. Affrontava i bulli di Elijah nel modo in cui avrebbe voluto che facesse Madison contro la prepotenza della mamma. Lei torn? sui propri passi, pedalando verso di loro, quanto pi? rapidamente possibile, facendoli disperdere ovunque. “Chi ? quella matta?” uno dei ragazzi chiese, schivandola. “Non ? la sorella di Madison?” fu la risposta dell'altro, che rise alla vista di Kate che brandiva lo zaino. “E’ cos? bruttina” il primo disse. “Ma Madison ? cos? sexy. Dev’essere adottata, giusto?” Resa ancora pi? furiosa da quei brutti commenti, Kate part? di nuovo alla carica, facendo cadere entrambi a terra di botto. Poi colp? un ragazzo vicino con lo zaino, con tale forza da proiettarlo addosso ad  un altro. Entrambi finirono stesi a terra. Provando a salvare la faccia, i ragazzi cominciarono a disperdersi, come bambini che lasciano il gelato a causa di una vespa irritante e persistente. Ormai si erano convinti che Kate avrebbe reso l’attacco ad Elijah pi? seccante del voluto. Kate aveva l’affanno per la fatica e l’ansia, sebbene ci fosse anche un po’ di adrenalina trionfante a scorrerle nelle vene. Rivolse uno sguardo ai ragazzi che si allontanavano lungo la strada, poi torn? dove si trova Elijah. Ma questi se n’era andato. “Ehi!” Kate grid?. Quell’idiota avrebbe almeno potuto degnarsi di dirle grazie. Si guard? intorno, provando a vedere dove fosse finito. Ma pi? guardava, pi? si convinceva che, in nessun modo, Elijah avrebbe avuto il tempo di sparire dalla sua vista. Non c’erano case o negozi lungo la strada dove lui potesse entrare, solo la roccia della montagna da un lato, e una ripida strada che portava ai tetti delle case sulla strada sottostante, dall'altro. Dov’era andato? La ragazza si guard? attorno, strizzando gli occhi contro la forte luce del sole, ma del giovane non c’era traccia. Poi, scorse una figura ai piedi della collina, camminare in quel modo aggraziato, piacevole che lei riconobbe appartenere proprio ad Elijah. Non aveva idea di come fosse arrivato cos? lontano in cos? poco tempo. Voleva far scendere il livello di adrenalina, che forse stava alterando la sua percezione, ma una sensazione sgradevole stava cominciando ad assalirla, come era successo in mensa. Elijah, ne era certa, poteva spostarsi per notevoli distanze a una velocit? impensabile. Kate non sapeva che cosa la portasse a cercarlo. Forse era dovuto al fatto che, a diciassette anni, non aveva mai avuto molta popolarit?, ma sentiva di meritare almeno un po’ di gratitudine da lui, per essersi esposta cos? tanto. Aveva schiacciato la scatola di cioccolatini di Dinah, mentre aveva affrontato i ragazzi. Erano penetrati, in forma di zucchero rosa e appiccicoso all’interno dello zaino. E la sua copia di Romeo e Giulietta aveva un’enorme macchia ora sulla copertina. Cominci? a pedalare in direzione di Elijah. Era una strada lunga e in alcuni punti divenne abbastanza ripida. Tutto ci? che Kate doveva fare era abbassarsi in avanti, e lasciare che la gravit? la spingesse in fondo alla collina. In genere, era una ciclista lenta e attenta, non proprio un’amante del brivido, ma era bello sentire il vento tra i capelli, mentre percorreva la collina. “Ehi!” grid? quando pensava che Elijah potesse sentirla. Lui si volt? e le lanci? uno sguardo confuso. Ancora una volta, quando i loro sguardi s’incontrarono, una strana sensazione s’impossess? di Kate. C’era un’intensit? negli occhi di Elijah, un'espressione quasi stregata in essi. Se gli occhi erano lo specchio dell’anima, l’anima di Elijah sembrava essere pi? vecchia del tempo. Confusa dalle sensazioni che le scorrevano in corpo, Kate azion? i freni. Ma stava andando troppo veloce, i freni erano un po’ consumati e non reagivano velocemente quanto avrebbero dovuto, la bici era vecchia. Stava praticamente volando, avvicinandosi alla fine della strada ad una folle velocit?. In fondo ad essa, si rese conto con timore, c’era una strada a scorrimento veloce. Il cuore di Kate cominci? a battere forte, quando si rese conto che non avrebbe in alcun modo potuto fermarsi in tempo. Stava andando dritta verso la strada. Il tempo sembr? rallentare dolorosamente, mentre correva verso la conclusione inevitabile, inarrestabile, la sua morte. La bici pass? davanti al segnale di stop, i freni inutili cigolarono e l’odore sgradevole di gomma bruciata si espanse nell’aria. Poi, vol? verso i segni bianchi della strada—e fin? dritta nel traffico in arrivo. Kate intravide un camper arrivare dritto verso di lei. Vide gli occhi dello stupefatto autista – e poi, sent? l’impatto. Il corpo di Kate si schiant? contro il camper. Non sent? alcun dolore, ma seppe immediatamente, dal rumore assordante,  che le si era rotto qualcosa. Forse tutto. Il clacson del camper cominci? a suonare, mentre lei rimbalzava sul parabrezza, ricadendo a terra e rotolando per un tratto, battendo violentemente il capo sull’asfalto. Anche la bicicletta fu proiettata in aria, poi ricadde a terra. Stelle nere danzarono davanti ai suoi occhi. La sua bici fin? la sua corsa accanto a lei, frantumandosi contro il pesante asfalto. Kate era consapevole della sensazione di torpore, del sapore metallico del sangue. Ma non provava alcun dolore. Sapeva che era grave. Grave il fatto di non muoversi. Grave il fatto di non provare niente. La testa ricadde di lato, e Kate pos? lo sguardo sull’oceano luccicante a distanza. Come se fosse alla fine di un lungo tunnel, Kate sent? le auto frenare, schiantarsi tra loro e persone gridare. Sentiva l’odore della benzina, della gomma e del metallo, e qualcosa bruciare. Poi, in tutto quel caos, vide il viso di Elijah apparire davanti a lei, e si sent? prendere in braccio da lui. Il ragazzo stava dicendo qualcosa, ma lei non riusc? a cogliere il senso delle parole. L’espressione di Elijah era intensa, terrorizzata. E, proprio prima che tutto si oscurasse, le sembr? di vedere delle zanne spuntargli dalla bocca. La giovane non riusciva a muoversi n? a gridare. Ma ebbe la sensazione di qualcosa di appuntito, caldo e bagnato sul collo, ne era certa. Poi, il mondo svan?. CAPITOLO CINQUE La prima cosa di cui Kate fu consapevole fu un suono di un trillo elettronico. Non aveva pensato molto alla morte, ma era abbastanza sicura che quello fosse il suo suono. Poi riusc? a distinguere un altro suono: un cigolio. E infine percep? chiaramente che si stava muovendo in avanti. Ruote, pens?. Sono su una barella. Poi, sent? un odore strano e forte, come di candeggina e detersivo. Sono all’ospedale, pens?. E comprese di non essere morta. Almeno, non ancora. Kate sent? qualcosa nella gola, e qualcosa d’altro spingerle nel braccio. Non era doloroso ma irritante. Prov? allora a sollevare una mano, ma non avvenne nulla. Riusciva a sentire dei rumori provenienti da sopra di lei, come persone che parlavano attraverso l’acqua. Mentre i secondi passavano, le alterazioni diventavano meno pronunciate, e lei cominci? a distinguere voci e parole. “E’ un miracolo” qualcuno disse. Era una voce che non riconobbe. “Non ho mai visto riprendersi qualcuno con questo tipo di ferite” aggiunse un’altra voce. “Vedremo se i genitori daranno il consenso per farle delle analisi” il primo disse ancora. “Perch? era priva di sensi quando l’hanno presa, poi all’improvviso, ha ripreso a respirare. Non hanno nemmeno avuto il tempo di usare il defribillatore.” Kate si chiese quanto tempo fosse trascorso da quando il camper l’aveva investita. Era appena arrivata all’ospedale, o era stata in coma per anni? L’ultima supposizione la fece piombare nel panico. Che cosa sarebbe successo se fosse rimasta in coma il giorno del suo diciassettesimo compleanno, e si fosse risvegliata il giorno del suo trentesimo compleanno? O quarantesimo? O ottantesimo! Divenne incredibilmente agitata al pensiero di trovarsi faccia a faccia con Amy, Dinah e Nicole, tutte sposate e con figli. Sapeva di essere fortunata ad essere viva, ma il pensiero che tutti fossero andati avanti senza di lei era terrificante. In qualche modo, mentre era sconvolta dalle sue intense emozioni, riusc? ad aprire gli occhi. “Si sta svegliando” qualcuno disse. “Non ? possibile. E’ in coma indotto.” “Ti dico di s?!” il primo disse di nuovo, insistendo di pi?. “Ha appena aperto i suoi dannati occhi.” Kate comprese dal tono delle loro voci che qualcosa non tornava. La velocit? con cui era stata investita, l’angolo con cui aveva colpito il suolo, il modo in cui era caduta sull’asfalto – avrebbe dovuto assolutamente essere morta, al cento per cento. Sentire le loro voci, sapere che in qualche modo era andata oltre la logica, restando viva, accrebbe ancora di pi? il senso di panico. Cominci? a sbattere le ciglia, tentando di mettere a fuoco quello che aveva intorno. Vide piastrelle bianche sul soffitto sopra di lei, e alle pareti su entrambi i lati; poi inquadr?  medici e paramedici, tutti con lo sguardo confuso. Prov? a chiedere che cosa le stesse accadendo, ma non riusc? a muovere la lingua in maniera appropriata. Aveva qualcosa in bocca. Mosse la mano, provando ad afferrare uno dei medici che le camminavano a fianco. In quel momento, not? un tubicino collegato  al polso. Aveva una sorta di ago o una flebo. Vederla le fece venire la nausea—non le erano mai piaciuti gli aghi. Sul suo braccio, c’era del sangue secco. Kate, poi, si rese conto che era passato pochissimo tempo dall’incidente. Non ci sarebbe stato del sangue su di lei altrimenti, e nessun paramedico. E certamente non sarebbe stata su una barella in un corridoio, diretta da qualche parte con evidente fretta. Se fosse stata in coma per anni e anni, ora sarebbe stata sdraiata da sola in qualche reparto, completamente dimenticata da tutti, probabilmente coperta di polvere e ragnatele. Il sapere che non era trascorso tanto tempo la calm? leggermente, ma era ancora innervosita dai medici e dalle espressioni sui loro volti. Almeno, riusc? a raggiungere e afferrare una manica di un medico. Lui abbass? lo sguardo verso la mano che lo stava stringendo, sollevando la stoffa. Aveva il volto pallido, come se stesse guardando un fantasma. Poi, si rivolse al paramedico. “Pensavo mi avesse detto che aveva le ossa rotte.” Anche il paramedico guard? la mano di Kate. “Lo erano” quello disse. All’improvviso, l'uomo smise di camminare, come se fosse tanto stupito da non poter pi? procedere oltre. Lo lasciarono indietro, e infine spar? alla sua vista. Poi, la barella svolt? e Kate chiuse gli occhi. I medici si affaccendavamo intorno a lei, visibilmente ed inutilmente preoccupati, collegandola a diversi macchinari; tutti facevano un bip. Kate era punzecchiata e toccata di continuo. Ma, ad ogni minuto che passava, sembrava riacquistare la sensibilit?  o il controllo su un'altra parte del corpo. La ragazza prov? a parlare, ma le parole le si bloccarono in gola. Allora, si tir? su e sent? una mascherina in plastica intorno alla bocca. “Ehi, ehi, ehi” uno dei medici disse, provando ad allontanare la sua mano. “Ti aiuta a respirare. Lasciala l? dov’?.” Fece come le fu detto. “Aumentiamo la dose di propofol” uno dei medici disse ad un collega. “C’? ancora il rischio di un ematoma cerebrale. Un coma le dar? migliori possibilit? di ridurre i danni.” “Le ? stata gi? somministrata la dose massima” rispose l'altro. “Allora dev’esserci stato un errore” il primo contest?. “Quel paramedico mi sembrava fuori di testa. Probabilmente, ha trascritto la cosa sbagliata. Non ? possibile che questa ragazza abbia ricevuto la massima dose.” “Bene, d’accordo, se lo dici tu.” Kate sent? come un formicolio dove le era inserita la flebo nel braccio. Una strana sensazione avvolse il suo corpo, come quella sorta di stanchezza che si avverte durante un film noioso. Decisamente, non le sembrava di essere stata anestetizzata. Ora i medici si guardavano tutti tra loro. “Dev’esserci qualcosa che non va nella dose” il primo disse. “Accidenti, guardaci un attimo! L’ultima cosa che ci serve ora ? che ci facciano di nuovo causa.” Uno dei medici spar?, lasciando soltanto gli altri due. Uno di loro si abbass?. Punt? una torcia in entrambe le pupille della paziente. “Fai uso di droghe” le chiese. Lei scosse la testa. L’uomo non parve crederle. “Perch? se fai uso di qualcosa che possa interferire con il propofol, dobbiamo saperlo. Niente anfetamine?” Kate scosse di nuovo la testa. Voleva disperatamente che le togliessero il tubo dalla gola, cos? da poter riprendere di nuovo a parlare. I medici si guardarono tra di loro, assolutamente incerti sul da farsi. Proprio allora, un’altra persona si avvicin? al letto. Era una donna in uniforme. “Abbiamo identificato la ragazza” disse. “C’era una carta d’identit? nel suo zaino. Kate Roswell della San Marcos Senior High School. Il preside vi far? avere il numero dei genitori.” I medici annuirono. “O potete chiederlo a lei direttamente” uno rispose, facendo cenno nella direzione di Kate, che giaceva nel letto, ben sveglia, battendo le palpebre pazientemente. La donna farfugli?. “Mi avevano detto che le era stato indotto lo stato di coma.” “Vero” l’altro medico intervenne. I due la fissarono inebetiti, e sembravano completamente confusi. “Pu? scusarci un momento?” Si allontanarono insieme, storditi. La donna si rivolse a Kate. “Kate, riesci a sentirmi?” le chiese. La ragazza annu?. “E sei Kate Roswell, ? corretto?” Kate annu? di nuovo. “Mi chiamo Brenda Masters, sono un’assistente sociale qui dell’ospedale. Qualcuno ti ha detto che cos’? accaduto?” Kate scosse la testa. Ma non aveva bisogno che glielo dicessero. Ricordava ogni cosa. Quando era stata investita dal camper, che le aveva rotto tutte le ossa. Quando la vista le si era oscurata, e aveva sentito la morte avvicinarsi a lei. E Elijah. Elijah, con le zanne esposte, conficcate nel suo collo. “Tipico dei medici” la donna disse. “Non pensano mai di parlare davvero con i pazienti.” Brenda occup? la sedia accanto a Kate. “Sei stata investita da un camper. Ti trovi al Santa Barbara Cottage Hospital. Star? accanto a te e ai tuoi genitori, durante il tuo recupero. Non preoccuparti, saranno qui molto presto.” Brenda dette un colpetto sul braccio della giovane paziente. Ma l’ultima cosa che Kate desiderava, in quel momento, era la sua famiglia. Loro avrebbero trovato un modo per criticarla, certamente. Avrebbero detto che era stata imprudente a non riparare i freni della sua bicicletta, o a correre a quella velocit? gi? dalla collina. Riusciva a immaginare sua madre, che la sgridava. C’era di peggio: magari avrebbe detto che Kate era in cerca di attenzioni, perch? Madison sarebbe andata al college, e lei non aveva ricevuto una torta di compleanno. Un milione di pensieri le attraversarono la mente, e le lacrime luccicarono nei suoi occhi. Brenda inarc? leggermente le sopracciglia. “Non vuoi che i tuoi genitori vengano qui?" chiese. Kate scosse di nuovo la testa, e una delle lacrime scese lungo la guancia. La donna sembr? preoccupata dalla rivelazione. Probabilmente, non comprendeva perch? una diciassettenne, che era rimasta quasi uccisa in un incidente, non volesse la famiglia intorno a s?. Probabilmente, non aveva mai conosciuto nessuno come i Roswell. “Hai fatto qualcosa che non avresti dovuto fare?” Brenda disse gentilmente. “Perch?, se sei preoccupata che si arrabbino con te, sono certa che non sar? cos?. Vorranno soltanto sapere che stai bene.” Kate scosse di nuovo la testa. Si sarebbero arrabbiati, s?, ma non per quello che aveva fatto. Era soltanto perch? esisteva. Le lacrime cominciarono a scenderle copiosamente. “Dobbiamo informare i tuoi genitori” la donna disse. “Legalmente sei minorenne.” Poi, la sua voce si addolc?. “Kate, dovr? chiederti una cosa importante, e voglio che pensi bene alla risposta. Annuisci se sei d’accordo con quello che dico, e scuoti la testa in caso contrario. Kate, i tuoi genitori ti picchiano?” Kate deglut?, la gola le faceva male, urtando il tubo. Quanto desiderava disperatamente annuire. Ma la sua vita non era segnata da abusi, non nel modo inteso dalla donna. Almeno, non pensava che lo fosse comunque. Ma abusare voleva dire solo fare ricorso a pugni e calci, o poteva concretarsi nel venire privati di cibo, nel subire un divieto senza motivo, nel venire ignorati il giorno del compleanno? Kate proprio non lo sapeva. E, sebbene fosse consapevole che il semplice annuire della sua testa, ora, avrebbe potuto scatenare una serie di eventi, forse persino vederla portata via da casa e condotta da persone che non la disprezzavano e volevano che frequentasse il college, c’era sempre Max a cui pensare. Non poteva fargli vivere un trauma simile, era solo un ragazzino. Scosse allora la testa. La donna annu?, apparentemente soddisfatta dalla risposta. Probabilmente, pensava che Kate fosse una sciocca adolescente fuori controllo. Che fosse andata alla ricerca del brivido, sfuggitole di mano, restando quasi uccisa, e stesse provando ad evitare di essere rimproverata. “Li chiamer? io” la donna disse, alzandosi e sistemandosi la camicetta. Se ne and? e Kate si rese conto di essere da sola per la prima volta. Il tubo nella sua gola era assolutamente esasperante. Le prudeva tantissimo. E voleva disperatamente essere in grado di parlare. Aveva bisogno di chiedere a qualcuno dove fosse Elijah. Ricord? di essere stata presa in braccio da lui. Perch? non era andato con lei in ambulanza? Doveva essere stato lui a chiamarla. Kate riusc? a tirarsi su, nel suo letto d’ospedale, riuscendo cos? finalmente a guardarsi intorno. Era pieno di persone addormentate. Si rese conto che erano tutte in coma, proprio come lei avrebbe dovuto essere. L’avevano soccorsa aspettandosi che fosse priva di sensi, sospettando un edema verbale a causa del trauma. Ma il suo corpo aveva completamente rigettato le medicine. Anche le sue ossa erano guarite. Era quello che il medico aveva detto. Ogni osso nel braccio – ulna, radio, omero – si era rotto, ma, nonostante ci?, non sentiva alcun dolore. Infatti, le braccia stavano perfettamente bene. Poteva ruotare le mani e muovere le dita lungo il tubo e infine cominci? a tirare. Il tubo cominci? a uscirle dalla gola. Era incredibilmente sgradevole, ma continu? a tirare, fino a quando non fu completamente fuori. Alla fine, riusc? a respirare normalmente da sola. Gett? il tubo a terra, felice di essersene liberata. L'altra cosa che la irritava era la flebo nel braccio. Strapp? via il cerotto che la teneva attaccata, ed estrasse l’ago. Apparve del sangue sulla pelle, e lei lo lecc? istintivamente. Senza tubi e fili, si sent? molto pi? a suo agio, in grado di valutare la situazione. Il suo corpo sembrava diverso, ma non in senso negativo. Non provava alcun dolore. L’unico elemento negativo, di cui divenne consapevole ora che il tubo era fuori dal suo corpo, era una sensazione assillante allo stomaco. Stava morendo di fame. Era cos? che ci sentiva dopo essere stati vicini alla morte? Tocc? il suo corpo attraverso la leggera camicia da notte di carta. Ogni cosa era al proprio posto. Si sent? un po’ infastidita dal fatto che probabilmente le avevano tagliato tutti i vestiti, per poter controllare le ferite che non c'erano. Ma … come aveva fatto a non riportare ferite? Non aveva alcuna costola rotta  n? tanto meno i polmoni forati. Nessun organo danneggiato. Era tutto cos? confuso. Not? poi che il suo zaino era stato portato l? con lei. Si allung? e trov? il libro che le aveva regalato Amy, coperto dei cioccolatini che le aveva donato Dinah. Poi, proprio in fondo allo zaino, trov? il suo cellulare. Non le era mai stato permesso avere uno smartphone come Madison, perci? ne aveva uno di quelli economici e indistruttibili. Per fortuna, era sopravvissuto all’incidente. Lo afferr? e mand? per prima cosa un sms a Amy: in parte perch? il suo nome era pi? facile da raggiungere e in parte perch? era l'amica pi? cara delle tre. Investita da auto. Sto benissimo. Ti prego, trova Elijah. Premette su invia e aspett?. Trascorsero pochi secondi prima di ricevere la risposta. COSA!?!?!??! Kate sospir?. Chiaramente, Amy non l’aveva ascoltata quando aveva detto che stava benissimo. Allora le riscrisse. Onestamente, niente di grave. Niente di rotto. Ti prego, ti prego, ti prego, trova Elijah. La risposta di Amy giunse pochi istanti dopo. Stai chiaramente male!! Dove sei? Frustrata, Kate poggi? il telefono sul letto accanto a lei. Aveva disperatamente bisogno di trovare Elijah e chiedergli che cosa stava succedendo. Era certa che lui avrebbe saputo dare una risposta. In quel momento vide i medici avvicinarsi al letto. Dovevano averne chiamato un altro, un uomo pi? anziano, canuto ed erano diretti proprio verso di lei. Quando la videro alzarsi, il tubo sul pavimento e la flebo sul letto, si fermarono subito. “E’ una specie di scherzo?” chiese il nuovo medico canuto. Gli altri scossero la testa con enfasi. “Ero con lei quando ? uscita dall’ambulanza. I paramedici hanno detto che era messa male, ma quando ? uscita dall’ambulanza stava respirando.” “Ha avuto due dosi di propofol” l’altro aggiunse. “Come fa a restare seduta in quel modo?” il medico canuto esclam?. Kate inizi? a sentirsi molto frustrata per il modo in cui stavano parlando di lei, invece che con lei. Era la sola ad aver appena avuto un’esperienza traumatica, e la stavano trattando come un fenomeno da circo. “Salve” intervenne, sollevata di scoprire che il tubo non le aveva danneggiato la gola. “Penso di sentirmi meglio adesso. Posso andare a casa? Non vedo perch? preoccupare la mia famiglia.” La ragazza cominci? ad alzarsi, ma i medici la rimisero gi?. “No, aspetta. Mi dispiace, ma non puoi andartene finch? non ti avremo sottoposta a degli esami. Potresti avere danni cerebrali.” “Sono certa di no” Kate disse. “Vuole che dica l’alfabeto al contrario o una cosa del genere?” Il medico canuto guard? gli altri, meravigliato. Infine, le fece la domanda che era sulle labbra degli altri: “Che cosa sei?” CAPITOLO SEI I genitori di Kate non arrivarono in ospedale se non sette ore dopo. Suo padre non aveva potuto (o non aveva voluto) uscire prima dal lavoro. La madre, sebbene fosse l’unica ad aver ricevuto la prima chiamata dall’ospedale, era stata “troppo occupata”. Erano circa le sette di sera, quando tutta la famiglia and? finalmente a trovarla. L’ospedale aveva persino provato a chiamare Madison, che, a diciotto anni, era la cosa pi? vicina ad un’ “adulta” che potessero trovare, in quanto parente. Ma era troppo impegnata con una gara “importante” come cheerleader dopo la scuola – chiaramente, si trattava di un evento molto pi? importante della vita di sua sorella – e non era venuta. In quel lasso di tempo, vari medici e infermieri erano andati e venuti da Kate, ognuno pi? perplesso dell'altro. Alla fine, decisero che lei stava giocando ad un gioco folle, che aveva simulato l’incidente per ottenere attenzione, una convinzione che i genitori condivisero quando finalmente arrivarono. “Non c’? assolutamente nulla che non vada in vostra figlia” i medici dissero ai genitori. “Non fisicamente almeno. Ma la ricerca dell’attenzione a questo livello ? sintomo di una sorta di disturbo psicologico.” “Mi sta dicendo di un disturbo psicologico?” la madre chiese. “Possiamo indicarle uno psicologo, se per voi non ? un problema.” La madre guard? il marito. “Non so se l’assicurazione lo copre.” Kate osserv? tutto dal letto, sentendosi incredibilmente amareggiata e frustrata. Come potevano dire che avesse inventato tutto? C’erano i rapporti dei paramedici che dimostravano che si era rotta ogni singolo osso presente nel corpo! Non era la sorta di cosa che si poteva simulare! Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=43695959&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.