*** Òâîåé Ëóíû çåëåíûå öâåòû… Ìîåé Ëóíû áåñïå÷íûå ðóëàäû, Êàê ñâåòëÿ÷êè ãîðÿò èç òåìíîòû,  ëèñòàõ âèøíåâûõ ñóìðà÷íîãî ñàäà. Òâîåé Ëóíû ïå÷àëüíûé êàðàâàí, Áðåäóùèé â äàëü, òðîïîþ íåâåçåíüÿ. Ìîåé Ëóíû áåçäîííûé îêåàí, È Áðèãàíòèíà – âåðà è ñïàñåíüå. Òâîåé Ëóíû – ïå÷àëüíîå «Ïðîñòè» Ìîåé Ëóíû - äîâåð÷èâîå «Çäðàâñòâóé!» È íàøè ïàðàëëåëüíûå ïóòè… È Ç

Desiderata

Desiderata Morgan Rice Appunti di un Vampiro #5 In DESIDERATA (Libro #5 in Appunti di un Vampiro), Caitlin Paine si sveglia per scoprire di aver viaggiato ancora una volta nel tempo. Stavolta, si ritrova nella Parigi del secolo XVIII, un'epoca di grande opulenza, di re e regine – ma anche di rivoluzione. Riunita con il suo vero amore, Caleb, riescono a vivere un momento romantico insieme, quello che non hanno mai avuto. Trascorrono del tempo idilliaco nella citt? di Parigi, visitando i luoghi pi? romantici, mentre il loro amore continua a crescere, diventando pi? forte. Caitilin decide di rinunciare alla ricerca di suo padre, cos? da poter assaporare quell'epoca e quel luogo, e trascorrere la vita con Caleb. Caleb la porta al suo castello medievale, vicino all'oceano, e Caitlin ? pi? felice di quanto non lo sia mai stata. Ma il loro idillio non ? destinato a durare per sempre, e gli eventi s'infrappongono tra loro, separandoli. Ancora una volta, Caitlin si trova di nuovo unita con Aiden e il suo covo, con Polly ed i suoi nuovi amici, e si concentra di nuovo sull'allenamento, e sulla sua missione. Viene introdotta nello sfarzoso mondo di Versailles, ed incontra persone ed opulenza di l? da tutto quello che lei abbia mai sognato. Con infiniti balli, feste e concerti, Versailles ? davvero un mondo a parte. Poi, lei si riunisce felicemente con suo fratello Sam, anche lui tornato indietro nel tempo, e sogna di loro padre. Ma non va tutto bene come sembra. Anche Kyle ha viaggiato indietro nel tempo – stavolta, affiancato dal suo scagnozzo Sergei – ed ? pi? determinato che mai ad uccidere Caitlin. E Sam e Polly si trovano sempre pi? legati in una relazione pericolosa, che minaccia di distruggere ogni cosa intorno a loro. Caitlin diventa una guerriera vera e preparata ed ? pi? vicina che mai a trovare suo padre ed il mitico Scudo. Il finale culminante e intriso di azione, conduce Caitlin nei luoghi medievali pi? importanti di Parigi, a caccia di indizi. Questa volta, sopravvivere richieder? capacit? che lei non ha mai sognato d'avere prima. E per riunirsi con Caleb dovr? fare le scelte pi? dure – e I sacrifici pi? grandi – della sua vita. DESIDERATA ? cos? ben bilanciato. E' la perfetta quantit? di parole ed un grandioso seguito di tutti gli altri libri. I personaggi sono molto credibili e mi lascio davvero coinvolgere dagli eventi che li riguardano. L'introduzione di una figura storica ? molto interessante, e lascia molto su cui riflettere in merito a questo libro. The Romance Reviews desiderata (libro #5 in Appunti di un Vampiro) morgan rice Traduzione italiana a cura di Immacolata Sciplini Che cosa hanno detto di APPUNTI DI UN VAMPIRO “TRADITA ? un grande volume di questa serie. Morgan Rice ha davvero realizzato un'opera vincente in questa serie. E' incalzante, colmo di azione, amore, suspense e intrigo. Se non avete letto i primi due romanzi, leggeteli e poi mettete le mani su TRADITA. Ho letto questi libri in ordine, ma ognuno di essi ? anche fatto per essere letto individualmente, perci? anche se non avete letto i primi due, procuratevi TRADITA. Sono certo che finirete per procurarvi anche i primi due – vale la pena leggerli o almeno una volta...o due!” --VampireBookSite "TRAMUTATA ? un libro che pu? competere con TWILIGHT e VAMPIRE DIARIES, uno di quelli che vi vedr? desiderosi di continuare a leggere fino all'ultima pagina! Se siete tipi da avventura, amore e vampiri, questo ? il libro che fa per voi!" --Vampirebooksite.com “La Rice fa un ottimo lavoro nello spingervi nella storia sin dall'inizio, utilizzando una grande capacit? descrittiva, che trascende la mera descrizione dei luoghi … Ben scritto, ed estremamente veloce da leggere, TRAMUTATA ? un buon inizio per una nuova serie sui vampiri, per chi intende immergersi in una storia leggera e interessante.” --Black Lagoon Reviews Chi ? Morgan Rice Morgan Rice ? l'autrice Bestseller di APPUNTI DI UN VAMPIRO, una serie per ragazzi che comprende undici libri (e destinata a continuare) la serie bestseller THE SURVIVAL TRILOGY, un thriller post-apocalittico che comprende due libri (e destinata a continuare); e la serie epica fantasy bestseller L'ANELLO DELLO STREGONE, composta da tredici libri (e destinata a continuare). I libri di Morgan sono disponibili in edizioni audio e stampate, e le traduzioni dei libri sono disponibili in tedesco, francese, italiano, spagnolo, portoghese, giapponese, cinese, svedese, olandese, turco, ungherese, ceco e slovacco (e molte altre lingue si aggiungeranno). A Morgan piace ricevere i vostri commenti, quindi sentitevi liberi di visitare www.morganricebooks.com (http://www.morganricebooks.com/) per entrare nella mailing list, ricevere una copia gratuita di un suo libro, ricevere omaggi gratuiti, scaricare le applicazioni gratuite, restare informati sulle ultime news, connettervi su Facebook e Twitter e restare in contatto! Libri di Morgan Rice L’ANELLO DELLO STREGONE UN’IMPRESA DA EROI (Libro #1) LA MARCIA DEI RE (Libro #2) DESTINO DI DRAGHI (Libro #3) GRIDO D’ONORE (Libro #4) VOTO DI GLORIA (Libro #5) UN COMPITO DI VALORE (Libro #6) RITO DI SPADE (Libro #7) CONCESSIONE D’ARMI (Libro #8) UN CIELO DI INCANTESIMI (Libro #9) UN MARE DI SCUDI (Libro #10) UN REGNO D’ACCIAIO (Libro #11) LA TERRA DEL FUOCO (Libro #12) LA LEGGE DELLE REGINE (Libro #13) THE SURVIVAL TRILOGY ARENA ONE: SLAVERSUNNERS (Libro #1) ARENA TWO (Libro #2) APPUNTI DI UN VAMPIRO TRAMUTATA (Libro #1) AMATA (Libro #2) TRADITA (Libro #3) DESTINATA (Libro #4) DESIDERATA (Libro #5) BETROTHED (Libro #6) VOWED (Libro #7) FOUND (Libro #8) RESURRECTED (Libro #9) CRAVED (Libro #10) FATED (Libro #11) Ascolta (http://www.amazon.it/s?_encoding=UTF8&field-author=Morgan%20Rice&search-alias=digital-text) la serie APPUNTI DI UN VAMPIRO in formato audiolibro! 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INDICE CAPITOLO UNO (#uc7b5acbe-bf22-53e0-8898-3ff252225113) CAPITOLO DUE (#u66c965cb-baa0-5933-868a-f621b5e14031) CAPITOLO TRE (#u2f20fecf-c335-5d68-a26a-977e38258084) CAPITOLO QUATTRO (#ud2231a15-0c51-5668-9fbb-74b4777effb3) CAPITOLO CINQUE (#u474ddd7c-e64c-53a4-9823-b0f834f15cb4) CAPITOLO SEI (#ub0d79ac2-9125-5d49-9672-7faf831c0093) CAPITOLO SETTE (#u821f1189-2f88-5e03-9f0f-08ec97aac743) CAPITOLO OTTO (#u442da99e-7fda-5547-aa74-fcbde7b5c6b7) CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo) CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTITRE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTATRE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTACINQUE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo) CAPITOLO TRENTANOVE (#litres_trial_promo) FATTO: Il quartiere di Montmartre, a Parigi, oggi ? celebre per la sua maestosa chiesa, la Basilica del Sacro Cuore, costruita nel diciannovesimo secolo. Ma accanto ad essa, in cima alla collina, si erge la poco nota chiesa di San Pietro. Questo piccolo tempio, sconosciuto ai pi?, ? molto pi? antico della sua famosa vicina: risale infatti al III secolo. E' anche molto pi? importante: al suo interno ebbe inizio la storia della Compagnia di Ges?, l'Ordine dei Gesuiti. FATTO: La Sainte Chapelle, situata in un'isoletta nel centro di Parigi (non distante dalla famosa Notre Dame), fu costruita nel secolo XIII, e, per centinaia di anni, ospit? le reliquie pi? preziose della cristianit?, incluse la Corona di Spine, la Sacra Lancia e frammenti della croce su cui Ges? fu crocifisso. Le reliquie erano custodite in una grossa cassa in argento, riccamente lavorata …. “Perch? sei ancora cos? bella? Dovrei credere Che l'incosistente morte sia bramosa, E che lo smagrito ed aborrito mostro ti tenga Qui nelle tenebre come sua amante? Temendo questo, rester? qui con te; E non lascer? pi? questo palazzo di notte fioca...” --William Shakespeare, Romeo e Giulietta CAPITOLO UNO Parigi, Francia (Luglio, 1789) Caitlin Paine si svegli? immersa nell'oscurit?. L'aria era pesante, e lei si trov? subito a lottare per respirare, mentre provava al contempo a muoversi. Giaceva sulla schiena, coricata su una superficie rigida. Era freddo e umido; una sottile fascia di luce argentea si fece strada quando guard? in alto. Aveva le spalle compresse, ma con uno sforzo riusc? a sollevare le mani. Con i palmi inizi? a tastare la superficie sopra di lei. Pietra. Fece scorrere le mani lungo di essa, ne verific? le dimensioni e si rese conto di essere chiusa dentro. Proprio in una bara. Il cuore di Caitlin cominci? a battere forte. Odiava gli spazi ristretti e cominci? a respirare pi? faticosamente. Si chiese se stesse sognando, bloccata in una sorta di limbo, o se si fosse davvero svegliata in un'altra epoca e in un altro luogo. Sollev? di nuovo entrambe le mani e spinse con tutta la forza di cui era capace. La pietra si mosse solo di qualche millimetro ma fu sufficiente a consentirle di inserire un dito nella fessura. Spinse di nuovo, con tutta la sua forza, e il pesante coperchio di pietra si spost? in avanti, nelle orecchie risuonava lo stridio della pietra contro la pietra. Riusc? cos? a introdurre altre dita nella grossa fessura e, ancora una volta con tutta la forza, spinse. Stavolta, il coperchio scivol? via. Caitlin si sedette in posizione eretta, guardandosi intorno. Respir? a pieni polmoni l'aria fresca e strizz? gli occhi, coprendoli con le mani. Da quanto tempo giaceva in quell'oscurit?? si chiese. Mentre sedeva l?, con gli occhi coperti, tendeva gli orecchi, attenta ad ogni singolo rumore, ad ogni movimento. Ricordava bene quanto fosse stato brusco il suo risveglio nella bara in Italia, e, stavolta, non voleva lasciare nulla al caso. Era preparata a tutto, pronta a difendersi contro chiunque, che fossero contadini o vampiri — o contro qualsiasi altra cosa—che si trovassero nei pressi. Ma, stavolta, tutto era silenzioso. Apr? lentamente gli occhi e vide che era davvero da sola. Mentre gli occhi lentamente riprendevano la propria funzionalit?, si rese conto che non c'era poi tanta luce. Si trovava in una stanza in pietra, quasi una caverna, con bassi soffitti ad arco. Sembrava la cripta di una chiesa. La stanza era illuminata soltanto da un'unica candela accesa. Doveva essere notte, comprese. Ora che gli occhi non le facevano pi? male, si guard? intorno attentamente. La sua idea era esatta: era stata rinchiusa in un sarcofago di pietra, posizionato in un angolo di una stanza dai muri egualmente in pietrra, in quella che sembrava essere la cripta di una chiesa. La stanza era vuota, tranne per alcune statue e diversi altri sarcofagi. Caitlin usc? fuori dalla tomba. Si allung?, per far sciogliere tutti i muscoli. Stare di nuovo in piedi la fece sentire bene. Era felice di essersi svegliata senza dover combattere, stavolta. Almeno, avrebbe avuto pochi momenti di tranquillit? per se stessa. Ma era ancora molto disorientata. La sua mente sembrava appesantita, come se si fosse destata da un sonno durato mille anni. Inoltre, sent? immediatamente i morsi della fame. Dove si trovava? si chiese di nuovo. Che anno era? E, cosa pi? importante, dov'era Caleb? Era desolata che lui non fosse al suo fianco. Caitlin osserv? attentamente la stanza, cercando un segno della sua presenza, da qualche parte. Ma non c'era nulla. Gli altri sarcofagi erano tutti aperti e vuoti, e non c'era alcun altro posto in cui lui potesse nascondersi. “C'? nessuno?” grid?. “Caleb?” Mosse alcuni passi incerti nella stanza e si accorse dell'esistenza di una bassa apertura, a forma di arco: era l'unica via che conduceva all'interno e all'esterno della stanza. Avvicinatasi, prov? a muovere la maniglia della porta, che non oppose resistenza: la porta si spalanc? facilmente. Prima di lasciare la stanza, la ragazza si volt? e controll? i dintorni, per assicurarsi di non aver lasciato qualcosa di cui avrebbe potuto avere bisogno. Si tast? il collo e si accorse di indossare ancora la sua collana; mise le mani in tasca e fu sollevata di trovarvi il suo diario e l'unica grande chiave. Era tutto quello che le era rimasto al mondo, e tutto ci? di cui aveva bisogno. Varcata la soglia, Caitlin prosegu? per un lungo corridoio ad arco, in pietra. Il suo pensiero era un solo: trovare Caleb. Sicuramente, era tornato indietro nel tempo con lei stavolta. Non era cos?? E se fosse stato cos?, l'avrebbe ricordata stavolta? Non poteva neppure immaginare di dover rivivere di nuovo tutto da capo, doverlo cercare e trovare per poi accorgersi che lui non la ricordava. No. Preg? che stavolta tutto fosse diverso. Lui era vivo, rassicur? se stessa, ed erano tornati indietro nel tempo insieme. Dovevano esserlo. Mentre accellerava il passo lungo il corridoio, e poi su per una piccola serie di scalini in pietra, si accorse che la sua andatura andava aumentando e avvert? quel familiare dolore al petto, causato dalla consapevolezza che lui non era tornato indietro con lei. Dopotutto, non si era risvegliato al suo fianco, tenendole la mano, non era l? a rassicurarla. Questo significava che non era tornato indietro nel tempo? Il buco allo stomaco crebbe ancora di pi?. E Sam? C'era stato anche lui l?. Perch? non c'era alcun segno di lui? Caitlin finalmente raggiunse la cima della scala, apr? un'altra porta, e si immobilizz?, estasiato da quello che si trov? davanti. Era nella cappella principale di una straordinaria chiesa. Non aveva mai visto soffitti tanto alti n? vetrate colorate cos? numerose o un altare di tali dimensioni e tanto elaborato. Le file di panche erano infinite e sembrava che il luogo potesse contenere migliaia di persone. Fortunatamente, era vuota. Le candele bruciavano ovunque, ma chiaramente, era tardi. Ne fu lieta: l'ultima cosa che voleva era camminare in mezzo a una folla di migliaia di persone che la guardavano. Caitlin s'incammin? lentamente verso il centro della navata, dirigendosi verso l'uscita. Cercava Caleb, Sam o forse persino un prete. Qualcuno come il prete ad Assisi, che potesse accoglierla, spiegarle le cose. Che potesse dirle dove si trovava, in quale epoca e perch?. Ma non c'era nessuno. Sembrava essere del tutto sola. Caitlin raggiunse le enorme doppie porte e si prepar? ad affrontare qualsiasi cosa potesse trovarsi all'esterno. Varcata la soglia, rimase senza fiato. Torce, ovunque nelle strade intorno, illuminavano la notte e davanti a lei c'era un'enorme folla di persone. Non sembravano in attesa di entrare in chiesa, ma si muovevano qua e l? nei dintorni, in una grossa piazza aperta. Sembrava essere un'affollata festa notturna, e dal tepore dell'aria Caitlin comprese che era estate. Era scioccata dalla vista di tutte quelle persone, dal loro guardaroba antiquato, dalla loro formalit?. Per fortuna, nessuno sembrava notarla. Ma lei non riusciva a staccare loro gli occhi di dosso. C'erano centinaia di persone e la maggior parte indossava abiti formali, appartenenti chiaramente tutti ad un altro secolo. Qua e l? not? cavalli, carri, venditori ambulanti, artisti, cantanti. Non c'era un angolo che non fosse affollato, in quella serata estiva, e la scena era emozionante. Si chiese in quale anno potesse trovarsi, in quale luogo fosse finita. Ma una domanda ancora pi? importante le si affacci? alla mente: mentre osservava tutti quei volti estranei, si chiese se Caleb potesse trovarsi in attesa tra di loro. Il suo sguardo vag? disperatamente tra la folla, sperando, provando a convincersi che Caleb, o forse Sam, si trovassero in mezzo a quegli sconosciuti. Guard? in ogni direzione, ma, minuto dopo minuto, le sue speranze svanirono e si rese conto che, semplicemente, nessuno dei due era l?. Caitlin si inoltr? nella piazza per poi voltarsi ad osservare la chiesa; sperava di poter riconoscere la sua facciata e cos? provare a comprendere dove si trovava. E fu cos?. Non era propriamente un'esperta in materia architettonica, o in storia e chiese, ma qualcosa la sapeva. Alcuni luoghi erano cos? ovvi, cos? radicati nella coscienza pubblica, che era certa che li avrebbe riconosciuti. E quello che le si parava davanti era proprio uno di quelli. Si trovava di fronte a Notre Dame. Era a Parigi. Non era possibile confondersi. Le sue enormi porte d'entrata, adornate di elaborati intarsi; le dozzine di piccole statue al di sopra di esse; la sua elaborata facciata, che si ergeva fino a decine di metri di altezza, puntando verso il cielo. Era uno dei luoghi pi? riconoscibili sulla terra. L'aveva visto in rete prima, molte volte. Non riusciva a crederci: era davvero a Parigi. Caitlin aveva sempre desiderato andare a Parigi, aveva senpre pregato suo madre di portarcela. Quando una volta aveva un ragazzo, al liceo, aveva sempre sperato che lui ce la portasse. Era un posto in cui lei aveva sempre sognato di andare ed ora era senza fiato … si trovava proprio l?. E in un altro secolo. La folla intorno a lei stava aumentando e Caitlin si sent? sballottata; improvvisamente guard? in basso e rest? scioccata accorgendosi di quali abiti indossasse. Era imbarazzata, perch? portava ancora la semplice veste da prigioniera, che Kyle le aveva dato al Colosseo a Roma. Indossava una tunica di tela, ruvida sulla pelle, malamente strappata e troppo larga per lei, legata sul busto e sulle gambe con un pezzo di corda. Aveva i capelli arruffati, sporchi, che le coprivano il volto. Aveva l'aspetto di un'evasa, o di una vagabonda. Ancora pi? ansiosa, Caitlin cerc? ancora una volta Caleb con lo sguardo o Sam o una qualsiasi persona che conoscesse, chiunque potesse aiutarla. Non si era mai sentita cos? sola, e non desiderava altro che posare il suo sguardo su di loro, per sapere che non era tornata indietro nel tempo in quel luogo tutta sola, per sapere che tutto sarebbe andato bene. Ma lei non riconosceva nessuno. Forse sono da sola, lei pens?. Forse sono di nuovo tutta sola. Quel pensiero le trafisse lo stomaco, come un coltello. Lei voleva accucciarsi, strisciare via e nascondersi nella chiesa, per poi essere spedita in qualche altra epoca, in un altro luogo—un luogo qualsiasi in cui si sarebbe potuta svegliare, vedendo qualcuno che conosceva. Ma si fece coraggio. Sapeva che non poteva tirarsi indietro, non aveva alcuna possibilit? di andare avanti nel tempo. Doveva solo essere coraggiosa, trovare il motivo per cui si trovava in quei tempo e spazio. Proprio non aveva altra scelta. * Caitlin doveva venir fuori da quella folla. Aveva bisogno di restare da sola, di riposare, di nutrirsi e di pensare. Doveva capire quale direzione prendere, dove cercare Caleb, e se lui fosse davvero l?. Ma altrettanto importante era stabilire, scoprire perch? si trovasse in quella citt? e proprio in quell'epoca storica. Non sapeva nemmeno che anno fosse. Un uomo pulito le pass? accanto, e Caitlin si protese afferrandolo per un braccio, sopraffatta da un improvviso desiderio di sapere. L'uomo si volt? a guardarla, infastidito per essere stato fermato cos? bruscamente. “Mi dispiace,” lei disse, accorgendosi d'improvviso, mentre pronunciava le sue prime parole, di quanto fosse secca la sua gola e di quanto dovesse apparire malridotta, “ma in che anno siamo?” Lei si sent? imbarazzata persino mentre lo chiedeva, rendendosi conto di quanto potesse sembrare pazza. “Anno?” l'uomo confuso le chiese. “Um… Mi spiace, ma non mi sembra di… ricordare.” L'uomo la guard? dall'alto in basso e poi prese a scuotere lentamente la testa, come se avesse deciso di aver trovato in lei qualcosa che non andasse. “E' il 1789 naturalmente. E non siamo nemmeno vicini alla vigilia del Nuovo Anno, perci?, non hai davvero alcuna scusa,” disse, scuotendo la testa in maniera derisoria, e proseguendo per la sua strada. 1789. La realt? di quel numero impression? Caitlin. Ripens? a tutto quello che aveva visto l'ultima volta nel 1791. Due anni prima. Non era andata poi molto indietro nel tempo. Eppure, era a Parigi ora, un mondo totalmente diverso da quello di Venezia. Perch? era l?? Perch? adesso? Scav? nella sua mente, provando disperatamente a ricordare le lezioni di storia e che cosa fosse avvenuto in Francia nel 1789. Fu imbarazzata nell'accorgersi di non ricordare. Si rimprover? ancora una volta per non aver prestato maggiore attenzione in classe. Se avesse saputo all'epoca, quando frequentava il liceo, che un giorno avrebbe viaggiato indietro nel tempo, avrebbe studiato la storia persino di notte, e si sarebbe impegnata al massimo per memorizzare ogni cosa. Ora non aveva alcuna importanza, comprese. Ora, era una parte della storia. Ora, aveva una possibilit? di cambiarla e di cambiare se stessa. Il passato, si rese conto, poteva essere cambiato. Soltanto perch? determinati eventi sono avvenuti nei libri di storia, non significava che lei, viaggiando indietro nel tempo, non potesse cambiarli adesso. In un certo senso, lo aveva gi? fatto: il fatto di essere apparsa l?, in quell'epoca, avrebbe influito su ogni cosa. Il che, di conseguenza, anche se in un modo minimo, avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Questo pensiero le fece sentire l'importanza delle sue azioni ancora di pi?. Stava a lei creare un nuovo passato. Passeggiando nei dintorni eleganti, Caitlin cominci? a rilassarsi un po', e persino a sentirsi un po' meglio. Almeno, si era ritrovata in un bel posto, in una bella citt?, e in una bella epoca. Questa non era l'et? della pietra, dopotutto, e non si era trovata catapultata nel bel mezzo del nulla. Tutto intorno a lei era pulito, le persone erano vestite splendidamente e le strade in ghiaia lerano illuminate dalle torce. E la sola cosa che lei ricordava della Parigi del secolo XVIII, era che si trattava di un'epoca lussuosa per la Francia, un grande periodo di ricchezza, in cui ancora regnavano re e regine. Caitlin not? che Notre Same si trovava su un'isoletta, e sent? il bisogno di allontanarsi. Era fin troppo affallota, e lei aveva bisogno di un po' di pace. Individu? alcuni ponti, che sembravano consentire di allontanarsi, e si diresse verso uno di essi. Si concesse di sperare che forse la presenza di Caleb la stesse conducendo in una particolare direzione. Mentre percorreva il ponte, ebbe modo di accorgersi di quanto fosse bella la notte parigina, illuminata dalle torce tutte disposte lungo il fiume e dalla luna piena. Lei pens? a Caleb e desider? che fosse al suo fianco, a godersi quella vista con lei. Passato il ponte, guardando in basso verso l'acqua, alcuni ricordi le tornarono alla mente. Pens? a Pollepel, al Fiume Hudson di notte, al modo in cui la luna illuminava il fiume. Ebbe un'improvvisa voglia di spiccare il volo dal ponte, per mettere alla prova le sue ali, per vedere se riuscisse ancora a volare, e per vibrarsi in alto al di sopra di esso. Ma si sent? debole e affamata; non riusc? nemmeno a sentire la presenza delle sue ali. Si preoccup? se il viaggo indietro nel tempo avesse influito sulle sue capacit?, sui suoi poteri. Non si sent? affatto forte quanto lo era una volta. In effetti, si sent? quasi umana. Fragile. Vulnerabile. Non le piacque quella sensazione. Dopo aver attraversato il fiume, Caitlin si incammin? lungo le strade laterali, vagando per ore, smarrita. Percorse strade tortuose e serpeggianti, allontanandosi sempre di pi? dal fiume, diretta a nord. Lei fu stupita dalla citt?. Per alcuni aspetti, era simile a Venezia e Firenze nel 1791. Come quelle citt?, Parigi era sempre la stessa, anche nel modo in cui appariva nel secolo XXI. Non era mai stata l? prima di allora, ma aveva visto delle fotografie e fu scioccata di riconoscere tanti edifici e monumenti. Anche l? le strade erano, per la maggior parte, pavimentate con ciottoli, affollate da cavalli e carri; talvolta si incontrava un cavaliere solitario. Le persone camminavano, sfoggiando elaborati costumi, passeggiando lentamente, come se avessero a disposizione tutto il tempo del mondo. Come nelle altre citt? che aveva conosciuto poco prima, non c'erano fognature e Caitlin non pot? fare a meno di notare i rifiuti nelle strade e il terribile fetore che aleggiava nella calura estiva. Desider? di avere ancora con s? uno di quei piccoli potpourri che Polly le aveva dato a Venezia. Ma, a differenza di tutte quelle altre citt?, Parigi anche unica. Le sue strade erano pi? ampie, gli edifici erano pi? bassi, ed erano pi? belli dal punto di vista architettonico. La citt? sembrava pi? vecchia, pi? splendida, pi? bella. Era anche meno affollata: pi? lei si allontanava da Notre Dame, meno persone vedeva. Forse era cos? perch? era tardi, ma le strade sembravano quasi vuote. Lei cammin? e cammin?, e aveva gambe e piedi stanchi, cercando in ogni angolo qualsiasi segno di Caleb, qualsiasi indizio che potesse condurla in una direzione speciale. Non c'era niente. Ogni venti isolati circa, il quartiere cambiava, e anche la sensazione cambiava. Mentre continuava a camminare, diretta sempre pi? a nord, si ritrov? a salire una collina, in un nuovo distretto, costituito da vicoli stretti e diversi bar. Mentre passava davanti ad un bar d'angolo, vide un uomo sdraiato per terra, ubriaco e privo di conoscenza, appoggiato contro il muro. La strada era deserta e, per un momento, Caitlin sent? una fame feroce prendere il sopravvento. Le sembrava che lo stomaco si spezzasse in due. Osserv? l'uomo giacere l? e si concentr? sul suo collo: vide il sangue che gli pulsava all'interno. In quel momento, desiderava pi? di ogni altra cosa saltargli addosso e nutrirsi. Quella sensazione non era un impulso —era pi? un comando. Il suo corpo le urlava di farlo. Con le poche forze che le erano rimaste, Caitlin scelse di distogliere lo sguardo. Sarebbe morta di fame, piuttosto che fare del male ad un altro umano. Si guard? intorno e si chiese se ci fosse una foresta nelle vicinanze, un posto in cui potesse cacciare. Mentre camminava, ogni tanto aveva notato qualche strada sterrata e dei parchi nella citt?, ma non aveva visto nulla di simile ad una foresta. E, proprio in quell'istante, la porta del bar si spalanc?, e un uomo usc? fuori o, per meglio dire, fu scaraventato all'esterno da uno dei buttafuori. Li maledisse e url? contro di loro, chiaramente ubriaco. Poi si volt? e guard? Caitlin. Era robuto e lo sguardo diretto verso di lei denotava chiaramente cattive intenzioni. Caitlin si irrigid?, chiedendosi di nuovo, disperatamente, se qualcuno dei suoi poteri si sarebbe manifestato. Si volt? e fece per allontanarsi, camminando con passo svelto, ma sent? l'uomo seguirla. Un solo istante e, prima di riuscire a voltarsi, si ritrov? stretta in un forte abbraccio. L'uomo era pi? veloce e pi? forte di quanto avesse immaginato e poteva sentire il fetore del suo alito sulla sua spalla. Ma era anche ubriaco. Barcoll?, nonostante la tenesse, e Caitlin si concentr?, richiamando alla mente quello che aveva imparato, poi si mosse lateralmente e se lo scroll? di dosso, facendo ricorso a una delle tecniche di combattimento che Aiden le aveva insegnato a Pollepel. L'uomo vol? in aria, atterrando sulla schiena. Caitlin ebbe improvvisamente un flashback di Roma, del Colosseo, di quando aveva combattuto nell'arena dello stadio, sfidata da numerosi combattenti. Fu cos? vivido che, per un istante, si paralizz?, dimenticandosi di dove si trovava. Si riprese giusto in tempo. L'uomo ubriaco si alz? e, barcollando, la caric? di nuovo. Caitlin attese fino all'ultimo secondo, per poi schivarlo, e lui vol? in aria, cadendo proprio sulla sua stessa faccia. Caitlin profitt? dello stupore dell'uomo e, prima che questi si rialzasse, si affrett? ad allontanarsi. Era contenta di essersela cavata bene ma quell'incidente l'aveva scossa. La preoccupava il fatto di vivere ancora dei flashback legati a Roma. E non aveva nemmeno sentito la sua forza soprannaturale. Si sentiva ancora fragile come un'umana. Quel pensiero, pi? di ogni altra cosa, la spaventava. Era davvero sola ora. Dopo aver seminato l'aggressore, Caitlin inizi? a guardarsi intorno e a chiedersi dove sarebbe andata, che cosa avrebbe fatto. Le gambe le dolevano, tanto aveva camminato, e cominci? a provare un senso di disperazione. Poi, d'improvviso, la vide. Guard? verso l'alto e di fronte a lei c'era un'enorme collina. Sulla cima, si ergeva una grande abbazia medievale. Per qualche ragione che lei non riusciva a comprendere, si sent? attirata da essa. La collina appariva spaventosa, ma non aveva altra scelta. Caitlin sal? l'intera collina, pi? stanca di quanto non fosse mai stata, e desider? di poter volare. Alla fine, raggiunse le porte anteriori dell'abbazia, costruite in solida quercia. Quel luogo sembrava antico. Si meravigli? del fatto che, sebbene fosse il 1789, quella chiesa dovesse trovarsi l? da quelli che sembravano essere migliaia di anni. Non sapeva perch?, ma quel luogo l'attirava. Non vedeva un altro posto dove andare; pertanto si fece coraggio e buss? leggermente alla porta. Non ci fu alcuna risposta. Caitlin prov? a girare la maniglia e fu sorpresa di trovare la porta aperta. Entr?. L'antica porta si ap? lentamente, e occorse un istante per far s? che gli occhi di Caitlin si abituassero al buio dell'interno della chiesa. Quando la vista glielo consent?, si guard? intorno e rimase stupita dalla grandiosit? e dalla solennit? del luogo. Era ancora notte fonda e questa semplice ed austera chiesa, fatta interamente di pietra ed adornata da vetrate colorate, era illuminata da grandi candele posizionate un po' ovunque: alcune sembravano appena accese, altre erano quasi spente. In fondo alla navata c'era un semplice altare, intorno al quale erano piazzate altre dozzine di candele. Per il resto, appariva vuota. Per un istante, Caitlin si chiese che cosa ci facesse l? dentro. C'era un motivo particolare? O la mente le stava giocando un brutto scherzo? Improvvisamente, una porta laterale si apr? e Caitlin trasal?. Fu molto sorpresa di vedere una suora —bassa, fragile, che indossava delle vesti bianche fluttuanti, con un cappuccio bianco – dirigersi verso di lei. La donna camminava lentamente, e non vi erano dubbi sul fatto che la volesse avvicinare. Si liber? il volto dal cappuccio, guard? verso di lei e sorrise. Aveva dei grandi e luminosi occhi blu, e sembrava fin troppo giovane per essere una suora. Caitlin sent? il calore che proveniva da lei. E comprese anche che era una della sua specie: una vampira. “Sorella Paine,” la suora disse dolcemente. “E' un onore averti qui.” CAPITOLO DUE Il mondo appariva surreale a Caitlin, mentre la suora la guidava dentro l'abbazia, per un lungo corridoio. Era un posto splendido e chiaramente affollato, con le suore nelle loro vesti bianche che camminavano, preparandosi, sembrava, per i servizi mattutini. Una di loro muoveva una sorta di caraffa mentre camminava, diffondendo intorno il delicato aroma dell'incenso, mentre le altre recitavano dolcemente le preghiere del mattino. Dopo svariati minuti trascorsi a camminare in silenzio, Caitlin cominci? a chiedersi dove la suora la stesse portando. Finalmente, si fermarono davanti ad una piccola porta. La suora la apr?, svelando una piccola umile stanza, con una vista mozzafiato su Parigi. Caitlin ricord? la stanza in cui era stata, all'interno del chiostro a Siena. “Sul letto, troverai degli abiti puliti,” la suora disse. “C'? un pozzo in cui potrai lavarti, nel nostro cortile,” disse. Poi mosse l'indice, aggiungendo: “ed ? per te.” Caitlin segu? il dito e vide un piccolo piedistallo in pietra nell'angolo della stanza, su cui c'era un calice in argento, colmo di un liquido bianco. La suora le sorrise. “Hai tutto ci? che ti occorre per una fresca notte di sonno. Dopo, la scelta spetta a te.” “Scelta?” Caitlin chiese. “Mi ? stato riferito che possiedi gi? una chiave. Avrei bisogno di trovare le altre tre. In ogni caso la scelta di portare a compimento la tua missione e continuare il viaggio spetta sempre a te.” “Questo ? per te.” Lei si protese in avanti e diede a Caitlin un cofanetto cilindrico d'argento, ricoperto di pietre preziose. “E' una lettera di tuo padre. Proprio per te. L'abbiamo custodita per secoli. Non ? mai stata aperta.” Caitlin la prese con stupore, percependone il peso nella sua mano. “Io spero che continuerai con la tua missione,” lei disse dolcemente. “Abbiamo bisogno di te, Caitlin.” Improvvisamente la suora si volt? per andarsene via. “Aspetta!” Caitlin grid?. La religiosa si ferm?. “Mi trovo a Parigi, ? corretto? Nel 1789?” La donna le sorrise. “E' corretto.” “Ma perch?? Perch? sono qui? Perch? adesso? Perch? in questo luogo?” “Temo che dovrai scoprirlo da sola. Sono soltanto una semplice serva.” “Ma perch? sono stata condotta in questa chiesa?” “Ti trovi nell'Abbazia di San Pietro. A Montmartre,” la donna disse. “Si trova qui da migliaia di anni. E' un luogo molto sacro.” “Perch??” Caitlin chiese ancora. “Questo era il luogo in cui tutti s'incontravano per prendere i voti per la fondazione della Compagnia di Ges?. E' proprio qui che ? nata la cristianit?.” Caitlin stette a guardare, senza parole, e infine la suora sorrise dicendo: “Benvenuta”. E con ci?, si inchin? lievemente e si allontan?, chiudendo gentilmente la porta dietro di s?. Caitlin si volt? e scrut? attentamente la stanza. Fu grata per l'ospitalit?, per il cambio di abiti, per la possibilit? di lavarsi, per il letto comodo che si trovava nell'angolo. Non pensava di riuscire a fare un altro passo. Infatti, era talmente stanca, che sentiva che avrebbe potuto dormire per sempre. Tenendo il prezioso cofanetto, si diresse verso l'angolo della stanza, e lo mise gi?. La pergamena poteva aspettare. Ma non valeva lo stesso per la sua fame. Sollev? il calice traboccante e lo esamin?. Poteva gi? sentire che conteneva del sangue bianco. Se la port? alle labbra e bevve. Era pi? dolce del sangue rosso, e and? gi? facilmente—e corse pi? rapidamente per le sue vene. Nell'arco di momenti, si sent? rinata, e pi? forte di quanto non fosse mai stata. Avrebbe potuto bere per sempre. Infine, Caitlin rimise a posto il calice vuoto, e port? il cofanetto d'argento a letto con lei. Si sdrai? e si rese conto di quanto le gambe le facessero male. La fece sentire cos? bene, restare distesa l?. Si sdrai? e poggi? la testa contro il piccolo e semplice cuscino, e chiuse gli occhi, appena per un secondo. S'impose di riaprirli dopo un istante, proprio per leggera la lettera di suo padre. Ma nel momento in cui gli occhi le si chiusero, un incredibile sfinimento s'impadron? di lei, Non avrebbe potuto riaprirli, nemmeno se avesse tentato. Nel volgere di pochi secondi, giaceva profondamente addormentata. * Caitlin era nell'arena del Colosseo di Roma, vestita con un'armatura da combattimento, una spada salda in mano. Era pronta a combattere contro chiunque l'attaccasse — effettivamente, sentiva la voglia di combattere. Ma appena inizi? a girarsi, guardandosi intorno, si accorse che, in ogni direzione, lo stadio era vuoto. Guard? in alto, verso le file di sedili, e vide che l'intero edificio era vuoto. Caitlin batt? gli occhi, e, quando li apr?, non si trovava pi? nel Colosseo, ma nel Vaticano, nella Cappella Sistina. Brandiva ancora la sua spada, ma ora indossava delle vesti. Guard? nella stanza e vide centinaia di vampiri con lumimosi occhi blu, tutti schierati ordinatamente: tutti indossavano vesti bianche,. Erano fermi, immobili, lungo la parete, silenziosi … concentrati su quello che stava accadendo. Caitlin lasci? cadere la sua spada, che colp? il pavimento della stanza vuota, con un secco rumore metallico. S'incammin? lentamente verso il capo dei sacerdoti, gli si avvicin? e prese da lui un enorme calice di argento, colmo di sangue bianco. Lei bevve, e il liquido trabocc? e le cadde lungo le guance. Improvvisamente, Caitlin si ritrov? da sola nel deserto. Era a piedi nudi, e calpestava la sabbia bollente; il sole batteva forte, i raggi scottavano sulla sua pelle. Aveva una chiave gigante in mano. Ma la chiave era troppo grande — incredibilmente grande — e il suo peso le stava facendo perdere l'equilibrio. Lei cammin? e cammin?, faticando a respirare immersa nell'aria calda, fino a quando, infine, raggiunse un'enorme montagna. In cima ad essa, vide un uomo, in piedi, che guardava in basso, sorridendo. Sapeva che si trattava di suo padre. Caitlin scatt?, correndo con tutta la forza che aveva, provando a salire in cima alla montagna, avvicinandosi di pi? sempre di pi? a lui. Appena lo fece, il sole sembr? andare pi? in alto, diventando pi? caldo nel cielo, proprio sopra di lei: sembrava quasi che provenisse proprio dalle spalle di suo padre. Era come se lui stesso fosse il sole, e lei stava anmdando dritta verso di lui. La sua arrampicata divenne pi? calda, pi? alta, e lei si sforz? di respirare, mentre si avvicinava. Lui se ne stava l? con le braccia spalancate, in attesa di abbracciarla. Ma la collina divenne pi? ripida, e lei era davvero troppo stanca. Non avrebbe potuto compiere un ulteriore passo. Croll? dove si trovava. Caitlin chiuse gli occhi e, quando li riapr?, vide suo padre in piedi in alto, ma proteso verso di lei sfoggiando un caldo sorriso. “Caitlin,” lui disse. “Figlia mia. Sono cos? orgoglioso di te.” Lei prov? a tirarsi su, per abbracciarlo, ma ora la chiave era sopra di lei, ed era fin troppo pesante, tenendola gi?. Lei lo guard?, provando a parlare, ma le sue labbra erano serrate e la gola era troppo secca. “Caitlin?” “Caitlin?” Caitlin apr? gli occhi d'improvviso, disorientata. Guard? in alto e vide un uomo seduto sul lato del letto, che la guardava sorridente. Lui le si avvicin? e le spost? gentilmente i capelli dagli occhi. Era ancora un sogno? Sent? il sudore freddo sulla fronte, sent? il suo tocco sul suo polso e preg? che non lo fosse. Perch? l?, davanti a lei, sorridente, c'era l'amore della sua vita. Caleb. CAPITOLO TRE Sam apr? gli occhi di soprassalto. Davanti a s? vide il cielo, e poi volse lo sguardo direttamente sul tronco di un'enorme quercia. Chiuse e riapr? gli occhi svariate volte, chiedendosi dove si trovasse. Si rese conto di poggiare la schiena su qualcosa di morbido: sembrava molto comodo; guardandosi intorno comprese di trovarsi coricato su un mucchio di muschio, a terra nella foresta. Poi guard? dietro di s?, e vide dozzine di alberi che si ergevano alti sopra di lui, ondeggiando mossi dal vento. Man mano che familiarizzava con quello che aveva intorno, si accorse di un sommesso gorgoglio, volt? la testa per capire che cosa fosse e vide un ruscello che scorreva proprio a pochi metri di distanza. Sam si alz? e continu? a guardarsi intorno, spostando lo sguardo in ogni direzione, assimilando ogni cosa. Era nel profondo della foresta, solo, e l'unica luce visibile filtrava tra i rami degli alberi. Si accorse di indossare ancora la medesima armatura da battaglia che portava al Colosseo. Non c'erano rumori intorno, gli unici suoni erano il gorgolio del ruscello, il canto degli uccelli ed i versi lontani di qualche animale. Sam comprese, con sollievo, che il viaggio nel tempo aveva funzionato. Si trovava chiaramente in un altro luogo e in un'altra epoca—sebbene non avesse alcuna idea di dove fosse e di che anno fosse. Sam si controll? rapidamente il corpo e si rese conto di non avere ferite di rilievo; era ancora tutto intero. Era terribilmente affamato ma poteva sopportarlo. Innanzitutto, doveva capire dove si trovasse. Verific? se aveva ancora qualche arma. Purtroppo, nessuna di esse aveva fatto il viaggio insieme a lui. Era di nuovo da solo e dotato soltanto della forza delle proprie mani nude. Si chiese se fosse ancora dotato dei suoi poteri di vampiro. Concentrandosi, gli parve di sentire una forza innaturale corrergli nelle vene: probabilmente aveva conservato i suoi poteri. Ma, in fin dei conti, non poteva esserne sicuro fino al momento in cui li avesse dovuti usare. E quel momento arriv? ancora prima di quanto pensasse. Sam sent? un ramo spezzarsi, e si volt? per vedere un grosso orso andargli incontro, con un incedere lento e aggressivo. Il ragazzo rest? immobile. L'animale gli indirizz? un'occhiata minacciosa, mostr? le sue zanne e ringhi?. Un istante dopo, scatt?, caricando dritto verso di lui. Sam non aveva il tempo e neppure un posto in cui scappare. Non aveva altra scelta, comprese subito, che affrontare l'animale. Ma stranamente, invece di venire sopraffatto dalla paura, Sam sent? la rabbia attraversare tutto il suo corpo. Era furioso con quell'animale. Era infastidito per essere stato attaccato, persino prima di aver avuto una possibilit? di riprendersi. Allora, senza pensarci, anche Sam caric?, preparandosi a incontrare l'orso in battaglia, nello stesso modo in cui avrebbe fatto contro un umano. Sam e l'orso si scontrarono a met? strada. L'orso balz? contro di lui, e Sam fece lo stesso. Il ragazzo sent? la forza scorrergli nelle vene, facendolo sentire invincibile. Appena si scontr? con l'orso a mezz'aria, si rese conto di avere ragione. Afferr? l'animale per le spalle, lo abbranc? con violenza e lo scaravent? via. L'orso vol? all'indietro in mezzo agli alberi, a dozzine di metri di distanza schiantandosi contro un albero. Sam rest? l? e rugg? contro l'orso: fu un ruggito potente, ancora pi? forte di quello dell'animale. Sent? i muscoli e le vene gonfiarsi. L'orso si rimise in piedi lentamente, ancora traballante, e guard? Sam, comportandosi come se fosse sotto shock. Zoppicava mentre camminava, e, dopo aver compiuto alcuni passi incerti, all'improvviso abbass? la testa, si volt? e corse via. Ma Sam non l'avrebbe lasciato andare cos? facilmente. Ora era fuori di s?, e sentiva che nulla al mondo avrebbe potuto fermare la sua furia. Ed era furioso. L'orso l'avrebbe pagata. Balz? in avanti, e fu felice di scoprire di essere pi? veloce dell'animale. Nell'arco di pochi istanti, gli fu dientro e, con un singolo balzo, atterr? sulla sua schiena. Immediatamente si chin? e gli perfor? il collo con i suoi canini. L'orso emise un urlo lancinate, dimenandosi con tutte le sue forze, ma Sam non moll? la presa. Inser? le sue zanne ancora pi? in profondit?, e, nell'arco di pochi istanti, sent? l'orso cadere sulle ginocchia sotto di lui. Finalmente, smise di muoversi. Sam rest? sopra l'animale, bevendo, sentendo la sua forza vitale scorrergli nelle vene. Infine, smise si succhiare e si lecc? le labbra, ancora grondanti di sangue. Non si era mai sentito cos? rinfrescato. Era esattamente il pasto di cui aveva bisogno. Sam si stava rimettendo in piedi, quando sent? un altro rametto spezzarsi. Guard? per cercare di capire di che cosa si trattasse, e l?, in piedi, nella radura della foresta, vide una ragazza, forse di 17 anni, che indossava un sottile abito bianco. Lei se ne stette l?, con un cestino, guardandola scioccata. La pelle di lei era bianca traslucida, e i lunghi capelli castani chiari incorniciavano grandi occhi blu. Era bella. Guard? Sam, che, a sua volta, era rimato paralizzato. Il ragazzo comprese che doveva aver paura di lui, paura che forse intendesse attaccarla; si rese conto che doveva avere uno sguardo cattivo, in piedi sopra il cadavere dell'orso, con la bocca sporca di sangue. Lui non voleva spaventarla. Perci?, salt? gi? dall'animale, e le si avvicin?. Con sua grande sorpresa, la ragazza non diede segno di essersi spaventata n? tent? di allontanarsi. Piuttosto, continu? a guardarlo, senza mostrare alcun timore. “Non preoccuparti,” le disse. “Non intendo farti del male.” Lei sorrise. Il che lo sorprese. Non solo era bella, ma era davvero intrepida. Come poteva essere? “Naturalmente non lo farai,” lei disse. “Sei uno di noi.” Fu il turno di Sam di essere scioccato. La seconda cosa che lei aveva detto, lui sapeva che era vera. Aveva percepito qualcosa nello stesso istante in cui l'aveva vista per la prima volta, e ora lo sapeva. Era una dei suoi. Una vampira. Ecco perch? non aveva paura. “Bella presa,” lei disse, indicando l'orso. “Un po' disordinata, non ti pare? Perch? non scegliere un cervo?” Sam sorrise. Non solo era graziosa — era anche divertente. “Forse ci prover? la prossima volta” lui le disse. La ragazza sorrise. “Ti spiacerebbe dirmi in che anno siamo?” le chiese. “O il secolo, almeno?” Lei si limit? a sorridergli, e scosse la testa. “Penso che tu debba scoprirlo da solo. Se te lo dicessi, ti rovinerei tutto il divertimento, no?” A Sam lei piaceva. Era bella. E si sentiva a proprio agio intorno a lei, come se l'avesse conosciuta da sempre. La ragazza fece un passo in avanti, porgendogli la mano. Sam la prese, e fu conquistato dal tocco della sua pelle liscia e traslucida. “Sono Sam,” lui disse, stringendole la mano a lungo. Lei esplose in un sorriso ancora pi? grande. “Lo so,” lei disse. Sam era confuso. Come poteva saperlo? L'aveva incontrata prima? Non riusciva a ricordare. “Mi hanno mandata per te,” lei aggiunse. Improvvisamente, si volt? e cominci? a dirigersi verso un sentiero che si inoltrava nella foresta. Sam si affrett? a raggiungerla, presumendo che lei volesse essere seguita. Nella fretta di non perderla di vista, non fece molto caso a dove metteva i piedi e, con suo grande imbarazzo, inciamp? in un ramo; la sent? ridacchiare nel momento esatto in cui lo fece. “Allora?” lui la pungol?. “Non hai intenzione di dirmi il tuo nome?” Lei ridacchi? di nuovo. “Per la verit?, ho un nome formale, ma raramente lo utilizzo,” rispose. Poi si vlt? a guardarlo, in attesa che lui la raggiungesse. “Se vuoi saperlo, tutti mi chiamano Polly.” CAPITOLO QUATTRO Caleb tenne aperta l'enorme porta medievale; subito Caitlin usc? fuori dall'abbazia e mosse i primi passi alla prima luce del mattino. Con Caleb al suo fianco, poteva ammirare l'alba. L?, in cima alla collina di Montmartre, poteva vedere l'intera citt? di Parigi stendersi davanti a lei. Era una citt? bella ed estesa in modo irregolare, un misto di architettura classica e case semplici, di strade ghiaiose e sporche, di alberi e paesaggio urbano. Il cielo brillava in un milione di colori tenui, facendo sembrare viva la citt?. Era magico. Ancora pi? magica era la mano che stringeva nella sua. Guard? in alto e vide Caleb al suo fianco, a godersi quella vista con lei, che riusciva a malapena a credere che fosse tutto reale. Riusciva a malapena a credere che fosse davvero lui, che fossero davvero entrambi l?. Insieme. Che sapesse chi lei fosse. Che la ricordasse. Che l'avesse trovata. La ragazza si chiese ancora se si fosse davvero svegliata da un sogno, se non fosse ancora addormentata. Ma poi, ferma accanto a lui, stringendo ancora pi? forte la sua mano, comprese di essere perfettamente sveglia. Non si era mai sentita cos? felice. Aveva corso cos? a lungo, era tornata indietro nel tempo, tutti quei secoli, affrontato tutte quelle difficolt?, solo per stare con lui. Proprio per assicurarsi che fosse di nuovo vivo. Quando lui non l'aveva ricordata, in Italia, era precipatata nel pi? profondo degli abissi. Ma ora lui era l?, e vivo, e la ricordava—e adesso era tutto per lei, libero, senza Sera intorno — il suo cuore si gonfi? con una nuova emozione e una nuova speranza. Nemmeno nei suoi sogni pi? incredibili avrebbe mai immaginato che tutto potesse funzionare cos? perfettamente, che tutto, alla fine, potesse davvero funzionare. Lei era cos? travolta dagli eventi, che non sapeva nemmeno da dove cominciare o che cosa dire. Prima che lei potesse parlare, lui cominci?. “Parigi,” lui disse, voltandosi verso di lei con un sorriso. “Esistono certamente dei posti peggiori in cui potremmo stare insieme.” Lei rispose al suo sorriso. “Per tutta la vita, ho sempre desiderato vederla,” lei gli rispose. Con qualcuno che amo, lei voleva aggiungere, ma si ferm?. Sembrava essere trascorsa un'eternit? da quando Caleb era stato al suo fianco; in realt?, si era sentita nervosa di nuovo. In un certo senso, sembrava come se fosse stata con lui da sempre—pi? a lungo che per sempre—ma, d'altra parte, era come se l'avesse incontrato per la prima volta. Lui le porse la mano, con il palmo verso l'alto. “Vorresti visitarla con me?” le chiese. Lei si allung? e mise la sua mano in quella di lui. “E' una lunga passeggiata fin laggi?,” lei disse, guardando verso la collina ripida, che portava verso il basso, per chilometri, fino ad arrivare nel cuore parigino. “Stavo pensando a qualcosa di un po' pi? panoramico,” lui rispose. “Volando.” Si controll? le scapole, provando a sentire se le sue ali funzionassero. Si sentiva cos? rinvigorita, cos? rinata per aver bevuto, per aver gustato quel sangue bianco—ma non era ancora sicura di essere in grado di volare. E non si sentiva pronta a spiccare il volo da un monte, nella speranza che le sue ali si aprissero per fare il proprio dovere. “Non penso di essere ancora pronta,” lei disse. Lui la guard? e comprese. “Vola con me,” lui disse, poi aggiunse, con un sorriso, “proprio come ai vecchi tempi.” Lei sorrise, si sistem? dietro di lui, aderendo alla sua schiena e alle sue spalle. Il corpo muscoloso di lui la faceva sentire cos? bene, tra le sue braccia. Improvvisamente, lui spicc? il volo, librandosi nell'aria, con tale velocit? da lasciarle a malapena il tempo di aggrapparsi forte. Prima che se ne potesse rendere conto, stavano volando; si teneva stretta a lui, guardando in basso, la testa poggiata sulla spalla. Sent? quel brivido familiare nel suo stomaco, appena iniziarono a scendere in basso, fino ad avvicinarsi alla citt?, nel sole. Era una vista mozzafiato. Ma niente di tutto questo poteva paragonarsi al fatto di essere di nuovo tra le sue braccia, stringerlo, stare insieme. Non aveva trascorso con lui nemmeno un'ora, e gi? pregava che non venissero di nuovo separati. * La Parigi che stavano sorvolando, quella del 1789, era molto simile alle fotografie di Parigi che lei aveva visto nel secolo XXI. Come Venezia e Firenze, non sembrava essere cambiato molto in qualche centinaio di anni. Ma per alcuni aspetti, invece, era molto diversa. La densit? degli edifici era molto minore. Sebbene alcune strade fossero pavimentate con ciottoli, altre invece erano ancora sterrate. Le case non erano molto ravvicinate e tra gli edifici sorgevano ancora gruppi di alberi, quasi come una citt? costruita in una foresta sconfinata. Invece delle auto, c'erano cavalli, carrozze, persone che camminavano sullo sterrato o carri. Ogni cosa era pi? lenta, pi? rilassata. Caleb vol? pi? in basso, finch? non arrivarono a sfiorare la cima degli edifici. Appena superato l'ultimo, improvvisamente, il cielo si apr? e, dinnanzi a loro, comparve la Senna che attraversava il centro della citt?. Splendeva di giallo nella prima luce del mattino e questo le mozz? il fiato. Caleb vol? ancora pi? in basso, sorvolandola, e lei si meravigli? della bellezza della citt?, e di quanto fosse romantica. Arrivarono sulla piccola isola, l'Ile de la Cite, e lei riconobbe Notre Dame sotto di lei, con il suo enorme campanile che si innalzava al di sopra di ogni altra edificio. Caleb si abbass? ancora di pi?, quasi a sfiorare l'acqua, e l'aria umida del fiume li rinfresc? in quella calda mattina di luglio. Caitlin alz? lo sguardo e contempl? la citt? che si estendeva su entrambe le sponde del fiume, mentre volavano sopra e sotto i numerosi ponti ad arco, stesi da una sponda del fiume all'altra. Poi, Caleb risal?, superando il lungofiume e atterrando dolcemente, dietro un grosso albero, lontano dalla vista dei passanti. Caitlin si guard? intorno e vide che lui li aveva condotti in un enorme giardino all'italian, che sembrava estendersi per chilometri, proprio lungo il fiume. “Le Tuileries,” Caleb disse. “E' lo stesso giardino del secolo XXI. Nulla ? cambiato. E' ancora il posto pi? romantico di Parigi.” Con un sorriso, le si avvicin? e le prese la mano. Cominciarono a passeggiare insieme, lungo un sentiero che attraversava il giardino. Lei non si era mai sentita cos? felice. C'erano cos? tante domande che non vedeva l'ora di fargli, cos? tante cose che moriva dalla voglia di dirgli, da sapere a malapena da dove cominciare. Ma doveva iniziare da qualche parte, perci? pens? di partire da quello che pi? recentemente le si era impresso nella mente. “Grazie,” disse, “per Roma. Per il Colosseo. Per avermi salvata,” disse. “Se non fossi arrivato in quel momento, non so che cosa sarebbe successo.” Si volt? e lo guard?, improvvisamente insicura. “Ricordi?” gli chiese in modo preoccupato. Lui si volt?, la guard? ed annu?; Caitlin vide che la sua risposta era positiva. Ne fu sollevata. Almeno, infine, erano nella stessa pagina. I loro ricordi erano tornati. Soltanto questo significava tantissimo per lei. “Ma non ti ho salvata,” lui disse. “Sei riuscita a gestirti da sola molto bene senza di me. Al contrario, tu hai salvato me … e semplicemente stando con te — non so che cosa farei senza di te” le disse. Mentre le stringeva la mano, lei si sent? come l'intero mondo tornasse lentamente al suo posto intorno a lei. Mentre passeggiavano nei giardini, lei guard? con meraviglia tutte le variet? di fiori, le fontane, le statue …. Era uno dei luoghi pi? romantici in cui fosse mai stata. “E mi dispiace,” lei aggiunse. Lui la guard? e lei temeva di dirlo. “Per tuo figlio.” Il volto di Caleb s'incup?; lei distolse lo sguardo e vide una reale smorfia di dolore attraversarlo. Stupida, lei pens?. Perch? devi sempre rovinare il momento? Perch? non potevi aspettare ancora un attimo? Caleb deglut? e annu?, troppo sopraffatto dal dolore persino per parlare. “E mi dispiace per Sera,” Caitlin aggiunse. “Non intendevo mettermi in mezzo tra voi due.” “Non essere dispiaciuta,” disse. “Non aveva nulla a che vedere con te. Riguardava me e lei. Non eravamo fatti per stare insieme. E' stato un errore sin dall'inizio.” “E poi, infine, volevo dirti che mi dispiace per quanto ? successo a New York,” lei aggiunse, sentendosi sollevata, come se si fosse privata di un grosso peso dallo stomaco. “Non ti avrei mai trafitto con la spada, se avessi saputo che eri tu. Lo giuro, credevo che fossi un'altra persona, un muta-forma. Mai in un milione di anni, avrei pensato che fossi davvero tu.” Lei si sent? dilaniata a quel pensiero. Lui si ferm? e la guard?, tenendola per le spalle. “Niente di tutto questo conta adesso,” lui disse, sinceramente. “Tu sei tornata indietro per salvarmi. E so che lo hai fatto ad un grosso prezzo. Poteva persino non funzionare. E hai rischiato la tua stessa vita per me. E hai rinunciato a nostro figlio per me,” aggiunse, guardando in basso, colto da un dolore improvviso. “Ti amo molto di pi? di quanto non riesca a dire,” soggiunse con lo sguardo sempre puntato a terra. Lui la guard? con gli occhi lucidi. In quel momento, si baciarono. Lei si sent? sciogliere tra le sue braccia, sent? tutto il suo mondo rilassarsi, mentre si baciavano per quella che ad entrambi sembr? un'eternit?. Fu il pi? grande momento che avevano condiviso sin da quando erano insieme e, in un certo senso, le sembr? di cominciare a conoscerlo per la prima volta. Infine, lentamente, le loro labbra si allontarono mentre gli occhi dell'una restavano fissi in quelli dell'altro. Poi distolsero entrambi lo sguardo, si presero per mano e continuarono la loro passeggiata nei giardini, lungo il fiume. Caitlin comprese quanto fosse bella e romantica Parigi e sent? che, in quel momento, tutti i suoi sogni si stavano realizzando. Era questo tutto ci? che lei desiderava dalla vita. Stare con qualcuno che l'amasse—che l'amasse davvero. Ritrovarsi in una tale splendida citt?, un luogo cos? romantico. Sentirsi come se avesse un'intera vita ad attenderla. Caitlin sent? il cofanetto prezioso nella tasca, e ne fu infastidita. Non voleva aprilo. Lei voleva molto bene a suo padre, ma non voleva leggere una sua lettera. In quel momento sapeva perfettamente che non voleva pi? proseguire nella sua missione. Non intendeva rischiare di dover tornare di nuovo indietro nel tempo o di andare in cerca di altre chiavi. Voleva solo stare l?, in quell'epoca, in quel luogo, con Caleb. In pace. Non voleva cambiare nulla. Era determinata a fare qualunque cosa pur di proteggere il loro tempo prezioso insieme, per rimanere insieme a lui. E una parte di lei sentiva che ci? significava rinunciare alla missione. Lei si volt? a guardarlo. Era cos? nervosa alla sola idea di confessare i suoi pensieri ma sentiva di doverlo fare. “Caleb,” lei disse, “non voglio continuare la ricerca. Mi rendo conto di avere una speciale missione; sono consapevole del fatto che dovrei aiutare gli altri, che dovrei trovare lo Scudo. Pu? sembrare egoista, e mi spiace se ? cos?. Ma voglio soltanto stare con te. Ecco ci? che ? pi? importante per me adesso. Restare in questa epoca, e in questo luogo. Sento che se continuassimo a cercare, finiremmo in un altro tempo, in un altro luogo. E che potremmo non stare insieme la prossima volta…” Caitlin s'interruppe, accorgendosi di non riuscire pi? a trattenere le lacrime. Fece un profondo respiro nel silenzio che aveva seguito le sue parole. Si chiese che cosa lui pensasse di lei, e sper? che non disapprovasse la sua decisione. “Riesci a capire?” chiese, incerta. Lui guardava verso l'orizzonte; sembrava preoccupato. Poi, finalmente, si volt? e la guard?. L'ansia di lei prese il sopravvento. “Non intendo leggere la lettera di mio padre, o trovare altri indizi. Voglio solo che noi stiamo insieme. Voglio che le cose restino esattamente come sono ora. Non voglio che cambino. Spero che tu non mi odi per questo.” “Non potrei mai odiarti,” lui disse, dolcemente. “Ma non approvi?” gli chiese. “Pensi che dovrei continuare con la missione?” Lui distolse lo sguardo, ma non disse nulla. “Di che cosa si tratta?” continu? lei. “Sei preoccupato per gli altri?” “Immagino che dovrei esserlo,” rispose. “E lo sono. Ma anch'io ho delle ragioni egoistiche. Immagino … nel profondo della mia mente, speravo che, se avessimo trovato lo Scudo, in qualche modo, avrebbe potuto aiutarmi a riavere mio figlio. Jade.” Caitlin si sent? terribilmente in colpa, quando comprese che rinunciare alla sua missione equivaleva a lasciare andare per sempre suo figlio. “Ma non ? quello il modo,” lei disse. “Ignoriamo se, ritrovando lo Scudo, sempre che esista, lo potremmo riportare indietro. Ma sappiamo che, se smettiamo di cercare, possiamo stare insieme. Si tratta di noi. E' questo che pi? conta per me.” Lei si ferm?. “E' quello che pi? conta per te?” Lui distolse lo sguardo dall'orizzonte, e annu?. Ma non la guard?. “O mi ami soltanto perch? posso aiutarti a trovare lo Scudo?” chiese. Caitlin rimase scioccata da se stessa, dal fatto stesso di aver trovato il coraggio di formulare quella domanda ad alta voce. Era una domanda che le frullava per la mente sin dalla prima volta che lo aveva incontrato. L'amava soltanto perch? lo avrebbe condotto allo Scudo? O l'amava per lei? Ora, lo aveva chiesto finalmente. Il cuore sembr? esploderle fuori dal petto, mentre attendeva la risposta. Infine, lui si volt? e la guard? diritto negli occhi. Si avvicin? e le accarezz? una guancia con il dorso della sua mano. “Ti amo perch? sei tu,” lui disse. “Ed ? sempre stato cos?. E se stare con te significa rinunciare alla ricerca dello Scudo, allora ? quello che far?. Anch'io desidero stare con te. Voglio continuare la ricerca, s?. Ma tu sei molto pi? importante per me adesso.” Caitlin sorrise, sentendo nel suo cuore qualcosa che non aveva mai provato prima d'allora. Un senso di pace, di stabilit?. Nulla poteva ostacolarli ora. Lui le spost? i capelli dal viso, ed esplose in un sorriso. “E' buffo,” lui disse, “una volta io vivevo qui. Secoli fa. Non a Parigi, ma in campagna. Era un piccolo castello. Non so se ancora esiste. Ma possiamo cercare.” Lei sorrise, e lui improvvisamente la fece salire sulle sue spalle, e spicc? il volo. Nell'arco di pochi istanti, stavano volando in alto nel cielo, sopra Parigi, e erano diretti verso la campagna, alla ricerca della sua casa. La loro casa. Caitlin non era mai stata cos? felice. CAPITOLO CINQUE Sam faticava a star dietro a Polly, mentre lei camminava. La ragazza parlava in modo incredibilmente veloce, e non sembrava mai smettere, passando da un argomento all'altro con una rapidit? che sembrava impossibile. Lui era ancora scombussolato a causa del viaggio nel tempo, di quel nuovo posto — aveva bisogno di elaborare il tutto. Ma stavano camminano gi? da quasi mezz'ora – anzi per la verit? lui stava inciampando nei rami seguendola attraverso la foresta al suo passo svelto - e lei non aveva smesso un attimo di parlare. Sam era riuscito a malapena a dire qualche parola. Lei and? avanti, parlando del “palazzo” e della “corte”, dei membri del suo covo e di un imminente concerto e di un uomo di nome Aiden. Non aveva alcuna idea di chi lei stesse parlando, o perch? lo avesse cercato — o persino dove lei lo stesse portando. Era determinato ad ottenere alcune risposte. “…naturalmente, non ? esattamente un ballo,” Polly stava dicendo, “ma dopotutto, sar? un evento incredibile, ma non sono ancora sicuro di che cosa indossare. Ci sono cos? tante possibilit? ma non so che cosa sia appropriato per un evento formale come questo”. “Per favore!” sbott? Sam, mentre lei saltellava allegramente per la foresta, “Mi spiace interromperti, ma ho delle domande da farti. Ti prego. Ho bisogno di risposte.” Finalmente, Polly smise di parlare e Sam sospir? di sollievo. Lei guard? quasi meravigliata, come se non si fosse resa conto di aver parlato per tutto il tempo. “Allora devi solo chiedere!” rispose allegramente. E poi, senza dargli il tempo di riordinare le idee, aggiunse impaziente: “Allora, di che cosa si tratta?” “Hai detto che sei stata mandata a prendermi,” Sam disse. “Da chi?” “E' una domanda semplice,” lei disse, “Aiden.” “E chi ??” Sam chiese. Lei si fece scappare un risolino “Accidenti, hai molto da imparare, non ? vero? E' solo il mentore del nostro covo da migliaia di anni. Non sono certa del motivo per cui sia interessato a te, o perch? mi abbia mandato, in una giornata cos? bella, ad attraversare tutta la foresta per venirti a prendere. Per quanto mi riguarda, avresti potuto arrangiarti da solo, alla fine. Per non dire, che avevo mille cose da fare oggi, incluso cercare un nuovo abito e—” “Ti prego,” Sam disse, provando ad aggrapparsi al suo pensiero, prima di perderlo ancora una volta. “Apprezzo davvero che tu sia venuta da me, e non intendo essere irrispettoso,” lui disse, “ma, ovunque stiamo andando, non ho davvero tempo. Capisci, sono venuto qui, indietro nel tempo e nello spazio, per una ragione. Devo aiutare mia sorella. Devo trovarla — e non ho tempo per questi viaggi secondari.” “Vedi, in realt?, non lo definirei proprio un viaggio secondario” ribatt? Polly. “Aiden ? solo l'uomo pi? apprezzato di tutta la corte. Se ? interessato a te, allora non ? una perdita di tempo” osserv?. “E chiunque tu abbia bisogno di trovare, se qualcuno pu? indicarti la via, allora quello ? lui.” “Dunque, dov'? che stiamo andando, esattamente? E quanto dista da qui?” Lei fece diversi altri passi attraverso la foresta, e lui si affrett? per starle dietro, chiedendosi se gli avrebbe mai risposto, se gli avrebbe mai dato una risposta chiara — quando, in quel preciso momento, la foresta si apr? improvvisamente. La ragazza si ferm?, e Sam accanto a lei, basito. Davanti a loro vi era un immenso campo aperto, che conduceva, in lontananza, fino a degli splendidi giardini all'italiana, in cui l'erba era tagliata in forme elaborate di varie grandezze. Era bello, come un'opera d'arte vivente. Ma ancora pi? sorprendente era quel che si intravedeva oltre i giardini: un palazzo, pi? grande di ogni edificio che Sam avesse mai visto nella sua vita. Interamente costruito in marmo, si estendeva per quanto lui poteva vedere in ogni direzione. Aveva uno stile classico, con dozzine di enormi finestre, e una grossa scalinata marmorea che conduceva alla sua entrata. Sapeva di aver visto delle fotografie di quell'edificio da qualche parte, ma non riusciva a ricordare che cosa fosse. “Versailles,” Polly disse, fornendogli la risposta, come se gli avesse letto la mente. Lui la guard?, e lei gli sorrise. “E' dove viviamo. Sei in Francia. Nel 1789. E sono sicura che Aiden ti accoglier? in mezzo a noi, sempre che Maria lo permetta.” Sam la guard?, con aria interrogativa. “Maria?” le chiese. Il suo sorriso si allargo e scosse la testa. Si volt? e saltell? per il campo, diretta al palazzo. Frattanto, ribatt?: “Perch?, Maria Antonietta, naturalmente!” * Sam cammin? al fianco di Polly, fino all'immensa scalinata marmorea, diretti verso le porte d'entrata del palazzo. Man mano che si avvicinavano, Sam notava sempre nuovi particolari. La magnificenza e le proporzioni di quel palazzo erano incredibili. Tutto intorno a lui, in ogni direzione, c'erano persone che credeva facessero parte della corte reale, con alcuni degli abiti pi? belli che avesse mai visto. Non riusciva a credere di trovarsi davvero in quel posto. Se qualcuno gli avesse detto che stava sognando, gli avrebbe creduto. Non era mai stato in presenza di un re prima di allora. Naturalmente Polly non aveva smesso di parlare e Sam si costrinse a concentrarsi su quello che stava dicendo. Apprezzava che gli stesse intorno, gli piaceva la sua compagnia, sebbene prestarle attenzione fosse davvero difficile. La trovava anche carina. Ma c'era qualcosa in lei che lo rendeva incerto: non capiva se fosse attratto da lei o se gli piacesse soltanto come amica. Con le sue ex, era stata passione a prima vista. Con Polly, era pi? come una sorta di cameratismo. “Vedi, la famiglia reale vive qui,” Polly disse, “ma anche noi viviamo qui. Ci vogliono qui. Dopotutto, siamo la miglior protezione che hanno. Viviamo insieme in quella che potresti definire un'amichevole armonia. Serve ad entrambi. Con questa enorme foresta, possiamo cacciare illimitatamente, un gran posto in cui vivere, e un'ottima compagnia. E, in cambio, collaboriamo nella protezione della famiglia reale. Senza contare che alcuni di loro sono dei nostri, comunque.” Sam la guard?, sopreso. “Maria Antonietta?” le chiese. Polly annu? leggermente, come se provasse a mantenere un segreto, ma non ne fosse in grado. “Ma non dirlo a nessuno,” sussurr?. “E anche qualcun altro. Ma la maggior parte dei reali ? umana. Vogliono stare in mezzo a noi. Ma ci sono delle regole strette qui, e non ? consentito. Siamo noi e loro, e non ? permesso superare il confine. Ci sono alcuni membri della famiglia reale che non vogliono che abbiamo troppo potere. E anche Maria insiste su questo”. “Ad ogni modo, questo ? proprio un posto favoloso. Non posso immaginare che tutto questo finisca. Ci sono feste dopo feste, balli infiniti, danze, concerti …. Ci sar? l'evento pi? incredibile di tutti questa settimana. Un'opera, in realt?. Ho gi? scelto che cosa indossare.” Appena si avvicinarono alle porte, diversi servi si precipitarono ad aprile. Le porte dorate erano imponenti, e Sam le guard?, stupito, mentre varcava la soglia. Polly si incammin? per un enorme corridoio in marmo, come se lei stessa fosse la padrona del palazzo, e Sam si affrett? a tenere il passo. Mentre avanzano, Sam si guardava intorno, stupito da tutta quella opulenza. Percorsero infiniti corridoi pavimentati in marmo, con enormi candelabri appesi al soffitto, che illuminavano dozzine di specchi dorati. La luce del sole filtrava e si spingeva in ogni direzione. Passarono di porta in porta, e, infine, entrarono in un enorme salotto, fatto anch'esso di marmo, con colonne tutte intorno ad esso. Diverse guardie si misero sull'attenti appena Polly entr?. Polly scoppi? a ridere, senza dar segno di averlo notato. “Veniamo anche per allenarci qui,” disse. “Le loro attrezzature sono le migliori. Aiden ci costringe ad un programma duro. Sono sorpresa che mi abbia permesso di saltarlo per venire da te. Devi essere molto importante.” “Allora dov'??” Sam chiese. “Quando potr? incontrarlo?” “Accidenti, sei impaziente, non ? cos?? E' un uomo molto impegnato. Potrebbe decidere di incontrarti tra un po' di tempo. O potrebbe decidere di farlo subito. Non preoccuparti, saprai quando intender? incontrarti. Dai tempo al tempo. Nel frattempo, mi ? stato chiesto di mostrarti la tua camera.” “La mia camera?” Sam chiese, sorpreso. “Aspetta un attimo. Non ho detto che posso restare qui. Come ho detto, devo davvero trovare mia sorella,” Sam cominci? a protestare quando un'enorme serie di doppie porte si apr? dinnanzi a loro. Un gruppo di cortigiani entr? all'improvviso, raccolto intorno ad una donna che trasportavano su un trono reale. Lo poggiarono a terra; appena lo fecero, Polly s'inchin?, indicando a Sam di fare lo stesso. Lui obbed?. Una donna, e poteva trattarsi solo di Maria Antonietta, scese dal trono lentamente, facendo diversi passi verso di loro, e si ferm? proprio davanti a Sam, facendogli cenno di alzarsi. Lui, di nuovo, obbed?. La regina guard? Sam dall'alto in basso, come se fosse un oggetto interessante. “Allora, tu sei il nuovo ragazzo,” lei disse, impassibile. I suoi occhi verdi bruciavano con un'intensit? che lui non aveva mai visto, e pot?, tuttavia, percepire che lei apparteneva alla sua stessa specie. Infine, dopo quella che sembr? un'eternit?, lei annu?. “Interessante.” Ci? detto, pass? dritta davanti a loro, e il suo entourage la segu? rapidamente. Ma una ragazza si attard?; chiaramente, faceva parte della corte. Sembrava avere circa 17 anni, ed indossava un abito blu in velluto, dalla testa ai piedi. Aveva la pelle pi? bella che Sam avesse mai visto, lunghi e ricci capelli biondi e profondi occhi del colore del mare. Li fiss? dritti su Sam, che ricambi?. Lui si sent? indifeso davanti al suo sguardo, incapace di guardare altrove. Era la ragazza pi? bella che avesse mai visto. Dopo svariati secondi, lei fece un passo in avanti, e lo guard? negli occhi ancor pi? profondamente. Gli porse la mano, con il palmo verso il basso, chiaramente aspettandosi che lui la baciasse. Si muoveva lentamente, con una posa orgogliosa. Sam le prese la mano e fu elettrizzato al tocco della sua pelle. Tenne ferme le dita di lei e le baci?. “Polly?” la ragazza disse. “Non vuoi presentarci?” Non era una domanda. Era un ordine. Polly si schiar? la gola, con riluttanza. “Kendra, Sam,” lei disse. “Sam, Kendra.” Kendra, Sam pens?, guardandola negli occhi, sorpreso da come lo guardasse aggressivamente, come se lui fosse gi? una sua propriet?. “Sam,” lei echeggi?, sorridendo. “Un po' semplice. Ma mi piace.” CAPITOLO SEI Kyle sfasci? il sarcofago di pietra con un singolo pugno. Lo distrusse in un milione di pezzi, e usc? fuori dalla tomba, in piedi e pronto ad entrare in azione. Girovag? e si guard? intorno, pronto a combattere contro chiunque si avvicinasse. Infatti, sperava proprio che qualcuno gli si avvicinasse per sfidarlo. Questo viaggio nel tempo era stato particolarmente noioso, ed era pronto a scatenare la sua rabbia su qualcuno. Ma, guardandosi intorno rimase deluso accorgendosi che la stanza era vuota. C'era soltanto lui. Lentamente, la sua rabbia cominci? a scemare. Almeno, era finito nel posto giusto, e poteva gi? percepire che era l'epoca giusta. Sapeva di essere molto pi? esperto nei viaggi nel tempo rispetto a Caitlin: perci? era in grado di riapparire nel luogo e nel tempo voluto, in modo pi? specifico. Si guard? intorno, e con grande soddisfazione, comprese di essere finito esattamente dove intendeva essere: Les Invalides. Les Invalides era un luogo che aveva sempre amato, che era sempre stato importante per i pi? malvagi della sua specie. Era un mausoleo, con profondi sotterranei, costruito in marmo; era adornato splendidamente, con i sarcofagi allineati lungo le pareti. L'edificio aveva una forma cilindrica ed un soffitto alto decine di metri, che culminava in una cupola. Era un luogo austero, il perfetto luogo di riposo per tutti i soldati d'elite di Francia. Era anche il sito, Kyle lo sapeva, in cui un giorno Napoleone sarebbe stato sepolto. Ma non ancora. Era solo il 1789, e Napoleone, quel piccolo bastardo, era ancora vivo. Uno dei vampiri preferiti di Kyle. Doveva avere circa 20 anni ora, pens? Kyle, ed era ancora in procinto di iniziare la sua carriera. Non sarebbe stato sepolto in quel luogo se non dopo diversi anni. Naturalmente, essendo della sua razza, la sepoltura di Napoleone era solo uno stratagemma, soltanto un modo per lasciare che le masse di umani pensassero che fosse uno di loro. Kyle sorrise a quel pensiero. Eccolo l?, il luogo delle spoglie mortali di Napoleone, prima che Napoleone fosse ancora “morto”. Avrebbe atteso di rivederlo di nuovo, per rammentare i vecchi tempi. Dopotutto, lui era una delle poche persone della sua specie, che Kyle quasi rispettava. Ma era anche un arrogante piccolo bastardo. Kyle avrebbe voluto prenderlo a schiaffi. Cammin? lentamente lungo il pavimento di marmo, ed i suoi passi riecheggiarono nel silenzio mentre si guardava intorno. Aveva avuto giorni migliori. Aveva perso un occhio a causa di quell'orribile ragazzino, il figlio di Caleb, e il suo volto era ancora sfigurato per la punizione subita da Rexius, quando era a New York. E, come se non bastasse, ora aveva un'enorme ferita alla guancia, a causa della lancia che Sam gli aveva scagliato contro al Colosseo. Era un rottame, lo sapeva. Ma, in un certo senso, questo gli piaceva. Era un sopravvissuto. Era vivo, e nessuno era stato in grado di fermarlo. Ed era pi? furioso che mai. Non solo era determinato a impedire a Caitlin e Caleb di trovare lo Scudo, ma ora era determinato a farla pagare ad entrambi. A farli soffrire, proprio come lui aveva sofferto. Anche Sam era sulla sua lista. Tutti e tre — li avrebbe fermati ad ogni costo, fino a quando non avesse torturato ognuno di loro lentamente. Con pochi balzi, Kyle raggiunse la sommit? della scalinata in marmo, e sal? al livello superiore della tomba. Ci gir? intorno, camminando fino alla fine della cappella, sotto all'enorme cupola, e raggiunse l'altare. Tast? la sua parete calcarea, cercando. Infine, trov? quello che cercava. Spinse un chiavistello nascosto, e si apr? uno scompartimento segreto. Allung? la mano e ne estrasse una lunga spada d'argento, la cui impugnatura era ricoperta di pietre preziose. La sollev? verso la luce, e la studi? con soddisfazione. Era proprio come la ricordava. Se la infil? dietro la schiena, si volt? e si diresse verso il corridoio, raggiungendo la porta d'ingresso. Caric? il colpo e, con un forte calcio, abbatt? la grande porta in quercia scardinandola; un boato riecheggi? in tutto l'edificio vuoto. Kyle ne fu soddisfatto: aveva avuto conferma di aver recuperato tutta la sua forza. Uscito all'aperto, vide che era ancora notte, e si rilass?. Se avesse voluto, avrebbe potuto volare per tutta la notte, dirigendosi verso il proprio obbiettivo—ma intendeva godersi il momento. La Parigi del 1789 era un luogo speciale. Lo ricordava bene, era piena di prostitute, alcolizzati, scommettitori, criminali. Nonostante i monumenti e l'eleganza della superficie, l? viveva un immenso sottobosco. Lui l'amava. La citt? aspettava solo di essere dominata da lui. Kyle rest? immobile, ad occhi chiusi, intento ad ascoltare ed a raccogliere informazioni. Riusciva a sentire fortemente la presenza di Caitlin in quella citt?. E quella di Caleb. Di Sam non si sentiva sicuro, ma sapeva che almeno i due c'erano. Questo andava bene. Ora, non gli restava che trovarli. Li avrebbe colti di sorpresa, e, immagin?, li avrebbe uccisi entrambi abbastanza facilmente. Parigi era proprio un luogo adatto. Non aveva un grande Consiglio di vampiri, come a Roma, a cui doveva rispondere. Ancor meglio, l? dimorava un potente covo malvagio, gestito da Napoleone. E Napoleone era in debito con lui. Kyle decise che il suo primo compito era quello di localizzare il nanetto e indurlo a pagare il debito. Avrebbe assoldato tutti gli uomini di Napoleone per fare tutto quanto ritenuto necessario a trovare Caitlin e Caleb. Sapeva che gli uomini di Napoleone sarebbero stati utili, se lui ne avesse avuto bisogno. Stavolta, non avrebbe lasciato nulla al caso. Ma aveva ancora tempo. Per prima cosa, si sarebbe potuto nutrire, ed avrebbe messo i piedi saldamente a terra. Inoltre, il suo piano era gi? in atto. Prima di lasciare Roma, aveva rintracciato il suo vecchio tirapiedi Sergei, e lo aveva spedito indietro nel tempo l?, dov'era lui. Se tutto fosse andato come aveva progettato, Sergei era gi? l?, e stava gi? lavorando proprio per eseguire la sua missione, infiltrandosi nel covo di Aiden. Kyle allarg? il suo sorriso. Non c'era nulla che amasse di pi? di un traditore, di una piccola donnola come Sergei. Era diventato pi? che un utile piccolo burattino. Kyle saltell? come uno scolaro, allegro, pronto a piombare dritto in citt?, e a prendere tutto quello che voleva. Non appena Kyle si avvi? per la via pi? vicina, un artista di strada gli si accost?, tenendo in mano una tela e un pennello, chiedendo a Kyle il permesso di ritrarlo. Se c'era qualcosa che Kyle odiava era qualcuno che intendesse fargli un ritratto. Nonostante ci?, era di buon uomore, e decide di lasciar vivere l'uomo. Ma l'uomo cominci? ad insistere, seguendo Kyle aggressivamente, spingendo la sua tela verso di lui: era andato un po' troppo oltre. Kyle si volt?, afferr? il suo pennello, e glielo affond? proprio in mezzo agli occhi. Un istante dopo, l'uomo piomb? a terra privo di vita. Kyle prese la tela e la spacc? sopra il cadavere. Poi prosegu?, soddisfatto di s?. La notte si stava rivelando sempre pi? grandiosa. Appena svolt? in un vicolo in ghiaia, diretto al distretto che ricordava, tutto cominci? a tornargli familiare. Diverse prostitute occupavano la strada, chiamandolo. Allo stesso tempo, due grossi uomini erano fuori ad un bar, chiaramente ubriachi, e urtarono brutalmente Kyle, senza guardare dove stessero andando. “Hey, tu idiota!” uno di loro gli grid? contro. L'altro si volt? verso Kyle. “Hey, uomo dall'occhio solo!” grid?. “Guarda dove vai!” Il grosso uomo si fece avanti, spintonando brutalmente Kyle al petto. Ma i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, quando si accorse che la sua spinta non aveva sortito alcun risultato. Kyle non si era affatto mosso; era stato come colpire una parete di pietra. Kyle scosse lentamente il capo, meravigliato dalla stupidit? di quei due energumeni. Prima che potessero reagire, impugn? la spada appesa sulla schiena, la estrasse con un rumore metallico e, con una sola mossa, li decapit? entrambi in una frazione di secondo. Osserv? con soddisfazione le teste mozzate rotolare via, mentre entrambi i corpi piombavano al suolo. Rimise a posto la spada, e si chin?, afferrando un cadavere decapitato. Poi, infil? i suoi canini nel collo aperto, e bevve con avidit?, mentre il sangue schizzava. Kyle poteva sentire le grida delle prostitute, che avevano visto quanto era appena accaduto. Mentre bevava, ud? il suono di porte che sbattevano, e di persiane che si chiudevano. L'intera citt? aveva gi? paura di lui, si rese conto. Bene, pens?. Questo era il tipo di benvenuto che amava. CAPITOLO SETTE Caitlin e Caleb volarono lontano da Parigi, sopra la campagna francese alle prime luci del mattino: lei era aggrappata saldamente alla sua schiena, mentre attraversavano l'aria. Ora si sentiva pi? forte e sapeva che, se avesse voluto, avrebbe potuto volare. Ma non intendeva staccarsi da lui. Amava sentire il suo corpo. Voleva solo stringersi a lui, sentire come sarebbe stato stare di nuovo insieme. Sapeva che era folle, ma dopo essere stati separati per cos? tanto tempo, temeva che se lo avesse lasciato andare, sarebbe volato via per sempre. Sotto di loro, il paesaggio continuava a cambiare. Rapidamente la citt? lasci? il posto ad una folta foresta, estesa in un paesaggio collinare. Nei dintorni della citt? si notavano case isolate, fattorie. Ma pi? si allontanavano, e pi? la terra si apriva. Sorvolarono campo dopo campo, prati, qua e l? una fattoria, pecore al pascolo. Il fumo usciva dai comignoli, e lei si chiese che cosa stessero cucinando quelle persone. Le corde stendipanni erano stese sui prati rasati, le lenzuola asciugavano al sole. Era una scena idilliaca, e la temperatura di luglio era scesa abbastanza da rinfrescare l'aria, specialmente a quell'altezza. Dopo ore di volo, svoltarono e il nuovo paesaggio lasci? Caitlin senza fiato: l?, all'orizzonte, c'era un mare luccicante, di un blu acceso, con le onde che s'infrangevano sulla sterminata battigia. Quando si fecero pi? vicini, notarono le colline che si innalzano proprio lungo la costa. Arroccato tra le colline, circondato dall'erba alta, Caitlin vide un singolo edificio ergersi contro l'orizzonte. Era un glorioso castello medievale, tutto in antica pietra calcarea, decorato da elaborate sculture e gargoyle. Costruito sulla sommit? della collina, sovrastava il mare, e circondato da prati punteggiati da fiori di campo, in ogni direzione. Era bello da mozzare il fiato e a Caitlin sembrava di essere all'interno di una cartolina. Il cuore di Caitlin batteva con eccitazione, mentre si chiedeva, mentre sperava … che fosse la casa di Caleb. In qualche modo, sentiva che lo era. “S?,” lui grid?, oltre il vento, leggendole la mente, come sempre. “E' questo.” Il cuore di Caitlin quasi esplose di gioia. Era cos? eccitata, e si sent? cos? forte, pronta a volare da sola. Improvvisamente si stacc? dalla schiena di Caleb, e balz? volando nell'aria. Per un momento, fu terrorizzata, chiedendosi se le sue ali si sarebbero aperte. Un istante dopo, lo fecero, sostenendola nell'aria. In quel momento, ricord? d'improvviso quanto amasse quella sensazione. Era grandioso riavere le sue ali, essere indipendente. Lei and? su e gi? in picchiata, vicino a Caleb, che le sorrise. Volarono entrambi in picchiata, poi tornarono su, incrociandosi ripetutamente, con le punte delle loro ali che a volte si toccavano. Come una cosa sola, volarono insieme in picchiata, avvicinandosi di pi? al castello. Sembrava antico; appariva consumato, ma non in modo negativo. A Caitlin gi? sembrava una casa. Quando lei osserv? tutto quanto intorno - il paesaggio, le colline, l'oceano in lontananza - per la prima volta, da quando aveva ricordi, avvert? un senso di pace. Finalmente, sent? di trovarsi a casa. Visualizz? la sua vita insieme a Caleb l?, immagin? persino di cominciare una famiglia assieme, se fosse stato possibile. Sarebbe stata felice di vivere i suoi giorni l? con lui— e finalmente non vedeva nulla che li ostacolasse. * Caitlin e Caleb atterrarono insieme di fronte al suo castello; lui le prese la mano e la condusse alla porta d'entrata. La porta in quercia era coperta da uno spesso strato di polvere e sale marino, e chiaramente non veniva aperta da anni. Lui prov? la maniglia. Era chiusa. “Sono trascorse centinaia di anni,” lui disse. “Sono piacevolmente sorpreso di vedere che ? ancora qui, che non ? stato danneggiato—che ? persino ancora sigillato. C'era una chiave…” Si avvicin?, tastando al di sopra del telaio, e sent? la fessura dietro l'arco in pietra. Fece scorrere le dita su e gi?, e infine si ferm?, estraendo una lunga chiave d'argento. La introdusse senza difficolt? nella serratura. La gir? con un clic. Si volt? e le sorrise, entrando all'interno dell'edificio. “Fai tu gli onori,” le disse. Caitlin spinse la pesante porta medievale e questa si apr? lentamente, cigolando; sale incrostato cadde a blocchi. Entrarono insieme. L'ingresso era buio e ricoperto di ragnatele. L'aria era stantia e malsana; sembrava che nessuno ci entrasse da secoli. Lei guard? in alto, in direzione delle alte pareti in pietra ad arco, e poi abbass? gli occhi sul pavimento in pietra. C'erano strati di polvere ovunque, incluse le vetrate, che limitavano molto l'ingresso della luce, facendo sembrare il tutto pi? buio di quanto in realt? fosse. “Da questa parte,” Caleb disse. Lui le prese la mano e la condusse lungo un corridoio stretto, che portava ad una grande sala, con alte finestre ad arco su entrambi i lati. Era molto pi? illuminato l?, persino con la polvere. C'erano anche dei mobili l?: un lungo tavolo medievale in quercia, circondato da elaborate sedie in legno. Al suo centro, c'era un'enorme cornice del camino, uno dei pi? grossi camini che Caitlin avesse mai visto. Era incredibile. A Caitlin sembr? di essere finita di nuovo nei Chiostri. “Fu costruito nel secolo XII,” lui disse, guardandosi intorno. “Allora, questo era lo stile.” “Vivevi qui?” Caitlin chiese. Lui annu?. “Per quanto tempo?” Lui pens?. “Non pi? di un secolo,” le rispose. “Forse due.” Caitlin si meravigli?, ancora una volta, al pensiero di quanto valesse il tempo nel mondo dei vampiri. Improvvisamente, per?, lei si preoccup?, per qualcos'altro: aveva vissuto l? con un'altra donna? Ebbe paura di chiedere. Lui improvvisamente si volt? e la guard?. “No, non l'ho fatto,” lui disse. “Ci vivevo da solo. Te lo assicuro. Tu sei la prima donna che porto.” Caitlin si sent? sollevata, e al contempo imbarazzata perch? lui le aveva letto la mente. “Vieni,” le disse. “Da questa parte.” La condusse ad una scalinata in pietra a chiocciola, e girarono e rigirarono, per poi arrivare al secondo piano. Quest'ultimo era molto pi? luminoso, con grandi finestre ad arco che si affacciavano su ogni direzione, consentendo alla luce del sole di filtrare, riflettendo il mare distante. Le stanze l? erano pi? piccole, pi? intime. C'erano degli altri camini in marmo, e appena Caitlin gir? di stanza in stanza, vide un enorme letto a baldacchino che ne dominava una. Chaise longue e sedie dalla tappezzeria di velluto, erano sparse in tutte le altre stanze, Non c'erano tappeti, ma soltanto un semplice pavimento in pietra. Era molto spoglio. Ma bello. Lui la guid? attraverso la stanza, per poi superare delle enormi porte in vetro. Erano coperte di cos? tanta polvere, che lei non si era nemmeno accorta che fossero l?. Lui si avvicin?, mosse con forza la maniglia, e, alla fine, con un colpo ed una nuvola di polvere, si aprirono. Uscirono all'esterno, su un'enorme terrazza di pietra, incorniciata da un parapetto in pietra scolpita. Insieme, si affacciarono. Da l?, potevano godere di un'imponente vista dell'intera campagna, dell'oceano. Caitlin sentiva le onde frangersi sulla battigia e l'odore del mare, di cui la fresca brezza era impregnata. Si sent? come in paradiso. Se Caitlin avesse mai immaginato una casa dei sogni, allora era senz'altro quella. Era polverosa, e aveva bisogno di un tocco femminile, ma Caitlin sapeva che avrebbero potuto sistemarla, riportandola al proprio stadio originario. Lei sentiva che questo era davvero il luogo che avrebbe potuto chiamare casa insieme. “Stavo pensando a quello che hai detto,” lui disse, “l'intero viaggio fin qui. Costruire una vita insieme. Lo vorrei tantissimo.” Mise un braccio intorno a lei. “Vororei che tu vivessi qui con me. Poter ricominciare la nostra vita. Proprio qui. Questo posto ? tranquillo e sicuro, e protetto. Nessuno conosce questo posto. Nessuno ci trover? mai qui. Non vedo alcuna ragione, per cui non possiamo vivere la nostra vita al sicuro, come persone normali,” lui disse. “Naturalmente, avr? bisogno di fare un po' di lavoro per migliorarla. Ma io ci sto, se anche tu ci stai.” Lui si volt? e le sorrise. Lei rispose al suo sorriso. Non era mai stata cos? in gioco nella sua vita. Pi? di questo, era profondamente toccata dal fatto che lui l'avesse invitata a vivere con lui. Nulla contava di pi? per lei. La verit? era, che avrebbe dovuto vivere con lui, in ogni caso, anche se fosse stato solo un capanno nella foresta. “Mi piacerebbe da morire,” lei rispose. “Voglio solo stare con te.” Il cuore le batteva fortissimo, mentre si baciavano, il suono delle onde in sottofondo, la brezza dell'oceano sopra di loro. Finalmente, ogni cosa era di nuovo perfetta, nel mondo di Caitlin. * Caitlin non era mai stata cos? felice, mentre vagava nella casa, passando di stanza in stanza, con una salvietta per lavarsi. Caleb era uscito a caccia, eccitato di portare loro la cena. Lei era elettrizzata, perch? questo le dava del tempo da sola, di camminare nella casa, di assimilare tutto, da sola, e di guardarla con un occhio femminile, per rendersi conto di come metterla a posto, rendendola una vera casa per loro due. Entr? nelle stanze, aprendo le finestre, lasciando entrare l'aria dell'oceano. Trov? un secchio ed uno straccio, e si rec? al ruscello che vide scorrere nel cortile posteriore, e torn? con un secchio traboccante di acqua. Poi, immerse lo straccio nel ruscello, fino a quando non divenne pi? pulito possibile. Trov? una grossa cassa su cui appoggiarsi, e appena apr? ogni singola enorme finestra medievale, sal? sopra la cassa, e pul? ogni vetro. C'erano poche finestre che erano semplicemente troppo in alto per lei, e, per queste, mise in moto le sue ali, fluttuando nell'aria, e volteggiando davanti alle finestre, lavandole. Fu stupita dell'immediata differenza che fece. Dal buio alla luce, il passaggio cambi? completamente la stanza. Dovevano esserci centinaia di anni di sporco incrostato e sale su entrambi i lati del vetro. Infatti, persino aprire soltanto ogni singola finestra era una vera impresa, e le occorse tutta la sua forza per liberarla da sporcizia e detriti. Caitlin guard? attentamente e rest? colpita dall'abilit? artistica in cui ogni ogni finestra era stata realizzata. Ogni vetro era spesso diversi centimetri, ed era realizzato in uno dei modi pi? belli che avesse mai visto. Alcuni dei vetri erano macchiati, altri no, ed altri ancora avevano la pi? leggera tinta di colore. Appena lei ripuliva i vetri, poteva quasi percepire la gratitudine della casa, mentre lentamente, centimetro per centimetro, tornava alla vita. Caitlin finalmente termin?, e controll? la stanza di nuovo. Si sciocc?. Quella che prima era una stanza buia e poco invitante, ora era diventata una stanza incredibilmente piena di luce, con una vista sull'oceano. Caitlin pass? poi ai pavimenti; inginocchiata a terra, prese a strofinarli centimetro per centimetro. Guardava con soddisfazione mentre lo sporco venivano via, e le belle ed enormi pietre cominciavano a splendere. Poi, si rivolse all'enorme mensola sopra il camino, togliendo anni di polvere. Poi, pass? all'enorme specchio lavorato posto al di sopra di esso, sfregandolo fino a quando non inizi? a brillare. Lei era nervosa per il fatto che non potesse ancora specchiarsi—ma sapeva che non c'era molto che potesse fare per risolvere la questione. Dopo, si occup? del lampadario, pulendo tutti i cristalli dei portacandele. Dopotutto, si concentr? sul letto a baldacchino. Lav? tutti i posti, e poi il telaio, riportando lentamente alla vita l'antico legno. Afferr? le vecchie lenzuola e and? in terrazza e le scosse fortemente, e nuvole di polvere si innalzarono ovunque. Caitlin torn? nella stanza, la sua aspirante camera da letto, e la osserv?: adesso era magnifica. Splendeva cos? forte, cos? come ogni altra stanza in qualsiasi castello. Era sempre medievale, ma almeno ora era fresca ed invitante. Era felice all'idea di vivere l?. Lei guard? in basso e vide che l'acqua nel secchio era diventata completamente nera; con un salto, fu in fondo alle scale e usc? fuori dalla porta, per andare a vuotarlo nel ruscello. Caitlin sorrise al pensiero della reazione di Caleb quando sarebbe tornato. Sarebbe stato cos? sorpreso, pens?. Il suo prossimo passo sarebbe stato occuparsi della camera da pranzo. Avrebbe tentato di creare un ambiente intimo, in cui avrebbero consumato il loro primo pasto insieme nella nuova casa — il primo, sperava, di una lunga serie. Ma, appena giunta al ruscello, mentre era inginocchiata sulla morbida erba, svuotando e riempiendo il secchio, improvvisamente avvert? una sensazione di allarme. Sent? un fruscio, vicino, e sent? un animale avvicinarsi a lei. Si volt? rapidamente, e fu sorpresa da quello che vide. Avvicinandosi a lei lentamente, a pochi metri di distanza, c'era un cucciolo di lupo. Aveva tutto il pelo bianco, fatta eccezione per una singola striscia di grigio che aveva sulla fronte e sulla schiena. Quello che pi? colp? Caitlin erano i suoi occhi: guardavano Caitlin come se la conoscesse. C'era di pi?: erano gli stessi occhi di Rose. Caitlin sent? il cuore batterle forte. Sentiva come se Rose fosse tornata dal mondo dei morti, si fosse reincarnata in un altro animale. Quell'espressione, quella faccia. Il colore della pelliccia era diverso, ma, per il resto, sembrava Rose rinata. Anche la cucciola appariva stupita di vedere Caitlin. Si ferm?, guardandola, poi lentamente, cautamente, fece alcuni passi incerti verso di lei. Caitlin fece una scansione della foresta, guardando per vedere se altri cuccioli fossero nelle vicinanze, o la mamma. Lei non intendeva trovarsi impegnata in una lotta. Ma non c'erano altri animali in vista. Appena Caitlin esamin? la cucciola pi? attentamente, cap? il perch?. Zoppicava molto, con il sangue che fuorisciva da una zampa. Sembrava ferita. Era stata probabilmente abbandonata dalla sua mamma, realizz? Caitlin, lasciata a morire. La cucciola abbass? la testa, e cammin? lentamente, fino a Caitlin. Poi, con sorpresa di Caitlin, abbass? la testa e la appoggi? sulle sue gambe, guaendo leggermente, mentre chiudeva gli occhi. Il cuore di Caitlin sobbalz?. Rose le era mancata cos? tanto, e ora era come se fosse tornata da lei. Caitlin mise gi? il secchio, e prese la cucciola in braccio. La tenne vicina al petto, piangendo mentre lo faceva, ricordando tutto il tempo che aveva trascorso con Rose. Nonostante tutto, le lacrime le scesero lungo le guance. La cucciola, come a percepire questo, si abbass? e lecc? le lacrime dal suo viso. Caitlin si abbass? e la baci? sulla fronte. La abbracci?, stringendola al petto. In nessun modo l'avrebbe lasciata andare. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di farla guarire e riportarla alla vita. E, se la lupa avesse voluto, l'avrebbe tenuta con s?. “Come dovrei chiamarti?” Caitlin chiese. “Non posso usare di nuovo Rose …. Che ne pensi di … Ruth?” La cucciola improvvisamente lecc? la guancia di Caitlin, come per rispondere al nome. Quella fu la risposta definitiva di cui Caitlin aveva bisogno. E dunque, si sarebbe chiamata Ruth. * Caitlin, con Ruth al suo fianco, aveva appena terminato di pulire la camera da pranzo, quando scorse qualcosa di interessante lungo la parete. L?, accanto al camino, c'erano due lunghe spade d'argento. Ne prese una, la spolver? e ne ammir? l'impugnatura, ricoperta di pietre preziose. Era una splendida arma. Poggi? in terra straccio e secchio, e non riusc? a fare a meno di fare un tentativo. Fece oscillare forte la spada, a destra e a sinistra, descrivendo ampi cerchi, muovendo le mani, in tutta la stanza. Avvert? una bella sensazione. Si chiese quante altre armi ancora Caleb tenesse l?. Avrebbe potuto allenarsi un giorno. “Ho visto che hai trovato le armi,” lui disse, entrando improvvisamente dalla porta. Immediatamente, Caitlin rimise a posto la spada, frettolosamente, sentendosi in colpa. “Scusa, non intendevo frugare nella tua roba.” Caleb rise. “La mia casa ? tua,” lui disse, mentre camminava nella stanza, trasportando due enormi cervi sulle spalle. “Tutto quello che ? mio, ? tuo. Inoltre, sei la mia ragazza. Anch'io sarei andato dritto alle spade,” replic? con un sorriso. Attravers? la stanza, trasportando il cervo, poi improvvisamente si ferm? e si volt?, ed ebbe una reazione a scoppio ritardato. “Accidenti,” lui esclam? con stupore. “Sembra un posto nuovo!” Se ne stette l? a guardare, con gli occhi spalancati. Caitlin vide quanto fosse impressionato, e ne fu felice. Anche lei guard? la stanza, e vide che, in effetti, aveva subito una bella trasformazione. Ora avevano una splendida camera da pranzo, con tavolo e sedie pronti per il loro primo pasto. Ruth improvvisamente gua?, e Caleb guard? in basso e la vide per la prima volta. Lui sembr? ancora pi? sorpreso. Caitlin improvvisamente si preoccup?, temendo che lui non volesse la cucciola l?. Ma fu sollevata nel vedere che gli occhi di Caleb si spalancarono per la gioia. “Non posso crederci,” Caleb disse, guardando, “quegli occhi…assomiglia proprio a Rose.” “Possiamo tenerla?” Caitlin chiese, esitando. “Mi piacerebbe tanto,” lui rispose. “L'abbraccerei, ma ho entrambe le mani impegnate.” Caleb continu? con il cervo, camminando per la stanza, e dirigendosi lungo il corridoio. Caitlin e Ruth lo seguirono, e lo guardarono mettere gi? il cervo in una piccola stanza, su una grossa lastra di pietra. “Visto che non cuciniamo davvero,” disse, “ho pensato di scolare il sangue per noi. Poi potremo berlo insieme, per cena. Ho pensato di occuparmi di rimettere a posto qui, cos? potremo sederci davanti al camino e bere comodamente.” “Mi piacerebbe molto” Caitlin disse. Ruth si sedette ai piedi di Caleb, guardando in alto e guaendo, mentre lui tagliava. L'uomo sorrise, tagli? un piccolo pezzo per lei, e glielo diede da mangiare. Lei lo prese al volo, lo mangi? e gua? chiedendone altro. Caitlin torn? nella stanza da pranzo, e cominci? a strofinare per ripulire i calici che aveva visto. Di fronte alla mensola c'era una pila di pellicce, e lei le raccolse e le port? fuori in terrazza, scutendole per prepararle. Mentre attendeva che Caleb finisse, guard? verso il sole, mentre tramontava all'orizzonte. Poteva sentire il rumore delle onde, respirare l'aria impregnata di sale, e non si era mai sentita pi? rilassata. Se ne stette l? e chiuse gli occhi, e non era nemmeno consapevole di quanto tempo fosse passato. Quando apr? di nuovo gli occhi, era quasi buio. “Caitlin?” giunse la voce, chiamandola. Lei si volt? e si precipit? dentro. Caleb era gi? l?, ed aveva in mano due enormi calici d'argento colmi del sangue di cervo. Lui era intento ad accendere le candele, in tutta la stanza poco illuminata. Lei gli si avvicin?, mettendo gi? le pellicce. In pochi istanti, la stanza era completamente illuminata da candele accese in ogni angolo. I due si sedettero insieme sulle pellicce davanti al camino, e Ruth si precipit? ad accucciarsi accanto a loro. Le finestre erano aperte e una brezza leggera penetrava; l'aria stava cominciando a rinfrescarsi. I due si sedettero l'una accanto all'altro, e si guardarono negli occhi, mentre brindavano. Il liquido era cos? buono. Bevvero e bevvero, e, mentre lui lo faceva, lei non si era mai sentita cos? viva. Era incredibile. Anche Caleb sembrava ringiovanito, gli occhi e la pelle splendevano. Insieme si voltarono e si guardarono negli occhi. Lui si allung?, toccandole lentamente una guancia con il retro della sua mano. Il cuore di Caitlin cominci? a battere forte, e lei si rese conto di essere nervosa. Sembrava essere trascorsa un'eternit? dall'ultima volta che era stata con lui. Aveva immaginato un momento come quello cos? a lungo ed ora era arrivato; sembrava che fosse la prima volta con lui, come se tutto ricominciasse di nuovo. Lei si accorse del fatto che la mano di lui stava tremando: pertanto anche Caleb era nervoso. Restavano cos? tante cose che lei intendeva dire, cos? tante domande che voleva porgli, e lei vide che anche lui non vedeva l'ora di farle delle domande. Ma in quel momento, lei non si fidava di se stessa, e non se la sentiva di parlare. E apparentemente, nemmeno lui. I due si baciarono con passione. Appena le sue labbra incontrarono quelle di lei, Caitlin si sent? sopraffare dall'emozione per lui. Chiuse gli occhi, mentre lui si avvicinava di pi?, per incontrarsi in un abbraccio appassionato. Rotolarono sulle pellicce, e lei sent? il suo cuore esplodere dall'emozione. Finalmente, lui era suo. CAPITOLO OTTO Polly percorse velocemente numerosi corridoi di Versailles – i suoi passi riecheggiavano sul pavimento di marmo – per poi imboccarne uno lunghissimo, con altissimi soffitti e lampadari, ornato da cornici, camini marmorei, enormi specchi. Tutto splendeva. Ma lei a malapena lo not?; le sembrava ovvio. Vivendo l? da anni, riusciva a malapena ad immaginare un'altra forma di esistenza. Ma era molto colpita da Sam. Un visitatore come lui non faceva affatto parte della sua vita quotidiana e, in effetti, era piuttosto insolito. I visitatori vampiri erano rari, specialmente se provenienti da un'altra epoca, e, quando lo facevano, ad Aiden non sembrava mai importare. Sam doveva essere molto importante, comprese. Lui la intrigava. Sembrava un po' giovane, e un po' imbranato. Êîíåö îçíàêîìèòåëüíîãî ôðàãìåíòà. Òåêñò ïðåäîñòàâëåí ÎÎÎ «ËèòÐåñ». Ïðî÷èòàéòå ýòó êíèãó öåëèêîì, êóïèâ ïîëíóþ ëåãàëüíóþ âåðñèþ (https://www.litres.ru/pages/biblio_book/?art=43695767&lfrom=688855901) íà ËèòÐåñ. Áåçîïàñíî îïëàòèòü êíèãó ìîæíî áàíêîâñêîé êàðòîé Visa, MasterCard, Maestro, ñî ñ÷åòà ìîáèëüíîãî òåëåôîíà, ñ ïëàòåæíîãî òåðìèíàëà, â ñàëîíå ÌÒÑ èëè Ñâÿçíîé, ÷åðåç PayPal, WebMoney, ßíäåêñ.Äåíüãè, QIWI Êîøåëåê, áîíóñíûìè êàðòàìè èëè äðóãèì óäîáíûì Âàì ñïîñîáîì.
Íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë Ëó÷øåå ìåñòî äëÿ ðàçìåùåíèÿ ñâîèõ ïðîèçâåäåíèé ìîëîäûìè àâòîðàìè, ïîýòàìè; äëÿ ðåàëèçàöèè ñâîèõ òâîð÷åñêèõ èäåé è äëÿ òîãî, ÷òîáû âàøè ïðîèçâåäåíèÿ ñòàëè ïîïóëÿðíûìè è ÷èòàåìûìè. Åñëè âû, íåèçâåñòíûé ñîâðåìåííûé ïîýò èëè çàèíòåðåñîâàííûé ÷èòàòåëü - Âàñ æä¸ò íàø ëèòåðàòóðíûé æóðíàë.